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da Gian-Andrea
Buongiorno, la mai esperienza con la CE Morellini è quella, per ora, di un "cestinato". Andò così: un mio amico fraterno era morto di fresco e, preso da emotivo impulso, avevo rimesso mano ad un romanzo che avevo pubblicato anni prima, trama distopica ispirata alla nostra amicizia, leva 1957, quindi storie anni 60, 70, 80, poi lui si è infilato nel tunnel dei derivati dell'oppio e io sono andato a fare carriera in Africa, fingendomi umanitario benefattore, e poi ci siamo ritrovati all'inizio della vecchiaia e lui è morto veloce e io sono ancora qui, senza orizzonti lontani. Ripiglio il romanzo e lo mando alla vecchia casa editrice, una cosa minuscola, ma dignitosa di Torino, che nel frattempo va in mano a toscani, minuscoli altrettanto, ma almeno bifolchi come vecchi butteri maremmani. Mi rivolgo allora ad una PME CE fiorentina, Firenze garanzia di stile, stile ne hanno e mi telefonano invitandomi da loro e sono più che gentili, emozionati. Li freddo chiedendo di mandarmi intanto una bozza di contratto e mi girano il contratto standard che pubblicano "trasparentemente" nel loro sito. Siccome la cosa mi puzza e siccome noto che c'è una PM CE, Morellini, che, pur facendosi pagare le valutazioni, riesce a piazzare qualche suo libro nelle gare del Premio Strega e del Bancarella, propongo a loro il romanzo. Pago, mando il testo e ricevo in un paio di settimane un rifiuto con lettura, spietata, ma giusta. Di romanzi ne ho scritti una decina e pubblicati otto di cui solo due a spese mie, esordendo quasi 25 anni fa con la gloriosa Stampa Alternativa di Marcello Baraghini, ben due volte, e vendendo anche bene. Di libri, me ne intendo, forse non ne so ancora scrivere bene, ma so leggerli e criticarli. L'antipatico che mi ha letto per Morellini era stato fin troppo gentile ed aveva ragione su tutto. E, siccome i libri rimangono dopo di noi e vorrei lasciare opere di bene, ho deciso di non pubblicare con la CE fiorentina, quella emozionata e accogliente, che intanto aspettava, e pazienza per il mio vecchio amico che, se ha scelto il paradiso islamico, come gli ho consigliato, se la sta comunque passando bene. Ho scritto quindi a Morellini, ringraziandolo per la lettura del mio romanzo e lui ne è rimasto sorpreso perché il mondo è pieno di geni incompresi, mentre la gente normale, minuta, modesta, umile è sempre più rara. Così, colpito dalla rarità, Morellini mi ha regalato un utilissimo corso di tecniche di scrittura di Sara Rattaro, che ho poi usato per scrivere un nuovo romanzo, che ha vinto il premio Como 2022 sezione inediti letterari e che è in libreria da qualche giorno con un editore di nicchia internazionale, i miei romanzi parlano molto d'Africa e un po' anche di Mediterraneo, visto che lì di fronte ci sono nato e cresciuto. Con Mauro Morellini, Sara Rattaro e con l'associazione Labò ora intrattengo contatti saltuari, ma cordiali, altra rarità. Nel vostro mondo di oggi i contatti sono costanti, siete tutti connessi come il gatto col topo, ma quanto a cordialità ci dovete lavorare un po', ragazzi. Da buon ligure, so anche fare i conti: io con Morellini ci ho guadagnato se metto sulla bilancia il costo della valutazione e quanto mi sarebbe costata con una qualsiasi agenzia letteraria, se aggiungo il corso gratis di Sara, se calcolo la pubblicazione gratis di oggi dopo il Premio Como e chissà qualche piccola royalty domani. Insomma, come direbbe mia nonna, conviene. Ma soprattutto conviene l'umiltà, ci sta che qualcuno non la scambi per insicurezza, ma per intelligenza. E che gli piaccia. È il caso di Mauro Morellini. E un giorno può nascere un'altra rarità, una buona amicizia (nel finale del film Casablanca con Humphrey Bogart e Ingrid Bergman, era "grande amicizia", ma poi mia moglie dice che esagero e che copio).