[LAB18] I labirinti della notte
Posted: Sat Nov 29, 2025 1:57 pm
Cos’è una notte carica di stelle se non una promessa d’eternità E cos’è l’eternità se non una promessa di atemporalità capace di porre fine alla tracotanza del tempo Hai spiato l’eternità come hai sempre spiato la morte ma non hai mai considerato l’eternità sinonimo di vita eterna Dalla morte sin da fanciullo sei stato attratto e l’hai immaginata come un luogo una caverna in cui viene adagiato un corpo spazio senza luce e senza stelle simile a un sepolcro È la morte il principio e la fine di ogni atto e fatto mentre l’eternità è la presunzione di non doversi mai addentrare nell’immane antro della morte L’eternità è il trionfo della vita ma tu non lo hai mai accettato ché morte ed eternità non sono un ossimoro ma entrambi il luogo in cui ogni funzione è vana in cui ogni affetto ed effetto cessa in cui ogni senso della vita annichilisce Hai vagato lungo la vita come un viandante e di ogni casa hai fatto la tua mai smarrito però afflitto dalla discordanza consapevole di come in tal perduta corrispondenza si annidi la menzogna più grande mai detta dall’uomo Invece dov’è l’una si trova l’altra ed entrambe abitano i medesimi sconfinati labirinti della notte a cui per forza s’arriva e dai quali non esiste via d’uscita Per un adolescente morte ed eternità sono concetti astratti che di rado si incontrano e quasi si confondono coll’orizzonte distante confuso nebbioso ma col trascorrere del tempo divengono quell’unico limite che circonda ciò che vive ciò che è finito ciò che si trova a essere Tu hai capito sin da subito che infinito ed eternità sono i nomi semplici innocui inoffensivi trasparenti intellegibili condivisibili dietro cui l’uomo ha voluto celare l’orrido putridume della morte per non doverla vedere per non doverla riconoscere per non dover riflettere sulla sua vera essenza sulla sua presenza E stretto tra l’infinito e l’eternità hai ingannato i tuoi simili e nascosto i tuoi sentimenti e cercato invano la tua vocazione Insoddisfatto di ogni strada le hai percorse e abbandonate tutte ché eri incapace di trovare la redenzione perseguitato da quell’immagine che ti ha sempre accompagnato da quella morte che hai percepito sempre di fianco acquattata ad aspettarti e nessuna professione poteva adattarsi a questo destino che rendeva inutile la vita rendeva futile il vivere inconcludente ogni futuro anche sognare perché anche nel sonno non riuscivi a vedere un indizio di quell’altra eternità ma solo la prova più tangibile e vera della mortalità di ogni cosa come se il sonno non sia che una profezia di non vita regalata come monito ogni giorno agli occhi mai aperti dell’uomo E così l’imperiosa e inappagata immagine della caverna sostava ogni dì davanti ai tuoi occhi e nessuna occupazione poteva adeguarvisi perché tutte le professioni solo dipendevano dalla conoscenza della vita Tranne la poesia solo nella poesia hai scorto un mezzo e una meta capace di agevolare i dormienti perché è l’unica attività dell’uomo a cui non serva la conoscenza della vita ma quella della morte. E attraverso la poesia hai inteso come l’humus dell’essere abbia le sue radici nella primigenia origine della notte anche quando lo sguardo assonnato vola via fino all’estremo cerchio inondato dalla luce fioca degli astri Come un albero che nasce dal terreno mira al cielo e intreccia l’oscuro col luminoso meta apollinea e origine posidonia s’apre e ramifica unisce l’ombrosa fronda dei suoi rami colla luce del sole così hai compreso che l’uomo sorge dal nulla tende al cielo e perdura nonostante il niente costretto a domandarsi il perché Mai domanda fu più illudente Se quel nulla da cui proviene è il niente a cui tende solo il tempo veramente conta il tempo in cui si rivela l’essere e il suo termine l’atemporalità non offre vita eterna ma l’abisso di un cielo privo di stelle Se il tempo è vita solo chi non lo fugge la potrà apprezzare seppur fuoriuscita e infine immersa negli oscuri labirinti della notte Da quando hai possibilità di ricordare hai percepito la gravità del tuo destino del destino di tutti e di tutto il precipizio e l’abisso del non essere e invano hai provato a porvi un argine ma nulla hai mai concesso alla promessa dell’eternità che non conosce il tempo e ingannevolmente offre un’illusoria speranza di vita eterna Ché eterni sono solo i labirinti della notte Voltando le spalle all’eternità degli uomini e abbracciando quella della notte hai voltato le spalle alla speranza E ogni mattina cessato il dormiveglia il tempo incessante e privo di speme ti ricorda che la vita è solo contemporaneità e ad attender ogni giorno non v’è la promessa dell’eternità bensì la promessa dell’oscurità Tu uomo pensavi di aver avuto in dono la grazia il tuo occhio stereoscopico la mascella parlante le mani capaci di afferrare e fare hai sempre creduto di poter cambiare il mondo di mutare ogni destino di soggiogare il tempo e vincere la morte colla sola volontà Il tuo sguardo scaltro o docile cattivo o innocente divino o disperante ha visto la bellezza del mondo e la sua disumanità la grandiosità dell’essere e la sua negazione e ha provato con mille dei e centomila leggi a dar significato all’inutilità della creazione negando la tenebrosità della notte Arrogante e cieco hai ignorato il tuo destino di oscurità e relegato il tempo a innocuo ticchettio Ami ascoltare la tua voce grassa ansante adulatrice spudorata avida implorante agile illuminante diabolica divina maniacale mandante materiale e hai finito per dar retta solo a essa Ha senso parlarne Smettere di parlarne Vivi ora oggi ma domani Il tempo scorre ora ma né oggi né ieri né domani L’unica ragione per cui hai vissuto germoglio tra humus e cielo tenero stelo ramoscello d’ulivo sta nel suo nome Fuggi dunque colpevole della medesima colpa di coloro che non sanno Ha smesso di respirare se n’è andata mentre le stringevo la mano gli occhi ormai chiusi la pelle diafana quasi trasparente le braccia abbandonate lungo il corpo il capo privo di capelli Non si è mai arresa all’eternità perché voleva vivere Ha cercato fino alla fine di ridere di assaporare l’unico cibo che poteva deglutire il doloroso ànsito il fievole battito ultimo tempo della vita Mi prendeva in giro per il mio pensare opposto al suo io che vedo la morte ovunque mentre era lei lì ora a dover cessare di esistere Ami crogiolarti nei tuoi dubbi non sono sani ti diceva perché iperbolici e non portano a nulla soggettivi legati al tuo sentire del momento alla tua condizione ora alle tue emozioni adesso Non è vero le rispondevi. I miei dubbi sono un argine contro la dilagante insensatezza della vita la distruttività della volontà umana I tuoi dubbi non servono gli altri ma te stesso ribatteva sono insuperabili non sono costruttivi non sono condivisibili sono il frutto di un orizzonte disumano e nichilista Tacevi per non dispiacerle Solo se l’uomo ignora la morte riesce a vivere solo se addomestica il tempo con un orologio riesce a pensare al domani Ti eri aggrappata alla vita la inseguivi come se la vita eterna in cui pur credevi non esistesse come se non ci fosse altro oltre questa nostra contemporaneità. L’hai fatto istintivamente e con tutte le tue forze Non ti ho permesso mai di mollare anche quando prevaleva la sofferenza dell’esistere alla gioia di vivere Forse adesso che sei un corpo freddo ti ho compresa ed è come se io non avessi mai vissuto non fossi mai nato non avessi mai visto migliaia di tramonti Bisogna occultare la morte con l’eternità per riuscire a vivere bisogna raccontarsi di poter cambiare il mondo per accettarlo bisogna dimenticare il tempo per lasciarsi trasportare e trasformare da esso Oh uomo non è certo la verità a renderti libero ma la menzogna Non avete figli e quando tu non ci sarai più a ricordarla nessuno lo farà per te I figli sono un peccato di superbia un misero infelice puerile inconcludente anelito all’immortalità Oh l’immortalità umana quella che dura trenta o cento persino mille anni Il genere umano traguarda il mondo coll’arroganza impenitente dei fanciulli crede che tutto gli sia dovuto e sopravvivere sia un dovere come il venir ricordati. Ma quando il tempo cesserà tutto precipiterà nel medesimo buio ogni vanità giacerà nel medesimo sepolcro nell’immenso speco della morte che ogni speranza scioglie e rende vana Negli ultimi giorni della sua vita l’anestesista le iniettava della morfina per alleviarne le sofferenze. Ma i dolori non diminuivano Il tempo è tiranno si sa per i mille impegni del guadagnare sempre più così lasciava a te il compito di iniettare l’illusione della consolazione raccomandandoti di non esagerare Hai raggiunto il fondo dell’essere permani davanti al confine davanti alla fine di ogni destino lungo il margine del nulla Senti che l’attesa è vuota, vuoto l’udito, vuota la vista, vuota ogni conoscenza ogni sapienza Ti vien voglia di solcare quel confine per appurare se esista l’eternità degli uomini Tieni quel liquido trasparente invisibile all’apparenza innocuo tra le dita Fluisce la notte e mette fine all’immane violenza del giorno a cui il mio rimorso s’è dovuto piegare La lasci sola un attimo Nessuno verrà a trovarci Apri il cassetto la confezione con le siringhe è quasi piena Basterebbe un gesto la sua voce ancora risplende come un’unica stella la più solitaria del firmamento adesso quasi invisibile Infili l’ago e aspiri il contenuto Ti senti stanco e il giorno ti pare più folle della notte Basterebbe un unico atto Ma se è inutile vivere lo è altrettanto morire lei ti avrebbe detto La nostra esistenza si svolge tra due grandi nulla il nulla prima della nascita e il nulla dopo Percepisco la dolcezza del buio la sicurezza del silenzio Hai vissuto come un viandante e come un viandante vuoi abbandonare la strada per il bosco lasciarti cullare dalle onde del silenzio instancabilmente oscillanti come il pendolo del dormiveglia che accompagna l’ultima parte del sonno mattutino Ho vissuto senza speranza Ti sollevi e come un sonnambulo ti inoltri nei labirinti della notte