[Lab 14] Promessa di maggio

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Cristina si  iscrisse al Liceo Artistico della vicina città, dove si sarebbe dovuta recare viaggiando con il treno locale. Suo padre si diede da fare per farle avere un abbonamento mensile con tanto di fotografia, il primo vero documento della sua vita, del quale era molto fiera e che esibiva con orgoglio al controllore. Le piaceva quel vecchio treno che aveva ancora i sedili di legno, come nei film in bianco e nero di una volta.
Il liceo era molto diverso dalle scuole medie, quasi tutti i suoi compagni erano nuovi. Un po’ la cosa le dispiaceva, ma ben presto si abituò a quella e ad altre novità.
Amava il disegno, anche se trovava un po’ noiosi tutti quegli esercizi preparatori per delineare la figura umana, le regole della prospettiva, delle ombre, ma capiva che erano necessari, non poteva pretendere di disegnare come quelli del quarto anno.
All’inizio del secondo anno le cose cominciarono ad andare meglio, aveva cominciato a disegnare oltre che a matita anche a carboncino e sanguigna, eccelleva in modellato e ornato, un po’ meno in disegno geometrico, con tutte quelle misure e assonometrie cavaliere che le facevano girare la testa. A dire il vero la testa le girava anche per un ragazzo, non della sua classe ma di quarta. Non gli aveva mai parlato, lo vedeva tutti i giorni arrivare con un motorino sgangherato, parcheggiare e  poi andare a fare colazione in un bar vicino, sempre solo. Era di una bellezza rara, intensa, uno sguardo cupo, come se avesse la mente impegnata in pensieri profondi. Sapeva solo, perché aveva sentito qualcuno che lo chiamava, che il suo nome era Tiberio.
Un giorno avvenne che il professore di modellato non poté presentarsi alla lezione; a riferirlo in classe fu l’anziano preside e dietro di lui c’era Tiberio. Lo presentò come uno dei più promettenti allievi della scuola, prossimo al diploma ormai e sarebbe stato un ottimo supplente provvisorio per il modellato, che consisteva nel copiare un David a mezzo busto in gesso, posizionato su un tavolo al centro dell’aula.
Cristina nel vedere Tiberio davanti a lei si sentì avvampare tutta, le orecchie le fischiavano, non sentiva più le parole del preside. Per fortuna era seduta davanti al suo banco, altrimenti sarebbe svenuta, ne era certa.
─ Stai bene? ─ Cristina sollevò la testa e si vide davanti il viso di Tiberio che la guardava. Solo in quel momento si accorse che il preside se ne era andato.
─ Sì. Sì, sto bene.
Tiberio si avvicinò alla cattedra, senza però sedersi al posto del professore. I capelli neri e lunghi gli ricadevano in un ciuffo sulla fronte. Vestiva jeans a zampa d’elefante, una camicia bianca con le maniche rivoltate e un gilè nero damascato. In classe c’era un silenzio pieno di curiose aspettative. I maschi erano alquanto indifferenti, qualche ragazza strabuzzava gli occhi e si atteggiava per farsi notare. Tiberio appariva distaccato, ogni tanto le guance gli diventavano rosse sentendosi osservato, ma rimaneva serio.
─ Per prima cosa prendete un foglio del vostro album e fate esercizio di scioglimento della mano ─ disse senza guardare  direttamente nessuno. Consisteva nel tracciare con inchiostro di china una lunga sequenza di linee che iniziavano dritte in alto per poi restringersi man mano che scendevano, modificarsi in rigonfiamenti e diramarsi assumendo varie forme, come di panneggi, dita spalancate, rami contorti e quant’altro, con le ombre che facevano risaltare le forme. La mano si scaldava, si snodava ed era pronta a danzare e volteggiare sopra un foglio per disegnare un soggetto a matita o carboncino.
─ Uffa professore! L’abbiamo fatto già ieri! ─ disse un ragazzo.
─ Primo, non sono professore e poi ieri era ieri. La mano devi scioglierla oggi per disegnare il David ─ rispose Tiberio muovendo la sua mano in aria con un sorriso divertito. Aveva un sorriso bellissimo, con un qualcosa di triste però. Quella tristezza non lo lasciava mai, Cristina lo aveva osservato altre volte, spiandolo di nascosto. Perché era triste? Tiberio si voltò nella sua direzione, il cuore di Cristina ebbe un sobbalzo che la spaventò. Si guardò intorno pensando che tutti avessero sentito, ma nessuno badava a lei.
─ E poi perché abbiamo solo un mezzo busto del David e non quello intero dove si vede tutto? ─ domandò malizioso un altro ragazzo e alcuni ridacchiarono pensando alla statua intera nuda.
─ Non decido io ─ disse Tiberio indifferente, indicando il mezzo busto. ─ C’è abbastanza da disegnare, questo basta. Cominciate a sciogliere la mano. Massimo mezzora. Abbiamo tre ore per disegnare il David.
Cristina cominciò il suo esercizio con la mano che le tremava. Tiberio stava appoggiato alla cattedra a mani conserte, aspettava solenne e silenzioso. Ogni tanto guardava verso Cristina, come di nascosto, distogliendo subito lo sguardo quando lei se ne accorgeva. Decisamente doveva essere molto timido. Però quanto era bello! Ma perché era così triste? E quando sorrideva perché sembrava soffrire ancora di più? Era così bello!
L’esercizio era quasi finito e si poteva cominciare a disegnare il mezzo busto del David. Dopo un po’ Tiberio girò per i banchi osservando i primi abbozzi, chinandosi a indicare qualcosa,  consigliare una modifica. Quando arrivò a Cristina lei avvertì il calore della sua pelle, un leggero profumo, quasi si sentì mancare il fiato. Tiberio guardò a lungo il suo abbozzo e sorrise.
─ Tremi. Perché la mano ti trema? Hai fatto colazione?
─ Sì, a casa. Ho un po’ mal di testa, ma passa.
─ Il disegno assorbe molte energie. Prendi fiato. Non premere molto la matita sulla costruzione della figura. Dopo devi cancellare troppo e macchi il foglio. Perché usi la matita H? Quella va bene per il geometrico.
─ Oh sì, scusi. Cioè: scusa.
Tiberio prese l’astuccio di Cristina e trovò un mozzicone di matita ─ Ecco: La 4B va bene. La 6B era più morbida, però non ce l’hai.
Porse la matita a Cristina che nel prenderla toccò la mano di Tiberio. Era calda. Fu come ricevere una scossa elettrica, avvampò tutta, le girò la testa.
─ Ti senti bene? ─ chiese Tiberio. ─ Vuoi prendere un po’ d’aria?
─ No, davvero. Ora è passato.
─ È cotta! ─ disse una ragazza dietro di lei, facendo ridacchiare alcuni.
In quel momento suonò la ricreazione e tutti uscirono dalla classe. Cristina si diresse nel bagno femminile per lavarsi la faccia. Uscendo attraversò un largo corridoio dove in un angolo era posizionata la copia in gesso a dimensioni naturali del David. Cristina si appoggiò a una colonna guardando l’andirivieni di  studenti, alcuni  fumavano, altri ridevano o motteggiavano fra loro.
Vide Tiberio che parlava con altri ragazzi del quarto anno. Non sentiva cosa dicevano, ma il tono delle voci era concitato. Tiberio faceva segno di no con la testa,  un ragazzo gli diede uno schiaffo, un altro una spinta. Lo inchiodarono in un angolo e gli parlarono a pochi centimetri dalla faccia, poi se ne andarono con un moto di stizza. Tiberio teneva una mano premuta sulla bocca, un’altra appoggiata a una gamba del David. Cristina era affranta. Avrebbe voluto correre da lui per chiedergli cosa era successo, ma sentiva di non averne il coraggio, non lo conosceva così bene. Oggi era stata la prima volta che gli aveva parlato, se così si poteva dire, eppure gli sembrava di conoscerlo da sempre. Quante volte aveva fatto in modo che si incontrassero all’entrata della scuola o nei corridoi del liceo, ma lui si era limitato a una fuggevole occhiata, a un lieve cenno del capo come saluto! Ora Cristina soffriva per come era stato trattato dai suoi compagni.
Tiberio si accorse che lei lo guardava, Cristina vide che sanguinava da un labbro. Non ebbe più remore e gli corse vicino porgendogli il suo fazzoletto.
─ Lo sporcherò ─ disse Tiberio con un mezzo sorriso sanguinante.
─ Non importa. Attento alla tua camicia.
Tiberio prese il fazzoletto e lo poggiò sul labbro chiudendo gli occhi. Cristina non gli staccava lo sguardo di dosso.
─ Perché ti hanno picchiato?
─ Oh, niente!
─ Come niente! Devi dirlo al preside!
─ Non c’è niente da dire.
─ Allora andrò io a dirlo!
─ No. Ti prego Cristina. No.
Cielo! Sapeva il suo nome! Il suo nome detto da lui! Tiberio l’aveva chiamata per nome! Una sensazione mai provata! Ma che dolore in quelle condizioni!
─ Dimmi perché ti hanno picchiato ─ pretese Cristina e si sentì adulta nel dirlo. Come se lui avesse da rendere conto a lei.
Tiberio scosse la testa. ─ Diciamo che non la penso come loro, ecco.
─ Cosa devi pensare?
In quel momento suonò la campanella di fine ricreazione.
Tornarono in aula e Cristina in seguito ricordò sempre quella mattina e la copia del David, un David che disegnò guardando Tiberio anche se il disegno uscì, a dire il vero, con parecchie imperfezioni. Ma non era quello il dramma.
Nei giorni seguenti ci furono assemblee di studenti, le prime alle quali Cristina dovette assistere e nelle quali le fu chiesto di partecipare da alcuni capi comitato e rappresentanti delle classi più anziane. Si trattava di parziali occupazioni della scuola e proteste in piazza, dove gli studenti si recavano in corteo. Cristina seguì gli altri, con la speranza di vedere Tiberio, ma vide solo i suoi compagni, quelli che lo avevano schiaffeggiato. Lui non c’era. 
Era disperata. Chiese qualche informazione, buttandola nel discorso come una curiosità fra le altre. Si vociferava che Tiberio avesse abbandonato la scuola, non si sapeva il perché. Non lo vide più.
Nei giorni successivi alcuni professori e allievi del quarto e anche del terzo anno furono denunciati per atti sovversivi e possesso di droga. Era su tutti i giornali. Taluni professori non si presentarono più a scuola e anche alcuni studenti.
Cristina piangeva di nascosto. Forse anche Tiberio era coinvolto in queste storie di droga e atti sovversivi? Cosa voleva fare? La rivoluzione anche lui? Perché? Cosa gliene importava? Perché se ne era andato? Forse si trovava in galera e lei non lo sapeva, per quanto leggesse tutti i giorni il giornale che suo padre comprava e sfogliava placidamente a casa dopo il pranzo.

Cristina fece il terzo anno e poi il quarto. Quell’anno era di diploma. Partecipava attivamente alle assemblee, alle manifestazioni. Uno della sua classe, Claudio, rappresentante degli studenti, si era messo con lei pur senza chiederle di fidanzarsi. Ogni tanto cercava di darle un bacio, ma Cristina si ritraeva ridendo. Non sopportava la sua barba ispida e nera da francescano.
Claudio passava più tempo a fare assemblee e manifestazioni che in classe. La rivoluzione sembrava interessante per Cristina, e anche qualche sigaretta di hashish per vedere le cose diversamente, perché no? Che male c’era in fondo?

Quel giorno di maggio bisognava fare un’altra manifestazione di importanza mondiale: tutte le scuole della città dovevano recarsi in corteo davanti alle carceri cittadine perché avevano arrestato un professore di un altro istituto scoperto a organizzare festini in casa sua con studenti, studentesse e droghe che andavano oltre il fumo. Inaudito che l’avessero arrestato, non c’era più libertà dunque in questo paese, urlava Claudio arringando gli studenti dal megafono.
─ Cosa c’entra con la rivoluzione? ─ aveva chiesto Cristina.
─ Verrai con noi. È importante ─ aveva risposto Claudio.
Cristina si diresse in corteo con la sua scuola, che si unì agli studenti di altri istituti e tutti insieme marciarono cantando e urlando verso il carcere. Giunti davanti al piazzale trovarono uno schieramento di carabinieri. Gli studenti si fermarono, Claudio e gli altri capi incitavano dai megafoni ad andare avanti e non lasciarsi intimorire.
Da un altoparlante più potente una voce stentorea intimò loro di disperdersi, in quanto la manifestazione non era stata autorizzata.
Scoppiò un finimondo di urla, suoni laceranti di fischietti, trombette da stadio, barattoli e tamburi accompagnati dalle urla delle ragazze che facevano saltare i nervi. Sembrava che i carabinieri arretrassero, le ragazze si divertivano. Alcune scie bianche partirono da dietro i cordoni delle forze dell’ordine, frammiste a lunghi getti d’acqua degli idranti. Scoppiò il caos. I ragazzi cominciarono a correre a sbrancarsi,  cadere, tossire, lacrimare, vomitare. Cristina si voltò per cercare Claudio, lo intravide che se la stava dando a gambe dopo aver buttato bandiera e megafono.
Cristina si trovò isolata, cercando di evitare il fumo che anche indirettamente la faceva lacrimare e tossire con il suo odore acre. Avrebbe voluto un fazzoletto da mettersi sulla bocca, ma non aveva più voluto fazzoletti da quella volta che lo aveva dato a Tiberio.
Cercava di allontanarsi correndo senza vedere dove andava, venendo urtata da ragazzi che scappavano a loro volta in tutte le direzioni, scivolando sulla strada bagnata. Cristina fu urtata e cadde battendo la fronte.  Le sembrò di respirare meglio con la faccia a terra e non si mosse, tossendo debolmente e respirando a fatica. Si mise una mano in testa e la vide sporca di sangue. Non sentiva dolore, decise di aspettare che la situazione si calmasse. Era esausta. Chiuse gli occhi.

Dopo un po’ li riaprì; sentiva suoni ovattati in lontananza, come se fosse sorda. Urla, sirene. Vide gruppi di carabinieri che le passavano accanto di corsa ignorandola. Il cuore le batteva forte, decise di stare ferma, come per rendersi invisibile, ma a quanto pare non lo era. Un carabiniere si fermò, Cristina socchiuse gli occhi che le bruciavano, rossi di lacrime, vide i suoi scarponi neri, i pantaloni con le bande rosse chinarsi su di lei.  Teneva gli occhi chiusi, non voleva mostrare segni di debolezza. Sentì una mano dentro un guanto di pelle che le scostava i capelli, toccava con delicatezza la ferita.
─ Non è possibile! ─ disse il carabiniere.
Cristina aprì gli occhi, urlò e svenne. Quando riprese i sensi  si accorse di non essere nel punto in cui era caduta, ma sdraiata in uno dei sedili posteriori di una camionetta che emanava odore di gasolio e di cuoio. Un carabiniere le stava versando acqua in faccia da una borraccia. Quando si accorse che era ritornata in sé le sorrise.
─ Tiberio! Oh santo cielo! Oh santo cielo! ─ disse Cristina.
─ Tranquilla. Niente di grave. Non possiamo muoverci da qui, ma adesso viene un dottore, non è niente di grave. Tranquilla.
─ Ma tu…
─ Sì. Io.
─ Ma come… Come?
Tiberio sorrise. ─ Così ─ disse con un sorriso, aggiustandosi la bandoliera sulle spalle.
─ Ma perché hai lasciato la scuola?
─ La scuola mi piaceva. Non mi piacevano altre cose.
─ Quali?
Tiberio guardò fuori della camionetta. Lo sguardo era sempre lo stesso: triste, ora con una smorfia di insofferenza.
─ Tu non volevi partecipare a cose così, ora lo so ─ disse Cristina.  ─ Eri sempre solo. Per quello eri triste.
─ Si vedeva così tanto?
─ Io lo vedevo. E mi dispiaceva.
─ Scusami se facevo finta di non vederti.
─ Non scusarti. Io ti capisco bene. ─ Cristina divenne  rossa fino alle orecchie, non si stancava di guardare Tiberio. Il suo cuore diventava caldo e si scioglieva finalmente. Adesso era felice.
─ Come stai? ─ le chiese Tiberio mettendole ancora un po’ d’acqua sulla fronte.
─ Non sparire di nuovo, ti prego! Non sparire!
─ Non sparisco più, stai tranquilla. Sono in un battaglione mobile di carabinieri ausiliari, qui vicino. Ho scelto di fare il militare con loro e penso che non mi sposteranno fino a termine servizio. Verrò a trovarti. In borghese.
─ E poi?
─ E poi… Non lo so. Potrei continuare con loro, una vita tranquilla, sposarmi…
─ Oppure?
─ Oppure, finita la leva, andare in America. Una vita tranquilla, sposarmi…
─ Con chi?
─ Con chi un giorno mi diede questo.
Mise la mano in tasca ed estrasse un fazzoletto bianco accuratamente piegato come una reliquia. Lo mise nelle mani di Cristina che a sua volta strinse le sue mani chiudendo gli occhi. Li riaprì sentendo due labbra calde posarsi sulle sue.
Un carabiniere che passava si voltò e  fece un fischio di approvazione. Tiberio, senza staccare le labbra da quelle di Cristina, si tolse il berretto per coprire la scena muovendolo al contempo e facendo cenno al collega  di andare oltre.




Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab 14] Promessa di maggio

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Alberto Tosciri ha scritto: Cristina si  iscrisse al Liceo Artistico della vicina città, dove si sarebbe dovuta potuta recare viaggiando con il treno locale
Mi sembra più indicato il verbo potere, perché suona più di opportunità positiva.
Alberto Tosciri ha scritto: All’inizio del secondo anno le cose cominciarono ad andare meglio, aveva cominciato a disegnare oltre che a matita anche a carboncino e sanguigna, eccelleva in modellato e ornato, un po’ meno in disegno geometrico, con tutte quelle misure e assonometrie cavaliere che le facevano girare la testa.
Troppe virgole nel lungo periodo. Ti consiglio di sfruttare il punto e virgola, uno o due, per dare ogni tanto una pausa maggiore.
Alberto Tosciri ha scritto: Sapeva solo, perché aveva sentito qualcuno che lo chiamava, che il suo nome era Tiberio.
Mi sembra superflua quella spiegazione.
Alberto Tosciri ha scritto: ─ Per prima cosa prendete un foglio del vostro album e fate esercizio di scioglimento della mano ─ disse senza guardare  direttamente nessuno. Consisteva nel tracciare con inchiostro di china una lunga sequenza di linee che iniziavano dritte in alto per poi restringersi man mano che scendevano, modificarsi in rigonfiamenti e diramarsi assumendo varie forme, come di panneggi, dita spalancate, rami contorti e quant’altro, con le ombre che facevano risaltare le forme. La mano si scaldava, si snodava ed era pronta a danzare e volteggiare sopra un foglio per disegnare un soggetto a matita o carboncino.
Perfetta questa descrizione per sciogliere i muscoli della mano. Sai anche questo, oltre tutto il resto che sai? 
Alberto Tosciri ha scritto: Un carabiniere che passava si voltò e  fece un fischio di approvazione. Tiberio, senza staccare le labbra da quelle di Cristina, si tolse il berretto per coprire la scena e muovendolo al contempo e facendo per fare cenno al collega  di andare oltre.
Bravo @Alberto Tosciri  :)

Un bel Rosa d'altri tempi, pudico e sentimentale. L'ho letto con piacere! 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab 14] Promessa di maggio

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Ti ringrazio del tuo puntuale e  utile commento, nonchè del gradimento @Poeta Zaza
Poeta Zaza ha scritto: Perfetta questa descrizione per sciogliere i muscoli della mano. Sai anche questo, oltre tutto il resto che sai? 
Si questo lo so perché ho fatto il Liceo Artistico (anni Settanta, gli stessi in cui ho immaginato la storia, rivedendo quella scuola, quei luoghi e quel periodo)  e anche dopo ho continuato a fare quest'esercizio  come  puro passatempo su qualsiasi foglio, anche più piccolo e con penne Bic... viene molto bene lo stesso    :)
Se capita, un giorno posto qualcosa...   :)
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab 14] Promessa di maggio

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Un film in bianco e nero per la tua storia rosa @Alberto Tosciri.  Gli anni settanta, i movimenti studenteschi,  la ribellione, le droghe, le cariche delle forze dell’ordine. Studenti e professori coinvolti.  In questo vivido e sensoriale ricordo hai inserito il seme di un amore nato tra i banchi e forse destinato a durare per la vita. 
Cristina, da alunna principiante e con una personalità da formare, si lascia travolgere e “trasformare” dal gruppo. Non traspaiono veri sentimenti di ribellione da parte sua, ma più il desiderio di stare in gruppo. Così fan tutti, così fumo un po’ d’erba e mi faccio un ragazzo che non amo, ma ce l’ho.
Tiberio è di un’altra rettitudine morale, forse ha notato la fragilità di Cristina e scatta in lui il senso di protezione.  L’amore, forse, dopo.
Come sempre milto belle e sensoriali le descrizioni, anche quell’odore di gasolio e di cuoio della camionetta arriva dritto a colpire i sensi del lettore e conferiscono veridicità al testo.
Tra l’altro la cosa particolare del tuo scrivere in questo testo è che utilizzi un narratore onnisciente e un tempo verbale passato remoto, una scelta coraggiosa. Per esempio io lo trovo  meno efficace nel trasmettere emozioni ed empatia, tuttavia la bellezza e la sensorialità delle descrizioni fa un effetto pazzesco nel riuscire a prendere il lettore e portarlo dentro la storia e nei sentimenti. E questa è vera bravura.

Re: [Lab 14] Promessa di maggio

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Alberto Tosciri ha scritto: Da un altoparlante più potente una voce stentorea intimò loro di disperdersi, in quanto la manifestazione non era stata autorizzata.
Locuzione tipo in quanto e simili rallentano il testo e lo rendono didascalico.
Devo essere sincera, per gran parte il racconto mi sembra fin troppo "raccontato", il testo prende anima, finalmente, quando arrivano le battute tra Tiberio e Cristina. La scrittura, di conseguenza, non mi ha catturato del tutto,  solitamente sei molto più coinviolgente, da questo possiamo dedurre che scrivere un  Rosa è veramente difficile (mi sa che mi tocca apprezzare chi ne è capace tanto da vendere). In più, ho trovato impossibile che un allunno possa sostituire un insegnante e che un preside, per giunta le presenti alla classe come "supplente". 
Perdonami, ma sono molto titubante, l'intreccio in sè non è male, ma è nella narrazione che, secondo me, non raggiungi il top. 

:sss:

Re: [Lab 14] Promessa di maggio

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Ciao @@Monica

Ti ringrazio per l’apprezzamento, questo è quanto di più vicino sia riuscito, secondo me naturalmente, a scrivere sul genere Rosa. Ho usato il passato remoto per istinto, non riuscivo a usare il presente avendo vissuto avvenimenti del genere in un passato per me ormai lontano.

@Adel J. Pellitteri
Grazie.
Sì vero, il testo è molto raccontato nella prima parte, avrei avuto bisogno di più spazio per far muovere meglio i protagonisti. Ho dovuto rinunciare a scrivere e tagliare parecchio per rientrare giusto di un pelo nei limiti.
C’è sempre bisogno di spazio, anche in un contest passato, dove si poteva scrivere un racconto in cinque capitoli da 8000 caratteri l’uno, lo spazio non mi bastava.

Adel J. Pellitteri ha scritto: ho trovato impossibile che un allunno possa sostituire un insegnante e che un preside, per giunta le presenti alla classe come "supplente". 
Gli alunni sapevano benissimo che Tiberio non era un supplente, ma un allievo del quarto anno.
 Ma certo che un allievo non può fare il supplente.
Non so oggi, ma quando andavo a scuola io, parlo degli anni Settanta, parlo di un Liceo Artistico, copia dal vero e di modelli, è capitato che un allievo prodigio del quarto anno entrasse in classe a dare un’occhiata ai nostri disegni e combinazione il professore di modellato doveva assentarsi. Al che il preside aveva chiesto all’alunno di restare in classe con noi e seguirci nel disegno. Non lo aveva assunto come supplente, aveva semplicemente detto che era in grado di farlo. Controllare la correttezza delle luci e delle ombre a seconda della posizione da cui si riprendeva il soggetto.
In una Scuola d’Arte penso che si possa fare, in via eccezionale. Non doveva spiegare la teoria della relatività.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab 14] Promessa di maggio

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Alberto Tosciri ha scritto: ven giu 14, 2024 8:44 pmcominciarono ad andare meglio, aveva cominciato a disegnare
Eviterei ripetizioni tanto vicine.
Alberto Tosciri ha scritto: ven giu 14, 2024 8:44 pmche le facevano girare la testa. A dire il vero la testa le girava anche per un ragazzo,
Aggancio molto simpatico.
Alberto Tosciri ha scritto: ven giu 14, 2024 8:44 pmprossimo al diploma ormai e sarebbe stato un ottimo supplente provvisorio per il modellato
Scriverei: "...prossimo al diploma. Sarebbe stato..."
Alberto Tosciri ha scritto: ven giu 14, 2024 8:44 pmCristina nel vedere Tiberio davanti a lei
"Davanti a lei" si può omettere.
Alberto Tosciri ha scritto: ven giu 14, 2024 8:44 pmsi sentì avvampare tutta, le orecchie le fischiavano, non sentiva più le parole del preside.
Incredibile la perfezione con cui Saffo descrisse queste emozioni. 
Alberto Tosciri ha scritto: ven giu 14, 2024 8:44 pme si vide davanti il viso di Tiberio che la guardava
Forse "e incontrò il viso" è più fluido.
Alberto Tosciri ha scritto: ven giu 14, 2024 8:44 pmrami contorti e quant’altro
Non userei "quant'altro" in un racconto.
Alberto Tosciri ha scritto: ven giu 14, 2024 8:44 pme poi ieri era ieri
Eccellente risposta.
Alberto Tosciri ha scritto: ven giu 14, 2024 8:44 pmmezzora
Anche se non mancano attestazioni della forma univerbata, la norma dà la precedenza alla grafia "mezz'ora".
Alberto Tosciri ha scritto: ven giu 14, 2024 8:44 pmOggi era stata la prima volta che gli aveva parlato
È più corretto "Quel giorno era stato la prima volta".
Alberto Tosciri ha scritto: ven giu 14, 2024 8:44 pmCielo! Sapeva il suo nome! Il suo nome detto da lui! Tiberio l’aveva chiamata per nome!
Sottolinei un aspetto fondamentale nella prima fase dell'innamoramento. Non credo ci sia emozione più vivida.
Alberto Tosciri ha scritto: ven giu 14, 2024 8:44 pmInaudito che l’avessero arrestato, non c’era più libertà dunque in questo paese, urlava Claudio arringando gli studenti dal megafono.
Il sarcasmo è a doppio taglio. Chi legge è capace di farsi un'idea e di comprendere dov'è le ragione. Se lasci che i fatti parlino da soli, come hai fatto fin qui, lasci libero il lettore.
Alberto Tosciri ha scritto: ven giu 14, 2024 8:44 pmCon chi?
Con chi un giorno mi diede questo.
Wow! Questo è "rosa"!

Grazie e un saluto, @Alberto Tosciri.
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Re: [Lab 14] Promessa di maggio

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Alberto Tosciri ha scritto: Tiberio, senza staccare le labbra da quelle di Cristina, si tolse il berretto per coprire la scena muovendolo al contempo e facendo cenno al collega  di andare oltre.
Bellissima questa chiusa, una scena vivida davanti gli occhi del lettore, come un film.
Il ritorno di sentimenti così intensi dopo ben due anni di completo distacco è forse un po' incredibile, ma tutto sommato non critico la scelta.
L'atteggiamento di Cristina nei confronti delle proteste mi hanno lasciato un po' di amarezza. L'hai dipinta come un personaggio passivo che si interessa di questioni sociali solo sulla base delle persone con cui si accompagna, ed è un peccato, avrei gradito vedere un po' di carattere in più.
Il tuo tentativo di scrivere un rosa è, secondo me, tutto sommato ben riuscito. L'inizio è molto dolce, poi si vede che non ce l'hai fatta più e sei tornato su territori per te più confortevoli :asd: stavo giusto notando che nessuno di noi ha scritto un rosa "classico", in tutti i racconti è riconoscibilissima la vena personale dell'autore, i temi e lo stile cari. E va bene così :D

Re: [Lab 14] Promessa di maggio

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ciao @Alberto Tosciri , i pantaloni a zampa di elefante mi hanno ricordato i miei mitici anni settanta. A tutti gli effetti, furono anni di grandi cambiamenti. Le scenate che fanno i ragazzi di oggi per protesta fanno ridere, al confronto con le autentiche risse con la pula... Proiettili a parte. 
La storia d'amore che racconti, soffre inizialmente di troppi " Perché era triste?". Poi, va meglio, la storia prende forma, le atmosfere impattano sulla scena. Piccola osservazione: ma perché Tiberio carabiniere? Non sarebbe stato bello "un comunista", dato che "anarchico" non rientrerebbe nella linea politica che fai intendere?... Ciao, a si biri
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab 14] Promessa di maggio

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@Ippolita

Grazie per il commento e le utilissime notazioni.
Ippolita ha scritto: Il sarcasmo è a doppio taglio. Chi legge è capace di farsi un'idea e di comprendere dov'è le ragione. Se lasci che i fatti parlino da soli, come hai fatto fin qui, lasci libero il lettore.
Riconosco che la frase può essere variamente interpretata. Per me ha un solo significato però, vista l’indignazione del rappresentante di classe Claudio, con l’uso di luoghi comuni, slogan e vista la sua repentina fuga a gambe levate davanti ai carabinieri, dopo aver gettato alle ortiche gli effimeri segni della sua protesta, bandiera e megafono. Non ha gettato la dignità, perché quella avrebbe dovuto averla.


@mina

Grazie
Mina ha scritto: L'atteggiamento di Cristina nei confronti delle proteste mi hanno lasciato un po' di amarezza. L'hai dipinta come un personaggio passivo che si interessa di questioni sociali solo sulla base delle persone con cui si accompagna, ed è un peccato, avrei gradito vedere un po' di carattere in più.
Sì, un po’ di carattere in più ci sarebbe senz’altro voluto, mi sono basato su alcuni ricordi dell’epoca, romanzando, ricordando che non tutte le ragazze che partecipavano ai cortei erano delle “pasionarie” fino all’ultimo. La perfezione e dedizione agli ideali esiste ma in teoria.
Mina ha scritto: L'inizio è molto dolce, poi si vede che non ce l'hai fatta più e sei tornato su territori per te più confortevoli
Hai ragione. Spesso porto un discorso su terreni a me più congeniali quando mi trovo in difficoltà, dove ho facilità di movimento. Non che sia motivo di vanto: puro istinto di conservazione.
Ti ringrazio tanto per il tuo gradito intervento.

@bestseller2020
bestseller2020 ha scritto: i pantaloni a zampa di elefante mi hanno ricordato i miei mitici anni settanta.
Lo erano, mitici, ed erano belli in confronto a oggi. Per me non del tutto però. Ho sofferto parecchio e non solo per motivi politici.
bestseller2020 ha scritto: Piccola osservazione: ma perché Tiberio carabiniere? Non sarebbe stato bello "un comunista", dato che "anarchico" non rientrerebbe nella linea politica che fai intendere?..
Tiberio non avrebbe potuto essere anarchico e nemmeno comunista, tanto è vero che lasciò la scuola perché i compagni rossi gli avevano reso la vita impossibile. Ma non era nemmeno un ragazzo vendicativo, a parte l’insofferenza con cui guarda la manifestazione quando è in uniforme.
Anche qualcun altro non avrebbe voluto abbandonare la scuola a un passo dal diploma per indossare una divisa, se lo avessero lasciato in pace.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab 14] Promessa di maggio

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@Alberto Tosciri ciao.
Alberto Tosciri ha scritto: Cristina si  iscrisse al Liceo Artistico della vicina città, dove si sarebbe dovuta recare viaggiando con il treno locale. Suo padre si diede da fare per farle avere un abbonamento mensile con tanto di fotografia, il primo vero documento della sua vita, del quale era molto fiera e che esibiva con orgoglio al controllore. Le piaceva quel vecchio treno che aveva ancora i sedili di legno, come nei film in bianco e nero di una volta
E' solo una mia preferenza personale, ma cambierei un po' il periodo per rendere l'incipit da subito più immersivo, partendo dall'ultima frase. Per esempio: A Cristina piaceva molto il vecchio treno, che aveva ancora i sedili di legno, come nei film in bianco e nero di una volta. Lo prendeva ogni mattina per recarsi al liceo artistico della vicina città...

Il tuo racconto mi è sembrato un rosa per molti versi classico, ma forse fin troppo per i miei gusti.
Dal punto di vista stilistico e di costruzione della storia non ho critiche da fare, per il mio gusto personale. Ho gradito il tocco originale dato dalla scelta della tematica delle proteste, che certamente possono essere "galeotte", unendo le persone sulla base di ideali forti. Tuttavia non è quel che accade qui. Anzi, l'amore fra Cristina e Tiberio sembra accadere quasi "perché sì", ed è questo che mi ha dato l'impressione di un rosa "fin troppo classico". Cristina viene catturata dalla bellezza misteriosa di Tiberio e cerca di indagare oltre, captando nel suo sguardo una tristezza di certo non visibile a chiunque. Ma i due interagiscono pochissimo, e in queste poche occasioni Tiberio si interessa a Cristina con quella che sembra sollecitudine rivolta a una ragazza pallida e tremante, non infatuazione. 
Avrei potuto credere ad un immediato ritorno di fiamma dopo due anni, nel mezzo di una scena concitata ed adrenalinica come quella di un corteo in escalation con le forze armate. Ma mi sembra che questa fiamma non ci sia mai stata, quanto meno non in modo reciproco: è credibile che Cristina voglia baciare Tiberio, per cui ha avuto un colpo di fulmine; il contrario un po' meno. Ciò nulla toglie alla bellezza dell'immagine del bacio finale, che sembra la scena di un film d'epoca.
Insomma, nel complesso e un rosa ben riuscito, ma l'amore giovanile che hai descritto manca un po' di profondità. Avrei preferito in via alternativa o una maggiore costruzione delle interazioni tra i due, in modo che il loro amore derivasse da una conoscenza vera l'uno dell'altra, oppure una maggiore "problematizzazione" del finale. Mi spiego: qualche decennio fa era sicuramente più comune sposarsi da giovanissimi, senza essersi conosciuti molto a fondo, e questo perché la società funzionava in modo diverso. Tuttavia non è così che hai caratterizzato il finale, bensì come una cartolina romantica perfetta, ancora una volta a discapito di una maggiore profondità.
Comunque sia, partecipare a questo contest mi ha dimostrato che il rosa è sicuramente un genere difficile, per quanto venga spesso sminuito, ed il racconto si legge molto volentieri.

A rileggerci!

Re: [Lab 14] Promessa di maggio

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Caro @Alberto Tosciri, mi è sempre stato difficile, oltre che sgradito, commentare i racconti. Quasi fossi costretta a montare in cattedra e puntare il dito su questo e quello.
Con te è peggio. Molto peggio, perché scrivi maledettamente bene.
Apprezzo la tua capacità di costruire trame e atmosfere, di padroneggiare le descrizioni come fossi i nostri occhi e orecchie. Ma ogni volta percepisco pure una specie di avvilimento per i tempi di barbarie che ci tocca vivere, la nostalgia per epoche più dure, anche crudeli, ma in cui ci si poteva tenere stretti beni preziosi come valori e principi. 
Adesso hai raccolto la sfida di un racconto rosa. Chapeau.
Ricordo la renitenza che avevi nell’affrontare il tema, la uso come metro e concordo: non è il tuo genere.
Non racconti l'amore, parli dell'amore. 
Però funziona.
C’è una buona dose di umorismo nero, il che in un rosa è un valore aggiunto. Soprattutto perché hai saputo nasconderlo tra le pieghe di un racconto dai toni attenti e misurati, che si prende il suo tempo per apparecchiare lo scenario. In sostanza che si prende sul serio.
Fai muovere e parlare Cristina come una ragazzina candida che avvampa, arrossisce e sviene. E le conservi lo stesso piglio per anni, anche in mezzo alla baraonda della contestazione globale. Marcia, urla e canta davanti al carcere, pure se non ha ben chiaro cosa c’entri con la rivoluzione.
E poi c’è Tiberio, tenebroso quanto basta, fratello figo di Scamarcio da giovane, manovrato tre metri sopra la poveretta. 
Verrebbe da chiedersi perché abbia aspettato tanto tempo a palesare il suo coinvolgimento e, al netto del colpo di scena col fazzoletto, si è tentati di malignare su opportunismi e opportunità.
Al posto di Cristina lo avrei mandato a cagare, per usare un francesismo. Ma lei non se ne cale e vola alto, verso il futuro glorioso di moglie e madre che l’attende.
Mi è tornato in mente il gran finale de Il laureato.
 
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Re: [Lab 14] Promessa di maggio

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Alberto Tosciri ha scritto: Per prima cosa prendete un foglio del vostro album e fate esercizio di scioglimento della mano ─ disse senza guardare  direttamente nessuno. Consisteva nel tracciare con inchiostro di china una lunga sequenza di linee che iniziavano dritte in alto per poi restringersi man mano che scendevano, modificarsi in rigonfiamenti e diramarsi assumendo varie forme, come di panneggi, dita spalancate, rami contorti e quant’altro, con le ombre che facevano risaltare le forme. La mano si scaldava, si snodava ed era pronta a danzare e volteggiare sopra un foglio per disegnare un soggetto a matita o carboncino.
─ Uffa professore! L’abbiamo fatto già ieri! ─ disse un ragazzo.
─ Primo, non sono professore e poi ieri era ieri. La mano devi scioglierla oggi per disegnare il David ─ rispose Tiberio muovendo la sua mano in aria con un sorriso divertito
Forse è un'inezia, ma all'inizio Tiberio parlava di sostituire il prof di modellato (diviso in ornato e figura, riferito più alla scultura. Da vecchi studi) però si dedicano al disegno. Ci sta, il disegno è la base di tutto, però a quel punto poteva essere più idoneo mettere supplente provvisorio in figura disegnata.
Alberto Tosciri ha scritto: Abbiamo tre ore per disegnare il David.
Viene citato più di una volta il David. Istintivamente per eccellenza si intende quello di Michelangelo, però ci sono altri David importanti: Quello di Donatello, del Verrocchio, di Bernini. Magari non sarebbe stato male specificarlo.

@Alberto Tosciri una scelta sicuramente contro corrente nell'affrontare il periodo di protesta, credo del '68, visto che a un certo punto si cita il mese di maggio., ma più idonei forse gli anni settanta. Viene citato anche l'uso e il possesso di droghe come aspetto peculiare, ma la sensazione che ricordo, anche se non li ho vissuti, è quella che di droghe ne scorrevano a fiumi e penso che rientrasse abbastanza nella normalità. Il lieto fine c'è tutto ed è anche molto tenero.
La sensazione è che Tiberio non sia schierato politicamente e questo in quegli anni equivaleva a essere etichettato come facente parte dell'altra sponda. Forse la scelta di essere entrato nei carabinieri potrebbe dare alito al fatto che chi è contro un certo tipo di proteste debba inevitabilmente far parte delle forze dell'ordine. Ma non credo che sia sempre così.
La tua scrittura si legge sempre con piacere. 
Alla prossima

Re: [Lab 14] Promessa di maggio

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@Areeanna

Grazie per il tuo commento.
Condivido le tue utili osservazioni, avrei certo bisogno di più tempo per potermi impratichire del genere rosa e scrivere in maniera più consona.
Il personaggio di Tiberio è in effetti troppo freddo, distante, anche se alla fine  della storia si scusa con Cristina perché a scuola faceva finta di non vederla.
Ci voleva più profondità, come giustamente dici e io aggiungo sempre che ci voleva anche più spazio per scrivere. 
È un po’ come le parole crociate, che devi definire con una parola un concetto che si affaccia su orizzonti ancora più spaziosi. Alla fine la parola si scrive, ma si rimane insoddisfatti per la sintesi.

@aladicorvo
Grazie per le tue bellissime parole: da come parli si vede, lo so, che hai letto altri miei raccontini, perché è vero quello che dici.
aladicorvo ha scritto: Ma ogni volta percepisco pure una specie di avvilimento per i tempi di barbarie che ci tocca vivere, la nostalgia per epoche più dure, anche crudeli, ma in cui ci si poteva tenere stretti beni preziosi come valori e principi. 
Questo è davvero tanto vero. Si vede così tanto, dunque?

aladicorvo ha scritto: Al posto di Cristina lo avrei mandato a cagare, per usare un francesismo. Ma lei non se ne cale e vola alto, verso il futuro glorioso di moglie e madre che l’attende.
Cristina avrebbe fatto bene a mandarlo dove dici. Ci ho pensato anche io, ma erano altri tempi anche se purtroppo stavano cambiando. I tempi cambiano sempre.
In fondo “un futuro glorioso di moglie e madre” non ritengo sia una condanna, perché nella storia dell’uomo questo è sempre stato il modo di vivere. La rivoluzione, qualunque cosa e di qualunque epoca sia, che ha disprezzato e abolito questi valori se ne dovrebbe fare una ragione ma non lo farà, vista la sua malsana insistenza e penetrazione per diffondere i suoi dogmi.

@Kasimiro
Grazie per l'apprezzamento.
Kasimiro ha scritto: Forse è un'inezia, ma all'inizio Tiberio parlava di sostituire il prof di modellato (diviso in ornato e figura, riferito più alla scultura. Da vecchi studi) però si dedicano al disegno. Ci sta, il disegno è la base di tutto, però a quel punto poteva essere più idoneo mettere supplente provvisorio in figura disegnata.
Si, giusto. Scultura, Modellato si iniziava ai miei tempi dal terzo anno, prima si faceva molto disegno associandolo al proseguimento dello studio della figura anche su creta, per cui bisognava avere sempre buone basi di disegno. Tiberio era al quarto anno e certo sapeva modellare, ma in una seconda classe poteva andare ancora bene l’esercizio su carta, ne quale certo eccelleva.  (Eccelleva: l’ho conosciuto bene).
Kasimiro ha scritto: Viene citato più di una volta il David. Istintivamente per eccellenza si intende quello di Michelangelo, però ci sono altri David importanti: Quello di Donatello, del Verrocchio, di Bernini. Magari non sarebbe stato male specificarlo.
Giusto. Intendevo il David di Michelangelo. Era meglio specificarlo, hai ragione.
Kasimiro ha scritto: una scelta sicuramente contro corrente nell'affrontare il periodo di protesta, credo del '68, visto che a un certo punto si cita il mese di maggio., ma più idonei forse gli anni settanta. Viene citato anche l'uso e il possesso di droghe come aspetto peculiare, ma la sensazione che ricordo, anche se non li ho vissuti, è quella che di droghe ne scorrevano a fiumi e penso che rientrasse abbastanza nella normalità. Il lieto fine c'è tutto ed è anche molto tenero.
Il periodo è la prima metà degli anni Settanta. 
Si, le droghe abbondavano. Era il periodo più adatto per cominciare a devastare la mente dei giovani.
Kasimiro ha scritto: La sensazione è che Tiberio non sia schierato politicamente e questo in quegli anni equivaleva a essere etichettato come facente parte dell'altra sponda. Forse la scelta di essere entrato nei carabinieri potrebbe dare alito al fatto che chi è contro un certo tipo di proteste debba inevitabilmente far parte delle forze dell'ordine. Ma non credo che sia sempre così.
Hai visto molto bene. Tiberio non aveva interessi politici, ma in ogni caso non rispondevano alle esigenze di allora e penso anche di oggi ed era etichettato a torto come appartenente alla parte avversa. Questa classificazione per Tiberio era attuata in modo pesante, tanto da rendergli la vita impossibile e costringerlo a lasciare la scuola prima del diploma per evitare il peggio. Siccome Tiberio era sardo, non avendo molte prospettive di lavoro si arruolò nei Carabinieri, dove in effetti fece tutta la sua vita. Ma senza Cristina. Qui ho romanzato. I Carabinieri mi servivano per l’ordine pubblico e oltre ai Carabinieri c’era anche l’Esercito,  tenuto chiuso nelle caserme naturalmete.
 Scusa la digressione. Allora come oggi non amo occuparmi di politica. La storia di Tiberio è stata anche la mia storia.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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