[Lab 13] L'incontro

1
Guardo la collina attraverso la finestra e la trovo ogni volta diversa. È la mia forma di meditazione dopo una giornata di lavoro. Un campo scosceso si perde per far posto al bosco. Alberi librati dal vento cambiano forma e colore. Dolci curve si sovrappongono senza case e senza  tempo. Una fila di puntini neri si muove in lontananza seguendo una ondulata traiettoria su una levigata roccia bianca. Cinghiali? Non ne sono sicuro. Uno si stacca dal gruppo e viene verso di me. Più si avvicina e più non riesco a capire a che specie possa appartenere, sembra una creatura mostruosa. Sparisce in un avvallamento. Un senso di inquietudine mi pervade. Ho paura. Scorgo la testa per vedere...
Di fronte mi appare una faccia terrificante con due occhi spiritati dai quali partono due antenne, un naso schiacciato e una bocca bavosa. Sto per svenire quando sento una calda voce femminile:
“Buongiorno.”
“Ahhh! Chi sei?”
“Tranquillo, sono in pace. Non sono una combattente, mi hanno scartata dal servizio di leva, per fortuna.”
“Da quale pianeta vieni?”
“Dal tuo stesso, ma un po' più in profondità.”
“Uno zombie?”
“No, un imenottero.”
“Eh?”
“È il genere a cui appartengo.. Ma se vogliamo fare una scrematura maggiore sono della famiglia, molto allargata, delle formicidae.”
“Non capisco, puoi essere più chiaro?”
“Intanto sono una femmina e comunemente vengo chiamata formica. Contento?”
Inizio a perdere bava anch'io.
“Cos'è quella faccia, non dirmi che non hai mai visto una formica?”
“Sì...”
“E allora? Potresti farmi entrare e offrirmi qualcosa.”
Sembrerà strano ma non avevo paura; superato il trauma iniziale dell'orripilante aspetto, l'insettone mi trasmette una sensazione di fiducia.
Ci sediamo sul divano e la prima cosa che mi chiede è se sono soddisfatto della mia vita.
“A questa domanda dobbiamo prenderci tutto il tempo e la calma per rispondere. Ti va una birra?”
“Non so cosa sia ma mi fido.”
Era buffo vederla seduta sul divano, non trovava una posizione comoda ma non lo dava a vedere. Quell'addome gigantesco non sapeva come appoggiarlo. Alla fine si sdraiò di lato. La guardavo con quelle sei zampe penzolanti. Era la prima volta che mi capitava di vedere un essere vivente più grande di me con sei zampe.
Le passo la lattina di birra ma noto che è impacciata nell'afferrarla con le zampe che culminano in un artiglio uncinato.
“Non mi sembra commestibile.”
“Ma non si mangia! Devi berne il contenuto.”
“E come faccio?”
“Aspetta un attimo.”
“E chi si muove.”
Apro la dispensa, trovo delle cannucce, ne Infilo una in entrambe le lattine, gliela porgo la invito succhiare mimando il gesto. Appoggia la sua zampa acuminata sulla mia mano che tiene la lattina provocandomi un piacevole solletico. Ci prova ma spezza continuamente il tubicino, con quei denti aguzzi e quella mascella poderosa non riesce a calibrare la forza.
Dopo aver fatto fuori una confezione di cannucce, finalmente riesce ad aspirarne un sorso.”
“Wow! È buonissima!”
“Lo so, lo so, è uno dei nostri piaceri dopo una dura giornata di lavoro.”
“Che lavoro fai?”
“L'operaio.”
“Lo sapevo che avevamo qualcosa in comune!”

Non avevamo delle vite molto diverse: tutti e due operai in catena di montaggio anche se io potevo scegliere di cambiare, lei no. Ma cambiare cosa? A 54 anni posso ritenermi fortunato ad avere un posto, dicono. Ma a differenza di me non si lamentava: era nata per quello; mi rivela che doveva anche allevare dei figli che non erano suoi. Quando le confido che alla sera sono così stanco che mi addormento davanti alla tv. Mi chiede cosa sia la tv. Provo a  a spiegarglielo ma non capisce.
La accendo direttamente.
Rimane incantata. Sintonizzo un canale con un documentario sulla natura, per ampliare i suoi orizzonti, ma la vedo annoiata. Cambio canale, c'è un prete che cucina.
“Perché è vestito così?” mi chiede.
“È una storia troppo lunga, magari un'altra volta.”
Giro ancora e appare una vecchia seduta su una poltrona il cui schienale fa muovere premendo un pulsante. Cambio.
“Fermo!” esclama la formica.
Rimane affascinata da un film che stanno trasmettendo: Godzilla contro King Kong.
“Mi sembra di avere qualcosa in comune con loro.”
“Beh... le proporzioni. Siete giganteschi rispetto all'essere umano. Ecco, mi sta già venendo sonno.”
“Dormi pure, ci rivediamo tra un minuto.”
“Un minuto? Ma che dici!”
“Perché quanto dormi di solito?”
“Sette o otto ore.”
“Sei fortunato, da noi lo fanno solo le regine.”
“Ah sì? Perché, tu quanto dormi?”
“Quattro o cinque ore.”
“Beh, non è poi così male, molta gente va a letto a mezzanotte e si sveglia alle cinque.”
“Stai scherzando? Non è esattamente così per noi: le quattro o cinque ore sono suddivise in 250 sonnellini da un minuto.”
“Eh! Ma questo è schiavismo allo stato puro.”
“No, siamo noi che lo decidiamo, o meglio, è il nostro comportamento innato, l'unica via, non abbiamo altra scelta. Siamo nate per vivere in una comunità. Da sole non possiamo esistere. Però c'è anche chi non fa assolutamente nulla tutto il giorno, sta con le zampe nelle zampe, e sono in tante.”
“Lo sapevo, va sempre così il mondo! Chi si fa il culo e chi si gode la vita senza fare nulla.”
“Non è proprio così per noi. Anche chi non fa nulla è parte di una precisa organizzazione della colonia: conserva il patrimonio genetico e all'occorrenza fa la riserva.”
“In che senso?”
“Se qualcuna si dovesse ferire o morire, ne prenderebbe il posto; addirittura se le cose si mettessero male si sacrificherebbe come cibo per tutte le altre.”
“Ma è orripilante!”
“Direi che siamo altruiste.”
“Delle vere comuniste! E anche femministe, considerato il vostro potere. Ma il maschio in tutto ciò che ruolo ha? Non dirmelo ho capito.”
“Bravo. Poi muore di morte naturale dopo averci fecondato, non me, s'intende, ma la regina. Una vita breve, però felice. Pensa che in altri casi poteva andargli peggio: mangiato vivo dopo l'amplesso.”
“Sì, la so questa storia. Come mai non puoi avere figli?”
“Bella domanda, chi troppi e chi niente. Pensa che la regina può fare fino a 1500 uova al giorno.”
“Uova?”
“Vabbè, guarda che non le fanno solo le galline. E tu non hai mai fecondato? Aspetta. Direi di no se sei ancora vivo.”
“Da noi non funziona così. Comunque no, non ho mai fecondato anche se ci ho provato.”
“Mm... ce l'hai un'altra birra?”

Da tanto non mi capitava di discutere a casa con qualcuno e sentirmi così bene. Stiamo parlando da alcune ore e il sonno ormai è passato. In compenso mi è venuto un certo appetito, ma la mia dispensa langue: una scatola di tonno con un avanzo di maionese, due yogurt, qualche verdura rinsecchita di cui non si riconosce più l'origine.
“Cosa ne dici se ordiniamo due pizze? Con la birra sono l'abbinamento perfetto.”
“Mi fido.”
“Per curiosità, di solito cosa mangi?”
“Lo vuoi proprio sapere?”
“Se non è una domanda indiscreta...”
“No, no. Siamo onnivore ma se c'è qualche bestia anche molto più grande di noi non la disdegniamo...”
Mi fissa con uno sguardo diverso.
“Oh, oh, non scherziamo!”
“Sai che potresti essere un bel bocconcino... però sono curiosa di provare la pizza, per oggi.”

“A proposito, non ti stai assentando un po' troppo dal lavoro?”
“Eh sì, devo aver perso la scia ma ne ho trovata un'altra più interessante che mi ha portato fino a qui, anche se ora sono spacciata.”
“Perché dici questo?”
“Da sola sono molto vulnerabile e probabilmente morirò presto. Potrei diventare un boccone per uccellini, lucertole e ragni o finire stecchita a pancia in su per qualche insetticida. Ma sono contenta di aver fatto questo breve viaggio.”
“Stai tranquilla, non uso veleni e a giudicare dal tuo aspetto e dimensioni, direi che l'uccellino ti fa un baffo!”
“Non farti ingannare... sono pur sempre una formica. Però abbiamo anche delle armi segrete per dissuadere molti dei nostri predatori.”
“Quali sono?”
“Hai per caso da sgorgare un lavandino?”
“Ma cosa c'entra?”
“Sviluppiamo un acido abbastanza urticante e corrosivo che infastidisce parecchie bestie.”
“È vero! Come ho fatto a non pensarci prima. Non ci tengo a vederlo in azione.”

“Comunque questa casa fa proprio schifo, senza offesa.”
“Grazie del complimento.”
“È organizzata male, te lo dice una che di organizzazione se ne intende. Quel mega armadio è troppo ingombrante lì in mezzo, strozza il passaggio. Quella credenza andrebbe spostata e anche il divano.”
“Cosa fai l'arredatrice?”
Aveva ragione, questo mini loft dei poveri era un gran casino. Bisognava saltare o aggirare  mobili e oggetti per spostarsi.
“Posso sistemare?”
“Prego.”
Vedo che punta la testa contro l'armadio e come fosse un carrello per la spesa lo sposta con facilità, lo confina in fondo alla parete. La credenza viene collocata sulla parete opposta e il divano nell'angolo. La casa cambia faccia.
“Non ti sembra meglio?”
Rimango a bocca aperta. Avevo dimenticavo che potevano trasportare cose molto superiori al loro peso.
Sono bastate poche ore per sollevarmi dal disagio della solitudine. Ho strani pensieri.
“Mi vuoi sposare?”
Si blocca di colpo, mi guarda seria. Poi il suo sguardo si fa triste. Sembra quasi che le scendano delle lacrime.
“Questa opzione non è contemplata dalla nostra natura. Ma non avrei potuto desiderare un finale migliore.”
Si appoggia su di me, con le zampe uncinate mi strappa i vestiti mentre le sue antenne mi tastano il corpo. Ho dei brividi. Sono in estasi. Mi addormento.

I raggi del sole entrano dalla finestra e si stagliano sul mio viso. Mi sveglio sul divano. La casa appare diversa. La camicia che indosso sembra quella di Hulk tornato nei panni di Bruce Banner. Ho dei graffi sul torace, la mente  è annebbiata. Mi alzo barcollando e mi cade l'occhio su una piccola macchia nera che vibra sul pavimento. Mi avvicino, la tocco con il dito e all'istante una miriade di formiche si diramano in ogni direzione lasciando intravvedere un frammento di pizza. Poco distante altre formiche stanno circondando qualcosa. Mi infilo gli occhiali per vedere meglio e noto un'altra  formica, morta, più grande, che viene trascinata via dalle altre.
“Buon viaggio” sono le prime parole che mi escono.
Oggi non vado a lavorare: ho voglia di perdermi.

Re: [Lab 13] L'incontro

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Kasimiro ha scritto: è uno dei nostri piaceri dopo una dura giornata di lavoro.”
“Che lavoro fai?”
“L'operaio.”
“Lo sapevo che avevamo qualcosa in comune!”
Divertente, sì! 
Kasimiro ha scritto:  Ma a differenza di me non si lamentava: era nata per quello; mi rivela che doveva anche allevare dei figli che non erano suoi. Quando le confido che alla sera sono così stanco che mi addormento davanti alla Tv tv, mi chiede cosa sia la Tv. . Mi chiede cosa sia la tv. 
user_id=180 ha scritto:
Conviene unire le due frasi sulla Tv con la virgola e non separarle col punto.

Kasimiro ha scritto: Mi infilo gli occhiali per vedere meglio e noto un'altra  formica, morta, più grande, che viene trascinata via dalle altre.
Qui nel finale hai cambiato le proporzioni della formica. Appena apparsa, era grande abbastanza da sedersi sul divano, alla fine sembra essere grossa non più di dieci volte le formiche normali. Come mai?

Kasimiro ha scritto: “Buon viaggio” sono le prime parole che mi escono.
Oggi non vado a lavorare: ho voglia di perdermi.
Simpatico racconto: bravo @Kasimiro  (y)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab 13] L'incontro

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Grazie @Poeta Zaza per l'apprezzamento.
Poeta Zaza ha scritto: Qui nel finale hai cambiato le proporzioni della formica. Appena apparsa, era grande abbastanza da sedersi sul divano, alla fine sembra essere grossa non più di dieci volte le formiche normali. Come mai?
Torna alle sue reali dimensioni, o lo è sempre stata?
Ci sono migliaia di specie di formiche di dimensioni diverse. La nostra amica anche se un po' più grande di quelle del formicaio in cui incappa, ha la sorte segnata.
Ciao, alla prossima.

Re: [Lab 13] L'incontro

4
ciao @Kasimiro. Il tuo racconto mi pare stile kafkiano, in tema "La metamorfosi". Certo, non è lui che si trasforma, ma a parte il particolare, sembrerebbe che lui passi dentro alla metamorfosi/simbiosi con la formica. Un approccio letterale diverso, ma per significato molto attinente, notevolmente onirico. Mi pare incardinato sul tema della solitudine del tuo protagonista. Una solitudine potente, distruttrice di qualsiasi relazione umana, tanto che, lui rifugge dalla realtà per rifugiarsi su un mondo costruito dalla sua immaginazione, o forse frutto di uno stato allucinatorio.
Ci sarebbe molto da ricavarne se si passasse alla psicoanalisi. Ciao  :D
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab 13] L'incontro

5
Ciao @Kasimiro

Anche io ci ho visto qualcosa di kafkiano in questo racconto. Qui, pur rimanendo nel genere che ti è congeniale, la favola, ti sei spostato di più nell’ambito del racconto, specia nella descrittiva parte iniziale.
Questa formica l’ho trovata molto simpatica, spiritosa e a tratti inquietante. Molto divertente che sia consapevole di appartenere al genere degli imenotteri, ma del resto è naturale, in quanto trattasi di una formica acculturata.
Trovo il dialogo con l’umano di una notevole bellezza, a tratti permeato da uno spirito non tanto comico, ma piacevolmente disincantato.
Il protagonista umano appare come una persona buona che ha bisogno di parlare con qualcuno che lo capisca e questo suo colloquio con la formica apapre molto naturale e liberatorio.
C’è un momento, direi quasi drammatico, quando la formica pensa che potrebbe anche mangiare l’uomo, ma poi opta per la pizza. Fantastico.
Il finale, si tratta proprio della fine per la formica, dove l’uomo le chiede se lo voglia sposare, è commovente. Si vede che sono entrai in sintonia.
Ma avverrà qualcosa a questo punto che causerà la morte della formica, come è nella sua natura. L’uomo la vedrà cadavere portata via dai suoi simili, con una scena che definirei quasi “epica” alla quale si potrebbe, volendo, aggiungere qualche ulteriore particolare drammatico ricco di pathos.
Una bella lettura, come sempre.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab 13] L'incontro

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Grazie @bestseller2020@Alberto Tosciri per l'apprezzamento e le interessanti riflessioni. I miei riferimenti al fantastico sono piuttosto limitati. Oltre che alle favole il mio bagaglio risiede soprattutto nella sfera del "Realismo magico".
Certamente ho pensato alla "Metamorfosi", una lettura ormai lontanissima. Poi ho visto che era stata citata nella discussione. Vi confido che dopo aver scritto il racconto l'ho letta d'un fiato, per capire anch'io quanto possa avermi influenzato.
Poi le formiche mi hanno sempre affascinato, in primis perché ho abitato per tanti anni in un luogo chiamato "Monte delle formiche" sull'appennino in cui succedeva e succede ancora uno strano,  misterioso fenomeno: a settembre milioni di formiche di sesso maschile alate si danno appuntamento con la morte in cima al monte dove c'è un santuario, attratte chissà da cosa...

Re: [Lab 13] L'incontro

7
Kasimiro ha scritto: librati dal vento 
non credo che librare sia un verbo transitivo. 

Ciao @Kasimiro aspettavo il tuo racconto perché ero certa che nel genere fantastico ci avresti deliziato con una bella storia delle tue e non mi ha delusa!
Questo racconto in bilico tra sogno e realtà è molto carino e istruttivo. La formica è un piccolo essere dalle eccezionali caratteristiche e le hai fatte emergere bene dal dialogo. Ottima la sospensione d’incredulità. Ho ritenuto davvero plausibile il fatto che il piccolo imenottero potesse dialogare, mangiare la pizza (e in effetti… provare per credere) e perfino sdraiarsi sul divano! 
Una formica molto consapevole e seria. L’unica cosa è la parte conclusiva che mi ha riportata nella dimensione reale rischiando di far sembrare tutto un sogno o una fantasia di un uomo che, forse, aveva bevuto troppa birra mangiando la pizza… come se fosse mancato il coraggio di mantenere dritta la barra sul “fantastico”. 
Un piacere leggerti!  :libro:  :sss:
 

Re: [Lab 13] L'incontro

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@Monica ha scritto: Ciao @Kasimiro aspettavo il tuo racconto perché ero certa che nel genere fantastico ci avresti deliziato con una bella storia delle tue e non mi ha delusa!
Grazie @@Monica per le aspettative riposte <3  Andrò sicuramente in crisi per le prossime volte :rolleyes:
@Monica ha scritto: L’unica cosa è la parte conclusiva che mi ha riportata nella dimensione reale rischiando di far sembrare tutto un sogno o una fantasia di un uomo che, forse, aveva bevuto troppa birra mangiando la pizza… come se fosse mancato il coraggio di mantenere dritta la barra sul “fantastico”. 
Certo, posso condividere. Avevo anche pensato a cose molto più ardite per non dire hard-core tra la formica e l'uomo, o altre più nefaste. Ma volevo rimanere nei limiti dei caratteri. Ho tenuto un tono scherzoso sulle abitudini della formica nei dialoghi per evidenziare al contempo la disperazione  dell'uomo che forse potrebbe anche seguire la scia della formica per liberarsi. Ma forse.

Re: [Lab 13] L'incontro

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Bel racconto, bella la trama e molto ben scritto, complimenti.
Anche a me ha ricordato un po’ le Metamorfosi, ma sia lo stile che l’idea di fondo lo rendono molto diverso e unico nel suo genere.
Mi è piaciuta anche l’ironia e l’umorismo, che hanno reso più scorrevole il tutto.
Unica piccola nota: la formica non sa cosa sia la televisione, giustissimo, ma invece sa cosa sono un armadio e un lavandino?

Re: [Lab 13] L'incontro

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Ciao @Kasimiro, è sempre un piacere leggere i tuoi racconti. Nel tuo modo di narrare, il fantastico si inserisce nella quotidianità con naturalezza; non c'è alcuna tensione da parte dei tuoi personaggi nell'accettare ciò che è diverso o ignoto, e questo si traduce in una gran sensibilità e delicatezza che contraddistingue la storia e mette al centro la relazione tra i personaggi. Ci sarebbero tanti esempi di storie d'amore simili o vagamente simili, ma visto che parli di imenotteri: hai mai visto Bee Movie? Riferimenti altissimi, lo so :asd:
Da zoologo, devo dire che hai fatto un ottimo lavoro di approfondimento (non che sia poi così importante, per me). Tuttavia, questo passaggio mi ha confuso un po':
Kasimiro ha scritto: Di fronte mi appare una faccia terrificante con due occhi spiritati dai quali partono due antenne
Le antenne non partono proprio dagli occhi; a questo punto della storia ancora non so che si tratta di una formica, perciò mi sono immaginato un mostro con delle antenne che partono direttamente dal centro delle pupille.

Tra l'altro, a questo incontro, mi stavo immaginando un trucco in stile La sfinge di Poe.
Il tema, alla fine del racconto, mi risulta un po' troppo criptico. L'empatia sta al centro, ed è meraviglioso, ma fatico a decifrare più in profondità. Chi sono le formiche alla fine? Non le figlie della bizzarra coppia, direi, ma resto un po' smarrito.
Alberto Tosciri ha scritto: L’uomo la vedrà cadavere portata via dai suoi simili, con una scena che definirei quasi “epica” alla quale si potrebbe, volendo, aggiungere qualche ulteriore particolare drammatico ricco di pathos.
Condivido

Kasimiro ha scritto: Avevo anche pensato a cose molto più ardite per non dire hard-core tra la formica e l'uomo, o altre più nefaste.
Immagina qualcosa come il finale di Devilman. La formica conversa con l'uomo, inquadrati solo da metà busto in su, circondati dalle uova della loro progenie. L'uomo non risponde. L'inquadratura si allarga, e lui è sbranato dalla vita in giù. 

:P
Non so se può darti idee in revisione o cosa, volevo solo condividere questo fatto figo: le formiche sorelle sono più imparentate tra loro di quanto lo siano genitori e figliə. Perciò,  viene premiato dall'evoluzione aiutare la regina a generare altre sorelle, piuttosto che procreare per conto proprio.
Be', è tutto. A presto, un abbraccio!

Re: [Lab 13] L'incontro

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Ciao @Kasimiro, aspettavo con tanta curiosità di leggere il tuo racconto, credo sia il tuo genere e lo hai confermato, bravo.
La storia è ben scritta, non mancano spunti di riflessione, in generale mi è piaciuta.
Provo a farti le pulci:

Secondo me non fare alcun cenno al motivo che ha fatto ottenere proporzioni "fantastiche" alla formica, così come mai sia tornata normale, rende questa storia incompleta.
Kasimiro ha scritto: Alberi librati dal vento
Non credo sia corretto, a meno che, nell' ambito della rappresentazione fantastica, non volino.
Kasimiro ha scritto: Una fila di puntini neri si muove in lontananza seguendo una ondulata traiettoria su una levigata roccia bianca. Cinghiali? Non ne sono sicuro. Uno si stacca dal gruppo e viene verso di me.
Quindi erano in tante ad essere diventate grandi? 
Kasimiro ha scritto: Sintonizzo un canale con un documentario sulla natura, per ampliare i suoi orizzonti, ma la vedo annoiata
Perché per ampliare i suoi orizzonti? Forse per farla sentire a suo agio.
Kasimiro ha scritto: Hai per caso da sgorgare un lavandino
Kasimiro ha scritto: mega armadio
Kasimiro ha scritto: credenza
Kasimiro ha scritto: divano
Conosce troppe cose, se non sa cosa sia una birra, una pizza, o una TV.
Kasimiro ha scritto: Sembrerà strano ma non avevo paura
Kasimiro ha scritto: Ma a differenza di me non si lamentava
In alcuni punti passi dal presente al narrato.

In generale, credo che con una revisione sui particolari, sia veramente un testo gradevole, ti leggo sempre volentieri.
Sulla traccia, mi sembra di capire che l'hai inserita solo in coda, augurandole un buon ultimo viaggio.

A rileggerti.
<3

Re: [Lab 13] L'incontro

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Ciao @Bardo96 lieto dell'apprezzamento.
Bardo96 ha scritto: Unica piccola nota: la formica non sa cosa sia la televisione, giustissimo, ma invece sa cosa sono un armadio e un lavandino?
Hai ragione, in questo caso ho pensato di modificare le carte al servizio del racconto.
Però se proprio volessimo trovare una giustificazione (sto improvvisando) la televisione ha un senso non in quanto oggetto ma in base ai contenuti che trasmette (puerili) e non si sono mai viste delle formiche camminare sul bordo dello schermo. Mentre dietro un armadio o lungo un lavandino sono  tragitti più gettonati. Mi sono abbastanza arrampicato sugli specchi?
Grazie. A presto.

Re: [Lab 13] L'incontro

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Grazie @Mina per gli spunti e le riflessioni. Ne terrò conto sia per questo che per i futuri.
Mina ha scritto: Le antenne non partono proprio dagli occhi; a questo punto della storia ancora non so che si tratta di una formica, perciò mi sono immaginato un mostro con delle antenne che partono direttamente dal centro delle pupille.
E' vero, partono da sopra gli occhi. Ho visto un'immagine della faccia della formica al microscopio (bruttina) e mi ha trasmesso queste sensazioni.
Mina ha scritto: Il tema, alla fine del racconto, mi risulta un po' troppo criptico. L'empatia sta al centro, ed è meraviglioso, ma fatico a decifrare più in profondità. Chi sono le formiche alla fine? Non le figlie della bizzarra coppia, direi, ma resto un po' smarrito.
In realtà è più semplice di quanto si possa immaginare. Come sai una formica sola è una formica morta. Incontra un altro formicaio con una specie più piccola di dimensioni ma agguerrita e pronta a far fuori l'intruso. Immagino come minaccia o come cibo.
La riflessione in parallelo alludeva alla solitudine dell'uomo, che pur vivendo in una comunità assolutamente estranea ai suoi bisogni, sta in mezzo alla gente ma si sente più solo che mai, ci possiamo anche aggiungere la depressione.
Qui la similitudine: questa condizione oltre che alla morte della formica, può portare anche alla morte dell'uomo? 

Re: [Lab 13] L'incontro

17
Ciao @Kasimiro,
il tuo racconto mi ha lasciato un piacevole senso di sorpresa e sospensione in uno spazio altro, durante tutta la lettura. Innanzitutto sorpresa, per l'arrivo della grossa formica, che inizialmente sembra mostruosa, e poi per l'affinità inaspettata della sua natura con quella umana, che con semplicità si delinea nel dialogo. Poi sospensione in un'atmosfera costruita sull'implicito, al contempo assurda e familiare, che mi è piaciuta molto[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]. Inoltre, in contrasto con i suoi[/font] tratti fiabeschi, la morale del racconto non è evidente. Hai ribaltato in modo molto interessante la modalità della fiaba, lasciando al lettore l'interpretazione del finale ed arrivando ad accennare anche una scena tabù come l'incontro sensuale tra l'uomo e la formica, caratteristiche che hanno contribuito a questo senso di gradevole straniamento. 
Il personaggio della formica è ben riuscito: è una creatura semplice, consapevole del proprio ruolo ben definito nella sua società (che sembra coincidere in modo interessante col concetto umano di "natura"), e ciò che pensa di sé coincide sostanzialmente con quel che comunica al protagonista umano. Umano che, però, in quanto tale, sembra dirci, nel dialogo, solo una parte di ciò che pensa e prova. Sicuramente è coerente con la "costruzione sull'implicito" che hai scelto, ma credo che qualche spiraglio in più sui suoi sentimenti, sulla sua percezione del proprio ruolo nella società umana, avrebbe arricchito il racconto e creato un bel parallelismo con variazioni rispetto alla formica. 
Kasimiro ha scritto: Ma a differenza di me non si lamentava
Kasimiro ha scritto: Quando le confido che alla sera sono così stanco che mi addormento davanti alla tv
Kasimiro ha scritto: Aveva ragione, questo mini loft dei poveri era un gran casino
Kasimiro ha scritto: è uno dei nostri piaceri dopo una dura giornata di lavoro.
Questi brevi riferimenti alla frustrazione del protagonista umano, dovuti alla sua condizione sociale e all'alienazione dovuta al lavoro, potevano diventare, a mio parere, un'occasione per dargli maggiore caratterizzazione.

Questo vale anche per il finale. La breve parabola della formica, da subito conscia del proprio destino, si compie. Il suo ritorno alle dimensioni "normali" sembra simboleggiare una sorta di uscita dal tempo fantastico e sospeso che aveva caratterizzato il dialogo, possibilmente un ritorno alla "realtà". Ma l'uomo? Forse accetta in modo esistenzialistico ciò che vede, forse prova una profonda amarezza per la rinnovata solitudine che lo attende, forse entrambe. O forse il messaggio è che a volte, nella vita, non c'è un messaggio chiaro; semplicemente le cose, anche quelle assurde, accadono e basta. Mi sarebbe piaciuto poter conoscere di più i pensieri del protagonista umano e poter empatizzare di più con lui, in un racconto in cui questo sentimento è centrale.
Sicuramente il tuo testo, nel suo stile lineare e semplice, intriga ed offre tanti spunti interessanti, complimenti :D

Re: [Lab 13] L'incontro

18
Grazie @Modea72 per le belle parole che mi hai riservato. Altresì giusti gli appunti. In una storia fantastica far quadrare tutto è una bella impresa.
Modea72 ha scritto: Sulla traccia, mi sembra di capire che l'hai inserita solo in coda, augurandole un buon ultimo viaggio.
Pensavo anche all'uomo. L'esperienza con la formica gli ha dato la possibilità di fare un'auto analisi sulla propria vita e aprire uno spiraglio per cercare altro.

Alla prossima

Re: [Lab 13] L'incontro

19
Caio @Kasimiro ben trovato!
Ho trovato il tuo racconto inizialmente un po' spiazzante, surreale, ma sono bastati pochi secondi di lettura per mettere a tacere l'incredulità e godermi l'inusitato incontro tra i due personaggi.
La freschezza dei dialoghi mi è piaciuta molto: pur nelle loro differenze, si instaura presto un rapporto di fiducia e complicità tra l'essere umano e... "l'imenottero". Anzi, proprio nelle differenze e similitudini tra le loro due vite, raccontate a cuore aperto, in questo gioco mentale di addizioni e sottrazioni, sta il segreto dell'empatia tra questi due esseri.
Il racconto si fa metafora sulla solitudine dell'uomo e sulla incomunicabilità tra le persone e, aggiungiamolo pure, sulla insoddisfazione nei confronti della vita dovuta, magari, ad aspettative non avveratesi. Il protagonista aveva bisogno di parlare, sfogarsi, in qualche modo recriminare per la propria condizione e per questo scopo non ha trovato confidente migliore di questa formica (gigante) che ha bussato alla sua porta un po' per caso (aver perduto la scia), un po' per scelta (una desiderata deviazione dalla propria vita programmata).
E sarà proprio il sussulto d'indipendenza della formica a fare accarezzare all'uomo l'idea di potere cambiare vita.
La proposta di matrimonio, pura iperbole, sottolinea una volta di più il desiderio dell'operaio di colmare il vuoto affettivo e relazionale che lo affligge.
Il finale, un po' criptico, con la formica (non più così) gigante, ormai morta (ma aveva già assolto al compito affidatele dall'autore) che viene portata via dai suoi simili, si presta a molte legittime interpretazioni e sarei curioso di conoscere la tua "interpretazione autentica".
Racconto inusuale, dal sapore di favola, apparentemente leggero eppure carico di significati. Piacevole. Dal punto di vista stilistico, devo segnalare qualche piccolo refuso facilmente emendabile in fase di revisione.
A rileggerci.   
          

Re: [Lab 13] L'incontro

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Kasimiro ha scritto: In realtà è più semplice di quanto si possa immaginare. Come sai una formica sola è una formica morta. Incontra un altro formicaio con una specie più piccola di dimensioni ma agguerrita e pronta a far fuori l'intruso. Immagino come minaccia o come cibo.
La riflessione in parallelo alludeva alla solitudine dell'uomo, che pur vivendo in una comunità assolutamente estranea ai suoi bisogni, sta in mezzo alla gente ma si sente più solo che mai, ci possiamo anche aggiungere la depressione.
Qui la similitudine: questa condizione oltre che alla morte della formica, può portare anche alla morte dell'uomo? 
Prospettiva tristissima, ma molto affascinante. Mi sfuggiva perché tendo a essere un po' troppo ottimista alle volte :asd:
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