[Lab8] Una storia da riscrivere

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Non si vedono prospettive per la gioventù cubana”. Non mi piace.

Cuba: Una perla in fondo al mare?” Che discorso è questo? Non so dove andrei a parare.

Dopo la mitica visita di Obama del 2016 pare che niente sia cambiato”.

Ci mancava Obama. I cubani non hanno mai creduto alle sue promesse. É un vero dilemma iniziare questo pezzo. Davide mi ha ordinato di scriverlo secondo le sue linee editoriali; ho le sue parole che mi ronzano ancora dentro le orecchie.
“Niente romanticismo sul passato. Nessuna rappresentazione mitologica dell’epoca Castrista. Una storia senza eroi e vincitori. Metti da parte patriottismo, ideologie, e tira fuori un pezzo duro che finisca di incenerire quello che rimane del loro fottuto socialismo”.

La fa semplice, lui. Sono appena tornato dal viaggio e sento ancora l’aria calda che mi ha fatto sudare non poco. Duemila euro di spese tra volo e soggiorno low cost all’Avana, per scrivere della Cuba di oggi. Ed io cosa avrei dovuto trovarci? A detta di qualcuno che mi ha informato prima di muovermi, Il solito puttanaio folkloristico, città dalle solite facciate colorate, le vecchie Cadillac e Chevrolet degli anni sessanta. Sempre tutto molto Vintage.
Ecco la Cuba di oggi che cerca la sua ispirazione. Archiviata l’epoca di Fidel, i giovani tentano la strada della digitalizzazione e… “
E poi? Neanche ce l’hanno un pc, uno smartphone, non c’è la rete per tutti, ancora. E se partissi dal viaggio in aereo? L’hostess che mi ha servito il Martini era una gnocca pazzesca: non potrei dimenticarla!
Ricominciamo d’accapo su questa maledetta introduzione...
Dopo dieci ore e più di volo eccomi all’Avana, la terra accarezzata dall’equatore, dalla sabbia bianca e mare azzurro. Terra di palme e coltivazioni di canna da zucchero, caffè. Terra indomabile dal cuore duro e roccioso della Sierra Maestra.”
Così mi pare l’inizio di uno spot pubblicitario.. Merda! Potessi almeno infilarci qualcosa di politico, del tipo “la storia mi assolverà”. Sai quanto gliene fregherebbe a Davide di quello che disse Fidel nel 53 di fronte ai giudici dopo il fallito attacco alla caserma Moncada. Storia vecchia oramai, e che non interessa più a nessuno. E se partissi dal mio soggiorno? Quando sono arrivato in albergo mi sono gettato in doccia per togliermi di dosso i vestiti appiccicosi. Strano. Mi è piaciuta di più la sensazione di nudità che lo scivolare dell’acqua sulla pelle, la schiuma sui piedi del bagnoschiuma all’olio di argan. Sarà che la gente lì è poco vestita e si respira un’aria eccitante. Mi sono lasciato prendere dal piacere di stare nudo senza rendermi conto che dentro la stanza era entrata la cameriera. Sono uscito dalla doccia senza mettermi l’accappatoio: me la sono ritrovata di fronte all’improvviso. Che figura! Però lei è stata garbata, facendo finta di niente.
Benché le abbia detto che mi chiamo Raffaele, lei mi chiama “Lelito”, non capisco se lo faccia affettuosamente o per sfottermi.
L’ho incontrata verso l’inizio della sera, lungo la Plaza de Armas. Sono uscito per una breve passeggiata, dato che devo recuperare lo stress da fuso orario.
Mi accorgo di lei per caso, mentre chiacchiera con due amiche e guarda caso che fa? Con certi sorrisini maliziosi mi addita alle altre. Quando si accorge che anch’io la sto guardando, penso che si sia accorta che io abbia capito l’argomento tra di loro. Poi le due amiche la lasciano sola, appoggiata alla staccionata di un dehor. Lei rimane a guardarmi come se aspettasse che mi faccia avanti. “Hola! Ciao, come stai? Ti riprendi dal lavoro?”, faccio io.
“Si!” mi ha risposto, senza mostrarsi sorpresa del fatto che conosca la sua lingua.
Io sono invogliato a scrutarle gli occhi neri, in contrasto col bianco latte dei suoi denti, che mostra sorridendo e aprendo le carnose labbra.
“Sei qui per il mare e le ragazze, vero?”
“No! Per niente. Devo scrivere un pezzo sulla Cuba di oggi per la rivista per cui lavoro.
“Lavori per il Times?”
“Magari! Si chiama Capital world. Però i nostri lettori sono molto simili. Uomini e donne d’affari”.
“Pervertidos con mucho dinero”, risponde lei.
Faccio finta di non capire e le sparo la domanda a bruciapelo: “Cosa ne pensi della tua vita in questo posto? Cosa sta cambiando a Cuba da quando non ci sono più i fratelli Castro?”
Mi guarda sorpresa. “Che domande strane fai! Tutto il mondo sa come viviamo. Sei un giornalista, no? Dovresti saperlo. Forse siete solo morbosi: così si dice?”.
“Beh! Ci piace essere informati. La cosa è diversa!”.
“A sì! Non si usa più dalle vostre parti “fatti i cazzi tuoi?”
“Me li faccio tutti i giorni! Però mi spiace di questo pregiudizio”, rispondo sentendomi colpito e affondato. Ho cercato di assorbire il colpo e nascondere l’imbarazzo.
“Scommetto che il tuo capo ti ha dato l’incarico di parlare di noi e della nostra terra per dimostrare ai vostri ricchi lettori depravati quanto il capitalismo è meglio del socialismo”.
Mi sento perduto. Penso che questa donna mi legga dritto nella mente. Cerco di tirare qualche frecciatina anch’io: “Non mi pare che siate un popolo felice che sta bene, dopo cinquant’anni di embargo”.
“Ma che cazzo ne sai tu? Vieni qui a Cuba, ti metti palle all’aria, pensando che appena la cameriera mi vede mi salta addosso, e scopiamo alla grande e gli rifilo cinque euro”.
Non capisco il suo tono aspro, tutto mi sembra degenerare nell’incomprensione: “Guarda che ti sbagli”, rilancio.
“Non mi sbaglio per niente. Questa è l’idea che avete di noi. Quello che mi fa incazzare che nessuno vi cerca e voi continuate a dipingerci come l’esempio di un fallimento sociale.
Avete bisogno di dimostrare ai lavoratori che in fin dei conti siete dei benefattori e non degli sfruttatori. Far vedere come siamo ridotti noi è un modo per lavare la loro coscienza nera. Vedete come si finisce a credere in cose che non funzionano? A fare le puttane e prendere il sole dalla mattina alla sera senza fare un cazzo”.
Non so perché ma a questo punto mi è scattato l’embolo: “Ei, bella, hai mai provato a lamentarti con il tuo tanto amato Fidel?”
Lei è rimasta di sasso e ha spalancato gli occhi: mi ha preso a insulti: “Fottuto giornalista dei miei coglioni! Prima di parlare di Fidel lavati la bocca”.
Il tono della sua voce ha attirato l’attenzione dei passanti che si sono fermati e mi hanno guardato come se fossi un pezzente molestatore.
Intanto Concita si è allontanata  mandandomi più volte affanculo e lasciandomi con la coda tra le gambe. Me ne sono tornato in albergo: serata rovinata.
La mattina seguente non esco di stanza: non vedo cosa serva uscire. Penso di aver capito cosa pensano le donne cubane. In effetti Concita non sbaglia a ritenere questo viaggio inutile. Appena mi sono messo a scrivere il pezzo come vuole Davide, ecco che si è ripresentata. L’ho guardata entrare disinvolta e con sottobraccio lenzuola e asciugamani di ricambio.
“Meno male che sei vestito. Non dovresti essere per le strade a fare le interviste”, mi chiede.
Ribatto con lo stesso tenore sarcastico: “Ne ho fatta una ieri sera che basta e avanza”.
“Te la sei cercata, caro mio”.
“Hai ragione, non ti preoccupare, non hai tutti i torti”.
E a questo punto che l’ho vista rasserenarsi e abbandonare quell’atteggiamento diffidente, dicendomi: “Senti un po’, se vuoi veramente sapere di noi, sono disposta a farti conoscere Esteban e gli altri”.
“Chi sarebbe questo? Un ex ragazzino che ha vissuto la revolucion a fianco del lider maximo?” Sorrido io.
“Che fai, sfotti? Se sei sincero, conoscerlo ti servirà. Io sono di riposo dopo pranzo e se vuoi…”
Ho accettato l’invito, più per togliermi di dosso l’etichetta che mi ha appioppato, che per l’utilità sul mio lavoro. Ho preso a noleggio la vecchia Mercedes parcheggiata nel piazzale e quando vado a prenderla, Concita è già lì che mi aspetta. “Bella e terribile”, così mi appare.
Usciamo dalla città in direzione porto. Lungo la strada non posso fare a meno di notare le navi ormeggiate che producono l’elettricità per tutta la città. Senza petrolio per far andare avanti le loro centrali, l’isola è in crisi energetica.
Dopo circa mezzora arriviamo al comune di Las Laias dove ho conosciuto Esteban e tanti altri cuentapropistas. Scopro così la nuova economia cubana dei riciclatori di rifiuti, nati a seguito della riforma economica voluta da Raùl Castro del 2011. Uno dei settori in cui si è buttata una nuova inedita piccola imprenditoria. In questo momento ci sono 5.800 “recuperatori” con tale licenza. E poi, Concita, mi ha portato a conoscere altre realtà in pieno sviluppo: quella della ecoagricoltura, della permacoltura, la fabbrica di Stato dello smartphone.
Verso l’imbrunire abbiamo fatto una sosta per mangiare qualcosa in uno dei tanti posti frequentati dagli stessi locali, senza l’ombra di un turista.
Lei mi ha presentato a tutti: “Questo è Lelito, un amico”. Abbiamo mangiato tranquilli su di un tavolo che a malapena stava in piedi. Ma l’atmosfera è calda e serena. Alla fine, Concita, si è scalzata e si è messa a ballare a ritmo di salsa, trascinando alcuni di loro.
Scopro che questa è la loro ricchezza. Una forma di socialità frutto della loro rivoluzione, che non si è mai disgregata e che sta dando vita alla rinascita di Cuba partendo dal basso.
Concita… Non ci siamo neanche salutati alla mia partenza il giorno dopo. Le ho lasciato cento euro e un biglietto sul tavolino della stanza con scritto “grazie”. Ho saputo che benché fa la cameriera si sta laureando.
Ed eccomi ancora qui. Con impresso i contrasti di colore di lei. Il bianco latte della polpa della noce di cocco, i suoi denti, e il noce scuro del guscio, la sua pelle. Il contrasto tra anima e quella ruvida dolcezza, tra dignità e umiltà. Colori che si mischiano fino a confondersi col l’azzurro del loro cielo e del mare. Tra la bianca sabbia delle spiagge.
Mi spiace dover scrivere quello che non penso, ne sono obbligato. Però, l’incipit mi pare giusto che sia questo. Vado deciso, questa volta.

Cuba: Una storia da riscrivere.

 
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab8] Una storia da riscrivere

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Ma che bello @bestseller2020. Hai interpretato in modo davvero originale questo Lab. Mi è piaciuto tanto… Ben caratterizzati i personaggi, ottime le atmosfere che si respirano, le musiche, i colori e gli odori del luogo si percepiscono tutti leggendo. La scrittura è asciutta ma curata e la resa ritmica efficace.
Sembra proprio un film che si riesce a visualizzare molto bene mentre si legge rendendo il tutto piacevole. La storia è credibile e senza troppi artifici o voli pindarici ce la proponi in modo semplice. Forse avrei osato un po’ meno col “turpiloquio” di lei. In fondo è una cameriera di hotel e non credo si possa permettere certe esternazioni col cliente. 
bestseller2020 ha scritto: Usciamo dalla città in direzione porto. Lungo la strada non posso fare a meno di notare le navi ormeggiate che producono l’elettricità per tutta la città. Senza petrolio per far andare avanti le loro centrali, l’isola è in crisi energetica.
Dopo circa mezzora arriviamo al comune di Las Laias dove ho conosciuto Esteban e tanti altri cuentapropistas. Scopro così la nuova economia cubana dei riciclatori di rifiuti, nati a seguito della riforma economica voluta da Raùl Castro del 2011. Uno dei settori in cui si è buttata una nuova inedita piccola imprenditoria. In questo momento ci sono 5.800 “recuperatori” con tale licenza. E poi, Concita, mi ha portato a conoscere altre realtà in pieno sviluppo: quella della ecoagricoltura, della permacoltura, la fabbrica di Stato dello smartphone.
Qui c’è un bel passaggio “documentato” 
Bravo 👏 

Re: [Lab8] Una storia da riscrivere

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bestseller2020 ha scritto: “A sì! Non si usa più dalle vostre parti “fatti i cazzi tuoi?”
Occhio qui alle virgolette, le apri due volte ma le chiudi una
bestseller2020 ha scritto: Quello che mi fa incazzare che nessuno vi cerca e voi continuate a dipingerci come l’esempio di un fallimento sociale.
Manca il verbo è
bestseller2020 ha scritto: bestseller2020Non so perché ma a questo punto mi è scattato l’embolo
"Non so perché" mi sembra un po' fuori luogo, è giustificatissimo
bestseller2020 ha scritto: Concita, si è scalzata
La virgola non ci va

Ciao! Gran bel racconto, mi è piaciuto parecchio. Bella la scelta del punto di vista, permette al protagonista di fare delle riflessioni su quale sia l'approccio giusto per narrare la realtà che sta vivendo e porta anche a un interessante aspetto quasi metaletterario. Ottimo come hai trattato la tematica, e come hai costruito la ricerca del protagonista nei suoi ricordi per trovare un incipit al suo articolo. Mi piace anche come hai sfruttato la documentazione; occhio però che qualcosa è successo sotto spoiler e risultano dei collegamenti a file che hai salvato in locale
In ogni caso, ottima prova, grande  (y)

Re: [Lab8] Una storia da riscrivere

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bestseller2020 ha scritto: dell’epoca Castrista
l'aggettivo va scritto minuscolo
bestseller2020 ha scritto: e soggiorno low cost all’Avana, per scrivere della Cuba di oggi. 
i termini stranieri vanno in corsivo
bestseller2020 ha scritto: Sempre tutto molto Vintage.
minuscolo
bestseller2020 ha scritto: Dopo dieci ore e più di volo eccomi all’Avana, la terra accarezzata dall’equatore, dalla sabbia bianca e mare azzurro. Terra di palme e coltivazioni di canna da zucchero, caffè e tabacco. Terra indomabile dal cuore duro e roccioso della Sierra Maestra.”
Com'è che ti sei scordato dei sigari, e proprio all'Avana?
bestseller2020 ha scritto: Sono Ero uscito dalla doccia senza mettermi l’accappatoio: me la sono ritrovata di fronte all’improvviso.
bestseller2020 ha scritto: L’ho reincontrata verso l’inizio della sera, lungo la Plaza de Armas. Sono Ero uscito per una breve passeggiata, dato che devo dovevo recuperare lo stress da fuso orario.
Mi accorgo di lei per caso, mentre chiacchiera con due amiche e guarda caso che fa? Con certi so
Stesso discorso della frase precedente. Nel momento in cui reincontri la cameriera, e ti accorgi di lei, questo è il presente, mentre il passato è l'essere uscito per recuperare lo stress. 
bestseller2020 ha scritto: Quando si accorge che anch’io la sto guardando, penso che si sia accorta che io abbia capito l’argomento tra di loro. Poi le due amiche la lasciano sola, appoggiata alla staccionata di un dehor
Due ripetizioni e un dehor che va scritto dehors sia al singolare che al plurale, invariato.
post_id=50117 ha scritto:
bestseller2020 ha scritto: “Ma che cazzo ne sai tu? Vieni qui a Cuba, ti metti palle all’aria, pensando che appena la cameriera mi vede mi salta addosso, e scopiamo alla grande e gli rifilo cinque euro”.
La correggerei così:

"Ma che cazzo ne sai tu? Vieni qui a Cuba, ti metti palle all'aria, pensando che... - appena la cameriera mi vede mi salta addosso, e scopiamo alla grande e le rifilo cinque euro - ."

Tra l'altro, il punto finale va messo dentro alla frase, non fuori.
bestseller2020 ha scritto: Avete bisogno di dimostrare ai lavoratori che in fin dei conti siete dei benefattori e non degli sfruttatori. Far vedere come siamo ridotti noi è un modo per lavare la loro vostra coscienza nera. - Vedete come si finisce a credere in cose che non funzionano? A fare le puttane e prendere il sole dalla mattina alla sera senza fare un cazzo - .”
Ti ho messo tra due trattini la frase attribuita a te come giornalista e messo dentro la frase il punto finale, come in precedenza.
bestseller2020 ha scritto: “Ei, bella,
Ehi
bestseller2020 ha scritto: Dopo circa mezzora arriviamo al comune di Las Laias dove ho conosciuto conosco Esteban e tanti altri cuentapropistas. Scopro così la nuova economia cubana dei riciclatori di rifiuti, 
per la contestualizzazione, ci va il presente
bestseller2020 ha scritto: E poi, Concita, mi ha portato a conoscere altre realtà in pieno sviluppo: quella della ecoagricoltura, della permacoltura, la fabbrica di Stato dello smartphone.
Dopo "Concita" quella virgola non ci va, se no separi il soggetto dal verbo.
bestseller2020 ha scritto: Abbiamo mangiato tranquilli su di a un tavolo
bestseller2020 ha scritto: Alla fine, Concita, si è scalzata e si è
ancora la virgola che non ci sta
bestseller2020 ha scritto: Scopro che questa è la loro ricchezza. Una forma di socialità frutto della loro rivoluzione, che non si è mai disgregata e che sta dando vita alla rinascita di Cuba partendo dal basso.
Bravo!
bestseller2020 ha scritto: Ho saputo che benché fa la cameriera si sta laureando.
Ho saputo che, benché faccia la cameriera, lei si sta laureando.

Complimenti, @bestseller2020 , per l'intuizione e la stesura di questo racconto.  (y)

P.S.: Spero ti siano utili le mie note.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab8] Una storia da riscrivere

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Ciao @bestseller2020 
Premetto che forse potrà sembrare strano da parte mia, ma ho sempre avuto simpatia per la rivoluzione cubana e per Fidel, un po’ meno per il Che, ma in genere quella storia, quei luoghi, le motivazioni dell’epoca, la rivolta verso regimi che dipendevano da altre nazioni le ho trovate più che giuste, anche con il senno di poi. Il  mondo in sostanza non è cambiato e quelle motivazioni sussistono tuttoggi in svariati paesi, solo che non si fanno più quelle rivoluzioni.
Mi è piaciuta la storia di questo giornalista, che immagino sei tu, che deve comporre un pezzo secondo i dettami del suo direttore editoriale e che poi per alcuni tratti sembra cominciare a immergersi e comprendere la vera realtà del paese, grazie anche a Concita.
E mi piace come ragiona, non è con internet che i cubani raggiungeranno la “libertà” aggiungo io, tu lo accenni. Sarebbe un peccato se venissero assorbiti anche loro in una delle follie globali, per quanto abbiano già pagato abbastanza con decenni di embargo.
Molto belle, realistiche le scene che descrivi, sembra di essere sul posto, di respirare quell’aria, il porto con le navi che producono elettricità è vivido, pur descritto con pochi efficaci tratti, mi è piaciuto quel localino dove Concita e Raffaele si recano, non frequentato dai turisti e immagino il giro che Concita gli fa fare nelle varie attività del posto.
Un po’ meno ho apprezzato alcune “goliardie” diciamo così, tipo scene di nudità, per quanto castissime e frasi di apprezzamento verso la hostess, ma ci stanno, penso che ci stanno, anche se forse Fidel non le avrebbe apprezzate, veniva sempre dall’educazione dei gesuiti… per quanto in seguito abbia poi dato il benservito ai loro rappresentanti ma non dimenticò mai quell’impostazione che applicò anche, solo a livello organizzativo chiaramente, durante la prima educazione del popolo, nelle prime fasi della rivoluzione che avanzava. Da qui anche la mia simpatia.
Un bel pezzo, asciutto, stile Hemingway, che tra l’altro visse a Cuba per svariati anni e l’amò moltissimo.
Come non amare Cuba?
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab8] Una storia da riscrivere

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Ciao @Alberto Tosciri grazie del passaggio.
Alberto Tosciri ha scritto: Un po’ meno ho apprezzato alcune “goliardie” diciamo così, tipo scene di nudità,
Questa scena mi serviva per creare in Concita il pregiudizio verso Lelito! Mi serviva creare il giusto fraintendimento tra i due e poi lo scontro violento verbale... 
Alberto Tosciri ha scritto: Un bel pezzo, asciutto, stile Hemingway, che tra l’altro visse a Cuba per svariati anni e l’amò moltissimo.
Come non amare Cuba?
Esattamente, Alberto! Se non ricordo male, Hemingway, si innamorò di una giornalista che era lì per scrivere della rivoluzione. Credo che a volte, essere un'isola, aiuti a conservare la propria cultura. A si biri! cun pani e casu e binu a rasu!  :D
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab8] Una storia da riscrivere

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bestseller2020 ha scritto: Ed eccomi ancora qui. Con impresso i contrasti di colore di lei. Il bianco latte della polpa della noce di cocco, i suoi denti, e il noce scuro del guscio, la sua pelle. Il contrasto tra anima e quella ruvida dolcezza, tra dignità e umiltà. Colori che si mischiano fino a confondersi col l’azzurro del loro cielo e del mare. Tra la bianca sabbia delle spiagge.
Mi spiace dover scrivere quello che non penso, ne sono obbligato. Però, l’incipit mi pare giusto che sia questo. Vado deciso, questa volta.

Cuba: Una storia da riscrivere.
Hai saputo disegnare, a grandi linee, il velo sotto cui traspare l'identità di un popolo.
Quel poco che si vede da osservatore copre inesorabilmente la realtà di chi nasce e vive in un determinato luogo. 
Il giornalista deve fidarsi delle sue impressioni, delle emozioni trasmesse da Concita;  sa già che dovrà scrivere cose non vere ma è bello sapere che lui ha colto l'essenza e la ricchezza di Cuba.
Bello, Ottimo racconto!   
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