[Lab8] E gli Uomini

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Labocontest n. 8: Documentazione

Tema: Ricchezze
E gli Uomini 
In paese i più vecchi ricordavano ancora Ignazio (Nanziu) Sortales e Clemente Delugas, due ragazzi belli e alti più di tutti i loro coetanei, che vivevano con le famiglie nelle tanche davanti al mare. Erano partiti per la Grande Guerra e non erano più tornati.
Nanziu e Clemente erano cresciuti assieme, le fattorie dei loro genitori erano adiacenti, separate da un piccolo cortile. Avevano la stessa età, ma Clemente era più gracile; fin da bambini Nanziu lo considerava come un fratello da proteggere e stavano sempre assieme. Quanto amavano andare a cavallo lungo la riva del mare! I loro cavalli sapevano nuotare e d’estate li facevano entrare in acqua. Clemente si spaventava, se fosse scivolato di sella non sapeva nuotare al contrario di Nanziu che rideva come un matto schizzandogli l’acqua addosso e recuperandogli il berretto che gli cadeva. Clemente sorrideva riconoscente.
― Tranquillo Clemè! ― gli diceva Nanziu. ― Ci sono io! Non avere paura!
Le navi carboniere si avvicinavano per caricare il carbone preparato dai boscaioli negli spazi liberi delle loro tanche, salutavano suonando la sirena e i due ragazzi rispondevano  agitando i berretti. Clemente guardava le carboniere.
― Dove andranno, Nanziu?
― Oltre il mare.
― Sarà bello oltre il mare?
 ― Non lo so.
― Andremo un giorno a vedere?
― Non è mai venuto niente di buono dal mare per noi.
 
Passavano gli anni, sempre uguali, sempre belli per Nanziu e Clemente. Quante risate a girare la macina dell’uva, Clemente si stancava subito e Nanziu la girava anche per lui, ma senza farglielo pesare. Poi imparavano a dare gli ordini ai buoi aggiogati che trainavano l’aratro,  manovrare a mano i piccoli vomeri laterali senza danneggiare i ceppi della vigna, perché era peccato perdere buon vino. La questione era di vitale importanza e i vecchi si arrabbiavano se estirpavi un ceppo per noncuranza o distrazione. Erano belle le sere radunati davanti al fuoco, le famiglie Sortales, Delugas e altre vicine, mentre le donne cuocevano il pane al forno e gli uomini raccontavano storie di uomini coraggiosi. Nanziu si sentiva crescere come uomo e immaginava che doveva essere così anche per Clemente, ma non osava chiedere. Si sapeva che doveva essere così. L’anno in cui entrambi ebbero questa consapevolezza, bella da una parte e paurosa dall’altra, fu il loro ultimo tempo felice in quel mondo.
 
Era scoppiata la guerra. Uomini che partivano, qualcuno che non tornava. C’era tristezza e timore nel paese e nelle tanche. Nanziu e Clemente non ci pensavano molto, erano ancora troppo giovani per partire in guerra. Erano nati nel 1899.
E poi come ogni anno ad agosto c’era la festa della Vergine Assunta, bisognava portare la statua della santa carica di rosari e catenine d’oro in processione per le vie intorno alla piccola chiesa bianca che dominava il mare, circondata da olivastri secolari. Is cunflarius (i confratelli) vestiti di bianco cantavano ritmando con le donne vestite di nero: ―Santa Maria mama de Deus, prega pro non attros peccadores… in s’ora de sa morte nostra…
Quanto faceva caldo nei vestiti della festa! Uomini a cavallo accompagnavano la Vergine sollevando nuvole di polvere aspra al respiro, mista all’odore acre del letame di cavallo, sparando in aria con i loro fucili in segno di saluto, urlando di gioia.
Clemente reggeva in spalla un braccio della portantina della Vergine, all’altro lato c’era Nanziu. Entrambi rossi e accaldati, grondavano sudore. Clemente sussultava per gli spari, Nanziu adocchiava le ragazze attaccate alle loro madri con i costumi della festa, i fazzoletti neri a rose rosse e gialle e le guance accese. A qualcuna sorrideva anche se la ragazza abbassava lo sguardo, poi ricambiandolo di nascosto, strattonata dalla madre.
Don Alfio camminava davanti alla Vergine, attorniato dai chierichetti,  si accorgeva di tutta la storia e rallentava il passo facendo volteggiare il turibolo dell’incenso verso Nanziu e Clemente, soffocandoli di fumo, ma non lo faceva per cattiveria:  si sa com’è la questione.
Cantemus cun allerghia de sa Reina Maria, mama nostra…
(Cantiamo con allegria della Regina Maria, mamma nostra…)
I padri delle ragazze vedevano la scena attraverso il fumo che saliva dalle file di  spiedi di capra in grandi fuochi situati in parte all’ombra degli olivastri, di uno in particolare, che aveva mille anni come la chiesa. Quando la processione stava per avvicinarsi si mettevano in posizione battendo come nulla fosse le fruste dei loro cavalli sui gambali della festa borchiati d’argento e impolverati, sorridendo sotto i baffoni mentre si toglievano il berretto segnandosi con la croce al passaggio della Vergine. Poi si voltavano, si scambiavano qualche battuta sui giovani galletti e ridevano fragorosamente, passandosi fiaschi di vinello leggero e fresco.
 
Dalla Guerra venivano brutte notizie. C’era stata una grande disfatta in un posto mai sentito, Caporetto, erano morti molti soldati e ne servivano altri. Le classi anziane già partite erano finite. Chiamarono quelli del 1899.
Bisognava andare oltre quel mare che li aveva sempre circondati e protetti. Quando fu il momento di salutare, le famiglie si radunarono nel cortile. Il vecchio Delugas nell’abbracciare Nanziu aveva le lacrime agli occhi, voleva dirgli qualcosa ma non ci riusciva, non voleva, non poteva.
Nanziu disse sottovoce: ― State tranquillo. Clemente è mio fratello. Veglierò su di lui.
Il vecchio Delugas aveva annuito con gli occhi pieni di lacrime.
 
Non era possibile che una nave fosse capace di strappare il cuore di un uomo, ma Nanziu sentì questo mentre vedeva la sua terra allontanarsi e sparire all’orizzonte, assieme all’odore dolce dei boschi. Era troppo arrabbiato.
 
Il colletto della divisa grigioverde stringeva il collo e le urla dei superiori erano insopportabili, i loro ordini incomprensibili.
― Come mai tutta la tua gente siete bassi e tu sei alto? ― chiese un giorno a Clemente un ufficialetto. Clemente guardava a terra senza rispondere, rispose Nanziu ― Anche io sono alto! In antico c’erano i giganti da noi! O non lo sai?
L’ufficialetto si adombrò.
― Devi darmi del lei, tanghero!
― Agli ordini di lei, tanghero!― rispose Nanziu, qualunque cosa significasse quella parola mai sentita.
 
Urla e consegna di rigore. Finito il breve addestramento partirono per il fronte, su delle lunghe tradotte. Nanziu e Clemente furono separati, destinati in reggimenti diversi. Era la prima volta che si lasciavano e il distacco non fu per niente facile. Dovettero lasciarsi.
  
Il fronte. In trincea.
Cammina basso. Mangia nella gavetta e nel fango. Bevete, questa è anice, si va all’assalto.  Suona il fischietto, uscite! Filo spinato che ti taglia, striscia sotto. Le mitragliatrici falciano gli uomini come il grano! Andate avanti! Chi torna indietro sarà fucilato per codardia! Ma signor tenente: perché non passiamo ai fianchi della montagna, perché corriamo davanti alle mitragliatrici?  Esegui gli ordini, soldato.
 
Di pattuglia nella terra di nessuno: mettere i piedi sulla schiena dei morti impastati nel fango, non sulle loro pance molli: scoppiano. Bravo soldato Sortales!
Abbiamo visto come fumi il sigaro di notte con la brace in bocca! I cecchini nemici non ti vedono! Insegnalo agli altri. Bravo soldato Sortales! Sai sparare molto bene, soldato Sortales!
Passarono mesi,  Nanziu invecchiò di anni.
Quelle montagne di granito bianco assomigliavano alle montagne  dell’orizzonte della sua tanca.  Ma non erano quelle.
 
Un giorno ricevettero l’avvicendamento con un altro reparto e cominciarono a scendere incolonnati a valle, nelle retrovie. Transitarono nelle trincee di un battaglione dove c’era subbuglio, qualcuno si era ribellato. Una cinquantina di fanti si erano rifiutati di andare all’assalto in bocca alla mitragliatrici che li falciavano appena mettevano la testa fuori dalle trincee. Il loro comandante, un colonnello  indignato, urlava: ― Decimazione! Non voglio sentire niente! Eseguo gli ordini io! Comando io! Decimazione!
Dai cinquanta ribelli furono estratti a sorte cinque soldati e condotti in un piccolo spiazzo, legati a dei pali.
Qualcuno suggerì al colonnello di usare come plotone d’esecuzione i fanti che andavano in retrovia; essendo di un altro battaglione non conoscevano quelli che dovevano fucilare, anche per non creare ulteriori malumori. L’idea fu accolta.
Nanziu stava in un angolo appoggiato al fucile, masticando svogliato un sigaro. Il suo capitano lo scelse per far parte dei cinque soldati del plotone d’esecuzione.
― Ognuno di voi avrà un solo bersaglio e voi siete i migliori tiratori. Non sbagliate.
Nanziu non era entusiasta, ma si mise in fila.
 
I condannati furono bendati, l’ultimo soldato a destra rifiutò la benda, quello che doveva fucilare Nanziu, e che iniziò a cantare con lo sguardo in alto ―Santa Maria mama de Deus, prega pro nos  attros peccadores…
Anche Clemente era invecchiato.
Il capitano ordinò di far fuoco.
Cinque colpi echeggiarono nell’infinito, quattro uomini penzolarono avanti a capo chino, trattenuti dalle corde. Clemente era rimasto in piedi, Nanziu aveva sparato in alto.
Il colonnello urlò. ― Cosa succede? Chiedete a quel soldato perché non ha eseguito l’ordine!
Glielo chiesero, Nanziu non rispose.
― Esegui l’ordine figliolo! O sarai fucilato anche tu!
Clemente urlò ― Frade miu! Inongi ti deppìo accattare oe! Mischinu!  (Fratello mio! Qui ti dovevo trovare oggi! Povero!)
Poi aggiunse, con voce imponente ― Faeddu tui! Morìmi tui frade miu! Assumancu tui bivas!  (Fallo tu! Uccidimi tu fratello mio! Che almeno tu possa vivere!)
Nanziu  gli puntò il fucile al cuore urlando ― Clemè! Oe torramus a dommu! Amos a essere in bonu mundu, chi Deus bolede! (Clemente! Oggi torniamo a casa! Saremo nel buon mondo se Dio vorrà!)
Clemente sorrise sollevando la testa al cielo. Tra poco sarebbero tornati a casa, avrebbero visto la Madre, la Figlia e la Sposa del loro Signore.
Riprese a cantare ― Cantemus cun allerghìa de sa Reina  Maria, mama nostra…
Un colpo di moschetto risuonò sulle montagne.
Poi un secondo colpo.
 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab8] E gli Uomini

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Volevo aggiungere altri spoiler con un paio di di piccoli spezzoni di film e qualche spiegazione, ma non ci sono riuscito, per me questi spoiler non sono nè facili nè intuitivi e io non sono pratico  :facepalm:
Ancora non so come ho fatto a inserire lo spoiler con i link... ne volevo mettre una cinquantina di link ma non mi sembrava il caso... :D
Sperando di non trasgredire qualche regola metto qui due brevi trailer di film e una spiegazione.
Nel caso avessi sbagliato chiedo scusa e cancellate pure, la colpa è mia.

Non ho spiegato la parola "tanca" che significa un grande appezzamento di terreno a uso agricolo chiuso, ben delimitato da sempre nei suoi confini. Tancau significa infatti luogo chiuso. 

Non ho spiegato le parole iniziali della preghiera alla Vergine "Santa Maria mama de Deus, prega pro non attros peccadores..." perchè è molto simile a quella latina e credo intuitiva.
Nelle altre parole della preghiera ho tradotto, perché non sono intuitive, sono nel mio dialetto e vengono recitate solo nel mio paese, a un certo punto compare anche la denominazione della località Navarresa,
"mama nostra Navarresa", da  Santa Maria Navarrese, la storia della principessa di Navarra che approdò da noi mentre andava a sposarsi con un Giudice governatore di un Giudicato e costruì la chiesa, mille anni fa, vicino a un olivastro che ha mille anni anche lui. Dire questa preghiera è per un'antica  concessione speciale della chiesa. 

Questo trailer è del film "Uomini contro",  di Francesco Rosi, liberamente tratto dal libro "Un anno sull'Altipiano" di emilio Lussu. Illustra molto bene l'assurdità e l'inumanità degli ordini di andare a caricare con la fanteria i nidi di mitragliatrici. Persino gli austriaci provarono pietà per gli italiani...


Anche questo trailer è dello stesso film
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab8] E gli Uomini

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@Alberto Tosciri  

Un racconto con protagonisti due coscritti di leva italiani - i ragazzi del '99 - che nel 1917 vennero mandato in prima linea sui campi di battaglia della prima guerra mondiale. Male addestrati, spesso da ufficiali incompetenti cui l'esperienza con le precedenti leve non era servita, erano "carne da cannone". E non solo: tanti ragazzi vennero uccisi per "mantenere la disciplina", senza neppure punire i veri responsabili (che comunque neanche loro meritavano la morte) ma dopo sorteggi casuali.

In un'Italia con accenti e storie diversissime tra regioni, Alberto sceglie di descrivere la vita, prima e dopo, di due sardi, il cui spaccato di vita è estraneo all'epoca al concetto di "italiani" più che in altre regioni.

Sceglie di descrivere la ricchezza di una vita "a misura d'uomo" come lui la conosce, ma che è di respiro universale, nonché la ricchezza di azioni "da Uomini" in un contesto di guerra in cui chi comanda spesso non le compie.

La materia era vasta e, come consiglio, l'accenno ai Giganti della terra sarda e all'altezza dei protagonisti mi sembra inserito a forza e non funzionale al racconto.

Inoltre, non "vedo" il finale col cristiano Nanziu che sceglie il suicidio dopo avere accolto il desiderio di Clemente di essere lui a togliergli la vita.

Comunque, le tue storie mi avvincono sempre, Alberto, e questa non fa eccezione. Bravo!  (y)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab8] E gli Uomini

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Ciao @Alberto Tosciri

complimenti, è stata una gradevolissima lettura, di quelle che ti riempiono di suggestioni con il piacere di imparare cose nuove che solo un autore dalla bella penna è in grado di rappresentare senza diventare didascalico (solo il richiamo ai giganti, sono d'accordo con @Poeta Zaza, non è funzionale alla storia, anche se non hai calcato troppo la mano).  Da questo punto di vista hai svolto perfettamente l'esercizio del  labocontest. 

Segnalo una rima che si può evitare sostituendo la parola "riconoscente".
Alberto Tosciri ha scritto: Clemente sorrideva riconoscente.
Il finale, a mio avviso, ci sta tutto, compreso il non detto: 
Alberto Tosciri ha scritto: Glielo chiesero, Nanziu non rispose.
― Esegui l’ordine figliolo! O sarai fucilato anche tu!
Clemente urlò ― Frade miu! Inongi ti deppìo accattare oe! Mischinu!  (Fratello mio! Qui ti dovevo trovare oggi! Povero!)
Poi aggiunse, con voce imponente ― Faeddu tui! Morìmi tui frade miu! Assumancu tui bivas!  (Fallo tu! Uccidimi tu fratello mio! Che almeno tu possa vivere!)
Nanziu  gli puntò il fucile al cuore urlando ― Clemè! Oe torramus a dommu! Amos a essere in bonu mundu, chi Deus bolede! (Clemente! Oggi torniamo a casa! Saremo nel buon mondo se Dio vorrà!)
Clemente sorrise sollevando la testa al cielo. Tra poco sarebbero tornati a casa, avrebbero visto la Madre, la Figlia e la Sposa del loro Signore.
Riprese a cantare ― Cantemus cun allerghìa de sa Reina  Maria, mama nostra…
Un colpo di moschetto risuonò sulle montagne.
Poi un secondo colpo.
Grazie, a rileggerti :) 
Già.

Re: [Lab8] E gli Uomini

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@Poeta Zaza 
Ti ringrazio del commento e dell’apprezzamento.
Sono d’accordo sul fatto che l’inserimento dei giganti sia un po’, come dire, forzato. Una specie di intervento comico.
Nel mio intento voleva essere una risposta assurda alla domanda dell’ufficialetto, che da parte sua aveva connotati di “lieve” presupponenza circa la statura di una certa etnia; forse l’ufficialetto aveva studiato e credeva nelle teorie di Cesare Lombroso. Anche se a mio personale parere i giganti sono una cosa seria che meriterebbe di essere approfondita e studiata non solo dalle mie parti ma in tutto il mondo. Ma non affronto l’argomento.
In quanto al finale che non rispetta l’atteggiamento, il comportamento di un cristiano… Tieni conto che in quella guerra erano quasi tutti cristiani. Che dire di chi emanava ordini e disposizioni tattiche che causavano migliaia di morti assolutamente inutili, evitabili, e che poi andavano a messa con la famiglia? Che dire di tanti ragazzi contadini costretti a uccidere loro coetanei e che poi  tornavano a casa (quelli che ci riuscivano) a continuare la loro vita di sempre, diventando mariti, padri e nonni? Forse si sentivano assolti dalle atrocità che erano stati costretti a commettere perché era stato loro ordinato, quindi non erano loro responsabili (è una vecchia storia, anche al processo di Norimberga era la stessa storia). Penso che comunque, ordini o non ordini, non tutti riuscirono più a dormire sonni tranquilli, quelli più sensibili almeno.
Certamente sarebbe stato così anche per Nanziu e Clemente se fossero tornati. Ma davanti a una scelta dove per mano di Nanziu potevano decidere del loro destino, Nanziu concludeva di uccidere, come se fosse la prima volta, dimenticando le altre volte in cui lo aveva fatto contro i “nemici”. Ma in questo caso si trattava del suo migliore amico, quasi un fratello, destinato ineluttabilmente alla morte e poi, poiché sapeva che con quest’azione non avrebbe potuto convivere, non sarebbe più potuto tornare a casa e guardare la sua gente, decideva di porre fine anche alla sua vita.
Da cristiano non avrebbe potuto farlo, purtroppo le guerra non guarda questo fatto, non so se possono esserci pesi e misure diverse nell’uccidere, l’animo umano è complicato, le vie che intraprende o è costretto a intraprendere suo malgrado, come quelle di Dio, possono essere infinite, infiniti i  gradi di giudizio. Credo non esista una risposta certa e definitiva a questioni come queste.
 
@Ilaris 
Grazie per la lettura e l’apprezzamento.
Concordo per il tuo suggerimento circa la sostituzione di parola; anche rileggendo infinite volte certe assonanze paiono naturali e possono sfuggire. Concordo anche con il fatto dei giganti, ho già risposto a Poeta Zaza che mi ha fatto la stessa osservazione.
Ti dirò che da militare anche a me fecero la stessa domanda in quanto ero più alto della regola considerata normale dalle mie parti (non so poi chi faccia queste regole, e io non sono certo un gigante, sono alto appena 1,80) e ricordo che risposi all’incirca come Nanziu, leggermente “scocciato” all’epoca, ecco perché ho messo il fatto dei giganti, per stemperare l’atmosfera.
 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab8] E gli Uomini

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Che dire @Alberto Tosciri? Hai la rara capacità di prendere per mano il lettore e trasportarlo nei luoghi e nei pensieri della gente che descrivi con grandissima capacità. Ho letto questa storia con l’anima già in subbuglio (ho visionato prima di leggere il trailer del film)
e posso dire di aver sofferto leggendo. 
Quanta crudeltà sotto questo cielo? 
Ti lascio un passaggio di un pezzo meraviglioso scritto da Carl Sagan nel 1994. Probabilmente lo conosci già ma ugualmente lo voglio condividere 

(…) 
La Terra è un piccolissimo palco in una vasta arena cosmica. Pensate ai fiumi di sangue versati da tutti quei generali e imperatori affinché, nella gloria e nel trionfo, potessero diventare per un momento padroni di una frazione di un puntino. Pensate alle crudeltà senza fine inflitte dagli abitanti di un angolo di questo pixel agli abitanti appena distinguibili di qualche altro angolo, quanto frequenti i loro malintesi, quanto smaniosi di uccidersi a vicenda, quanto ferventi di odio.(…)
(…) 
Il nostro pianeta è un puntino solitario nella grande oscurità cosmica avvolgente. Nella nostra oscurità, in tutta questa vastità, non c’è alcun accenno al fatto che possa giungere aiuto da qualche altra parte per salvarci da noi stessi.

Carl Sagan, Pale Blue Dot, 1994.

Bravissimo 

Re: [Lab8] E gli Uomini

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ciao @Alberto Tosciri

Come sai scrivere tu i racconti di guerra non c'è nessuno. :D
Credo che faccia parte del tuo vissuto e che mai potranno essere cancellati. Hai trattato l'argomento "ricchezza" sul piano della amicizia, quella vera, che nasce quando due umani crescono assieme. Amicizia e guerra: un binomio sempre vincente. Una piccola nota sui "giganti" che hai citato. Non vedo perché, dato che parli di una regione non dare indicazioni di tipo anche storiche. Non è fantasia che da noi abbiano vissuto esseri umani alti sino a tre metri, ci sono le loro ossa conservate. A me piace. Certo, una manifestazione orgogliosa del proprio passato storico è un elemento che può caratterizzare anche il personaggio. La fine dei due amici? Tragica e non so se in effetti sia avvenuta. Comunque, nelle guerre è successo di sparare sui propri compagni: questa è storia. Come è storia, le scellerate manie di vittoria dei generali al costo dei propri uomini.
Non bisogna mai stancarsi di rispolverarla. guarda come in questo momento, ancora i generali, stanno mandando alla morte certa i loro ragazzi, con la finta motivazione, che la patria è quello che conta... Ciao. :D
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab8] E gli Uomini

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Grazie @bestseller2020

Penso che alla lunga racconti ambientati nella guerra possano stancare, anche se a me non è mai interessato raccontare di guerra se non per le vicissitudini e gli ulteriori sviluppi che coinvolgevano gli uomini. Mi interessa raccontare le loro storie, che in guerra hanno un'ulteriore drammaticità, anche se penso si possa descrivere una scena drammatica pure oggi mentre si va al lavoro, davanti a una stazione ferroviaria...

In quanto ai giganti, avrei certo voluto parlarne, ma poi no; oggi notizie così sono ridicolizzate, ne ho accennato solo vagamente come coloritura di un discorso, niente di che. So benissimo che i giganti sono esistiti; parlando solo della Sardegna ma anche in altri luoghi, i cosiddetti "giganti". Quando hanno costruito la Statale 131 da Cagliari a Sassari, fin dallOttocento ma anche prima e anche dopo, hanno dissotterrato centinaia di scheletri di giganti, fatti sparire chissà dove. Per non parlare di altri ritrovamenti in altri luoghi della Sardegna ogni tanto, fatti sparire anche quelli. Non interessano, non ci credono nemmeno se li vedono e allora... che senso ha parlarne? 
Come non ha senso parlare delle statue dei giganti di monte Prama... dopo anni di abbandono in un magazzino messe in un museo ma non pubblicizzati, non divulgati, non lo sa quasi nessuno. Non sia mai che le masse di turisti che vanno a vedere due bronzi superpubblicizzati  da altre parti decidano anche di venire in Sardegna... non sia mai...

In quanto ai fatti del racconto, chiaramente ho inventato tutto, ma non tanto. I nomi sono sardi ma i cognomi, sardizzati artificiosamente non esistono, pur avendo risonanze sarde, più che altro per non urtare qualche suscettibile che poi fa casino dicendo che ho coinvolto la sua famiglia. E vuole soldi per il danno. Sai com'è.
Sto cercando di finire anche dei romazi ambientati in una Sardegna arcaica (sempre intorno ai primi del Novecento) che esiste però solo per me, anche se mi rifaccio a eventi storici reali, praticamente riscrivendo la toponomastica di nomi di luoghi e  paesi e inserendo antichi nomi di persone ormai in disuso... Le persone suscettibili abbondano, bisogna tenerne conto.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab8] E gli Uomini

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A me i racconti di guerra non sono mai piaciuti, nemmeno mi piace l'argomento.
Ma da quando leggo te, è avvenuto un cambiamento. Hai la capacità di immergere il lettore negli eventi, creare un legame con i protagonisti che é davvero notevole.
Ho letto con piacere la storia di questi due ragazzi che perdono la loro ricchezza a causa di eventi piú grandi di loro, che fieri ed orgogliosi scelgono di morire in modo diverso.
Bellissimo racconto

Re: [Lab8] E gli Uomini

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Grazie @Almissima
Per me la guerra non è un'apologetica marcia trionfale dei buoni contro i cattivi... Non ci sono buoni e cattivi ma solo uomini travolti da situazioni più grandi di loro che non dovrebbero esistere, ma purtoppo sono sempre esistite.
Io quando scrivo di guerre varie cerco di rappresentare non tanto la guerra ma le storie più disparate di chi è costretto a parteciparvi suo malgrado. Sono situazioni anomale per un essere umano e in queste situazioni io ci vedo la storia personale di questi uomini, le loro paure, i loro sogni, i loro drammi frammischiati agli eventi che li portano ad agire in un modo piuttosto che in un altro. Cerco di descrivere uno stato umano in condizioni estreme. Le battaglie non voglio rappresentarle: sono tutte uguali, non hanno senso.
Grazie ancora per il tuo apprezzamento per quello che  ho cercato di rappresentare.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab8] E gli Uomini

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Ciao @Alberto Tosciri 
Il tuo racconto mi è piaciuto parecchio. Molto toccante, come tuo solito: riesci a far vibrare delle corde profonde dell'animo e puntare i riflettori su momenti bui della nostra storia. Crudeli, ma reali.
Se posso consigliare un margine di miglioramento, forse è un po' telefonato il finale, vista la precedente costruzione della narrazione, e si tratta di una coincidenza abbastanza forte, anche se capisco benissimo la valenza simbolica. Potrebbe essere un'idea ribaltare le aspettative del lettore e, ad esempio, farli incontrare perché Clemente era sì uno dei cinque, ma da dover essere giustiziato da uno dei compagni di Nanziu e non da Nanziu stesso; poi magari questi potrebbe aver chiesto al superiore di essere lui a giustiziare il fratello. Ma fai tu, è un'inezia.
Comunque complimenti 

Re: [Lab8] E gli Uomini

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@Monica ha scritto: Che dire @Alberto Tosciri? Hai la rara capacità di prendere per mano il lettore e trasportarlo nei luoghi e nei pensieri della gente che descrivi con grandissima capacità. Ho letto questa storia con l’anima già in subbuglio (ho visionato prima di leggere il trailer del film)
e posso dire di aver sofferto leggendo. 
Quanta crudeltà sotto questo cielo? 
Ti lascio un passaggio di un pezzo meraviglioso scritto da Carl Sagan nel 1994. Probabilmente lo conosci già ma ugualmente lo voglio condividere 
Ciao @monica
Scusa il ritardo nella risposta, avevo problemi di connessione. Ti ringrazio delle tue belle parole di commento. Penso sarebbe bello poter scrivere qualcosa dove non sia rappresentata la crudeltà umana nelle sue varie sfumature, ma la vedo dura. Una volta per riprendermi da letture e pensieri del genere pensavo bastasse leggere delle favole, ma anche quelle, moltissime, hanno un sottofondo di crudeltà. Penso che faccia parte della vita. Non conoscevo bene Sagan, grazie al tuo intervento mi riprometto di andare a documentarmi, ma posso dire di condividere il suo pensiero che hai postato, salvo forse nell'ultima parte, che denota una profonda sfiducia sul fatto che qualcuno possa intervenire a salvare l'uomo da se stesso. Secondo me l'uomo "ama"  credere di non poter essere salvato e si comporta di conseguenza, distruggendo gli altri e se stesso. I contrasti nascono quando questi uomini si scontrano con altri che sperano, che credono di poter essere salvati, in primis da se stessi; noi siamo i nostri peggiori antagonisti e poi dagli altri.

Ti ringrazio @Mina 
Condivido di certo che il racconto si possa modificare, specie nella parte finale che ho dovuto accorciare e tagliare per motivi di spazio, cosa che mi ha costretto a essere forse un po troppo "cinematografico". Anche i racconti hanno bisogno di un certo respiro per poter vivere, nel bene e nel male.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab8] E gli Uomini

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Ciao, @Alberto Tosciri 
Dalla partenza della nave ho cominciato a pensare che il racconto mi ricordava qualcosa e mi è dispiaciuto, perché non riuscivo a concentrarmi sulla storia. Che è bella e mi è piaciuta come tutte le altre che hai condiviso con noi. 
Ho dovuto leggerlo più di una volta per questa mia continua distrazione. La mente vagava e io ci sono tornata più volte sul tuo racconto. Ho cercato nella memoria ma non sono riuscita a ricordare  a quali immagini si legano le emozioni che ho provato leggendo il tuo racconto.
Forse, sono stati i racconti di gente che ho conosciuto, dei vecchi di paese, o immagini di film, di libri che ho letto troppo tempo fa: uno che ricordo a malapena: Un anno sull'altopiano, di Emilio Lussu. Insomma, ho provato un miscuglio di emozioni che mi hanno fatto apprezzare moltissimo la tua trama,
Mi hanno trascinato dentro le trincee, davanti al plotone d'esecuzione a chiedermi quando e perché è cominciato tutto questo orrore senza fine.
E condivido con te la voglia di rappresentare l'umanità nelle situazioni estreme, o meglio, vorrei saperlo fare.

Re: [Lab8] E gli Uomini

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Ti ringrazio tanto @Alba359 
Penso che la memoria ancestrale o genetica di molti uomini conservi i ricordi delle sofferenze dei propri antenati. Io la dico così, molto elementare, ma ho sentito e letto teorie a questo proposito di studiosi dell'argomento.
Per conto mio ci ho sempre inconsciamente creduto nei ricordi genetici. Naturalmente uno non ha ricordi fotografici, ma le sensazioni penso che permangano e a seconda della sensibilità ricettiva delle persone talvolta ci si mette a rimuginare.
Se oltre a quello (io ho avuto prozii  e parenti vari che hanno attraversato il Piave, altri dispersi, mai più tornati, ragazzi di 18 20 anni...) se oltre a questi rimpianti ci metti un interesse precoce fin da bambino per  la vita militare nelle sue totali implicazioni, ci metti letture continue di romanzi, fumetti, cinema, ulteriori fantasie... una storia come questa e pure peggio l'ho sempre avuta in testa e non mi ha mai dato pace. Ma come questa tante altre, espresse come meglio potevo. Qualunque cosa noi si possa immaginare penso sia accaduto infinitamente peggio.
Di certo avrai visto film al cinema o letto qualcosa che ti rilascia dei ricordi, la rete è piena di diari, episodi,cronache, foto... Ne ho una immensa collezione di foto e ingrandimenti, oltre a una mia personale esperienza, per cercare di rendere quanto meglio sprazzi di vita sconvolta e bruciata per sempre.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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