[Lab 7] Un dono regale

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È ancora notte, Giulio, nel suo studio, si lascia avvolgere dalle note umanizzate del sax di Coltrane. È soprappensiero quando il display dello smartphone s’illumina: appare il nome di Duccio Neri, avvocato.
«Ma certo, dottore, che mi ricordo di lei. No, no. Non sono più in servizio» posa lo sguardo sulla foto del nipotino.
«Ho urgente bisogno di vederla.»
La richiesta è inattesa come la neve a ferragosto.
«Le ho detto che sono fuori dal giro…»
«Lo consideri uno scambio di favori» risponde l’uomo senza fargli terminare la frase.
L’autostrada, prima dell’alba, è un nastro scuro proteso verso l’ignoto. Giulio spinge a fondo l’acceleratore.
Firenze lo accoglie col profumo di caffè e di paste appena sfornate.
Raggiunge palazzo Neri alle otto in punto. Preme l’unico pulsante sulla bottoniera lucidata a specchio. La serratura del grande portone ligneo fa uno scatto. All’ingresso, una scala in pietra serena conduce al piano nobile. Solleva lo sguardo verso la piccola finestra dell’anticamera: dal cielo coperto filtrano timidi raggi che illuminano la parete affrescata.
Il ronzio di una sedia a rotelle precede il click dell’apriporta.
I due uomini si scambiano una calorosa stretta di mano.
«È splendido, qui.»
«Un tempo era la chiesa di famiglia. Pensi che l’ho scoperto solo di recente; eppure il palazzo appartiene alla mia casata da secoli» dice l’avvocato «ma vengo subito al motivo del nostro incontro.» L’uomo apre un cassetto della scrivania, estrae un foglio ingiallito e glielo porge.
Giulio scorre il testo in silenzio. È costretto a tornare indietro più volte: il documento è parecchio danneggiato.
“Mi accoglierà l’Eterno nella schiera dei santi? Oppure le mani mie lorde di sangue arderanno tra le fiamme? Lo confesso. Per codardia non distrussi il regale dono. Lo celai agli occhi del mondo… quattro paladini, sí che la Chiesa non corresse periglio alcuno. Donato Neri A.D. 1600.”
«Dove l’ha trovato?»
L’avvocato indica un’antica Bibbia nella libreria. «Fra quelle pagine, a metà del libro.»
Giulio preleva il prezioso volume.
Lo colpisce una frase sottolineata nel libro di Giosuè: “Fermati, sole, su Gàbaon, e tu, luna, sulla valle di Àialon”.
«Un’eclisse… » pensa a voce alta.
«Vede, da quando ho trovato questa lettera, non riesco a pensare ad altro. Chi è stato ucciso? Cosa è stato nascosto? È come avere uno scheletro nell’armadio, ma sono certo che lei può aiutarmi.»
«Perché proprio io?»
«Perché lei è un uomo colto, arguto, e…» prosegue sottovoce «mi deve un favore» risponde l’avvocato.
Anni prima, l’indagine fiorentina gli aveva tolto il sonno per parecchio tempo. L’esito brillante di quell’operazione, risolta grazie all’aiuto dell’avvocato Duccio Neri, aveva fatto decollare la sua carriera nell’Arma.
Giulio sospira.
«Chi era Donato Neri?»
«Un mio antenato, uomo di chiesa. In famiglia si tramanda la leggenda che abbia speso parecchio pur di assistere di persona al rogo di Giordano Bruno. Questo è tutto.»
«Non è molto.»
«Mi fido di lei.»
Una volta rimasto solo, l’avvocato fa una telefonata.
«È uscito adesso. Sì, ha accettato.»
La città rinascimentale è magnifica anche sotto la pioggia primaverile. Assorto nei propri pensieri, Giulio non si accorge dell’uomo che lo segue con discrezione.
Inizia la ricerca alla biblioteca delle Oblate nella sezione storica.
A giudicare dalla quantità d’informazioni disponibili, a Firenze l’evento più importante del 1600 secolo fu il matrimonio per procura tra Maria de’ Medici ed Enrico IV di Francia celebrato il 5 ottobre.
Per codardia non fui capace di distruggere il regale dono… le parole della lettera gli ronzano in testa. Forse era un dono di nozze,
Scorre l’elenco: gioielli, soprammobili, statuette, perfino un corsiero napoletano.
Nel girare le pagine, lo colpisce la didascalia sotto alla riproduzione di un dipinto: “Ritratto del giovane Damiano Adimari, inventore († 4 ottobre 1600)”.
Morto il giorno prima del matrimonio reale... Guarda l’orologio.
Si affretta a uscire.
L’uomo seduto nel banco dietro di lui chiude il volume, si alza e continua a seguirlo in strada.
Palazzo Bastogi, sede dell’archivio storico della città di Firenze, si trova giusto nelle vicinanze.
La signorina della biglietteria blocca Giulio all’ingresso: «Ha prenotato?»
Sul badge spicca il nome “Daniela Adimari”.
Giulio gioca l’asso: «Se le dicessi che sto facendo una ricerca araldica proprio sulla sua famiglia? Sia gentile, la prego. Mi faccia entrare.»
«Mi spiace, ma non posso» risponde quella con un mezzo sorriso.
Sta per desistere, quando il suo inseguitore esce dall’ombra e mostra alla ragazza un tesserino: «Per oggi può fare un’eccezione» le dice con tono autorevole. Nell’asola sul bavero della sua giacca riluce una spilla d’oro.
All’uscita, l’ex militare ha in testa un mormorio di nomi, date, e informazioni ma un nuovo tassello si è aggiunto: Damiano Adimari, nobile vicino alla casata Medici, fu ucciso in un vicolo nei pressi del Palazzo della Signoria.
La ricerca prosegue nelle vicinanze. San Cristoforo degli Adimari, oggi, è un’autorimessa per le ambulanze della Misericordia.
«La chiesa è stata sconsacrata alla fine del ’700» risponde uno dei volontari «un tempo era la cappella della famiglia, ma, come vede, non è rimasto molto.»
Gli stemmi della potente casata fiorentina non sono che cicatrici levigate dai secoli e dalle intemperie sulla facciata dell’antico edificio di culto.
Forse potrei tentare all’archivio arcivescovile…
Un sacerdote lo conduce in una stanza asettica e gli fornisce un paio di guanti. Sul tavolino c’è l’annuario richiesto.
I fogli, fragilissimi, sono vergati con una calligrafia ordinata, ma la lingua antica è ostica da decifrare. Giulio si stropiccia gli occhi.
Il sacerdote controlla ogni sua mossa.
«Ha bisogno di aiuto?»
«In effetti, sì... Cerco notizie sulle esequie di un certo Damiano Adimari, un giovane nobile deceduto il giorno prima delle nozze di Maria de’ Medici.»
Il prete s’accarezza la barba e sfoglia con lentezza le pagine.
«Guardi qui, il 20 ottobre 1600… il funerale fu officiato da frate Cosma, domenicano.
Giulio si sofferma sui simboli accanto al nome: una croce, un ramo d’olivo e una spada racchiusi in un ovale.
«Cosa significano?» chiede indicandoli.
«Forse era un membro dell’Inquisizione» risponde il religioso.
«Come posso risalire al suo vero nome?»
Il prete aggrotta le sopracciglia. «Per questo dovrebbe accedere agli archivi vaticani.»
«Capisco… grazie.»
E se Donato Neri fosse stato un inquisitore? 
Giulio si avvia a tornare dall’avvocato con poche idee confuse.
L’anticamera gli sembra meno affascinante. L’ambiente è umido, la sedia emette una specie di lamento lugubre a ogni suo minimo movimento.
«Allora, cosa ha scoperto?»
«Ho più domande che risposte.»
«È riuscito almeno a farsi un’idea?»
«Solo speculazioni. Un certo Damiano Adimari, inventore, sembra sia stato assassinato e derubato il giorno prima delle nozze di Maria de’ Medici.»
«Interessante… nella lettera il mio antenato dice di aver agito in difesa della Chiesa. E se avesse ucciso l’Adimari perché aveva inventato qualcosa di “pericoloso”?»
«La Santa Inquisizione poteva condannare a morte chiunque per eresia. Non c’era bisogno di sporcarsi le mani.»
«E il dono regale?»
«Potrebbe essere stato un regalo per le nozze di Maria De’ Medici.»
«Dove sarà stato nascosto?»
Giulio allarga le braccia.
«Mi spiace, non ho elementi e ora si è fatto tardi.»
Apre la porta per uscire. Solleva lo sguardo verso la finestra dell’anticamera. Al tramonto i raggi proiettano una luce dorata che illumina il globo terracqueo dipinto sulla parete. Il pianeta è sostenuto ai quattro lati da arcangeli immersi nell’azzurro lapislazzuli del cielo.
Quattro paladini… La suggestione è irresistibile.
Le loro dita affusolate puntano dritto verso il centro della Terra, proprio dove s’intravede un minuscolo foro.
Giulio è assorto quando il rumore della sedia a rotelle alle sue spalle lo sorprende. L’avvocato stringe tra le mani una piccola chiave.
«Forse le serve questa» dice porgendogliela «era insieme alla lettera del mio antenato.»
«Perché non me l’ha detto subito? Credevo si fidasse di me.»
La chiave entra alla perfezione nel foro. Tre giri fanno scattare l’antica serratura. All’interno di un vano profondo c’è un astuccio contenente una pergamena e un tubo in cuoio con delle lenti alle due estremità.
«Posso?» Ottenuto il tacito assenso, srotola piano il documento costellato qua e là da infiorescenze di muffa e macchie scure.
Sulla parte superiore del foglio c’è una serie di disegni. Una stella racchiusa in un cerchio e quattro stelline che sembrano ruotarle intorno.
«Giove e i quattro satellitiincredibile!»
“Mia Regina, vi reco in dono un istrumento che mostra il cielo in tutta sua bellezza e movimento. Damiano Adimari A.D. 1600.”
«Il dono regale… un cannocchiale! Adimari l’aveva costruito nove anni prima di Galileo. Si rende conto della portata di tutto ciò, dottore? Si dovranno riscrivere i libri di storia!»
In quel momento, un uomo sembra materializzarsi davanti a loro. Un raggio di luce fa risplendere il triangolo d’oro spillato sul bavero.
L’avvocato Neri si volta verso di lui e, senza dire una parola, gli consegna l’astuccio col prezioso contenuto.
«Il suo posto è nel museo di Galileo» dice il nuovo entrato.
Gli occhi di Giulio saettano dall’uno all’altro uomo.
«Avvocato, lei sapeva…»
«Chi vorrebbe mai vedere infangato il nome dello scienziato toscano più famoso al mondo?» prosegue, glaciale, l’uomo prima di chiudere il reperto in una valigetta e uscire di scena.
«Dottore, lei ha un dovere morale nei confronti della Storia. Ha ancora le lettere. Può fare la cosa giusta!»
«Quali lettere?» Con un gesto fulmineo, Duccio Neri estrae un accendino dalla tasca della giacca. Gli antichi documenti sfrigolano nel piccolo incendio divampato tra le sue dita.
L’ex carabiniere si avventa sulle carte divorate dalle fiamme, ma, di loro, non resta che un mucchietto di cenere.
«Dimentichi tutto, è un consiglio.»
Giulio cancella il numero dell’avvocato dallo smartphone ed esce senza voltarsi indietro.

Re: [Lab 7] Un dono regale

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@Monica ha scritto: … quattro paladini, sí che la Chiesa 
refuso: sicché (ammenoché a quel tempo non si scrivesse come lo hai scritto tu) 
@Monica ha scritto:  l’evento più importante del 1600 secolo fu il matrimonio per procura
Refuso da eliminare secolo
@Monica ha scritto: il reperto in una valigetta e uscire di scena.
Refuso: ed esce


Bel testo, individuo la "pistola" nella finestra che distrattamente l'ex  carabiniere guarda all'arrivo, mentre la parte dell'arringa rossa è affidata all'intento dell'avvocato che pare voglia svelare un segreto mentre, al contrario, lo scopo è quello di insabbiare. L'unico appunto che però mi viene da farti è che inserendo fin da subito il personaggio oscuro, nel quale ci imbattiamo più volte (prima al telefono, poi nella biblioteca, nell'archivio storico e infine nell'ultima scena) preannunci chiaramente che le cose non stanno come sembrano. Posso sbagliarmi, ma questa è stata la mia impressione, diciamo che entrambe, riguardo all'arringa rossa, abbiano usato metodologie opposte: io ho celato troppo e tu hai svelato molto :hug: . Al di là di questa puntualizzazione il racconto si legge con grande interesse, è scorrevole e con una trama intrigante. 
Mi è piaciuto molto. Brava

Re: [Lab 7] Un dono regale

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@Monica ha scritto: È ancora notte, Giulio, nel suo studio, si
Dopo "notte" ci vedrei meglio un punto e virgola.
@Monica ha scritto: del 1600 secolo
del diciassettesimo secolo
@Monica ha scritto: L’uomo seduto nel banco dietro di lui chiude il volume, si alza e continua a seguirlo in strada.
La suspense continua. Brava!
@Monica ha scritto: “Ritratto del giovane Damiano Adimari, inventore († 4 ottobre 1600)”.
Morto il giorno prima del matrimonio reale... Guarda l’orologio.
Interessante, e il lettore collega quest'altro nome, qualche riga dopo:
@Monica ha scritto: Sul badge spicca il nome “Daniela Adimari”.
Giulio gioca l’asso: «Se le dicessi che sto facendo una ricerca araldica proprio sulla sua famiglia? Sia gentile, la prego. Mi faccia entrare.»
Sarà lei l'aringa?
@Monica ha scritto: «Chi vorrebbe mai vedere infangato il nome dello scienziato toscano più famoso al mondo?» prosegue, glaciale, l’uomo prima di chiudere il reperto in una valigetta e uscire di scena.
«Dottore, lei ha un dovere morale nei confronti della Storia. Ha ancora le lettere. Può fare la cosa giusta!»
«Quali lettere?» Con un gesto fulmineo, Duccio Neri estrae un accendino dalla tasca della giacca. Gli antichi documenti sfrigolano nel piccolo incendio divampato tra le sue dita.
L’ex carabiniere si avventa sulle carte divorate dalle fiamme, ma, di loro, non resta che un mucchietto di cenere.
«Dimentichi tutto, è un consiglio.»
Giulio cancella il numero dell’avvocato dallo smartphone ed esce senza voltarsi indietro.
WOW! Brava, @@Monica   (y)

Un po' poco l'azzurro lapislazzuli del cielo intorno ai quattro paladini-
P.S.: Ma l'Adimari è un personaggio inventato, vero?
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab 7] Un dono regale

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Questo racconto, di per sé ben scritto (molto carina l'indagine), mi lascia con un'enorme, abissale punto interrogativo: perché l'avvocato ha interpellato Giulio, se già sapeva tutto fin dall'inizio? Perché coinvolgere un testimone, se vuoi fare proprio il contrario, cioè sotterrare il passato e distruggere le prove? A che pro farlo indagare?
 @@Monica sono sicura che ci sia qualcosa che mi sfugge e chiedo venia se è così, ma proprio non riesco a darmi una risposta  :bash:
Altra domanda della serie dei "perché": quando l'inseguitore nell'ombra esce per mostrare alla ragazza della biglietteia un tesserino, come mai Giulio non si fa delle domande su chi sia costui? Forse l'uomo lo fa senza essere notato? Ma nella scena Giulio è presente, se se ne era già andato, la ragazza come minimo avrebbe dovuto rincorrerlo... 
Peccato perché l'indagine in sé mi è piaciuta parecchio, seguiamo passo passo Giulio e la sua catena logica, che funziona nonostante la brevità del racconto. Insomma, non so se sono stata l'unica ad avere questi dubbi, nel caso spero che ti possano servire a qualcosa  :s

Re: [Lab 7] Un dono regale

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  ha scritto:@MonicaQuali lettere?» Con un gesto fulmineo, Duccio Neri estrae un accendino dalla tasca della giacca. Gli antichi documenti sfrigolano nel piccolo incendio divampato tra le sue dita.
Un gesto che non ha spiegazione, almeno secondo me. 
L'avvocato Neri, ricco, anzi no, ricchissimo, circondato sicuramente da stuoli di avvocati che lavorano per lui, mette al corrente un vecchio carabiniere di un fatto che riguarda la sua famiglia per poi estrometterlo del tutto senza motivo.
Ho letto che tu hai la spiegazione di questo fatto. Io però mi chiedo: visto che il Neri aveva la chiave e sapeva dove stava il manufatto, perché non far sparire i documenti e basta? Poi bastava far finta di aver ritrovato il "dono regale," attribuirlo a Galileo e donarlo pubblicamente al museo? Ci avrebbe perfino fatto una gran bella figura!
Sicuramente il raggio di sole che illumina l'affresco è la pistola, l'aringa...forse l'eclissi ma non è che serva molto in quel momento, avrebbe almeno dovuto avere un collegamento con il matrimonio  di Maria dè Medici, per portarci fuori strada, oppure... Non saprei, forse  l'aringa è l'uomo che lo segue inutilmente?  Perché a quanto pare, sia l'avvocato che il suo uomo sembrano quasi che conoscano in anticipo le mosse di Giulio. 
Se dovessi rimetterci le mani prenderei in considerazione la richiesta da parte dell'avvocato di distruggere i documenti consultati, Col manufatto in un  museo non si può mai sapere... Qualche storico potrebbe indagare. 

Un'altra cosa che non mi torna è questa:
  ha scritto:@MonicaUn mio antenato, uomo di chiesa. In famiglia si tramanda la leggenda che abbia speso parecchio pur di assistere di persona al rogo di Giordano Bruno.
Forse si mise in viaggio verso Roma con diverse persone al seguito. In carrozza o a cavallo non credo che fosse una spesa così eccessiva da essere ricordata.

Come sempre la tua penna gratifica chi ti legge, le scene sono ben rappresentate. Mi sono piaciuti moltissimo i cenni storici, inventati e non, In special modo come hai puntualmente narrato le visite nell'archivio storico e nella biblioteca. I personaggi mi sono piaciuti; Il carabiniere è perfetto, l'avvocato sulla sedia a rotelle è uno stereotipo, io lo vedrei meglio in piedi, vecchio ma ancora in gamba.
Come ti ho spiegato sopra, la trama traballa un po' ma ho fiducia nella tua fervida fantasia, tanto che ci lasci con una curiosità da svelare:
@Monica ha scritto: dom mar 19, 2023 4:08 pmUn raggio di luce fa risplendere il triangolo d’oro spillato sul bavero.
L’avvocato Neri si volta verso di lui e, senza dire una parola, gli consegna l’astuccio col prezioso contenuto.
«Il suo posto è nel museo di Galileo» dice il nuovo entrato.
Chi è? Triangolo d'oro? Tipo massoneria?  E qui mi torna di nuovo tutta l'inutilità di aver scomodato Giulio per un affare privato che si poteva risolvere in poco tempo. 
Spero che ci toglierai la curiosità, alla prossima.

Re: [Lab 7] Un dono regale

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@@Monica quindi è questa l'informazione che gli mancava, la collocazione del manufatto? Certo, tutto torna di più, ma in quel caso forse sì, ti consiglierei di modificare lievemente la scena. La naturalezza con cui l'avvocato si accosta con la chiave, il suo atteggiamento, fanno supporre che lui sapesse già tutto. Quindi basterebbe aggiungergli un po' di sorpresa, o un commento di qual si voglia tipo, e risulterebbe più chiaro

Re: [Lab 7] Un dono regale

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In realtà no, non l'hai scritto, ma sembra sott'inteso.
Qui.
  ha scritto:@MonicaGiulio è assorto quando il rumore della sedia a rotelle alle sue spalle lo sorprende. L’avvocato stringe tra le mani una piccola chiave.
«Forse le serve questa» dice porgendogliela «era insieme alla lettera del mio antenato.»
Nessun segno di stupore da parte dell'avvocato. Abita in quella casa, ha la chiave, non posso credere che l'avvocato abbia notato solo in quel momento il buco sul muro e che sia una combinazione il fatto che si porti dietro la chiave tutto il tempo.
Giulio è già uscito, il rumore della sedia lo sorprende, non si aspetta che l'avvocato lo segua sulle scale. A me è sembrato che l'avvocato si aspetti che Giulio noti il buco sulla parete proprio in quel momento e infatti lo segue, pronto, con la chiave in mano. 
E qui si rafforza la mia idea. Sembra che anche Giulio la pensi come me. 
  ha scritto:@Monica«Perché non me l’ha detto subito? Credevo si fidasse di me.»
Sicuramente per mancanza di caratteri non hai reso il fatto che Duccio comprenda solo in quel momento che la chiave che ha trovato sia quella che svelerà il manufatto, però così come l'hai scritto fa pensare che già lo sappia.

E anche qui:' se Giulio li guarda entrambi e chiede  "Avvocato, lei sapeva..." A cosa allude? Cosa dovrebbe pensare chi legge? Forse sbaglio ma io ho pensato che si riferisse al manufatto, e quindi anche al posto dove era nascosto. 
  ha scritto: Gli occhi di Giulio saettano dall’uno all’altro uomo.
«Avvocato, lei sapeva…»
Quando Giulio nota il buco sul muro, e l'avvocato, senza la minima sorpresa, le porge la chiave,se invece avesse detto: oh, mio Dio, ce l'ho avuto sotto gli occhi per tutto il tempo! Ho trovato una chiave, la vado a prendere!

Vabbeh, magari non ho capito io qualcosa fra le righe,  anzi sicuramente adesso mi smentirai e mi farai notare dove mi sono persa.
Nel caso mi scuso fin da ora, però ti giuro che l'ho letto con molta attenzione. Letto e riletto con molta attenzione, per questo sei stata l'ultima del contest a ricevere il mio commento. Ci ho pensato molto prima di postarlo, avevo paura di sbagliarmi e di farti notare una cosa che poi sarebbe risultata sbagliata da parte mia. Ora sono davvero curiosa di sapere cosa invece intendevi dire con la frase:
 «Perché non me l’ha detto subito? Credevo si fidasse di me.»

Re: [Lab 7] Un dono regale

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Ciao @@Monica

Devo dire che questo racconto ti è riuscito in maniera magistrale.

Anzitutto non posso che complimentarmi per essere riuscita a inscenare con un numero relativamente contenuto di caratteri un intreccio degno di un romanzo Dan Brown.

Un vero thriller storico sviluppato con una coerenza e una credibilità dell’impianto che ripeto, fa sentire il lettore all’interno di un complicato romanzo giallo, al pari di qualche corposo libro di rinomati autori del “genere”.

E’ poi, stupefacente per me, che non saprei da dove iniziare nel creare l’insieme di riferimenti storici, che ritengo siano in parte reali e in parte mixati a personaggi di fantasia, che pure appaiono credibili nella composizione del racconto.
Altro elemento degno di nota è l’insieme dei luoghi in cui il racconto è ambientato, che suppongo che siano frutto di una ricerca precisa su strutture e uffici realmente presenti a Firenze, o di una conoscenza diretta di ciò che si narra.

Confesso che resto affascinato da tanta precisione descrittiva, poiché personalmente avrei qualche difficoltà a descrivere nel palazzo del comune di mia residenza, sia la denominazione dei vari uffici e la presenza stessa di essi.

Trovo, per concludere che siano state rispettate tutte le “boe” previste dal contest, e senza ricadere in maniera un po’ ossessiva, come a taluni è accaduto, nella ripetizione un po’ forzata della parola “azzurro” (me compreso).

Complimentissimi, un’ottima prova di qualità e maturità narrativa.

Un saluto e un abbraccio, <3

Re: [Lab 7] Un dono regale

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 Ciao @@Monica
Anche io sono rimasto dubbioso circa i motivi per cui l’avvocato Duccio Neri chiami Giulio, un ex carabiniere, per svolgere questa indagine che non sembra aver bisogno di scoperte o particolari risvolti a meno che non si mettano di mezzo antichi misteri esoterici, segreti imperscrutabili nascosti negli ottanta chilometri di archivi segreti Vaticani.
@Monica ha scritto: «Chi vorrebbe mai vedere infangato il nome dello scienziato toscano più famoso al mondo?» 
Io sì. Ma non capisco come potrebbe succedere se anche si scoprisse che il cannocchiale era stato inventato da un altro uomo nove anni prima. Cosa cambiava? Uno scambio di fama?
@Monica ha scritto: @MonicaAl tramonto i raggi proiettano una luce dorata che illumina il globo terracqueo dipinto sulla parete. Il pianeta è sostenuto ai quattro lati da arcangeli immersi nell’azzurro lapislazzuli del cielo.
Quattro paladini… La suggestione è irresistibile.
Mi ha intrigato il globo terracqueo dipinto sulla parete della casa dell’avvocato. È retto da quattro angeli, cioè ha un basamento. Non si mettevano questi simboli come semplici ornamenti, avevano un significato, potrebbe essere una delle chiavi, anche perché fino a Galileo si credeva che la Terra avesse delle fondamenta. Comunque nessuno le ha viste e nessuno può affermare il contrario. I calcoli che dicono il contrario sono esatti, ma si basano su asserzioni congetturali.
Questo mi ha fatto pensare che il mistero si celasse nella piena divulgazione che quelle fondamenta allegoriche si riferissero a qualcosa di vero, nascosto o mistificato dall’epoca di Galileo in poi. Ho sbagliato.
Anche la frase nel libro di Giosuè ha il suo perché. Il sole si era davvero fermato?
Perché Donato Neri spese parecchio per assistere al rogo di Giordano Bruno? Non ci poteva andare chiunque a vederlo, senza spendere? A meno che non venisse da lontano e avesse speso una fortuna nel viaggio per giungere in tempo. La domanda e le motivazioni rimangono senza risposta nel tuo racconto, non faccio congetture anche perché per me Giordano Bruno non fu un eroe né un martire; la Santa Inquisizione Cattolica aveva, contrariamente a quello che si dice, fatto di tutto per salvarlo mentre al contrario, durante le sue peregrinazioni nella Svizzera protestante l’Inquisizione Protestante lo avrebbe messo al rogo se non avesse ritrattato le sue idee e al contempo non fosse fuggito.
Hai messo un bel po’ di misteri ma senza però dare una soluzione, anche di fantasia o meglio: senza dare tutte le soluzioni o nascondendole in modo per me troppo arzigogolato… Lasci molta curiosità.
Però mi è piaciuto questo intrigo storico italiano.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab 7] Un dono regale

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@Monica ha scritto: «È splendido, qui.»
«Un tempo era la chiesa di famiglia. Pensi che l’ho scoperto solo di recente; eppure il palazzo appartiene alla mia casata da secoli» dice l’avvocato «ma vengo subito al motivo del nostro incontro.»
Mi sembra uno scambio irrealistico, troppo rapido. Direi una cosa tipo:
«ma vengo subito al motivo del nostro incontro.» disse dopo essersi scambiati qualche convenevole.


Non ho capito. Cioè, non tanto la struttura della storia, quella fila bene, l'obiettivo è chiaro e la ricerca scorre con un buon ritmo. Ma mi restano delle domande. Perché per questa ricerca viene assoldato un poliziotto e non uno storico? Chi è l'uomo con la spilla d'oro? Immagino la sua presenza dovesse essere la pistola di Cechov, ma non è un elemento che passa inosservato, anzi mette subito in allarme il lettore.
Qual è il senso di nascondere questa verità storica? Perché dovrebbero esserci persone interessate a mantenere il segreto? Alla fine, non è niente di drammatico, è anzi abbastanza comune: la storia della scienza ha numerosissimi esempi di scoperte o invenzioni che non sono ricondotte al vero "primo". Ad esempio, Darwin è ricordato come il grande che è stato non perché è stato il primo a formulare la teoria dell'evoluzione per selezione naturale, ma perché è quello che per primo l'ha formulata in modo organico, argomentato e con numerose prove. Quindi, nel caso del racconto, non vedo perché la figura di Galileo dovrebbe uscirne danneggiata. Anzi, uno degli esempi di cui parlavo prima riguarda proprio Galielo e Kepler come "successori" parimerito di Copernico. C'è una lobby che ha una strana fissa per Galileo?
A cosa serve la presenza del protagonista, se già l'avvocato e l'uomo misterioso sapevano cosa aspettarsi (lo sapevano, no? O lo sospettavano? Se no, perché farlo seguire? E perché serviva proprio lui?)? Perché il protagonista non si fa domande, quando l'uomo dalla spilla dorata esce dall'ombra? Perché aspettare per distruggere la lettera? Perché non distruggere anche il reperto?
La parte della ricerca è molto coinvolgente. Secondo me, cambiando il mestiere del protagonista e cambiando il punto a cui tutto va a convergere, può uscire un'ottima storia
Grande  :D
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