[Slab6] Storia di Lina

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La storia si svolge negli anni ’90 nella periferia di una grande città. Siamo nel mese di giugno, fa caldo. È un giorno lavorativo. 
Lina, una senzatetto che vive in quella zona, dorme, come d’abitudine, sopra un cartone nei pressi della fermata dell’autobus numero sessantuno.
Una mattina, al suo risveglio, attratta dall’odore particolare di una miscela di tabacco da pipa, riconosce tra la folla in attesa l’uomo che qualche tempo prima l’aveva violentata. 
In realtà, lei non lo aveva mai visto in volto, ma è certa che si tratti proprio del suo aguzzino; una particolare cicatrice nel dorso della mano destra glielo conferma in modo inequivocabile: è il segno di un morso che le è costato l’ultimo dente buono.
La certezza risveglia in lei i ricordi più dolorosi e l’odio puro verso il proprio carnefice.
Lina ricorda la violenza subita e ringrazia il destino che le concede la possibilità di vendicarsi. 
Dal giorno dello stupro la barbona porta con sé un coltello rubato alla mensa dei poveri confidando di usarlo, prima o poi, per la sua vendetta.
Quando la senzatetto avvicina l’uomo per accoltellarlo, lui, un attimo prima di essere colpito, cade a terra stroncato da un infarto.
Le persone che si erano accalcate alla fermata, dopo aver chiamato gli inutili soccorsi, salgono sull’autobus lasciando Lina sola coi propri fantasmi. 

Re: [Slab6] Storia di Lina

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Bene @@Monica.
Sarai la prima apripista. La storia può avere delle buone potenzialità soprattutto se sarai in grado di dare particolare spessore al tema del risveglio.
@Monica ha scritto: Una mattina, al suo risveglio ...
La certezza risveglia in lei i ricordi ...
C'è però un particolare che mi lascia dubbioso.
@Monica ha scritto:
attratta dall’odore particolare di una miscela di tabacco da pipa, riconosce tra la folla in attesa l’uomo che qualche tempo prima l’aveva violentata. 
In realtà, lei non lo aveva mai visto in volto ...
Non vedere in volto l'uomo che la sta violentando e riconoscerlo solo dall'odore del tabacco o dalla cicatrice sulla mano non è proprio la cosa più ovvia. Se è per davvero così vuol dire che le circostanze di quella violenza dovevano essere molto particolari (un rito con persone incappucciate?)
In tal caso l'antefatto dovrebbe avere uno spazio significativo nella vicenda essendo parte integrante della trama.
@Monica ha scritto: lui, un attimo prima di essere colpito, cade a terra stroncato da un infarto.
Qui ci può essere l'elemento veramente interessante di tutta la storia. Sarà solo il caso? Il destino? Qualcosa di ancora superiore?
Ogni ipotesi può orientare la chiave di lettura, in un caso come dramma psicologico, in un altro come evento metafisico, oppure slittare nel genere horror.
Comunque sia, il fatto che Lina rimanga sola con i propri fantasmi mi sembra un ottimo finale.

Re: [Slab6] Storia di Lina

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Ciao @@Monica   :)

Una domanda: narrerai in prima persona o in terza persona?

Nel primo caso, non potresti parlarne, ma nel secondo sì. Cioè, leggendo la sinossi mi piacerebbe già sapere se l'uomo ha riconosciuto anche lui la sua vittima. Se glielo abbia fatto capire sì o no può aspettare.
Inoltre, mi sembra importante dire l'età di Lina e quanti anni circa siano passati dallo stupro.

Un ultimo suggerimento. Lina resta sola coi suoi fantasmi. E se questi fossero "presi" dai fantasmi del morto?

:ciaociao:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Slab6] Storia di Lina

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Ciao @Monica

mi incuriosisce il motivo per il quale hai scelto una barbona nel ruolo di vittima vendicatrice; ci sarà un prologo in cui la vedremo girovagare senza meta per la città, magari rovistando nei cassonetti o facendo le cose che immaginiamo facciano i senzatetto, salvo poi "risvegliarci", noi lettori, insieme a lei dalla routine di degrado a cui è assuefatta? In altre parole, mi chiedo se il suo essere una senzatetto debba rivestire un particolare significato nell'ottica della già di per sé tragica rappresentazione della violenza subita. 
Già.

Re: [Slab6] Storia di Lina

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@Monica ha scritto: attratta dall’odore particolare di una miscela di tabacco da pipa, riconosce tra la folla in attesa l’uomo
Te lo sconsiglio: non è credibile.
Innanzitutto i tabacchi da pipa in vendita, a meno di non rifornirsi in negozi specializzati – molto rari –, sono sempre gli stessi dieci- quindici, per cui i fumatori non hanno tutta questa scelta e quindi molti usano le stesse misture: impossibile perciò associare una persona a un aroma. Perché questo fosse possibile con maggiore probabilità l'uomo dovrebbe prepararsi da sé la mistura e non usare quelle in vendita già confezionate; sfido però chiunque non sia un super esperto, da club della pipa per intenderci, a riconoscere con certezza l'aroma di una particolare mistura semplicemente odorando il fumo a un passaggio fugace. Tanto per fare un esempio: io fumo la pipa, con maggiore o minore costanza, da almeno quarant'anni; negli ultimi dieci ho usato quasi esclusivamente una varietà di "Larsen" danese, ma se incrocio una persona che fuma la pipa non sono in grado di dirti con certezza se stia usando lo stesso tabacco che uso io. Posso escluderne molti, ma se l'aroma è somigliante (le misture a base di Virginia e Cavendish sono tutt'altro che rare) non posso essere sicuro che stia fumando un "Larsen classic delight".
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Re: [Slab6] Storia di Lina

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Ho anche io dei dubbi sul metodo di riconoscimento, perché in effetti l’odore dovrebbe essere qualcosa di molto più particolare, a meno che questo non sia associato a qualcosa di molto specifico; tanto per fare un esempio: entrambi, stupratore e protagonista, frequentavano la stessa organizzazione (setta, club, altro) e l’odore che riconosce è una particolare mistura di aromi che la possono far sospettare con certezza che l’uomo sia proprio il suo aggressore
Anche la cicatrice non mi convince del tutto, perché mi pare strano che una barbona possa analizzare con così tanta sicurezza la mano dell’uomo e ricondurre subito quella cicatrice al morso che ha dato; come per l’odore, più che la cicatrice ti suggerirei qualcosa di più caratterizzante, come una voglia o un tatuaggio 
Per il non vederlo in volto, basterebbe che lo stupro non venisse fatto da “davanti”, e aggiungendo una qualche causa esterna (alcool o droghe), che rendano difficile alla vittima il riconoscere bene la vittima 

I mei maggiori dubbi sono sul finale, ad essere onesto, ma per una personalissima preferenza: scritto com’è dalla sinossi, mi pare quasi una troncatura alla storia, una causalità troppo grande che pare costruita ad arte per chiudere un racconto, e non una “vera” storia di vendetta. Potresti valutare o di far uccidere davvero l’uomo, per poi essere additata ingiustamente come pazza assassina, oppure nel farlo risparmiare dopo che la protagonista ha visto un qualcosa che la faccia desistere dalla vendetta, come una moglie, dei figli o un parente anziano per esempio 

Re: [Slab6] Storia di Lina

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Ciao, oltre alle cose che ti hanno già detto a me è sembrato strano che Lina abbia visto qualcosa che senza dubbio al momento della violenza non poteva vedere: la cicatrice.
Lei lo ha morso, ma non poteva certo sapere che gli avrebbe lasciato un segno, la ferita doveva ancora rimarginare. Come poteva riconoscerlo da qualcosa che lei ha solo immaginato?  
Inoltre, mi chiedevo se è possibile sferrare un morso così deleterio con una dentatura così malridotta
@Monica ha scritto: è il segno di un morso che le è costato l’ultimo dente buono.
  Potresti fare in modo che lei lo riconosca da un tatuaggio, come ti hanno suggerito sopra.
Io ho immaginato che l'uomo sia un "disperato" un altro senzatetto come lei. Lina si sveglia e sente quella voce, quell'accento strano che ha sentito soltanto mentre veniva violentata. L'uomo sta molestando una donna, usa addirittura le stesse parole che ha detto a lei, i ricordi riaffiorano, poi vede il tatuaggio sulla mano dell'uomo, ora non ha più nessun dubbio: è l'ora di vendicarsi, si alza con il coltello in mano...
La voce, l'accento strano o qualsiasi altra cosa tu inventi serve per sostituire l'odore del tabacco che, come ti ha fatto notare @Marcello, non può andare bene.
L'idea che Lina si svegli dal sonno naturale e si risvegli nell'attimo in cui  comprende che la vendetta covata può avere il suo compimento mi piace.
Io lavorerei su questo aspetto. Curerei e mi soffermerei sui sentimenti che prova, quando il risveglio vero e proprio avviene e la spinge a impugnare il coltello. 

Re: [Slab6] Storia di Lina

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@Monica ha scritto:
Una mattina, al suo risveglio, attratta dall’odore particolare di una miscela di tabacco da pipa, riconosce tra la folla in attesa l’uomo che qualche tempo prima l’aveva violentata. 
Se era un "inconfondibile" tabacco da pipa, non poteva trattarsi che del Dunhill Night Cap.
La migliore miscela i tabacco da pipa al mondo, che ho avuto il piacere di fumare per anni (almeno fino a quando il prezzo della confezione non ha sfiorato i 20 euro).
Se lo citerai come nome, nessun lettore (fumatore di pipa) potrà smentirti e dubitare della sua riconoscibilità olfattiva.

Re: [Slab6] Storia di Lina

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Nightafter ha scritto: Se era un "inconfondibile" tabacco da pipa, non poteva trattarsi che del Dunhill Night Cap.
La migliore miscela i tabacco da pipa al mondo, che ho avuto il piacere di fumare per anni (almeno fino a quando il prezzo della confezione non ha sfiorato i 20 euro).
Se lo citerai come nome, nessun lettore (fumatore di pipa) potrà smentirti e dubitare della sua riconoscibilità olfattiva.

Grande @Nightafter 🤩

Re: [Slab6] Storia di Lina

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@@Monica ciao.

La storia si svolge negli anni ’90 nella periferia di una grande città. Siamo nel mese di giugno, fa caldo. È un giorno lavorativo. 

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Per iniziare direi che hai abbastanza per scrivere a riguardo della ambientazione.
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Lina, una senzatetto che vive in quella zona, dorme, come d’abitudine, sopra un cartone nei pressi della fermata dell’autobus numero sessantuno.
Una mattina, al suo risveglio, attratta dall’odore particolare di una miscela di tabacco da pipa, riconosce tra la folla in attesa l’uomo che qualche tempo prima l’aveva violentata. 
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Per entrare in questa parte ti potrebbe tornare utile aver in mente l'elaborazione di un rapporto storico tra il suo assalitore. Il fatto che lei sia una barbona non è sufficiente a muovere l'interesse e tenerlo in tensione. Ti consiglierei di organizzare il passato di Lina quando non era una persona di strada. Quale storia ha dietro Lina, per essere arrivata a quel tipo di vita? E il suo assalitore potrebbe essere anche una di quelle cause? La violenza potrebbe essere una specie di vendetta tra i due? Insomma, cerca di lavorare sul suo passato e costruisci un rapporto credibile e magari doloroso.
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In realtà, lei non lo aveva mai visto in volto, ma è certa che si tratti proprio del suo aguzzino; una particolare cicatrice nel dorso della mano destra glielo conferma in modo inequivocabile: è il segno di un morso che le è costato l’ultimo dente buono.
La certezza risveglia in lei i ricordi più dolorosi e l’odio puro verso il proprio carnefice.
Lina ricorda la violenza subita e ringrazia il destino che le concede la possibilità di vendicarsi. 
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Semmai decidessi di tenere il racconto su questa strada, credo che in mancanza dei retroscena, sarai costretta a limitare le tue chance: vedi te. Sarai obbligata a scrivere puntando solo sul risentimento e sentimenti di vendetta. Però, dove è la storia?
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Dal giorno dello stupro la barbona porta con sé un coltello rubato alla mensa dei poveri confidando di usarlo, prima o poi, per la sua vendetta.
Quando la senzatetto avvicina l’uomo per accoltellarlo, lui, un attimo prima di essere colpito, cade a terra stroncato da un infarto.
Le persone che si erano accalcate alla fermata, dopo aver chiamato gli inutili soccorsi, salgono sull’autobus lasciando Lina sola coi propri fantasmi. 
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Il finale può concludersi come lo hai pensato. A seconda di come tu deciderai di condurre la storia, questo lo potrai tenere valido. Il ritrovarsi coi propri fantasmi, è la degna chiusura di quella storia che hai rappresentato: per questo di consiglio di ampliarla. Ciao Monica e buon lavoro <3
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Slab6] Storia di Lina

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@Monica ha scritto: La storia si svolge negli anni ’90 nella periferia di una grande città. Siamo nel mese di giugno, fa caldo. È un giorno lavorativo. 
Lina, una senzatetto che vive in quella zona, dorme, come d’abitudine, sopra un cartone nei pressi della fermata dell’autobus numero sessantuno.
Una mattina, al suo risveglio, attratta dall’odore particolare di una miscela di tabacco da pipa, riconosce tra la folla in attesa l’uomo che qualche tempo prima l’aveva violentata. 
In realtà, lei non lo aveva mai visto in volto, ma è certa che si tratti proprio del suo aguzzino; una particolare cicatrice nel dorso della mano destra glielo conferma in modo inequivocabile: è il segno di un morso che le è costato l’ultimo dente buono.
La certezza risveglia in lei i ricordi più dolorosi e l’odio puro verso il proprio carnefice.
Lina ricorda la violenza subita e ringrazia il destino che le concede la possibilità di vendicarsi. 
Dal giorno dello stupro la barbona porta con sé un coltello rubato alla mensa dei poveri confidando di usarlo, prima o poi, per la sua vendetta.
Quando la senzatetto avvicina l’uomo per accoltellarlo, lui, un attimo prima di essere colpito, cade a terra stroncato da un infarto.
Le persone che si erano accalcate alla fermata, dopo aver chiamato gli inutili soccorsi, salgono sull’autobus lasciando Lina sola coi propri fantasmi. 

Mia diletta @Monica

Torno più seriamente (dopo la parentesi sul tabacco da Pipa) a commentare la sinossi del tuo racconto.
La prima cosa su cui esprimo il mio dubbio riguarda appunto il riconoscimento del violentatore attraverso il profumo del suo tabacco da pipa.

Facciamo un passo indietro: come poteva riconoscere quel particolare profumo?
Il violentatore fumava forse la pipa nel momento dello stupro?
Lo chiedo perché difficilmente si può risalire all'odore del fumo di pipa dall'alito del fumatore o dall'odore lasciato dal fumo sui suoi abiti.

Inoltre l'idea di un fumatore di pipa lascia intendere di un personaggio non esattamente grezzo o violento.
Eppure questo individuo che fuma la pipa e attende normalmente un mezzo pubblico fra la folla, per essere lo stupratore di una barbona qualche problema deve averlo.
Perché essenzialmente chi stupra una barbona di solito è un disperato e nella maggioranza dei casi un altro barbone.
Infatti una senzatetto, che certamente non ha un aspetto tra i più seduttivi e invitanti (gli resta in bocca un solo dente, prima dello stupro)  difficilmente può attirare le brame di un anonimo borghese che fuma la pipa.
Questo se lo ha fatto deve essere malato in maniera seria.

Altra cosa che mi lascia dubbi è il segno del morso con unico (e perduto) dente.
Può un solo (malfermo) dente creare una ferita di tale entità riconoscibile dopo molto tempo?

Sono certo che il tuo racconto terrà conto dei dubbi che può suscitare nel lettore e saprà fugarli nel corso della vicenda narrata.
Buon lavoro e a presto rileggerti nel racconto che verrà.

Ciao  <3

Re: [Slab6] Storia di Lina

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@Monica ha scritto: sopra un cartone nei pressi della fermata dell’autobus numero sessantuno.
Se il numero della fermata non è funzionale alla trama, non lo menzionerei nella sinossi
@Monica ha scritto:
Lina, una senzatetto che vive in quella zona, dorme, come d’abitudine, sopra un cartone nei pressi della fermata dell’autobus numero sessantuno.
Una mattina, al suo risveglio,
Nella prima frase dici "dorme, come d'abitudine", il che significa che sta dormendo in quello specifico momento, così come è abituata, e mi aspetto che sia l'incipit della storia. "Lina dorme lì, come è abituata. All'improvviso succede che..." Invece, la frase dopo inizia con "Una mattina", e il lettore resta confuso. Perciò direi
@Monica ha scritto:
Lina, una senzatetto che vive in quella zona, dorme d’abitudine sopra un cartone nei pressi di una fermata dell’autobus.
Una mattina, al suo risveglio,
@Monica ha scritto: lui, un attimo prima di essere colpito,
Visto il finale, con Lina che viene ignorata da tutti, direi "un attimo prima che lei estraesse il coltello"
@Monica ha scritto: Le persone che si erano accalcate alla fermata, dopo aver chiamato gli inutili soccorsi, salgono sull’autobus lasciando Lina sola coi propri fantasmi.
Non mi è molto chiara la dinamica. L'ho capita così:
- Qualcuno chiama i soccorsi
- I soccorsi arrivano, non c'è niente da fare
- La gente sale sull'autobus
- I soccorsi portano via il corpo dell'aguzzino
- Lina resta sola

Ottima la sinossi, si capiscono tutti i passaggi chiave della storia. La trama sembra interessante, un classico racconto di vendetta ma con un finale molto amaro; attendo con interesse di leggere il racconto  :)

[Lab6] Storia di Lina

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L’alba l’aveva colta alla fermata del tram: l’odore della notte di città appiccicata ai vestiti come il fumo che da tempo le si era infiltrato nella pelle e nei  pensieri. 
Biascicava saliva amara, mentre una zanzara avida lamentava il suo magro pasto.
Per lei il tempo era un difetto della mente, la pazienza una dote che aveva scoperto di avere con l’età. 
Le parole? Non le servivano a molto. Sapeva quelle necessarie per scucire ai passanti qualche spicciolo. Magari un bicchiere di vino. Conosceva anche qualche imprecazione, le riteneva molto utili per difendersi specie se accompagnate da robuste dosi di sputi. 
La barbona non si prendeva neppure la briga di coniugare i pochi verbi che sapeva. Trovava che l’infinito fosse perfetto. Così “mangiare”, “bere”, “fumare” avevano da tempo sostituito tutta una inutile serie di frasi che avrebbero avuto solo il fastidioso effetto di distoglierla dalle sue riflessioni.
La fermata del sessantuno a poco a poco si era riempita di varie umanità. Immagini di donne, uomini e ragazzi, si srotolavano davanti ai suoi occhi come pellicole di un vecchio film. Questi riuscivano a scansare con abilità il cartone dove era sdraiata, scivolandole accanto senza degnarla di uno sguardo, coi volti impietriti, affamati d’aria. Frettolosi, andavano a stiparsi il più lontano possibile da lei. Aliti di caffè si mescolavano con sentori di dopobarba a buon mercato in un variegato ribollire di odori che avevano il profumo fresco delle case al mattino. 
Lina, così si chiamava la senzatetto, adorava la libertà che le era concessa dalla sua condizione. Nessuno sapeva che età avesse. A volte era così sporca che si durava fatica a vederle gli occhi. 
C’era chi pensava che fosse ancora piuttosto giovane e chi giurava di averla vista da sempre in città.
Doveva essere stata bella, Lina. O forse lo era ancora. 
Una volta uno zelante giornalista aveva cercato di intervistarla. Una risata irrefrenabile e sguaiata aveva fatto sussultare il suo scherzo di seno al solo ricordo. 
«Perché ha scelto questa vita?» 
«Cosa le è capitato?» 
«Ha figli?»
«Ha avuto problemi con il fisco?» 
Lei non aveva mai sentito domande più idiote. Ricordava solo che per tutta risposta aveva scorreggiato. Così, l’intervista era sfumata nel fragore di un peto.
Il tram doveva essere in ritardo quella mattina. Ormai la gente non faceva più caso alla  presenza della barbona e aveva calpestato ricche porzioni del suo cartone accalcandosi  sulla piccola striscia di marciapiede; Lina avrebbe dovuto cercarne un altro più tardi; quello ormai era divenuto inservibile.
Fu mentre cercava di alzarsi per andare via da quel delirio di umanità, che lo vide. 
Sulle prime non lo aveva riconosciuto. Poi, una folata di vento improvvisa, gli aveva portato il suo odore. Una inconfondibile essenza muschiata mista a un ricordo di liquirizia. L’aroma  dolce di una miscela di tabacco che ricordava fin troppo bene. Un tempo lo fumava il suo uomo, ed era l’unico momento in cui lei poteva rilassarsi un poco. Sembrava che ritrovasse la calma, quando lui assaporava con lente boccate la sua pipa, prima del delirio alcolico.
Ormai non le avrebbe più fatto male, né a lei né a nessun’altra, sorrise. 
Poi, lo sguardo corse verso le mani del fumatore sconosciuto. Rabbrividì.   
Sul dorso della mano che reggeva il fornello c’era il tatuaggio di un asso di picche. Un conato di vomito le invase la gola. Sentì pulsare il cuore nel collo e faceva fatica a respirare.  Chiuse gli occhi, ingoiando il dolore del ricordo che la tormentava da settimane.
L’uomo continuava a fumare tranquillo come se non l’avesse riconosciuta.
Ma Lina poteva sentire ancora la stretta delle sue dita tozze che la frugavano dappertutto.  Si era difesa come poteva. Le aveva morse, quelle dita. Forte. Così forte da perderci uno dei suoi ultimi denti buoni. Lei, una lurida scommessa tra porci.
Se te la fai ti paghiamo il prossimo giro!
Quell’animale l’aveva presa da vigliacco: alle spalle. Non le aveva dato il tempo di reagire, di scappare. Un coro di animali che le pareva provenire dall’inferno lo incitava a consumarla sempre più forte. E lui l’aveva violata da dietro, bloccandole la testa con una mano per non farla voltare. L’aveva abbandonata lì come uno straccio tra i rifiuti, con una risacca di voci nella testa, il corpo piegato da dolore e l’anima ferita dall’umiliazione.
Cazzo, l’hai fatto davvero!
Vecchia puttana!
Dalle fuoco!
Poi, era stato il vuoto. Per ore, per giorni. Non avrebbe saputo dirlo. Forse avrebbe preferito essere morta, ma alla fine si era ripresa.
Lina non aveva mai capito fino in fondo cosa fosse un desiderio, prima di allora. 
Ora, lo sentiva ardere nelle vene e tenderle i muscoli come la corda di un arco pronto a scoccare la freccia. 
Vendetta, questo era il suo desiderio. Doveva pensarci da sola, volersi bene. Del resto, chi l’avrebbe mai creduta? Non aveva un volto da riconoscere, aveva solo un tatuaggio.
Una volta acceso, il faro del desiderio l’aveva guidata. Era stato più facile del previsto procurarsi un coltello. Se ne era fatto scivolare uno in tasca alla mensa dei poveri. Oh, ma quello non lo usava mai per mangiare. Quello doveva servire per esaudirla, un giorno. 
Lei teneva molto al suo coltello. Lo lucidava, ci parlava ogni notte. Era divenuto un inseparabile compagno, un segreto confidente.
Lina era stata paziente e ora il destino le aveva finalmente riservato una buona carta. Proprio quando meno se lo aspettava, le aveva servito il suo aguzzino. 
Il desiderio, affilato come la lama del coltello che stringeva tra le mani, bussava alla sua testa prepotente. Lucido come può essere un pensiero folle. 
Inattesa, la giustizia si era piegata al suo richiamo. Rideva, Lina, stupita per quella fortuna insperata.
Approfittando della confusione si fece largo tra la gente. Il tram stava per arrivare, ma Lina non aveva fretta. Voleva assaporare ogni attimo. Allungò un poco il passo, ma solo per superare il suo bersaglio. Voleva guardarlo negli occhi mentre affondava la lama. Non lo avrebbe mai colpito alle spalle: non era una vigliacca, lei.  
Quando gli fu abbastanza vicina, l’uomo ebbe un sussulto. Il viso imperlato da un pallido stupore, si contrasse nella beffa di una smorfia prima che il corpo si accasciasse a terra.
Lina fu travolta da una nuvola di gente stordita.
«Fate largo, per favore!»
«Chiamate un’ambulanza! Presto! Quest’uomo ha bisogno di aria!»
Nessuno si accorse di lei. Un fiotto di lacrime caldo irrigava i solchi inariditi dei suoi occhi.
«È morto. Un infarto, pare.»
Il sessantuno era arrivato e i viaggiatori si accalcarono alle porte per salire; le voci concitate si persero nello stridore dei freni.
Sul marciapiede rimasero un lenzuolo bianco, una coltello dalla lama lucente e una donna dal desiderio infranto.

Re: [Lab6] Storia di Lina

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Nel costruire la storia ho trovato molto utili i suggerimenti che mi sono stati forniti nella fase “sinossi” in particolare tutti avete trovato debole il fatto che Lina potesse riconoscere il proprio aguzzino solo dall’odore del tabacco. Allora ho scelto di utilizzare un tatuaggio particolare (il se è di una carta da gioco)
Del passato di Lina non si sa molto, nel racconto ho cercato di far emergere una parte degli eventi che poi l’hanno portata a vivere come una clochard.
Neppure l’età è definita, è una mia scelta lasciare all’immaginazione del lettore. Il finale l’ho lasciato come l’avevo immaginato fin dall’inizio. Questa volta si tratta di una “giustizia divina”, forse. Grazie a tutti. spero che si comprenda il tema del tema del risveglio…

Re: [Lab6] Storia di Lina

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@@Monica ciao. Ci sentiamo dopo questo tuo "parto".. :D

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Semmai decidessi di tenere il racconto su questa strada, credo che in mancanza dei retroscena, sarai costretta a limitare le tue chance: vedi te. Sarai obbligata a scrivere puntando solo sul risentimento e sentimenti di vendetta. Però, dove è la storia?[/font]
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]---------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------[/font]

[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Ti ricordi queste parole che ti scrissi a riguardo la tua sinossi? Credo di si! Alla fine sei stata costretta a limitare le tue chance. Hai dovuto puntare esclusivamente sulla violenza subita e il desiderio di vendetta. E la storia? Domanda. In certi momenti mi sono perso dietro a certe frasi, che credo siano frutto di un nuovo modo di dire su cose che prima veniva descritte diversamente. Una su tante:[/font]

@Monica ha scritto: A volte era così sporca che si durava fatica a vederle gli occhi
Per il resto, direi che il racconto va dritto al finale senza nessuna sorpresa: a parte l'infarto dell'uomo. Ma è proprio questa soluzione che mi lascia perplesso. Insomma. Lui è un poco di buono. Uno abituato alla strada. Uno che, per arrivare a fare un gesto simile, deve essere una carogna. Uno che vive in branco e che ama le emozioni forti. Ma di queste emozioni forti e della personalità di lui non vi è traccia. Uno con queste caratteristiche mai potrebbe morire di infarto di fronte alla sua vittima. Questo è uno dallo stomaco forte e dal cuore duro, che è arrivato al punto di farle violenza per mettersi in mostra con gli amici di branco. Anche questo passo non mi torna bene. Lei è una barbona. Una che non si lava chissà da quanto. Vestita di stracci: lei è una improbabile candidata a tale violenza. Non sto a elencare i motivi per i quali, un uomo, mai arriverebbe a fare una tale cosa, a meno che, sia uno messo peggio di lei. Ma invece lui pare una persona normale: fuma persino la pipa. C'è qualcosa che non torna nella ambientazione dei fatti e dei personaggi. E poi, perché l'infarto?  A meno che, come dici tu stessa, sia il frutto del castigo divino. Però, non mi piace proprio. 



@Monica ha scritto: Chiuse gli occhi, ingoiando il dolore del ricordo che la tormentava da settimane.
Da quel che si capisce il fatto non è lontano. Però, tutta la rappresentazione del rapporto tra lei, il desiderio di vendetta, e il coltello, sarebbe più consono se fosse maturato in un tempo più lungo. Questo è solo un piccolo particolare. Anche perché sotto:


@Monica ha scritto: Lei teneva molto al suo coltello. Lo lucidava, ci parlava ogni notte. Era divenuto un inseparabile compagno, un segreto confidente.
Si capisce che questo suo stato psicologico è frutto di un trauma lontano: è una questione psicologica. Io che leggo, mi pare troppo esagerata la sua quasi follia a distanza di poche settimane.. a meno che, fosse folle già da prima: non so se mi spiego.. Forse, dovevi scegliere un tempo più lungo dal fatto, o viceversa, mostrando la freschezza dei fatti, abbinarlo alla maturazione del sentimento di vendetta, gestendolo attraverso un fatto impulsivo.


Comunque non era facile. Io ti avevo avvisata! :P Però hai rispettato la tua idea ed è giusto così!  ciao a presto
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab6] Storia di Lina

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Grazie @bestseller2020 

in effetti ho accolto parecchi suggerimenti rispetto all’idea iniziale e davvero ho cercato di creare la storia che però tu (e chi sono io per dirlo?) non ritieni sufficiente. Il lettore ha (quasi) sempre ragione, non sono riuscita a fare di meglio anche perché non volevo fornire troppi elementi. Il punto di vista è o almeno ho cercato di tenerlo dritto sulla barbona. 
Ho inserito un elemento che nella mia idea iniziale non c’era: fa capolino un ex compagno di Lina (fumatore di pipa e alcolista) che oggi non è più ingrado di far male ad alcuno. Sarà morto di morte naturale? Oppure Lina c’entra qualcosa?
Il violentatore è evidentemente un poco di buono. Il fatto del tatuaggio (un asso di picche) ci racconta qualcosa sui suoi vizi. I suoi “compagni” creditori e finanziatori gli hanno promesso una ricompensa se fosse riuscito nella “sgradevole” (per dirla da uomo) impresa. Una scommessa che ha portato a termine con successo. 
L’infarto, nella mia idea, non gli viene perché riconosce la barbona, ma è proprio un amaro “scherzo del destino”, ma comprendo che tale soluzione non ti garbi per niente!
Come dici tu… a si biri e grazie ancora  :love3:
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