[Lab2] Un uomo fortunato

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Dovrei dire che per me è stato facile, ma non è così. Non è mai stato così. Quello che per gli altri era normale, anzi, dovuto, io dovevo lavorare il doppio per averlo; qualcosa non andava. Alla fine della strada dovrebbe essere logico impazzire, ma ho constatato che anche su questo qualcuno aveva dei dubbi su di me, li hanno sempre avuti. Non che io sia un uomo degno di nota, non ho mai fatto niente di rilevante. Ma qualcosa ho fatto. Bastava vedere i miei occhi fin da bambino: tristi, scuri, su un volto con un sorriso sofferente, come presentendo l’infelicità perpetua. Eppure ho vissuto, non posso negarlo. Sì, ma come ho vissuto? Non saprei da dove cominciare, ma se mi chiedete di paludi putride piene di morti sotto un sole infuocato, io so cosa sono da sempre: le ho vissute nel mio cortile di bambino. E se mi chiedete di tutte le città e le guerre del mondo io le ho viste da bambino; se mi chiedete di eroi e rinnegati io li ho impersonati da piccolo innocente, con i miei soldatini di plastica che comandavo nel fango nero delle aiuole irrigate degli aranci. Soffrivo con le mie mani bianche immerse nel terreno nero, bagnato e profumato di morte. Avrei voluto vivere anche l’amore, la pace, la felicità, ma le loro visioni e poi le loro realizzazioni sono state precluse dalla mia vita. Eppure ero ingenuo e pensavo di poter cambiare il mondo. Quando la vita mi ha portato davvero nelle paludi a vedere morire gli uomini intorno a me, su quel dolore c’ero già passato. Un mare di uomini con uniformi color sabbia, coperti di sudore e sangue, uomini che non erano più, che erano vissuti assieme a me, e io che ero stato felice di aver vissuto con loro. Ma non era più un gioco visionario da bambino vivere nei cortili da soldato dispersi nel mondo, con la consapevole attesa sotto il sole durante l’educazione alla morte, l’educazione alla guerra vincitrice, alla madre di tutte le battaglie. Dopo non riuscivo a togliermi il loro sangue di dosso, avrei voluto urlare e pregare, ma avevo scordato tutte le parole. L’unica preghiera possibile era il silenzio della strage, non perché Dio non meritasse invocazione, ma perché avevo capito di non comprenderlo.
Ci volle molto tempo per riprendermi. Lavarono il sangue degli altri dalla mia pelle, ma non poterono togliere il dolore che avevo dentro fin da quando ero nato. Discussero su di me, li sentivo quando pensavano che dormissi in quel letto d’ospedale per reduci. È un eroe? Lo decoriamo? Ha subito danni permanenti? È opportuno?

Un giornalista venne a trovarmi e mi fece un mare di domande, per mesi. La mia stranezza si credeva dovuta ai traumi della guerra, scrisse un libro su di me, ebbe successo. Non lo lessi mai. Comunque a quel punto ero diventato popolare mio malgrado. Il giornalista si occupò della mia reintegrazione nella vita civile. Intervenne anche il governo. Mi fecero avere una casa, mi diedero una rendita, mi levarono la patente perché non ero più mentalmente in grado di guidare un’auto. Quando ero un soldato utile per morire potevo guidare qualunque mezzo in terra, in acqua e in cielo; ora che non servivo più non ero buono a guidare neanche un monopattino. Mi dissero che dovevo avere una donna, ma per finta, e mi diedero una donna finta, cioè vera ma allevata nelle loro scuderie: un’eroina di non so cosa con le labbra enormi che non riuscivano mai a chiudersi. Si chiamava Olga, poveretta. E tutti vissero felici e contenti verrebbe da dire. Era uno spettacolo penoso nell’insensata gioia generale. Per fortuna sapevo di non avere diritto nemmeno a quella parvenza di malsana felicità. A Olga non importava niente di me e a me non importava niente di lei. Si viveva assieme per modo di dire, la casa dove abitavamo era piena di telecamere che registravano la nostra vita per il divertimento della gente e l’arricchimento degli organizzatori. Penso che a quel punto sia iniziata la mia fine. Per giorni mi chiusi a riccio, evitando qualunque contatto con Olga che faceva il possibile per coinvolgermi sotto le telecamere. Io la evitavo, rimpiangendo di non essere morto con i miei compagni, di non essere diventato fango di palude sotto il sole. Venne convocata una riunione nella casa. Pezzi grossi: il giornalista, direttori di televisione, uomini del governo e un generale dell’esercito per cercare di convincermi a essere gentile con Olga, che le cose sarebbero potute andare bene per la mia vita futura, anche nel mondo dello spettacolo o della politica. Sapevo che il mondo era dolore e che io lo provavo da sempre dentro di me; sapevo che taluni uomini erano immuni al dolore dei loro simili, che lo sfruttavano e aumentavano a loro vantaggio, sia per le ricchezze che per il piacere che gli procurava questa insana sensazione. Ma non potevo sopportare il loro sorriso mentre me lo dicevano. Ecco, a questo punto posso affermare che diventai davvero pazzo, dissi che l’avrei sottoscritto, anche per evitare ulteriore lavoro a chi mi stava intorno, ma rifiutarono ridendo.
Poi all’improvviso capii. Come se mi si fosse conficcato un diamante nel cervello, sparato da un cecchino pietoso. Adesso tutto era chiaro, limpido, assoluto. Qualcuno mi aveva programmato fin da bambino quando giocavo nel cortile. Ricordai il dolore, le notti insonni pensando ai miei soldatini di plastica che affondavano nel fango, con le loro belle uniformi, gli zaini, le borracce, i fucili tenuti in mano per l’assalto. Le mie piccole mani li avevano uccisi sul serio. Dovevo diventare anche io un soldatino con l’uniforme color sabbia, affinché qualcuno giocasse a far affondare nel fango anche me, con tutti gli altri soldatini in carne e ossa.

Perché non avevo potuto avere un’altra vita? Ad esempio essere amico di Rembrandt ― poi lo divenni ― mentre dipingeva la sua Ronda di notte. Volevo chiedergli d'insegnarmi la sua sensibilità, la sua maestria nel rappresentare quei soldati  barocchi in tempo di pace che uscivano dalla loro caserma nella notte rischiarata dalla luna di Amsterdam, mentre la sua amata moglie Saskia stava lentamente morendo nella sua stessa casa. Quale forza gli aveva permesso di fare questo? Poi me lo disse. Non era pazzo. Aveva sofferto molto. Come io avevo sofferto a giocare ai soldati, a diventare un soldato, a scoprire che altri giocavano anche con me. Tutti giochiamo in un gioco degli incastri? Volevo saperlo, ma il generale mi ordinò di non dire sciocchezze e di obbedire. La mia programmazione non fu sufficiente a farmi obbedire. Sono un essere superiore a quanto pare. È presto detto. Andai in cucina, presi un coltello grande e bilanciato come un machete e tornai nel salotto della riunione, dove stavano ancora ridendo per le mie osservazioni. Cominciai con il generale, che presupponevo addestrato come me, ma era solo un funzionario con lo stipendio da sultano. Poi attaccai gli altri. Non lo nego, fu una mattanza. Vidi il giornalista uscire da un angolo con le mani alzate. Gli chiesi con quale mano scrivesse. Vomitò. Immaginando che usasse entrambe le mani al computer sollevai il machete e con due mosse gliele amputai entrambe. Molto più facile che tagliare le canne di bambù in esercitazione. Vidi Olga, bianca e pietrificata dal terrore, boccheggiare con le sue labbra. Mi sentii magnanimo e divino. Avrei voluto dirle:
 ― Va’ e non peccare più ― ma mancava qualcosa: ― E sgonfiati le labbra ― ma non mi sembrava di buon gusto infierire su un rifiuto umano a uno stadio superiore al mio e lasciai perdere. Grondante sangue mi sedetti su una poltrona. Irruppe una torma di giovanotti profumati, divise da circo, occhiali neri avvolgenti, pistole spianate. La strage era andata in diretta in tutto il mondo, un successo.

A quel punto iniziò una nuova fase della mia vita. Dopo una pletora d'interrogazioni, visite di luminari, avvocati e altra gente che si guadagnava da vivere con uomini come me, finalmente fui rinchiuso in un carcere di massima sicurezza in attesa di processo, ma mi fecero capire che non ne sarei uscito mai più. Leggendo il mio foglio matricolare si accorsero che ero stato addestrato a squartare un uomo anche a mani nude. Isolamento perpetuo, diurno e notturno. Non mi posso lamentare. Ho una cella con una finestra in alto, doccia e servizi igienici dentro, un letto, un tavolino e una sedia imbullonati al pavimento. L’ora d’aria è ogni giorno in un cortile dalle mura altissime, sopra il quale il cielo è solo per me. Nessuno viene nel mio cortile. Come da bambino. Pensano che sia una punizione per me l’isolamento perpetuo? È quello che ho cercato tutta la vita per paura di vivere in questo mondo. E ho paura di odiare, ho paura di amare. Non voglio essere amato. Mi hanno dato carta e matita per scrivere, può essere importante; le parole scritte hanno una loro magia, aiutano, consentono di oltrepassare il tempo, lo spazio, la paura. 
Ora non ho paura, ma anche se la perfezione non è degli uomini io so come fare. Passo ore a guardare e toccare le pareti della mia cella, vedo screpolature, macchie, muffe, tonalità di colore e di ombre diverse a seconda della luce del sole che sale e scende dalla mia finestra. Ci vedo un mondo di terre e di mari nuovi che non basterà una vita a raccontare tutto. Quando scende la notte sto ancora rimuginando, rivedendo tutti i viaggi e gli incontri che faccio ogni giorno in luoghi meravigliosi con persone buone, magnifiche e operose. Entro in tutti i porti, in tutte le capitali, in tutti i palazzi e cattedrali del mondo conosciuto e sconosciuto; ho parlato con tutti e tutti hanno parlato con me. E ogni giorno salpo in nuove terre, e rivedo i miei compagni morti, il mio equipaggio, gli uomini di Ulisse e io sono con loro. Dobbiamo vivere, vedere, scoprire, amare. Sì anche amare, ho deciso: sono cambiato. Oltre Antartide! Quante cose da scoprire ogni giorno! Sono un uomo fortunato. Vivo in un mondo perfetto, sono in pace ora. Sono tornato il bambino che avrei dovuto essere. Ma non gioco più ai soldatini.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab2] Un uomo fortunato

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@Alberto Tosciri -  Bentrovato qui  :)

Dove ti sei avventurato stavolta?  :aka:
Sino al limite estremo cui può arrivare  una persona che, sin dai primi anni, "vede" paludi putride piene di morti, per poi passarci davvero
da soldato? 
Una persona che poi, reduce da spietate battaglie,  viene decorata e premiata con beni tangibili, più una donna "di facciata" con
cui rappresentare una "bella vita" non sua e per di più da sbandierare sotto l'occhio di un "grande fratello"?
Ecco la pazzia che si fa strada nella sua mente (lastricata a dovere dalle comparse ignoranti e insulse che occupano con indegnità posti di potere);
ecco la strage, la prigione a vita, e infine... la pace...

Il finale rende al protagonista la sua "identità:
Alberto Tosciri ha scritto: Ora non ho paura, ma anche se la perfezione non è degli uomini io so come fare. Passo ore a guardare e toccare le pareti della mia cella, vedo screpolature, macchie, muffe, tonalità di colore e di ombre diverse a seconda della luce del sole che sale e scende dalla mia finestra. Ci vedo un mondo di terre e di mari nuovi che non basterà una vita a raccontare tutto. Quando scende la notte sto ancora rimuginando, rivedendo tutti i viaggi e gli incontri che faccio ogni giorno in luoghi meravigliosi con persone buone, magnifiche e operose. Entro in tutti i porti, in tutte le capitali, in tutti i palazzi e cattedrali del mondo conosciuto e sconosciuto; ho parlato con tutti e tutti hanno parlato con me. E ogni giorno salpo in nuove terre, e rivedo i miei compagni morti, il mio equipaggio, gli uomini di Ulisse e io sono con loro. Dobbiamo vivere, vedere, scoprire, amare. Sì anche amare, ho deciso: sono cambiato. Oltre Antartide! Quante cose da scoprire ogni giorno! Sono un uomo fortunato. Vivo in un mondo perfetto, sono in pace ora. Sono tornato il bambino che avrei dovuto essere. Ma non gioco più ai soldatini.
E mi viene da dirti: è una storia da brividi che andava scritta, e la tua penna c'è riuscita, @Alberto Tosciri  (y)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab2] Un uomo fortunato

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Poeta Zaza ha scritto: Dove ti sei avventurato stavolta?  :aka:
Nei giardini dei sentieri che si biforcano... (come scriveva il grande Borges)
In una vita che ne racchiude altre. Nessuna perfetta e tutte a loro modo anelanti alla perfezione.

Poeta Zaza ha scritto: E mi viene da dirti: è una storia da brividi che andava scritta, e la tua penna c'è riuscita, @Alberto Tosciri  (y)
Si è da brividi. E pensa che non è tutto tutto inventato. C'è molta fantasia, assolutamente, ma alcuni piccoli particolari, piccoli all'apparenza, per quanto tagliati e depotenziati dalle esigenze di spazio, sono stati davvero vissuti da qualcuno...
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab2] Un uomo fortunato

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Ciao @Alberto Tosciri. Stavolta mi hai stupita sul serio.
Te lo dico: secondo me in questo pezzo c'è molto di te. Mi sbaglierò… ma la naturalezza e la fluidità di certi passaggi non possono essere solo frutto di bravura. C’è un soffio dell’anima.
Il tuo bambino che gioca con la morte, la specie di Truman Show che lo vede come un fenomeno da audience. L’esplosione della violenza contro una società priva dei valori fondamentali. La scelta  del nome della donna “Olga” mi  ha colpito molto. Sono certa che non è casuale.
Un flusso di pensieri ben riuscito, che non dà tregua, travolge e trascina.  Pensieri veri e immaginati si fondono e confondono. 
Alberto Tosciri ha scritto: È quello che ho cercato tutta la vita per paura di vivere in questo mondo. E ho paura di odiare, ho paura di amare. Non voglio essere amato.
Questa frase mi ha colpita tanto. Ci ho sentito verità.
Alberto Tosciri ha scritto: Dobbiamo vivere, vedere, scoprire, amare. Sì anche amare, ho deciso: sono cambiato. Oltre Antartide! Quante cose da scoprire ogni giorno! Sono un uomo fortunato. Vivo in un mondo perfetto, sono in pace ora. Sono tornato il bambino che avrei dovuto essere. Ma non gioco più ai soldatini.
La parte finale eccettuato il “non gioco più ai soldatini” che trovo stupendo,  mi risulta meno credibile. Un po’ troppo “sacerdotale” se mi passi il termine. È come se tutto, alla fine, tornasse a posto, fosse tutto come deve essere. Sì, ho dato di matto, ho detto e fatto cose brutte, ma non sono io. Io lo so come si fa a essere buoni… non so se mi spiego.
Mi ha ricordato per certi aspetti la figura di Alexander Delage di Arancia Meccanica. Alexander, dopo essersi sottoposto al trattamento speciale, pare aver capito come si deve stare al mondo e cosa la società si aspetti da lui. Ma l’ultima, geniale, inquadratura di Kubrick è sul suo sguardo mentre monda un’arancia. Forse si è convinto (o ha convinto gli altri) di essere cambiato, ma non lo è. Il suo sguardo è eloquente. 
Tutto questo per dirti che avrei voluto vedere una scintilla di cattiveria nel finale. Non una vera risurrezione del personaggio. Tutto qui!
Bravissimo come sempre.

Re: [Lab2] Un uomo fortunato

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Ciao, @Alberto Tosciri.
Questa volta sono senza fiato. Il tuo protagonista è così vivido e allo stesso tempo sconosciuto. Chi è? perchè da bambino soffriva realmente giocando ai soldatini? mi è parso di capire che da adulto lui pensa di essere stato programmato da bambino. Ma chi sono i programmatori? È un racconto disptopico quindi, nella realtà nessuno programma i bambini. Però se è un distopico ci sono pochi indizi per facelo capire.
Nel finale mi è parso sottointeso che non è lui a essere pazzo, ma la società che manipola le menti: quelli che lui ha ucciso meritano la morte. Insomma, avrei dovuto provare empatia per questo soldato che finisce( come Rambo) per fare una strage, invece no, non ho capito perchè, visto che lui è lucido fino alla fine e non ha cambiato strada quando poteva. Sono quelli che lo governano a farlo sentire strano e lui lo ha capito, sa che lo perteranno all'estremo. Allora perchè ha continuato sentirsi soldato e a obbdire?  era un uomo libero prima di ammazzare tutta quella gente? poteva rifiutare l'intervista?
È giusto che lui non riesca a difendersi senza ammazzare? come nel film Rambo, In quelle scene, sono i poliziotti che non lo lasciano in pace, e allora lui ha fatto una strage. Io non lo so perchè ma, anche verso Rambo non ho provato empatia.
Continuo a fare parogoni con quel film perchè la situazione è molto simile: Rambo è stato addestrato come una macchina per uccidere e nonostante non sia un pazzo scatenato, ci ricade nel scondo film e pure nel terzo.
Quello che voglio dire è che ogni persona può dare una svolta alla propria vita, la società ci condiziona ma non ci programma, non è la stessa cosa.

Quando dico che lui è completamente lucido, è da questa parte del racconto che lo deduco.
Alberto Tosciri ha scritto: A quel punto iniziò una nuova fase della mia vita. Dopo una pletora d'interrogazioni, visite di luminari, avvocati e altra gente che si guadagnava da vivere con uomini come me, finalmente fui rinchiuso in un carcere di massima sicurezza in attesa di processo, ma mi fecero capire che non ne sarei uscito mai più. Leggendo il mio foglio matricolare si accorsero che ero stato addestrato a squartare un uomo anche a mani nude. Isolamento perpetuo, diurno e notturno. Non mi posso lamentare. Ho una cella con una finestra in alto, doccia e servizi igienici dentro, un letto, un tavolino e una sedia imbullonati al pavimento. L’ora d’aria è ogni giorno in un cortile dalle mura altissime, sopra il quale il cielo è solo per me. Nessuno viene nel mio cortile. Come da bambino. Pensano che sia una punizione per me l’isolamento perpetuo? È quello che ho cercato tutta la vita per paura di vivere in questo mondo. E ho paura di odiare, ho paura di amare. Non voglio essere amato. Mi hanno dato carta e matita per scrivere, può essere importante; le parole scritte hanno una loro magia, aiutano, consentono di oltrepassare il tempo, lo spazio, la paura. 
Ora non ho paura, ma anche se la perfezione non è degli uomini io so come fare. Passo ore a guardare e toccare le pareti della mia cella, vedo screpolature, macchie, muffe, tonalità di colore e di ombre diverse a seconda della luce del sole che sale e scende dalla mia finestra. Ci vedo un mondo di terre e di mari nuovi che non basterà una vita a raccontare tutto. Quando scende la notte sto ancora rimuginando, rivedendo tutti i viaggi e gli incontri che faccio ogni giorno in luoghi meravigliosi con persone buone, magnifiche e operose. Entro in tutti i porti, in tutte le capitali, in tutti i palazzi e cattedrali del mondo conosciuto e sconosciuto; ho parlato con tutti e tutti hanno parlato con me. E ogni giorno salpo in nuove terre, e rivedo i miei compagni morti, il mio equipaggio, gli uomini di Ulisse e io sono con loro. Dobbiamo vivere, vedere, scoprire, amare. Sì anche amare, ho deciso: sono cambiato. Oltre Antartide! Quante cose da scoprire ogni giorno! Sono un uomo fortunato. Vivo in un mondo perfetto, sono in pace ora. Sono tornato il bambino che avrei dovuto essere. Ma non gioco più ai soldatini.
 Si descrive, descrive i suoi momenti nella cella e per me che leggo è come se avesse sempre desiderato di essere rinchiuso, di vivere fuori dalla società, però per me è un atteggiamento rinunciatario, non moralmente giusto.
Perdona la mia analisi sul tuo personaggio ma qualche hanno fa, ho avuto una discussione con un gruppo di scrittori su un altro forum, proprio sul personaggio di Rambo. Alla fine io dissi che se fosse accaduto nella realtà, avrebbe avuto tutte le opportunità che desiderava per non tornare a combattere, ci è mancato poco che mi venissero a cercare sotto casa per menarmi :D
Alberto Tosciri ha scritto: sab giu 18, 2022 5:32 pmSì anche amare, ho deciso: sono cambiato. Oltre Antartide! Quante cose da scoprire ogni giorno! Sono un uomo fortunato. Vivo in un mondo perfetto, sono in pace ora. Sono tornato il bambino che avrei dovuto essere. Ma non gioco più ai soldatini.
 Il finale: affema di essere cambiato, questo conferma che non è pazzo, sa bene quello che ha fatto, quello che vuole, e chi voleva essere e questo conferma l'atteggiamento di rinuncia.

Oltre Antartide!  un sogno da scoprire? chissà?


Non ho trovato nessun errore, il testo è ben scritto e aderente al punto di vista: prima persona al passato. Un'ottima storia, come sempre sei tra i migliori.

 

Re: [Lab2] Un uomo fortunato

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@Alberto Tosciri vabbè, che dirti? 
Penna sopraffina, anima sontuosa. 
Hai saputo scivolare dalla carne&sangue dei tuoi emozionati territori bellici alla distopia più cinica e allo stesso tempo desolata. 
Alberto Tosciri ha scritto: Soffrivo con le mie mani bianche immerse nel terreno nero, bagnato e profumato di morte
Alberto Tosciri ha scritto: la consapevole attesa sotto il sole durante l’educazione alla morte,
Alberto Tosciri ha scritto: L’unica preghiera possibile era il silenzio della strage
Poesia.
E Olga! Un vero gioiello. Con i suoi labbroni che non si chiudono mai. La Donna per finta (forse meritava più spazio, ma lo so: è la tagliola dei caratteri)
Alberto Tosciri ha scritto: Entro in tutti i porti, in tutte le capitali, in tutti i palazzi e cattedrali del mondo conosciuto e sconosciuto; ho parlato con tutti e tutti hanno parlato con me. E ogni giorno salpo in nuove terre, e rivedo i miei compagni morti, il mio equipaggio, gli uomini di Ulisse e io sono con loro. 
Jack London ti chiederebbe un passaggio. Magari ti pagherebbe pure la benzina.
Chapeau!
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Re: [Lab2] Un uomo fortunato

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Ciao @Monica
Parole molto belle le tue e significative per me. Sì, in questo racconto, su cui ho avuto un paio di giorni per lavorarci, c’è anche qualcosa del mio pensiero e pure della mia esperienza, anche se non è mai giunta ai livelli che ho descritto. Ho forzato e romanzato, come faccio sempre, alcuni particolari e situazioni in cui talvolta mi sono trovato ai limiti e in cui potevano generarsi altre situazioni. Se ognuno di noi estremizzasse lavorando di fantasia scriverebbe capolavori imperituri.
Questo reduce, dalla vita particolare anche prima di essere un soldato, è un essere molto infelice, non vuole raggiungere niente, non vuole cambiare il mondo, non vuole essere redento. Si rende conto che in lui c’è qualcosa che non va, che magari è stato scientemente “programmato” non nel senso letterale del termine ma indirettamente sì, educato in un determinato modo affinché pensasse e si comportasse come poi ha fatto, quasi come una macchina, ma anche le migliori macchine possono avere dei difetti e lui non ha risposto in pieno ai requisiti della “fabbricazione”.
È soltanto un uomo solo, non può e non vuole fare nulla contro il sistema, la società. Non vuole nemmeno sconti o comprensioni, ma si rende conto che avrebbe desiderato vivere una vita diversa, addirittura felice. Non gli è stato permesso, ha scelto di uscire di scena, di chiudere. Quando ha dato di matto poteva finire ucciso, invece lo mettono in isolamento perpetuo, ma lui è abituato da sempre a parlare soltanto con i fantasmi del suo inconscio.
Anche nel posto più chiuso del mondo lui ha la capacità, che non è trascendentale ma una componente caratteriale di alcuni individui, di riuscire a vedere quello che vuole, vivere nel suo mondo perfetto.
Presumo sia qualcosa di poco normale, però affascinante e non bisogna essere dei sanguinari disadattati per applicare una fantasia del genere. A questo punto non vuole e non desidera più interferenze, contatti con il mondo reale, che certo lo ha deluso. Potrebbe barattare la sua situazione ultima se gli venisse consentito veramente di uscire da quel mondo che non ha mai amato, andarsene come Ulisse oltre le colonne d’Ercole, che io chiamo a ragion veduta oltre Antartide. Ma qui sto scrivendo un altro racconto, sto andando sotto la punta dell’iceberg, nel non detto ma nel conosciuto da chi scrive… È un personaggio molto complesso, appena accennato.

Ciao @Alba359 
La distopia non è necessariamente un frutto della fantasia ipotetica. Nel mondo vi sono molte realtà distopiche, peggiori della fantasia. Tu dici che nella realtà nessuno programma i bambini? Forse non singolarmente, forse non in poco tempo, ma un lungo lavoro in questo senso, per programmare una società particolare, in grado di capire o non capire determinate cose, penso che sia stato abbondantemente fatto. Uomini come il protagonista (che non ha nome nel senso che potrebbe essere chiunque), possono credere all’Autorità, possono dedicare la loro vita all’Autorità perché non hanno, non credono di avere altro. Ma quando vengono traditi e abbandonati da chi hanno seguito da sempre, la loro reazione può essere imprevista, perché non potuta programmare. Si insegna a obbedire ai bambini, non a ribellarsi a chi deve dare loro ordini.
Rambo potrebbe essere un esempio, ma c’è anche l’anti Rambo, Tom Cruise di Top Gun, che lotta e reagisce e pur uccidendo dirige la sua forza e le sue capacità contro chi considera un nemico della sua società, del suo ordine, non contro la sua stessa società. Ma a Tom è andata bene. Non sempre è così.
La società non ama i reduci, li evita come la peste, sono la loro cattiva coscienza, la loro ipocrisia, non vogliono saperne o se sono costretti a interessarsene ne fanno dei fenomeni da circo come sempre Tom Cruise nel film L’ultimo samurai, dove all’inizio è un capitano di cavalleria in congedo e alcolizzato che fa divertire la gente in un circo. Poi si riscatta mirabilmente.
Oltre Antartide è un mio modo come per dire oltre il conosciuto, dove dicono finisce il mondo. Per qualcuno andando oltre ci sono altri oceani, innumerevoli terre… Non fanno trasmissioni e non si parla di ciò, ci sono parecchi pazzi in giro che spargono idiozie e quando se ne parla si ridacchia sbeffeggiando i soliti sfigati terrapiattisti.
Sbeffeggiando non si andrà mai molto avanti e alla fine le realtà costruite e costituite crolleranno da sole come un castello di carte.
Alba359 ha scritto: Non ho trovato nessun errore, il testo è ben scritto e aderente al punto di vista: prima persona al passato. Un'ottima storia, come sempre sei tra i migliori.
   Qualcosa da aggiustare ci sarà sempre. Forse un pochino di meno questa volta, considerato che avrò riletto e rimaneggiato minimo una cinquantina di volte… Ma non bastano mai, te lo assicuro.

Ciao @Almissima 
Grazie, onorato del tuo giudizio, ma commenta pure tranquillamente, non sai quanto mi è utile per scoprire i miei difetti.
Io sono l’ultimo da prendere come esempio di perfezione, c’è gente molto più capace di me in questo forum.
Mi piace scrivere, talvolta per compensare il fatto che sono sempre stato un tipo taciturno.

Ciao @aladicorvo 
Accidenti, le tue davvero sontuose parole e giudizi nei confronti di quel pandemonio che ho scritto mi costringeranno a nascondermi per un po’…
Davvero, non sono abituato a ricevere elogi. Certo mi fanno piacere, mica lo nego, anzi ti ringrazio e ringrazio tutti, vuol dire che qualcuno apprezza come scrivo, ma mi sento disorientato. Non credo di aver scritto niente di che, ho avuto qualche giorno per “studiare” meglio, diciamo così, e questo può aver giocato a mio vantaggio.
Grazie ancora.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab2] Un uomo fortunato

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Sei in guerra come nel racconto del primo contest! Questo Rambo suscita più empatia: un bambino triste e solo, "robotizzato" perché sappia uccidere in ogni circostanza.  Il Truman show a un certo punto si scopre,  e la mattanza tocca ai burattinai: ben gli sta, viene di pensare. 
Il  finale è la parte migliore, a mio parere. Novello vagabondo delle stelle, la "macchina" divenuta umana si  placa e arricchisce  nei suoi viaggi e contatti immaginari.  Ha ritrovato  la solitudine che gli è propria, questa volta però variegata  e serena.
La narrazione, riuscita in alcune parti, l'avrei gradita  più snella e agile,  e così la scrittura. A rileggerti.
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com

Re: [Lab2] Un uomo fortunato

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Grazie @sefora 
Condivido il tuo pensiero, ammetto di essere stato eccessivamente prolisso, mi ci son buttato vista la "quasi abbondanza" di caratteri, che pure  anche in questa occasione sembravano non bastarmi mai.
La guerra a un certo punto dovrà pur finire e subentrare una fruttuosa quiete. 
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab2] Un uomo fortunato

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Ciao @Alberto Tosciri,
Un racconto ricco di spunti diversi che, mi è parso, va a toccare generi differenti. Apparentemente un racconto distopico, mi è sembrato più una confessione, una riflessione sofferta su cosa significa uscire fuori dalla società per poi rientrarci. Il tuo protagonista è parte della società ma ha il ruolo di distruggerla, è infatti programmato per la guerra, per uccidere. Poi, quando viene reinserito in società come elemento da show, si ribella, tornando a uccidere. L'isolamento dell'infanzia nei giochi solitari e del carcere paiono essere la sua vera dimensione. Finalmente fuori dalla società, può farne davvero parte. È una metafora forse del nostro stare nella società? Sicuramente uno spunto di riflessione che il tuo scritto mi ha suscitato.
Mi ha colpito il mix di moderno (futuristico ma anche contemporaneo dato dai riferimenti allo show business e al mestiere della guerra) e di antico, dato dall'atmosfera atemporale dell'infanzia e del carcere e dalla parte su Rembrandt. Devo dire che questo mix mi ha lasciata un po' perplessa, un po' come se mi fosse forse sfuggito il senso del tuo racconto. 
Sicuramente un racconto che non lascia indifferenti, scritto con la tua abituale maestria.
Forse il lasciare il lettore con qualche interrogativo aperto in più è voluto, ma ho come l'impressione di non aver colto qualcosa.
A presto!

Re: [Lab2] Un uomo fortunato

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Ciao @Alberto Tosciri 

Questo tuo racconto in veste di autobiografia del protagonista si sviluppa su livelli di narrazione stratificati.

Abbiamo il bambino che come molti bimbi (almeno di un tempo in cui non c’erano gli smartphone con le loro app dedicate a giochi elettronici) giocava con i soldatini.
Ne avevo personalmente una scatola piena (costringevo mia madre a compare camionate di “Tide” che all’interno della confezione avevano come omaggio un soldatino di plastica) e costruivo fortini o castelli con il cartone, dove ambientare epiche battaglie

Il bambino del tuo racconto mostra una vivace fantasia e si rivela introspettivo e speculativo.
Con un salto temporale lo ritroviamo a giocare alla guerra, dove la guerra non è più un gioco, ma è la cruda realtà.
E’ divenuto un militare, poiché sull’onda della passione fanciullesca ha sviluppato un’attitudine all’azione, al valore dell’eroismo e della vittoria sul campo di battaglia.
Non sappiamo in quale esercito e paese abbia dato contributo al conflitto, ma sappiamo che è stato ferito gravemente in battaglia, pertanto è su un letto d’ospedale (supponiamo militare), per curare le ferite del corpo e tentare di sanare quelle ben più profonde dell’anima, che l’esperienza alle armi gli ha lasciato.

Mentre medita sui propri errori esistenziali il protagonista viene insignito di riconoscimenti per il valore mostrato in battaglia, con qualche limitazione: 

Mi fecero avere una casa, mi diedero una rendita, mi levarono la patente perché non ero più mentalmente in grado di guidare un’auto.”

Fino qui restiamo nel perimetro della cronaca di un racconto di reduce con le sue nevrosi da ex combattente.

Ma ecco che avviene un salto di genere, che ci conduce in una storia distopica.
Gli danno una compagna e gli riempiono di telecamere l’abitazione per fare della sua esistenza una sorta di “grande fratello” in diretta, atta a soddisfare il
piacere voyeuristico del grande pubblico televisivo.
Le cose non vanno bene, lui non gradisce quella vita né la compagnia della donna che gli hanno messa accanto.
Tutto precipita quando gli esplode l’illuminazione di essere stato programmato fin da bambino per divenire una “macchina da guerra” umana.
Qui scatta un’epica ribellione che lo conduce a fare una strage di esponenti del governo venuti a dissuaderlo dal rinunciare agli agi che gli erano stati offerti.
Direi che questa parte, nella quale avviene una sanguinosa ribellione, si posizione tra il sentimento di rivincita di un Rambo (reduce del Vietnam) e la strage dei Proci operata da Ulisse nella sua casa omerica.
Seguono considerazioni di ordine filosofico intorno ai condizionamenti di un individua per mano di poteri "occulti e misteriosi".

La citazione dell’incontro con Rembrandt e la sua pittura, crea una datazione agli eventi che io ho equivocato o forse compreso male.
Posto, come lui afferma di averlo conosciuto, che si parla di un artista seicentesco, non mi ci raccapezzo con la storia delle tv in diretta streaming.

In fine dopo svariati esami psichiatrici il nostro protagonista riesce a ritrovare la sua libertà interiore e a liberarsi del senso di colpa per il sangue versato nella sua attività bellica, all’interno di una struttura psichiatrico-carceraria, dove trova in una pace e un’esistenza quasi monastica, sollievo per la sua anima tormentata.

Devo dire amico mio, che ho trovato un po’ troppo articolata e stratificata l’intera storia.
Mi pare che nel cimentarti con un soggetto di genere “fantascientifico” tu abbia lasciato sbilanciato il rapporto tra narrazione di livello
lineare-plausibile rispetto al contenuto surreale_fantascientifico.

La prima parte è fortemente dominante, mentre la seconda è risolta con troppa aleatoria semplicità.
In altre parole non risulta sufficientemente illustrata al lettore, cosa assai rilevante se ci si trova a leggere racconti di questo genere.
Ho come la sensazione che non ci sia legame armonico fra i vari livelli, cosa che non avviene mai nei tuoi racconti, che risultano sempre dettagliati e precisi nella stesura degli elementi che li compongono.

Mi scuso se ti sono apparso troppo critico, ma sono certo che se riprenderai in mano il materiale, troverai il modo di valorizzare meglio questo tuo lavoro.

Buone cose amico mio.
A si biri.

Re: [Lab2] Un uomo fortunato

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Ciao @ivalibri 
Grazie. Sì. molti spunti e generi differenti, troppa roba per un racconto che deve essere articolato, e potrebbe andare, ma con un capo e una coda. Non che sia impossibile, ma bisogna avere una certa padronanza di scrittura e di stesura che io sono lungi dall’avere.
Volevo dire tante cose e non ci sono riuscito come avrei voluto, non del tutto almeno e quel poco andava messo meglio.
Il personaggo è anche un misto di Rambo, ma non pensavo proprio a lui bensì al personaggio di Joker, interpretato da Joaquin Phoenix e al colonnello Kurtz di Marlon Brando in Apocalypse now, roba per la quale non basterebbe una saga, impossibile da riassumere.
Il riferimento, certo incomprensibile, mi rendo conto, a Rembrandt deriva dalle visioni del protagonista che scrive essendo già in isolamento ed è convinto di poter incontrare chiunque, anche Ulisse. Però andava reso in maniera più comprensibile.

Ciao @Nightafter 
Sia assolutamente benvenuta la critica. Non ero convintissimo nemmeno al termine di questo mio allucinato lavoro, al quale ho pure dedicato molto tempo, ma mi sentivo a disagio oltre che per i miei temi truculenti anche per la tematica del contest, per me problematica, per i vincoli temporali e per il numero di caratteri, sempre pochi. Mi sarei dovuto fermare nelle paludi e farci affondare il protagonista, almeno sarebbe morto bene e invece ho voluto farlo tornare alla vita civile da completo disadattato. La cosa è andata avanti in maniera farraginosa e stentata, specie nella seconda parte, ne convengo.
In effetti dovrei anche cambiare argomenti, cerco sempre di convincermi che la guerra è finita, ma non è così, non sono mai riuscito a crederci e ci casco sempre. Non è mai finita e i fantasmi tornano alla mente, travestiti da assurde maschere e pseudo elucubrazioni tendenti a spiegare argomenti che non ci sono riusciti nemmeno fior di filosofi.
Un carissimo saluto
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab2] Un uomo fortunato

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@Alberto Tosciri ciao
Ecco il mio commento al tuo bel racconto. Ho trovato l’idea  e il suo sviluppo agghiaccianti nella loro inesorabile progressione. Anzi, forse non agghiaccianti ma terrorizzanti nella loro, ahimè, cruda e drammatica attualità.

In prima lettura mi sono trovato a pensare che il flusso della narrazione fosse inusualmente (per il tuo stile) caotico, poi, con l’evolvere della narrazione ho capito e apprezzato la coerenza con il caos della mente in cui ci siamo calati.

Inutile dire che mi piace come tu sai affrontare tematiche per nulla banali e pregne di attualità (anche quando ambientate in tempi lontani).

Complementi ancora!

Re: [Lab2] Un uomo fortunato

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Grazie @L'illusoillusore 
In efetti ho tentato di esporre una situazione problematica adeguandomi alla mente del protagonista, abbastanza piena di suoi problemi,  cercando di mostrare diversi salti di pensiero e di vedute.
Una situazione un po' complessa da gestire al meglio, non sempre ci riesco, al limite creo qualche scena pittoresca...
Grazie ancora
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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