[Lab2] Guardami

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Le esequie del generale Giancarlo Balestrieri, mio padre, si sarebbero svolte l’indomani alle 11.30 nel duomo di Porto Gaiano. Cerimonia solenne alla presenza del sindaco, commendator Pizzardi, del di lui cugino, onorevole Forello, e officiata da monsignor Castroni, distolto per l’occasione dagli impegni in Curia, volti a promuoverne la carriera prelatizia.
La dipartita del generale aveva mobilitato un gran viavai di personalità, stampa e televisioni locali, per quella considerazione dovuta alle famiglie autorevoli, più che per merito, per consistenza patrimoniale. Ai Balestrieri, proprietari di terre e allevamenti, spettava da sempre, sebbene la carriera militare di mio padre, ancorché fulgida, avesse sortito una certa trascuratezza delle proprietà.
Circondato dall’affetto dei suoi cari, il generale Giancarlo Balestrieri è serenamente trapassato. Ne danno il triste annuncio...
È così che ci si esprime quando si maneggia l’autorità. Con rispetto e deferenza e, trattandosi di morte, anche con la devozione tipica di quei lumini con cui si agghinda il tanfo dei fiori imputriditi.
Ciò non toglie che il Generale fosse effettivamente morto, con prevedibile collasso degli sfinteri e rilascio di materiale organico. Mi piaceva pensarlo così il sereno trapasso, brutale e senza dignità, non tanto per rancore quanto per senso di giustizia.
Non lo vedevo da anni e non mi sarebbe mancato nemmeno un po’.
Nessun dolore. Nessun ricordo. Li avevo cancellati con cura, uno dopo l’altro, tranne quello delle cinghiate che mi avevano segnato la carne per sempre. Era stato il suo modo di commentare il pestaggio subito a scuola.
«Femminuccia, fatti un goccetto!» mi gridavano quelli spingendomi la testa nel water.
«Te la faccio passare io la voglia di sputtanarmi davanti a tutti!» mi urlava lui.
Stessa violenza. Stesso odio. Non riuscivo a capire dove finiva una e cominciava l’altro.
«Qui non ci puoi restare.» singhiozzava mia madre mentre mi lavava il sangue nella vasca tiepida.
Mi mandarono al Saint Louis, collegio molto esclusivo e orribilmente tetro.
Per anni vidi solo lei, che veniva di nascosto, come per la vergogna di un figlio criminale.
«Abbi pazienza» mi diceva «Lui non è cattivo… è fatto così » mi abbracciava stretto, ogni volta quasi fosse un addio e se ne andava con gli occhi lucidi. A passi incerti, come non volesse, sempre più pallida, sempre più sottile e simile a un uccellino in bilico su un ramo.
Uno di quegli abbracci fu davvero l’ultimo. Avrei potuto accorgermene e invece no. Certe cose ti arrivano addosso come uno schiaffone.
«Ci duole comunicarle che sua madre è deceduta» disse il preside. Mi dette il tempo di riprendere fiato e aggiunse: «Suo padre ritiene molto importante la continuità dei suoi studi, pertanto la solleva dal presenziare alle esequie.» Fece una pausa compunta e disse:« Voglia accettare le mie condoglianze».
Se n’era andata. Senza dirmi niente. E lui non mi voleva nemmeno per l’ultimo saluto.
Adesso ero solo. Solo davvero.
Quella notte pensai a una fuga. Qualcosa di estremo, via da tutto e da tutti.
Seduto sul letto, guardavo la finestra e i rami scuri che ondeggiavano davanti alla luna. Mi alzai, andai ad aprirla e mi sporsi un poco.
«Sono quattro piani. È molto doloroso, te lo assicuro. E non è detto che finisca lì».
Michele Pagano, dei Pagano di Altavilla, troppo biondo anche per una casata normanna, era accanto a me, il suo braccio sulle mie spalle, la pelle odorosa di muschio e lavanda.
«E tu che ne sai?» dissi tra i singhiozzi.
«Non sei mica il solo con il cuore a pezzi.»
«L’hai fatto?»
«Diciotto mesi di riabilitazione. È per questo che zoppico.»
«Ma io non volevo mica...»
«Certo, nessuno lo vuole davvero. Però adesso torniamo a letto. Sei gelato. Potresti prenderti un malanno».
Restò accanto a me. Quella notte e tutte le altre. E furono notti tiepide, calde, roventi. E poi ancora tiepide, tenere e quiete.
Michele restò con me. E c’è ancora. Adesso che non siamo più studenti del Saint Louis. Adesso che ne siamo usciti. Certo non raddrizzati come avrebbe preteso mio padre, ma con tutta l’attrezzatura per farsi strada nel mondo. Preferibilmente in America. Preferibilmente a New York. Dove non esiste un piano B, esiste solo un piano A. Dove adesso siamo anche noi, al 129 East della 73th Street.
A casa non tornai più. Fino a quel momento.
Fu una telefonata alle sei e un quarto di mattina.
«Dottor Balestrieri? Sono il notaio Briganti...» Briganti, nomen omen pensai.
Il Generale se n’era andato. Per sempre. Stavolta non era un preside a darmi la lieta novella, era un notaio, il che dava la misura del livello emotivo, condoglianze incluse.
E, guarda caso, adesso la mia presenza alle esequie, non solo era gradita, ma addirittura richiesta. Dalla famiglia, patrimonialmente impensierita, dal vescovo, dal notaio e dal paese tutto.
«Ci sarò» dissi.
Michele mi guardava dal bancone della cucina con il mento poggiato su una mano.
«Dunque torni a casa» disse sornione.
« Casa mia è questa. Tu, piuttosto, hai messo tutto in valigia?»
«Non credo sia una buona idea» disse vuotando la tazza di caffè.
«Non ci provare. Tu vieni con me».
«Sei sicuro?» Si alzò e fece roteare il chimono di seta con una piroetta «Guardami».
«Lo faccio da anni. E non smetterò proprio adesso. Datti una mossa che è tardi.»

Ore 10.30. Porto Gaiano, Grand Hotel La Duchesse. Il jet lag e l’ansia da Resa dei conti, a turno, mi martellavano la testa.
Michele uscì dal bagno e mi squadrò  da capo a piedi «No, assolutamente no» sentenziò.
«Perché? »
«Stai scherzando, vero?» Mi afferrò per un braccio e mi trascinò davanti allo specchio.
«Beh? L’ho preso in saldo da Armani.» dissi «Cos’ha che non va?»
«Senti, mi hai trascinato qui, e va bene. Hai deciso di presentarmi come tuo compagno, e va bene…»
«Certo che va bene! È una questione di dignità. O vuoi tutto il repertorio Luce del sole contro Vivere nella menzogna?».
«Ma cristo santo, hai una gonna e un tacco dodici!»
«Hai ragione: per un funerale è troppo. Meglio….»
«Meglio un completo pantaloni, camicia e un paio di Oxford » disse irritato « E, per l’amor del cielo, legati quei capelli!»
« Chignon?»
«Coda bassa, cavolo!»
«Ma così…»
«Così forse, e dico forse, ne usciremo vivi. E togliti quella cazzo di collana!»
Buttò sul letto le mie cose, si infilò la giacca e accese una sigaretta.
«Ho capito» dissi «Tu non vuoi che…»
Mi afferrò per le spalle, fece un gran respiro «Forse devo ricordarti dove siamo e cosa andiamo a fare».
Sentii le lacrime salire a spezzarmi la voce «Tu non vuoi che mi vedano, questa è la verità. Preferisci che continuino a pensare che non sia successo niente, che il caro estinto aveva un figlio un po’ eccentrico, ma tanto un bravo ragazzo, che…»
«Ma no, non è questo…»
«È questo invece!» piangevo. Sentivo il rimmel bruciare mentre colava giù.
Lui mi prese la faccia tra le mani «Ti dico che non è questo» mi baciò «Ci siamo incontrati all’inferno e lo abbiamo attraversato insieme» mi strinse al petto «Non voglio che ci torni».
Prese un fazzoletto e mi asciugò la faccia.
«Si macchierà» dissi tirando su col naso.
«Lo laveremo. Oppure lo seppelliremo. E se non basta gli daremo fuoco».
Seduti sul letto, sentivo la sua mano carezzarmi i capelli e la tensione dissolversi in una marea di dolcezza.
Andai ad aprire l’armadio, presi il completo di seta grigia e lo posai sul letto. Avevo messo su svariati chili per colpa dei Pancakes, i pantaloni avrebbero fatto delle pieghe orrende e la camicia avrebbe peggiorato le cose.
«Ma dai, non può funzionare. Ho una quarta abbondante».
«A questo servono le giacche».
«No, non può, non può» dissi desolata allo specchio.
«Funzionerà, credimi. Sarà banale, ma la gente vede quello che vuole vedere. E oggi vedranno il figlio del generale Balestrieri. Appena un po’ sovrappeso, ma sempre un gran bel ragazzo».
«Ma quello si chiamava Mario!»
«Non importa. Se eviti di sculettare…»
«Io non sculetto! Non l’ho mai fatto. E dal notaio? Vorrà vedere i documenti e lì c’è scritto Maria Balestrieri. Sono anni che è scritto così. Tu sai quanto mi è costato. E non sto parlando di soldi».
Michele si lasciò cadere sul letto. Mi sedetti accanto a lui.
«Ti sta bene questo tono di biondo» disse «Ti illumina».
Lo guardai. Era l’uomo della mia vita. Poche persone hanno questa fortuna.
«Voglio che mi vedano, Michele. Non per vanità o per rivalsa…»
«Lo so, è per vendetta. Vuoi mandargli di traverso il rinfresco del Consolo. Lo chiamano così da queste parti, no?»
«Ti ricordi quello scherzo che fanno ai bambini? Cominciano a chiedere dove sia finito fingendo di non vederlo. Lui dice di essere lì, ma nessuno sembra sentirlo. Allora il bambino grida più forte, ma niente, nessuno gli dà retta. Lui piange, si dispera, ma non c’è verso. E solo quando è in preda alla disperazione più nera, il gioco finisce.»
«Crudele.»
«Sì, ma il punto è un altro. Perché tanta angoscia? Dopotutto nessuno lo ha effettivamente maltrattato, né gli ha usato vera e propria violenza.»
«Perché per gli hanno negato l’esistenza, lo hanno cancellato dal mondo.»
«Sì. Per questo voglio che mi vedano. Lo capisci, vero?»
Mi sorrise.
«Tranquillo» dissi «andrà tutto bene. Niente è come allora» gli presi una mano e la poggiai alla guancia «E poi stavolta non sono sola».
Dall’armadio tirai fuori un abito longuette e un paio di Chanel. Li indossai, sciolsi i capelli e presi la borsa.
«Andiamo. Non vorrai far aspettare l’Inferno».
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Re: [Lab2] Guardami

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aladicorvo ha scritto: per quella considerazione dovuta alle famiglie stimate autorevoli, più che per merito, per consistenza patrimoniale. 
Ti consiglio di sostituire "autorevoli" con "stimate", per questo motivo:
la prima accezione riguarda anche l'ispirare fiducia, e non è questo il caso;
la seconda, invece, si applica anche per una valutazione venale, ed è questo il caso.
aladicorvo ha scritto: ven giu 17, 2022 7:59 pmCiò non toglie, tuttavia, che il Generale mio padre fosse effettivamente morto, in realtà, con prevedibile per collasso degli sfinteri e rilascio di materiale organico.
Mi permetto di consigliarti queste variazioni.
aladicorvo ha scritto: ven giu 17, 2022 7:59 pmmi abbracciava stretto,
Si dice anche del modo di abbracciare, lo so, ma ti suggerirei "stretto stretto".
aladicorvo ha scritto: ven giu 17, 2022 7:59 pmA passi incerti, come se non sapesse farli bene  non volesse, sempre più pallida, sempre più sottile e simile a un uccellino in bilico su un ramo.
aladicorvo ha scritto: ven giu 17, 2022 7:59 pmStavolta non era un preside a darmi la lieta novella, era un notaio,
Non va bene "lieta novella" perché c'è "stavolta" che collega anche la morte precedente (della madre, per sottinteso) che lieta non era stata, per lui.
aladicorvo ha scritto: ven giu 17, 2022 7:59 pmE, guarda caso, adesso (virgola) la mia presenza alle esequie   non solo era gradita, anzi, ma addirittura richiesta. Dalla famiglia, patrimonialmente impensierita, dal vescovo, dal notaio e dal paese tutto.
«Ci sarò» dissi.
suggerimenti, se credi di usarli.
In più, tu usi la parola "famiglia" qui sopra, ma non si capisce quali parenti gli siano rimasti, visto che in precedenza non li citi.
aladicorvo ha scritto: ven giu 17, 2022 7:59 pmMichele mi guardava dal bancone della cucina (virgola) con il mento poggiato su una mano.
aladicorvo ha scritto: ven giu 17, 2022 7:59 pm«Perché per gli hanno negato l’esistenza, lo hanno cancellato dal mondo.»
c'è un "per" di troppo.
aladicorvo ha scritto: ven giu 17, 2022 7:59 pmgli hanno negato l’esistenza, lo hanno cancellato dal mondo.»
«Sì. Per questo voglio che mi vedano. Lo capisci, vero?»
Mi sorrise.
Per me, è riuscito il parallelo che hai fatto col gioco del bambino-fantasma, perché funzionale a spiegare i sentimenti che hanno lacerato il figlio per tutta la vita nel rapporto col genitore.
aladicorvo ha scritto: ven giu 17, 2022 7:59 pm«Tranquillo» dissi «andrà tutto bene. Niente è come allora» gli presi una mano e la poggiai alla guancia «E poi stavolta non sono sola».
Dall’armadio tirai fuori un abito longuette e un paio di Chanel. Li indossai, sciolsi i capelli e presi la borsa.
«Andiamo. Non vorrai far aspettare l’Inferno».
Il finale ha la sua giusta enfasi. 
Però... secondo me ci sono delle lacune importanti e delle contraddizioni nel tuo racconto.
Ecco, la famiglia che emerge dal testo vede padre, madre e un figlio unico.
Però all'inizio fai capire che il generale sia morto "circondato dall'affetto dei suoi cari" e "Ne danno il triste annuncio".
Quindi non si capisce se al funerale chi vedrà Mario-Maria e i suo compagno (e si scandalizzerà) saranno solo i maggiorenti del paese o quali parenti?
Insomma, omissioni facilmente risolvibili con una semplice revisione che non altererebbe la sostanza di un buon testo. Brava, @aladicorvo   :)

Per me il tema dell'identità e il Pov sono centrati. 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab2] Guardami

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Ho trovato ambiguo il passaggio di lei che vuole scappare e che invece poi rimangono assieme anche nei giorni a venire, come se andasse contestualizzato meglio, ma magari sono io. Per il resto invece il testo mi è piaciuto molto, e segnalo in particolare il tono ironico della prima parte, ma anche il resto è ben gestito fino a sublimare nel finale "circolare" che in qualche modo definisce ulteriormente il tema del racconto, l'identità appunto. ottimo lavoro!

Re: [Lab2] Guardami

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aladicorvo ha scritto: così che ci si esprime quando si maneggia l’autorità. Con rispetto e deferenza e, trattandosi di morte, anche con la devozione tipica di quei lumini con cui si agghinda il tanfo dei fiori imputriditi.
Bel passaggio. Complimenti!
aladicorvo ha scritto: Stessa violenza. Stesso odio. Non riuscivo a capire dove finiva una e cominciava l’altro.
Altra perla. Hai legato alla perfezione I due eventi distanti tra loro solo in apparenza. L’odio e la violenza sono tali a prescindere da chi li “somministra”.
aladicorvo ha scritto: E furono notti tiepide, calde, roventi. E poi ancora tiepide, tenere e quiete.
Bello, bello anche questo passaggio. Con pochi aggettivi e una punteggiatura ben calibrata la frase assume un colore e un peso formidabile.

ciao @aladicorvo
il racconto è perfetto per il tema identità. La storia è un crescendo. C’è tecnica, c’è “sostanza”. L’argomento è delicato ma trovo che sia stato affrontato nel modo migliore. Non ci sono giudizi, c’è una realtà che ogni lettore può decidere di interpretare ed eventualmente giudicare a seconda della propria sensibilità.  
aladicorvo ha scritto: «Perché per gli hanno negato l’esistenza, lo hanno cancellato dal mondo.»
Qui emerge il pensiero dell’autore, in questa frase lucida. È tremendo ed efficace l’accostamento con il gioco infantile. Un vero pugno allo stomaco.
Le immagini sono forti e chiare. 
aladicorvo ha scritto: Ciò non toglie che il Generale fosse effettivamente morto, con prevedibile collasso degli sfinteri e rilascio di materiale organico.
Salto indietro perché anche questa frase è potente. Un uomo nella morte perde la tuttta la propria dignità. Non c’è niente che possa fare per “trattenersi” si mostra di carne ed escrementi come tutti. Brava Ala. Una scrittura di livello da cui si può solo imparare.

Re: [Lab2] Guardami

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Ciao @aladicorvo 
 

Un racconto drammatico per come la vedo io, con punte di infelicità profonde e incancellabili per il protagonista, Mario, ma anche per la sua famiglia, pur a livelli diversi di percezione.
Qui la vittima non è solo Mario ma anche la madre, che non sopporta come sono andate le cose, non si rassegna alla presa di coscienza di Mario della sua identità fin da piccolo, ma la subisce senza reagire, mostrandosi comprensiva, spegnendosi poco a poco. Anche l’atteggiamento del padre, un esaltato della peggiore specie, influisce. Il padre è a senso unico, ignora la comprensione verso il figlio, lo picchia. Uomini come il generale di solito rinchiudono figli come Mario in collegi militari che possono essere l’anticamera dell’inferno, anche se pure il Saint Louis non scherza come tetraggine.
Anche in seguito a ciò, il colpo di grazia per Mario è l’impedirgli di presenziare ai funerali della madre, Mario tenterà il suicidio. In fondo l’intervento di Michele lo salverà, ma tutto ha un prezzo. A mio parere il salvataggio da parte di Michele non è del tutto disinteressato, nel senso che di sicuro aveva già notato prima Mario, lo aveva capito benissimo e aspettava il momento buono per intervenire, vedendoci anche, oserei dire, una sorta di “tornaconto”. (Termine forse non molto consono, ragiono solo dal punto di vista di convenienze comuni tra adolescenti, dove fanno o non fanno determinate azioni a seconda di cosa loro convenga).
Il dilemma finale di Mario, sul come presentarsi ai funerali del padre che non amava, causa della sua attuale vita, secondo me è risolto in maniera plausibile; si presenterà ai funerali, al parentado e al notaio come donna, visto che anche i suoi documenti sono stati convertiti al femminile, consapevole che susciterà un putiferio, facendosi anche accompagnare da Michele, il suo uomo.
Però quest’ultima frase
aladicorvo ha scritto: ven giu 17, 2022 7:59 pm«Andiamo. Non vorrai far aspettare l’Inferno».
mi fa sorgere qualche pensiero. È chiaro che per Mario e Michele andare in un luogo dove si celebra il funerale del generale è come andare all’inferno, un inferno che intendono sconvolgere vista la totale divergenza con quell’ambiente e quelle persone. E poi un generale, anche se in congedo, ha diritto a onori militari quindi apriti cielo: la negazione della negazione della vita di Mario e Michele.
Io avrei messo altre suggestioni a questo punto, che potevano aumentare la drammaticità, ma sono mie congetture, la storia è tua.
Tutto bene come hai gestito il racconto, l’unica pecca, che poi è quasi sempre anche la mia, il non aver avuto a disposizione più caratteri per approfondire le figure dei personaggi, la madre, il padre, e gli ambienti. La storia merita.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab2] Guardami

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@aladicorvo 
Che gioiello!
Ero giá tutta presa dall'amara ironia del figlio arrabbiato che ha perso il padre. Mi sono indignata e commossa alla morte della madre, tutto un moto di compassione per il povero ragazzo che la vuole fare finita.
Poi mi hanno interotto nella lettura. Ero convinta di riprendere a leggere una sfilza di disgrazie stile romanzo ottocentesco.
Invece il tacco dodici ha introdotto un plot twist che mai mi sarei aspettata. Davanti ai miei occhi sono fiorite le atmosfere del "Vizietto" di Drusilla Foer.
In poche parole sei riusita a concentrata l'idea di vendetta e rivalsa, paura e insicurezza, eleganza e frivolezza; ma soprattutto tanta umanitá, il coraggio di chi ha tenuto duro senza perdere di vista le cose davvero importanti della vita
Insomma questo racconto mi ha travolto con ogni dettaglio ed é stato un vero piacere leggerlo!
Io adoro i happy end!

Re: [Lab2] Guardami

7
Ciao @aladicorvo
Il tuo racconto è ben costruito e ben gestito. La scrittura è chiara e nitida, con una sua eleganza che colpisce fin dalle prime righe. Il coinvolgimento è l'empatia che si crea tra chi legge e il protagonista è molto forte, grazie a immagini precise e spietate come quella del cadavere del padre, del pestaggio a scuola e della conseguente punizione. Il ruolo di vittima si rovescia in colpa agli occhi del padre, mentre la madre gli cura le ferite. Con pochissime pennellate hai delineato la situazione e i rapporti tra i tre componenti familiari. La cecità del padre fa da contrappunto alla tenerezza vigliacca della madre. 
Con l'arrivo di Michele, arriva la luce. Molto bello e ben gestito il momentl di rivelazioni del cambio di sesso.
L'insistenza sull'abbigliamento dà un tocco di leggerezza al racconto. Forse avrei voluto sapere di più sull'incontro con i parenti,a magari perché il racconto mi ha proprio presa e mi è spiaciuto che finisse.
Molto ben gestito il pov in prima persona e ovviamente ben centrato il tema dell'identità. 
Ottimo lavoro!

Re: [Lab2] Guardami

9
Una trans è adattissima al tema dell'identità. Ci ho rinunciato in questa occasione perché ne ho già fatto il personaggio chiave di un romanzo pubblicato. La tua riesce bene, forse un tantino enfatica, ma le circostanze la giustificano. Ben scelti e calibrati i vari particolari, abbigliamento compreso, efficaci i dialoghi,  convincente il  compagno.  Un po' di maniera i genitori, peraltro secondari.  Una buona prova!
Noto alcune imperfezioni, mi sembra già segnalate, le trascuro. Mi consento però di richiamare l'attenzione della gentilissima @Poeta Zaza, che l'ha segnalata, su questa, dove  c'è sì  da togliere  la ripetizione, mentre  "con prevedibile" andava bene perché il collasso ecc. non è la causa della morte ma appunto una conseguenza assai frequente.
il Generale mio padre fosse effettivamente morto, in realtà, con prevedibile per collasso degli sfinteri e rilascio di materiale organico.
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com

Re: [Lab2] Guardami

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aladicorvo ha scritto: «Sei sicuro?»
Come mai qui è al maschile?

Bello, mi è piaciuto. Tristemente azzeccata la descrizione delle pressioni sociali sulla protagonista.
aladicorvo ha scritto: «Ti ricordi quello scherzo che fanno ai bambini? Cominciano a chiedere dove sia finito fingendo di non vederlo. Lui dice di essere lì, ma nessuno sembra sentirlo. Allora il bambino grida più forte, ma niente, nessuno gli dà retta. Lui piange, si dispera, ma non c’è verso. E solo quando è in preda alla disperazione più nera, il gioco finisce.»
«Crudele.»
«Sì, ma il punto è un altro. Perché tanta angoscia? Dopotutto nessuno lo ha effettivamente maltrattato, né gli ha usato vera e propria violenza.»
«Perché per gli hanno negato l’esistenza, lo hanno cancellato dal mondo.»
«Sì. Per questo voglio che mi vedano. Lo capisci, vero?»
Bellissima questa immagine

Re: [Lab2] Guardami

13
Ciao @aladicorvo 

 
Il racconto è bello, scritto con mano elegante e misurata, sai raccontare un dramma lacerante con lo sguardo distaccato e chirurgico di una esperta narratrice.

Riesci a condensare in un racconto limitato nei caratteri l’intera epopea di una difficile esistenza.
Il protagonista porta nell’anima cicatrici insanabili che le impediscono di provare pena e dolore per la figura paterna anche di fronte alla sua morte.
Questo padre ottuso, prevaricatore e incapace di empatia e amore.

Le sue cinghiate hanno lasciato segni che non meritano perdono, così come la crudeltà dei compagni, incarnazione di un bullismo sguaiato che ben rappresenta una società avvelenata da una cultura omofoba e violenta.
Racconti assai bene questa figura umana tormentata dalla propria condizione identitaria nel quotidiano rapporto col mondo.
La sua battaglia per affermare il diritto di essere ciò che intimamente desidera a dispetto del suo corpo non ha scampo né termine, la diversità pone in crisi il sentire comune della società, la sua stessa presenza suscita scandalo.
A nulla vale l’apparenza esteriore quand’anche riuscisse a mutare radicalmente
l’aspetto che la natura ha decretato, neppure se fosse possibile di cambiare ufficialmente e sui documenti l’appartenenza a un sesso diverso dal proprio.

Il racconto percorre tutto questo con una dolente e garbata ironia, un cinismo obbligato che è un labile scudo protettivo verso la brutalità e il preconcetto violento tanto radicato da parere inestinguibile.
Lo chiudi con un gesto di coraggio, di lotta tenace per affermare il diritto di essere socialmente ciò che si desidera, al di là di ogni negazione imposta
dal pregiudizio..

Complimenti sempre un piacere leggerti.  <3

Re: [Lab2] Guardami

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Ciao @aladicorvo, il tuo racconto mi è piaciuto molto.

Pro:
- Sequenza delle scene ben congegnata, tra fatti passati e presenti
- Dialoghi riuscitissimi
- Personaggi che escono fuori dal racconto e sembra di conoscerli davvero
- Utilizzo della lingua maturo
- Fluido, un buon mix di tratti comici e tratti tragici
- Bello il finale, in cui il protagonista vuole mostrare se stesso nonostante le convenzioni lo ostacolino e nonostante il suo stesso compagno glielo sconsigli
- Vicende tragiche, ma raccontate in tono leggero. Questa cosa mi piace molto: quando i personaggi non si piangono addosso, quando superano le difficoltà con ironia
- Equilibrio nelle informazioni che dai ai fini dell'economia del testo: né ne aggiungerei, né ne toglierei

Contro:
- Usi spesso frasi senza verbo, continuazioni/specificazioni di frasi precedenti chiuse da un punto. Funzionano bene se queste frasi senza verbo sono corte, ma se sono più lunghe si deve arrivare fino alla fine della frase per capire che andava letta diversamente e ciò toglie il piacere della lettura perché costringe a rileggere per vedere se è stata una svista nel leggere o se effettivamente la frase è senza verbo, soprattutto quando ci sono subordinate e incisi
- Argomento non originalissimo...

Il tema dell'identità è centrato
Il POV in prima persona non ha sbavature


Di seguito ti riporto le frasi senza verbo che secondo me sono troppo lunghe:

Cerimonia solenne alla presenza del sindaco, commendator Pizzardi, del di lui cugino, onorevole Forello, e officiata da monsignor Castroni, distolto per l’occasione dagli impegni in Curia, volti a promuoverne la carriera prelatizia.

Ai Balestrieri, proprietari di terre e allevamenti, spettava da sempre, sebbene la carriera militare di mio padre, ancorché fulgida, avesse sortito una certa trascuratezza delle proprietà.

Mentre in questi altri casi secondo me non ci sono problemi:

Con rispetto e deferenza e, trattandosi di morte, anche con la devozione tipica di quei lumini con cui si agghinda il tanfo dei fiori imputriditi.

A passi incerti, come non volesse, sempre più pallida, sempre più sottile e simile a un uccellino in bilico su un ramo.



Bellissima questa frase dissacrante, fa capire che il figlio sicuramente non piangerà per la morte del padre:

Ciò non toglie che il Generale fosse effettivamente morto, con prevedibile collasso degli sfinteri e rilascio di materiale organico. Mi piaceva pensarlo così il sereno trapasso

Bella questa sequenza di frasi corte e simmetriche, esalta la simmetria delle violenze:

«Femminuccia, fatti un goccetto!» mi gridavano quelli spingendomi la testa nel water.
«Te la faccio passare io la voglia di sputtanarmi davanti a tutti!» mi urlava lui.


Te l'hanno già fatto notare altri, più sopra. Ovvio che serve per non svelare subito il cambio di sesso, ma magari dicendo le stesse cose diversamente avresti potuto sottacere il genere maschile (non dico di metterlo al femminile, ma sottacerlo fino al punto del successivo svelamento):

Adesso ero solo. Solo davvero.

Quella notte pensai a una fuga. Qualcosa di estremo, via da tutto e da tutti.
Seduto sul letto,

Sei sicuro?» Si alzò e


Io non mi intendo di collegi, ma mi suona strano che in scuole d'élite ci siano delle camerate dove tutti dormono assieme, quindi o la camera in cui stanno Mario e Michele è doppia ed è per questo che Michele è lì (però, se condividono la camera mi suona strano che Mario non sappia perché Michele zoppica...), oppure è singola. E allora come riescono a passare le notti assieme? Immagino ci sia un servizio d'ordine e di controllo parecchio sviluppato, in scuole di quel tipo.

Michele Pagano, dei Pagano di Altavilla, troppo biondo anche per una casata normanna, era accanto a me

«Certo, nessuno lo vuole davvero. Però adesso torniamo a letto. Sei gelato. Potresti prenderti un malanno».
Restò accanto a me. Quella notte e tutte le altre. E furono notti tiepide, calde, roventi. E poi


Spesso si sottovaluta la violenza psicologica. La violenza fisica fa impressione, fa notizia. Mentre quella psicologica fa dei danni enormi. Molto efficace questa parte:

«Ti ricordi quello scherzo che fanno ai bambini? Cominciano a chiedere dove sia finito fingendo di non vederlo. Lui dice di essere lì, ma nessuno sembra sentirlo. Allora il bambino grida più forte, ma niente, nessuno gli dà retta. Lui piange, si dispera, ma non c’è verso. E solo quando è in preda alla disperazione più nera, il gioco finisce.»
«Crudele.»
«Sì, ma il punto è un altro. Perché tanta angoscia? Dopotutto nessuno lo ha effettivamente maltrattato, né gli ha usato vera e propria violenza.»
«Perché per gli hanno negato l’esistenza, lo hanno cancellato dal mondo.»

Giusto per pignoleria riporto questi 3 punti in cui c'è da sistemare la punteggiatura. Ma la tua scrittura è molto precisa.

«Sei sicuro?» Si alzò e fece roteare il chimono di seta con una piroetta. «Guardami».

«Ti sta bene questo tono di biondo» disse. «Ti illumina».

«Tranquillo» dissi, «andrà tutto bene. Niente è come allora». Gli presi una mano e la poggiai alla guancia. «E poi stavolta non sono sola».
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