Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
2Riflettendo sulla funzione di un bell'incipit.
Le prime trenta quaranta parole di un romanzo sono molto importanti.
Sono le prime che un probabile lettore leggerà del nostro testo, sono quelle che lo convinceranno ad andare avanti nella lettura.
Un incipit ben fatto catturerà la nostra attenzione e ci incollerà alla pagina, ci costringerà ad acquistare il libro.
Per quanto riguarda un romanzo, oltre a un buon inizio, abbiamo una copertina intricante, una quarta di copertina e un bel titolo che coadiuveranno la riuscita dell'opera in ogni aspetto.
Nel nostro bellissimo contest non si tratta di questo, dobbiamo scrivere un racconto di ottomila /sedicimila caratteri, una buona parte sarà l'incipit.
Come fare? Prima di tutto troverei un bel titolo, evocativo, che ci faccia entrare nell'atmosfera.
Credo che sia importante usare ogni aspetto per strutturare una scena, la prima, senza errori.
Io terrei in mente che chi legge non sa minimamente di cosa parla il mio racconto e nelle prime parole proverò a dare tutte le informazioni, nei limiti del possibile: ambientazione, tempo e luogo, sesso del protagonista, che non è scontato, a volte mi sono chiesta se sia maschio, femmina o altro per tutta la prima pagina e mezza. Se ci si riesce, in poche parole, si dovrebbe far percepire anche il conflitto e un minimo di empatia con il nostro protagonista.
Le prime trenta quaranta parole di un romanzo sono molto importanti.
Sono le prime che un probabile lettore leggerà del nostro testo, sono quelle che lo convinceranno ad andare avanti nella lettura.
Un incipit ben fatto catturerà la nostra attenzione e ci incollerà alla pagina, ci costringerà ad acquistare il libro.
Per quanto riguarda un romanzo, oltre a un buon inizio, abbiamo una copertina intricante, una quarta di copertina e un bel titolo che coadiuveranno la riuscita dell'opera in ogni aspetto.
Nel nostro bellissimo contest non si tratta di questo, dobbiamo scrivere un racconto di ottomila /sedicimila caratteri, una buona parte sarà l'incipit.
Come fare? Prima di tutto troverei un bel titolo, evocativo, che ci faccia entrare nell'atmosfera.
Credo che sia importante usare ogni aspetto per strutturare una scena, la prima, senza errori.
Io terrei in mente che chi legge non sa minimamente di cosa parla il mio racconto e nelle prime parole proverò a dare tutte le informazioni, nei limiti del possibile: ambientazione, tempo e luogo, sesso del protagonista, che non è scontato, a volte mi sono chiesta se sia maschio, femmina o altro per tutta la prima pagina e mezza. Se ci si riesce, in poche parole, si dovrebbe far percepire anche il conflitto e un minimo di empatia con il nostro protagonista.
Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
3Ciao a tutti. Come al solito lancio la classica delle provocazioni: tanto per non smentire la mia fama
Il miglior incipit, quello che ti fa comprare un libro, è il nome dell'autore e come realizza la quarta di copertina...
Per noi poveri scrittori, invece, è la prima carta che giriamo sul tavolo da gioco; sperando che il secondo giocatore (il lettore) abbocchi e a sua volta rilanci invogliato a giocare. Ormai i gusti sono cambiati, siamo nel terzo millennio e cosa mai potrebbe attirare l'attenzione di un lettore? Spesso l'incipit dei libri di autori conosciuti non sanno di niente, ma chi legge sa che troverà la storia più in là. Una questione di fiducia sorge tra autore e lettore, perché non è detto che con un inizio travolgente, il racconto non finisca per stancarti subito dopo. Credo che sia anche un rischio puntare troppo sull'incipit, se poi, dopo aver creato aspettative, queste naufragano. Meglio stare sul chi va là, non dare troppo idea di effetti speciali a cui poi bisogna associare tutto il resto.
Il miglior incipit, quello che ti fa comprare un libro, è il nome dell'autore e come realizza la quarta di copertina...
Per noi poveri scrittori, invece, è la prima carta che giriamo sul tavolo da gioco; sperando che il secondo giocatore (il lettore) abbocchi e a sua volta rilanci invogliato a giocare. Ormai i gusti sono cambiati, siamo nel terzo millennio e cosa mai potrebbe attirare l'attenzione di un lettore? Spesso l'incipit dei libri di autori conosciuti non sanno di niente, ma chi legge sa che troverà la storia più in là. Una questione di fiducia sorge tra autore e lettore, perché non è detto che con un inizio travolgente, il racconto non finisca per stancarti subito dopo. Credo che sia anche un rischio puntare troppo sull'incipit, se poi, dopo aver creato aspettative, queste naufragano. Meglio stare sul chi va là, non dare troppo idea di effetti speciali a cui poi bisogna associare tutto il resto.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
4Albascura ha scritto: dobbiamo scrivere un racconto di ottomila /sedicimila caratteri, una buona parte sarà l'incipit.Secondo me, no: basta una frase azzeccata per agganciare il lettore. Che può ritrovarla all'epilogo e chiudere il cerchio.
E in mezzo quanto basta a motivargliela.
Il problema è riuscirci.
Albascura ha scritto: di cosa parla il mio racconto e nelle prime parole proverò a dare tutte le informazioni, nei limiti del possibile: ambientazione, tempo e luogo, sesso del protagonista, che non è scontato, a volte mi sono chiesta se sia maschio, femmina o altro per tutta la prima pagina e mezza. Se ci si riesce, in poche parole, si dovrebbe far percepire anche il conflitto e un minimo di empatia con il nostro protagonista.Ma questa è una sinossi come incipit! Mi spiace non essere del tuo parere, cara @Albascura
Però qui si fa uno scambio di vedute tra di noi, vero?
Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
5Poeta Zaza ha scritto: Secondo me, no: basta una frase azzeccata per agganciare il lettoreDipende da cosa si intende per incipit.
Se è come penso che sia, un incipit non è una frase ma almeno le prime quaranta cinquanta parole, considerando che parliamo di un romanzo.
In un racconto breve come quello che postiamo qui, forse meno, ma non parlerei di una frase.
Forse sarebbe utile creare un gancio come prima frase, per poi ricollegare il racconto, a volte funziona.
Si, scambio di vedute. Questo è il bello di questo contest.
Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
6bestseller2020 ha scritto: Ormai i gusti sono cambiati, siamo nel terzo millennio e cosa mai potrebbe attirare l'attenzione di un lettore?Una bella scrittura? Argomenti avvincenti?
Nel terzo millennio non c 'è spazio per queste cose? Eppure ci sono ancora scrittori in giro.
Io ho un'età e leggo parecchio, i ragazzi non leggono quello che piace a me ma leggono.
L'importante è scrivere in modo di attirare l attenzione e un incipit ben fatto aiuta.
Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
7ciao @Albascura
Albascura ha scritto: L'importante è scrivere in modo di attirare l attenzione e un incipit ben fatto aiuta.Ma certamente. Ma io penso che questo debba essere ben dosato, come dico sopra.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
8condivido questa riflessione di Stefania Crepaldi che ho trovato molto interessante:
“Ricordate che l’incipit perfetto quasi mai nasce al primo colpo. (…) L’incipit perfetto può essere aggiustato e calibrato anche alla fine. L’importante è conoscere il tipo di storia che si vuole scrivere stilando un progetto narrativo per comprendere su cosa si vuole puntare: sul protagonista, sulla trama o sul mondo a cui state dando vita. E quindi fate il possible per far capire al lettore qual è la posta in gioco o se c’è un conflitto che potete svelare subito per creare empatia.”
“Ricordate che l’incipit perfetto quasi mai nasce al primo colpo. (…) L’incipit perfetto può essere aggiustato e calibrato anche alla fine. L’importante è conoscere il tipo di storia che si vuole scrivere stilando un progetto narrativo per comprendere su cosa si vuole puntare: sul protagonista, sulla trama o sul mondo a cui state dando vita. E quindi fate il possible per far capire al lettore qual è la posta in gioco o se c’è un conflitto che potete svelare subito per creare empatia.”
Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
9Ho letto spesso di non essere didascalici o pedagogici.
E allora com'è che un grande scrittore come F.S. Fitzgerald fa questo incipit ne "Il grande Gatsby"?
Negli anni più vulnerabili della giovinezza, mio padre mi diede un consiglio che non mi è mai più uscito di mente. “Quando ti vien voglia di criticare qualcuno” mi disse “ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu”. Non disse altro, ma eravamo sempre stati insolitamente comunicativi nonostante il nostro riserbo, e capii che voleva dire molto più di questo.
E allora com'è che un grande scrittore come F.S. Fitzgerald fa questo incipit ne "Il grande Gatsby"?
Negli anni più vulnerabili della giovinezza, mio padre mi diede un consiglio che non mi è mai più uscito di mente. “Quando ti vien voglia di criticare qualcuno” mi disse “ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu”. Non disse altro, ma eravamo sempre stati insolitamente comunicativi nonostante il nostro riserbo, e capii che voleva dire molto più di questo.
Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
10@Poeta Zaza
Penso che non ci siano regole assolute per incipit, a parte quelle generali, ovvie, come il parlare del tempo, che frega niente a nessuno ed è noioso, ma noiose possono essere altre mille questioni.
Io personalmente cerco di scrivere, nei limiti del buongusto, quello che più mi piace, cercando di non essere ripetitivo e noioso.
Penso che non ci siano regole assolute per incipit, a parte quelle generali, ovvie, come il parlare del tempo, che frega niente a nessuno ed è noioso, ma noiose possono essere altre mille questioni.
Io personalmente cerco di scrivere, nei limiti del buongusto, quello che più mi piace, cercando di non essere ripetitivo e noioso.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
(Apocalisse di S. Giovanni)
Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
11Tanto per scaldare i motori, al netto di definizioni più o meno condivise, proporrei un gioco:
metterci le braghe del lettore e indicare i nostri tre incipit preferiti.
Riflettere sul perché lo siano, preferiti intendo, quali corde abbiano fatto risuonare, credo possa tornare utile, ognuno a modo suo.
Comincio io:
Chiamatemi Ismaele
Una mattina Gregorio Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovò mutato in un insetto mostruoso.
Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio
metterci le braghe del lettore e indicare i nostri tre incipit preferiti.
Riflettere sul perché lo siano, preferiti intendo, quali corde abbiano fatto risuonare, credo possa tornare utile, ognuno a modo suo.
Comincio io:
Chiamatemi Ismaele
Una mattina Gregorio Samsa, destandosi da sogni inquieti, si trovò mutato in un insetto mostruoso.
Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio
Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
12@aladicorvo
non ho dubbi: quello di Gabo è il mio preferito.
Di lui poi amo questo alla follia, praticamente un romanzo in un incipit:
non ho dubbi: quello di Gabo è il mio preferito.
Di lui poi amo questo alla follia, praticamente un romanzo in un incipit:
Fin dalla prima domenica che lo vidi mi parve una mula da corrida, con le sue bretelle di velluto impunturate d’oro, gli anelli con gemme colorate a tutte le dita e la treccia di sonagli, in piedi su un tavolo nel porto di Santa María del Darién, tra i flaconi di medicinali e le erbe lenitive che lui stesso preparava e vendeva a squarciagola nei villaggi dei Caraibi, solo che allora non stava cercando di vendere nessuna schifezza da indios, ma chiedeva che gli portassero un serpente di quelli veri per dimostrare sulla propria pelle l’efficacia di un controveleno di sua invenzione, l’unico infallibile, signore e signori, contro i morsi di serpenti, tarantole e scolopendre, e ogni genere di mammiferi venefici.
(incipit di: Blacamán il buono, venditore di miracoli)Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
13L'unica regola che ho imparato leggendo e restando agganciato a libri mozzafiato, è stata quella di evocare mistero.
Da subito, senza troppa gentilezza nei confronti dei poveri lettori.
La storia deve (ac)cadere fra le mani del lettore da subito, buttandolo davanti alla tensione dei protagonisti. Più facile a dirsi che a farsi, certo.
Eppure se la storia è chiara nella nostra mente (nemesi, contrasti, ostacoli, obiettivi da raggiungere) non dovrebbe essere troppo difficile dove "buttare l'amo".
Poi, boh... chi cacchio ha mai scritto un libro con un ottimo incipit
@Monica mi piace molto la tua condivisione: credo renda bene l'idea che un buon incipit, al pari di un buon libro, è il risultato di un'operazione dolorosa e delicata. Richiede tempo e pazienza.
Da subito, senza troppa gentilezza nei confronti dei poveri lettori.
La storia deve (ac)cadere fra le mani del lettore da subito, buttandolo davanti alla tensione dei protagonisti. Più facile a dirsi che a farsi, certo.
Eppure se la storia è chiara nella nostra mente (nemesi, contrasti, ostacoli, obiettivi da raggiungere) non dovrebbe essere troppo difficile dove "buttare l'amo".
Poi, boh... chi cacchio ha mai scritto un libro con un ottimo incipit
@Monica mi piace molto la tua condivisione: credo renda bene l'idea che un buon incipit, al pari di un buon libro, è il risultato di un'operazione dolorosa e delicata. Richiede tempo e pazienza.
Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
14L'incipit è davvero importante solo per i lettori frettolosi e superficiali, che hanno bisogno di essere attirati con uno zuccherino.
Un buon lettore sa che esistono ottimi libri con pessimi incipit e pessimi libri con ottimi incipit e che quindi non si giudica un libro dall'incipit, così come non si giudica una persona dalla cravatta.
Un buon lettore sa che esistono ottimi libri con pessimi incipit e pessimi libri con ottimi incipit e che quindi non si giudica un libro dall'incipit, così come non si giudica una persona dalla cravatta.
Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
15quindi @massimopud , ci confermi che l'incipit è fondamentale per essere letti...
PS. ma ben ritrovato
PS. ma ben ritrovato
Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
16Oh si, si che esistono bellissimi incipit che promettono letture travolgenti.
In libreria, l'ho tenuto tra le mani per la bellezza della copertina, il formato piccolo, non so come si chiama in editoria, per le rifiniture in rilievo... Ho letto le prime righe e l ho comprato.
Gli aghi d'oro, di Michael McDowell.
Promessa mantenuta, un ottima lettura.
La pochezza si riconosce subito, e non credo che la grandezza di una storia si possa nascondere dietro un brutto e sciapo inizio.
In libreria, l'ho tenuto tra le mani per la bellezza della copertina, il formato piccolo, non so come si chiama in editoria, per le rifiniture in rilievo... Ho letto le prime righe e l ho comprato.
Gli aghi d'oro, di Michael McDowell.
Promessa mantenuta, un ottima lettura.
La pochezza si riconosce subito, e non credo che la grandezza di una storia si possa nascondere dietro un brutto e sciapo inizio.
Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
17Nerio ha scritto: quindi @massimopud , ci confermi che l'incipit è fondamentale per essere letti...Ehilà, caro Nerio, bentornato! (Però non sparire di nuovo per qualche anno...)
PS. ma ben ritrovato
Sì, in effetti per un certo target di lettore l'incipit è fondamentale, ma per fortuna ci sono molti altri lettori più pazienti. E comunque secondo me per quella fetta di pubblico frettolosa è molto più importante il titolo del libro (e forse anche la copertina) che non l'incipit.
Sul fatto che un inizio insipido sia inevitabilmente il preludio di un libro insipido, non sono d'accordo. Due esempi di celebri capolavori:
"Quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno, etc.etc." (incipit in stile Touring Club).
"Mio padre aveva una piccola tenuta nel Nottinghamshire e io ero il terzo di cinque figli" (incipit burocratico-anagrafico).
Difficile immaginare due inizi meno brillanti, eppure il resto dei due libri non è venuto malaccio.
Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
18Poeta Zaza ha scritto: Negli anni più vulnerabili della giovinezza, mio padre mi diede un consiglio che non mi è mai più uscito di mente. “Quando ti vien voglia di criticare qualcuno” mi disse “ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu”. Non disse altro, ma eravamo sempre stati insolitamente comunicativi nonostante il nostro riserbo, e capii che voleva dire molto più di questo.Ciao @Poeta Zaza
Io non lo trovo così male. L'incipit che hai citato è composto da tre frasi, nella prima l'autore ci comunica il contesto temporale, nella seconda il consiglio che suo padre gli diede e nella terza condivide una riflessione sulla qualità della comunicazione tra colui che racconta e suo padre.
Il tono è introspettivo; c'è un ricordo significativo che ha avuto un impatto considerevole sul protagonista.
L'incipit introduce due temi importanti: La critica sociale, la consapevolezza di essere un privilegiato e la comunicazione tra padri e figli.
Tra chi racconta e suo padre c'è una comunicazione profonda, nonostante siano due persone riservate. Questo lato caratteriale dei due mi suggerisce una relazione vivace e allo stesso tempo ingarbugliata e contrastante fra padre e figlio.
Io non ho letto "Il grande Gatsby" e questo incipit, forse, non mi avrebbe incuriosito più di tanto, quando scelgo molto dipende anche dal periodo della mia vita, più o meno attinente al genere che potrebbe piacermi leggere. Comunque, tecnicamente a me sembra un buon incipit.
Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
19Concordo con chi ritiene l'incipit importante ma non troppo e ora meno sopravvalutato che un tempo. Da evitare, ovviamente , le sinossi, e anche quelli costruiti con gran cura ed eleganza se contraddetti dalle pagine successive.
Personalmente preferisco gli inizi in medias res e quelli che informano alla svelta sull'ambientazione.
Fu il 15 di giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, sedette per l’ultima volta in mezzo a noi. (Calvino: Il barone rampante)
Impagabile!
Nell’ora di un caldo tramonto primaverile apparvero presso gli stagni Patriaršie due cittadini. (Bulgakov: Il maestro e Margherita)
Poi passa a descriverli nei particolari, prassi superata nella civiltà dell'immagine.
Personalmente preferisco gli inizi in medias res e quelli che informano alla svelta sull'ambientazione.
Fu il 15 di giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, sedette per l’ultima volta in mezzo a noi. (Calvino: Il barone rampante)
Impagabile!
Nell’ora di un caldo tramonto primaverile apparvero presso gli stagni Patriaršie due cittadini. (Bulgakov: Il maestro e Margherita)
Poi passa a descriverli nei particolari, prassi superata nella civiltà dell'immagine.
" ...con mano ferma ma lenta sollevò la celata. L'elmo era vuoto." (Calvino)
Pagina autrice fb: virginialess/21 Blog "Noi nonne": https.//virginialess.wordpress.com
Re: Labocontest n.15 - Discussione generale - L'incipit
20@aladicorvo : ti piace vincere facile, eh?
Considerando che i più belli ed efficaci li hai "portati via" tu, ne metto un altro che amo davvero tanto:
Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l’esercito di Francia. Carlomagno doveva passare in rivista i paladini. Già da più di tre ore erano lì; faceva caldo; era un pomeriggio di prima estate, un po’ coperto, nuvoloso; nelle armature si bolliva come in pentole tenute a fuoco lento. Non è detto che qualcuno in quell’immobile fila di cavalieri già non avesse perso i sensi o non si fosse assopito, ma l’armatura li reggeva impettiti in sella tutti a un modo. D’un tratto, tre squilli di tromba: le piume dei cimieri sussultarono nell’aria ferma come a uno sbuffo di vento, e tacque subito quella specie di mugghio marino che s’era sentito fin qui, ed era, si vede, un russare di guerrieri incupito dalle gole metalliche degli elmi. Finalmente ecco, lo scorsero che avanzava laggiù in fondo, Carlomagno, su un cavallo che pareva più grande del naturale, con la barba sul petto, le mani sul pomo della sella. Regna e guerreggia, guerreggia e regna, dài e dài, pareva un po’ invecchiato, dall’ultima volta che l’avevano visto quei guerrieri.
(Italo Calvino, Il cavaliere inesistente)
Carico di quella delicata ironia della quale saranno permeate molte parti del romanzo; lungo e articolato, ma meravigliosamente (calvinianamente) chiaro e leggibile...
Non fornisce alcun indizio della storia, nella sua sostanza (anche se Agilulfo verrà svelato subito dopo in tutta la sua "inconsistente" natura), tuttavia offre al lettore, in modo perfetto, il mondo nel quale si svolgerà la vicenda e lo stile con il quale verrà narrato.
Magistrale patto con il lettore. Lo adoro.
P.S.: e se per l'incipit questo è TRA i miei preferiti, non ho dubbi che, per il finale, quello de Il cavaliere inesistente è in assoluto il finale più bello che io abbia mai letto. Ma qui siamo decisamente OT, scusate. Ne traggo solo una conclusione: splendido incipit, splendido svolgimento, splendido finale. Praticamente il romanzo perfetto.
Considerando che i più belli ed efficaci li hai "portati via" tu, ne metto un altro che amo davvero tanto:
Sotto le rosse mura di Parigi era schierato l’esercito di Francia. Carlomagno doveva passare in rivista i paladini. Già da più di tre ore erano lì; faceva caldo; era un pomeriggio di prima estate, un po’ coperto, nuvoloso; nelle armature si bolliva come in pentole tenute a fuoco lento. Non è detto che qualcuno in quell’immobile fila di cavalieri già non avesse perso i sensi o non si fosse assopito, ma l’armatura li reggeva impettiti in sella tutti a un modo. D’un tratto, tre squilli di tromba: le piume dei cimieri sussultarono nell’aria ferma come a uno sbuffo di vento, e tacque subito quella specie di mugghio marino che s’era sentito fin qui, ed era, si vede, un russare di guerrieri incupito dalle gole metalliche degli elmi. Finalmente ecco, lo scorsero che avanzava laggiù in fondo, Carlomagno, su un cavallo che pareva più grande del naturale, con la barba sul petto, le mani sul pomo della sella. Regna e guerreggia, guerreggia e regna, dài e dài, pareva un po’ invecchiato, dall’ultima volta che l’avevano visto quei guerrieri.
(Italo Calvino, Il cavaliere inesistente)
Carico di quella delicata ironia della quale saranno permeate molte parti del romanzo; lungo e articolato, ma meravigliosamente (calvinianamente) chiaro e leggibile...
Non fornisce alcun indizio della storia, nella sua sostanza (anche se Agilulfo verrà svelato subito dopo in tutta la sua "inconsistente" natura), tuttavia offre al lettore, in modo perfetto, il mondo nel quale si svolgerà la vicenda e lo stile con il quale verrà narrato.
Magistrale patto con il lettore. Lo adoro.
P.S.: e se per l'incipit questo è TRA i miei preferiti, non ho dubbi che, per il finale, quello de Il cavaliere inesistente è in assoluto il finale più bello che io abbia mai letto. Ma qui siamo decisamente OT, scusate. Ne traggo solo una conclusione: splendido incipit, splendido svolgimento, splendido finale. Praticamente il romanzo perfetto.