[Lab14] L'eterno ritorno dona noi, risplenda la luce perpetua e sogniamo in pace

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Genere rosa
Tema: ritorni

L'eterno ritorno dona noi, risplenda la luce perpetua e sogniamo in pace

Noi nascemmo in due parti distanti dello stesso oceano. Due efire strobilate da polipi indipendenti, trascinate da correnti circolari, in una catena di buio e luce. Appena nate esplorammo un’esistenza ricca di misteri e di possibilità già scritte, indecifrabili per due meduse. I nostri ropali scoprivano un mondo che era nuovo e antico allo stesso tempo, le nostre ombrelle pulsavano su e giù, su e giù.
La vita si srotolò nel silenzio, mentre mangiavamo a sazietà piccoli artropodi, che con i tentacoli paralizzavamo e con le braccia portavamo alla bocca e alla cavità gastrointestinale. Ci prendemmo tutto il tempo per crescere forti e sane e, finalmente, ci ritrovammo due meduse adulte.
Ci lasciammo trascinare sulla superficie sconfinata dell'oceano, a pelo dell'acqua, sotto lo specchio cristallino scandagliato dal sole rovente, sotto silenziose notti cariche di stelle, sotto tempeste caotiche e cavalloni, senza mai incontrarci. Fluttuammo su foreste di dickinsonia e charnia, le cui fronde allungate ondeggiavano con lentezza, e su abissi bui privi di vita. Sfuggimmo a trilobiti e anomalocaris affamati, per fortuna o per destino, e non avemmo bisogno di altro, a lungo.
Fu quando  percepimmo il segnale l'una dell'altra che un bisogno primordiale quanto la vita stessa scintillò nei nostri gangli. Per la prima volta ci riconoscemmo, due esistenze destinate a comprendersi totalmente e compenetrarsi eternamente. Polvere cosmica rimescolata, acqua e sale spazzata via e ricomposta in una unione scritta all'origine del nulla e alla fine del tutto.
I nostri corpi si sfiorarono, si scoprirono, si esplorarono, e scariche elettriche ci fecero vibrare. Le nostre braccia si strinsero l'un l'altra e danzammo in cerchi, trascinandoci a vicenda e avvicinandoci poco alla volta, poco alla volta.
Infine, continuando a danzare al ritmo delle stelle e della corrente e della vita, ci ritrovammo l'una sopra l'altra, i tentacoli urticanti ora del tutto innocui. L'istante infinito venne cristallizzato e lavato via; sperma che ricopriva le braccia, portato alla bocca, ingoiato. Ancora e ancora, in un abbraccio eterno, perché non esisteva sazietà.

Noi stiamo seduti in auto, i piedi sul cruscotto, respirando a pieni polmoni per riprendere fiato. I pantaloni sono gettati alla rinfusa nei posti dietro. Pioggia leggera ticchetta sul tettuccio e solleva grandi nuvole di vapore sulla città, lontana, che sta andando a fuoco. Siamo parcheggiati a luci spente di fronte a un cimitero abbandonato.
Dai finestrini abbassati entra la brezza notturna, che rinfresca i nostri corpi nudi e bollenti e porta il gracidio delle raganelle e il rombo dell'incendio. La nostra carne è intrisa del gusto e dell'odore l'uno dell'altro, di graffi e di morsi. Una mano coperta di sperma, portata alle labbra, e poi un lunghissimo bacio.
«Annientami», un sussurro. «Estinguimi, finché siamo assieme».
«Non posso, amore mio. È impossibile. Anche se dovessi ucciderti, ci ritroveremo ancora assieme, tra miliardi di anni. Siamo l'eterno ritorno dell'uguale, ed eternamente saremo separati e riuniti.»
«E se dovessimo perderci? E se la nostra mente volesse allontanarci?»
«Allora smettiamola di pensare e di dare un senso alle cose, anche se non si capisce nulla, e ci ritroveremo sempre qui».
«Attenderemo».
«Attenderemo. Non è morto ciò che in eterno può attendere.»
Mani che si toccano, mani che si stringono, poi mani che rollano una canna. Volute di fumo che salgono al cielo, volute di vapore che avvolgono la città. I palazzi sono avviluppati da fiamme alte e insaziabili che rischiarono l'orizzonte e illuminano la notte. I nostri occhi sono attirati dal rosso vivo della punta della canna. «Mi piace il fuoco».
Spegniamo il mozzicone sulla fiancata dell'auto e lo lasciamo sul cruscotto. «L'avrei spento con la suola delle scarpe, ma qualcuno me le ha sfilate». Ridiamo.
«Già».
«Che c'è?»
«Nulla, è solo che ho un déjà-vu».
«Un déjà-vu, eh? Com’era? Mi pare... L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello di polvere».
Ci guardiamo a lungo negli occhi, in silenzio, immobili.
«Io ti ho già visto da qualche parte prima di conoscerti, ne sono sicuro. Credo di averti sognato, anni fa. Come ti chiami?»
«E che importa come mi chiamo?»
«Allora mi racconti una storia?»

Noi saremo due stelle binarie e danzeremo attorno allo stesso centro in un vuoto incommensurabile e senza nome. Orbiteremo in ampie ellissi e ci avvicineremo l'un l'altra pian piano, stando in una relazione governata dalla distanza. Illumineremo lo spazio della nostra energia bruciante e il nostro ballo riempirà cieli lontanissimi. Saremo fortissime e splendide, due sfere perfette come il cerchio di una medusa, come la simmetria bilaterale di una scimmia.
Le nostre orbite si accorceranno sempre più per l’attrazione crescente, ineluttabile, precipitante. Diventeremo strette e, finalmente, le braccia delle nostre atmosfere si carezzeranno e si scambieranno gas.
Arriveremo a contatto, due sfere dalla superficie distorta in un abbraccio eterno. La nostra energia invincibile spazzerà via ogni cosa attorno a noi, i nostri nuclei saranno trasformati per sempre e il vento scuoterà le galassie, ma non sarà ancora abbastanza; saremo forza divina, creatrice e distruttrice. Resteremo così, schiacciandoci l'un l'altra per miliardi di anni, indisturbate, roteando e roteando in sincrono.
Sconfiggeremo il tempo e lo spazio, andando là dove siamo sempre state, oltre l'abisso del sempre e del mai. Supereremo la singolarità e riposeremo in pace dove non esiste principio e conclusione. Infine, noi saremo buco nero, e plasmeremo un nuovo universo in cui ci rincontreremo come meduse.

Re: [Lab14] L'eterno ritorno dona noi, risplenda la luce perpetua e sogniamo in pace

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Ho letto la prima parte avendo in testa “aria sulla IV corda” di Bach, come in un bel documentario sui celenterati a cura del compianto Piero Angela. Immagini molto belle che hai saputo rendere vivide con grande bravura di penna @Mina. Un amore tra invertebrati, fico, mi sono detta.
E poi la circolarità, la rinascita, il “riconoscersi” ogni volta  in una specie diversa (compresa quella umana). 
L’ esperimento scrittorio è interessante, ma lo è soprattuto il messaggio di un Amore tanto sublime da vincere la morte. Sempre. 
Solo il titolo non mi piace… 
👏💖

Re: [Lab14] L'eterno ritorno dona noi, risplenda la luce perpetua e sogniamo in pace

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Mina ha scritto: L'eterno ritorno dona noi, risplenda la luce perpetua e sogniamo in pace
L'eterno ritorno dona Noi, avrei scritto. Per come l'ho inteso io il tuo racconto. 
Comunque, per l'originalità ti do dieci, per il messaggio che ho colto ti do dieci, e per aver messo in gioco un amore universale dentro un contest dedicato al genere Rosa ti do un altro dieci. 
Mina ha scritto: Noi nascemmo in due parti distanti dello stesso oceano. Due efire strobilate da polipi indipendenti, trascinate da correnti circolari, in una catena di buio e luce. Appena nate esplorammo un’esistenza ricca di misteri e di possibilità già scritte, indecifrabili per due meduse. I nostri ropali scoprivano un mondo che era nuovo e antico allo stesso tempo, le nostre ombrelle pulsavano su e giù, su e giù.
I termini scientifici li avrei evitati, urgono sinonimi o metafore...
Mina ha scritto: dom giu 16, 2024 12:40 pmCi lasciammo trascinare sulla superficie sconfinata dell'oceano, a pelo dell'acqua, sotto lo specchio cristallino scandagliato dal sole rovente, sotto silenziose notti cariche di stelle, sotto tempeste caotiche e cavalloni, senza mai incontrarci. Fluttuammo su foreste di dickinsonia e charnia, le cui fronde allungate ondeggiavano con lentezza, e su abissi bui privi di vita. Sfuggimmo a trilobiti e anomalocaris affamati, per fortuna o per destino, e non avemmo bisogno di altro, a lungo.
Le descrizioni sono la tua forza, Mi ricordo un tuo racconto dedicato al fratello di Van Gogh del futuro; insuperabile.
Mina ha scritto: dom giu 16, 2024 12:40 pmAncora e ancora, in un abbraccio eterno, perché non esisteva sazietà.
Ecco! La vita non è mai sazia di vita.
Mina ha scritto: dom giu 16, 2024 12:40 pmPioggia leggera ticchetta sul tettuccio e solleva grandi nuvole di vapore sulla città, lontana, che sta andando a fuoco. Siamo parcheggiati a luci spente di fronte a un cimitero abbandonato.
Dai finestrini abbassati entra la brezza notturna,
La frase sottolineata non mi convince, sembra che le nubi di vapore sulla città, siano la conseguenza della pioggia che ticchetta sul tettuccio.
E mi si parano delle immagini contrastanti pensando che piove e loro sono con i finestrini aperti.
Mina ha scritto: dom giu 16, 2024 12:40 pm«Annientami», un sussurro. «Estinguimi, finché siamo assieme».
«Non posso, amore mio. È impossibile. Anche se dovessi ucciderti, ci ritroveremo ancora assieme, tra miliardi di anni. Siamo l'eterno ritorno dell'uguale, ed eternamente saremo separati e riuniti.»
«E se dovessimo perderci? E se la nostra mente volesse allontanarci?»
«Allora smettiamola di pensare e di dare un senso alle cose, anche se non si capisce nulla, e ci ritroveremo sempre qui».
«Attenderemo».
«Attenderemo. Non è morto ciò che in eterno può attendere.»
Mani che si toccano, mani che si stringono, poi mani che rollano una canna. Volute di fumo che salgono al cielo, volute di vapore che avvolgono la città. I palazzi sono avviluppati da fiamme alte e insaziabili che rischiarono l'orizzonte e illuminano la notte. I nostri occhi sono attirati dal rosso vivo della punta della canna. «Mi piace il fuoco».
Spegniamo il mozzicone sulla fiancata dell'auto e lo lasciamo sul cruscotto. «L'avrei spento con la suola delle scarpe, ma qualcuno me le ha sfilate». Ridiamo.
«Già».
«Che c'è?»
«Nulla, è solo che ho un déjà-vu».
«Un déjà-vu, eh? Com’era? Mi pare... L'eterna clessidra dell'esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello di polvere».
Ci guardiamo a lungo negli occhi, in silenzio, immobili.
«Io ti ho già visto da qualche parte prima di conoscerti, ne sono sicuro. Credo di averti sognato, anni fa. Come ti chiami?»
«E che importa come mi chiamo?»
«Allora mi racconti una storia?»
Discorsi troppo fumosi, come la loro canna, la città che brucia. Il vapore che sale. Li renderei più chiari con una nota esistenziale sulla vita e la reincarnazione, li renderei  più consapevole. Li farei parlare con chiarezza in modo da rendere i loro caratteri definiti. Sentono di essere già stati insieme e che torneranno insieme oltre una fine che nessuno consce? Facciamoglielo dire chiaro e tondo visto che poi  nel finale sono due stelle che rinascono di nuovo unite, insieme a spargere la vita nell'universo. 
Ho trovato bellissima la tua idea, nasciamo dalle stelle e siamo noi che diventiamo stelle in un loop infinito.
Non sarà un Rosa ma l'amore non manca. 

Re: [Lab14] L'eterno ritorno dona noi, risplenda la luce perpetua e sogniamo in pace

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Ciao @Mina  <3
Pur essendo il tuo il racconto più breve tra quelli in gara, mi ha colpita profondamente (ti dirò, mi ha anche commossa).
Mi è piaciuto il titolo come parafrasi della preghiera, anche se ci ho messo un attimo a capirlo. Per rendere la comprensione di questo passaggio più immediata, penso sarebbe più efficace rendere l'originale più "riconoscibile". Per esempio: "l'eterno ritorno donaci, Universo; risplenda la luce perpetua". Resterebbe meno aperto a diverse interpretazioni, ma sarebbe più chiaro il riferimento.
Ancora una volta hai giocato con un tema filosofico, l'eterno ritorno nietzscheiano (non l'unica citazione importante che hai inserito, ma sicuramente quella più significativa). Nella nuova preghiera che è il tuo titolo, non si chiede più il riposo eterno in un luogo altro rispetto alla vita, ma la possibilità di tornare, di rinascere in eterno, sotto diverse forme, per amare ed essere amati ancora.
Sinceramente, non ho grandi critiche da fare. 
Lo stile è chiaro e scorrevole ma allo stesso tempo ricchissimo di immagini vivide, al confine tra la narrativa e la poesia. 
L'interpretazione del rosa è del tutto originale e dona al tema della storia d'amore nuova vita, elevandola ad esperienza universale e spirituale. L'amore non è più limitato ad una sola vita, né a due soli individui ben definiti, né alla forma umana: amore è toccarsi, fumare una canna, fluttuare insieme come meduse, sfiorare i rispettivi campi gravitazionali, implodere, esplodere, nascere e morire. Semplicemente esistere, insieme. Abbracciare l'entropia.
Forse (ma qui ti sto davvero facendo le pulci :asd: ) ridurrei un po' l'utilizzo di termini scientifici che potrebbero essere sconosciuti al lettore medio, ad esempio qui:
Mina ha scritto: Fluttuammo su foreste di dickinsonia e charnia, le cui fronde allungate ondeggiavano con lentezza, e su abissi bui privi di vita. Sfuggimmo a trilobiti e anomalocaris affamati,
 L'immagine sarebbe altrettanto efficace, se non di più, se per esempio "anomalocaris" diventasse semplicemente "predatori" o simili.

Per il resto, che dire. Un racconto di sensibilità altissima e probabilmente uno dei tuoi scritti che mi hanno emozionata di più in assoluto. Complimenti  <3

Re: [Lab14] L'eterno ritorno dona noi, risplenda la luce perpetua e sogniamo in pace

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Mina ha scritto: Per la prima volta ci riconoscemmo, due esistenze destinate a comprendersi totalmente e compenetrarsi eternamente. Polvere cosmica rimescolata, acqua e sale spazzata via e ricomposta in una unione scritta all'origine del nulla e alla fine del tutto.
Scusami la domanda di una stupidità elementare: per immedesimarsi e comprendere queste emozioni, aiuta il fatto che si possano
averle provate nella realtà o si possono anche solo immaginare?

Mina ha scritto: «Annientami», un sussurro. «Estinguimi, finché siamo assieme».
«Non posso, amore mio. È impossibile. Anche se dovessi ucciderti, ci ritroveremo ancora assieme, tra miliardi di anni. Siamo l'eterno ritorno dell'uguale, ed eternamente saremo separati e riuniti.»
Quanto mi piacerebbe avere questa visione.

Passi da una visione carnale a una filosofica con estrema naturalezza.

Mina ha scritto: «Attenderemo. Non è morto ciò che in eterno può attendere.»
Questa, come tante altre frasi, si potrebbe stare all'infinito a pensare.


@Mina un dark romance lo definirei , forse perché alla fine non si può sfuggire al buco nero? Poi perché tutto ciò che non è comprensibile a me crea uno stato di vuoto ineluttabile. Quando sento parlare di migliaia di miliardi di galassie o che l'universo si espande in un secondo secondo dei parametri così al di fuori della comprensione, posso capire allora il farsi una canna.
Mi è parso di intuire che la medusa in questo caso sia la metafora di un grande ciclo dell'eterno ritorno. Ho letto che alcune meduse in teoria sono immortali (se non vengono mangiate) nel senso che le loro cellule regrediscono allo stato neonatale per ritornare poi a crescere.
Un racconto, che mi ha lasciato in uno stato di sospensione e di difficile comprensione considerando tutto quello che ci accade. Ma di scrittura straordinaria.

Re: [Lab14] L'eterno ritorno dona noi, risplenda la luce perpetua e sogniamo in pace

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Ciao @Mina

Quindi conosci la preghiere dell’eterno riposo, visto che l’hai parafrasata. Le radici cristiane affiorano nell’inconscio… (battuta infelice: dimentica).
Non scherzavi quindi quando parlavi di amore fra meduse, ammirevole tra l’altro alla luce delle tue competenze scientifiche.
L’eterno ritorno dell’amore, da meduse primordiali a esseri umani, due ragazzi che si amano in una macchina, che si graffiano, si morsicano, si inebriano e compenetrano l’uno negli effluvi dell’altro, che fumano una canna. La descrizione del puro atto di amarsi, come tendono a farlo gli esseri umani prelude o compendia il concetto che ogni essere vivente ha il suo modo di amarsi, fa parte della sua natura, istinto di perpetuare la specie anche, perché no, altrimenti saremmo estinti da un pezzo.
Se esistessero i marziani e vedessero la scena dei ragazzi potrebbero pensare che questo è il tipico modo di amarsi degli umani? Forse no, perché farebbero analisi e ricerche e riscontrerebbero l’impossibilità di riproduzione della specie umana. Come classificherebbero un terzo incomodo che irrompesse sulla scena urlando a uno o a tutti e due gli amanti che domani non guideranno i bus della gita dei cadetti (o dei ragazzini di fine anno scolastico)? I marziani collocherebbero questo divieto con il fatto che i due si amano, che non inficia forse i riflessi o con gli effetti della canna che altera le percezioni e le distanze e potrebbe causare la fine di alcuni esseri umani? I marziani potrebbero scrivere un trattato dell’assurdo a tal proposito, sarebbe interessante da leggere.

Ok, non fare caso alle mie divagazioni,  :)    lo sai che amo divagare e talvolta ci aggiungo il senso dell’epico, ma niente di pericoloso. Mi piace discutere con chi non ha le mie idee,  ma abbiamo sempre chiacchierato piacevolmente su ipotesi e divagazioni in merito a racconti tuoi e miei dove emergeva il pensiero dell’autore.
Mi piace l’idea delle rinascite eterne, anche il ritrovarsi un giorno come stelle che si avvicineranno fino a inglobare le loro rispettive atmosfere. Questo è poetico, originale.
E poi, idee condivisibili o meno, indubbiamente sai scrivere molto bene.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab14] L'eterno ritorno dona noi, risplenda la luce perpetua e sogniamo in pace

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Mina ha scritto: dom giu 16, 2024 12:40 pmL'eterno ritorno dona noi, risplenda la luce perpetua e sogniamo in pace
Per precisione e aderenza all'originale, inserirei il dativo anche dopo "risplenda" nonché la preposizione sfuggita: "...dona a noi, splenda a noi...".
Mina ha scritto: dom giu 16, 2024 12:40 pmAppena nate esplorammo un’esistenza ricca di misteri e di possibilità già scritte, indecifrabili
Mina ha scritto: dom giu 16, 2024 12:40 pmLa vita si srotolò nel silenzio
Sfiorandolo, evochi il mistero della Vita. Non solo i cieli, anche i mari sono in gran parte sconosciuti. Per noi che trascorriamo l'esistenza in "superficie" (sia fisica sia spirituale), la vita delicata e breve degli organismi degli abissi è priva di senso.
Questo tuo inizio ha pertanto l'innegabile merito di obbligare il lettore a fermarsi, per riflettere su ciò su cui non ha mai riflettuto.
Mina ha scritto: dom giu 16, 2024 12:40 pmSiamo l'eterno ritorno dell'uguale, ed eternamente saremo separati e riuniti
Chi parla crede nella metempsicosi, o vive in una realtà in cui essa è un dato di fatto.
Mina ha scritto: dom giu 16, 2024 12:40 pm ... sulla città, lontana, che sta andando a fuoco. (...)  «Mi piace il fuoco»
Giustamente non può mancare una spruzzata di ecpirosi.
Mina ha scritto: dom giu 16, 2024 12:40 pm«Io ti ho già visto da qualche parte prima di conoscerti, ne sono sicuro. Credo di averti sognato, anni fa. Come ti chiami?»
«E che importa come mi chiamo?»
«Allora mi racconti una storia?»
Qui sopra più che l'esoterismo poté la cannabis.
Mina ha scritto: dom giu 16, 2024 12:40 pmInfine, noi saremo buco nero, e plasmeremo un nuovo universo in cui ci rincontreremo come meduse
Sappiamo troppo poco sull'universo per darti torto.

Dunque, in conclusione: la parte "umana", dal sapore New Age, secondo me non va. Le altre due, riunite in una composizione ad anello, presentano invece suggestioni interessanti.
Grazie per la lettura e un saluto, @mina.
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C

Re: [Lab14] L'eterno ritorno dona noi, risplenda la luce perpetua e sogniamo in pace

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Bello, @Mina  Visionario, poetico e carnale allo stesso tempo, proprio come l’amore.
Bella l’idea della città in fiamme, forse a causa loro. Quando si dice amore bruciante… forse meritava qualche parola in più
Bella questa energia senza misericordia, né sentimento, che riconosce solo se stessa nell’altro e di questo si nutre, distrugge e ricrea in un flusso eterno dove solo esistere è concesso.
Concordo con quanti, a un’elegia così potente avrebbero sottratto volentieri il lessico scientifico che, non solo fa brancolare il lettore nella sua gnorantitudine, ma immette a forza una razionalità che stona.
E questo forse è il punto debole del testo, che oscilla tra istinto e ragione, ma sembra temere sia l’uno che l’altra.
L’energia cosmica, ancorché  provvisoriamente in forma di medusa, se ne sarebbe impippata alla grande.
Per lo stesso motivo avrei lavorato diversamente il titolo.
Non è una questione di gradimento, piuttosto di congruenza, dato che sposta il focus su un’entità superiore a cui si chiede di donare ciò che invece già è.
Insomma, @Mina , le carte che le hai tutte e sono vincenti. Devi solo decidere come giocarle.
A rileggerti.
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/gia ... /mens-rea/
https://www.facebook.com/profile.php?id=100063556664392
https://emanuelasommi.wixsite.com/manu

Re: [Lab14] L'eterno ritorno dona noi, risplenda la luce perpetua e sogniamo in pace

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Mina ha scritto: Le nostre braccia si strinsero
e no, qui dovevi usare, non so, tentacoli? o qualcosa del genere, Fino ad ora ci hai deliziati con parole che hanno dato colore e spessore al testo, non mi puoi cadere sulle "braccia"  :D
Ma vedo cha hai usato tentavcoli poco dopo, quindi non potevi. Ok, perdonato.
Testo di grande immaginazione, mi sembra di aver colto: l'amore sacro della natura e quello profano dell'uomo.
Una danza di parole che incanta il lettore. A tratti pura poesia.
Bravo, racconto davvero ben riuscito. Ti confesso che a causa della mia vita che va alla velocità di una centrifuga il tuo testo mi era sfuggito. Ti chiedo perdono. Ero convinta di averlo letto.  :rosa:

Re: [Lab14] L'eterno ritorno dona noi, risplenda la luce perpetua e sogniamo in pace

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Grazie mille a tutti per essere passati a lasciare un commento  :love:
Poeta Zaza ha scritto: Per me, in un racconto, la cifra dell'originalità è quella più alta.  :si:
Anche per me, qui^^ il senso di questo gioco è sperimentare e sporcarsi le mani in laboratorio per me
@Monica ha scritto: Ho letto la prima parte avendo in testa “aria sulla IV corda” di Bach, come in un bel documentario sui celenterati a cura del compianto Piero Angela
Meraviglioso, ti ringrazio :rosa:
Albascura ha scritto: Le descrizioni sono la tua forza, Mi ricordo un tuo racconto dedicato al fratello di Van Gogh del futuro; insuperabile.
:love3:
Areeanna ha scritto: al confine tra la narrativa e la poesia
Ammetto di star battendo territori insidiosi ultimamente :asd:
Kasimiro ha scritto: per immedesimarsi e comprendere queste emozioni, aiuta il fatto che si possano averle provate nella realtà o si possono anche solo immaginare?
Non ho ben chiara quale sia la tua personale visione sulla differenza tra realtà e immaginazione, ti risponderei che poco cambia, che possiamo sempre comprendere
Kasimiro ha scritto: Questa, come tante altre frasi, si potrebbe stare all'infinito a pensare.
Diamo a Lovecraft quel che è di Lovecraft :asd:
Kasimiro ha scritto: Poi perché tutto ciò che non è comprensibile a me crea uno stato di vuoto ineluttabile.
Mi dispiace... Ti direi che io e te siamo il vuoto e l'intero universo nello stesso istante, come idea :P
Alberto Tosciri ha scritto: Le radici cristiane affiorano nell’inconscio…
Non dimentico mai le radici, anche quando sbircio oltre
Alberto Tosciri ha scritto: mer giu 19, 2024 8:28 pmI marziani potrebbero scrivere un trattato dell’assurdo a tal proposito, sarebbe interessante da leggere
Trovo sempre le tue visioni estremamente stimolanti per l'immaginazione
Ippolita ha scritto: gio giu 20, 2024 6:44 pm la parte "umana", dal sapore New Age, secondo me non va
Potrebbero essere conversazioni avute realmente, ma ammetto di non avere una vita molto reale :asd: prendo atto che potrebbero essere più concrete
aladicorvo ha scritto: ven giu 21, 2024 9:22 amE questo forse è il punto debole del testo, che oscilla tra istinto e ragione, ma sembra temere sia l’uno che l’altra
Ne prendo atto; mi piace oscillare tra le due, avere il corretto equilibrio; nel momento stesso che utilizziamo parole per fare arte stiamo incatenando concetti troppo grandi in schemi troppo piccoli; ciononostante, scriviamo
Adel J. Pellitteri ha scritto: ven giu 21, 2024 10:11 pmqui dovevi usare, non so, tentacoli?
Le meduse hanno tentacoli ai margini dell'ombrella, lunghi, sottili e urticanti, e braccia, più spessa e corte, con cui manipolano le prede
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