[Lab14] La mia principessa venuta dall'Est

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Tutti i pomeriggi le trovo sempre allo stesso posto: ai giardini pubblici, sedute su una panchina al bordo di una stradina ombreggiata da un filare di platani.
Tre belle donne: occhi azzurri, capelli biondi e un bel fisico sodo, di quelli che piacciono a me.
Potrebbero avere la mia età. Già, quale? Per un attimo me la dimentico. Ricordo che per cinque anni sono andato avanti a dire che avevo gli anni di Cristo. In questa maledetta città le giornate sono tutte uguali, o forse è la mia vita.
Ogni volta trovo una scusa per soffermarmi a guardarle meglio: una scarpa slacciata, un messaggio al telefono. Ascolto i loro discorsi, sono incantato anche se non capisco niente. Parlano una lingua che sembra dell'area dell'est Europa.
Ai lati della panchina, due carrozzine con due gracili vecchiette: una con gli occhi socchiusi, l'altra con lo sguardo perso. Le tre dialogano senza guardarsi, con un'espressione fissa rivolta in avanti.
Non c'è dubbio: sono tre badanti.
Qui il clima fa schifo: freddo, nebbia e d'estate un caldo boia. La gente non ti saluta, tutti di corsa. Quanto mi manca la mia Napoli. Vai al nord, lavori, trovi una donna, ti sposi e metti su famiglia, mi dicevano.
Ho una morsa allo stomaco; le tre mi scatenano delle strane sensazioni, ma quella al centro ha un'espressione dolcissima, un viso bianco latte e due occhi eterei.
Sento di essere innamorato.
Avrei perfino desiderato di essere un vecchietto invalido se almeno una di loro si fosse presa cura di me. E facendo due conti, una poteva essere libera, magari proprio la dolce fanciulla nel mezzo. Ma le prenderei anche tutte e tre insieme. Ah... che bello sarebbe... però non ho il coraggio nemmeno di avvicinarmi.
E se mi truccassi come un vecchietto centenario? Attiro la loro attenzione, qualche chiacchiera e le propongo un buono stipendio. Ho dei risparmi che possono bastare per un anno di compagnia.

Trovo baffi e barba finta bianca, mi infilo un cuscino come gobba. Prendo il bastone del nonno, con raffinati inserti in avorio. Preparo un cartello che evidenzia a grandi caratteri:

Cercasi tre badanti

Sotto, scritto in più piccolo:

no italiane, no africane, no indiane, no americane, no australiane,
sì dell'est Europa

Il giorno dopo con a tracolla il cartello mi avvicino con passo zoppicante. Sfilo più volte sotto i loro occhi ma le tre, impassibili, non mi degnano di attenzione. Continuano a parlare a turno nella loro lingua con lo sguardo assente. Fingo di essere stremato, mi siedo vicino, triste e amareggiato. Un ragazzino si avvicina e mi chiede: «Tutto bene signore?»
«Si, grazie figliuolo.»
E scappa di corsa portandosi dietro il raffinato bastone intarsiato.
Chitemmuort e chitestramuort! impreco.
Me ne torno mestamente a casa.

Pessima idea. Sarebbe stato meglio che facessi il badante, andare al parco con il mio vecchietto e approfittare per scambiare due chiacchiere, come si fa tra padroni di cani. Ma non sono portato: l'idea di pulire dei culi mi fa venire il voltastomaco e sono allergico al pelo di cane. Però... potrei chiedere al mio vicino Armando, non so quanti anni ha ma mi parla sempre dei tedeschi, guaglioncello non dev'essere.
«Ciao Armando, vieni a far due passi, ti offro un gelato.»
«Carmine, cos'è successo?»
«Niente, andiamo.»
Ci incamminiamo, quando arriviamo nei pressi della panchina delle tre donne, Armando si ferma di colpo, mi dice con voce tremolante: «Andiamo via subito.»
«Che succede Armando?»
«Deutsche!»
«Ehhh?»
«I tedeschi, sono nascosti dietro quegli alberi.»
«Ma quali tedeschi!”
«Ti dico di sì! Corri!» dice disperato.
«Ok, stai tranquillo, torniamo a casa.»
Guardo le donne e noto che quella in mezzo mi manda un sorriso e questo mi basta per andare al settimo cielo.
Non penso ad altro.
Il giorno dopo, al solito rientro, più mi avvicino a quella panchina e più sento il cuore battere; vedo quella a sinistra che tira fuori da una borsa una bottiglia con uno strano liquido verde fosforescente e tre bicchieri. Mi siedo poco distante; apro il giornale ma il mio sguardo è diretto alla mia musa centrale. Mi guarda di nuovo e sfodera un altro sorriso, dolcissimo. Mi accorgo che il giornale è al contrario. Scappo di corsa.
Che figura di merda!

Chissà cosa stavano bevendo...
Ma sì! Vodka! Come ho fatto a non pensarci. E chi sa con quale altro intruglio.
Vado in un negozio di liquori e ne acquisto la bottiglia più pregiata. Mi ripresento canticchiando un motivetto ispirato al mio idolo.

Nu bicchierine de vodka
da la matina già me vogghiu mbriacà
è la chiù bone ca ci stà
a migliure in da chiazza
me a beve tutto u iuorno e nu me ne frega nu cazz...

Le guardo alzando al cielo la bottiglia in segno di invito, ma il loro sguardo è dall'altra parte, tranne che per la mia dolce principessa. Alza anche lei il suo bicchiere con il liquido verde, in segno di brindisi. Poi di colpo inizia a tossire, le altre iniziano a darle colpi dietro la schiena.
Si riprende in breve e questa volta le scappa un sorriso smagliante che le prende anche gli occhi.
Oddio! Potevo essere responsabile di una morte per soffocamento. Però mi ha guardato con una luce splendente come mai nessuna aveva fatto.

Se con il bere non ho avuto successo, magari con il mangiare...
Il giorno dopo torno con una griglia portatile e delle salsicce prese da un market di prodotti dell'est Europa. Accendo la carbonella e un profumo di carne arrostita si dirama nei dintorni attirando l'attenzione di un gruppo di adolescenti sbruffoni.
«Quanto costano?» chiede uno.
«Offerta libera.»
Non perdono tempo e le ingurgitano una dietro l'altra in pochi minuti mentre sono intento ad ammirare la mia innamorata. All'improvviso si alza, bisbiglia qualcosa alle altre, sembra stia per partire; mi guarda ancora ma le due la bloccano per le braccia tirandola giù.
Ma che stronze! E chi sono? Le sorellastre di Biancaneve?
Prendo un piattino con gli ultimi tre pezzi, pronto a offrirgliele, ma arriva la polizia municipale e mi fanno la multa per il divieto di grigliare. Non posso neanche imprecare.

Ricordo che al professionale mi acclamavano tutti. Mi inventavo storie e barzellette che all'uscita c'era sempre un gruppetto pronto ad applaudirmi. E poi le imitazioni: «Ci fai Totò? Pino Daniele? Troisi?»
Ridevano come matti. Peccato che nella specializzazione in tornitore non c'era neanche una femmina.
Poi, la prospettiva di un lavoro a Sesto San Giovanni. «Vai, lì c'è lo zio Salvatore» mi diceva mia madre. E la vita prende un'altra piega.
Per conquistarla, mi tornano in mente le mie doti: suonare una serenata col mandolino, cantare O sole mio, guarda caso scritta sulle rive del mar Nero. Imitare Albano, Pupo. Potrei farle una bella pizza napoletana, altro che quelle schifezze di salsicce.
Ma non ho il coraggio, ho perso lo smalto che avevo da ragazzo.
Una cosa però la potrei fare... raccogliere dei fiori, come facevo con Giuseppina per conquistarne il cuore prima che partisse. Il prato intorno è pieno.
«Sì, sembra facile» mi dice una voce.
«Hi, hi, hi, quelle non ti si filano neanche di striscio se non hai i danè» si faceva sentire una seconda  voce.
«Ti prenderanno per un ciula» arrivò la terza.
«Ma che dite! Il romanticismo vince sempre. Vai!» chiuse la quarta.
Ascolto l'ultima, non posso sopportare anche la presa per il culo in milanese.
Mi preparo per l'impresa, al solito orario, con una forte emozione e anche un po' di terrore: l'idea di essere mandato a quel paese sarebbe insopportabile.
Inizio prendendola larga, con il mio mazzetto di fiori di campo; cammino seguendo la circonferenza di un grande cerchio che man mano si stringe verso quella panchina.
Palpito dall'emozione.
Giunto a una decina di metri, non potendo più sopportare quel lento tormento, decido di prendere la via diretta verso la meta.
Allungo il passo fino a quando, ormai vicino... sento una fitta al petto. Cado a terra.
Subito le tre si alzano dirigendosi verso di me.
«Signore, come si sente?» mi dice la prima
«Stia tranquillo, ora chiamo l'ambulanza» interviene la seconda.
Ancora voci... ho la vista annebbiata.
La terza è lei, bellissima... poi il buio.

Ho come la sensazione che un martello pneumatico mi stia sfondando la cassa toracica. Apro gli occhi e mi appare il suo viso, mi sta dando dei baci. Se è un sogno non vorrei più svegliarmi.
Sento una sirena. Varie persone mi tastano il corpo.
«Signora, se non fosse per lei... Ora lo portiamo in ospedale per accertamenti.»
Mi guarda con tenerezza e sempre quel sorriso che non dimenticherò più.
«Siete parenti?» chiede uno in camice bianco.
Prima che potesse dare una risposta intervengo con un filo di voce.
«Sì, è la mia principessa.»
Lei rimane in silenzio, ha gli occhi lucidi, fa un cenno di sì con la testa e mi stringe la mano con il suo dolce sorriso.
«Può salire con noi in ambulanza.»

La vista da Posillipo è fantastica! Come ho potuto andare via da questo paradiso.
Dalla terrazza del ristorante, Irina, vestita di bianco, la più piccola delle sorelle che aveva raggiunto per trovare un po' di pace dalla sua terra martoriata, appoggia il capo sulla mia spalla.
Ha imparato a suonare il mandolino, facile per una violinista concertista. Io ho ripreso a intrattenere il pubblico con una discreta intonazione nel canto. Da queste parti i matrimoni sono una risorsa. Facciamo coppia fissa.
Le altre due, sedute al tavolo di fianco, sorseggiano un cocktail verde con delle cannucce. In disparte le due vecchiette in carrozzina sono ringalluzzite dal ben di Dio che hanno di fronte: stanno scofanando al banco buffet degli antipasti e, tra un'insalata di polipo e un'alice marinata, Pina è presa da una strana smorfia: «Ehhh... ehhh... ehhh...»
«Oddio, sta per starnutire» interviene Gina, la compagna di una vita.
Si fionda il cameriere con un panno bianco. Pina lo prende e inizia a strombazzare col naso. Dopo essersi ricomposta rimane immobile, non è ancora finita. Un attimo di pausa e di nuovo quella strana smorfia. Fa un sospiro mentre tutti i commensali si allontanano.
«Ehhh... ehhh...
Evviva gli sposi!»
Ci baciamo sotto un applauso scrosciante.

Re: [Lab14] La mia principessa venuta dall'Est

2
Kasimiro ha scritto: Attiro la loro attenzione, qualche chiacchiera e le propongo loro un buono stipendio.
"Le" se fosse una sola.
Kasimiro ha scritto: Cercasi tre badanti
Meglio: cercansi
Kasimiro ha scritto: Niente, andiamo.»
Ci incamminiamo, quando arriviamo nei pressi della panchina delle tre donne, Armando si ferma di colpo
Dopo "incamminiamo, meglio i due punti esplicativi
Kasimiro ha scritto: Mi guarda di nuovo e sfodera un altro sorriso, dolcissimo. Mi accorgo che il giornale è al contrario. Scappo di corsa.
Che figura di merda!
:D
Kasimiro ha scritto: ma il loro sguardo è dall'altra da un'altra parte, tranne che
Kasimiro ha scritto: Ridevano come matti. Peccato che nella specializzazione in tornitore non c'era neanche una femmina.
:D
Kasimiro ha scritto: Inizio prendendola larga, con il mio mazzetto di fiori di campo; cammino seguendo la circonferenza di un grande cerchio che man mano si stringe verso quella panchina.
Palpito dall'emozione.
Che bell'immagine... però sento che sto per ridere... 
Kasimiro ha scritto: Giunto a una decina di metri, non potendo più sopportare quel lento tormento, decido di prendere la via diretta verso la meta.
:D
Kasimiro ha scritto: e mi stringe la mano con il suo dolce sorriso.
Ti consiglio: "mi offre la mano con il suo dolce sorriso" (così sono due offerte che si completano).
Kasimiro ha scritto: Ha imparato a suonare il mandolino, facile per una violinista concertista.
Due punti là in mezzo meglio della virgola, ti suggerisco.
Kasimiro ha scritto: pausa e di nuovo quella strana smorfia. Fa un sospiro mentre tutti i commensali si allontanano.
«Ehhh... ehhh...
Evviva gli sposi!»
Ci baciamo sotto un applauso scrosciante.
Bravo, @Kasimiro   :)

Da te mi aspettavo una commistione del Rosa con l'ironia, che è uno dei tuoi punti di forza. E così è stato. Grazie per la piacevole lettura!  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab14] La mia principessa venuta dall'Est

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Un racconto fresco e divertente, chi l’ha detto che l’amore deve far rima con dolore?  @Kasimiro a tratti mi è sembrato di assistere a una serie di tentativi di Will Coyote per catturare Beep Beep, alcuni quasi inverosimili ma esilaranti. 
Poi “galeotto fu l’infarto” … di fronte al pericolo esce la verità e l’amore compie la sua magia che porta a un finale rosa che più rosa non si può.
Mi è rimasta oscura questa frase. L’ho riletta più volte ma, secondo me, non “gira”.
Kasimiro ha scritto: Dalla terrazza del ristorante, Irina, vestita di bianco, la più piccola delle sorelle che aveva raggiunto per trovare un po' di pace dalla sua terra martoriata, appoggia il capo sulla mia spalla.
qui, invece, mi hai fatto venire in mente Eolo di Biancaneve 
Kasimiro ha scritto: smorfia: «Ehhh... ehhh... ehhh...»
«Oddio, sta per starnutire» interviene Gina, la compagna di una vita.
Si fionda il cameriere con un panno bianco. Pina lo prende e inizia a strombazzare col naso. Dopo essersi ricomposta rimane immobile, non è ancora finita. Un attimo di pausa e di nuovo quella strana smorfia. Fa un sospiro mentre tutti i commensali si allontanano.
«Ehhh... ehhh...
Evviva gli sposi!»
Ehhh… Ehhhh… Evviva i racconti leggeri e a lieto fine! 

Re: [Lab14] La mia principessa venuta dall'Est

4
Racconto delizioso, fresco e di picevole lettura. Irina lo ha proprio colpito al cuore! 
@Poeta Zaza ti ha fatto notare ciò che c'è da sistemare (piccoli ma importanti particolari che io non avevo nemmeno notato. Un tipo di attenzione e analisi che non mi riesce di fare. Mananggia a me, mannaggia). Il mio sguardo riesce a vedere, piuttosto, il quadro nel suo insieme e a percepire a pieno lo spazio (se c'è) che si crea tra lettura e storia, cioè quel luogo di transito dove la stroria, staccandosi dal foglio. si manifesta: i personaggi prendono forma, si muovono, parlano e agiscono. In tutto questo il tuo racconto mi è arrivato attimo per attimo. Mi ho fatto sorridere con la tua ironia, mi pare sia un vero "rimanzetto rosa".  

Bravo

Re: [Lab14] La mia principessa venuta dall'Est

6
Kasimiro ha scritto: su una panchina al bordo di una stradina
Iniziare con panchina e stradina è un po' bruttino 
Kasimiro ha scritto: E facendo due conti, una poteva essere libera
"E, facendo due conti,"
Kasimiro ha scritto: Sarebbe stato meglio che facessi il badante, andare al parco con il mio vecchietto e approfittare per scambiare due chiacchiere, come si fa tra padroni di cani.
Mi dissocio :asd:

Sono... Sono perplesso, onestamente. Non ho visto molto romanticismo. È stato un racconto divertente, ma tutto qui. Non me ne volere, di solito le tue storie le trovo molto toccanti, ma proprio non ho capito il punto.
Le situazioni raccontate sono surreali e intrattengono per quanto sono buffe. Ma, alla fine, che è successo? C'era un'aria misteriosa attorno le tre figure, sembravano le Moire o le Norne, e mi aspettavo un qualche significato nascosto, fantastico, dietro al loro comportamento nei confronti del protagonista, ma poi no. Non ho proprio capito.
Scusami

Re: [Lab14] La mia principessa venuta dall'Est

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Kasimiro ha scritto: sab giu 15, 2024 1:06 pmMa le prenderei anche tutte e tre insieme.
Come Zeno e le sorelle Malfenti.  :D
Kasimiro ha scritto: sab giu 15, 2024 1:06 pm«Tutto bene signore?»
Kasimiro ha scritto: sab giu 15, 2024 1:06 pm«Si, grazie figliuolo.»
Kasimiro ha scritto: sab giu 15, 2024 1:06 pm«Ciao Armando, vieni
Kasimiro ha scritto: sab giu 15, 2024 1:06 pm«Che succede Armando?»
In tutt'e quattro le occorrenze qui sopra, prima del vocativo è necessaria una virgola. Essa ha sia la funzione di pausa, sia di enfasi.

Un racconto simpatico e ben scritto: forse, per il mio gusto, con un'eccessiva indulgenza al turpiloquio. 
Fiabesco e gioioso il finale.

Grazie per la lettura e un saluto, @Kasimiro!
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Re: [Lab14] La mia principessa venuta dall'Est

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Bravo, @Kasimiro. Questo racconto è un babà.
Kasimiro ha scritto: Sento di essere innamorato.
Più che uno stato d'animo, un progetto mirato e, da quel momento, il nostro eroe si imbarca in un carosello di trovate senza ritegno. 
Più sbaglia e più si incaponisce in un crescendo di invenzioni surreali, fino alla camminata circolare da avvoltoio romantico col mazzolino appena strappato dall'aiuola.
La bionda pan di zucchero, prima o poi, avrebbe capitolato, ma l'idea dell'infarto è impeccabile. Quando si dice le vie del Signore...
Forse avrei articolato diversamente la scena di Armando, magari facendogli scambiare le ragazze per spie naziste, giusto per conservare il focus.  Così come avrei lavorato un po' di più il contrasto bauscia- cor 'e Napule. Ma va bene anche così.
Divertente, ben scritto. Chi l'ha detto che il rosa è solo palpiti e sospiri? 
M'è piaciuto davvero  (y)
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/gia ... /mens-rea/
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Re: [Lab14] La mia principessa venuta dall'Est

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Il racconto è sicuramente divertente, umoristico (in senso pirandelliano). Però anch'io, come Mina, sono un po' perplessa @Kasimiro 
Non sono convinta che il genere rosa debba necessariamente essere definito in modo molto rigido, ma quanto meno mi pare che serva la presenza di sentimenti romantici, una connessione tra i personaggi. Almeno in parte. Questa storia mi è sembrata una sequenza di menzogne a se stesso da parte del vecchio protagonista e sembra che Irina accetti di sposarlo per opportunismo. Mi sembra fin troppo poco rosa.

Se, invece, dovessi considerarlo solo in quanto racconto umoristico, lo riterrei riuscito molto bene :)

Re: [Lab14] La mia principessa venuta dall'Est

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Ciao @Mina @Areeanna grazie per le vostre considerazioni. E' un raccontino leggero, senza pretese e un po' favolistico. Dal disagio e sofferenza  dei due protagonisti che potrebbe culminare perfino con una tragedia,  nasce l'amore e la loro vita cambia. 
aladicorvo ha scritto: Forse avrei articolato diversamente la scena di Armando, magari facendogli scambiare le ragazze per spie naziste, giusto per conservare il focus.
Hai sempre delle idee frizzantine @aladicorvo, grazie.
A mente raffreddata, sono tanti i ritocchi che mi vengono in mente da fare.

Re: [Lab14] La mia principessa venuta dall'Est

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Ciao @Kasimiro

Simpatica storia dall’apparenza surreale, trasognata ma non impossibile, con la sua punta di ironia e a tratti anche di un certo intenerimento per i tentativi di Armando di farsi notare, ma senza commiserazione, sempre nutrita dalla speranza che le cose vadano per il meglio, come infatti vanno.
Armando l’ho trovato simpatico, non ho afferrato bene l’età, non ancora vecchio anche se certo non più giovanissimo e comunque dotato di tutto quello spirito partenopeo che ti fa sempre vedere e sperare per il meglio nella vita.
La sua ostinazione nel cercare di attirare l’attenzione verso una delle tre donne misteriose (più giovani di lui, si presume) lo rende simpatico e allo stesso tempo colpisce questa sua assoluta ricerca di attenzione. Forse Armando da giovane nemmeno ci pensava a tutte le macchinazioni che un giorno avrebbe dovuto adottare per farsi notare dalle donne. 
I suoi tentativi sono oltremodo divertenti; mi ha messo di buon’umore il cartello dove cerca tre badanti, proprio tre badanti dell’Est, come anche i vari altri tentativi di una ingegnosità e fiducia uniche, ammirevoli e divertenti.
Il tuo racconto è suddiviso in vari capitoletti ognuno dei quali ritengo si potrebbe ulteriormente ampliare e ce ne sarebbero di cose da dire, come il curioso e particolare amico di Armando, Carmine, con la sua paura per i tedeschi, una paura che sembrerebbe datata dai ricordi dell’ultima guerra ma non credo, perché all’epoca non c’erano in Italia badanti dell’Est.
Alla fine, come in una novella, Armando troverà l’amore della sua tanto ricercata principessa dell’Est e tutto finirà bene, sotto l’applauso scrosciante della folla che sembra assistere alla rappresentazione a cielo aperto in un teatro greco o romano di una commedia, sotto un bellissimo cielo azzurro e un caldo sole.
La tua storia ha delle caratteristiche che ricordano alcune antiche commedie di quell’epoca d’oro: pochi personaggi ben delineati, tanti problemi e difficoltà da risolvere, macchinazioni da attuare e un lieto fine dove tutti sono felici.
Un racconto che si fa leggere davvero volentieri.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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