Genere: Fantastico
La storia è ambientata nel nostro mondo reale, ma vengono introdotti uno o più elementi che di norma vengono considerati frutto di fantasia o suggestione.
Elemento: sfera di cristallo
Traccia: Partenze
Titolo: La sfera di cristallo
Dilata ...
Il tempo avvita
la sua corsa
a tangere
l'inizio
della spira.
Dilaga...
il mistero del passato
nel presente.
Che ora è? Non devo superare la mezz'ora, non si sa mai che qualcuno mi riconosca, o mi si noti, come una settimana fa, come quindici giorni prima, davanti al tabellone degli Arrivi e Partenze da Malpensa. Anche se oggi son ben diverso, e va come sto bene col completo grigio fumé. Persino la fasciatura alla mano è linda ed elegante.
E che bene che c'è ancora gente ingenua che lascia in bella vista l'etichetta del bagaglio coi suoi dati: li prediligo i precisini con scala A piano 3 int 11 come questo. Pioltello è vicino a casa mia ma di lì non conosco nessuno.
Caro turista del luogo in coda al check in: sono alle tue spalle. Havana? Bravo! Divertiti e lasciami lavorare tranquillo.
Faccio ancora un giro per adocchiare altre opportunità, poi mi segno i dati, tornando al tabellone. Gironzola ancora, Donato, ti do dieci minuti. Il mio trolley s'inceppa contro le gambe di una poltrona e si rovescia, mostrando la sua leggerezza: mi guardo in giro ma pare che l'anomalia sia sfuggita alla massa dei partenti. Mi siedo con nonchalance mentre sistemo il trolley, e una gamba urta contro qualcosa sotto la sedia: un sacchetto di plastica con una scatola di cartone dentro, piena e pesante che, con movimento fluido e aria di legittimo possesso, inserisco nel mio bagaglio. Mi allontano col fare annoiato dell'attesa anche se mi piacerebbe di più la naturale (anch'essa) andatura veloce verso i bagni. Ma io, di questo furto non previsto, ho paura, perché sono un ladro che programma il suo lavoro. Le volte che ho improvvisato, all'inizio, mi hanno portato dentro!
Cerco il bagno per disabili dove ho visto anche un fasciatoio per neonati. Ci poso sopra il pacco e lo apro con circospezione. Cos'è?
Sembra una sfera di cristallo delle dimensioni di una doppia pallina da tennis, su un appoggio fisso. Posata sul piano pare accendersi di vita propria e resettarsi con piccoli impulsi elettrici. Sono elettrizzato anch'io, e non poco. Ha senso tutto questo? Mentre lo strano reset continua, mi giro e rigiro la scatola che conteneva l'oggetto ma è senza indicazioni. Peraltro, non era sigillata, all'apertura. Mi pizzico il braccio, mi lavo la faccia, uso il water, apro e chiudo la bocca. Mi inginocchio per essere all'altezza del globo misterioso, di cui ho toccato con mano la consistenza: vetro di base trasparente ma con venature di leggero arancione. Al tocco è liscio e di un caldo irradiante. Qualcuno bussa alla porta: rispondo con un fioco - Occupato -.
La storia è ambientata nel nostro mondo reale, ma vengono introdotti uno o più elementi che di norma vengono considerati frutto di fantasia o suggestione.
Elemento: sfera di cristallo
Traccia: Partenze
Titolo: La sfera di cristallo
Dilata ...
Il tempo avvita
la sua corsa
a tangere
l'inizio
della spira.
Dilaga...
il mistero del passato
nel presente.
Che ora è? Non devo superare la mezz'ora, non si sa mai che qualcuno mi riconosca, o mi si noti, come una settimana fa, come quindici giorni prima, davanti al tabellone degli Arrivi e Partenze da Malpensa. Anche se oggi son ben diverso, e va come sto bene col completo grigio fumé. Persino la fasciatura alla mano è linda ed elegante.
E che bene che c'è ancora gente ingenua che lascia in bella vista l'etichetta del bagaglio coi suoi dati: li prediligo i precisini con scala A piano 3 int 11 come questo. Pioltello è vicino a casa mia ma di lì non conosco nessuno.
Caro turista del luogo in coda al check in: sono alle tue spalle. Havana? Bravo! Divertiti e lasciami lavorare tranquillo.
Faccio ancora un giro per adocchiare altre opportunità, poi mi segno i dati, tornando al tabellone. Gironzola ancora, Donato, ti do dieci minuti. Il mio trolley s'inceppa contro le gambe di una poltrona e si rovescia, mostrando la sua leggerezza: mi guardo in giro ma pare che l'anomalia sia sfuggita alla massa dei partenti. Mi siedo con nonchalance mentre sistemo il trolley, e una gamba urta contro qualcosa sotto la sedia: un sacchetto di plastica con una scatola di cartone dentro, piena e pesante che, con movimento fluido e aria di legittimo possesso, inserisco nel mio bagaglio. Mi allontano col fare annoiato dell'attesa anche se mi piacerebbe di più la naturale (anch'essa) andatura veloce verso i bagni. Ma io, di questo furto non previsto, ho paura, perché sono un ladro che programma il suo lavoro. Le volte che ho improvvisato, all'inizio, mi hanno portato dentro!
Cerco il bagno per disabili dove ho visto anche un fasciatoio per neonati. Ci poso sopra il pacco e lo apro con circospezione. Cos'è?
Sembra una sfera di cristallo delle dimensioni di una doppia pallina da tennis, su un appoggio fisso. Posata sul piano pare accendersi di vita propria e resettarsi con piccoli impulsi elettrici. Sono elettrizzato anch'io, e non poco. Ha senso tutto questo? Mentre lo strano reset continua, mi giro e rigiro la scatola che conteneva l'oggetto ma è senza indicazioni. Peraltro, non era sigillata, all'apertura. Mi pizzico il braccio, mi lavo la faccia, uso il water, apro e chiudo la bocca. Mi inginocchio per essere all'altezza del globo misterioso, di cui ho toccato con mano la consistenza: vetro di base trasparente ma con venature di leggero arancione. Al tocco è liscio e di un caldo irradiante. Qualcuno bussa alla porta: rispondo con un fioco - Occupato -.
È il momento che si oscura, dev'essere finita la fase del reset misterioso. Ecco che si accende con luminescenze azzurre: mi batte il cuore e mi strabatte quando la sfera magnetica mi calamita gli occhi come un segnale di apertura di una cassaforte con la scansione dell'iride. Mi lascio andare all'indietro, sui calcagni, alla massima distanza dalla sfera.
Questa sembra girare su se stessa con una rotazione in senso contrario, ma in realtà è ferma.
Questa sembra girare su se stessa con una rotazione in senso contrario, ma in realtà è ferma.
Si forma un'immagine: è mamma con un uomo che non ho mai visto. Si baciano in un bosco, con due espressioni felici. Dissolvenza.
Un altro primo piano con due espressioni inasprite e minacciose. Sei mio padre? Lui alza la mano sinistra e mi si ferma il cuore.
Vedo mamma scrivere una lettera piangendo. Riesco a leggere:
«È riconoscibile come figlio tuo. Ma non dovrai riconoscerlo. Addio.»
Vedo me piccolo in un viale a mano della mamma. Vedo un pullman precipitare da un ponte. Qui sei morta, mamma?
Vedo mamma scrivere una lettera piangendo. Riesco a leggere:
«È riconoscibile come figlio tuo. Ma non dovrai riconoscerlo. Addio.»
Vedo me piccolo in un viale a mano della mamma. Vedo un pullman precipitare da un ponte. Qui sei morta, mamma?
Vedo nonna Palmira in un letto d'ospedale in un paese straniero.
Questo lo riconosco: è l'orfanotrofio dove sono stato parcheggiato. E una prigione che ho conosciuto, sì. Da dove sono uscito ma dalla porta sbagliata, mi sembra di capire.
La sfera si spegne lentamente.
La sfera si spegne lentamente.
Fredda in mano, ma magnetica, mi telecomanda a rimetterla nella scatola; poi ad avvolgerla nell'anonimo sacchetto di plastica e a posizionarla nello stesso punto dove l'avevo trovata, con nonchalance.
***
In treno, Palmira sorride al compagno di viaggio, che tiene in grembo la giacca. Un bottone resta attaccato solo esilmente al tessuto. Al prossimo aggancio si staccherà.
Si offre di attaccarglielo. Ha tempo e tutto l'occorrente, che si porta dietro come d'abitudine. Infatti, durante il viaggio rifiniva l'orlo di un centrino.
Così, interrompe il suo cucito e gli sistema il bottone. «Dove è diretta, signora?» - le chiede l'uomo del bottone per educazione.
La donna esita e poi risponde: «Vado a trovare mio nipote. È una vita che non ci vediamo. E lei?»
Scopre che è la stessa fermata e subito dopo realizza che l'uomo del bottone è il padre di Donato, perché gli vede il doppio pollice sinistro. Ma tace. Turbata. le tremano le mani e smette di cucire e di parlare. Osserva il panorama dal finestrino.
E intanto pensa... Quel campanile lontano sembra fermo, mentre i campi ci scorrono veloci sotto il naso e non si riesce a riconoscere le colture.
Cos'erano? Che verdure? Che legumi? Gli alberi di frutta anche: troppo vicini.
***
Ho dentro di me una certezza. L'episodio della sfera di cristallo sul mio passato è un segno del Fato e un messaggio: devo andare avanti a cercare mio padre. Ha il mio difetto, meglio: io ho il suo. Penso al prossimo, magari in partenza per davvero, che troverà il mistero del suo passato risolto da una sfera di cristallo in aeroporto.
Quindi, dopo qualche giorno, sono all'interno undici. Con la pila schermata, considero tutti i cassetti e i portagioie da cui arraffo a piene mani: ricco il tipo! Metto nel marsupio.
Esploro circospetto il salone. Sul camino, ci sono due coppe in ottone similoro e alcune foto in cornice, tra cui una con due uomini e un trofeo di pesca alto metà della loro altezza. Quello che tiene il braccio sinistro sulla spalla dell’altro... Questo è mio padre! Ho trovato mio padre! Ero alle sue spalle a Malpensa. Sembrava in partenza da solo e qui non c'è traccia di donne.
Non guardo dove metto i piedi e incespico, ma succede perché la torcia è caduta e si è spenta. Son seduto a terra con la faccia tra le mani. Ho deciso: scappo via e mi precipito in caserma, a costituirmi. A dire la verità al maresciallo Gatti che mi conosce dal mio primo arresto a diciott'anni e che potrà aiutarmi. E mi rendo conto di non avere nemmeno pensato di vuotare prima lo zainetto della refurtiva.
“Perché mi chiamo Donato, mamma?” “Perché sei il dono che la vita mi ha fatto.”
Perché non mi hai mai voluto parlare di chi te l'aveva fatto arrivare quel dono, mamma?
***
Palmira sta pensando a Donato. Era stato un bambino difficile, un ragazzo problematico, cresciuto solo dalla figlia, mentre purtroppo lei stava altrove a curarsi. E intanto pensa tra sé e sé soprattutto a tre mesi sprecati. Sua figlia non le aveva mai fatto visita durante la sua malattia, ma, una volta guarita, lei aveva esitato a sentirla, a vederla. Così, nel giro di poco tempo, era partita per il suo funerale, vittima di un incidente stradale.”
***
Sono davanti alla scrivania nell'ufficio del "mio" maresciallo, che mi scruta corrucciato ma con lo sguardo interrogativo.
Cos'erano? Che verdure? Che legumi? Gli alberi di frutta anche: troppo vicini.
***
Ho dentro di me una certezza. L'episodio della sfera di cristallo sul mio passato è un segno del Fato e un messaggio: devo andare avanti a cercare mio padre. Ha il mio difetto, meglio: io ho il suo. Penso al prossimo, magari in partenza per davvero, che troverà il mistero del suo passato risolto da una sfera di cristallo in aeroporto.
Quindi, dopo qualche giorno, sono all'interno undici. Con la pila schermata, considero tutti i cassetti e i portagioie da cui arraffo a piene mani: ricco il tipo! Metto nel marsupio.
Esploro circospetto il salone. Sul camino, ci sono due coppe in ottone similoro e alcune foto in cornice, tra cui una con due uomini e un trofeo di pesca alto metà della loro altezza. Quello che tiene il braccio sinistro sulla spalla dell’altro... Questo è mio padre! Ho trovato mio padre! Ero alle sue spalle a Malpensa. Sembrava in partenza da solo e qui non c'è traccia di donne.
Non guardo dove metto i piedi e incespico, ma succede perché la torcia è caduta e si è spenta. Son seduto a terra con la faccia tra le mani. Ho deciso: scappo via e mi precipito in caserma, a costituirmi. A dire la verità al maresciallo Gatti che mi conosce dal mio primo arresto a diciott'anni e che potrà aiutarmi. E mi rendo conto di non avere nemmeno pensato di vuotare prima lo zainetto della refurtiva.
“Perché mi chiamo Donato, mamma?” “Perché sei il dono che la vita mi ha fatto.”
Perché non mi hai mai voluto parlare di chi te l'aveva fatto arrivare quel dono, mamma?
***
Palmira sta pensando a Donato. Era stato un bambino difficile, un ragazzo problematico, cresciuto solo dalla figlia, mentre purtroppo lei stava altrove a curarsi. E intanto pensa tra sé e sé soprattutto a tre mesi sprecati. Sua figlia non le aveva mai fatto visita durante la sua malattia, ma, una volta guarita, lei aveva esitato a sentirla, a vederla. Così, nel giro di poco tempo, era partita per il suo funerale, vittima di un incidente stradale.”
***
Sono davanti alla scrivania nell'ufficio del "mio" maresciallo, che mi scruta corrucciato ma con lo sguardo interrogativo.
“Avrei dovuto trasferirmi da mia nonna, dopo la morte della mamma. Ma volevo fare da me, c’era la promessa di mio cugino Davide di lavorare da lui nel suo forno.” gli dico, appoggiando i gomiti sul piano e tenendo le mani a coppa come a raccogliermi la testa.
"Se sei venuto a costituirti con la recidiva, e con le tasche piene da impunito, dimmi per prima cosa il perché, Donato."
Il proprietario è mio padre, ne ho trovato due prove in quella casa. Io le chiedo due grossi favori, maresciallo. Di convocare qui mia nonna e il derubato. A lui spiegherete il furto, ma anche che il ladro intende restituirgli il maltolto di persona e conoscerlo.
Ho fatto un percorso e sono arrivato a una destinazione che non avevo previsto e che mi sono cercato, ma per la ripartenza voglio fare il viaggio con le persone che oggi possono fare la differenza nel mio sballato percorso. Mi capisce, maresciallo?"
L'Ufficiale mi batte una mano sulla spalla e mi stringe la mano: "Sarò al tuo fianco, ragazzo mio."
Compila lui stesso il verbale e ordina due cappuccini e due brioches. So che non posso dirgli della sfera di cristallo, ma quanto lo vorrei!
"Se sei venuto a costituirti con la recidiva, e con le tasche piene da impunito, dimmi per prima cosa il perché, Donato."
Il proprietario è mio padre, ne ho trovato due prove in quella casa. Io le chiedo due grossi favori, maresciallo. Di convocare qui mia nonna e il derubato. A lui spiegherete il furto, ma anche che il ladro intende restituirgli il maltolto di persona e conoscerlo.
Ho fatto un percorso e sono arrivato a una destinazione che non avevo previsto e che mi sono cercato, ma per la ripartenza voglio fare il viaggio con le persone che oggi possono fare la differenza nel mio sballato percorso. Mi capisce, maresciallo?"
L'Ufficiale mi batte una mano sulla spalla e mi stringe la mano: "Sarò al tuo fianco, ragazzo mio."
Compila lui stesso il verbale e ordina due cappuccini e due brioches. So che non posso dirgli della sfera di cristallo, ma quanto lo vorrei!
Ho l'occasione per ripartire alla grande nel futuro, e costruirlo con la consapevolezza e la grinta che ho adesso. È fantastico!