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Re: [Casa Editrice] Scatole Parlanti

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Fabioloneilboia ha scritto: lun mar 13, 2023 6:50 pm @Wanderer Esattamente, infatti i clienti sono proprio l'autore e i suoi conoscenti. Se un autore riesce a vendere da solo tra le 50 e le 100 copie, caso piuttosto frequente, l'unico modo che ha un editore per tenersi in vita è pubblicare tanti titoli.
Beh, se questo è l'unico modo per tirare a campare di un editore... meglio che chiuda bottega.

Re: [Casa Editrice] Scatole Parlanti

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@Wanderer Infatti: molti di questi rubagalline vanno avanti due o tre anni senza pagare autori, tasse ed eventuali dipendenti o collaboratori free lance, e poi chiudono, salvo riaprire con altra ragione sociale e ricominciare il gioco. Il sistema glielo consente.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: [Casa Editrice] Scatole Parlanti

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Cheguevara ha scritto: mer mar 15, 2023 4:24 pm @Wanderer Infatti: molti di questi rubagalline vanno avanti due o tre anni senza pagare autori, tasse ed eventuali dipendenti o collaboratori free lance, e poi chiudono, salvo riaprire con altra ragione sociale e ricominciare il gioco. Il sistema glielo consente.
Glielo consentono pure gli esordienti che poverini inizialmente ci cascano perché ci credono. Quindi, come ho già richiesto a @Leaver , sarebbe l'ideale cambiare la descrizione iniziale della casa editrice almeno qui. Perché io proprio per quello che ho letto qui mi sono tranquillizzata e ho deciso di firmare. Questa pagina un po' di differenza la fa.

Re: [Casa Editrice] Scatole Parlanti

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Clover ha scritto: gio mar 16, 2023 11:33 amGlielo consentono pure gli esordienti che poverini inizialmente ci cascano perché ci credono. Quindi, come ho già richiesto a @Leaver , sarebbe l'ideale cambiare la descrizione iniziale della casa editrice almeno qui. Perché io proprio per quello che ho letto qui mi sono tranquillizzata e ho deciso di firmare. Questa pagina un po' di differenza la fa.
Purtroppo, lo stesso discorso vale per tantissimi altri piccoli editori "free". Ci vorrebbero dei nuovi criteri, affinché gli autori sappiano sin dall'inizio a cosa vanno incontro con certi editori "free". Di molti però mancano testimonianze, quindi è difficile orientarsi. Secondo me, comunque, in presenza di testimonianze come la tua, l'editore andrebbe depennato dalla sezione attuale e inserito in un'altra. Questa richiesta però la devi avanzare non all'autore del thread, ma a qualcuno dello staff.

Re: [Casa Editrice] Scatole Parlanti

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Buongiorno, rispondo perché sono stato chiamato in causa.
Ho pubblicato due libri (un romanzo e una raccolta di racconti) con Scatole Parlanti. Per quella che è la mia esperienza, l'editore è piccolo, ma serio, e sicuramente da annoverare tra i Noeap, sennò lo avrei escluso senza dubbi.
Non ho mai sborsato una lira, e a me non è stata chiesta nemmeno una fase di pre-ordine (che a qualcuno, invece, è stata richiesta). Ho notato che molti autori di un gruppo letterario di cui faccio parte hanno pubblicato con Scatole Parlanti, e alcuni dei loro prodotti (del mio non parlo) sono a mio avviso di ottima qualità. 
Al momento del pagamento delle royalties, ti propongono la scelta tra il pagamento cash e ricevere copie a prezzo ridotto, che molti evidentemente preferiscono.
Per quanto mi riguarda, serietà, cordialità, editing e grafica vanno più che bene. I principali punti deboli riguardano la distribuzione, la correzione delle bozze e il fatto che il marchio principale Alter Ego non ha sin qui fatto molto scouting  con gli autori delle case di supporto, preferendo autori esteri o rapporti con gli agenti letterari.    

Re: [Casa Editrice] Scatole Parlanti

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Buona domenica,
la mia esperienza con scatole parlanti è negativa; ho mandato un mio manoscritto a inizio ottobre e, a tutt'oggi, non ho ricevuto risposta. Ho mandato loro una mail in cui chiedevo, gentilmente, di confermarmi che l'assenza di risposta valeva come rifiuto, ma non mi hanno mai risposto. Mi sembra estremamente maleducato, visto anche che la C.E. in oggetto non è Mondadori. E' pur vero che io non sono Eco, ma neppure un esordiente. In ogni caso, anche se mi rispondessero, cosa che dubito fortemente, per loro sarei impegnato a vita. Un sorriso a tutti.  Nuvola.

Re: [Casa Editrice] Scatole Parlanti

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NUVOLA ha scritto: dom mar 10, 2024 12:05 pm Buona domenica,
la mia esperienza con scatole parlanti è negativa; ho mandato un mio manoscritto a inizio ottobre e, a tutt'oggi, non ho ricevuto risposta. Ho mandato loro una mail in cui chiedevo, gentilmente, di confermarmi che l'assenza di risposta valeva come rifiuto, ma non mi hanno mai risposto. Mi sembra estremamente maleducato, visto anche che la C.E. in oggetto non è Mondadori. E' pur vero che io non sono Eco, ma neppure un esordiente. In ogni caso, anche se mi rispondessero, cosa che dubito fortemente, per loro sarei impegnato a vita. Un sorriso a tutti.  Nuvola.
Ad onore del vero, stai segnalando come negativo qualcosa che è la prassi per il 99% delle CE.
Che sia una cosa spiacevole, lo si discute in un'altra discussione del forum.

Re: [Casa Editrice] Scatole Parlanti

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D'accordo sul fatto che la non risposta sia una caratteristica che accomuna molte CE, grandi o piccole che siano. Quello che è inaccettabile, a parte la pre-vendita che chiedono ad alcuni (perché non a tutti?), è la non corresponsione dei diritti a chi non accetta di farsi pagare in copie scontate. Opinione, la mia, formata da ciò che ho letto in questa discussione, non avendo avuto a che fare direttamente con la CE in questione. A meno di prova contraria, non mi affiderei a loro.
Mario Izzi
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Re: [Casa Editrice] Scatole Parlanti

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Per quanto mi riguarda, PESSIMA esperienza con questa casa editrice e con il Gruppo Utterson a cui appartiene.
 
Mi contattano interessati al mio romanzo, e al telefono parliamo di contratto e piani per la vendita del libro. Tra le possibilità da attuare, mi propongono o la prevendita, o una presentazione "dal vivo" nella mia zona; dato che non sono molto amante dei preordini, visto che non sono J. K. Rowling e in più non mi piace chiedere ad amici e conoscenti di pagare in anticipo copie di un libro che chissà quando uscirà (e poi penso che sia la casa editrice a dover investire su di me, visto che mi hanno selezionato, e non i miei parenti), opto per la presentazione. Purtroppo, una volta firmato il contratto, il mio libro finisce automaticamente in preordine senza una data precisa di uscita: l'obiettivo è arrivare a circa 100-110 copie, un traguardo non a portata di tutti. In più, mi viene inviata una guida per la promozione sui social, in cui vengo invitato a pubblicare sui miei social 3-4 post nella prima settimana, un "video simpatico/accattivante" in cui parlo del romanzo, una diretta in cui promuovo il libro (che ancora non esiste) assieme a un relatore, post con aneddoti sulla creazione del libro, piccoli estratti... insomma, un secondo lavoro. Per telefono mi dicono inoltre di inviare un messaggio a tutti i miei contatti WhatsApp chiedendo loro di acquistare il romanzo.
 
Sono assolutamente d'accordo sul fatto che un autore debba essere il primo a promuovere se stesso e il proprio lavoro, ma qui si sfiora lo stalking. E in tutto questo la casa editrice cosa fa? Niente: si limita a creare una pagina sul proprio sito attraverso la quale preordinare il libro, senza specificare una data di uscita.
 
Mi obbligano poi a definire un "punto di ritiro" presso il quale gli acquirenti potranno ritirare le copie autografate una volta uscite: questo significa che, per ottimizzare i costi, la casa editrice invierà a me tutte le copie preordinate che dovrò autografare e dovrò di conseguenza portare a mie spese presso il "punto di ritiro" per poter essere distribuite. Perciò se non voglio che amici e parenti vari vengano a suonarmi il campanello, devo trovare un luogo della mia città che possa farmi da "deposito" per le copie preordinate.
 
Passano i mesi e, purtroppo, il preordine non va poi così bene, e nonostante i miei post e le mie stories sui social (comunque non assillanti come quanto richiesto dalla casa editrice), sono pochi quelli disposti a preordinare il romanzo su internet, dato che molti preferiscono acquistarlo in libreria una volta che sarà uscito. Anche dalla casa editrice non sono soddisfatti del risultato, e mi chiamano chiedendomi "Come mai il preordine sta andando così male? Cos'è successo?", come se la colpa fosse mia. Mi dicono inoltre che, dato che mi sono “preso la responsabilità” (?), sono obbligato a organizzare il prima possibile una presentazione per cercare di recuperare le vendite che ancora mancano per raggiungere il traguardo delle cento copie. Traguardo che, ovviamente, serve alla casa editrice per far uscire il libro senza sborsare un centesimo. Non è forse questa "editoria a pagamento"? In fondo, cambia solo la fonte del denaro: non è l'autore, ma tutti i suoi acquirenti che anticipano i soldi al posto suo, sulla fiducia. Ah, giusto: oggigiorno ci piace chiamarlo "crowdfunding".
 
Altro aspetto veramente pessimo: mi mandano la lista delle persone che hanno preordinato il libro, con nomi, cognomi e indirizzi per la gioia della tutela della privacy, chiedendomi chi sono coloro a cui, nonostante abbiano specificato un indirizzo diverso, posso consegnare il libro personalmente.
Niente, non vogliono proprio spendere un centesimo, neanche per coprire le spese di spedizione.
 
L'editing superficiale si limita a qualche correzione a livello grammaticale e di punteggiatura, e nel giro di qualche settimana il libro finalmente esce. Dalla casa editrice mi chiedono informazioni sulla presentazione: quando e dove sarà? Ovviamente devo pensare a tutto io, e alla fine riesco a organizzarne una nella mia città. Mi inviano delle copie in conto vendita e, per fortuna, riesco a venderne anche più del previsto. Provvedo dunque a effettuare il bonifico con la cifra incassata, consapevole che una percentuale, l'anno successivo, finirà nelle mie tasche (povero illuso!).
 
Il libro esce su tutte le piattaforme online. Sul sito della casa editrice è possibile acquistarlo con spedizioni gratis; inoltre esce su IBS, Libreria Universitaria, Feltrinelli, Mondadori Store. Su Amazon è un disastro: venduto da terzi a prezzi maggiorati e con spese di spedizione; in libreria la situazione non è delle migliori: nonostante Scatole Parlanti si affidi a directBOOK, per far arrivare il libro in libreria occorre contattare direttamente la casa editrice: si occupa lei di spedirlo alle librerie che lo richiedono.
 
Nel frattempo il mio libro, però, per Scatole Parlanti è come se non esistesse: nonostante i post, i tag, gli hashtag, le menzioni e le stories, la casa editrice sembra ignorarlo. Per avere il privilegio di avere un post sul loro profilo social di Instagram, il libro deve vantare almeno una recensione o un’intervista, altrimenti niente. Quindi non basta pubblicare con la casa editrice: per avere un briciolo di visibilità bisogna anche conoscere qualcuno che recensisca libri o scriva un articolo su qualche piattaforma.
Dopo settimane riesco a contattare qualcuno disposto a leggere il libro e a recensirlo, ma nonostante questo, il profilo social sembra ancora ignorare il mio romanzo. Non solo: la casa editrice stessa propone il mio libro, assieme ad altri, ad alcuni bookblogger; il mio libro viene selezionato da qualcuno di loro (ripeto: bookblogger selezionati dalla casa editrice stessa), ma nonostante escano recensioni su social e blog, oltre a qualche articolo online, la casa editrice continua a pubblicare post su altri libri ignorando il mio. Quasi come se si vergognassero di quello che ho scritto (e che loro hanno scelto di pubblicare). Come se per Scatole Parlanti esistano libri di serie A e di serie B.
Insomma, nonostante le recensioni e gli articoli online, la casa editrice continua a ignorarmi, con mio profondo dispiacere.
 
E veniamo al pagamento delle royalties: l’anno successivo l’uscita del romanzo, seppur con un po’ di ritardo rispetto alla data riportata sul contratto, ricevo il resoconto delle vendite e mi viene proposto di ricevere la somma raggiunta tramite bonifico oppure di convertire la cifra in copie del libro scontate al 50%. Quest’ultima mi sembra comunque un’alternativa interessante, ma decido di optare per il bonifico, giusto per veder ripagato (letteralmente) tutto il mio lavoro. Purtroppo passa il tempo e il bonifico non arriva, e nonostante i messaggi e le email inviate a destra e a manca, tutti sembrano svaniti nel nulla. Neanche una risposta, nemmeno una bugia che mi illuda ancora per qualche settimana. Non solo poco professionali, ma anche maleducati.
 
In sintesi: campagna di crowdfunding, distribuzione che zoppica, predilezione per alcuni autori e totale indifferenza nei confronti di altri, diritti non pagati. Ci sono tutti i presupposti per evitare questa casa editrice come la peste e darsi, molto più volentieri, al self-publishing. Tanto gli sforzi sono gli stessi: occorre comunque impegnarsi per promuovere il libro da soli, realizzando post e organizzando presentazioni, ma almeno si ha la certezza del pagamento dei diritti (che sono di gran lunga maggiori). Quindi, per quanto riguarda Scatole Parlanti e il Gruppo Utterson in generale, STATENE ALLA LARGA.
 
(E se qualcuno di Scatole Parlanti vuole smontare punto per punto questo mio post, ben venga: ho già preso i pop corn.)

Re: [Casa Editrice] Scatole Parlanti

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@edmond_dantès Penso che della tua lunga odissea la parte peggiore sia la conclusione: non pagano. E' un aspetto che, in presenza del mancato incasso di qualche decina o centinaia di euro, viene troppo spesso considerato marginale da parte dell'autore turlupinato. Invece è importante, importantissimo, fondamentale: chi non paga le royalties è un ladro che si è proditoriamente appropriato del risultato di mesi o anni di lavoro di un autore, ne ha incassato i corrispettivi, non importa se pochi o tanti, avendo deciso in partenza di tenere per sé l'intero ricavato. Inutile far causa dove certamente non ci sarà nulla da pignorare: denunciare all'autorità giudiziaria mi pare l'unica via da percorrere, per cercare di liberare il mercato da gentaglia di questo tipo.
Mario Izzi
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