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Re: [Casa Editrice] PlaceBook Publishing

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Come avevo già preannunziato ho firmato il contratto, che ho giudicato un buon contratto, onesto, che non si presta a equivoci o fraintendimenti. Qualche settimana per l'editing che, nel mio caso, è consistito nell'adeguamento del testo alle norme editoriali della CE, tipo punteggiatura dentro e fuori le "caporali" e attribuzione dell'iniziale maiuscola a certi ruoli istituzionali. Due giri di bozze, sempre con la mia partecipazione attiva, e una copertina che giudico piacevole e adeguata all'argomento trattato. Nel giro di una mesata dalla firma del contratto, pubblicazione distribuita da Amazon col sistema del print on demand.  Nel giro di un'altra settimana, intervista da pubblicarsi su Kukaos, blog della CE collegato a FB. Giudico il rapporto corretto, cordiale e senza sorprese sgradite, il che, nel settore delle piccole case editrici, è tutt'altro che scontato. Sinceramente, da autore pressoché sconosciuto e mancante di entrature presso editori prestigiosi e/o media a diffusione nazionale, non mi aspettavo di meglio.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: [Casa Editrice] PlaceBook Publishing

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@Cheguevara grazie per gli aggiornamenti. Sperando di non andare in O. T. chiedo  questo:
Cheguevara ha scritto: mer mar 20, 2024 11:35 amQualche settimana per l'editing che, nel mio caso, è consistito nell'adeguamento del testo alle norme editoriali della CE, tipo punteggiatura dentro e fuori le "caporali" e attribuzione dell'iniziale maiuscola a certi ruoli istituzionali
Interventi di questo tipo sono da definire editing o, come propenderei io, correzione bozze? Chiedo giusto per curiosità tecnica, in una piccola CE anche una correzione bozze BEN FATTA è grasso che cola. 

Re: [Casa Editrice] PlaceBook Publishing

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Non saprei. Nelle precedenti pubblicazioni di due opere, in una non ho rilevato alcuna forma di editing, nell'altra la editor incaricata dalla CE mi ha detto che, a suo avviso, non c'era nulla da editare, a parte togliere qualche parentesi. In un racconto, vincitore di un concorso promosso da Libromania e pubblicato da De Agostini Libri, l'editor, che ho giudicato alle prime armi, ha cassato tutti i pochi avverbi presenti nel testo (secondo me, anche quelli che avrebbero potuto e forse dovuto rimanere) e sostituito qualche termine con sinonimi, un paio dei quali, non appropriati, ho dovuto precipitarmi ad annullare prima del visto si stampi. Il mio pensiero in proposito, visto che ho fatto anche qualche esperienza come editor e correttore di bozze, è che uno scritto avente bisogno di approfondito editing sostanziale, inclusi interventi su grammatica, sintassi e, magari, trama, forse sarebbe meglio scartarlo, anziché pubblicarlo. E' la mia opinione, ma io, come è chiaro a chiunque abbia preso visione di altri miei interventi in proposito, sono testardamente contrario alla presa in considerazione, ai fini della pubblicazione, di opere scritte da autori mancanti delle basi indispensabili che, secondo me, consistono nella conoscenza della lingua in cui si scrive e nel talento, che è innato e non si impara alle scuole di scrittura.
Mario Izzi
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Re: [Casa Editrice] PlaceBook Publishing

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Concordo sul fatto che un editing mal fatto sia la cosa peggiore. 

Io ho collaborato con un paio di riviste letterarie in cui l'editing veniva fatto molto bene; l'obiettivo era di valorizzare il testo senza snaturarlo.
In altri casi non è stato fatto alcun editing, e per me è stato meno costruttivo. In ogni caso, dev'essere sempre fatto in dialogo con l'autore. Molto bene quindi che la placebook abbia condiviso con te la correzione. 
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