[MI188] La piramide. Fuori concorso

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Traccia: "Non è un gioco"

Racconto fuori concorso.
    
Avevo deciso di tenerlo d’occhio e osservarlo scrupolosamente su come avrebbe reagito alle prove della vita e quali sarebbero stati i suoi passi. Sin da piccolo dimostrava di fare al caso mio per via della sua propensione a distruggere più che costruire. Era cresciuto bene il ragazzino. Indifferente quanto basta, cinico, calcolatore, insensibile al pianto altrui, e mai una lacrima che lo colpisse. Mario Quaranta mi sorprese non poco quando cominciò a interessarsi di piramidi. Più che ventenne, pronto a sfidare il mondo, in lui era nata la convinzione che i grandi faraoni avessero basato la loro grandezza sulla sottomissione delle genti. Ogni blocco di pietra da spostare e issare sulle rampe era il modo per farle sudare, sfinirle, impaurirle e renderle succube e ubbidienti come schiavi. E Mario osservava che in fin dei conti, ogni masso posato secondo l’ordine delle cose equivaleva un uomo sottomesso. La piramide era il frutto della sapiente costruzione del potere attraverso il dominio delle genti. L’uomo finiva sempre per farsi sottomettere dai redivivi faraoni. E non era vero, come gli avevano insegnato a scuola, che queste enormi ammassi rappresentassero la grandezza dei faraoni e la loro degna sepoltura. Il fine era diverso, era il solo controllo del popolo quello a cui miravano, e i milioni di massi, il simbolo delle masse sottoposte al controllo. L’uomo mattone elemento stesso del potere. Era stato sempre così per millenni. E se questo aveva funzionato sempre, anche lui poteva diventare uno di questi grandi dominatori delle masse. Con questa convinzione si era affacciato al mondo del lavoro credendo che anche lui potesse costruire la sua piramide e assurgere come pietra finale: il vertice. Perché nella sua idea di piramide, tutte le pietre avevano lo stesso valore. E solo l’ultima, quella che toccava il cielo unendolo alla terra, quella che valeva. E a renderlo ancora più deciso era stato praticare certi ambienti di marketing, assistere ai corsi di alcuni guru. L’indottrinamento, il plagio continuo degli addetti la base per arrivare alla conquista del successo. Per questo motivo si era fatto dare dai suoi genitori i soldi per iniziare la scalata al vertice. Aveva inizialmente adibito il garage di casa per manifestazioni e promozioni dei prodotti da vendere ai nuovi acquirenti-addetti- da inserire nell’organico. Era riuscito ben presto ad avere un giro di venditori, ancor prima acquirenti, indebitati sino al collo secondo le regole del sistema: prima compri per te, smisti tra i parenti, convincili ad entrare nel giro promettendo lauti guadagni. Non ci era voluto molto che i vertici delle aziende lo notassero e lo mettessero a capo. Ma io dovevo andare oltre; non mi bastava vederlo arrivato all’apice del comando. Era stato duro e spietato nel sottomettere i suoi “galoppini”, dovevo andare oltre con le prove.
Chiara era stata una delle prime venditrici che aveva creduto in lui. Si era indebitata per fare il magazzino. Lei aveva un debole per Mario e lui non aveva esitato a illuderla che tra loro fosse nato qualcosa di serio. Una breve relazione amorosa, quel che bastava per raggiungere lo scopo. Chiara aveva portato tanti clienti e nuovi venditori, accrescendo il suo fatturato. E così Mario, dopo aver scaricato Chiara, aveva instaurato relazioni plurime con altre ragazze per ottenere gli stessi risultati.
Ma quella mattina, uscendo di casa per recarsi in ufficio, aveva trovato infilato sulla maniglia del portoncino un profilattico. Per niente schifato lo aveva rimosso. Il giorno dopo aveva trovato un pannolino. Il seguente un ciuccio per neonati. A questo punto aveva capito che non era uno scherzo e che doveva trovare la ragione. E io rincarai la dose, facendogli trovare un gatto nero morto accanto alla sua auto. Questo lo aveva reso inquieto al punto che era andato da Paola, detta la “maga Tebe”, a cui lui spesso si affidava: “C’è qualcuno che sta tramando contro di te! Vedo che gli Dei ti sono favorevoli: usa la forza e sii duro contro costoro” gli aveva detto.
E duro lo era stato. Aveva costretto i suoi addetti ad aumentare le scorte dei loro magazzini per restare all’interno del sistema. Tanto era sicuro che nessuno avrebbe protestato, e anche se lo avessero odiato, questa era la condizione di chi stava alla base della piramide in regime di sudditanza.
E ben presto si sarebbe reso conto chi fosse stata l’autrice di quelle cose lasciate fuori dalla porta di casa.
Quel giorno in ufficio alcune si erano date da fare per soccorrere Chiara in preda ai conati di vomito. E lui si era avvicinato alla sua postazione dopo che era tornata dal bagno. Una sterile e fredda chiacchierata tra i due a fine giornata e la confessione di lei: “sono incinta di te”. Mario aveva storto il naso, poi ridacchiato nel avanzare l’ipotesi che lei avesse trovato uno strano modo per dirglielo. Chiara non aveva negato il fatto: “Non mi rimaneva che farti il disegnino” aveva aggiunto ironicamente. “Arrangiati” aveva risposto lui. Da quel giorno Chiara era sparita dalla sua vita e dal suo controllo. Ma lui aveva fatto in fretta a sostituirla, di massi per la sua piramide ne aveva a sufficienza.
La prova era stata superata, Mario aveva dimostrato sicurezza e l’indifferenza alla vita altrui. Ma quella definitiva, il grande salto di qualità, sarebbe stata quella di far uccidere un rivale in affari che stava minacciando il suo potere. Era stato veramente spietato e furbo come non mai. Non aveva esitato. E lo aveva fatto passare pure per il classico degli incidenti, allontanando da lui qualsiasi sospetto. A questo punto dovevo solo fargli conoscere la donna giusta per lui, tale e quale a lui: quella della sua vita. Quella presenza che ogni uomo ha per darsi una posizione e apparire rassicurante verso la società.

Insomma, potevo considerarmi soddisfatto del lavoro fatto. D’altronde lo sono sempre stato e sempre lo sarò nel trovare le persone giuste. Potevo aggiungere un altro essere umano nella lista dei dittatori che devo costantemente aggiornare nei secoli. Di quelli esseri umani in cui ho seminato il male attecchendosi perfettamente e che ho a disposizione per governare il mondo e averlo sempre nelle mie mani. Io, il demonio, conosco la regola della piramide, l’ho inventata io. Agli altri l’ho solo inculcata; come a Mario Quaranta. Adesso sta entrando dentro ai vertici delle istituzioni politiche. Quelle che questa nuova generazione di uomini ha messo su nella convinzione di avere la libertà garantita e sfuggire al gioco di essere solo dei blocchi inermi di pietra.  Mario ha fatto carriera. Vedo in lui un grande futuro, tra guerra, distruzione e sangue. Mi godrò l’ennesimo spettacolo.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio
Io malata in fuga.https://www.facebook.com/raffaele.manca.90/

Re: [MI188] La piramide. Fuori concorso

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@bestseller2020 

Ho dato una letta, non so se possono esserti utili queste mie impressioni
  wrote:l fine era diverso, era il solo controllo del popolo quello a cui miravano, e i milioni di massi, il simbolo delle masse sottoposte al controllo.
Mi sembra che manchi un "erano" il simbolo delle... ho provato a leggerlo a voce alta e mi sembrerebbe più fluido.
  wrote:Ma io dovevo andare oltre; non mi bastava vederlo arrivato all’apice del comando.
Nella frase prima avevi già spiegato il concetto, qui mi sembra una ripetizione.
  wrote:ridacchiato nel avanzare l’ipotesi
Forse qui intendevi nell'avanzare l'ipotesi?
  wrote:A questo punto dovevo solo fargli conoscere la donna giusta per lui, tale e quale a lui: quella della sua vita. Quella presenza che ogni uomo ha per darsi una posizione e apparire rassicurante verso la società.
Qui è un peccato che tu non abbia approfondito, sembra che te proponga una svolta nella trama, come l'inserimento di un nuovo personaggio che poi non appare. Io me lo sarei visto però... avrebbe aggiunto qualcosa di interessante alla trama, già elaborata. Magari con Chiara che vede la nuova donna girare con lui, a ricollegarsi all'aneddoto di prima.
  wrote:Di quelli esseri umani in cui ho seminato il male attecchendosi perfettamente e che ho a disposizione per governare il mondo e averlo sempre nelle mie mani.
Forse qui intendevi "Di quegli esseri umani"? Poi la costruzione della frase qui non mi torna.

A me questo racconto è piaciuto. Ha una buona base per essere sviluppato e le idee sono interessanti.
A rileggerci!

Re: [MI188] La piramide. Fuori concorso

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Ciao @Strikeiron grazie del passaggio. Come mi sta succedendo sempre più spesso, non riesco a trovare il tempo per mettere giù una idea in modo decente... Ma avevo promesso di partecipare. Ho scritto e postato in due ore, quando di solito sono già a riposare..  grazie e a presto..
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Re: [MI188] La piramide. Fuori concorso

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@bestseller2020 
due ore?
Mi sento impreparato e insufficiente.
Io ci metto un giorno solo per delineare la trama ormai, prima per depositare l'idea e poi per costruirlo. E dopo non so quanto ci metto a buttar giù il racconto vero e proprio. Se hai buttato giù questo racconto senza correzioni in due ore ti credo che ci siano dei refusi!

Re: [MI188] La piramide. Fuori concorso

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Ciao @bestseller2020

Mi è dispiaciuto che tu non abbia fatto in tempo a partecipare al Contest.
L’idea di fondo del tuo racconto mi è piaciuta: partire da un prompt che suggerisce un mistero personale e trasformarlo in una sorta di allegoria del male e del potere è un’idea originale. 
Hai spostato l’attenzione dall’aspetto “thriller” o psicologico al piano metafisico e morale, e questo dà al racconto un respiro diverso. Il colpo di scena finale, con la rivelazione che il narratore è il diavolo, mi è piaciuto, funziona e chiude il cerchio con un tono gelido e inquietante.
Mi è piaciuto anche come hai costruito la metafora della piramide del potere: l’idea dell’uomo come “mattone” del dominio è efficace e coerente con la figura di Mario. Inquietante questa “filosofia” che ogni masso della piramide possa corrispondere a un uomo, in stato di schiavitù.  In Mario  si vede il seme dell’ambizione cieca e della disumanità che il diavolo coltiva, questa continuità è il vero motore del racconto.
A mio parere, per come la vedo io, credo che potresti però rendere il testo ancora più incisivo lavorando su due aspetti:
Il ritmo ad esempio.  In alcuni passaggi la narrazione è molto “spiegata”, quasi saggistica (ad esempio tutta la parte sulle piramidi e il marketing. Si vede però che te ne intendi). Forse potresti accorciarla un po’ o distribuirla meglio nel racconto, alternandola a scene più concrete o dialoghi, per dare respiro e far vivere di più i personaggi.
Poi il mistero iniziale. L’incipit sembra promettere una tensione legata agli “oggetti misteriosi davanti alla porta”. L’idea è buona, ma si risolve abbastanza presto e diventa solo un indizio simbolico. Non continua, non la leghi con qualche fatto che poi succede in seguito, o almeno io non sono riuscito a vederlo. Potresti tenerla più a lungo come filo narrativo o darle un piccolo ruolo anche nel finale, per chiudere il cerchio e rafforzare il legame col titolo “Non è un gioco”.

Il racconto è ben scritto, per averlo composto in due ore. Talvolta è capitato anche a me, anche in questo contest. Cioè: avevo scritto una bozza all'inizio, ma poi ho aspettato quasi fino all’ultimo per rifinirla. 
 Il tuo racconto ha una visione chiara: il male come motore costante della storia umana, travestito da ambizione, successo e potere, se male non ho capito.
La voce del diavolo, sottile e compiaciuta, è forse la parte più interessante.  Mi sta simpatico. A dire il vero  invece Mario mi sta  antipatico. Forse perché esiste davvero gente del genere, a quei livelli, ma non solo. Il diavolo qui parla come un burocrate del male, e questo lo rende ancora più inquietante.
Potresti svilupparlo ancora. I personaggi come il diavolo attraggono sempre. Un po’ come nel film "L’avvocato del diavolo", dove il diavolo era Al Pacino.

A risentirci  
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

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