[MI187] La scelta
Posted: Sun May 25, 2025 5:59 pm
Traccia N.1 - La scelta
“O la borsa o la vita!”
“La vita.”
“Come la vita? Intende la borsa?”
“No, intendo la vita.”
“Sì, ho capito. Intendo dire che tra la borsa e la vita, lei sceglie di tenere la vita.”
“No, il contrario. Tra la borsa e la vita, intendo tenermi la borsa.”
“Non è possibile.”
“Certo che è possibile, lei mi ha dato un’alternativa e io ho scelto.”
“Ma era una domanda retorica.”
“Quale?”
“O la borsa o la vita!”
“Ma se non è nemmeno una domanda.”
“Allora è un’affermazione retorica.”
“Mai sentita nominare.”
“Insomma, chi mai, tra la borsa e la vita, sceglierebbe la vita?”
“Io, che domande.”
“Così mi mette in difficoltà. Sarei disposto a rischiare il reato di rapina a mano armata, non di omicidio.”
“Lei non mi sembra abbastanza motivato.”
“E poi crollerebbe il concetto stesso di scelta. È ovvio che una volta presa la vita, prenderei anche la borsa.”
“Vede? È proprio la domanda che è formulata male.”
“Ma non è una domanda.”
“Giusto. È l’affermazione che è formulata male.”
“Basta, mi dia la borsa.”
“Giammai, la mia vita non vale quanto la borsa.”
“Ma perché? Cosa c’è di tanto prezioso nella borsa?”
“È proprio questo il punto.”
“Quale punto?”
“Ascolti. Se in questa borsa ci fosse un milione di dollari, lei mi ammazzerebbe?”
“Certo. Senza esitazioni.”
“Benissimo. E se in questa borsa ci fosse, che so, l’ultima lettera di mia moglie prima di morire, un semplice foglio di carta che per me avrebbe un valore inestimabile ma per lei, di contro, non varrebbe niente, mi ammazzerebbe lo stesso?”
“No, certo. Non rischierei la galera per una stupida lettera d’amore.”
“Conviene che non posso rivelarle il contenuto della borsa?”
“Convengo.”
“Dunque, o si prende la mia vita, con tutti i rischi che ne conseguono, o si tolga dai piedi. Mi sta facendo perdere tempo.”
“Non posso prendere questa decisione senza conoscere il contenuto della borsa.”
“Esatto, è proprio quello che sto cercando di farle capire. Si è presentato davanti a me, puntandomi una pistola, con una richiesta del tutto sconclusionata. Lei deve essere un idiota.”
“Ma di solito si fa così. È la prassi.”
“Il mondo è un coacervo di abitudini sbagliate.”
“Ma nessun rapinatore, prima di rubare una borsa, può conoscerne il reale contenuto.”
“Infatti è una pratica destinata a fallire.”
“Quindi, secondo il suo punto di vista, dovrei già conoscere il valore della borsa prima di rivolgerle la domanda?”
“Non è una domanda.”
“Giusto.”
“Signor rapinatore, mi ascolti. Lei non sta considerando la questione a trecentosessanta gradi. Ha una visione limitata della situazione.”
“Non la seguo.”
“Lei pretende di stabilire il valore della borsa senza rapportarlo al valore della mia vita.”
“Continuo a non seguirla.”
“Quanto vale la mia vita?”
“Per me? Niente.”
“Ma non è questa la giusta chiave di lettura. Lei deve chiedersi quanto la mia vita valga per me.”
“Mi dispiace, io non…”
“Ascolti. Se io stimassi la mia vita, che so, venti dollari, anche se nella borsa ce ne fossero trenta, il suo contenuto avrebbe più valore della mia vita.”
“Quindi?”
“Quindi, anche se nella borsa ci fossero appena trenta dollari, riterrei sconveniente darle la borsa.”
“E allora mi dica quanto stima la sua vita.”
“Anche questo, converrà, è un dato che non posso rivelarle.”
“Converrò.”
“Anche prendendosi la mia vita, rischierebbe di macchiarsi di entrambi i reati per un bottino di trenta miseri dollari. Ne varrebbe la pena?”
“Direi di no.”
“Inoltre, c’è un altro grosso intoppo che lei non sta considerando.”
“Quale?”
“Il mondo è pieno di imbecilli che tendono a sopravvalutarsi e di geni con una scarsa autostima: quasi nessuno è capace di stimare con precisione il proprio valore.”
“Vero, credo che sia il cancro della nostra epoca.”
“Prima di rapinarmi, non le basterebbe conoscere il valore del contenuto della borsa: dovrebbe anche farmi un’attenta analisi psicologica. Lei è laureato in psicologia?”
“No, in lettere moderne.”
“Guardi, le consiglio il furto con destrezza. La rapina a mano armata è troppo cervellotica.”
“Stavo pensando la stessa cosa.”
“Su, da bravo, abbassi l’arma e mi faccia passare.”
“D’accordo.”
“Dimentichiamo questa spiacevole avventura. Le garantisco che non chiamerò neanche la polizia.”
“La ringrazio.”
“Ma si figuri, per così poco.”
“Arrivederla.”
“A lei.”
“Signore?”
“Mi dica.”
“Solo una curiosità: cosa c’era nella borsa?”
“È vuota.”
“O la borsa o la vita!”
“La vita.”
“Come la vita? Intende la borsa?”
“No, intendo la vita.”
“Sì, ho capito. Intendo dire che tra la borsa e la vita, lei sceglie di tenere la vita.”
“No, il contrario. Tra la borsa e la vita, intendo tenermi la borsa.”
“Non è possibile.”
“Certo che è possibile, lei mi ha dato un’alternativa e io ho scelto.”
“Ma era una domanda retorica.”
“Quale?”
“O la borsa o la vita!”
“Ma se non è nemmeno una domanda.”
“Allora è un’affermazione retorica.”
“Mai sentita nominare.”
“Insomma, chi mai, tra la borsa e la vita, sceglierebbe la vita?”
“Io, che domande.”
“Così mi mette in difficoltà. Sarei disposto a rischiare il reato di rapina a mano armata, non di omicidio.”
“Lei non mi sembra abbastanza motivato.”
“E poi crollerebbe il concetto stesso di scelta. È ovvio che una volta presa la vita, prenderei anche la borsa.”
“Vede? È proprio la domanda che è formulata male.”
“Ma non è una domanda.”
“Giusto. È l’affermazione che è formulata male.”
“Basta, mi dia la borsa.”
“Giammai, la mia vita non vale quanto la borsa.”
“Ma perché? Cosa c’è di tanto prezioso nella borsa?”
“È proprio questo il punto.”
“Quale punto?”
“Ascolti. Se in questa borsa ci fosse un milione di dollari, lei mi ammazzerebbe?”
“Certo. Senza esitazioni.”
“Benissimo. E se in questa borsa ci fosse, che so, l’ultima lettera di mia moglie prima di morire, un semplice foglio di carta che per me avrebbe un valore inestimabile ma per lei, di contro, non varrebbe niente, mi ammazzerebbe lo stesso?”
“No, certo. Non rischierei la galera per una stupida lettera d’amore.”
“Conviene che non posso rivelarle il contenuto della borsa?”
“Convengo.”
“Dunque, o si prende la mia vita, con tutti i rischi che ne conseguono, o si tolga dai piedi. Mi sta facendo perdere tempo.”
“Non posso prendere questa decisione senza conoscere il contenuto della borsa.”
“Esatto, è proprio quello che sto cercando di farle capire. Si è presentato davanti a me, puntandomi una pistola, con una richiesta del tutto sconclusionata. Lei deve essere un idiota.”
“Ma di solito si fa così. È la prassi.”
“Il mondo è un coacervo di abitudini sbagliate.”
“Ma nessun rapinatore, prima di rubare una borsa, può conoscerne il reale contenuto.”
“Infatti è una pratica destinata a fallire.”
“Quindi, secondo il suo punto di vista, dovrei già conoscere il valore della borsa prima di rivolgerle la domanda?”
“Non è una domanda.”
“Giusto.”
“Signor rapinatore, mi ascolti. Lei non sta considerando la questione a trecentosessanta gradi. Ha una visione limitata della situazione.”
“Non la seguo.”
“Lei pretende di stabilire il valore della borsa senza rapportarlo al valore della mia vita.”
“Continuo a non seguirla.”
“Quanto vale la mia vita?”
“Per me? Niente.”
“Ma non è questa la giusta chiave di lettura. Lei deve chiedersi quanto la mia vita valga per me.”
“Mi dispiace, io non…”
“Ascolti. Se io stimassi la mia vita, che so, venti dollari, anche se nella borsa ce ne fossero trenta, il suo contenuto avrebbe più valore della mia vita.”
“Quindi?”
“Quindi, anche se nella borsa ci fossero appena trenta dollari, riterrei sconveniente darle la borsa.”
“E allora mi dica quanto stima la sua vita.”
“Anche questo, converrà, è un dato che non posso rivelarle.”
“Converrò.”
“Anche prendendosi la mia vita, rischierebbe di macchiarsi di entrambi i reati per un bottino di trenta miseri dollari. Ne varrebbe la pena?”
“Direi di no.”
“Inoltre, c’è un altro grosso intoppo che lei non sta considerando.”
“Quale?”
“Il mondo è pieno di imbecilli che tendono a sopravvalutarsi e di geni con una scarsa autostima: quasi nessuno è capace di stimare con precisione il proprio valore.”
“Vero, credo che sia il cancro della nostra epoca.”
“Prima di rapinarmi, non le basterebbe conoscere il valore del contenuto della borsa: dovrebbe anche farmi un’attenta analisi psicologica. Lei è laureato in psicologia?”
“No, in lettere moderne.”
“Guardi, le consiglio il furto con destrezza. La rapina a mano armata è troppo cervellotica.”
“Stavo pensando la stessa cosa.”
“Su, da bravo, abbassi l’arma e mi faccia passare.”
“D’accordo.”
“Dimentichiamo questa spiacevole avventura. Le garantisco che non chiamerò neanche la polizia.”
“La ringrazio.”
“Ma si figuri, per così poco.”
“Arrivederla.”
“A lei.”
“Signore?”
“Mi dica.”
“Solo una curiosità: cosa c’era nella borsa?”
“È vuota.”