[MI180] Il segreto del nemico

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Traccia 3. - Il segreto"

Nella soffitta polverosa, il vostro protagonista fa una scoperta sorprendente: una vecchia fotografia rivela un segreto familiare celato nell'ombra dei decenni. Nessuno, fino a quel momento, aveva avuto alcuna conoscenza di questa parte nascosta della storia familiare.

Titolo: Il segreto del nemico

Campagne della provincia milanese negli anni '40.

Gli occhi a intravedere
un altro tempo
e il battito del cuore a registrarlo,
mentre i piedi
riconoscono il cammino.

Le mani in tasca al caldo dei ricordi.



Anno 2000

Sono orfano di padre e madre, figlio unico, e non mi sono mai fatto una mia famiglia.
Chi c'è più solo di me al mondo?
Oggi, a un mese dal funerale di mamma, sono qui, nella vecchia cascina dei nonni, che penso di vendere, perché la vita in campagna non mi è mai piaciuta. Ho preferito la città, Milano, e fare l'impiegato, e ora aspetto solo di andare in pensione.  
Una vita piatta, la mia. Devo essere stato concepito a un mese dall'armistizio di settembre '43. I miei genitori mi hanno allevato nel concetto di lavorare per meritarsi il proprio sostentamento, e mi hanno fatto studiare fino al diploma. Mio padre, rigido e severo, accudiva alla cascina con mucche e capre, ai campi, al frutteto e all'orto. Portava i prodotti al mercato. Mamma la ricordo a mungere le mucche, a vendere il latte,  a sgozzare una gallina, a spellare un coniglio. Lei a me sorrideva, ma aveva fissa una lama di buio nello sguardo.
Adesso, la mia vita è a una svolta. Ho messo in vendita la cascina. Oggi vado a salutarla com'era e farmi restituire tutti i ricordi che contiene ancora per me.
Sono venuto sin qui coi mezzi pubblici. Apposta, mi sono fatto lasciare a un chilometro di distanza. La stradina nei campi è sempre polverosa uguale. Chissà se il terriccio si tramanda, si converte, oppure si deposita, si solleva, e ritorna dov'era...
 
Ho bei ricordi da bambino. I miei mi lasciavano andare a giocare con i miei coetanei del vicinato per gran parte del pomeriggio, oppure a aiutare tutti insieme la famiglia di uno di noi. Cioè, se c'era da raccogliere la frutta, a rotazione, era più veloce farlo con più mani tutte insieme e noi ci si divertiva così, e la fatica non si sentiva in compagnia. Insomma, a turno un papà chiamava la piccola manodopera locale. Beh, non era sfruttamento del lavoro minorile, si trattava tutt'al più di un'ora di gioco istruttivo. 
Mio padre lo ricordo severo ma non cattivo. La mamma più dolce anche se non serena. Sono venuto al mondo in presenza della sua gemella, la zia Adele, l'ostetrica del paese. Ricordo che una volta l'avevo interrogata su come entravano i bambini nella pancia, perché avevo visto nascere i vitellini e come uscivano lo sapevo. Ma lei schivava le mie domande. Mi rispondeva che toccava a mamma spiegarmelo. Che fosse papà a dovermelo dire non le passava neppure per la mente, scommetto.
Fatto sta che l'ho saputo molto più tardi,  a quattordici anni, da un compagno più sveglio di me. Lo stesso che, a diciotto, mi ha accompagnato in una casa chiusa per conoscere sul campo l'argomento.
Ricordo i giochi coi miei compagnetti, sempre all'aperto, con una palla di stracci, oppure a giocare alle bilie, o a constatare chi correva più veloce... Rivedo la mia classe, col maestro che manovrava di gesso tra le dita e di bacchetta sulle mani di chi sbagliava o ritardava.
Tutto sommato, la mia infanzia e l'adolescenza hanno attraversato incolumi quel turbine di eventi, sconvolgimenti e ricostruzione del periodo. 
La cascina è come allora. E siamo nel 2000.
Apro la porta sconnessa della cascina e mi accoglie il freddo conosciuto e una nuova umidità.
Non mi fermo a pianterreno, voglio salire per prima cosa in soffitta.
É giorno pieno, e il sole fa danzare il pulviscolo di polvere dello stanzone: pare quasi che i granelli si raggruppino sui raggi dell'astro per una danza consunta ma con una sua bellezza. 
Apro bauli e scatole, cassetti e sacchi di plastica. Ho aperto la finestrella ma tossisco lo stesso. Decido di non mettermi fretta, così la polvere non si alza come una nuvola minacciosa.
Le foto della mia infanzia coi miei genitori, la zia Adele col suo Guido. I nostri posti, la nostra chiesa, il campanile dove avevo il permesso di suonare le campane, attaccandomi a quella corda che spellava le mani...
Poi, la mia attenzione viene attirata da un plico di carte: due o tre lettere. Sono scritte in un italiano approssimativo da tale Franz che (capisco leggendole) ha conosciuto i miei genitori in tempo di guerra, subito dopo l'armistizio dell'8 settembre '43, ed era loro amico, più o meno, anche se era tedesco. Le lettere sono del 1946: li invitava a Monaco di Baviera, quando avessero potuto o voluto andarci, e di scrivergli a quell'indirizzo per i particolari del viaggio.
Ecco chi è! mi dico mentre sfoglio il carteggio. Me lo avevano raccontato, i miei genitori. Quel soldato tedesco era di stanza nella caserma di Milano e lo avevano conosciuto nella loro cascina nel corso di normali controlli. Lo avevano ricevuto con "umanità" (così diceva suo padre) cioè non con freddezza e scostanti come di solito si rapportavano coi suoi pari e superiori, ritenuti specialisti di soprusi e peggio. Franz era un giovane ben educato che quasi sembrava scusarsi di esistere. Vera e Pietro gli avevano dato un uovo fresco da bere e l'avevano accompagnato a vedere le stalle e lui, nell'aia, si era fermato a parlare della sua vita a Monaco di Baviera, com'era prima, com'era l'infanzia, l'adolescenza, prima di essere buttato, appena cresciuto (nemmeno del tutto) in quella terribile guerra.
Si era confidato con loro su quello che aveva visto, sulle deportazioni, tanto che Pietro gli aveva detto di entrare in casa, fosse mai che qualcuno sentisse dalle aie d'intorno... Insomma, era un ragazzo solo, in un paese straniero, che rifiutava la compagnia di commilitoni che si comportavano male. E aveva scelto una famiglia che in qualche modo lo accogliesse, che, al di là dell'apparenza da "nemico", quale era diventato a sua insaputa, vedessero lui, il ragazzo Franz, solo e smarrito.
E poi, c'era stato un giorno l'arresto di mio padre, per averlo scoperto con le "uova nel sacco", come raccontava divertito lui a pericolo scampato, mentre ne portava due dozzine sode al prete del paese, che le avrebbe consegnate ai partigiani nascosti sulle montagne. Verificato. 
Franz aveva suggerito al suo superiore, che voleva deportarlo, un'altra soluzione. "Gli tolga le galline: tutte le galline! Non potrà più fare consegne. E lei, capitano, oltre a tenersene di scorta, avrà di che fare bella figura al pranzo di gala di domenica coi suoi superiori, eh, cosa ne dice?"
Così era stato... Così mi aveva raccontato papà.

Cosa?! Sobbalzo alla vista di una foto per terra, sfuggita all'apertura del plico.
Il giovane è in borghese, in primo piano, e a me pare di guardare in faccia  mio fratello!...
Magari sono io da giovane... No, mi gira la testa: la fotografia è in bianco e nero, e poi... dietro c'è scritto: Franz.
Perché perché? Raccolgo con foga, di furia, gli scritti e la foto, badando bene di non perderla, e mi precipito fuori.
No, non sono solo al mondo:  c'è ancora la zia Adele, settantaseienne in gran forma, che sa qualcosa, ne sono certo.
So che la troverò in casa, a quell'ora di domenica, a vedere il suo programma preferito alla TV. 
Arrivo nell'arco di dieci minuti, forse viola in faccia per lo sforzo, a bocca aperta, ansimante.
"Vittorio, cocco di zia, che ti succede? Entra, non farmi prendere un coccolone, eh..."
"Scusa... zia... ho bisogno di te... che mi... spieghi... eccola... questa..." mentre mi abbandono a peso morto sul divano, lasciandole la foto in mano e le lettere sul tavolino.

Adesso Adele è seduta al tavolo da pranzo, dividendosi tra gli scritti e la foto. Mi guarda, scuotendo il capo.

"Ascoltami bene, Vittorio. E non giudicare tua madre, lasciami spiegare quello che so. Sì, di sicuro sei figlio di Franz, il tedesco quasi amico dei tuoi genitori. Nel 1943, lui aveva vent'anni, come tua madre, e tuo padre quaranta. Erano sposati da due anni; un matrimonio di convenienza concordato da mio padre per una figlia che aveva troppi "grilli per la testa", a suo avviso. Io già lavoravo come aiuto ostetrica e di giorno non c'ero in casa.
Non che lei facesse la sciocchina con gli uomini, assolutamente no, ma si lasciava suggestionare dalle amiche "leggere", se mi capisci, e badava poco alle faccende di casa e a aiutare nostra madre. Insomma, si era lasciata sposare...
Insomma, così stando le cose, si sono incontrate due giovani solitudini, e almeno una volta hanno fatto l'amore, visto che tu ne sei la prova...
Quando Vera mi ha annunciato di essere incinta, mi ha fatto così felice che, solo ripensandoci, quando sei nato, ho ricordato che aveva come una lama di buio nello sguardo. Io, che sono esperta di bambini piccoli, ho sviluppato una capacità: se conosco i padri dei piccoli, oltre le madri, ovvio, riesco a "vedere" le somiglianze. Ebbene, quel luglio del '44, io non ho visto nulla nel tuo faccino che ricordasse tuo padre. Ma quando hai avuto tre, quattro anni, ho visto Pietro incupirsi e mia sorella spaventata: eri il ritratto di Franz, che nel frattempo era riuscito a tornare nel suo paese in modo rocambolesco, e senza essere fatto prigioniero, visto che qui non ne parla."

Mi nascondo la faccia tra le mani (Perché mamma non me l'ha mai detto, perché? E a Franz perché non hai detto di me?). Piango senza ritegno. La zia mi siede vicino, mi abbraccia e continua con la sua voce dolce e confortante. Ha solo il viso di mia madre, lei, perché è il suo, di cuore, che sento battere:
"Hai ragione a disperarti per il silenzio di tua madre anche dopo la morte di Pietro. Per un quarto di secolo ha continuato a tacere con me, la sua gemella, e con te, suo figlio, questo enorme segreto. Nonostante la somiglianza, non c'è stata una parola mia con lei o viceversa. L'ha tenuto per sé. Io gliel'ho consentito, perché erano fatti suoi. Era una sorta di deformazione professionale la mia: avevo imparato a non chiedere mai, nella mia professione. Probabile che Vera abbia intercettato le lettere di Franz e che tuo padre non sapesse dell'invito. Penso anche che gli abbia risposto dicendogli che non lo voleva più vedere. Se no, uno come Franz, anche se ignaro di te, sarebbe tornato a trovare tua madre, non ti pare?."
"Niente, non mi ha detto niente, nemmeno in punto di morte. Era fredda come il marmo prima ancora di diventarlo!" si scatena la mia rabbia, la mia impotenza.

"Una scelta ha sempre una ragione per chi la compie." sospira mia zia, che cerca di giustificare la sorella, anche se è lei la prima a non farlo, e infatti continua a scuotere la testa, come se negasse il suo dire.
"Questa foto conferma quello che sospettavamo: adesso vado a cercare una tua foto alla sua stessa età: dovrei avercela." 
Intanto, ripenso alle carezze di mia madre e alla severità di mio padre.
Quando confrontiamo le due foto, rabbrividiamo insieme. "Non mi spiego perché mia sorella non mi abbia mai confidato niente, sul tradimento e sulla reazione di Pietro quando ti ha visto crescere e diventare Franz." Io vi frequentavo ma non ho mai intuito o visto cose brutte successe o in corso nella vostra famiglia. Non dico che fosse una famiglia felice, la vostra, ma normale e serena sì. Penso che a tutti e tre, me compresa, andasse bene di continuare come se nulla fosse. Sai, Vittorio, a quei tempi era così. Poi, il fatto che non ti siano nati fratelli vorrà pur dire qualcosa, no?"
Scuote la testa: ormai è un tic. Si alza, va a tagliare due fette di torta. E prepara una cioccolata calda per entrambi.
"Voglio andare a trovarlo!" grido io, deciso.
"Fai bene, ragazzo mio" la zia Adele mi sorride con dolcezza.

"Vieni con me" le dico d'impulso. "Se è ancora vivo, vedrà se stesso giovane e Vera vecchia davanti a sé. Se è morto, può essere che io trovi almeno un fratello e tu un altro nipote."

"Sì, pensiamo positivo. La vita continua, e i segreti scomodi possono avere risvolti positivi e cambiare, in meglio, noi e la vita!"
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI180] Il segreto del nemico

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Poeta Zaza ha scritto: Gli occhi a intravedere
un altro tempo
e il battito del cuore a registrarlo,
mentre i piedi
riconoscono il cammino.
Mi sono piaciuti tanto questi versi di apertura @Poeta Zaza 
Poeta Zaza ha scritto: Le mani in tasca al caldo dei ricordi.
e anche quest’ultimo verso, quasi in disparte, ci offre una visione poetica è è confortante.  Ci ho sentito un po’ il valore del camino acceso quando da piccola sedevo “a veglia” intorno al fuoco ad ascoltare le storie dei  più grandi. 

E la storia che hai raccontato ha proprio il sapore di un ricordo, un segreto dei tempi andati anche se, in fin dei conti, non sono trascorsi così tanti anni da quegli eventi.
Il fatto di venire a conoscenza della vera paternità è di sicuro sconvolgente e hai reso bene le emozioni provate dal “non più giovane” protagonista.
La prima parte la trovo meglio mostrata, poi hai inserito il racconto tante cose che hanno l’effetto di diluire le emozioni.
Ho letto davvero con piacere e trovo che tu abbia interpretato benissimo la traccia proposta.

Re: [MI180] Il segreto del nemico

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Ciao @Poeta Zaza
eccomi con il commento per pubblicare il racconto
È sempre un piacere leggerti
Poeta Zaza ha scritto: Lei a me sorrideva, ma aveva fissa una lama di buio nello sguardo.
Bella immagine, brava!
Poeta Zaza ha scritto: oppure a aiutare
Secondo me "ad aiutare", leggendo ho avuto l'impressione di un involontario balbettìo
Poeta Zaza ha scritto: e ricostruzione del periodo. 
Non ho capito, cosa intendi?
Poeta Zaza ha scritto: consunta ma con una sua bellezza
Metterei la virgola dopo consunta
Poeta Zaza ha scritto: E aveva scelto una famiglia che in qualche modo lo accogliesse, che, al di là dell'apparenza da "nemico", quale era diventato a sua insaputa, vedessero lui, il ragazzo Franz, solo e smarrito.
Secondo me scorrerebbe meglio dividendo la frase:
Aveva scelto una famiglia che in qualche modo lo accogliesse.
I miei genitori vedevano in Franz, al di là dell'apparenza da "nemico", quale era diventato a sua insaputa, un ragazzo solo e smarrito.
Poeta Zaza ha scritto: Verificato. 
Refuso? Altrimenti, non ho capito.
Poeta Zaza ha scritto: E a Franz perché non hai detto di me?
Secondo me, il secondo pensiero, dopo la mamma, lo avrebbe avuto per il papà. Ovviamente, questo un parere puramente personale da lettrice, scelta che rimane solo e soltanto tua, vedi tu se può esserti utile 
Poeta Zaza ha scritto: Ha solo il viso di mia madre, lei, perché è il suo, di cuore, che sento battere:
Non mi convince la costruzione di questa frase, non scorre, l'ho dovuta rileggere per capire cosa intendessi.
Una storia ben raccontata, hai strutturato una bella trama, espresso bene le emozioni.
Mi manca una parte dedicata al padre, nessun dubbio sul fatto che si trattasse di tradimento e non violenza. Lo spieghi bene al lettore, con le lettere, ma immaginando la scena, credo plausibile che il figlio inizialmente non accetti il comportamento della madre.
Prendili solo come spunti, se vorrai rimettere mano al testo senza la fretta del contest e il limite dei caratteri.
Nel complesso, brava!
A rileggerti.
Ultima modifica di Modea72 il mer mar 13, 2024 2:34 pm, modificato 7 volte in totale.
<3

Re: [MI180] Il segreto del nemico

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@@Monica  :flower:

Grazie cara. Avevo fatto una prima versione in terza persona, con tanto di narratore, ma poi l'ho svolto in prima persona, paragonando i due risultati
e questo mi è sembrato più incisivo nell'espressione delle emozioni e per fare più "show don't tell".
@Monica ha scritto: e anche quest’ultimo verso, quasi in disparte, ci offre una visione poetica è è confortante.  Ci ho sentito un po’ il valore del camino acceso quando da piccola sedevo “a veglia” intorno al fuoco ad ascoltare le storie dei  più grandi. 
Grazie anche per questo personale tuo accostamento ai miei versi  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


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Re: [MI180] Il segreto del nemico

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@Modea72  :)
Poeta Zaza ha scritto: Tutto sommato, la mia infanzia e l'adolescenza hanno attraversato incolumi quel turbine di eventi, sconvolgimenti e ricostruzione del periodo. 
Nel decennio dal '45 al '55 e oltre, Milano e l'Italia tutta hanno "ricostruito" i loro paesi, che erano stati (chi più chi meno) devastati dalla guerra.
Poeta Zaza ha scritto: mentre ne portava due dozzine sode al prete del paese, che le avrebbe consegnate ai partigiani nascosti sulle montagne. Verificato. 
Non è un refuso, quel "Verificato". Forse espresso succintamente, significa che i tedeschi avevano appurato le colpe sia di Pietro che del prete.
Poeta Zaza ha scritto: (Perché mamma non me l'ha mai detto, perché? E a Franz perché non hai detto di me?)
Modea72 ha scritto: Secondo me, il secondo pensiero, dopo la mamma, lo avrebbe avuto per il papà. Ovviamente, questo un parere puramente personale da lettrice, scelta che rimane solo e soltanto tua, vedi tu se può esserti utile 
Hai ragione. Forse perché quello del padre, morto da un quarto di secolo, è un ricordo lontano? Non lo so, forse perché nel suo ricordo è severo?
post_id=60821 ha scritto:
Poeta Zaza ha scritto: Ha solo il viso di mia madre, lei, perché è il suo, di cuore, che sento battere:
Modea72 ha scritto: Non mi convince la costruzione di questa frase, non scorre, l'ho dovuta rileggere per capire cosa intendessi.
Vera e Adele sono due gemelle. Tra le braccia della zia, Vittorio ritrova l'affetto di una madre, come se sua zia fosse diventata sua madre.

Modea72 ha scritto: Una storia ben raccontata, hai strutturato una bella trama, espresso bene le emozioni.
Mi manca una parte dedicata al padre, nessun dubbio sul fatto che si trattasse di tradimento e non violenza. Lo spieghi bene al lettore, con le lettere, ma immaginando la scena, credo plausibile che il figlio inizialmente non accetti il comportamento della madre.
Prendili solo come spunti, se vorrai rimettere mano al testo senza la fretta del contest e il limite dei caratteri.
Nel complesso, brava!
Un commento molto utile il tuo. Grazie! :flower:
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Re: [MI180] Il segreto del nemico

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Ciao carerrima,
il racconto mi è piaciuto, soprattutto l'ho trovato molto ben scritto. Non mi ha infastidito nemmeno la poesia iniziale, pensa un po'.
Secondo me perde molto da qundo si capisce che Franz è il padre del protagonista. Per più di un motivo, Da quel punto un poi presta il fianco a un po' di patetismo retorico, disinnesca tutta la virtù che aveva portato i protagonisti ad avere compassione per il tedesco (non più disinteresse), e poi non è molto originale come trovata. Insomma, il mio giudizio è senz'altro positivo, non pensare, ma avrei immaginato un finale diverso.

Unico appuntino (a conferma che trovo il tutto davvero ben scritto!):
Poeta Zaza ha scritto:  oppure a aiutare tutti insieme 
Qui la d eufonica mi sembra d'obbligo
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI180] Il segreto del nemico

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Edu ha scritto: Ciao carerrima,
il racconto mi è piaciuto, soprattutto l'ho trovato molto ben scritto. Non mi ha infastidito nemmeno la poesia iniziale, pensa un po'.
Secondo me perde molto da qundo si capisce che Franz è il padre del protagonista. Per più di un motivo, Da quel punto un poi presta il fianco a un po' di patetismo retorico, disinnesca tutta la virtù che aveva portato i protagonisti ad avere compassione per il tedesco (non più disinteresse), e poi non è molto originale come trovata. Insomma, il mio giudizio è senz'altro positivo, non pensare, ma avrei immaginato un finale diverso.

Unico appuntino (a conferma che trovo il tutto davvero ben scritto!): Qui la d eufonica mi sembra d'obbligo
Pensa che ce l'avevo messa e poi l'ho tolta, va a sapere perché.

Grazie del tuo giudizio positivo, carerrimo @Edu   :)
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Re: [MI180] Il segreto del nemico

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ciao @Poeta Zaza , carino, come racconto. Non vedo però una reazione consona alla scoperta...
Poi, mi sembra troppo raccontato e avrei preferito un dialogo più vicino agli eventi, così come si defilano. Spendi tanto a spiegare, quando tutto è a presa diretta e il protagonista racconta in prima persona. Forse, una voce narrante estranea, ti avrebbe favorito. Ciao  :D
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [MI180] Il segreto del nemico

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Ciao, Mariangela.
Il racconto mi è piaciuto.
A un certo punto, vista la traccia, ho intuito troppo presto cosa sarebbe accaduto.
Ti hanno detto già tutto sopra, non aggiungo altro, la storia si legge bene e viene voglia di sapere, i personaggi sono ben definiti.

Un'unica cosa: Stai scrivendo in prima persona, nessuno direbbe 
Poeta Zaza ha scritto: Adesso Adele è seduta al tavolo da pranzo, dividendosi tra gli scritti e la foto. Mi guarda, scuotendo il capo.
rivolgendosi a se stesso, la scena sta accadendo, non devi spiegarla al lettore ma mostrarla:
La zia mi guarda, scuote il capo, prende la foto dagli scritti poggiati sul tavolo. Si siede.

Rimanere in prima persona è molto difficile, purtroppo casi come questo disturbano la lettura.

Re: [MI180] Il segreto del nemico

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Albascura ha scritto: rivolgendosi a se stesso, la scena sta accadendo, non devi spiegarla al lettore ma mostrarla:
La zia mi guarda, scuote il capo, prende la foto dagli scritti poggiati sul tavolo. Si siede.

Rimanere in prima persona è molto difficile, purtroppo casi come questo disturbano la lettura.
Grazie dell'acuta osservazione. @Albascura  e della tua positiva complessiva valutazione.  :sss:
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Re: [MI180] Il segreto del nemico

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bestseller2020 ha scritto: ciao @Poeta Zaza , carino, come racconto. Non vedo però una reazione consona alla scoperta...
Poi, mi sembra troppo raccontato e avrei preferito un dialogo più vicino agli eventi, così come si defilano. Spendi tanto a spiegare, quando tutto è a presa diretta e il protagonista racconta in prima persona. Forse, una voce narrante estranea, ti avrebbe favorito. 
Chissà... Sono stata incerta sino alla fine se impostarlo in terza persona con una voce narrante. 

Come ho detto qui a: @@Monica
Poeta Zaza ha scritto:  Avevo fatto una prima versione in terza persona, con tanto di narratore, ma poi l'ho svolto in prima persona, paragonando i due risultati e questo mi è sembrato più incisivo nell'espressione delle emozioni e per fare più "show don't tell".
Grazie del passaggio, @bestseller2020   :P  
Di sabbia e catrame è la vita:
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Re: [MI180] Il segreto del nemico

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La prima parte è bella: sobria, malinconica. Procedi in modo pacato, soffermandoti su particolari che permettono al lettore di dilatare lo sguardo e immaginare il mondo che descrivi. La foto contestualizza e dilata l'emozione. 
A partire dall'apparizione di Franz, ricadi a mio avviso in quella modalità di narrazione frettolosa, in cui vuoi spiegare tutto e subito, inciampando in schemi didascalici e luoghi comuni. 
Grazie per la lettura e un saluto, @Poeta Zaza.
Poeta Zaza ha scritto: mar mar 12, 2024 4:26 pmLei a me sorrideva, ma aveva fissa una lama di buio nello sguardo.
Espressione vivida, molto interessante, ricca di significati. Peccato che perda di forza quando, più sotto, la metti in bocca identica anche alla zia.
Poeta Zaza ha scritto: mar mar 12, 2024 4:26 pmÉ giorno pieno
Piccolo refuso nell'accento.
Poeta Zaza ha scritto: mar mar 12, 2024 4:26 pmli invitava a Monaco di Baviera, quando avessero potuto o voluto andarci, e di scrivergli a quell'indirizzo per i particolari del viaggio.
"e di scrivergli" è retto da "li invitava a", pertanto la preposizione corretta non è "di", ma "a".
Poeta Zaza ha scritto: mar mar 12, 2024 4:26 pmLo avevano ricevuto con "umanità" (così diceva suo padre) cioè non con freddezza e scostanti come di solito si rapportavano coi suoi pari e superiori, ritenuti specialisti di soprusi e peggio. Franz era un giovane ben educato che quasi sembrava scusarsi di esistere. Vera e Pietro gli avevano dato un uovo fresco da bere e l'avevano accompagnato a vedere le stalle e lui, nell'aia, si era fermato a parlare della sua vita a Monaco di Baviera,
Ci sono qui sopra troppe informazioni affastellate, a mio parere, che oltretutto mirano a "proteggere" a priori il soldato tedesco. L'espressione che ho evidenziato in corsivo è abusata.
Poeta Zaza ha scritto: mar mar 12, 2024 4:26 pmcocco di zia, che ti succede? Entra, non farmi prendere un coccolone, eh...
In corsivo ho messo in evidenza una ripetizione a mio avviso inappropriata.
Poeta Zaza ha scritto: mar mar 12, 2024 4:26 pmSì, pensiamo positivo. La vita continua
Si tratta di due luoghi comuni che non utilizzerei in un testo scritto (e neppure in un discorso).
https://www.amazon.it/rosa-spinoZa-gust ... B09HP1S45C
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