[MI170] Hansel & Gretel

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Traccia di mezzanotte: Mezzogiorno

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Hansel & Gretel

In un torrido mezzodì estivo, il signor Ennio caracollava con il suo vecchio trattore, su e giù per le colline dell’entroterra.
Aveva aperto i finestrini e l’aria entrava calda. Riarsa di vento.
Avanzava con un gomito in fuori e uno stecchino tra i denti, godendosi la pace di quel paesaggio.
Il sole era un gigantesco buco incandescente nel cielo perfettamente blu. Si stagliava sui declivi rossastri d’erba secca a perdita d’occhio, con la sola eccezione della strada bianca su cui lui procedeva placidamente.
Il trattore aveva almeno tre decenni, ma era abbastanza silenzioso da permettergli di godere del frinire delle cicale.
“Una terra morta” pensava Ennio, spostando lo stecchino da un angolo della bocca all’altro, “Speriamo che la giornata sia propizia.”
Prese un fazzoletto dal cruscotto impolverato e si terse il sudore dalla fronte.
Quando rialzò lo sguardo, scorse una figura all’orizzonte che si sbracciava per attirare la sua attenzione.
Abbandonò la strada, tagliando attraverso i pendii che tanto bene conosceva, e ben presto riconobbe la sagoma di Augusto, con la bicicletta appoggiata alla coscia e le mani affondate nelle tasche del completo nero, che non levava mai.
Frenò.
Gli pneumatici slittarono sul terreno arido nonostante la scarsa velocità e il mezzo scivolò per alcuni metri prima di scomparire nella nuvola di polvere che aveva alzato. Seguirono lunghi istanti di silenzio finché Ennio non salutò dal trattore:
-Augu’!-, la polvere entrò a fiotti fin giù nei polmoni e trasformò il saluto in colpi di tosse così forti che pareva stesse rimettendo l’anima al diavolo.
L’altro non batté ciglio, immobile sulla sua bici:
-Conbà…
-Che soccede?
-Soccede c’agghio notatu ‘na maghena, jo’la vecchia fonde, co’ nisciù accòstu.- rispose l’altro.
-Turisti?
-Podasse- scrollando le spalle, -Ma se ce vai, statte attende!-
Ennio annuì:
-Augu’, nun llammarte: so’ astùtu!-
-Lu somaru te freca solo per le recchie!- gridò l’altro di rimando.

Ennio ingranò la marcia e balzò fuori dalla polvere.
Con Augusto erano sempre prese in giro. Soprattutto durante i pasti, quando si trovavano tutti assieme. Anche se gli umori non erano sempre dei migliori.
Quel giorno sì. Li aspettava un buon pranzo e non era sempre così: non sempre avevano a disposizione abbastanza per sfamarsi. La siccità durava da anni e quando pioveva, lo faceva con tale violenza da trascinare via almeno metà del coltivato.
Si moriva letteralmente di fame e poco alla volta la gente se n’era andata in cerca di miglior sorte. Tutti erano fuggiti tranne le teste dure, come li definivano gli altri. O semplicemente quelli che non avrebbero saputo dove andare, come si auto-definivano loro.
Così, nel raggio di vita del signor Ennio erano rimasti in sei.
Abitavano in casolari distanti, ma erano divenuti una vera comunità. Si aiutavano reciprocamente: procuravano il cibo, cucinavano, cercavano l’acqua nei pozzi e persino preparavano prodotti e orpelli per i turisti.
Già, per fortuna c’erano turisti che arrivavano dalle città e perfino dall’estero, attratti dai borghi fantasma, dal paesaggio dolce ma selvaggio. Non c’erano più alberghi, ma le case abbandonate non si contavano e spesso vi passavano la notte.
Erano sciocchi, perché una landa inselvatichita può essere pericolosa, ma andava bene così: era grazie a loro che potevano sostentarsi. 

Pochi minuti più tardi Ennio fermò il trattore di fronte a un’auto bianca. Attese immobile ma non comparve persona.
“Strano”, fece spallucce e manovrò, invertendo la direzione. Ancora non si fece avanti anima viva e allora, grugnendo infastidito, scese dall’abitacolo. Aprì il cassone dietro al trattore e ne prese un tondino d’acciaio lungo un metro, perché non si sapeva mai.
Con il tubo sulla spalla ispezionò la vettura. Era chiusa e vuota.
Notò però una traccia che si allontanava nell’erba secca, in direzione dei pochi alberi della vecchia fonte.
Sospirò pesantemente e stringendo la sua arma improvvisata, decise di andare a dare un’occhiata.
Avanzava cauto, sudando copiosamente, teso, perché lo stridore delle cicale era talmente forte da non lasciare sentire la carica di un elefante.
Avanzava lento e fu un bene, perché potè fermarsi appena in tempo.
Se avesse fatto ancora un passo lo avrebbero visto, così invece potè rimanere nascosto e spiare i due corpi nudi che si amavano senza alcun pudore. Rilucenti di sudore e turgidi di gioventù.
A lungo li osservò.

Era ormai l’ora di pranzo, quando Ennio parcheggiò il trattore dietro al fienile.
“Che bella giornata”, pensò, balzando giù dall’abitacolo.
Aveva ancora del lavoro da fare, ma nulla poteva rovinare il suo buonumore.
Si era divertito come un fanciullo a spiare la coppia. Era persino arrossito per quel che facevano e tutto andava bene, finché non si era allungato troppo, perdendo l’equilibrio.
Aveva fatto un passo, un rumore, e lo avevano visto. La ragazza aveva iniziato a urlare, mentre il maschio, probabilmente spaventato dal tubo sulla spalla, aveva raccolto una pietra e si era scagliato contro di lui.
Ennio non aveva potuto far altro che difendersi: un colpo in testa e l’assalitore s’era afflosciato come un sacco di patate. La femmina aveva aumentato il livello delle grida.
Lui si era avvicinato adagio, facendole cenno di tranquillizzarsi, di stare calma, ma quella si era data alla fuga. Solo che correva in direzione della rupe. Sarebbe caduta, si sarebbe sfracellata se lui non l’avesse rincorsa e acciuffata per i capelli.
Quella aveva provato a divincolarsi, a buttarsi, e non aveva potuto che colpire anche lei.
L’aveva portata in braccio fino al ragazzo, adagiata delicatamente, poi aveva estratto il serramanico e, con un colpo netto aveva sgozzato il maschio. Quindi aveva reciso i tendini d’Achille della femmina, così non sarebbe fuggita mentre recuperava il trattore.

Di loro sei, Dante era il macellaio. Un vero artista della filettatura.
Ennio lo aveva visto felice come un bambino, mentre appendeva il ragazzo al gancio nella cella frigorifera. Aveva tastato i muscoli e annuito soddisfatto: sarebbe bastato per due o tre giorni. Era proprio un ottimo esemplare.
La ragazza invece l’aveva tenuta Ennio, e adesso la stava estraendo dal cassone del trattore.
Uno degli otto stalli del fienile era vuoto. Ve la trascinò, ancora svenuta.
La mise seduta sulla sedia di legno e con calma le sollevò la testa, reclinandola indietro e legandola al legno con una fascetta di plastica.
Da terra raccolse mazzetta e due lunghi chiodi dalla testa larga. Appoggiò delicatamente le braccia sui larghi braccioli. Puntò con attenzione il primo chiodo e con un solo colpo infilzò mano e legno.
La ragazza si risvegliò urlando ma lui non vi badò e ripeté l’operazione con l’altro braccio.
Afferrò un tubo che pendeva dal soffitto e forzatamente glielo infilò in bocca, giù lungo l’esofago, fino allo stomaco.
Attivò il pulsante dell’alimentazione forzata e il pastone cominciò a fluire lungo il tubo.
Fischiettando soddisfatto mise un secchio sotto il foro della seduta e andò a lavarsi le mani. Era ora di pranzo e aveva davvero appetito.
Per l’aia risuonò il campanello.

Ennio chiuse il  fienile e si diresse a passo lento verso lo spaccio.
Lì, trovò una turista, le sorrise.
–Posso aiutarla?
–Per fortuna è ancora aperto, mi hanno consigliato caldamente il vostro fois-gras.
–Ottimo, quanto ne vuole?– la donna era grassoccia e rubiconda e lui si rammaricò di non avere neanche uno stallo libero, sarebbe stata perfetta: se solo fosse arrivata un paio di giorni dopo avrebbe avuto un posto, perché una delle femmine era quasi abbastanza gonfia.
Pensando che non si poteva avere tutto nella vita, tornò ad ascoltare la cliente.
–È davvero molto caro, ma m’han detto che è ineguagliabile.
–È perché uso solo femmine, signora. Come voi.
Lei ridacchiò. Pensava si riferisse alle oche:
–Immagino perché le femmine sono più dolci, vero?
–È così, signora, proprio così.– annuì Ennio mentre metteva da parte il pacchetto e impugnava un coltellaccio.
Era una terra morta, non poteva lasciarsela scappare.
Un paio di prosciutti…
Ultima modifica di L'illusoillusore il dom giu 19, 2022 10:20 pm, modificato 3 volte in totale.

Re: [MI170] Hansel & Gretel

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Ciao @L'illusoillusore 
Accidenti che raccontino...
Quindi bisogna stare attenti anche alla roba genuina che taluni ti rifilano nelle campagne nostrane... non si sa mai! E io che da una vita mi rifiuto di mangiare panini di una  arcinotissima marca americana che c'è in quasi tutto il mondo perché non ho mai capito dove finiscono tutte le persone scomparse quà e là. Penso che qualcuno abbia trovato un'ottima soluzione...
Comunque mi è piaciuto. All'inizio ero incantato dalla scena bucolica, scene che vedo spesso anche dalle mie parti... mi hai fatto sorgere dubbi, però non scompare nessuno, nè dei locali nè dei turisti, si sarebbe saputo...
Poi gradualmente il ritmo, pur senza cambiare il tono bucolico casereccio diventa veramente orripilante per l'attitdine di Ennio. Si ha simpatia per Ennio ad ogni modo, come la si può avere per Dracula o per Jack lo squartatore, talmente Ennio è bonario, direi. E anche il bravo Augusto. Una bella comunità, non c'è che dire, meglio non capitarci mai... :D
Ho apprezzato molto lo stile, il fatto di non cambiare il tono iniziale, pacioso, nemmeno nei momenti più orribili lo rende piacevole alla lettura, per quanto faccia provare i brividi. È quasi come seguire un ricettario di un cercatore di tartufi. Ennio potrebbe anche scrivere un libro di ricette, a cominciare da come si procaccia il cibo, avrebbe successo perché nessuno crederebbe a cotanta (snti che termine) mostruosità. 
Piaciuto. Ottima idea, colpisce sempre perché pur non essendo nuova, ma di nuovo non c'è niente in letteratura, non è comunque un'idea abusatissima nei romanzi horror.
La cosa che colpisce è il carattere pacioso del mostro.
A rileggerti.

Ah dimenticavo: che dialetto è? Mi pare di averlo già sentito...
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI170] Hansel & Gretel

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L ha scritto: Così, nel raggio di vita del signor Ennio erano rimasti in sei.
Che bella l'espressione: nel raggio di vita...
L ha scritto: Sarebbe caduta, si sarebbe sfracellata se lui non l’avesse rincorsa e acciuffata per i capelli.
Quella aveva provato a divincolarsi, a buttarsi, e non aveva potuto che colpire anche lei.
L’aveva portata in braccio fino al ragazzo, adagiata delicatamente, poi aveva estratto il serramanico e, con un colpo netto aveva sgozzato il maschio. Quindi aveva reciso i tendini d’Achille della femmina, così non sarebbe fuggita mentre recuperava il trattore.
Con questo paragrafo, il lettore fa un salto sulla sedia!
... E poi tutto il resto è morte e raccapriccio... inseriti in una quieta normalità apparente.
Terribilmente ben scritto, bravo @L'illusoillusore     :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI170] Hansel & Gretel

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Inizio col dirti che secondo me questo è uno dei racconti meglio riusciti di questo Mezzogiorno. 
Hai deciso di sviluppare un tema già molto trattato, quello dei paesini-fantasma, con le loro peculiarità, le loro comunità piccole e chiuse, che sembrano vivere quasi in un'altra epoca, e la loro totale diffidenza nei confronti di chiunque venga da fuori (che a volte rasenta quasi l'omertà). 
Stephen King è stato un maestro in questo, e bisogna dire che non c'è racconto o romanzo horror che si rispetti che non sia ambientato in una realtà rurale e semi-abbandonata. 
Però tu, nonostante l'ambientazione "classica" hai avuto la capacità di non fare capire al lettore subito dove volessi andare a parare. Anzi, io all'inizio pensavo che Ennio stesse andando sul luogo di un incidente, o che al limite avrebbe scoperto un omicidio. Non che sarebbe stato lui l'assassino. E anche dopo...immaginare che tutta la piccola comunità fosse coinvolta in questi orrendi delitti non era affatto scontato. Insomma, hai saputo scoprire bene le tue carte un poco alla volta. Complimenti.
E il mio apprezzamento va anche per: "La siccità durava da anni e quando pioveva, lo faceva con tale violenza da trascinare via almeno metà del coltivato."
Frase, ahimè, più che mai realistica. 

Errori da segnalarti non ne ho. Anzi, ti faccio un altro complimento: hai saputo dosare il dialetto molto bene. 

Re: [MI170] Hansel & Gretel

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@L'illusoillusore ciao, un racconto, direi, raccapricciante. Quello che mi ha colpito è che si sviluppa su una sottile linea tra realistico e paradossale anzi, la combinazione di questi due elementi lo rendono vitale e spiazzante. Mentre leggevo l'inizio con descrizioni bucoliche, avevo già il presentimento che sarebbe finita male.
Complimenti anche per il titolo. Non mi sono subito accorto di quella & (e commerciale) che lo differenzia dalla famosa fiaba.
Forse l'unica stonatura è il foie gras marchigiano, che da un piccolo eccesso a una trama perfetta, ma che aiuta anche a sdrammatizzare.
Ottimo lavoro.

Re: [MI170] Hansel & Gretel

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Ciao @L'illusoillusore
ho molto gustato questo raccontino in salsa horror. Piaciutissima la descrizione iniziale e la caratterizzazione dei personaggi con l’uso del dialetto (che h9 riconosciuto con… horrore! Perché mio figlio abita proprio in provincia di Fermo) che dici, devo evitare di mangiare fegato quando vado a trovarlo?
Bella interpretazione della traccia e ottima scrittura come sempre.
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