[MI188] Quella voce

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Traccia di mezzogiorno.
1. Perché?

Commento al racconto.
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Quella voce

«Perché?» Una domanda semplice che non sento più nella testa da tanto.
«Perché?» Esce ora, prepotente, sopita nell'angolo dove s'impolverano i sogni.
Nel rovistare sul portatile, mi sono imbattuto per caso in una delle tante "nuova cartella"; in questa, la scansione di una foto di papà, reperto storico di una realtà in cui la lira non era solo uno strumento musicale. Me lo ricordo, a inizio anno ho pensato di cambiare il portafoto e l'ho presa tra le mani, nuda nella propria carta lucida, dopo anni di trappola nella cornice da quattro soldi dell'ipermercato. Non potevo lasciarmi sfuggire l'occasione di digitalizzarla ad alta definizione, soprattutto nel vedere piccoli rivoli di colore dovuti al tempo o all'umidità: più semplice che rovistare casa alla ricerca dei negativi.
Me lo ritrovo davanti, sorridente mentre si volta verso l'obiettivo. Sandali aperti, jeans da lavoro e camicia sbiadita a righe verticali - l'abituale tenuta da artigiano - inginocchiato a terra, intento a cambiare la batteria del trattore: un vecchio SAME che a girare il volante faceva invidia ai pesi in palestra. Preso alla sprovvista si è voltato e ho fatto in tempo a scattare quella foto con la pinza per le mani, prima che il sorriso si mutasse in un'espressione a metà tra la sorpresa e il successivo richiamo, per dirmi di «non sprecare il rullino».
Picchietto il touch pad del portatile e la foto si ingrandisce, fino alle dimensioni reali; quel volto così simile e diverso dai fratelli, così lontano da qualsiasi vago ricordo posso avere dopo più di vent'anni. Inginocchiato, con le pinze in mano, sembra voler prendere la parola.
«Perché?» Continuo, mentre gli occhi si inumidiscono. «Perché non mi dici niente?»
Non mi illudo che possa cambiare qualcosa; resto a fissarlo qualche altro istante, asciugo gli occhi con la manica della maglia e chiudo quelle immagini inutili.
«Non ricordo nemmeno la tua voce...»
Mi lascio sfuggire questo prima di ricevere la notifica di una nuova email in ingresso: la solita bolletta, niente di emozionante. Ancora meno lo è l'ennesimo banner pubblicitario su chissà quale straordinario archibugio elettronico basato sull'intelligenza artificiale. Deve essere una costante, alcuni elementi intasano il mondo per un periodo e ci piovono addosso, deiezioni di piccioni cibernetici. Ricordo ancora "l'olio di palma", per un anno ogni pubblicità commestibile terminava con un inutile "senza olio di palma" o il "ok boomer" a dimostrazione che, quando non si hanno argomenti di conversazione, una rapida offesa è il miglior modo per arrogarsi consensi.
"L'intelligenza artificiale".
Non impiego molto per aprire uno di questi siti e interrogare l'assistente virtuale; chiedo di qualsiasi cosa e ricevo risposte organiche che si sforzano di apparire umane. Il tutto per aprire la strada a una domanda: «sei in grado di ricreare la voce di una persona?»
La risposta, affermativa e deferente, è seguita dall'istruzione di caricare almeno un breve video in cui questa persona parla. Ho qualche vecchio frammento di papà, convertito in dvd da vhs: voglio farmi illudere.
Pochi minuti; all'ennesima domanda, la risposta arriva con la voce di mio padre.
Uno stupido bot mi sta parlando con la voce di papà, lo sento discorrere di universo, attualità, problemi di matematica... di ogni argomento a seguito di un mio input. Una sensazione piacevole, lo schiaffo forte di un'illusione che mi intontisce a dispetto di una consolidata realtà. Rimarrei ore a sentire quella voce parlare di qualsiasi cosa che, di certo, papà non conosceva o che non esisteva negli anni novanta.
Per molti minuti sto lì a sentire la voce di mio padre dirmi frasi fatte sui conflitti mondiali o su quale regalo potrei fare a un mio amico per un compleanno. Alla fine digito queste parole: «dimmi con sentimento "ti voglio bene", come un padre direbbe a un figlio.»
La voce artificiale mi dice un «ti voglio bene», abbastanza scialbo a dire il vero, ma pizzica le corde dell'illusione e della nostalgia. Non ricordo se lui mi abbia mai detto così, ma forse erano parole celate nei richiami o quando mi portava al parco o a fare un giro.
«A farci una vasca» diceva, questo me lo ricordo bene.
Spengo quel dispensatore di falsi sogni, ne ho provati abbastanza.
Non credo di dare una risposta ai perché, forse dovrei telefonare a mia madre e chiederle qualcosa di lui, invece di limitarmi al solito «non c'è niente di nuovo e non ho voglia di parlare di lavoro», prima di trascinarci per qualche minuto con frasi fatte riguardo alle giornate che si accorciano o allungano o a un'attualità di cui, in fondo, siamo solo spettatori impotenti. Almeno prima di perdere anche lei, prima di pensare di farmi dire qualche parola da un plagio digitale della sua voce.
Ringrazio l'intelligenza artificiale per avermi regalato qualcosa; i racconti di fantascienza mi lasciano sempre questo sapore di anima delle cose, soprattutto per quelle più elaborate.
Mi sconnetto dalla rete e vedo che fuori è quasi notte, a quest'ora mio padre tornava a casa dal lavoro.
Lui che a cena raccontava sempre di quante tasse c'erano da pagare.
Lui che mi sembrava un pilota di formula uno quando andava a centoventi in autostrada con la Uno Fire.
Lui che aveva fatto un piccolo canale con l'aratro, nei campi - ormai invaso dalle sterpaglie e in gran parte coperto -, per far scorrere l'acqua piovana.
Voglio telefonare a mia madre; voglio sentirla lamentarsi dei suoi acciacchi, dei nipoti o del freddo che all'improvviso ha spazzato via l'estate.
L'ennesima estate, prima di un ennesimo inverno e di un'estate ancora. Il tutto mentre camminiamo verso il nulla, anno dopo anno. Da parte mia, passerò il tempo della chiamata a lamentarmi con lei del lavoro o di qualsiasi altra cosa mi ronzi in testa.
A ogni modo, cercherò un posto dentro di me per conservare le sue risposte; per non interrogare una stupida intelligenza artificiale solo per sentirla rispondere con la sua voce.
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Re: [MI188] Quella voce

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@bwv582 ciao, complimenti, hai scritto un racconto ben costruito e, per me, anche emozionante. Mi è piaciuto l'equilibrio tra la componente diaristica di ricordo e la riflessione sulla memoria "artificiale", che alla fine, congiunte, conducono di nuovo al presente, alla realtà, alla madre. 
 
Ora mi concentro su qualche piccola inezia linguistica: 
bwv582 wrote: Non potevo lasciarmi sfuggire l'occasione di digitalizzarla ad alta definizione, soprattutto nel vedere piccoli rivoli di colore dovuti al tempo o all'umidità: più semplice che rovistare casa alla ricerca dei negativi.
Questo passaggio non mi convince pienamente: è un po' troppo lungo; il termine "soprattutto" non è la scelta più adatta per indicare il nesso di causalità tra i danni che il tempo ha inflitto alla foto e la decisione di digitalizzarla.

Un esempio più corretto potrebbe essere: "Non potevo lasciarmi sfuggire l’occasione di digitalizzarla: il tempo e l’umidità avevano già tracciato piccoli rivoli di colore. Più semplice che rovistare per casa alla ricerca dei negativi."

Rovistare per casa è più corretto, ma in tono colloquiale può andare anche rovistare casa, che dato il tono intimo e diaristico ci può stare.
bwv582 wrote: un vecchio SAME che a girare il volante faceva invidia ai pesi in palestra.
Anche qui mi suona male, rende bene l'idea ed è un'espressione ironica, ma sostituirei con "SAME, con un volante così duro da fare invidia ai pesi in palestra"
bwv582 wrote: Ricordo ancora "l'olio di palma", per un anno ogni pubblicità commestibile terminava con un inutile "senza olio di palma" o il "ok boomer" a dimostrazione che, quando non si hanno argomenti di conversazione, una rapida offesa è il miglior modo per arrogarsi consensi.
Questa parte, per puro gusto personale, la toglierei. Va bene il tono ironico, ma distrae dal fulcro del racconto: la voce, la memoria.
bwv582 wrote: ma forse erano parole celate nei richiami o quando mi portava al parco o a fare un giro.
Qui è un po' ridondante, cambierei con "nei richiami o nelle nostre passeggiate al parco".
bwv582 wrote: Lui che aveva fatto un piccolo canale con l'aratro, nei campi - ormai invaso dalle sterpaglie e in gran parte coperto -, per far scorrere l'acqua piovana.
La virgola dopo l'inciso non è necessaria.

Tornando ad un discorso più ampio, il racconto mi è piaciuto, soprattutto il finale che porta la voce narrante dal padre alla madre, dalla memoria al presente. La riflessione sull'intelligenza artificiale è ben inserita: ha una funzione narrativa ed è ironica al punto giusto. Come ti ho già segnalato sopra, toglierei solamente la parte relativa a olio di palma e boomer, che divaga dal fulcro del racconto ed è, se mi concedi una battuta, un'esternazione un po' cinica e generica che rischia di passare per una "boomerata". 

Re: [MI188] Quella voce

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Ciao @Kurt Henderson, ti ringrazio per il passaggio, il commento e mi fa piacere che sia stata una lettura gradevole; quest'ultima è la cosa più importante (e quella che mi mette un po' d'ansia). Farò tesoro dei consigli.
Ammetto che è uscito il sottoscritto nella boomerata perché anche se sono poco sotto i quaranta, ho uno spirito più affine ai sessanta.  :lol: 
Un buon proseguimento con il contest.
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Re: [MI188] Quella voce

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Bello! 
Il racconto si poggia, a mio avviso, sue due contrasti belli potenti che rendono il lavoro profondo e intelligente...  
Il primo contrasto è dato dalla scorrevolezza del racconto e la pesantezza del tema, un intimismo che è difficile trattare senza annoiare il lettore
Invece qui si empatizza facilmente con il narratore, la storia vola rapida senza staccare gli occhi dallo schermo... il modo migliore per trattare un tema del genere è con quel sorriso tremolante e gli occhi lucidi, mi è venuta in mente una canzone dei Gatti Mezzi, Soltanto i tuoi baffi. Non è famosa ma per me è un gran capolavoro.  
L'altro contrasto è dato dalla naturalezza con cui il protagonista vuole affrontare una perdita contrapposta all'utilizzo dell'intelligenza artificiale che potrebbe dargli un conforto (finto). In realtà, questo potrebbe essere il tema di un romanzo o di un film, trattarlo in poche parole è complicato. Ma l'idea di base mi è piaciuta molto, attento a non fartela rubare. 
Niente male, fratello, niente male. Nemmeno un wtf 
 
Hai mai assaggiato le lumache?
Sì, certo
In un ristorante, intendo

Re: [MI188] Quella voce

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bwv582 wrote: in una delle tante "nuova cartella"; 
Ti suggerisco: "Nuova cartellla" 
bwv582 wrote: Preso alla sprovvista si è voltato e ho fatto in tempo a scattare quella foto con la pinza per le mani, prima che il sorriso si mutasse in un'espressione a metà tra la sorpresa e il successivo richiamo, per dirmi di «non sprecare il rullino».
Bella questa immagine!
bwv582 wrote: Picchietto il touch pad del portatile e la foto 
I termini stranieri mettili in corsivo, dicono sia meglio
bwv582 wrote: «sei in grado di ricreare la voce di una persona?»
La risposta, affermativa e deferente, è seguita dall'istruzione di caricare almeno un breve video in cui questa persona parla. Ho qualche vecchio frammento di papà, convertito in dvd da vhs: voglio farmi illudere.
Pochi minuti; all'ennesima domanda, la risposta arriva con la voce di mio padre.
Uno stupido bot mi sta parlando con la voce di papà, lo sento discorrere di universo, attualità, problemi di matematica... di ogni argomento a seguito di un mio input. Una sensazione piacevole, lo schiaffo forte di un'illusione che mi intontisce a dispetto di una consolidata realtà. Rimarrei ore a sentire quella voce parlare di qualsiasi cosa che, di certo, papà non conosceva o che non esisteva negli anni novanta.
Incredibile le cose che si riescono a fare con l'intelligenza artificiale, ma... Sono artifici, appunto...
bwv582 wrote: Lui che aveva fatto un piccolo canale con l'aratro, nei campi - ormai invaso dalle sterpaglie e in gran parte coperto -, per far scorrere l'acqua piovana.
Voglio telefonare a mia madre; voglio sentirla lamentarsi dei suoi acciacchi, dei nipoti o del freddo che all'improvviso ha spazzato via l'estate.
L'ennesima estate, prima di un ennesimo inverno e di un'estate ancora. Il tutto mentre camminiamo verso il nulla, anno dopo anno. Da parte mia, passerò il tempo della chiamata a lamentarmi con lei del lavoro o di qualsiasi altra cosa mi ronzi in testa.
bwv582 wrote: A ogni modo, cercherò un posto dentro di me per conservare le sue risposte; per non interrogare una stupida intelligenza artificiale solo per sentirla rispondere con la sua voce.
In linea con le tue sensazioni, che esprimono un mondo comune a tanti adulti quando rievocano i genitori perduti.
Un flusso di coscienza più che un racconto, ritengo.
Un brano autobiografico, suppongo, che mi ha fatto piacere di leggere. Grazie @bwv582   :libro:   :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI188] Quella voce

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Vi ringrazio per il passaggio e il commento, @NanoVetricida, @Poeta Zaza; farò tesoro dei vostri consigli. :sss:  

Giusto una cosa
Poeta Zaza wrote: Un brano autobiografico, suppongo
sì e no, diciamo un sessanta percento di autobiografia. Sono in un periodo nostalgico.  :libro:  
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Re: [MI188] Quella voce

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Ciao @bwv582, questo racconto mi ha ricordato la puntata "Eulogy" dell'ultima stagione di Black Mirror, anche se il tuo lo trovo più speranzoso e dolce, affogato nei ricordi. 

Mi è piaciuto come sia tutto un monologo che però non risulta affatto pesante. Mi ha toccato in più punti, soprattutto verso la fine. Questa frase la trovo particolarmente efficace:
bwv582 wrote: Lui che aveva fatto un piccolo canale con l'aratro, nei campi - ormai invaso dalle sterpaglie e in gran parte coperto -, per far scorrere l'acqua piovana.
Non solo dà un'immagine chiara di chi è il padre e ce lo fa mancare anche a noi come persona reale, la trovo anche particolarmente realistica, mi capita spesso di pensare con affetto a cose che hanno detto/fatto i miei genitori, anche quelle a cui non ho assistito che mi sono state raccontate perché non c'ero. 
Dopo questo racconto mi è venuta voglia di scrivere ai miei anche se non ci sentiamo da un sacco di tempo per diversi motivi. Questo racconto è una carezza e un macigno (in senso positivo) sul cuore. Grazie per averlo condiviso  <3

Re: [MI188] Quella voce

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Ciao @bwv582

Ho capito bene cosa intendevi dicendo che un paragrafo del mio racconto ti aveva colpito. Ho letto in un tuo commento più sopra che il tuo è parzialmente autobiografico.
Hai messo delle belle immagini di ricordi di tuo padre, risultano vere, vivide, reali.
Anche io ho digitalizzato vecchie fotografie dei miei genitori, ne avevano tante, anche con noi figli piccoli.
Ingrandimenti ad alta risoluzione: scoprire piccoli particolari che ti fanno venire le lacrime dalla commozione. 
Di mio padre ho delle foto, di mia madre anche filmati dove parla con i nipotini.
Ma, per quanto ci abbia pensato, non dirò mai all’intelligenza artificiale di parlarmi con la loro voce. Ingrandimenti e pulizia foto, sì. Eventualmente, chissà, la stampa tridimensionale di qualche foto. Un po’ come fare una statua. Ma la voce no. Perché sai benissimo che, per quanto molto simile, non sarà mai quella.
Però l’intento del protagonista, parzialmente autobiografico come hai detto, è davvero umanamente molto comprensibile e anche io mi sono commosso.
Il ricordo di questo padre mi ha colpito. Le sue piccole azioni della vita quotidiana, nei ricordi dei figli. Piccole azioni di un tempo perduto, degne di un’epopea di felicità lontana, ma mai dimenticata.
È cosi quando si hanno avuto dei genitori che ci hanno amato. La mia vita non è stata mai più la stessa dopo che se ne sono andati.
Un racconto il tuo che, per quanto breve, tocca il cuore.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [MI188] Quella voce

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Vi ringrazio per il passaggio e per il commento, @sbatti e @Alberto Tosciri.
In realtà non ho tirato fuori mai queste cose dalla testa o dal cuore (che dir si voglia), anche se qualche sfumatura esistenziale o depressiva in alcuni racconti/romanzi è comunque sfuggita sotto altro nome. Mi fa piacere se ho trasmesso qualcosa.  <3

Il problema che ho con le foto è che, se restano a lungo sul portafoto, quando le togli perdono lucido e/o si scoloriscono in alcuni punti
bwv582 wrote: nel vedere piccoli rivoli di colore dovuti al tempo o all'umidità
poi, chi inizia ad approssimarsi agli anta (io!) ben ricorda i mazzetti di negativi - sempre ritagliati e messi in quella maledetta taschetta di carta dai fotografi, allegata alle foto stesse - che finiscono sempre per perdersi in qualche angolo di casa e/o buttati senza farci caso.

Chissà se penso a queste cose con nostalgia o con l'idea che inizio ad avere un'età: non voglio sapere la risposta.  :si: 
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