Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

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Sissy ha scritto: @Ethan
Nella mia esperienza, però, devo dire che la promozione da fare nel caso di un self publishing è un lavoro molto più articolato rispetto alla pubblicazione con una CE.
Ci sono le possibilità di presentazione o menzione di siti e blog, di recensione, ci si può appoggiare a qualche libreria conosciuta, io ho anche un punto vendita dove tengo i miei romanzi, ma tutto questo non è servito per il romanzo pubblicato con Amazon. 
Mi resta il dubbio se serva, per il self publishing  un seguito sui social...
Discorso articolato al quale ho già risposto ampiamente nel mio post in questo topic, nella pagina precedente.

Il self impone l'utilizzo dei social, impone di rivolgersi a promotori digitali e youtubers, starsene con le mani in mano sperando nel passaparola equivale a non pubblicare.

Io ho optato per il SP per i motivi spiegati nel mio precedente post.

Un piccolo editore può renderti la strada meno in salita nella fase iniziale, in quanto anche la CE più piccola ha la sua ristretta cerchia di follower che in buona parte acquisteranno il libro, ma terminata la sfuriata del primo mese i vantaggi di avere un editore svaniranno, mentre rimarranno i malus.

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

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Ethan ha scritto: Nel self publishing il lavoro di promozione è tutto, se non si parte da questo presupposto meglio optare per una CE.
Io mi chiedo, però, nella mia ignoranza, se sia proprio necessario. 
Secondo me un testo va avanti se ha le gambe per camminare da sé. 
Forse ho una visione troppo semplicistica della questione, ma è anche vero che le grandi CE, che non sono ingenue neanche un po', con la loro potenza di fuoco prendono cantonate pure loro, e pubblicano libri che vendono poche centinaia di copie, e poi sono costrette a pubblicarne altri cento per emettere fatture da scontare in banca per coprire le spese dei flop precedenti, e via di questo passo in un circolo vizioso che intasa il mercato di libri che vendono poche centinaia di copie. Insomma, ci sarà un motivo se le grandi CE vogliono "autori" infuencer che hanno già dei potenziali lettori. I futuri best seller sono imprevedibili, impossibili da riconoscere a naso, si sa; non ci sono spintarelle pubblicitarie che tengano, a meno di non fargli vincere il Premio Strega o sperare di accaparrarsi la Ferragni (per fare degli esempi eclatanti, ma non c'è bisogno di puntare così in alto).
Io mi chiedo, in buona sostanza, se un self che vuole promuovere il suo libro non faccia meglio, come strategia di marketing, a spaccarsi in quattro per un paio d'anni con dei video di consigli di cucina, fashion o trucco e parrucco; promuovere la propria immagine "prima" e non "dopo", per trascinare il libro al traino con la popolarità acquisita.
Io, se dovessi autopubblicare un romanzo, non mi sbatterei più di tanto per promuoverlo. A che pro faticare per un libro che non sa camminare da sé,  solo per qualche decina di copie in più, se va grassa? Lo venderei a un euro e chiederei agli amici (brutti taccagni che non sono altro) di comprarlo e recensirlo su Amazon. Punto.   
Già.

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Ilaris ha scritto: Io mi chiedo, però, nella mia ignoranza, se sia proprio necessario. 
E' essenziale, ancor prima che necessario.

Sarò conciso: prendi me, scrittore sconosciuto di fantascienza, per quale motivo i lettori dovrebbero comprarsi il mio libro senza neanche un punto di riferimento?

La bellezza del libro è solo uno degli elementi essenziali, ma se non sei nessuno all'inizio non basta, mai nella vita.

Puoi essere anche il nuovo Kundera, la nuova Rowling o il nuovo Asimov, ma se nessuno sa che esisti i tuoi lavori saranno destinati in modo irrimediabile a rimanere invenduti sugli scaffali o sulla rete.


 

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

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@Ilaris Io credo che per fare del proprio libro un best seller, ammesso che lo meriti qualitativamente, non sia sufficiente essere pieni di follower che, oltretutto, non puoi stare sempre a sollecitare per le eventuali pubblicazioni successive. E non credo che basti neanche ottenere premi prestigiosi come lo "Strega".  A far sì che un libro venda centinaia di migliaia di copie sono i mezzi di informazione di massa, in primo luogo le comparsate nelle tv a dimensione nazionale: vedi Vespa, Carofiglio, Scansi, Veltroni e tanti altri. Se non sei abituale frequentatore di talk-show, hai voglia a sbatterti, resterai sempre nell'ombra. Anche nel caso dei cosiddetti influencer, chi riesce una volta a fare il botto difficilmente riuscirà a non essere dimenticato/a in breve tempo: i seguaci di tali soggetti sono persone psicologicamente fragili, pronte a seguire il pifferaio di turno, quindi non certo fedeli. E' questo il mondo in cui oggi viviamo e il problema, purtroppo, non riguarda solo l'editoria: basta essere capaci di guardarsi intorno con occhio critico per trarne le ovvie conseguenze.
Mario Izzi
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[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

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Cheguevara ha scritto: @Ilaris Io credo che per fare del proprio libro un best seller, ammesso che lo meriti qualitativamente, non sia sufficiente essere pieni di follower che, oltretutto, non puoi stare sempre a sollecitare per le eventuali pubblicazioni successive. E non credo che basti neanche ottenere premi prestigiosi come lo "Strega".  A far sì che un libro venda centinaia di migliaia di copie sono i mezzi di informazione di massa, in primo luogo le comparsate nelle tv a dimensione nazionale: vedi Vespa, Carofiglio, Scansi, Veltroni e tanti altri. Se non sei abituale frequentatore di talk-show, hai voglia a sbatterti, resterai sempre nell'ombra. Anche nel caso dei cosiddetti influencer, chi riesce una volta a fare il botto difficilmente riuscirà a non essere dimenticato/a in breve tempo: i seguaci di tali soggetti sono persone psicologicamente fragili, pronte a seguire il pifferaio di turno, quindi non certo fedeli. 
@Cheguevara  quindi sei d'accordo con me, un libro dovrebbe[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif] camminare da solo per non rientrare nel solito marasma dell'editoria, a meno di non essere Vespa & Co (le promozioni a quei livelli ci sono sempre state, al giorno d'oggi penso che si scannino tra loro per un posto al sole).[/font]
Ethan ha scritto: Puoi essere anche il nuovo Kundera, la nuova Rowling o il nuovo Asimov, ma se nessuno sa che esisti i tuoi lavori saranno destinati in modo irrimediabile a rimanere invenduti sugli scaffali o sulla rete.
@Ethan
il problema è proprio questo, sono ancora meno di una caccola rispetto a Kundera e Asimov e una caccola rispetto alla Rowling, non potrei mai promuovere un mio romanzo. In quanto al restare sconosciuta, amen. Parlo per me, chiaro! Per fortuna non siamo tutti uguali.
Ho visto il video: complimenti, veramente ben fatto  (y) :)
Già.

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

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Ilaris ha scritto: Secondo me un testo va avanti se ha le gambe per camminare da sé.
Secondo me un libro non cammina mai da solo, neanche se ci disegni sopra le gambe (ma si potrebbe provare... :P ) Camminano solo se qualcuno li spinge.
È vero che le big puntano spesso sui grandi numeri, ma qualsiasi loro libro esce già con una buona spinta. Anche senza promozioni stratosferiche, il nome, la collana e altre cose che il lettore conosce (anche se non ha sentito parlare di quel libro specifico) fanno sì che in parecchi diano almeno una sbirciata alle nuove uscite.
Se invece già l'editore è poco o niente conosciuto, l'autore, ancor più sconosciuto, non ha nessuna speranza a meno di autopromuoversi. La qualità del libro non ha niente a che fare con tutto ciò (e mi spiace dirlo, perché ci ho sbattuto la testa un bel po' prima di accettare il crudo dato di fatto).
Ci sono i piccoli editori che si danno un minimo da fare (sono pochi) ma possono contare su un pubblico ristretto, quello che segue i loro profili, o una manciata di librerie amiche che espongono i loro libri. Senza l'impegno dell'autore le aspettative di vendita sono deprimenti.
Sissy ha scritto: Mi resta il dubbio se serva, per il self publishing  un seguito sui social...
Serve in ogni caso, anche pubblicando con una CE. Io preferisco avere pochi follower, ma che conosco e che potrebbero sostenermi volentieri (come faccio io ogni volta che posso). Come diceva qualcuno, sarebbe ottimale avere un seguito prima di pubblicare qualcosa. Io però prima di pubblicare non avrei neanche saputo bene che farci coi social, mi è toccato imparare tutto dopo (ma non sono da prendere a esempio...)
Sissy ha scritto: Ci sono le possibilità di presentazione o menzione di siti e blog, di recensione, ci si può appoggiare a qualche libreria conosciuta, io ho anche un punto vendita dove tengo i miei romanzi, ma tutto questo non è servito per il romanzo pubblicato con Amazon. 
Anch'io conto sui blog che conosco già e su un paio di librerie. Non per farmi i fatti tuoi, ma la tua testimonianza mi interessa, visto che devo decidere se autopubblicare o no: cosa facevano in più le CE con cui hai pubblicato, per farti dire che quei libri hanno venduto meglio?
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
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Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

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Per quanto riguarda le librerie io ho piazzato il mio libro autoprodotto in nove punti vendita, inclusi tre Mondadori bookstore e in luoghi anche distanti da dove vivo.

Basta alzare il telefono e chiedere la disponibilità ad esporre in conto vendita, poi con Amazon posso far recapitare le copie dove voglio in pochi giorni.

Non ho incontrato particolari problemi, avrò sentito undici/dodici venditori, nove dei quali hanno accolto la mia proposta.

Potrei quindi mettere il mio libro in tutti i punti vendita che voglio, ma al momento preferisco puntare sugli ordini online, anche perché le copie che invio devo comunque pagarle, seppur a prezzo di produzione.

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

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@Silverwillow
Non ti preoccupare, racconto senza problemi. I vantaggi delle CE, a mio parere, sono stati una migliore diffusione sulle piattaforme online, il fatto di avere già una loro clientela interessata, il partecipare a fiere di settore. Il numero di romanzi venduti posso riassumerlo con un 1 : 1000. Poi, probabilmente il problema è stato mio, per il romanzo autopubblicato ho fatto meno anche di mio rispetto agli altri, ma quello che ho notato nel mio punto vendita è che anche i clienti guardavano in modo diverso i romanzi: quello autopubblicato era sempre meno considerato rispetto agli altri.

@Ethan
Sarò stata sfortunata, ma la libreria dove ho chiesto di tenere un mio romanzo, pubblicato da CE, ha storto un po' il naso perché la CE era piccola (parliamo di una piccola libreria di paese) e poi non mi ha nemmeno detto che non solo aveva venduto tutta la prima trance del mio romanzo, ma aveva ordinato altre copie. L'ho saputo direttamente dall'editore. Quando ha visto il mio ultimo romanzo ha semplicemente detto: "Ah! È autopubblicato...."
Non so davvero cosa dire.


Un'altra cosa però la posso dire.
Quest'estate ho parlato con un agente letterario che mi ha assolutamente sconsigliato il self publishing, così come la pubblicazione con piccole CE (in pratica, mi ha spezzato le gambe). Sosteneva infatti che l'unica strada percorribile è partecipare a concorsi, soprattutto di racconti, per farsi notare e avere la possibilità di pubblicare con grandi CE. 
Io non scrivo racconti, faccio fatica a concepirli nella mia mente. Stavo terminando un nuovo romanzo e mi sono fermata perché a questo punto non so più come muovermi.

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@Sissy Io penso che si scrive per mettere fuori ciò che abbiamo dentro. Che ad apprezzare una nostra opera siano in tanti o in pochi farà differenza per il nostro portafogli ma non possiamo farci condizionare dal risultato economico atteso per quanto riguarda la voglia di scrivere. Oltre tutto, per un autore esordiente o comunque poco noto la differenza economica tra successo e flop si misura in qualche centinaio di Euro: che si parli di autopubblicazione o piccole CE, le duecento copie vendute rappresentano un traguardo difficilmente raggiungibile. Come mi è capitato di sottolineare in diverse altre occasioni, in Italia si pubblicano ogni anno oltre sessantamila titoli e la media di copie vendute per titolo si aggira intorno a duecento. Se consideriamo che a formare questa media concorrono anche i best seller che vendono da centinaia di migliaia a milioni di copie, è evidente e innegabile l'abbattimento della media medesima per quanto riguarda gli altri libri: venti copie? Cinquanta? Fate voi.  
Mario Izzi
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Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

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Cheguevara ha scritto: @Sissy Io penso che si scrive per mettere fuori ciò che abbiamo dentro. Che ad apprezzare una nostra opera siano in tanti o in pochi farà differenza per il nostro portafogli ma non possiamo farci condizionare dal risultato economico atteso per quanto riguarda la voglia di scrivere.
Sono pienamente d’accordo con te @Cheguevara. Qualunque strada si scelga di percorrere sarà sempre una strada in salita, per un esordiente. Districarsi nella giungla dei concorsi (molti dei quali piuttosto ambigui, perfino fra quelli più prestigiosi) non è facile, per non parlare dell’invio del manoscritto alle case editrici, piccole o grandi che siano. Scoraggiarsi è naturale, ma non serve a nulla. Basta non proporsi come unica meta dello scrivere la pubblicazione, se poi verrà tanto meglio. Sappiamo tutti che pubblicare non è sempre garanzia della buona qualità del testo,  ne abbiamo continua testimonianza anche qui sul forum, e prima sul WD, quando ci stupiamo che alcuni, pur meritevoli, non trovano nessuno pronto a scommettere su di loro. Per quanto riguarda me, finora ho puntato di più sui concorsi, ma, nonostante qualche buon piazzamento, nessuno al momento mi ha aperto la via della pubblicazione free. Il prossimo passo sarà di inviare alle case editrici (escludendo le grandi), piccole ma non piccolissime, anche se in cuor mio non nutro grandi speranze. Tanto, a parte un po’ di tempo trascorso a selezionare quelle più adatte, non costa niente. Il self publishing non lo escludo a priori, potrà anche essere una strada percorribile in futuro. E comunque, come ha detto @Cheguevara, la voglia di scrivere resta sempre, nessun rifiuto e nessuna delusione potranno affievolirla. 

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

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Sissy ha scritto: Sosteneva infatti che l'unica strada percorribile è partecipare a concorsi, soprattutto di racconti, per farsi notare e avere la possibilità di pubblicare con grandi CE. 
Io non scrivo racconti, faccio fatica a concepirli nella mia mente. Stavo terminando un nuovo romanzo e mi sono fermata perché a questo punto non so più come muovermi.
Io la strada dei concorsi l'ho provata e, come tutte le altre strade, è questione anche di fortuna. Ho vinto premi con racconti e uno con un romanzo (in palio c'era la pubblicazione con una big) eppure sto qui a cercare di capire che fare adesso. Conosco persone che sono arrivate ai primi posti di concorsi più importanti, come il Calvino, e sono stati pubblicati da big, eppure faticano a promuovere i loro libri. Ho pubblicato anche racconti su riviste (e non mi trovo bene a scrivere racconti, ho iniziato proprio per avere qualche chance in più), ma al momento di mandare il mio quinto romanzo nessuna agenzia o CE valida (le altre le ho escluse) finora mi ha risposto. Non voglio scoraggiare nessuno, perché c'è chi provando e riprovando alla fine ha avuto successo, ma non c'è una strada certa. Più ne provi più aumenti le possibilità, come comprare biglietti della lotteria: se ne hai tanti hai più probabilità di vincere, ma non è detto.

Cheguevara ha scritto: Che ad apprezzare una nostra opera siano in tanti o in pochi farà differenza per il nostro portafogli ma non possiamo farci condizionare dal risultato economico atteso per quanto riguarda la voglia di scrivere
Idealmente potrei essere d'accordo, ma si scrive anche per esprimere e condividere qualcosa, quindi se nessuno ci legge la questione non è economica (in quel caso avrei pensato a qualcosa di più terra-terra, tipo lo spaccio o la prostituzione :P ), diventa personale: "ciò che ho da dire non interessa a nessuno, oppure non sono in grado di farlo conoscere e capire, quindi cosa scrivo a fare?" Per me è un'ipocrisia dire che si scrive per se stessi. Io scrivo una marea di sciocchezze per me stessa, ma lasciano il tempo che trovano, uno sfogo momentaneo. Se scrivo qualcosa con un significato più universale vorrei poterlo condividere, e magari ricevere le impressioni di altri che la pensano come me, o anche in modo opposto. Mi darebbe la sensazione di essere viva, di avere un posto nel mondo.

Mafra ha scritto: Il self publishing non lo escludo a priori, potrà anche essere una strada percorribile in futuro. E comunque, come ha detto @Cheguevara, la voglia di scrivere resta sempre, nessun rifiuto e nessuna delusione potranno affievolirla. 
Ti ammiro per questo, ma la pensavo così anch'io fino a qualche mese fa. Invece le delusioni incidono eccome sulla voglia di scrivere. Puoi sorridere, scrollare le spalle e andare avanti una volta, due, tre. Alla decima, solo prendere in mano una penna diventa un atto di coraggio sconsiderato. Io spero proprio che sarai più fortunata, perché ho letto alcuni tuoi racconti e scrivi molto bene, quindi sarei non felice, di più, se un giorno trovassi in vendita un tuo romanzo. Sarebbe un segno che ogni tanto il merito viene riconosciuto, anche se purtroppo succede di rado
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Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

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Silverwillow ha scritto: Invece le delusioni incidono eccome sulla voglia di scrivere. Puoi sorridere, scrollare le spalle e andare avanti una volta, due, tre. Alla decima, solo prendere in mano una penna diventa un atto di coraggio sconsiderato.
Riporto la mia esperienza, mi farebbe piacere sapere se sono matta io o se altri la pensano come me. L'idea di autopubblicarmi per me è uno sprone,  per questo non mi sono scoraggiata e continuo a scrivere. Non so se lo farò su serio, ma una cosa è certa: i due neuroni che ho in testa mi dicono che per continuare a divertirmi scrivendo, e per non mortificare la creatività affidandola a un mercato guasto, non devo più perdere tempo appresso ai Pic e agli invii alle CE, che un mondo di potenziali lettori è là fuori, e se poi fossero soltanto due di numero sarei contenta lo stesso.  
Già.

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

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@Silverwillow Mi riferivo alla molla dentro di noi che ci spinge a scrivere, E' ovvio che scriviamo sperando di essere letti e, magari, apprezzati, e che essere letti da molti sia meglio che da pochi. Ma, non essendo scrittori famosi, anche se dovessimo essere scrittori eccelsi, difficilmente riusciremo a emergere in un mercato come quello con cui siamo costretti a misurarci, a meno di non avere accesso ai media di massa, e in merito social e blog vari contano poco. Smetteremo di scrivere per questo motivo? Non credo, io non smetterò e sono certo  che neanche tu lo farai, a prescindere dal numero di copie vendute.
Mario Izzi
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Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

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@Cheguevara 
Secondo me noi "scrittori" viviamo della beata illusione romantica che le parole scritte possono cambiare il mondo, come è stato per secoli.
Anche quando scriviamo per noi stessi, in realtà lo facciamo pensando al fatto che lasceremo una testimonianza ai nostri posteri. 
Tuttavia, la cruda realtà è che oggi ha più influenza sulla società un cuoco o un moccioso su TikTok, che non uno scrittore, pur affermato che sia.

Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

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Ilaris ha scritto: non devo più perdere tempo appresso ai Pic e agli invii alle CE, che un mondo di potenziali lettori è là fuori, e se poi fossero soltanto due di numero sarei contenta lo stesso.  
La penso così anch'io, ma ci sono buone probabilità che non troverai nemmeno quei due lettori, se non ti impegni in prima persona a promuovere il libro. Parlo di lettori affezionati, ovviamente, non casuali. Un paio di lettori casuali li puoi sempre trovare, ma magari non gli piacerà ciò che scrivi o non lasceranno nessuna recensione, quindi rimarrai col dubbio
Cheguevara ha scritto: Smetteremo di scrivere per questo motivo? Non credo, io non smetterò e sono certo  che neanche tu lo farai, a prescindere dal numero di copie vendute.
Per la mia esperienza personale è proprio la molla che spinge a scrivere che va a farsi benedire, se già quando prendi la penna ti appare un cartello gigante nella testa che dice "tanto non serve a niente". Non sono le copie vendute (dei due libri pubblicati quest'anno non so ancora quanto abbiano venduto), è l'ambiente: le discussioni con gli editori o, peggio, il silenzio.  Mi aspetto ingenuamente che se pubblichi un mio libro lo trovi valido, e ti interessa promuoverlo. Se non è così, ma che cavolo, non pubblicarlo. Dimmi di no, ignorami. Sarò spronata a fare meglio. Ma se lo accetti e poi lo tratti come spazzatura cosa devo pensare? E cosa devo aspettarmi dal prossimo?
Io non avevo certezze quando ho iniziato, avevo solo una forte motivazione: scrivere mi faceva sentire di nuovo viva e forse ci ero anche un po' portata. Ma poi vedo che sì, qualcosa di quel che scrivo piace, e mi convinco di aver trovato finalmente una strada buona. E poi tutto cambia di nuovo, perché quella strada non sembra portare da nessuna parte. Quando imbocchi una strada la prima volta non serve grande resistenza, ma quando ti trovi in un vicolo cieco sai che dovrai tornare indietro, provare una via diversa, e che c'è il rischio che i vicoli ciechi siano infiniti. Scoraggia, e fa passare la voglia di scrivere. All'inizio anch'io ho scritto solo per me, ma avevo qualcosa a motivarmi e sostenermi che ora non trovo più: la speranza. Vaga, ignorante, quel che si vuole, ma funzionava.
Wanderer ha scritto: Tuttavia, la cruda realtà è che oggi ha più influenza sulla società un cuoco o un moccioso su TikTok, che non uno scrittore, pur affermato che sia.
Questo può sembrare vero, specie in momenti di pessimismo, ma sono sicura che non sarà così. Tra dieci anni nessuno si ricorderà più dei fenomeni da baraccone, ehm, da Tik tok di oggi. Gli scrittori però resteranno, perché la gente, anche in  tempi digitali e social, avrà sempre bisogno di sentire buone storie (pare che la capacità di elaborare storie sia una delle cose che ci ha permesso di svilupparci come specie).  Tra loro ovviamente ci saranno scrittori buoni e altri arrivati lì per fama guadagnata altrove (tipo sui social), ma comunque i libri non spariranno.  Ci risentiamo tra dieci anni per vedere se avevo ragione :lol:
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
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@Silverwillow Io credo che stiamo dicendo, in sostanza, le stesse cose: pessimismo in ordine alle possibilità di vero successo, ma anche speranza, perché se si smette di scrivere per via di un motivato scoraggiamento, cosa resterà quando i fenomeni da baraccone saranno stati cancellati dal tempo inesorabile e galantuomo? Ovviamente mi riferisco agli scritti di valore, che rappresentano un'esigua minoranza tra ciò che arriva oggi sia alle CE, che al self, ma che pure esistono e non riescono a emergere. A proposito del modo di operare di certe cosiddette case editrici, mi va di parlare un attimo di cosa mi è capitato di recente: invio una sinossi a una CE che, sul proprio sito, colloca un "manifesto" in cui, in sintesi, dichiara di puntare alla qualità e originalità dei testi selezionati. Nel giro di 24 ore mi rispondono, invitandomi a inviare un estratto di 50 cartelle. Provvedo: entro altre 24 ore ricevo una mail, prestampata e valida erga omnes, in cui mi dicono che il testo inviato ha superato la prima lettura, cosa che capita a meno di un quarto dei manoscritti ricevuti. Allegati alla mail, due manifesti autocelebrativi, aventi il fine di motivare l'autore così velocemente selezionato alla pre-vendita in rete del libro tramite crowdfunding, propagandato e quasi spacciato come una loro invenzione, segue contratto con royalties al 50%. Inutile dire che ho declinato, ma ho faticato a farlo con gentilezza: la mia reazione spontanea sarebbe stata un sonoro vaffanculo.  
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Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

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Ethan ha scritto: E perché non ce li hai mandati?

Quando gli editori, invece di essere tali, tentano di fare network marketing con gli autori vanno blastati.
Me lo ha impedito la consapevolezza che sarebbe stato solo un mio sfogo, ma non avrebbe cambiato di una virgola il loro modo di operare. E se si eliminassero tutti i sedicenti editori il cui unico obiettivo è fare business con gli autori, sul mercato resterebbero  solo le big e le poche piccole ce oneste: sarebbe una gran cosa, ma impossibile a realizzarsi in un sistema liberal-democratico.
Mario Izzi
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Re: Casa Editrice o Self-publishing? È questo il problema

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Cheguevara ha scritto: Io credo che per fare del proprio libro un best seller, ammesso che lo meriti qualitativamente, non sia sufficiente essere pieni di follower che, oltretutto, non puoi stare sempre a sollecitare per le eventuali pubblicazioni successive. E non credo che basti neanche ottenere premi prestigiosi come lo "Strega".
Oh, sì che basta vincere lo Strega, @Cheguevara : da ex libraio posso garantirtelo, le eccezioni sono quasi irrilevanti. 
Molti sono diventati anche long-seller: da' un'occhiata ai romanzi che lo hanno vinto negli ultimi quarant'anni, a cominciare proprio da quello del 1981, di un certo Umberto Eco...
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
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Marcello ha scritto: Oh, sì che basta vincere lo Strega, @Cheguevara : da ex libraio posso garantirtelo, le eccezioni sono quasi irrilevanti. 
Molti sono diventati anche long-seller: da' un'occhiata ai romanzi che lo hanno vinto negli ultimi quarant'anni, a cominciare proprio da quello del 1981, di un certo Umberto Eco...
Ti ringrazio per la precisazione. Intendevo riferirmi ai concorsi e premi vari sparsi in giro e sicuramente menzionare lo Strega è stato inappropriato. Resta il fatto che, Strega e, magari, Calvino a parte, vincere un concorso, per partecipare al quale è spesso richiesto un obolo, non è garanzia di successo, come testimoniato da più di un aderente a questo forum. 
Mario Izzi
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