Re: Marketing, promozione e compagnia

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Niko ha scritto: ven feb 05, 2021 10:37 am @Cheguevara certo, a me i messaggi precedenti parevano una lotta contro i mulini a vento, ma se invece è solo una manifestazione di frustrazione personale consapevole della realtà, ci sta tutta, figurati.
Per cambiare davvero, però, deve cambiare l'editoria, il meccanismo che ne sta alla base, che in Italia è un dinosauro pachidermico ancor più che altrove.
Quel tempo verrà, ma non penso andrà comunque a incontrare i tuoi gusti o la tua idea di editoria, purtroppo...
Consapevole della realtà sempre, frustrato mai. Rispetto l'opinione di uno che, come te, è direttamente impegnato sia nella costruzione del nuovo forum, che nella fornitura di servizi editoriali, ma non posso accettare l'ironia, quando è fuori posto. Se dissentire dall'andazzo, che è sotto gli occhi di tutti, di un mercato dell'editoria - e servizi collegati - che mette al centro lo scrittore non come creatore di opere da commercializzare, ma come auto-promotore delle vendite e pagatore di tutto ciò che serve per raggiungere l'obiettivo vendita, se dissentire da ciò significa lottare contro i mulini a vento, ben venga Don Chisciotte. E se e quando verrà il tempo del cambiamento, ammesso che io sia ancora tra coloro che popolano questa valle di lacrime, ti farò sapere come la penso in merito.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Marketing, promozione e compagnia

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A me sembra, invece, che qui si continui a cambiare discorso per evitare argomenti sgraditi e in questo sono pienamente d'accordo con @Cheguevara . Il fatto che le case editrici siano carenti nella promozione, soprattutto quando si parla di autori esordienti, non prevede poi che questi ultimi debbano sopperire a queste carenze, anzi, si potrebbe vendere anche una solo copia del romanzo e questo non toglierebbe nulla al valore letterario di un opera, volendo intendere come la storia viene raccontata e la sua validità per il singolo lettore.
Il marketing è qualcosa che compete a chi detiene i diritti di sfruttamento commerciale di un'opera e anche questo mi sembra pacifico.
L'autore può o meno coltivare le sue conoscenze, fare i selfie su Facebook e ecc; deve, però, continuare a scrivere romanzi, magari evitando inutili distrazioni. La cosa viene resa chiara anche in una scena del film "Il postino", in cui Troisi ha timore di deconcentrare, con la richiesta di un autografo, il poeta Pablo Neruda, il quale potrebbe essere in quel momento ispirato nella composizione di una poesia anche quando, all'occhio distratto di qualcuno, sembra che non faccia nulla.

Re: Marketing, promozione e compagnia

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Cheguevara ha scritto: ven feb 05, 2021 11:55 am Consapevole della realtà sempre, frustrato mai. Rispetto l'opinione di uno che, come te, è direttamente impegnato sia nella costruzione del nuovo forum, che nella fornitura di servizi editoriali, ma non posso accettare l'ironia, quando è fuori posto. Se dissentire dall'andazzo, che è sotto gli occhi di tutti, di un mercato dell'editoria - e servizi collegati - che mette al centro lo scrittore non come creatore di opere da commercializzare, ma come auto-promotore delle vendite e pagatore di tutto ciò che serve per raggiungere l'obiettivo vendita, se dissentire da ciò significa lottare contro i mulini a vento, ben venga Don Chisciotte. E se e quando verrà il tempo del cambiamento, ammesso che io sia ancora tra coloro che popolano questa valle di lacrime, ti farò sapere come la penso in merito.
@Cheguevara non ero ironico, o perlomeno non intendevo esserlo. Se ti ho dato l'impressione di fare ironia (quella della peggior specie) ti chiedo scusa. Con frustrazione identificavo lo stato psichico come da definizione, di mancato appagamento, mancata soddisfazione rispetto, in questo caso, a un sistema che non ti va bene. A te come a tanti altri. Questo sentimento è comprensibile tant'è che io ho anche sottolineato che in linea teorica, se questo fosse un mondo diverso, sarei anche d'accordo.
Non volevo fare alcuna ironia, ma solo guardare alla realtà.
Il dissentire, poi, non è affatto vano in generale; quando ho parlato di "mulini a vento" intendevo cercare di cambiare un mondo che va sempre più verso quella direzione, cioè "metterci la faccia" anche per l'autore. Investire tempo ed energie, in ultimo se ne hai denaro, che aiuta sempre.
Anche la mia frase sul mondo in cambiamento non aveva nessuna ironia: penso, visto quanto hai detto nei tuoi messaggi, che il cambiamento in corso vada in una direzione che a te non piace, e che invece si avvicina molto più a quello che ho spiegato nei messaggi precedenti, cioè la necessità dell'autore di non vedere la scrittura in modo solo romantico. La scrittura non è solo la pura arte creativa (che c'è!), ma è anche sudore, impegno, avere a che fare con il mondo esterno che leggerà quanto si è scritto; creare comunità, farsi conoscere, eccetera. Così funziona oggi.
Tutto qui.

@Uanema ma cosa stai dicendo, argomenti sgraditi a chi? Mah.
Al contrario, io voglio solo suggerire che sì, come dite voi è l'editore che dovrebbe fare tutto e di più in campo di promozione, marketing e compagnia bella. Io sto solo dicendo che nella realtà dei fatti non è così: la micro editoria fa poco, perché ha pochi mezzi. L'editoria più organizzata, invece, purtroppo sta assumendo atteggiamenti sempre più da azienda commerciale (non sto qui a sindacare se sia giusto o meno: anche per me non è lo è del tutto, ma le case editrici sono effettivamente aziende con lavoratori da pagare e utili da creare), quindi spara le sue cartucce solo quando sa che quelle cartucce probabilmente andranno a segno.
E quelli che ne escono sconfitti, in questo sistema, sono gli esordienti.
Che purtroppo, ripeto per l'ennesima volta, sono "costretti" a tirarsi su le maniche, se vogliono emergere in qualche modo.

Giusto o sbagliato? Ognuno ha le sue idee, io sto parlando della realtà dei fatti.
Domenico Russo - Editor
Gruppo Dedalo - Servizi editoriali

Re: Marketing, promozione e compagnia

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Scusami @Niko , ma a me sembra che sia tu a voler fare una battaglia contro i mulini a vento…
Tu parli di “sconfitta degli esordienti”, ma se le CE pensano di poter continuare i loro commerci solo con gli autori noti, facciano pure, chi glielo impedisce? Non esiste nessun dramma o quella spasmodica voglia di cambiare le cose, spendendo più di quanto facciano loro per noi, per andare magari, ad esempio, in Ferrari, quando poi la realtà è un’altra e dobbiamo stare attenti se arriviamo a fine mese. Su questo cerchiamo di capirci, non è che pagando tutti questi servizi editoriali poi si diventi delle star. Questo è vedere solo una parte del problema, scaricando maggiori “responsabilità” sugli autori, facendoli sentire in colpa perché dovrebbero fare di più. Ma a chi le stiamo raccontando queste cose? Le micro case editrici, se non fanno promozione e non vendono, dovrebbero chiudere? Perché questo non avviene? Non vogliono più pubblicare scrittori esordienti? Bene, che lo dicano, così, non perdiamo ulteriore tempo.
Ci vuole maggiore rispetto per gli scrittori e come abbiamo visto le azioni legali sono difficili, ma non impossibili. Occorre far valere i propri diritti e conseguentemente i doveri.
Grazie.

Re: Marketing, promozione e compagnia

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Perdonami, @Uanema, ma non riesco a seguire appieno la logica dei tuoi interventi. Probabilmente perché la vediamo in modo diverso, o quantomeno da prospettive diverse.
Comprendo una fetta della tua e sono d'accordo, ogni autore dovrebbe muoversi per l'obiettivo e le possibilità che ha; questo significa muoversi per niente, poco, tanto o tantissimo, ognuno fa quello che vuole e agisce come meglio crede.
Io sto solo suggerendo che nel mondo di oggi un autore consapevole del mondo che lo circonda dovrebbe muoversi il più possibile e al meglio che può (vale per il self e per la pubblicazione con casa editrice).
Non sei d'accordo? Ok!
Io ho detto la mia, tu la tua :D
Domenico Russo - Editor
Gruppo Dedalo - Servizi editoriali

Re: Marketing, promozione e compagnia

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@Niko, scuse accettate. Confermo che l'attuale realtà del mercato che ci occupa non mi piace, ma che non induce in me alcuna inclinazione alla frustrazione, semmai all'incazzatura, emozione sostanzialmente diversa.
Ciao @Uanema, le micro case editrici sono sorte proprio per pubblicare scrittori esordienti e non chiudono perché hanno costi bassissimi e a loro le cose vanno bene così come stanno, bastano le poche copie vendute per ogni titolo pubblicato per sbarcare il lunario, magari omettendo anche di versare le magre royalties agli autori. Non sto generalizzando, esistono piccole CE che cercano onestamente di fare il proprio mestiere investendo le loro limitate risorse e rischiando l'indebitamento. Ma sono poche e i loro autori si perdono nel mare magnum delle pubblicazioni di tanti chiunque, di tanti libri piombati nel mercato senza un briciolo di preventiva selezione. Altro che rispetto: oggi lo scrittore esordiente è come il maiale, non si butta via niente.
Mario Izzi
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Re: Marketing, promozione e compagnia

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@Niko ti ringrazio per questo scambio di vedute.

@Cheguevara , ringrazio anche te per aver voluto rispondere alla mia domanda. Se vanno bene le poche copie vendute, allora, non c'è tutto questo problema di marketing :asd: . Siamo tutti più contenti. Tu, nelle vesti di scrittore, come vorresti "muoverti"? Io faccio diversi esercizi fisici, aiutano a pensare, proprio uno scrittore, di quelli noti, suggeriva che quando si è davanti a un "blocco", bisogna appendersi a testa in giù. Pensi che basti?
Non scherzo: https://www.libriebit.com/dan-brown-tro ... ta-in-giu/
Grazie ancora e buona serata.

Re: Marketing, promozione e compagnia

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Uanema ha scritto: ven feb 05, 2021 5:34 pm @Niko ti ringrazio per questo scambio di vedute.

@Cheguevara , ringrazio anche te per aver voluto rispondere alla mia domanda. Se vanno bene le poche copie vendute, allora, non c'è tutto questo problema di marketing :asd: . Siamo tutti più contenti. Tu, nelle vesti di scrittore, come vorresti "muoverti"? Io faccio diversi esercizi fisici, aiutano a pensare, proprio uno scrittore, di quelli noti, suggeriva che quando si è davanti a un "blocco", bisogna appendersi a testa in giù. Pensi che basti?
Non scherzo: https://www.libriebit.com/dan-brown-tro ... ta-in-giu/
Grazie ancora e buona serata.
Io non potrei, troppo sangue al cervello, rischierei l'ictus. Preferisco uscire col cane, coltivare l'orto e poi, stimolato l'appetito con tutto questo moto, un bel piatto di bucatini, un bicchiere di vino, un amaro, un'oretta di sonno post-prandiale. Pare che faccia bene, i giapponesi l'hanno imposto ai lavoratori dipendenti dopo la mensa. E poi, leggere (tanto) e scrivere (poco). Mi rendo conto che a un giovane possa sembrare una vita di merda, ma alla mia età è tanto già averla, una vita. Cose 'e pazzi ne ho fatte, quando era il tempo per farle.
Mario Izzi
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Re: Marketing, promozione e compagnia

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@Niko dice bene:"La potenza di fuoco relativa al marketing (ufficio stampa e tutto quel che vi gira intorno, compreso marketing online) che possiede una micro casa editrice è pressoché nulla. Può essere forte nel suo territorio e poco più (salvo rare eccezioni).
La potenza di fuoco che invece hanno piccole, medie e grandi case editrici è più sostanziosa, se ci mettiamo non solo l'ufficio stampa più strutturato e professionale ma anche la presenza in libreria. Eppure, questa potenza di fuoco non viene utilizzata a tappeto sugli autori che cura la singola casa editrice, ma al 100% solo sugli autori o autrici di punta. Il resto si becca le briciole."
Insomma, se ho capito bene, è questo il nodo del problema, almeno per un esordiente. E dunque, al netto della qualità dell'editato, visto che in ogni caso la promozione resta sul gobbo dell'autore, qual è il vantaggio della caccia a una CE che, piccina causa irrilevanza del suddetto, può fare praticamente zero?
Quale la differenza con il vituperato self, magari in modalità PoD per governare i costi-?
L'ottima @Miss Ribston attribuisce a copertina e impaginazione una funzione decisiva. Rispetto la professionalità e mi fido, anche se raramente vedo capolavori di grafica, più spesso pagine alla "facevo meglio con la mia stampante" (sempre per citare l'ottima di cui sopra)
E della distribuzione, ne vogliamo parlare? In qualche modo mi sembra che anche quella rientri nell'ambito della promozione. Perché se Tizio non vede la splendida copertina del mio libro sullo scaffale, se deve ordinarlo dal libraio solo perché glielo ha consigliato Caio, mi pare che non andiamo molto lontano.
Effetto cul de sac :facepalm: Ma tant'è.
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/gia ... /mens-rea/
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Re: Marketing, promozione e compagnia

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visto che in ogni caso la promozione resta sul gobbo dell'autore
No, è la casa editrice che si occupa della promozione del libro, ne abbiamo già parlato nei post precedenti. Davvero non si comprende perché un autore debba fare la promozione in solitaria, dandolo anche come un dato di fatto. Guardate che non è così e gli autori che lo fanno hanno poca consapevolezza di come funzioni la filiera editoriale, anche il contratto che si firma dovrebbe aiutare a comprendere meglio le mansioni di tutti.
qual è il vantaggio della caccia a una CE che, piccina causa irrilevanza del suddetto, può fare praticamente zero?
Certo, se un casa editrice non fa nulla i vantaggi sono zero. Bisogna affidarsi a dei professionisti che sanno fare il loro lavoro, quanto ti accorgi che non è così, meglio fare altre scelte.
Quale la differenza con il vituperato self, magari in modalità PoD per governare i costi?
Può costare nulla o molto, dipende da come lo vuoi realizzare. Io preferisco affidarmi ancora a delle case editrici. Il libro a scaffale è una condizione difficile da raggiungere, forse, nemmeno indispensabile. La promozione può seguire anche strade diverse, tipo presentazioni o interventi pubblicitari online, a scaffale troviamo libri che spesso hanno già fatto questo percorso e sono molto richiesti.

Re: Marketing, promozione e compagnia

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@Niko , trovo la tua osservazione molto simpatica :D

Possiamo concordare, però, che, quando la casa editrice viene meno nel proprio lavoro, non deve essere l'autore a metterci una pezza?
Riconoscendo in maniera oggettiva che ci sono delle inadempienze, l'autore può ricorrere a un avvocato per far valere le sue ragioni o tentare di richiedere la disdetta del contratto. I "movimenti" ai quali alludevi prima, che bonariamente ho ripreso scherzando con @Cheguevara (che ringrazio per avermi fatto scoprire un nuovo appellativo per indicare la pennichella, cioè "sonno post-prandiale"), devono essere svolti da professionisti se non si vuole ottenere un effetto contrario. Perché, allora, spronare gli autori su temi che non gli appartengono? Ognuno deve fare la propria parte. Marketing, promozione e compagnia sono a carico della casa editrice, mentre l'autore può solo rispondere ai temi legati al proprio romanzo.
Il discorso del self-publishing, dove manca una casa editrice, risulta ancora più complesso. L'autore può ancora occuparsi solo del suo romanzo, ma gli occorrono dei collaboratori che curino tutti gli altri aspetti tecnici. Non è una novità che molti autori noti si avvalgono di professionisti, per portare a termine le loro opere. Naturalmente, un esordiente che non ha questi mezzi, metterà sul mercato prodotti carenti sotto certi aspetti, puntando molto di più sulla qualità del testo, che può far passare in secondo piano, ad esempio, una brutta cover. Sono tanti i libri famosi di cui poi non apprezziamo le copertine. Bisogna accontentarsi, dare corda a questa eterna insoddisfazione, può essere pericoloso.

Re: Marketing, promozione e compagnia

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@Uanema, la tua critica al sistema è anche la mia, ma il quadro della situazione fatto da @Niko riproduce fedelmente la realtà. Al neo-autore si impone una scelta tra investire quattrini in editing, marketing, promozione, impaginazione, copertine, eccetera, pubblicando in self, e scegliersi una piccola CE a costo zero, sperando di ottenere supporti che difficilmente arriveranno. Nel primo caso, perché rientri il denaro speso bisognerà vendere almeno un migliaio di copie, nel secondo sarà difficile superare le cinquanta e comunque si tratterà di guadagni irrisori. Bisogna prendere atto della situazione e rendersi conto che qualsiasi sia la scelta, si tratta di un lungo percorso in salita che una giovane promessa potrà affrontare, a patto di avere talento, pazienza e passione. Per questioni anagrafiche, non è il mio caso.
Mario Izzi
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Re: Marketing, promozione e compagnia

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@Uanema un libro con una brutta copertina (dove con “brutta” intendo in senso oggettivo legato alla non professionalità della realizzazione e resa grafica) è difficile che possa essere scelto e letto dal pubblico, a meno di raccomandazioni specifiche. Se scorrendo la vetrina Amazon si trovano copertine improponibili e copertine buone, il pubblico selezionerà per la visione, quantomeno dell’anteprima, i libri con buone copertine e un titolo accattivante, magari. Il pubblico ricerca un livello minimo di qualità e la qualità deve trasparire anche attraverso la cura che l’autore mette in tutta la forma del libro. Se la cura e la qualità non traspaiono già a colpo d’occhio almeno con la copertina (anche meglio, poi, se il materiale marketing a corredo è abbinato alla medesima sintesi grafica), puoi aver scritto il miglior libro dell’anno e avergli fatto fare il miglior editing possibile, ma il lettore nemmeno arriverà mai a leggere la quarta: si fermerà prima, perché tutto ciò che ruota attorno al libro in questione non gli dà una veste professionale. E una veste non professionale viene intesa come sinonimo di scarsa qualità anche del contenuto.
Perché dovrei supporre che tale autore abbia curato benissimo il testo, quando invece non ha curato per nulla tutto il resto?

Questo per quanto riguarda copertine realizzate in maniera amatoriale e oggettivamente sbagliate da un punto di vista progettuale. Nel momento in cui si entra nel campo del professionale, il gusto diventa soggettivo e allora si può parlare di copertine belle e brutte a seconda del gusto. Ma comunque sempre di lavori professionali si tratta. L’amatoriale si distingue a colpo d’occhio ed esporsi così è fare marketing al contrario: serve ad allontanare i potenziali lettori di passaggio e basta.
Beatrice Spada, Graphic & Visual Designer
AIAP | Socia Professionista Junior
https://www.bs-designer.it
https://bspada.myportfolio.com/
https://www.copertinelibri.it

Re: Marketing, promozione e compagnia

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Ciao @Miss Ribston , nel mio precedente intervento avevo scritto:
Naturalmente, un esordiente che non ha questi mezzi, metterà sul mercato prodotti carenti sotto certi aspetti, puntando molto di più sulla qualità del testo, che può far passare in secondo piano, ad esempio, una brutta cover. Sono tanti i libri famosi di cui poi non apprezziamo le copertine.
Che una cosa sia bella o brutta è soggettivo.
Dovresti conoscere il famoso proverbio: "Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace". Significa che il concetto di bellezza non è assoluto, ma è relativo. Pertanto non si possono giudicare le cose o le persone come belle universalmente: ad alcuni possono piacere mentre ad altri no.
Per dire anche uno sfondo bianco con la sola scritta del titolo e del nome dell'autore può indicare già tanto. Molte copertine si rifanno a temi ripetitivi, quadri di artisti universalmente riconosciuti (il best seller di Dan Brown aveva la Gioconda di Leonardo da Vinci), la foto dell'autore e ecc.. Pensa che il successo di Moccia è stato raggiunto tramite delle fotocopie che giravano tra i ragazzi, il famoso passaparola, altro che cover. Naturale poi che le micro case editrici, così come gli autori in self publishing, non possono competere con altre realtà e cercheranno un lavoro più artigianale, in base alle proprie competenze.

Fatte queste dovute premesse, desidererei puntare i riflettori su una realtà che in questo topic si ignora completamente. Andiamo ai fatti:
BookBlister ci parla delle "Dieci verità scomode sull’editoria": https://www.bookblister.com/2017/11/09/ ... leditoria/
Riporto alcuni passaggi significativi:
1. Quindi, se vi alzate al mattino pensando che l’editoria sia quel posto in cui si fanno tanti soldi: tornatevene a dormire.
2. Fare l’editore è folle. Tu produci ogni anno decine – centinaia se sei una grande casa editrice – di prodotti diversi l’uno dall’altro. Sono prototipi, come li definisce Oliviero Ponte di Pino, che hanno in comune solo la confezione e la forma (una copertina che racchiude fogli nel mezzo). È come se ogni anno una ditta dolciaria producesse cento linee di biscotti diversi, con nomi diversi, e dovesse anche decidere quali tra questi lanciare e promuovere, quali abbandonare al proprio destino. E, a fine anno, vedesse morire la maggior parte di questi prodotti.
3.Fare lo scrittore è folle... E il libro, così come ci entrato, esce dal mercato. E tu? Ti rimetti a scrivere.
4. Quello dello scrittore sta smettendo di essere un lavoro. Perché un mestiere è tale solo se ti permette di sussistere. Gli scrittori non solo non guadagnano abbastanza per vivere dignitosamente, ma non guadagnano abbastanza neppure per vivere malamente.
Qui bisogna guardare in faccia alla vera realtà.
Continuiamo?
Sullo spaziobianco.it c'è quest'articolo: https://www.lospaziobianco.it/lonework/ ... in-italia/
La promozione rappresenta un concetto generico per indicare tutte le iniziative realizzate da ufficio stampa, responsabile marketing e dagli stessi autori (ovviamente spesati dall’editore per essere indicati in questa voce) on-line e off-line per diffondere la conoscenza del volume al target di potenziali acquirenti.
Ancora?
Un articolo di librerianuovaavventura.it: https://www.librerianuovaavventura.it/2 ... -un-libro/
Quindi il distributore costa perché movimenta i libri, costa perché tiene libri ma costa anche per una terzo motivo, perché fa la promozione libraria... L’editore può andare fisicamente nelle diverse librerie (mandando qualcuno della casa editrice) a fare la promozione, cioè a raccontare questi titoli ai librai in modo che ne vogliano un sacco di copie.
Oppure sarà il distributore che farà anche questi servizi, con dei promotori che vanno nelle varie librerie nel territorio a “spingere” i titoli pubblicati ed in pubblicazione. Per fare tutte queste cose il distributore si prende dal 50% al 55% del prezzo di copertina; in certi casi si arriva anche al 60%.
Mi fermo qui. Spero che in questo forum sia possibile una corretta informazione. Non voglio più leggere di autori che devono coprire tutti i ruoli della filiera editoriale, magari pagando di tasca propria senza essere retribuito. Sapete che c'è di talmente nuovo? L'autore scrive, poi, vediamo chi vorrà dargli fiducia (y). Se un editore o un grafico vogliono guadagnarci anche loro, senza forme nuove o vecchie di EAP, intendo CE o self dove paga tutto l'autore, ognuno metterà a disposizione il proprio lavoro e divideranno i proventi secondo le percentuali stabilite.
Grazie.

Re: Marketing, promozione e compagnia

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Spero che in questo forum sia possibile una corretta informazione. Non voglio più leggere di autori che devono coprire tutti i ruoli della filiera editoriale, magari pagando di tasca propria senza essere retribuito. Sapete che c'è di talmente nuovo? L'autore scrive, poi, vediamo chi vorrà dargli fiducia
Guarda, corretta informazione l'abbiamo sempre data, sei tu che stai insinuando non so cosa e non so nemmeno perché, onestamente. Anzi, offendi anche velatamente i miei interventi e quelli di altri che stanno provando a dare informazioni (utili o meno lo decide ogni singolo lettore).
Peraltro non abbiamo mai detto che l'autore deve coprire tutti i ruoli dell'editoria, l'hai detto tu.
Io sto dicendo che è consigliabile e utile conoscere (anche e soprattutto per l'autore) ogni ruolo della filiera editoriale... e che bisogna impegnarsi per farne parte. Che si pubblichi in self o con editore, bisogna muoversi anche in prima persona (da soli o in parallelo all'eventuale appoggio dell'editore), altrimenti si farà un bel buco nell'acqua. Se non vuoi leggere queste verità, be', cambia forum. E non lo dico con cattiveria o con spocchia, sto dicendo solo che proprio nello spirito di informazione corretta e completa è giusto che l'autore conosca, o quantomeno sia vagamente consapevole, di ogni passaggio e di ogni lato bello, brutto, marcio o insidioso dell'editoria!

Compresa la promozione, che è una delle cose più sottovalutate dagli autori. Sperare che qualcuno ti dia fiducia e fregarsene del resto non solo è sbagliato, ma è anche un atteggiamento a mio parere incredibilmente ingenuo, da evitare. Altrimenti si rimarrà sempre chiusi nella propria bella cameretta ad aspettare di diventare il prossimo caso editoriale. Succede, certo. Una volta su quante, però?
Altrimenti torniamo ai sogni, a sognare, che tanto non costa nulla... va bene? Forse meglio tornare coi paraocchi.

Voliamo alti col sacro fuoco della scrittura in mano, a mandare testi belli e brutti a destra e a sinistra sperando che "qualcuno dia fiducia" perché porco cavolo io sono un autore e non voglio saperne niente di tutto il resto.
Questo è un atteggiamento utile? Boh. Secondo me no.
Magari sarebbe utile, provo a consigliare, un approccio misto: sognare sì, battagliare per i propri diritti eccome (anche nella promozione da parte degli editori), ma coi piedi per terra, e sapendo bene che nessuno ti regala niente se non ti impegni pure tu, nemmeno nell'editoria, nemmeno nella promozione nello specifico.

@Uanema Apprezzerei poi uno scambio che preveda l'uso delle tue opinioni, invece di stare a citare milioni di persone, siti web o articoli e ubriacare i lettori di pensieri non tuoi. Un consiglio spassionato, ovviamente, poi fai come credi.
Buon proseguimento!
Domenico Russo - Editor
Gruppo Dedalo - Servizi editoriali

Re: Marketing, promozione e compagnia

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Uanema ha scritto: lun feb 08, 2021 11:04 am Che una cosa sia bella o brutta è soggettivo.
Dovresti conoscere il famoso proverbio: "Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace". Significa che il concetto di bellezza non è assoluto, ma è relativo. Pertanto non si possono giudicare le cose o le persone come belle universalmente: ad alcuni possono piacere mentre ad altri no.
Per dire anche uno sfondo bianco con la sola scritta del titolo e del nome dell'autore può indicare già tanto. Molte copertine si rifanno a temi ripetitivi, quadri di artisti universalmente riconosciuti (il best seller di Dan Brown aveva la Gioconda di Leonardo da Vinci), la foto dell'autore e ecc.. Pensa che il successo di Moccia è stato raggiunto tramite delle fotocopie che giravano tra i ragazzi, il famoso passaparola, altro che cover. Naturale poi che le micro case editrici, così come gli autori in self publishing, non possono competere con altre realtà e cercheranno un lavoro più artigianale, in base alle proprie competenze.
Ho parlato di brutto in senso oggettivo del termine, nell'accezione di non professionale, in quanto un prodotto amatoriale non è all'altezza di prodotti professionali. Mi dispiace, ma è così.
Una copertina con sfondo bianco e titolo ha un significato molto importante e traduce un contenuto di un certo tipo (Il giovane Holden veste tale copertina nell'edizione odierna), ma va saputa eseguire. Anche uno sfondo bianco con titolo va saputo progettare e deve essere attinente al romanzo.
I temi non sono ripetitivi, ma di per sé si esauriscono nei livelli iconici a disposizione per effettuare una rappresentazione (fotografia, fotografia manipolata, dipinto, illustrazione, disegno tecnico, disegno al tratto, riduzione geometrica). Chiaro che sul tema grafico e di progettazione stai parlando lato pubblico, e non lato professionale.
Nel mio intervento di prima, poi, ho parlato del "a meno di raccomandazioni specifiche". Ovvio che se un testo viene raccomandato da passaparola, allora comincia ad avere un suo giro. Il discorso cui mi riferisco è volto all'assenza del passaparola, perché non sempre si innesca, non sempre produce una grande portata di consenso. Non si può contare solo sul passaparola, perché non è un processo controllabile per il singolo; bisogna per forza entrare nell'ottica che allo stato attuale del mercato (generale, non solo del libro) il prodotto deve essere vendibile e deve attirare l'attenzione. Piaccia o non piacca, è l'era dell'immagine e del contenuto visuale. Se vuoi approfondire l'argomento sociologico posso consigliarti "La società dello spettacolo" di Guy E. Debord.

Per quanto riguarda, invece, il discorso di micro case editrici e autori di autoedizione, possono competere eccome. La differenza è tra:
  • chi vuole competere e quindi ricerca una qualità minima standard;
  • chi non guarda minimamente alla questione, spesso perché incompetente o ignorante in materia (sì, vale anche per gli editori);
  • chi pubblica solo per il gusto di farlo (autori self che vogliono pubblicare a tutti i costi e non hanno un programma di vendita specifico, pertanto per costoro è assolutamente inutile investire nel libro, andrebbe quasi di certo in perdita, e in questi casi sono la prima a consigliare di arrangiarsi e non investire).
Tutto, a mio avviso, si riduce al solito discorso, che vale per qualsiasi cosa: le cose si fanno bene, oppure si fanno male o a caso. Chi crede davvero nel proprio testo o nella propria azienda dovrebbe puntare a fare bene, mettendo in pratica un progetto imprenditoriale nei confronti del prodotto. Il succo è che anche il libro è un prodotto e va venduto, e per venderlo si attuano strategie di marketing che comprendono le parti che ho elencato all'inizio di questo topic.
Su chi debba sobbarcarsi l'impegno nella ricerca e le spese a carico di ciò, dovrebbe essere la figura dell'investitore, ossia la casa editrice in caso di pubblicazione tradizionale, l'autore in caso di autoedizione. Con questo non intendo che l'investitore debba fare da sé, ma è l'investitore che si fa carico di cercare i professionisti più consoni e retribuirli.
Non voglio più leggere di autori che devono coprire tutti i ruoli della filiera editoriale, magari pagando di tasca propria senza essere retribuito.
Infatti questo è sbagliato, nessuno ha mai detto che deve ricoprire i ruoli della filiera, anche perché non può essere un tuttologo. Se è investitore della propria opera nell'ambito dell'autoedizione, allora troverà e pagherà i professionisti adeguati. Se è sotto contratto con una CE, deve aspettarsi che la CE investa davvero nell'opera aiutando nella promozione non lato economico, ma presenziando quantomeno nelle occasioni e sui canali richiesti. Se la CE non è seria e lavora male, purtroppo è inutile ricorrere ad azioni legali, tanto l'autore non otterrebbe alcun tipo di risarcimento, spesso le CE non serie non sono nemmeno società con capitale, ma associazioni culturali o simili. Il caso della pezza messa dall'autore di cui ho parlato è un caso limite per cui l'autore in questione aveva le sue ragioni per non attuare altre politiche. Consiglio di agire così? No. Perché ciascun caso va trattato in maniera differente, secondo quanto possa essere più conveniente per l'autore in termini economici e di ritorno di immagine. Ho solo riportato il fatto così com'è stato.
Se un editore o un grafico vogliono guadagnarci anche loro, senza forme nuove o vecchie di EAP, intendo CE o self dove paga tutto l'autore, ognuno metterà a disposizione il proprio lavoro e divideranno i proventi secondo le percentuali stabilite.
L'editore guadagna sulla percentuale del venduto, in quanto investe in prima persona sull'opera: decide di pubblicarla perché vuole venderla e guadagnarci il più possibile (quando l'editore lavora bene e punta al pubblico, non a spillare quei pochi spicci dai parenti dell'autore). Il progettista no, viene pagato a commissione o con stipendio fisso (se assunto presso una CE), in quanto non è investitore ma garante di un servizio che viene svolto con tempi specifici ed è volto alla produzione di un artefatto compiuto. I ruoli sono ben distinti.
Per quanto concerne i costi dei singoli professionisti, starà all'investitore scegliere se rientrano nei costi iniziali che riuscirà ad ammortizzare poi con le vendite, oppure se sono troppo alti rispetto la strategia commerciale messa a punto. Come per qualsiasi attività commerciale.
Che sia più o meno redditizia, si spera lo sappia valutare chi decide di entrare in questo mercato per quanto riguarda le possibilità della sua azienda.
Beatrice Spada, Graphic & Visual Designer
AIAP | Socia Professionista Junior
https://www.bs-designer.it
https://bspada.myportfolio.com/
https://www.copertinelibri.it

Re: Marketing, promozione e compagnia

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Ancora?
Un articolo di librerianuovaavventura.it: https://www.librerianuovaavventura.it/2 ... -un-libro/
@Uanema perché citare articoli random come fossero verità assolute, quando contengono inesattezze e, come in questo caso, vere e proprie sciocchezze (molte delle quali già evidenziate dalle domande dei lettori sotto l'articolo stesso)?
Esistono diciassette distinte reti di promozione editoriale che promuovono gli editori di Messaggerie Libri, tanto per dirne una.
Saper fare dei bei grafici a torta non vuol dire sempre sapere di cosa si sta parlando: in quello manca una figura di una certa rilevanza, il promotore editoriale o agente. Anche lui desidera mettersi a tavola a pranzo e a cena, mandare i figli a scuola, possedere un'auto (che per lui è uno strumento di lavoro).
Con lo 0% che gli spetta nel grafico a torta non riesce nemmeno a mangiare una fetta di... torta.
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
https://www.instagram.com/marcellonucciarelli/
https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/

Re: Marketing, promozione e compagnia

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@Niko , se i pensieri dei professionisti ubriacano gli utenti... Ognuno può approfondire come meglio crede, le informazioni ci sono. Miravo, appunto, a far conoscere meglio certe realtà e non perché le scrivo io, comunque, sono argomenti che io stessa avevo già trattato e i link sono stati inseriti solo nel mio ultimo intervento.
Guardate che non è così e gli autori che lo fanno hanno poca consapevolezza di come funzioni la filiera editoriale, anche il contratto che si firma dovrebbe aiutare a comprendere meglio le mansioni di tutti.
Che bisogna conoscere la filiera editoriale, quindi, ne avevo già scritto.

Tu invece affermi:
La potenza di fuoco relativa al marketing (ufficio stampa e tutto quel che vi gira intorno, compreso marketing online) che possiede una micro casa editrice è pressoché nulla.
Corretto e condivido.
Da qui viene il discorso di autore "imprenditore di sé stesso" che alcuni, come @Cheguevara , aborriscono. Ci sono però tanti modi per essere "imprenditore di sé stesso". Usiamo un altro modo di dire, usiamo "tanti modi per impegnarsi", se l'imprenditoria è qualcosa che psicologicamente vi dà fastidio.
L'autore può fare più di quanto non faccia una micro casa editrice? Bisogna comprendere che se "la potenza di fuoco" di una micro casa editrice è nulla, per una singola persona, non del mestiere, è sotto zero. Se l'autore in self publishing mette su una casa editrice con le stesse modalità, redistribuendo i proventi delle pubblicazioni a tutti i professionisti che collaborano con lui, allora, diventa un discorso diverso. L'autore non distribuisce anticipi, impensabili a certi livelli, e il mercato deciderà le sorti in base a quanto viene prodotto, così come è sempre stato.
Aprire un blog e scrivere di quello che si ama non dovrebbe essere qualcosa di terribile per uno scrittore (sta scrivendo, dopotutto!); scegliersi un social più congeniale e condividere la propria passione, pure. Instaurare un rapporto con i propri lettori (già, i libri vengono letti da persone, non da numeri) è così drammatico?
È scontato che l'autore parli già ai suoi lettori con i propri componimenti, così è anche per gli scrittori defunti che non smettono mai di dirci qualcosa.
Il fatto di curare le cosiddette "pubbliche relazioni", c'entra poco con la scrittura, gli scrittori famosi non gestiscono nemmeno i loro social, così come altre persone impegnate in altre attività più importanti.
"metterci la faccia" anche per l'autore. Investire tempo ed energie, in ultimo se ne hai denaro, che aiuta sempre.
E qui si parla di investire anche denaro... Nei link postati, dei professionisti avevano già fatte delle ottimi analisi di mercato. Le opinioni, invece, lasciano il tempo che trovano. Qui si parla di dati veri, soprattutto poi se rapportiamo questo discorso a degli esordienti.
È vero che nel campo editoriale non girano tanti soldi? Sì.
È vero che fare sia l'editore e sia lo scrittore allo stato attuale è folle? Sì.
La promozione viene realizzata da ufficio stampa, responsabile marketing e dagli stessi autori (ovviamente spesati dall’editore per essere indicati in questa voce)? Sì, anche gli autori devono retribuiti e non devono pagare di tasca propria, altrimenti si sta commettendo un illecito.

Questo, secondo me, è fare corretta informazione, il resto sono opinioni.

Re: Marketing, promozione e compagnia

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Leggo adesso l'intervento di @Miss Ribston e confermo, concordiamo su molte cose. Sull'era dell'immagine e del contenuto visuale, invece, esistono ancora oggi altre realtà che si basano maggiormente sui contenuti, per dire, non tutti guardano solo Barbara D'urso o leggono libri di ricette. Ti ringrazio, però per aver approfondito il tuo intervento.

@Marcello , non a tutti piacciono le torte e chi ne è goloso rischia davvero di rimanerne senza.
Saper fare dei bei grafici a torta non vuol dire sempre sapere di cosa si sta parlando: in quello manca una figura di una certa rilevanza, il promotore editoriale o agente.
Nel grafico, sotto la voce "Distributore", viene inclusa la "promozione libraria":
Quindi il distributore costa perché movimenta i libri, costa perché tiene libri ma costa anche per una terzo motivo, perché fa la promozione libraria.
Come la fa? La farà con dei promotori che vanno nelle varie librerie nel territorio a “spingere” i titoli pubblicati ed in pubblicazione.

Re: Marketing, promozione e compagnia

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Uanema ha scritto: lun feb 08, 2021 1:42 pm Come la fa? La farà con dei promotori che vanno nelle varie librerie nel territorio a “spingere” i titoli pubblicati ed in pubblicazione.
Ok, scusa: non ho capito nulla nei ventinove anni che ho gestito delle librerie. Ora mi è tutto chiaro :si:.
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Re: Marketing, promozione e compagnia

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@Marcello :D , non cìè bisogno che metti una faccina scontrosa. Si fa riferimento, ovviamente, a una realtà tipo PDE, che puoi trovare qui: https://www.pde.it/chi-siamo-2/
Nella filiera della promozione editoriale italiana, PDE è un importante leader ed è l’unica azienda in grado, grazie ai suoi servizi e alla sua formula esclusiva e innovativa, di coniugare la storica rappresentanza di marchi editoriali con la commercializzazione di tutto il panorama editoriale nazionale in ogni aspetto della filiera, dalle librerie indipendenti alle catene, dalla grande distribuzione all’e-commerce.
Dal video presentato nella pagina, PDE (Promozione Distribuzione Editoriale) entra in attività nel momento in cui l'editore decide di pubblicare un libro. PDE interloquisce con l'editore per stabilire le strategie commerciali. La stessa PDE si avvale poi di altre figure professionali. Nel grafico con il macro termine "Editore", naturalmente, si intendono tutti i suoi collaboratori, invece, con il macro termine "Distributore" si fanno rientrare tutte queste figure professionali che si occuperanno poi di vendere il libro ai lettori.
Tu pensi che l'autore indipendente riesca a ricoprire tutti questi ruoli? Se non lo fa una micro casa editrice, dovrebbe occuparsene lo scrittore, suggerendo d'investire, perché no, anche del denaro?

Ringrazio ancora @Miss Ribston, per aver chiarito meglio il suo intervento, perché prima aveva scritto questo:
Sono la prima a dire che, con un editore alle spalle, non dovrebbe funzionare così: dovrebbe essere l'editore, incapace di convertire eBook nel caso trattato, che cerca un professionista per fornire un servizio decente e non raffazzonato ai propri autori. Però spesso la cosa non si verifica. Quando succede questo, è bene che l'autore sappia come muoversi per preservare la propria opera e immagine.
Facendomi intendere che l'autore, sotto contratto con una CE, per riparare ad eventuali danni doveva "muoversi" pagando un professionista esterno. Adesso mi ha dato modo di comprendere che non è questo il modo corretto di agire:
Il caso della pezza messa dall'autore di cui ho parlato è un caso limite per cui l'autore in questione aveva le sue ragioni per non attuare altre politiche. Consiglio di agire così? No.
(y)

Re: Marketing, promozione e compagnia

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@Uanema grazie per avermi spiegato anche cos'è PDE...
Sai, io dal 1986 al 1992 ci andavo tutti i giovedì pomeriggio; chiudevo il negozio alle 12,30 e alle 13,20 ero a Bologna da Mundici e Zanetti, che era l'unico a fare orario continuato; c'era uno scivolo e io parcheggiavo con il baule rivolto verso il magazzino, consegnavo le schede con gli ordini (allora si facevano ancora le schede a mano), quindi salivo sopra, dove c'era la palazzina della SEI, Albolibro (che come saprai ha chiuso già da diversi anni dopo la morte del titolare) e Bossa, il distributore della Tramontana e della Mondadori Scuola. Il magazzino successivo era proprio PDE, in via dei Fornaciai, a poche centinaia di metri. Allora la proprietaria era la Sig.ra Marchioro, coadiuvata dalla figlia. Potrei dirti anche il nome dei magazzinieri del tempo, compreso quello che poi diventò un agente della Mondadori e veniva a propormi le novità della linea hardcover. O magari sei più interessata a sapere i nomi dei vari agenti che negli anni successivi, quando ho venduto la mia piccola cartolibreria e sono andato a dirigere per otto anni una libreria a Rimini, venivano a propormi le varie linee della Pde? Mi sembra di ricordarli ancora tutti, pensa: con un paio sono ancora amico su Facebook!
Approfittane finché la mia mente è ancora abbastanza lucida: non mandarmi dei tutorial video, chiedi e io ti racconto. Vuoi che ti parli de L'Editoriale, di Gottardi (poi sostituito da Euroservizi, dopo l'incendio), di Edipromo, della Minerva Ingrosso, della vecchia palazzina della Garzanti in via Algardi, accanto proprio alla prima sede della PDE? O magari dei distributori di scolastico: io li facevo tutti sai, da Boldini all'uscita 11 della tangenziale fino a Canepa, compresa la PRP che si trovava in quel cortile fuorimano vicino all'aeroporto, e poi addirittura fino a Casalecchio di Reno, dove si trasferirono le Messaggerie.
Chiedi, non mandarmi video per spiegarmi quella che è stata la mia vita per trent'anni...

Quanto a questa domanda:
Tu pensi che l'autore indipendente riesca a ricoprire tutti questi ruoli?
forse era indirizzata ad altri, io ho parlato soltanto della figura del promotore...
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https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/

Re: Marketing, promozione e compagnia

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Caro @Marcello , il nostro non è discorso a due e le informazioni qui proposte sono a beneficio di tutte le persone che vogliono intervenire. Non si tratta, perciò, di sciorinare i propri amici Facebook, di conoscere i nomi dei magazzinieri o degli agenti, perché se io dicessi che conosco Berlusconi, sarebbe "una asso piglia tutto" e dovremmo riportare i nostri giocattoli a casa. Quando, invece, qui si chiede di voler il proprio libro a scaffale, immagino che si ignorino i diversi processi della filiera editoriale e non si sa nemmeno quanti libri vengono pubblicati ogni anno. Non riporto il link, quindi, credetemi sulla parola, ma le associazioni di categoria affermano che sul mercato editoriale vengono immessi 130 milioni di volumi ogni anno e la metà di questi torna indietro. Ora è normale che i video, le domande e ecc., sono rivolte a una comunità di persone, quindi, evitiamo di raccontare la nostra vita privata.
Ti ringrazio.

Re: Marketing, promozione e compagnia

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Uanema ha scritto: mar feb 09, 2021 9:40 am ...le informazioni qui proposte sono a beneficio di tutte le persone che vogliono intervenire.
... immagino che si ignorino i diversi processi della filiera editoriale...
Appunto per quello sono intervenuto: le informazioni fornite in quel link erano incomplete e scorrette, quindi fuorvianti per chi non conosce i processi della filiera editoriale.
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
https://www.instagram.com/marcellonucciarelli/
https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/
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