Ciao a tutti!
Sto lavorando a un romanzo dal sapore western e vorrei davvero dare vita ai miei personaggi in modo autentico. Mi chiedevo quindi se sia l'atteggiamento del personaggio a contare per la credibilità, o se lo stile di abbigliamento, come il famoso cappello da cowboy, sia altrettanto fondamentale.
A volte vedo descrizioni ultra-precise degli abiti, ma è davvero questo che rende un personaggio più “reale” per il lettore? Qualcuno di voi ha qualche consiglio per bilanciare l'aspetto e l'aura di un personaggio senza cadere nel cliché?
Re: L'arte di creare personaggi credibili
2Ricka wrote: Ciao a tutti!Credo che la credibilità di un personaggio debba basarsi soprattutto su due aspetti: le situazioni e il linguaggio nei dialoghi. Situazioni che potrebbero verificarsi nella realtà, ad esempio il cow-boy che cade da cavallo e si rompe una gamba, e linguaggio scritto che si avvicini il più possibile a quello che un personaggio del genere userebbe nella realtà, magari senza i congiuntivi e con un po' di turpiloquio. L'autore applicherà le regole della sintassi nella parte descrittiva, così nessuno potrà sospettare che non sappia scrivere in maniera corretta. Credo anche che la descrizione degli abiti debba limitarsi al minimo indispensabile, senza troppo indulgere nei dettagli, di cui al lettore interessa poco e, come ogni descrizione prolissa, lo annoiano. Azione, soprattutto: show, don't tell. E, più in generale, usare, nell'esprimere un concetto, il minor numero possibile di parole. Naturalmente, si tratta delle mie regole, che non è detto che siano quelle giuste e valide per tutti.
Sto lavorando a un romanzo dal sapore western e vorrei davvero dare vita ai miei personaggi in modo autentico. Mi chiedevo quindi se sia l'atteggiamento del personaggio a contare per la credibilità, o se lo stile di abbigliamento, come il famoso cappello da cowboy, sia altrettanto fondamentale.
A volte vedo descrizioni ultra-precise degli abiti, ma è davvero questo che rende un personaggio più “reale” per il lettore? Qualcuno di voi ha qualche consiglio per bilanciare l'aspetto e l'aura di un personaggio senza cadere nel cliché?
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
Non solo racconti
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]
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Re: L'arte di creare personaggi credibili
3Sono concorde con @Cheguevara, tuttavia credo che ogni cosa sia importante, se ben dosata. Anche il contesto ambientale e scenografico fanno parte del "mostrare" al lettore. Quest'ultimo va calato nel luogo, nel tempo, nella così detta "mitologia" (abitudini, usanze, modi di fare e dire, prassi, ecc... di un determinato periodo storico, reale o fantasioso/fantascientifico che siano).
Tutto l'insieme è fondamentale, senza scadere nell'eccesso di sole descrizioni, ma rendendo esse parte dell'azione stessa, affinché il lettore "veda e senta" attraverso il personaggio con coerenza.
Tutto l'insieme è fondamentale, senza scadere nell'eccesso di sole descrizioni, ma rendendo esse parte dell'azione stessa, affinché il lettore "veda e senta" attraverso il personaggio con coerenza.
Re: L'arte di creare personaggi credibili
4Concordo con @Cheguevara e @ElleryQ che hanno detto entrambi cose molto sensate.
Aggiungo di mio che tutto va finalizzato alla trama e al ritmo narrativo, che può variare nel corso di un romanzo. Le descrizioni accurate a volte possono risultare un orpello disgustoso, altre volte invece possono essere essenziali per far sì che il lettore si immerga nella storia che racconti. Faccio un esempio qualsiasi: sapere che il cowboy porta il cinturone fissato a metà della coscia, in modo che la mano debba percorrere meno strada per estrarre la pistola, può essere determinante per farci "vedere" come in un duello riesca a battere l'avversario sul tempo. Se però il cowboy in questione non spara mai per tutto il romanzo, non ce ne frega nulla di sapere come tiene legato il cinturone.
I dibattiti tra l'efficacia del raccontare e del mostrare non avranno mai fine, perché le variabili sono troppo numerose: la trama, il genere letterario, la particolare situazione, il ritmo, le caratteristiche dei personaggi, il rapporto tra loro... Stilare delle regole universali è pressoché impossibile; si possono dare soltanto consigli da seguire cum grano salis. Una però mi sento di darla, nonostante le premesse: mai raccontare le emozioni, è un errore che trasporta immediatamente il lettore fuori dalla scena, proprio il contrario di ciò che desideriamo succeda. Una smorfia, uno sputo, un'imprecazione, una lacrima che spunta inattesa hanno mille volte più forza di qualsiasi descrizione dei sentimenti del personaggio e ce lo mostrano davanti agli occhi, con i suoi pregi e i suoi difetti.
Aggiungo di mio che tutto va finalizzato alla trama e al ritmo narrativo, che può variare nel corso di un romanzo. Le descrizioni accurate a volte possono risultare un orpello disgustoso, altre volte invece possono essere essenziali per far sì che il lettore si immerga nella storia che racconti. Faccio un esempio qualsiasi: sapere che il cowboy porta il cinturone fissato a metà della coscia, in modo che la mano debba percorrere meno strada per estrarre la pistola, può essere determinante per farci "vedere" come in un duello riesca a battere l'avversario sul tempo. Se però il cowboy in questione non spara mai per tutto il romanzo, non ce ne frega nulla di sapere come tiene legato il cinturone.
I dibattiti tra l'efficacia del raccontare e del mostrare non avranno mai fine, perché le variabili sono troppo numerose: la trama, il genere letterario, la particolare situazione, il ritmo, le caratteristiche dei personaggi, il rapporto tra loro... Stilare delle regole universali è pressoché impossibile; si possono dare soltanto consigli da seguire cum grano salis. Una però mi sento di darla, nonostante le premesse: mai raccontare le emozioni, è un errore che trasporta immediatamente il lettore fuori dalla scena, proprio il contrario di ciò che desideriamo succeda. Una smorfia, uno sputo, un'imprecazione, una lacrima che spunta inattesa hanno mille volte più forza di qualsiasi descrizione dei sentimenti del personaggio e ce lo mostrano davanti agli occhi, con i suoi pregi e i suoi difetti.
Re: L'arte di creare personaggi credibili
5Nonno Marce' e Nonno Che ti hanno già risposto in maniera eloquente.
Siccome mi piace sempre mettermi in mezzo dico anch'io la mia
Ciò che mi sono sempre sentito ripetere è devi creare il tuo stile. Alla mia domanda: "ok! E come faccio?" nessuno però mi ha mai risposto. Per la parte "teorica" ti puoi studiare qualche buon manuale di scrittura (a me è servito) poi per la "pratica", come insegna anche SK, devi sporcarti le manine e scrivere, scrivere e scrivere.
Lo show, don't tell è requisito irrinunciabile nel mercato attuale; altra regola è limitare al minimo l'uso degli avverbi e degli aggettivi...
Nel tuo caso specifico dovresti conoscere bene l'ambientazione, usi e costumi dell'epoca (suppongo che ti sarai già documentato) e adattare il personaggio di conseguenza. Io ho sempre in mente l'immagine del cowboy spaccone che entra nel saloon, magari palpa le chiappe a una donna con un commento volgare... si piazza al banco, si scola il suo boccale di birra poi molla un ruttone spaccatimpani
Siccome mi piace sempre mettermi in mezzo dico anch'io la mia

Ciò che mi sono sempre sentito ripetere è devi creare il tuo stile. Alla mia domanda: "ok! E come faccio?" nessuno però mi ha mai risposto. Per la parte "teorica" ti puoi studiare qualche buon manuale di scrittura (a me è servito) poi per la "pratica", come insegna anche SK, devi sporcarti le manine e scrivere, scrivere e scrivere.
Lo show, don't tell è requisito irrinunciabile nel mercato attuale; altra regola è limitare al minimo l'uso degli avverbi e degli aggettivi...
Nel tuo caso specifico dovresti conoscere bene l'ambientazione, usi e costumi dell'epoca (suppongo che ti sarai già documentato) e adattare il personaggio di conseguenza. Io ho sempre in mente l'immagine del cowboy spaccone che entra nel saloon, magari palpa le chiappe a una donna con un commento volgare... si piazza al banco, si scola il suo boccale di birra poi molla un ruttone spaccatimpani

Re: L'arte di creare personaggi credibili
6Ciao @Ricka
Interessante scrivere un romanzo western. L’ho sempre desiderato. In quanto all’arte, come dici, di rendere i personaggi credibili, eh, magari esistesse un’arte capace di insegnarlo. Uno può studiare scrittura tutta la vita, le migliori scuole e corsi a (lauto) pagamento e non riuscire a descrivere i pensieri di un uomo che attraversa una strada d’asfalto cosparsa ai lati di erbacce e buste dell’immondezza in un caldo pomeriggio d’agosto. E che può vedere mille particolari che magari un fine esteta erudito nemmeno sogna che possano esistere e creare associazioni come Proust nella Ricerca del tempo perduto.
Interessante scrivere un romanzo western. L’ho sempre desiderato. In quanto all’arte, come dici, di rendere i personaggi credibili, eh, magari esistesse un’arte capace di insegnarlo. Uno può studiare scrittura tutta la vita, le migliori scuole e corsi a (lauto) pagamento e non riuscire a descrivere i pensieri di un uomo che attraversa una strada d’asfalto cosparsa ai lati di erbacce e buste dell’immondezza in un caldo pomeriggio d’agosto. E che può vedere mille particolari che magari un fine esteta erudito nemmeno sogna che possano esistere e creare associazioni come Proust nella Ricerca del tempo perduto.
Tutto è soggettivo, ma talvolta certe soggettività esclusive colpiscono l'attenzione.
Da ragazzo lessi alcuni romanzi western in edizioni tascabili di scrittori americani, che mi regalò un amico. Purtroppo non ricordo gli autori, per quanto abbia in seguito cercato in rete, ce ne sono innumerevoli. Ma mi colpirono perché raccontavano qualcosa di diverso dagli stereotipi che mi avevano preso all’epoca, specie guardando i film. Ricordo ambientazione, stile, personaggi: niente a che vedere con tenebrosi pistoleri vendicativi, alcuni sciupa femmine (degli altri) e solitari di molti film.
Uno dei tanti particolari che mi colpirono leggendo taluni di questi romanzi fu che le porte dei saloon avevano una sola anta per entrare e non era movibile al passaggio.
Le due ante movibili in entrata e uscita, diventate iconiche dei film western, furono un invenzione di Hollywood per esigenze sceniche e i famosi carri dei pionieri che attraversano il West a velocità folle inseguiti dagli indiani e salvati dal settimo Cavalleria erano spesso trainati da buoi e via di questo genere di cose prosaiche.
Giusto per dire che bisogna entrare in quella realtà (quella vera, o più vicina alla realtà) oltre che con romanzi americani anche guardando vecchie foto dell’epoca. Uomini, donne, bambini, paesi, saloon sono qualcosa di molto diverso da come ce li figuriamo.
Un po’ come le mitiche battaglie fra indiani e soldati, dove gli indiani erano presentati come i “musi rossi” brutti e cattivi che trucidavano e toglievano lo scalpo ai bellissimi pionieri biondi e con gli occhi azzurri perché gli andava di farlo e perciò era giusto sterminarli.
Poi sono venuti alcuni film come “Il piccolo grande uomo” e “Balla coi lupi” a spiegare che le cose non erano così. Ma era già troppo tardi.
Insomma, io penso che si impari di quei luoghi, di quell’epopea, da romanzi americani del genere, per esempio anche di Mark Twain o da storie come “Via col vento” e innumerevoli altre simili che ora non mi vengono in mente.
I cowboy erano i ragazzi che accudivano e si spostavano con le mandrie dei buoi e certamente avevano la pistola e il fucile, dovendo attraversare territori dove abbondavano animali selvaggi e ladri di bestiame ma non è che tutti fossero dei tiratori micidiali ai confini con la legge o tenebrosi vendicatori che riparavano gli immancabili torti dei paesi che attraversavano. Erano dei dipendenti e facevano una vita dura, si ubriacavano nei luoghi di sosta, talvolta incappavano in problemi e guai, specie se sconfinavano in terreni di altri proprietari. Ci potevano essere sparatorie, certo.
Il mio consiglio, per quel poco che può valere non essendo io un esperto di niente, sarebbe di documentarsi con materiale originale americano, ottime traduzioni, romanzi, racconti, nemmeno tanto i film, adulterati; guardare le foto d’epoca. Anche il modo di tenere la pistola alla cintola di quei baffuti sceriffi e pionieri dell’Ottocento, frammischiati con immigrati europei. Conoscendo la storia e vedendo le foto possiamo immaginarci uomini, caratteri, modi di pensare e creare personaggi con una vita e uno scopo un agire credibili, vedere quali erano i loro problemi, gli ostacoli, i modi di affrontarli. Certamente c’erano le sparatorie, le taglie, le rapine, le cacce ai banditi, ma c’era anche una vita più “normale” quella di tutti i giorni e che era la norma, pur nelle difficoltà ambientali e che andrebbe esplorata, che potrebbe essere più interessante dal punto di vista descrittivo.
Come le storie di Tom Sawyer, molto più credibili dei pistoleri che raddrizzano torti e ingiustizie a ogni passo che fanno.
I modi di vestire, di mangiare, di divertirsi, perché no, si possono certo raccontare, con sobrie parole, senza dilungazioni fantasiose e improbabili.
Si può raccontare la storia di un immigrato, magari inglese o irlandese, per giustificare il suo stupore per il nuovo mondo, dove quindi si pone molte domande utili anche al contesto della storia, nel quale però ha facilità ad inserirsi perché madrelingua inglese. Gli italiani con la pizza e la mafia ancora dovevano venire e verranno, ma c’entrano ancora poco con l’epopea del West, per quanto il trombettiere del generale Custer, scampato al massacro di Little Big Horn fosse italiano e benché durante la Guerra di Secessione ci fossero alcune compagnie di entrambi gli eserciti, dell’Unione e Confederati, dove militavano italiani, forse scappati dall’Italia dopo l’unità fatta da Garibaldi e i Savoia.
Poi, se vogliamo andare in fondo, per quanto riguarda la sola epopea West, come a tutte le cose, scopriamo altri mondi che mai ci saremmo sognati. Questo per me è il bello.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
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Re: L'arte di creare personaggi credibili
7Credo che sopra ci siano ottimi consigli, quello che posso aggiungere io è non chiuderti nelle regole.
Scrivi, leggi e vedi tu stesso se funziona, se hai dubbi chiedi consigli.
Scrivi, leggi e vedi tu stesso se funziona, se hai dubbi chiedi consigli.
Re: L'arte di creare personaggi credibili
8Alberto Tosciri wrote: Le due ante movibili in entrata e uscita, diventate iconiche dei film western, furono un invenzione di Hollywood per esigenze scenicheFantastico, questa non la sapevo proprio!
Re: L'arte di creare personaggi credibili
9@Marcello
Sono i particolari sconosciuti, le cose inusuali in un contesto abituale che creano novità e interessanti digressioni quando ci si pone a scrivere su una qualunque tematica.
Sono i particolari sconosciuti, le cose inusuali in un contesto abituale che creano novità e interessanti digressioni quando ci si pone a scrivere su una qualunque tematica.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
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Re: L'arte di creare personaggi credibili
10@Ricka Sempre riguardo all'epopea western, nella parte che riguarda il contrasto con i "musi rossi", è facile documentarsi su Wikipedia sui tanti episodi dello sterminio attuato dagli invasori bianchi. Uno dei più eclatanti è il massacro di vecchi, donne e bambini perpetrato dal colonnello John Milton Chivington, cantato da De André nel brano "Fiume Sand Creek" e celebrato nel film "Soldato Blu" che è stato il primo, in ordine di tempo, a sovvertire la precedente menata di chi, tra nativi e coloni, fossero i cattivi.
Mario Izzi
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Re: L'arte di creare personaggi credibili
11Cheguevara wrote: nella parte che riguarda il contrasto con i "musi rossi", è facile documentarsi su Wikipedia sui tanti episodi dello sterminio attuato dagli invasori bianchi.Perdona, ma non ho compreso bene il senso di questo intervento. Tanto più che @Alberto Tosciri non mi sembra aver detto qualcosa di diverso parlando di stereotipi da film in cui i nativi americani avevano sempre il ruolo dei "cattivi", aggressori e violenti in maniera immotivata.
A meno che con "precedente menata" non ti riferissi proprio a quel tipo di film.
Alberto Tosciri wrote:O forse era per approfondire l'argomento e concordo, ma il termine che hai ribadito ("musi rossi") mi sembra che Alberto Tosciri lo avesse usato in senso tutt'altro che dispregiativo, ma per sottolineare come fossero considerati i nativi nella maggior parte dei casi, cioè sempre dal punto di vista dei pionieri (stereotipo, per l'appunto).Un po’ come le mitiche battaglie fra indiani e soldati, dove gli indiani erano presentati come i “musi rossi” brutti e cattivi che trucidavano e toglievano lo scalpo ai bellissimi pionieri biondi e con gli occhi azzurri perché gli andava di farlo e perciò era giusto sterminarli.Poi sono venuti alcuni film come “Il piccolo grande uomo” e “Balla coi lupi” a spiegare che le cose non erano così. Ma era già troppo tardi.
Molte volte non ho trovato condivisibili alcuni interventi di Alberto, per il mio modo di pensare, ma stavolta non mi pare sia questo il caso.
Re: L'arte di creare personaggi credibili
12@ElleryQ Stavolta credo proprio di essere stato frainteso, o di essermi spiegato male. Volevo solo suggerire a @Ricka un modo facile di documentarsi sull'argomento dello sterminio dei nativi americani, menzionando un episodio che ha originato la vendetta dei nativi consumata contro le truppe di Custer al Little Big Horn, cioè la strage perpetrata dal colonnello Chivington al Sand Creek, menzionando in proposito il famoso brano di De André e il film Soldato Blu, che di fatto è stato il primo a ribaltare lo stereotipo degli indiani cattivi. Voleva essere un rafforzativo dell'intervento di Tosciri, che tra parentesi è uno dei pochi suoi che mi trovano d'accordo. Non sempre è dato capirsi.
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Re: L'arte di creare personaggi credibili
13Grazie @Cheguevara era solo per chiarire, giusto per evitare fraintendimenti. 

Re: L'arte di creare personaggi credibili
14Mi aggiungo alla lista dei consiglieri con due cose semplici semplici.
Per la documentazione ho sempre trovato molto ben bilanciato il fumetto di Ken Parker di Berardi, facile da scovare e non troppo impegnativo, in poco ti dipinge alla perfezione l'epopea di quei tempi.
Per i personaggi io aggiungo sempre un difetto comportamentale/caratteriale abbastanza marcato che faccia da contrasto ad un pregio dello stesso tipo, per qualsiasi di essi in qualsiasi epoca. Questo rende ognuno di essi molto umano e già di per sé molto combattuto. Tipo un pistolero eccezionale ma troppo pauroso per sparare. Uno che fatica a resistere alla bottiglia pur essendo buono. Uno burbero e scontroso per timidezza e non riesce a conquistare le donne... giusto per rendere l'idea.
Buona scrittura.
Per la documentazione ho sempre trovato molto ben bilanciato il fumetto di Ken Parker di Berardi, facile da scovare e non troppo impegnativo, in poco ti dipinge alla perfezione l'epopea di quei tempi.
Per i personaggi io aggiungo sempre un difetto comportamentale/caratteriale abbastanza marcato che faccia da contrasto ad un pregio dello stesso tipo, per qualsiasi di essi in qualsiasi epoca. Questo rende ognuno di essi molto umano e già di per sé molto combattuto. Tipo un pistolero eccezionale ma troppo pauroso per sparare. Uno che fatica a resistere alla bottiglia pur essendo buono. Uno burbero e scontroso per timidezza e non riesce a conquistare le donne... giusto per rendere l'idea.
Buona scrittura.