L'irrilevanza della letteratura

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Posto che sia vera, mi ha colpito una cosa che ho letto in questo articolo, e cioè:

Senza perdersi in strade laterali, ora torno sulla via principale, la notizia data per certa che degli ottantadue, ottantadue, ripeto, titoli selezionati per il Premio Strega, solo otto abbiano venduto più di cinquemila copie, ventisei le mille copie e ben quarantotto non abbiano ancora toccato le trecento copie vendute, ci dice qualcosa, ce lo grida in faccia, in realtà, di piuttosto allarmante.

È vero che il Premio Strega serve più altro a far vendere le copie a chi lo vince, però non fa riflettere che al premio letterario italiano più importante vengano candidate così tante opere che, di fatto, non ha letto quasi nessuno? E che pure tra quelle che hanno venduto di più, la soglia "di successo" (cinquemila copie) sia così bassa?

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Re: L'irrilevanza della letteratura

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Darksy ha scritto: È vero che il Premio Strega serve più altro a far vendere le copie a chi lo vince, però non fa riflettere che al premio letterario italiano più importante vengano candidate così tante opere che, di fatto, non ha letto quasi nessuno? E che pure tra quelle che hanno venduto di più, la soglia "di successo" (cinquemila copie) sia così bassa?
Il fatto è che a decretare quali opere siano candidate è il gruppo "Amici della domenica". Ovviamente, di comune accordo con gli editori che decidono quali loro opere siano candidabili. Anche le agenzie, poi, hanno il loro peso. Per cui, basta che un editore (anche piccolo) abbia conoscenze nel gruppo, affinché l'autore (anche piccolo) rientri almeno nelle candidature generali. Credo, quindi, che a maggior ragione per le opere finaliste sia ancor più rilevante il ruolo delle agenzie e la notorietà della CE (nonché la famosa conoscenza diretta, anche per le più piccole, che male non fa).

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Io sono super ignorante perché leggo narrativa di evasione, thriller americani, o narrativa seria americana comunque. Ma, azzardo un'ipotesi: se dipendesse dal fatto che sia appunto la narrativa di evasione, quella più ricercata dai lettori? Immagino che i romanzi che rientrano negli standard di un premio come lo Strega debbano essere tutti di un certo genere, con una certa voce narrante, e un certo tipo di ambientazione/trama? E comunque anche il marketing fa la sua parte, più un romanzo è spinto e pubblicizzato, più venderà, a prescindere da chi lo scrive e dal genere. Il fatto che un romanzo sia finalista al "Premio Strega" secondo me non è più un appeal sufficiente per il lettore che entra in libreria con in mente un genere ben preciso da cercare. I tempi sono cambiati tantissimo, il modo in cui la gente si approcciava ai libri, ai film, alle novità di intrattenimento, è mutato, ci si dovrebbe adeguare. 

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Qualche tempo fa ho letto il libro "caccia allo Strega", di un critico letterario (Simonetti). Tra le cose interessanti, indicava come i concorsi letterari siano nati in Francia. L'idea non era di premiare testi che "vendessero", ma proprio di dare una chance a chi scriveva con intento artistico e non commerciale. I premi erano in denaro e molto alti, per poter permettere agli scrittori non di genere di sostenersi; si sapeva già che non potevano vendere granché. 
Oggi non è più così, i concorsi sono visti come strumenti per vendere, forse sbagliando come nota @Mia Harper. 

 Questo ha reso lo Strega una sorta di metà via tra letteratura "alta" (qualsiasi cosa voglia dire)  e di consumo, scontentando un po' tutti. Peraltro, io ho sempre letto tanto e me ne sono sempre fregato dei premi letterari. Certo di rimbalzo avrò letto titoli resi noti da qualche concorso, ma non ho mai cercato il libro tale perché ha vinto tale premio. Credo tanti come me. 

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I concorsi dal più infimo al più noto ormai non mi dicono nulla, anzi, li rifuggo proprio perché vincerli non equivale a sinonimo di qualità, tutt'altro, piuttosto significa raccomandazioni ed entrature nel mondo della cultura perché pure lì, o forse soprattutto lì, servono come il pane per uscire dall'ombra. Non per nulla molti di questi pseudo vincitori e nuove stelle della letteratura sono persone che fanno già parte dell'ambiente editoriale: agenti, editor, critici, blogger, o anche solo figli o parenti di una di queste figure. Non voglio fare di tutta l'erba un fascio ma in tutta franchezza non credo di essere lontano dalla verità.
Per fortuna la maggior parte dei lettori non è interessata a questo parterre intellettuale che per quanto fastidioso nei numeri alla fine conta poco.

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Sperando di non andare troppo fuori topic, per scoprire autori nuovi e opere di valore consiglio, in alternativa ai concorsi letterari, la classifica di qualità dell'Indiscreto. Esce tre volte l'anno ed è stilata da un gruppo molto variegato di grandi lettori.

Due romanzi su tutti che ho scoperto grazie a loro: Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi e L'amore al fiume di Ezio Sinigaglia. Entrambi molto consigliati.

Qui l'ultima: https://www.indiscreto.org/classifica-di-qualita-febbraio-2024/

Re: L'irrilevanza della letteratura

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Secondo me la questione è abbastanza semplice: da che mondo è mondo, quello che vuole la maggioranza del pubblico non è quello che vuole l'autore di opere "serie".
Questo vale nella letteratura così come in tutte le arti.

La maggioranza del pubblico vuole conforto, sicurezza. È il motivo per cui la narrativa di genere, anche di scarsa qualità, vende più della narrativa non di genere. È il motivo per cui una buona fetta della gente che va in libreria negli ultimi anni compra fumetti e manga.
In quel genere di opere, il lettore sa già cosa aspettarsi. Ci possono essere delle opere che sovvertono i generi, ma sono una minoranza.

Lo stesso accade nella musica: pop e hip-hop vanno tantissimo, perché chi ascolta vuole ascoltare cose che può capire facilmente, con pattern e formule conosciuti e quindi familiari.

Nessuno sano di mente va in libreria a comprarsi il Finnegans Wake per leggerselo in una settimana al mare, così come la gente non si ascolta la Trenodia per le vittime di Hiroshima di Penderecki per passare una serata di relax.

Al contrario del pubblico, la maggior parte degli autori "seri" vuole invece il riconoscimento dei propri pari. Il successo di vendita è importante, ma non quanto l'accettazione nel gruppo delle "menti fini".
Era così ai tempi di Dante e Petrarca, è così anche adesso. Dante non scriveva per ricevere gli elogi dell'uomo di strada, ma per ottenere influenza nella ristretta cerchia di letterati di cui faceva parte. Manzoni ha certamente reso il romanzo più "popolare" e comprensibile anche per l'italiano meno colto, ma non l'ha fatto per "vendere": aveva un ben preciso obiettivo intellettuale (pienamente centrato).

Premi come lo Strega danno a certi libri quella "patina intellettuale" che alcuni autori agognano.
Poi fa niente che il libro autopubblicato di un perfetto sconosciuto su Amazon abbia venduto dieci volte tanto.

Re: L'irrilevanza della letteratura

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Mid ha scritto: È il motivo per cui la narrativa di genere, anche di scarsa qualità, vende più della narrativa non di genere. È il motivo per cui una buona fetta della gente che va in libreria negli ultimi anni compra fumetti e manga.
Sarò di parte, ma dissento totalmente. Per fortuna esiste qualità sia nella narrativa di genere che nel fumetto.
Con elevata probabilità non nel manga, tranne le dovute eccezioni, ma nel graphic novel la qualità c'è eccome, sia nelle tematiche, che nella narrazione. Per il tratto grafico è solo questione di gusto personale, ma dietro ogni storia c'è grande lavoro di documentazione, ricerca, scrittura, editing. Senza contare la grande selezione a monte da parte degli editori e l'elevato controllo in ogni fase di realizzazione
Quindi la qualità c'è, eccome! E non sempre nella scrittura e nelle tematiche di questa tipologia di letture il lettore cerca "conforto", perché non è affatto detto che la narrativa di genere e il graphic novel non trattino tematiche profonde o sociali. Ormai non sono più, o non sono solo, generi o letture di puro "intrattenimento"!

Re: L'irrilevanza della letteratura

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@ElleryQ pienamente d'accordo.

Per "narrativa di genere" pensavo soprattutto a quella seriale (es. Harmony e compagnia bella). Ovvio che ci siano opere valide anche lì. E di manga validi ce n'è, non meno che graphic novels (penso alle opere di Junji Ito o di Jiro Taniguchi).

Il fatto è che con la narrativa di genere comunque il lettore sa cosa aspettarsi. Se compri un Giallo Mondadori non ti ritrovi all'improvviso nel bel mezzo di una space opera, o di un pippone esistenzialista di 1200 pagine.

In quel senso parlo di "conforto": si possono sovvertire i tropi di un genere, ma si resta comunque legati a quel genere, e il lettore si ritrova in un ambito che già conosce e che quindi fa meno fatica ad accettare.

Re: L'irrilevanza della letteratura

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Io sono d’accordo sulla questione che i grandi numeri difficilmente (ma capita) li fanno i testi di qualità, ma mi riferivo alle valutazioni negative date a testi premiati.
Proprio perché non li comprano chi cerca intrattenimento, hanno un pubblico che si aspetta un’opera di un certo livello ma, stranamente, spesso hanno recensioni negative. Quindi o i lettori che cercano qualità non hanno le capacità per capire se c’è, o chi assegna i premi non è così attendibile.
Io una mia opinione la ho, ma la tengo per me.
Riguarda i manga non sono d’accordo, i testi nipponici sono, a mio modestissimo parere, spesso di grande qualità, molto più degli occidentali. Certo non quelli per bambini, ma anche lì sono coerenti col target. 

Re: L'irrilevanza della letteratura

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Fabioloneilboia ha scritto: Riguarda i manga non sono d’accordo, i testi nipponici sono, a mio modestissimo parere, spesso di grande qualità, molto più degli occidentali.
Per alcuni titoli, certamente. Ma a eccezione delle opere di alcuni autori, la maggior parte dei manga presenta storie formulaiche e piuttosto prevedibili. Il 100% degli shōnen fantastici ha protagonisti maschili che progrediscono a suon di combattimenti. Il 100% degli shōjō romantici ha episodi ambientati a Natale e San Valentino. Le eccezioni sono pochissime.
Il "conforto" di quelle opere sta proprio nel fatto che il lettore sa cosa aspettarsi.
Fabioloneilboia ha scritto: Quindi o i lettori che cercano qualità non hanno le capacità per capire se c’è, o chi assegna i premi non è così attendibile.
Oppure i lettori hanno ragione e chi assegna i premi lo fa solo perché deve farlo. Devo essere sincero, mi sono allontanato negli ultimi anni dalla scrittura "autoriale", perché più e più volte in passato ho notato che certe opere sembravano insincere e pretenziose, con autori che attraverso le pagine si atteggiavano a soli depositari della verità; oppure con prosa e trame al limite dell'assurdo solo per il giusto di lasciar trasparire la propria cultura.

Non è quello che fa per me. E in quei casi capisco il motivo di certe recensioni negative.

Re: L'irrilevanza della letteratura

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Mid ha scritto: Le eccezioni sono pochissime.
Il "conforto" di quelle opere sta proprio nel fatto che il lettore sa cosa aspettarsi.
In realtà dipende... shōnen e shōjo "classici" sono ormai un po' passati di moda, tranne alcune eccezioni. Credo che gli adolescenti di oggi cerchino qualcosa di più vicino alla loro realtà. Tant'è che una delle miniserie (pensata sullo stile dei manga shōnen-ai, benché non orientale) più vendute in libreria negli ultimi tempi è stata Heartstopper, della britannica Alice Oseman, nata in origine come web comic. Tratta temi come omosessualità, anoressia, bullismo. Insomma, non proprio una comfort zone per gli adolescenti, ma molto più vicina al loro vissuto. Comunque non vorrei dirottare l'argomento del Topic sul fumetto, pur essendo parte integrante del panorama editoriale. Qui stiamo disquisendo dei premi letterari.
Mid ha scritto: ho notato che certe opere sembravano insincere e pretenziose, con autori che attraverso le pagine si atteggiavano a soli depositari della verità; oppure con prosa e trame al limite dell'assurdo solo per il giusto di lasciar trasparire la propria cultura.

Non è quello che fa per me. E in quei casi capisco il motivo di certe recensioni negative.
Su questo concordo.  (y)
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