Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

26
Ged ha scritto: Di una famosa casa editrice che pubblica saggistica, so per certo che chiede soldi per le copie e/o per l'acquisto del codice ISBN. 
Premettendo che saggistica ed editoria scientifica (o accademica) fanno eccezione per prassi anche quando si tratta di CE specializzate (vale pure per le riviste scientifiche, per cui l'autore paga addirittura fino a 5.000 euro), parli per esperienza diretta?
Inoltre, mi sembra strano che chiedano all'autore l'acquisto del codice ISBN, alcuni chiedono al limite l'acquisto dei bollini SIAE, che è assolutamente facoltativo e comunque irrisorio (credo 0,031 euro a bollino).

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

29
Mi riallaccio a questo post perché ho ricevuto una proposta di pubblicazione con obbligo di acquisto di 100 copie da una casa editrice media classificata ovunque come free, per un loro marchio editoriale storico, molto noto e di ottima reputazione, nel senso che nessuno supporrebbe mai che un libro pubblicato con loro sia eap (anche perché nel catalogo hanno molti autori stranieri di successo nei rispettivi paesi, nonché autori italiani che pubblicano anche con le big). Infatti mi ha davvero stupito la richiesta di un contributo, cosa che appunto da loro non avrei mai sospettato.

Decisione non facile: ho anche una proposta (questa free) da una casa editrice minuscola e sconosciuta, ma ovviamente pubblicare con un marchio che conoscono tutti è molto diverso rispetto a uno che non conosce nessuno. Più che altro la casa editrice che mi chiede l'acquisto di copie è una che i libri li vende, che ha un fatturato piuttosto alto, di cui trovi i libri sugli scaffali di tutte le librerie, che tutti conoscono e a livello di "prestigio" è come dire di aver pubblicato con Sellerio o Neri Pozza, per intenderci (non è una di queste due, ma come qualità del marchio è simile).

Non male per esordire, insomma. Però chiedono il contributo. Più che altro il mio timore è che, se lo chiedono a me, magari hanno iniziato a chiederlo anche a molti altri esordienti, e quindi hanno deciso di "suicidarsi" a livello di reputazione perché prima o poi, se questa pratica diventa stabile, nell'ambiente si verrà a sapere. Con tutte le ricadute negative del caso.

A meno che davvero - come sospetta l'autore del post - davvero chiedere contributi agli esordienti stia diventando pratica comune anche tra le case editrici grandi e "insospettabili", data la crisi nera del mercato editoriale, ma nel caso è ovvio che la cosa sia tenuta ben nascosta sia da editori che da autori. Mah, per ora con questa "insospettabile eap, o meglio doppio binario" ci siamo solo sentiti in una brevissima telefonata e aspetto la bozza di contratto, poi capirò il da farsi.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

30
Io non avrei dubbi a rifiutare, si trattasse anche di Mondadori. 
Perché continuare a foraggiare un mercato delle vacche così becero?
Di più, farei nomi e cognomi. Per citare la Murgia, il mondo deve sapere.

Anche per te stesso: avrai sempre il dubbio di essere stato "scelto" per i soldi e niente più.
Se la piccola casa editrice non ti convince, vai avanti con la ricerca. 

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

31
@Darksy, però se ho ben capito tu stai parlando di una CE "media" e non big, giusto?
O meglio, se parli di una come Sellerio o Neri Pozza, si tratta in realtà di piccola editoria. 
Il fatto che esse siano molto note trae in inganno, ma non si tratta affatto di media editoria. Sono piccoli editori di qualità, molto noti.
Ora, ciò non toglie che questi marchi siano generalmente Free, ma può capitare che piccoli editori noti "retrocedano" qualitativamente o diventino persino a doppio binario. Purtroppo succede anche con alcune medie CE, oppure accade che queste aprano etichette secondarie a pagamento, per non "sporcare" la loro reputazione, ma intanto fanno cassa dirottando lì gli autori che non rientrano tra quelli che pubblicherebbero gratuitamente.
Senza dubbio ciò è sgradevole e io ti suggerirei di riportare la tua esperienza nel topic specifico di quella CE.
Qui, però, è bene chiarire la differenza, perché se le CE che poni come paragone sono quelle citate, non stiamo parlando né di big (come cita il titolo del topic), né di media editoria.
Quello da cui hai ricevuto proposta di pubblicazione free, invece, sarà un micro editore. Al quale bisogna quantomeno rendere atto di non essere a pagamento.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

32
@ElleryQ dire che Sellerio e Neri Pozza siano piccole mi sembra un tantino esagerato. Si tratta di editori che fatturano milioni di euro all’anno, peraltro Camilleri ha venduto più di 20 milioni di copie con Sellerio.
Detto questo, 100 copie magari te le rivendi pure senza perdere soldi, ma non è affatto bello sentirsi costretti. Purtroppo lo stato dell’editoria in Italia non sorprende più nessuno. Gli autori sono disposti a spendere come non ci fosse un domani e la concorrenza è tanta. Vedo puntualmente pubblicità sui social di autori famosi, pagata da loro stessi, per confrontarsi in questo mondo è giusto aver chiara la situazione.
Del resto andare in giro per la Penisola a fare cento presentazioni, spendendo migliaia di euro, viene ben visto, ma in fondo si tratta sempre di metter mano al portafoglio, in un modo o nell’altro.
Non c’è niente di male a investire soldi, il problema è che molti lo fanno semplicemente per farsi leggere, rimettendoci denaro. Il discorso è sempre lo stesso: ne vale la pena? Io rispondo in modo equilibrato, ognuno coi propri soldi può farci ciò che vuole. Quindi, se ti renderebbe felice pubblicare con loro spendili e ordina le 100 copie. Se la situazione ti fa arrabbiare, gira al largo.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

33
Fabioloneilboia ha scritto: dire che Sellerio e Neri Pozza siano piccole mi sembra un tantino esagerato. Si tratta di editori che fatturano milioni di euro all’anno, peraltro Camilleri ha venduto più di 20 milioni di copie con Sellerio.
È un discorso affrontato più volte. Per la Camera di Commercio è piccola impresa quella che fattura meno di 10 milioni di euro.
Ora, sarà pure che Sellerio è borderline: nel 2022 li ha risuperati di poco (10.231.098,00) dopo una flessione rispetto al 2019 (11 mln circa) e al 2016 in cui si classificava media a pieno titolo (20 mln), ma Neri Pozza di certo no (si aggira attorno ai 6 milioni e poco più). Nel 2023 non saprei, ma ne dubito.
Fabioloneilboia ha scritto: Del resto andare in giro per la Penisola a fare cento presentazioni, spendendo migliaia di euro, viene ben visto, ma in fondo si tratta sempre di metter mano al portafoglio, in un modo o nell’altro.
Assolutamente no. Un autore invitato ha la copertura totale delle spese, come minimo. Altre volte anche un gettone di presenza. Altrimenti farebbe un altro mestiere.
Non è la CE a sostenere le spese, se non in rari casi, ma chi invita l'autore certamente sì! Ovviamente io dico questo in base alla mia esperienza, di altri non posso sapere. Ma se fosse diversamente andrei in perdita e, ripeto, a questo punto farei altro.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

34
La notizia che case editrici - non importa se piccole o medie secondo i criteri delle Camere di Commercio - che fatturano milioni ogni anno, ricorrano al ricatto dell'acquisto obbligatorio di copie per pubblicare un autore esordiente o comunque sconosciuto, mi lascia basito. La situazione di questo mercato delle vacche diventa ogni giorno più insostenibile, e ogni giorno si rinforza la mia convinzione che spendere, a qualsiasi titolo, soldi per essere pubblicati renda gli autori corresponsabili di questo andamento.
Chi lavora, con le mani o con la testa, qualsiasi sia il genere di lavoro, deve essere pagato. Pagare per lavorare, soprattutto se si tratta, come accade in questo settore, di anticipare 100 per incassare 10 o niente nei tempi futuri, è assurdo, e remunera solo una congrega di marpioni.
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

35
ElleryQ ha scritto: Ovviamente io dico questo in base alla mia esperienza, di altri non posso sapere. Ma se fosse diversamente andrei in perdita e, ripeto, a questo punto farei altro.
Mi apri un mondo. Davo per scontato che chi girasse per presentazioni, fatti salvi nomi notissimi, lo facesse con l'unico obiettivo della vendita copie (e dunque di fatto in modo antieconomico, perché viaggiare costa tanto ). 

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

36
Cheguevara ha scritto: La situazione di questo mercato delle vacche diventa ogni giorno più insostenibile, e ogni giorno si rinforza la mia convinzione che spendere, a qualsiasi titolo, soldi per essere pubblicati renda gli autori corresponsabili di questo andamento.
Esatto. Questo è un aspetto, come autori, di cui dovremmo prendere più consapevolezza. (Sempre che all'individuo freghi qualcosa del mondo fuori di sé, cosa ormai non così comune). 

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

37
ElleryQ ha scritto: solutamente no. Un autore invitato ha la copertura totale delle spese, come minimo. Altre volte anche un gettone di presenza. Altrimenti farebbe un altro mestiere.
Non è la CE a sostenere le spese, se non in rari casi, ma chi invita l'autore certamente sì!
Scusa Boss, ma la copertura delle spese credo la offra solo le big (che ovviamente se lo possono permettere). Poi non credo che se sei un esordiente/sconosciuto le librerie (quelle dei grandi circuiti almeno) paghino per ospitare il tuo evento. Anzi, è già tanto se ti fanno il favore di farti la presentazione. Forse le piccole librerie di quartiere potrebbero rendersi disponibili, anche per farsi pubblicità e attirare potenziali clienti.
Dalla mia esperienza, ho il testo d'esordio distribuito da Messaggerie ma dai punti vendita Mondolibri o La Feltrinelli finora ho solo preso portoni in faccia.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

38
@ElleryQ conosco diversi autori che fanno anche 50 presentazioni l’anno o più senza avere nessun rimborso spese o gettone di presenza. È una scelta, del resto pensa anche tu stesso quante ne potresti organizzare in più a tue spese. Conviene economicamente? Ovvio che no. Ma, evidentemente, molti pensano che possa convenire per trovare editori migliori o scalare posizioni all’interno della stessa casa editrice. Perché puoi pure arrivare in libreria, ma anche lì conta chi è più in vista degli altri libri.
Come diceva @Cheguevara è un mondo assurdo. L’impressione che mi sono fatto io è che in molti usano la scrittura come un lavoro di facciata, per ottenere un vero ritorno economico facendo altri lavori nel mondo dell’editoria. Ho letto fin troppe volte di editor che si vantano di aver pubblicato con big, in modo da farsi pagare molto di più. Ma non mi riferisco solo a quelli.
Poi ci sono i veri autori ma, purtroppo, devono confrontarsi sul mercato con soggetti che spendono migliaia di euro con in mente obiettivi diversi dai propri.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

39
@MadTeacher esperienza analoga, non nel senso che non me le vogliono far fare, ma tra chi ha chiesto l’esclusiva assoluta (ovvero unica presentazione), chi soltanto se si trattava di prima presentazione, chi di compilare schede col numero di pubblico e altre robe simili, onestamente pare che mi debbano fare un favore.
A questo punto me le organizzo in altri posti che non sono librerie e peggio per loro.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

40
Dal punto di vista della casa editrice, io capisco che pubblicare un esordiente sia sempre un rischio, a meno che non sei un influencer e quindi puoi garantire già un certo pubblico di lettori.

Del resto, perché le piccole case editrici ti pubblicano gratis? Perché contano che almeno 100 o 200 copie tra amici e conoscenti riuscirai a farle vendere. L'editore rientra delle spese con un piccolo margine ed è soddisfatto così.

Io penso che, in qualsiasi modo decidi di farlo, abbia senso pubblicare solo se punti a vendere migliaia di copie. Con la consapevolezza che sarà difficilissimo, certo. Prendiamo il caso del self-publishing: anche lì, credo che sia relativamente facile piazzare il centinaio di copie tra i conoscenti. Ma poi tutto finisce lì. Per andare oltre, bisogna mettere in conto di investire migliaia di euro come farebbe una casa editrice, sia per la cura del prodotto editoriale, sia per la promozione. Al mito del passaparola che ti fa vendere senza alcuna spesa io non ci credo, o meglio quello è un meccanismo che esiste, ma si può mettere in moto solo dopo che c'è stato un investimento promozionale iniziale per far conoscere il libro.

Non so ancora se accettare o meno la proposta della buona casa editrice che si è messa a fare il doppio binario. Se la proposta fosse senza richiesta di contributo, non ci sarebbe neanche da pensarci: marchio conosciuto, ottima reputazione, i loro libri si trovano ovunque, nel catalogo ci sono scrittori affermati sia all'estero che in Italia. Cosa chiedere di meglio, per esordire da totale sconosciuto? Solo la big, ma è quasi impossibile arrivarci a meno appunto di essere un influencer, un vip o un self-publisher che ha già venduto molto.

Dato che al contrario mi viene chiesto di sborsare, devo capire appunto se è un investimento sensato o meno. Con una casa editrice notoriamente eap ovvio che non lo sarebbe, ma appunto perché finisci dentro un catalogo di libri mediocri, di un marchio mediocre, che tutti sanno essere stati pubblicati a pagamento. Qui la questione potrebbe essere diversa, indagherò.

Di base ormai sono quasi due anni che cerco di pubblicare e ho capito che di "mecenati illuminati" nell'editoria non ne esistono, la casa editrice che scommette sull'esordiente investendoci sopra migliaia di euro è una favola, o forse una cosa che accade ogni dieci o vent'anni se proprio un editore si innamora follemente di un testo (può succedere, certo, ma in rarissimi casi). Le agenzie letterarie vogliono i tuoi soldi, le scuole di scrittura vogliono i tuoi soldi, gli editor freelance vogliono i tuoi soldi, le case editrici vogliono i tuoi soldi, pure Amazon vuole i tuoi soldi (pure se te ne lascia parecchi, se vendi). Prima o poi, qualcosa devi investire. Tutto sta a capire come farlo in modo intelligente, ma qualcosa devi investire in ogni caso.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

41
Sineddoche  ha scritto:Mi apri un mondo. Davo per scontato che chi girasse per presentazioni, fatti salvi nomi notissimi, lo facesse con l'unico obiettivo della vendita copie (e dunque di fatto in modo antieconomico, perché viaggiare costa tanto ). 
Certo, l'obiettivo è la vendita delle copie. Ma sarebbe assurdo far vendere all'editore le copie del libro e svenarsi per questo.
Ci sono casi in cui l'editore sostiene le spese dell'autore (in genere la presentazione di lancio del libro e qualche altro caso), in tutte le altre circostanze è chi organizza l'incontro e invita l'autore a doverne sostenere le spese. 
MadTeacher ha scritto:Scusa Boss, ma la copertura delle spese credo la offra solo le big (che ovviamente se lo possono permettere). Poi non credo che se sei un esordiente/sconosciuto le librerie (quelle dei grandi circuiti almeno) paghino per ospitare il tuo evento. Anzi, è già tanto se ti fanno il favore di farti la presentazione.
Fabiolineilboia ha scritto:@ElleryQ conosco diversi autori che fanno anche 50 presentazioni l’anno o più senza avere nessun rimborso spese o gettone di presenza. È una scelta, del resto pensa anche tu stesso quante ne potresti organizzare in più a tue spese. Conviene economicamente?
@MadTeacher dipende da quali sono le "Piccole" alle quali ti riferisci. Se sono le piccole da milioni di euro offrono la copertura a qualsiasi autore (esordiente incluso) in alcuni casi, come dicevo. Per il resto le spese sono a carico di chi organizza. Diversamente sarebbe come se io ti invitassi a pranzo e poi ti dicessi: "Però la spesa me la fai tu e ti cucini il pasto, io ti offro solo il posto a sedere".
Per le librerie, a maggior ragione quelle di grande circuito dovrebbero sostenere le spese, è più facile che sia la piccola libreria di quartiere a non poterlo fare. Poi se sei tu a proporti il fatto cambia: un conto è se è la libreria a invitarti, un conto è se sei tu a chiedere.

@Fabioloneilboia certo, ognuno può agire e spendere come meglio crede, come tu stesso dici. Per me sarebbe assurdo farlo.
Alle 50 presentazioni arrivo, se includo anche quelle in cui librerie e fiere sono nella mia zona. Certamente per quelle non chiedo rimborso, né lì dove chiedo io di organizzare (ma sempre nella mia zona e tramite le mie conoscenze dirette). Se vado e vengo in mezza giornata nella mia stessa provincia sarebbe strano chiedere il rimborso, ma mi accerto che i libri siano stati ordinati. Purtroppo c'è chi organizza per coprire un calendario di eventi e non si preoccupa affatto di ordinare i libri, o dà per scontato che li porti l'autore (e già in quel caso l'autore ha un ritorno se l'evento è nelle sue zone).
È tutta una questione di punti di vista: potrei anche fare 1000 presentazioni l'anno, a mie spese, ma no grazie. Tanto più che nessuno può garantirti che tutti i partecipanti acquisteranno e a quel punto hai solo speso senza neanche vendere (o meglio, fare vendere all'editore) una copia.
In tal caso, anche fare 1000 presentazioni non ti darebbe un tornaconto. Visibilità? Non è affatto detto.
Poi, ripeto, autori big, esordienti, emergenti, e chiunque sia, ognuno agisce come meglio crede. "Dove c'è gusto non c'è perdenza" si dice. Personalmente preferisco non girare l'Italia o l'estero a mie spese.  :)

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

42
Darksy ha scritto: Dato che al contrario mi viene chiesto di sborsare, devo capire appunto se è un investimento sensato o meno.
Secondo me questa non è l'unica domanda che dovresti farti, e non è neanche la più importante .

Dovresti chiederti se è eticamente accettabile un sistema in cui a pagare è l'autore, e poi chiederti se vuoi far parte di quel sistema, rinforzandolo.

Ognuno di noi può far poco, è vero; ma quel poco può farlo. 

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

43
Sineddoche ha scritto: Dovresti chiederti se è eticamente accettabile un sistema in cui a pagare è l'autore, e poi chiederti se vuoi far parte di quel sistema, rinforzandolo.
Cosa intendi per discorso etico? Di base, l'editoria funziona come qualsiasi altro settore industriale: qualcuno investe nella produzione in serie e nella promozione di un prodotto e ha un ritorno economico dalla vendita di quest'ultimo. Di base, conta solo se poi questo ritorno economico c'è oppure no.

Se pubblico in self, ad esempio, tutto l'investimento (in lavoro e in soldi) ricade sull'autore, che appunto fa da editore di se stesso. Io non trovo nulla di immorale nell'eap in sé, è soltanto un pessimo investimento per l'autore nel senso che quasi mai un libro pubblicato in eap diventa poi un bestseller (tra i pochi casi celebri in cui è capitato, Gli indifferenti di Moravia).

Se pensiamo al cinema, moltissimi registi hanno autoprodotto le proprie opere iniziali o le co-producono, e nessuno trova nulla di poco etico in ciò. Conta solo se poi guadagnano abbastanza da poter realizzare un altro film, oppure no. 

Secondo me l'unica cosa poco etica, o meglio distorsiva, dell'editoria è che si tratta di un settore pieno di gente che cerca il guadagno non dalla vendita del prodotto-libro, ma altrove. Le eap cercano di minimizzare il rischio imprenditoriale, che è un comportamento comprensibile e anzi intelligente dal loro punto di vista, però non sfruttano questa condizione favorevole di partenza per cercare anche un guadagno sulle vendite. 

E del resto è per questo che, giustamente, gli autori odiano l'eap: quasi mai i soldi investiti ti ritornano in tasca. Ma questa è appunto una scelta delle case editrici eap, non è per forza detto che debba essere così. Nel cinema, appunto, non funziona così.    

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

44
Darksy ha scritto: Se pensiamo al cinema, moltissimi registi hanno autoprodotto le proprie opere iniziali o le co-producono, e nessuno trova nulla di poco etico in ciò. Conta solo se poi guadagnano abbastanza da poter realizzare un altro film, oppure no. 
Però il tuo esempio calza con il parallelo del self publishing, che va benissimo. 

Diverso è il caso di una c.e. (o casa di produzione cinematografica) che chiede all'artista di pagare.

Accetteremmo che un'impresa ci chiedesse soldi per lavorare alle sue dipendenze, dal momento che ciò farebbe curriculum e ci permetterebbe di avere (forse) carriera in futuro?
Io no, non lo troverei eticamente accettabile per una questione di dignità del lavoro. Ma è, senz'altro, un'opinione. 

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

45
Darksy ha scritto: quasi mai i soldi investiti ti ritornano in tasca
Non so che tipo di esperienza tu abbia in questo settore, ma credo che tu stia equivocando in partenza. Per un esordiente pubblicato da una piccola o micro CE la vendita di 100-200 copie che tu dai quasi per scontata rappresenta un traguardo difficilmente raggiungibile. La media di vendite per un esordiente difficilmente raggiunge le 50 copie, in genere si ferma a 20-30, ma quelle poche copie che il pinco pallino sconosciuto riesce ad appioppare rompendo gli zebedei a parenti, amici e conoscenti che difficilmente le leggeranno dopo l'acquisto forzoso, consentono alla CE editrice non solo di pareggiare i conti, ma anche di guadagnare. Perché, col sistema attuato da quasi tutte del print on demand, la copia viene stampata solo dopo che l'acquirente l'ha ordinata e pagata. E succede spesso che CE di questo tipo, che pubblicano ogni anno centinaia di titoli, non paghino poi neanche le scarse royalties all'autore. Le migliaia, o decine, o centinaia di migliaia di copie, le vende solo chi è promosso a livello di media a diffusione nazionale. Questa è la vera, triste, dura realtà
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

46
@Darksy  mi limito a dire cosa farei io, usando come esempio una delle CE da te citate.
Se Sellerio mi chiedesse l'acquisto di 100 copie per essere pubblicato ne sarei negativamente sorpreso ma accetterei, a patto però di uscire nella sua collana principale, insieme quindi a nomi come Camilleri e Zampini, o esordienti come Zannoni e Ferrari.
La chiave però sta tutta nel "negativamente sorpreso": non mi riesco infatti a immaginare una CE che fattura milioni di euro (poco importa se sufficienti o meno a essere definita di media grandezza) che ne chiede a me mille manco fosse una micro qualsiasi. Che editing o campagna marketing posso mai aspettarmi con questa premessa?
Purtroppo, anche se capisco perché tu non voglia fare nomi, senza sapere di chi si tratta è dura fare una valutazione oggettiva.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

47
Cheguevara ha scritto: Per un esordiente pubblicato da una piccola o micro CE la vendita di 100-200 copie che tu dai quasi per scontata rappresenta un traguardo difficilmente raggiungibile.
Dipende dalla "Piccola". Se fattura 6 mln di euro arrivi a vendere almeno tra le 500 e le 1000 copie, perché un minimo di promozione la farà, se ti pubblica a sue spese. Con una micro arriverai a vendere tra le 100 e le 200 (o poco più), ma al di sotto ha davvero poco senso anche per lo stesso micro editore, che da 20 copie ci ricava ben poco.
Io, però, mi interrogherei più sul fatto se una CE, piccola fino a 10 mln di euro o media che sia, promuoverà davvero il libro, se è l'autore ad acquistare una parte delle copie. Farà davvero il minimo indispensabile, come qualsiasi altra EAP.
Un po' di anni fa mi fu proposto di pubblicare con una CE media appartenente a un gruppo editoriale. All'epoca ancora piuttosto nota, oggi in declino e con una costola a pagamento. Mi dissero che avrei pubblicato senza spese, ma che non dovevo pretendere anticipi (e va bene, avrei pure accettato), né promozione. Dissi che almeno un minimo di promozione mi sembrava la norma, da parte loro, così come il normale pagamento delle royalties post vendita (non anticipo quindi). Sparirono immediatamente. 
Se avessi pubblicato con loro, il libro sarebbe morto là.
Idem con una piccola ma nota, che mi avrebbe anche riconosciuto l'anticipo, ma per il resto non avrebbe fatto il minimo di promozione. Poi il Covid l'ha messa in crisi.
Ovviamente all'epoca pensai di aver perso chissà quali grandi occasioni, mentre il tempo mi ha dato ragione.
GeorgeBest83 ha scritto:Purtroppo, anche se capisco perché tu non voglia fare nomi, senza sapere di chi si tratta è dura fare una valutazione oggettiva. 
Sono concorde. Se @Darksy vuole e può, potrebbe raccontare la sua esperienza (cioè di aver ricevuto la proposta) nel topic apposito.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

48
Il fatto è che, come capirete, per me avrebbe senso accettare di pubblicare con questa insospettabile eap - che, ripeto, finora ha un catalogo e una distribuzione molto buoni - se la sua reputazione restasse buona. Farò il nome qualora decidessi di non accettare, ma in caso contrario sarebbe come bruciare i miei stessi soldi. L'aspetto più precario di questo investimento, appunto, è legato alla reputazione del marchio. Che oggi è ottima, io stesso possiedo vari libri di questa casa editrice, ma fra un anno o due chissà.

Re: È vero che anche le grandi case editrici sono eap?

50
Darksy ha scritto: L'aspetto più precario di questo investimento, appunto, è legato alla reputazione del marchio. Che oggi è ottima, io stesso possiedo vari libri di questa casa editrice, ma fra un anno o due chissà.
Credo che allora il punto sia: ha senso rischiare di bruciare un romanzo e un migliaio di euro circa per fare 'curriculum' (poter cioè vantare, quanto andrai a proporre altrove i tuoi prossimi manoscritti, la pubblicazione con questa CE)?

Non è una domanda retorica. Se per te la risposta è sì, procedi pure. Se però sei il primo a non esserne convinto...
Rispondi

Torna a “Discussioni varie sul mondo editoriale”