La maleducazione delle case editrici

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Penso che tutti qui abbiano almeno una volta inviato un manoscritto ad una CE e si siano informati sulle modalità e tempistiche di risposta. E penso che il 99% di loro si sia imbattuto nella politica del “se ci interessa ti rispondiamo entro 6 mesi altrimenti, se non senti nulla, considerati rifiutato”

Volevo sfogare con voi l’amarezza per questa forma di notevole maleducazione.

Gli editori dovrebbero chiarirsi le idee e capire che se riescono a vivere è perché ci sono (poche) persone che comprano i loro libri e molti (troppi) autori che li scrivono. Siccome ricevono centinaia di proposte ogni anno, è ovvio che non le pubblicheranno tutte e che necessiteranno di tempo per valutarle, ma perché devono essere così cafoni da non rispondere in caso di rifiuto?

Se tu editore trovi 10 libri su cui puntare è perché 100 autori si sono proposti a te per permetterti la selezione dalla quale estrarrai i 10 che ti tengono a galla. Quindi non devi solo ringraziare i promossi ma pure i bocciati. E l’unico modo civile e non dispendioso di farlo è informarli del rifiuto.
Invece il 99% degli editori manco si sforza di contattarli per dirglielo.
Come se scrivere una email di una riga dicendo “La ringraziamo ma non è di nostro interesse” avesse un costo troppo elevato. Mediamente quanti giorni lavorativi richiederà la valutazione di un manoscritto? Non credo meno di 2-3. Quindi un editore è disposto a investire/sprecare 2-3 giorni-uomo di un suo valutatore ma non i 30 secondi necessari per rispondere con una email all’autore!

Capisco che ci sia il rischio che il rifiutato “attacchi bottone” e cerchi di far cambiare idea all’editore scrivendogli continuamente, facendogli stalking, ecc. Capisco che si potrebbe generare nell’autore un nervosismo che non si vuole affrontare. Ma ogni dominio di posta possiede l’indirizzo del tipo no-reply@mondadori.it quindi basta inviare la comunicazione da quella casella e si evitano fastidiose liti con l’autore rifiutato!

L’autore ha lavorato mesi, forse anni su un libro. Lo ha fatto gratuitamente, senza alcun ritorno. E questo lavoro l’ha fatto anche per te, editore, che potresti trarne vantaggio. E tu potresti almeno usargli la cortesia di informarlo del rifiuto in modo che non stia lì mesi ad aspettare, magari col dubbio che la risposta non arriva non perché rifiutato, ma perché l’email col manoscritto è andata perduta per qualche ragione…

Se avessi una CE imporrei questa come regola fissa ai valutatori. E per di più ne aggiungerei un’altra: nel feedback inviare anche una piccola scheda sommaria sull’opera rifiutata. Questo allo scopo di aiutare l’autore a capire il perché è stato respinto. Suppongo che questa scheda già venga compilata dal valutatore e archiviata da qualche parte in ufficio. Non posso credere che una CE professionale passi ad un valutatore un testo e poi si limiti a chiedergli se si può pubblicare e si accontenti di un “NO”...quindi suppongo che di solito il valutatore motivi ai suoi responsabili il perché ha bocciato l’opera. Anche solo per tenere traccia del fatto che ha veramente letto il testo e veramente lo ha studiato.
Quindi aiutare l’autore a capire i suoi errori o i suoi limiti è un modo di ringraziarlo per l’opportunità che ti ha dato.
Inoltre se questo autore facesse tesoro dei consigli e migliorasse col tempo diventando capace di scrivere finalmente un gran bel romanzo, a quale editore lo proporrebbe per primo? A quello che non lo ha nemmeno degnato di una risposta sul rifiuto o a colui che lo fece e lo aiutò a crescere?

Re: La maleducazione delle case editrici

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In linea teorica e morale è tutto legittimo, ma bisogna partire dal presupposto che solo una percentuale minima di manoscritti viene letta e molto più del 90% viene scartata. E la colpa non è degli editori, ma la percentuale impubblicabile di testi che la gente gli invia.
Una mail costa poco, ma migliaia richiedono denaro. Negli ultimi anni ci sono semplicemente troppi manoscritti.
Del resto se la cosa non piace si può benissimo pubblicare in autonomia. Una volta tanto voglio spezzare una lancia in favore delle case editrici, nessuno è obbligato a rivolgersi a loro.

Re: La maleducazione delle case editrici

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Se gli autori, terminato un manoscritto, evitassero di intasare le caselle di posta degli editori spammandolo a destra e a manca senza nemmeno prendersi cura di consultare i cataloghi, le case editrici non sarebbero sommerse ogni giorno di materiale, in buona parte inutile, e potrebbero forse avere tempo di leggere le mail, dare un'occhiata ai manoscritti e, magari, anche di rispondere. Ma finché l'autore, conclusa la sua dettagliatissima opera sulla coltura del Prunus amygdalus, continuerà a spedirla, a danno di se stesso e dei suoi colleghi, a editori che pubblicano soltanto romanzi rosa o thriller, la situazione non cambierà mai.
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Re: La maleducazione delle case editrici

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@EmilyR Premesso che condivido in pieno le precedenti due risposte, mi permetto di aggiungere che forse le tue (giuste) rimostranze sono frutto di scarsa esperienza in questo mercato delle vacche che è diventata l'editoria nel nostro Paese. Una pletora di piccole CE che pubblica qualsiasi porcata le venga proposta, purché l'autore acquisti o faccia acquistare almeno una cinquantina di copie, perché hanno fatto investimenti zero sia sulla micro-impresa, che sull'autore medesimo, che diventa la vera fonte di guadagno non pagando esse nessuno, né i collaboratori, né le royalties, né le tasse. Le CE medie, quelle grandi e anche qualche piccola seria ormai, quando si tratta di autori non conosciuti, accettano solo proposte tramite agenzie, ma anche le agenzie serie scarseggiano come le CE serie.
Chi vuoi che perda tempo a risponderti, addirittura con giudizi e suggerimenti? Benvenuta nella realtà.
Mario Izzi
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Re: La maleducazione delle case editrici

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EmilyR ha scritto: ...
Devi considerare che la percentuale di manoscritti papabili è però estremamente ridotta. Gli editori ricevono tanti manoscritti imbarazzanti, lettere di presentazione di mitomani, roba scritta senza alcuna sintassi né costrutto e senza alcuna attinenza al loro catalogo. Se dovessero rispondere a tutti, e in più motivando le risposte, sarebbe quasi grottesco.

Per il resto, è vero che nel mondo dell'editoria c'è una sorta di maleducazione istituzionalizzata, ma poi ci si fa l'abitudine. Le felici eccezioni, in ogni caso, ci sono.

Re: La maleducazione delle case editrici

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Le vostre obiezioni sul fatto che ci sia troppa spazzatura inviata alle CE non c'entra nulla col punto della critica che rivolgo loro.

Riassumo per semplicità: se sono disposti a valutare un testo investendo/spendendo 2-3 gg di lavoro di un valutatore (che hanno un costo per l'azienda) non si capisce perché non siano disposti a spendere 30 secondi per rispondere con un semplice "La ringraziamo ma non lo abbiamo trovato di nostro interesse".

Su, per favore, non venitemi a parlare di costi....

Re: La maleducazione delle case editrici

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EmilyR ha scritto: Le vostre obiezioni sul fatto che ci sia troppa spazzatura inviata alle CE non c'entra nulla col punto della critica che rivolgo loro.

Riassumo per semplicità: se sono disposti a valutare un testo investendo/spendendo 2-3 gg di lavoro di un valutatore (che hanno un costo per l'azienda) non si capisce perché non siano disposti a spendere 30 secondi per rispondere con un semplice "La ringraziamo ma non lo abbiamo trovato di nostro interesse".

Su, per favore, non venitemi a parlare di costi....
In genere non inviano risposte anche perché nella maggior parte dei casi un semplice "la ringraziamo, ma non lo abbiamo trovato di nostro interesse" scatena il putiferio. L'aspirante autore parte a manetta a scrivere e-mail di invettive "perché non mi avete capito, o non mi avete letto davvero, altrimenti non direste così", oppure e-mail di richieste di spiegazioni "perché non è di vostro interesse? Come posso fare per migliorare?", o ancora e-mail di protesta "e ma se avete pubblicato X che è un libro brutto, perché il mio no?".
Succede questo, quasi sempre, e le case editrici hanno quindi preferito evitare di rispondere del tutto.
La loro presunta maleducazione, che sì, può dare fastidio specie a chi non conosce ancora bene il settore, deriva dall'infinita maleducazione a monte degli aspiranti autori, che in genere è di molto peggiore. ;(
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Re: La maleducazione delle case editrici

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Io credo che anche per le CE valga il detto: "Domandare è lecito, rispondere è cortesia". 
Non nel senso che le CE sono maleducate se non rispondono, ma che si distinguono per classe (che non è acqua, altro detto che non guasta richiamare) se rispondono anche con un semplice "la ringraziamo per l'invio, ma la sua opera non rientra nelle nostre scelte editoriali". 
Non credo che un programmino per rispondere automaticamente a determinate mail abbia un costo proibitivo, così come non credo che serva assumere una nuova risorsa per selezionarle. 
Gli aspiranti scrittori sono anche lettori, e non aggiungo altro :) . 
Già.

Re: La maleducazione delle case editrici

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@Ilaris Penso anch'io che una risposta automatica non costa nulla e permetterebbe all'autore di mettersi l'anima in pace e passare oltre. Ma sono anche d'accordo con chi pensa che la maggior parte di ciò che arriva spontaneamente alle CE sia ignobile spazzatura, e parlo con cognizione di causa avendo fatto, per un breve periodo, il valutatore per una piccola CE, che ha poi chiuso i battenti. E credo anche che uno che concepisca porcate del genere pensando di aver scritto un capolavoro, o  non è abituato a leggere libri, o non è in grado di vedere le differenze che lo separano da uno scrittore degno di questo nome. Se il mercato è diventato quello che è, la colpa non è soltanto di case editrici e agenzie.
Mario Izzi
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Re: La maleducazione delle case editrici

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Ilaris ha scritto: @Cheguevara 

io non sto difendendo gli aspiranti scrittori che scrivono cagate, sto solo cercando di dire che una mail automatica non si dovrebbe negare a nessuno, neanche ai porci, non fosse altro perché hanno speso del tempo a grufolare con "quelle" CE. 
Se inviassero la risposta automatica, però, gli autori avrebbero comunque di che lamentarsi lo stesso, con ogni probabilità. Direbbero che "rispondono anche ai porci", per l'appunto.

Re: La maleducazione delle case editrici

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Wanderer ha scritto: Se inviassero la risposta automatica, però, gli autori avrebbero comunque di che lamentarsi lo stesso,
E infatti sul forum precedente c'era una discussione interminabile che verteva su questo. 
Ma come, dopo tutta la fatica che ho fatto quelli nemmeno sono in grado di rispondermi a tono? 
Ma avranno letto il testo? 
Non potevano almeno spiegarmi cosa c'era che non andava? 
Costava tanta fatica redigere una paginetta spiegando dove e come si poteva migliorare il romanzo?
e via di questo passo...
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Re: La maleducazione delle case editrici

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Miss Ribston ha scritto: In genere non inviano risposte anche perché nella maggior parte dei casi un semplice "la ringraziamo, ma non lo abbiamo trovato di nostro interesse" scatena il putiferio. L'aspirante autore parte a manetta a scrivere e-mail di invettive "perché non mi avete capito, o non mi avete letto davvero, altrimenti non direste così", oppure e-mail di richieste di spiegazioni "perché non è di vostro interesse? Come posso fare per migliorare?", o ancora e-mail di protesta "e ma se avete pubblicato X che è un libro brutto, perché il mio no?".
Succede questo, quasi sempre, e le case editrici hanno quindi preferito evitare di rispondere del tutto.
La loro presunta maleducazione, che sì, può dare fastidio specie a chi non conosce ancora bene il settore, deriva dall'infinita maleducazione a monte degli aspiranti autori, che in genere è di molto peggiore. ;(
Esistono pur sempre la caselle di posta del tipo "no.reply@mondadori.it" che permettono di inviare una risposta mettendosi al riparo dalle polemiche dell'autore rifiutato...

Re: La maleducazione delle case editrici

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Wanderer ha scritto: Se inviassero la risposta automatica, però, gli autori avrebbero comunque di che lamentarsi lo stesso, con ogni probabilità. Direbbero che "rispondono anche ai porci", per l'appunto.
Questa ipotesi (che non è detto che valga per la maggioranza degli autori) non manleva comunque le CE dal rispondere.
Ognuno faccia la sua parte... quella della CE è di dare almeno una risposta ad ogni autore valutato... poi se qualcuno vorrà continuare a lagnarsi lo si può lasciare a cuocere nel suo brodo

Re: La maleducazione delle case editrici

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EmilyR ha scritto: quella della CE è di dare almeno una risposta ad ogni autore valutato
Ma perché dovrebbero sentirsi obbligati a farlo? Hai scelto tu di inviare un manoscritto, mica te lo hanno chiesto loro... 
Quelle che te lo chiedono espressamente sono le EAP, loro sì che ti rispondono, per di più con sollecitudine e cortesia: "Cara EmilyR, ma che splendido romanzo ci ha inviato! Stile impeccabile, storia originale, personaggi che ti rimangono scolpiti nel cuore: qui in casa editrice ce lo siamo strappati di mano e il giudizio è stato unanime: un vero capolavoro, degno delle migliori pagine del grande Adeodato Lampustri, il vincitore dell'ultima edizione del premio Petruzzellis della Gattinà, che lei di certo conoscerà.  
Non vediamo l'ora di pubblicarla, carissima: prima tiratura cinquantamila copie, che andranno esaurite in un baleno, vedrà!
Peccato soltanto che il costo della carta... la tipografia... il distributore... ma con un piccolo contributo di tremila euro per pagare soltanto le prime spese, ecco che il suo romanzo potrà farsi largo tra la pletora delle tante opere di qualità nemmeno paragonabile a quella della sua opera insigne, che rimarrà per sempre negli annali della letteratura italiana."
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Re: La maleducazione delle case editrici

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Marcello ha scritto: un vero capolavoro, degno delle migliori pagine del grande Adeodato Lampustri, il vincitore dell'ultima edizione del premio Petruzzellis della Gattinà, che lei di certo conoscerà.  
Non vediamo l'ora di pubblicarla, carissima: prima tiratura cinquantamila copie, che andranno esaurite in un baleno, vedrà!
Peccato soltanto che il costo della carta...
Arringa degna del direttore della Garamond-Manuzio nel "Pendolo di Foucault". 
Insieme alla terza parte degli "Esordi" di Moresco, è sempre la più onesta incursione su questo tipo di realtà editoriale. Nonostante gli annucci trascorsi.

Re: La maleducazione delle case editrici

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Mentre voi continuate a fare di tutta l'erba un fascio (chi manda i manoscritti non legge, scrive porcate, non si informa sul catalogo, è pretenzioso arrogante presuntuoso e non si lava, e perciò le CE, porelle, fanno bene a non rispondere) io dico che esistono anche gli ingenui (eh, direte voi, peggio per loro, mica le CE sono delle sante) che aspettano inutilmente  per sei/otto mesi, il tempo del silenzio /diniego, perché le CE non solo non leggono a prescindere, ma hanno problemi a sollevare il ditino per mandare una risposta automatica. Misteri della fede. 
Già.

Re: La maleducazione delle case editrici

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Mah, io sono di quelli che pensano che una risposta sia doverosa. Una CE può benissimo dire a chiare lettere - e alcune lo dicono - "non si accettano manoscritti non richiesti, non si darà alcuna risposta" e allora va benissimo. 
Ma se invece tu scrivi: "potete inviare i vostri manoscritti al seguente indirizzo e-mail: tolstoj-marzullo@cipeciop.com", allora uno straccio di risposta precompilata, noreply, no quello-che-ti-pare, secondo me hai il dovere di darla, per un minimo di rispetto.  

Re: La maleducazione delle case editrici

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@Ilaris Secondo me il mistero è perché, in presenza di una prassi consolidata e diffusa, c'è gente che aspetta sei/otto mesi una risposta, che potrebbe arrivare, come ormai noto, solo in presenza del raro caso di grande interesse da parte della CE. A me capita di fare, ogni tanto, qualche invio spontaneo, ma non sto certo in trepidazione ad attendere la risposta. Cerchiamo di stare con i piedi per terra.
Mario Izzi
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Re: La maleducazione delle case editrici

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Ilaris ha scritto: @Cheguevara
Il tema qui non è : "l'aspirante scrittore, anamnesi e cura di una patologia in forte crescita" ma "la necessità e i benefici a costo zero, per tutti, di una risposta automatica". 
Credo che all'origine della discussione ci sia un malinteso: in presenza di migliaia di invii spontanei, la stragrande maggioranza dei quali costituiti da porcate illeggibili, le case editrici se ne fottono. Non è un mistero e, sotto un certo aspetto, è anche comprensibile. L'unica domanda valida è: perché non informare che non si accettano manoscritti (molte CE lo fanno)? Risposta: per dare l'immagine di chi fa scouting e perché, non si sa, mai, qualche influencer con migliaia (meglio se milioni) di follower può capitare e far comodo. 
Mario Izzi
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