Re: La maleducazione delle case editrici

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Ci sono tante affermazioni ragionevoli e condivisibili in questa discussione, ma la trovo nel complesso un po' troppo scoraggiante nei confronti del povero aspirante. 
D'accordo nel non illudersi, ma se io capitassi per la prima volta su un forum di scrittura e leggessi gli interventi qui sopra, il messaggio che mi arriverebbe sarebbe più o meno: "non farti illusioni, povero untorello, non ti pubblicherà mai nessuno, se non a pagamento, o al massimo potrà prenderti in considerazione una piccolissima CE che cercherà di farti piazzare 50 copie ad amici e parenti". 
C'è a tratti anche un'eccessiva colpevolizzazione dei molesti aspiranti che infastidiscono le CE con i loro continui invii di manoscritti, ma quando uno fonda una CE che si aspetta che gli arrivino, arance? 
Insomma, se posso dare un consiglio non richiesto (e dunque molesto come un manoscritto): non bisogna illudersi ma neanche farsi smontare troppo facilmente, se uno è convinto di aver scritto un buon libro insista in tutti modi non scorretti che conosce per cercare di pubblicarlo.    

Re: La maleducazione delle case editrici

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@massimopud 

Rientra nella gavetta di ogni aspirante impiegare almeno 1-2 anni a inviare manoscritti a vuoto: è una situazione tipica. 
Nel frattempo, si ha il tempo di rivedere l'opera, di imparare dai propri errori (e dalle mancate risposte), e di seguire forum come questi. 

Poi, dopo 1-2 anni di mancate risposte, le strade sono quattro: o pubblicare con il microeditore delle 50 copie (l'unico che aveva risposto, guarda caso), o autopubblicarsi, o tentare la strada delle agenzie letterarie per avere accesso all'editoria di qualità, o provare con i concorsi e le riviste letterarie. Altre strade non ce ne sono, a meno che non si sia un influencer, un personaggio già conosciuto in altri ambiti, o non si abbia qualche santo in paradiso. 

Re: La maleducazione delle case editrici

78
Secondo me l'"educazione" non è il parametro corretto per valutare una CE, in quanto si tratta di un'azienda (per quanto di infime dimensioni) e non una persona. Qualcuno in precedenza ha parlato molto più propriamente di politica aziendale.
Una CE la cui politica aziendale è quella di dare una risposta sempre (per quanto standard e negativa) è da preferire a quella per cui vale il silenzio-dissenso, anche perché spesso specificano che "se non ricevi risposta entro 9 mesi vuol dire che il manoscritto è stato rifiutato". Ho accettato di aspettare per 9 mesi solo la nascita di mio figlio, tutto il resto può andare dove sappiamo.
Ripeto: ho cambiato idea in proposito. Le risposte di rifiuto standard le ritenevo oltraggiose. Oggi le ritengo il male minore, all'interno di un sistema gravemente malto.
Penny

Re: La maleducazione delle case editrici

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massimopud ha scritto: Insomma, se posso dare un consiglio non richiesto (e dunque molesto come un manoscritto): non bisogna illudersi ma neanche farsi smontare troppo facilmente, se uno è convinto di aver scritto un buon libro insista in tutti modi non scorretti che conosce per cercare di pubblicarlo.    
E chi si sogna di dire il contrario? In questa discussione si è dibattuto, secondo me troppo a lungo, sull'educazione e/o maleducazione delle case editrici, parametro che è di sicuro il meno importante da considerare per un autore che cerchi di farsi pubblicare. 
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
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[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: La maleducazione delle case editrici

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Marcello ha scritto: @EmilyR 
da regolamento:
È consentito l’uso moderato del corsivo, del sottolineato e del grassetto. 

Il tuo uso del grassetto è tutt'altro che moderato, e a dire il vero anche piuttosto fastidioso: sembra sempre che tu stia in piedi alla cattedra per spiegare con una certa supponenza nozioni elementari a una classe di alunni particolarmente ottusi.
Mi spiace che tu l'abbia interpretato in questo modo ma sei fuori strada. Il grassetto lo uso per sottolineare le parti più rilevanti del discorso. Perchè so che alle volte i ragionamenti e i discorsi sono troppo lunghi e qualcuno preferisce saltare al "quid" per capire di cosa si sta parlando. Quindi uso il grassetto per indicarglielo....
Ultima modifica di EmilyR il mer ago 02, 2023 10:43 am, modificato 1 volta in totale.

Re: La maleducazione delle case editrici

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Wanderer ha scritto: Non ti offendere, ma tuo discorso non regge quasi in nessun punto. Parti da premesse arbitrarie, e arrivi a conclusioni ancora più arbitrarie. 
Dici che "non sono rari", e poi citi un singolo caso (sempre il solito) che risale a oltre vent'anni fa. Questo dimostra che in realtà i casi del genere sono più unici che rari. In ogni caso, il fatto che i testi siano rifiutati non dipende dal fatto che le CE scambiano per "spazzatura" opere di grande valore letterario (cosa che, peraltro, possibilmente non è nemmeno HP), ma dal fatto che quelle opere non sono attinenti alla linea editoriale della CE.  Ti sbagli e anche di grosso. Il mercato del libro è molto più pre-determinato di quanto si pensi, perlomeno a livello alto (a livello basso è dilettantismo editoriale). Gli editori seguono dei trend consolidati, e li conoscono gli agenti letterari che propongono opere agli editori. Inoltre, prima di immettere un libro sul mercato, gli editori medio-grossi sondano il mercato stesso, attraverso i promotori (e in base alle prevendite stabiliscono tirature, prezzo, a volte cambiando anche il titolo o la copertina in corso d'opera). Poi è vero che i grossi editori a volte pubblicano libri a perdere, perché se lo possono permettere (se Mondadori guadagna centinaia di migliaia di euro con "Spare" di Harry, perdere 3.000 euro in un esordiente non è un problema). nel caso delle piccole e medie CE, tuttavia, la scelta di pubblicare ogni libro è molto oculata, e non si fanno investimenti a perdere. Poi è nell'ordine delle cose che alcuni titoli possano risultare in un flop, ma che 70-80 libri su 100 "non si ripagano nemmeno i costi" è davvero fuori dalla realtà.  Le CE valutano esclusivamente in base alle proprie logiche commerciali, al proprio target di lettori, all'attinenza alla linea editoriale, e su quello sono capaci eccome, perché è il loro mestiere. Se così non fosse, fallirebbero. Le CE di qualità (le quali hanno almeno quindici anni alle spalle) non falliscono proprio perché sono particolarmente capaci di valutare i testi e di pubblicarli nel modo migliore.  La "spazzatura" di cui sono sommersi gli editori non è tanto sul piano della qualità letteraria (cosa comunque spesso opinabile), ma sul piano dell'incapacità di padroneggiare la lingua italiana. Gli editori ricevono manoscritti illeggibili e imbarazzanti, pieni di strafalcioni, ingenuità, refusi.  Preferisci i siti di quelle CE (Eap e surrogati) che dicono "pubblica con noi", "mettiti in gioco", "cerchiamo proprio te"? L'alternativa è quella.  Quindi secondo te le CE falliscono perché sono un po' prevenute (e, ti concedo, anche un po' snob) nei confronti dei manoscrittori seriali?
Semmai, falliscono quelle CE che non lo sono, come quelle di cui sopra.
Wanderer, non entro nel dettaglio di tutte le tue obiezioni perchè sono un po' troppe. Sottolineo solo il fatto che non hanno toccato il punto fondamentale del mio messaggio: l'autore è cmq l'ultimo al mondo a poter valutare il proprio libro, quindi non gli si può gettare la croce addosso dicendo che deve essere lui/lei a capire se mandare o meno un libro alla CE. Non è il suo lavoro...è quello degli editori e degli "addetti ai lavori"

Re: La maleducazione delle case editrici

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Personalmente non l'ho mai trovata una forma di maleducazione.

Purtroppo è una conseguenza del fatto che la maggior parte di coloro che contatta le CE sono 'imbratta carte' che non sanno nemmeno azzeccare un congiuntivo. Se potessi avanzare una proposta (valida anche per i siti delle agenzie) sarebbe quella di impostare un test di grammatica automatizzato per chi vuole inviare il proprio manoscritto. Superato il test, si aprirebbe un form da compilare e in cui allegare il manoscritto.

Questa sarebbe già una bella scrematura.

Re: La maleducazione delle case editrici

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Va.Le ha scritto: Personalmente non l'ho mai trovata una forma di maleducazione.

Purtroppo è una conseguenza del fatto che la maggior parte di coloro che contatta le CE sono 'imbratta carte' che non sanno nemmeno azzeccare un congiuntivo. Se potessi avanzare una proposta (valida anche per i siti delle agenzie) sarebbe quella di impostare un test di grammatica automatizzato per chi vuole inviare il proprio manoscritto. Superato il test, si aprirebbe un form da compilare e in cui allegare il manoscritto.

Questa sarebbe già una bella scrematura.
Ottima idea. Temo, però, che un test di sola grammatica non sarebbe sufficiente a eliminare tutti gli aspiranti scrittori non all'altezza. Bisognerebbe allargare il test alla sintassi, alla consecutio temporum e includere anche l'elaborazione di un periodo per vedere come si è messi con la punteggiatura, e introdurre un algoritmo che elabori l'indice di noiosità. Troppo complicato.
Mario Izzi
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Re: La maleducazione delle case editrici

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Cheguevara ha scritto: Ottima idea. Temo, però, che un test di sola grammatica non sarebbe sufficiente a eliminare tutti gli aspiranti scrittori non all'altezza. Bisognerebbe allargare il test alla sintassi, alla consecutio temporum e includere anche l'elaborazione di un periodo per vedere come si è messi con la punteggiatura, e introdurre un algoritmo che elabori l'indice di noiosità. Troppo complicato.
Tolto l'indice di noiosità, secondo me si può fare. 

Re: La maleducazione delle case editrici

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Ilaris ha scritto: @Wanderer 

Quello dell'aspirante scrittore che non  legge è un luogo comune che fa comodo alle CE e francamente ha un po' stancato. 
E comunque non ho scritto che devono leggere tutto, solo che potrebbero mandare una risposta automatica per fare bella figura, di tanto in tanto. 
So che il messaggio è vecchio ma mi sembra che nessuno ti abbia risposto su questo punto. Collaboro con una piccola CE con una linea editoriale molto precisa (di cui ovviamente per motivi di privacy preferirei non fare il nome). La questione non è tanto che l'aspirante scrittore non legge (sono d'accordo anche io che è un ritornello senza fondamento), ma che non legge i libri delle CE a cui si presenta e di conseguenza non ne conosce le preferenze. Io credo tranquillamente che gli autori delle proposte che ho visto scartate leggano anche una cinquantina di romanzi Mondadori/Rizzoli/Adelphi ogni anno, il punto è che non leggono noi, ma si propongono a noi perché sanno che è inutile proporsi a Mondadori/Rizzoli/Adelphi. In realtà basterebbe anche solo leggere tutte le quarte di copertina e tutte le anteprime Kindle degli ultimi dieci/venti romanzi usciti, senza spendere un soldo, per riuscire a fingere di essere lettori appassionati della CE, ma molti non si prendono la briga di fare nemmeno quello, come non si prendono la briga di leggere anche solo le istruzioni su come e cosa inviare (se un parziale o l'intero romanzo, se corredato di sinossi e bio o meno...).

Una nota su questo a chi di voi si sta proponendo a piccole-medie CE: vero che più breve la mail meglio è, ma scrivere "ho studiato il vostro catalogo/ho letto Titolo 1 e Titolo 2 e trovo il mio romanzo adatto" senza elaborare sul perché non fa sembrare che abbiate capito la linea editoriale, solo che abbiate capito che bisogna dare a vedere di averlo fatto, scelto due libri a caso (sorprendentemente chi invia ha sempre letto i primi due romanzi che compaiono in homepage) e aggiunto la formula di rito. Meglio, a quel punto, ometterlo.

Re: La maleducazione delle case editrici

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@qualchestella Sono d’accordo con te che non sia corretto inviare senza neanche informarsi sulla CE, sulla tipologia dei libri pubblicati, sulle richieste della CE stessa. Ma sono anche fermamente convinta di due cose: che se le CE fossero davvero interessate a scoprire qualche voce interessante nel mare magnum degli invii (la validità di un romanzo si evince, a mio parere, già dall’incipit), farebbero molto meglio a concentrarsi sulla lettura del file del manoscritto piuttosto che sull’email stessa, senza stare a pensare a quanti o quali libri l’autore abbia letto delle loro collane; che qualora le CE non avessero alcuna voglia di leggere esordienti, possono comunicarlo sul loro sito in tutta chiarezza evitando agli uni e agli altri inutili attese e perdite di tempo. Una CE ha il diritto di scegliere i propri autori attraverso i canali che preferisce, ci mancherebbe, basta dirlo. Chiarezza e rispetto sì, purché siano reciproci. Purtroppo io di chiarezza in giro nel mondo dell’editoria ne vedo poca e ho perso la speranza di vederne in futuro. Prendersela sempre con l’altra parte della barricata senza fare un mea culpa sul proprio operato non è accettabile. Non sarà sicuramente il caso della CE con cui tu collabori, ma è purtroppo un modus operandi così diffuso quello di guardare la pagliuzza nell’occhio dell’altro senza accorgerti della trave che sta nel tuo, che, perdonami, non ce l’ho fatta a non intervenire.

Re: La maleducazione delle case editrici

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@qualchestella Spiacente, ma non sono d'accordo sull'impostazione, secondo te, sia del rapporto tra case editrici e autori di invii spontanei, che delle modalità stesse degli invii. Io, come autore, ti propongo la mia opera per un'eventuale pubblicazione, rispettando le modalità di invio che indichi nel tuo sito; tu, come casa editrice, esamini (dovresti) ciò che ti ho inviato e decidi di conseguenza. Che io abbia acquistato o letto altri libri da te pubblicati dovrebbe essere irrilevante: personalmente, quando nel sito o nel format - se ce n'è uno da compilare - si richiede espressamente di indicare e/o commentare quali e quanti libri editi dalla CE ho letto, mi astengo dal propormi. Le case editrici, almeno quelle che dicono di voler selezionare autori esordienti, dovrebbero leggere le opere ricevute, almeno in parte, visto che per scartare una fetecchia è sufficiente la lettura di un paio di paginette: la scelta di non inviare una mail automatica di ricezione o un'altra, altrettanto automatica, di rifiuto, è cosa ormai comune alla stragrande maggioranza degli editori, e noi autori non possiamo che accettarla. Ma che l'editore si ponga su un piedistallo pretendendo che chi propone un'opera debba prima omaggiarlo con la lettura delle sue pubblicazioni, questo proprio non posso tollerarlo. 
Mario Izzi
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Re: La maleducazione delle case editrici

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Cheguevara ha scritto: @qualchestella Spiacente, ma non sono d'accordo sull'impostazione, secondo te, sia del rapporto tra case editrici e autori di invii spontanei, che delle modalità stesse degli invii. Io, come autore, ti propongo la mia opera per un'eventuale pubblicazione, rispettando le modalità di invio che indichi nel tuo sito; tu, come casa editrice, esamini (dovresti) ciò che ti ho inviato e decidi di conseguenza. Che io abbia acquistato o letto altri libri da te pubblicati dovrebbe essere irrilevante: personalmente, quando nel sito o nel format - se ce n'è uno da compilare - si richiede espressamente di indicare e/o commentare quali e quanti libri editi dalla CE ho letto, mi astengo dal propormi. Le case editrici, almeno quelle che dicono di voler selezionare autori esordienti, dovrebbero leggere le opere ricevute, almeno in parte, visto che per scartare una fetecchia è sufficiente la lettura di un paio di paginette: la scelta di non inviare una mail automatica di ricezione o un'altra, altrettanto automatica, di rifiuto, è cosa ormai comune alla stragrande maggioranza degli editori, e noi autori non possiamo che accettarla. Ma che l'editore si ponga su un piedistallo pretendendo che chi propone un'opera debba prima omaggiarlo con la lettura delle sue pubblicazioni, questo proprio non posso tollerarlo. 
L'autore deve rispettare 2 punti: 1) inviare precisamente ciò che viene richiesto; 2) vedere se nel catalogo della CE c'è il genere a cui appartiene il suo romanzo. 
Leggere i romanzi della CE non è garanzia di nulla. Spesso lo faccio, anzi sempre, ma... a che pro? In alcuni casi si può capire che quella CE pubblica solo gialli ambientati in città, o thriller soprannaturali o romance dove lei giace sottomessa ai voleri di lui. Ma in molte CE non è così chiaro il tema di fondo. Leggo solo per curiosità: alcuni romanzi mi piacciono, altri no. In quest'ultimo caso cosa dovrei fare? Non inviare il mio romanzo?

Re: La maleducazione delle case editrici

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scritturaintensa ha scritto:
L'autore deve rispettare 2 punti: 1) inviare precisamente ciò che viene richiesto; 2) vedere se nel catalogo della CE c'è il genere a cui appartiene il suo romanzo. 
Leggere i romanzi della CE non è garanzia di nulla. Spesso lo faccio, anzi sempre, ma... a che pro? In alcuni casi si può capire che quella CE pubblica solo gialli ambientati in città, o thriller soprannaturali o romance dove lei giace sottomessa ai voleri di lui. Ma in molte CE non è così chiaro il tema di fondo. Leggo solo per curiosità: alcuni romanzi mi piacciono, altri no. In quest'ultimo caso cosa dovrei fare? Non inviare il mio romanzo?
Appunto. Assicurarsi, prima di inviare, che alla CE interessi il genere cui appartiene la tua opera è un conto, essere, invece, tenuto a indicare quali e quante pubblicazioni della CE tu abbia letto, un altro. Ad avanzare tale pretesa sono poche CE e, anche se il risultato finale sarà lo stesso (difficilmente leggeranno la tua opera e difficilmente ti comunicheranno un rifiuto), io le evito per principio.
Mario Izzi
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Re: La maleducazione delle case editrici

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Cheguevara ha scritto: Appunto. Assicurarsi, prima di inviare, che alla CE interessi il genere cui appartiene la tua opera è un conto, essere, invece, tenuto a indicare quali e quante pubblicazioni della CE tu abbia letto, un altro. Ad avanzare tale pretesa sono poche CE e, anche se il risultato finale sarà lo stesso (difficilmente leggeranno la tua opera e difficilmente ti comunicheranno un rifiuto), io le evito per principio.
Non mi sono mai capitate

Re: La maleducazione delle case editrici

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scritturaintensa ha scritto: Leggo solo per curiosità: alcuni romanzi mi piacciono, altri no. In quest'ultimo caso cosa dovrei fare? Non inviare il mio romanzo?
Più che altro non invierei se non mi piace la linea editoriale della CE. È chiaro che ci saranno romanzi che ti piaceranno e altri no, però si apprezza una casa editrice per le sue scelte in generale, la selezione e la cura dei testi, l'impaginazione e la grafica, le copertine, i generi e i temi trattati, la visibilità che offre.
Hai ragione sui due punti che l'autore deve seguire, sono sufficienti quelli. Ma conoscere le opere pubblicate credo sia più una garanzia per te. Ti piacerebbe vedere pubblicato il tuo testo dalla CE a cui lo stai mandando?

Re: La maleducazione delle case editrici

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ivalibri ha scritto: Ma conoscere le opere pubblicate credo sia più una garanzia per te.
lo credevo anch'io tempo fa, ma ho cambiato idea. 
Il sogno degli "amici di scaffale" è appunto... un sogno. 
Difficile paragonarsi agli altri e, ancor di più, difficile dire: "questo romanzo è totalmente bello o totalmente brutto". Ad esempio, recentemente ho letto due dei romanzi editi da una CE che ha risposto positivamente all'invio dei primi capitoli del mio romanzo richiedendomi il manoscritto intero.
Cosa ne ho tratto? Il primo scritto bene, ma mi sembrava di "leggere" un film americano. Il secondo scritto "sanza lode e sanza infamia", ma la trama almeno c'era. 
L'autore di quest'ultimo ora pubblica con un'altra piccola CE più blasonata, nota ai frequentatori di CM. Ho letto il suo secondo romanzo edito con la CE più blasonata, ma non ho trovato grandi passi in avanti. Non mi resta che leggere il suo terzo romanzo che è finito nelle classifiche Amazon. Chissà cosa penso di trovarci...
In tal caso cosa dovrei fare? Contattare la CE e dire che non sono più disponibile a pubblicare con loro?

Re: La maleducazione delle case editrici

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scritturaintensa ha scritto: Difficile paragonarsi agli altri e, ancor di più, difficile dire: "questo romanzo è totalmente bello o totalmente brutto".
Infatti non intendevo questo. Mi riferivo più al lavoro editoriale che a quello autoriale. Ossia, al di là del valore del singolo romanzo, la casa editrice ha fatto un buon lavoro? Il testo è curato, corretto, ben impaginato, ha una grafica ben fatta, ecc.
scritturaintensa ha scritto: In tal caso cosa dovrei fare? Contattare la CE e dire che non sono più disponibile a pubblicare con loro?
Non lo so. Ti direi di fare quello che ti senti, che desideri. Anche se capisco che pare brutto dire di averci ripensato.... 

Re: La maleducazione delle case editrici

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scritturaintensa ha scritto: L'autore di quest'ultimo ora pubblica con un'altra piccola CE più blasonata, nota ai frequentatori di CM. Ho letto il suo secondo romanzo edito con la CE più blasonata, ma non ho trovato grandi passi in avanti.
Ciò che una CE pubblica, come ti hanno detto altri, è una questione di gusti e linea editoriale. Sono d'accordo con te che è preferibile trovarsi in compagnia di autori che scrivono cose che ci piacciono, ma è una compagnia effimera, che alla fine avrà poco impatto su di noi (ci sono editori che pubblicano molte mediocrità, ma da cui di tanto in tanto salta fuori un buon libro).
La cosa più importante non è cosa uno pubblica (potresti essere tu uno dei loro acquisti migliori) ma la cura e l'investimento che ci mettono, in fatto di editing, grafica, promozione, correttezza, ecc. Un libro ben curato e pubblicizzato, anche se fa parte di un catalogo mediocre, avrà le stesse possibilità di altri più noti.
Il libro mio che vende di più è in catalogo insieme ad altri che mi fanno venire il latte alle ginocchia solo a leggere la trama. Preferirei che fosse in migliore compagnia? Senz'altro. Ma l'ho scritto proprio per quel catalogo. C'entrava pochissimo, quindi non capisco ancora perché sia stato scelto (presumo perché aveva qualcosa di diverso).
La questione non è cosa un editore pubblica, ma se sia conosciuto o meno. Se lo è, potrà rendere popolari delle schifezze come dei capolavori, lasciando ai lettori la distinzione (che a lui non importa, perché guadagnerà da entrambi). Se non lo è, non avrà importanza, perché il libro sarà trattato come gli altri, ossia, il più delle volte, con pochissima attenzione.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: La maleducazione delle case editrici

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Silverwillow ha scritto: Ciò che una CE pubblica, come ti hanno detto altri, è una questione di gusti e linea editoriale. Sono d'accordo con te che è preferibile trovarsi in compagnia di autori che scrivono cose che ci piacciono, ma è una compagnia effimera, che alla fine avrà poco impatto su di noi (ci sono editori che pubblicano molte mediocrità, ma da cui di tanto in tanto salta fuori un buon libro).
La cosa più importante non è cosa uno pubblica (potresti essere tu uno dei loro acquisti migliori) ma la cura e l'investimento che ci mettono, in fatto di editing, grafica, promozione, correttezza, ecc. Un libro ben curato e pubblicizzato, anche se fa parte di un catalogo mediocre, avrà le stesse possibilità di altri più noti.
Il libro mio che vende di più è in catalogo insieme ad altri che mi fanno venire il latte alle ginocchia solo a leggere la trama. Preferirei che fosse in migliore compagnia? Senz'altro. Ma l'ho scritto proprio per quel catalogo. C'entrava pochissimo, quindi non capisco ancora perché sia stato scelto (presumo perché aveva qualcosa di diverso).
La questione non è cosa un editore pubblica, ma se sia conosciuto o meno. Se lo è, potrà rendere popolari delle schifezze come dei capolavori, lasciando ai lettori la distinzione (che a lui non importa, perché guadagnerà da entrambi). Se non lo è, non avrà importanza, perché il libro sarà trattato come gli altri, ossia, il più delle volte, con pochissima attenzione.
D'accordissimo!
Ed è per questo che frequento questo forum: per riuscire a capire quali sono le migliori (piccole) CE, quelle cioè in grado di fare il loro mestiere (guadagnandoci).
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