Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Uanema ha scritto: Non lo so se avete visto la serie televisiva "Call my agent" (una serie televisiva tutta italiana, ma il titolo in inglese fa più figo o magari vuole rendere più professionale il progetto...), comunque, lì è evidente che trattano solo persone dello spettacolo che sono già affermate e che hanno un certo successo,
In realtà la serie "tutta italiana" è la copia di una precedente serie francese (molto più bella a mio parere): "Dix pour cent", giunta in Italia con il titolo "Chiami il mio agente", da cui il nome "Call my agent" dell'adattamento "tutto italiano".
Ma è una serie ambientata nel mondo del cinema e dello spettacolo, piuttosto diverso da quello dell'editoria. In ogni caso, anche in quel mondo esiste un sottobosco di agenti minori, che non rappresentano attori affermati ma scoprono esordienti... e altri che truffano esordienti.
Per quel che mi riguarda, le agenzie del mondo editoriale dovrebbero essere solo di due tipi: quelle di rappresentanza, che valutano gratuitamente e chiedono solo una percentuale sulle royalties all'autore o all'editore (per la rappresentanza all'estero o per la cessione dei diritti), e quelle di servizi, che offrono schede di lettura, editing, e altre opzioni adatte anche a chi vuole presentarsi al meglio a un editore in autonomia, partecipare a concorsi o pubblicare in self.

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@ElleryQ 
Mi fa piacere che tu conosca bene questa serie televisiva "tutta italiana", la confusione poteva nascere da chi leggeva il titolo inglese e poi trovava attori italiani, da notare che i francesi sono invece molto più attenti a conservare la propria lingua. Noi abbiamo ancora il mito americano  :D
Il fatto poi di avere altre versioni, rifacimenti, con lo stesso format (penso anche a film come "Benvenuti al Sud" che pure ricalcava la trama di un film francese) non toglie nulla alla rappresentazione di uno spaccato dell'Italia.
Chiarito questo aspetto del titolo inglese, desideravo far intendere le dinamiche presenti all'interno di un'agenzia, le quali hanno comunque a che fare con il vasto mondo della cultura. Basti pensare che molti film prendono spunto appunto dai romanzi. 
In quest'occasione, quindi, desideravo far comprendere che le agenzie, di un certo tipo, riescono a sostenersi proprio in base ai contratti che riescono a far stipulare ai propri assistiti. Le agenzie letterarie tendono ad accaparrarsi autori che hanno già un certo curriculum, che si potrebbe tradurre sia in copie vendute o la vittoria di concorsi di prestigio, questo perché sperano che il loro assistito gli possa garantire un certo guadagno.
Nel momento in cui parliamo, invece, di agenzie che vendono servizi letterari è evidente che un il primo sostentamento, magari il più redditizio, arriva da un altro tipo di clientela. Ripeto, una vera agenzia letteraria dovrebbe occuparsi solo di rappresentare gli interessi degli scrittori nei confronti degli editori, i servizi letterari sono tutt'altra cosa. Possono essere tanti i motivi per cui ci si rivolge invece ad un'agenzia di servizi letterari, ma quello che si dovrebbe evitare assolutamente è pagare per far leggere il proprio manoscritto ai solo fini di una rappresentanza. Bisogna capire che sono gli agenti a ricercare gli autori e quasi mai il contrario. Per questo consiglio, soprattutto agli esordienti, di farsi conoscere prima nelle piccole botteghe, di calcare piccoli teatri di periferia (ritornando all'aspetto cinematografico), prima di ambire ai grandi palcoscenici.
Quando si è piccoli si può fare a meno dell'agente letterario, invece, nel momento in cui si acquista una certa fama, allora, diventa quasi indispensabile. 

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ElleryQ ha scritto: Mi trovi perfettamente d'accordo.
In un mondo ideale, o in un'editoria rimasta ferma agli anni '80, sarei d'accordo con voi al 100%. Purtroppo, bisogna però fare i conti con la realtà del 2023. La realtà è che oggi anche i grandi autori spesso non vanno oltre le 10.000 copie, e i piccoli se arrivano a 100 è già un miracolo. La realtà è che ci sono molti più autori che lettori, e più case editrici che librerie. In questo scenario, le agenzie letterarie difficilente riescono a tirare avanti con le sole royalties degli autori, meno che mai con gli esordienti. L'unico mercato che va a gonfie vele è quello dei diritti dei bestseller esteri, ma non tutte le agenzie italiane se ne occupano. Quindi, per forza di cose, alcune di loro sono diventate ibride, e offrono anche servizi. Non è una cosa positiva, chiaro, ma la realtà è questa, e bisogna prenderne atto. Insomma, non si può mica pensare che agenzie di primo piano non siano serie solo perché offrono anche schede di valutazione a pagamento. Di fatto, le agenzie "old style", che fanno solo rappresentanza, si contano sulle dita di una mano (credo siano cinque in tutto), e sono del tutto inaccessibili agli esordienti. Queste agenzie in teoria offrono una lettura gratuita del testo, sì, ma il rovescio della medaglia è che non forniscono alcuna motivazione per i rifiuti, e nel 99% dei casi non rispondono affatto, come i grossi editori.
Se un autore vuole dedicato del tempo (vuole un feedback, delle motivazioni, e altro) da parte di un agente qualificato, non è sbagliato che questo voglia essere pagato per il suo tempo, così come vuole essere pagato ogni professionista, ad esempio un avvocato per una semplice consulenza da parte di un potenziale cliente. E dunque non è sbagliato in sé che un'agenzia letteraria offra anche consulenze e servizi a pagamento, nella misura in cui quei servizi sono svolti da professionisti e consentono a un autore di crescere. Ciò che è sbagliato è far acquistare servizi agli sprovveduti con il miraggio di essere rappresentati, ovvero utilizzare il prestigio dell'agenzia come esca. L'autore deve essere ben consapevole sin dall'inizio che sta acquistando solo una scheda di valutazione, o un eventuale editing, non la possibilità concreta di una rappresentanza. In molti casi, tuttavia, è difficile stabilire se sia l'agenzia a illudere l'esordiente o sia quest'ultimo a illudere sé stesso, nonostante tutti i disclaimer dell'agenzia.

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Wanderer ha scritto: Ciò che è sbagliato è far acquistare servizi agli sprovveduti con il miraggio di essere rappresentati, ovvero utilizzare il prestigio dell'agenzia come esca. L'autore deve essere ben consapevole sin dall'inizio che sta acquistando solo una scheda di valutazione, o un eventuale editing, non la possibilità concreta di una rappresentanza. In molti casi, tuttavia, è difficile stabilire se sia l'agenzia a illudere l'esordiente o sia quest'ultimo a illudere sé stesso, nonostante tutti i disclaimer dell'agenzia.
Sì e in effetti è ciò che intendevo anch'io. L'ideale sarebbe che le agenzie di rappresentanza facessero solo le agenzie di rappresentanza e le valutazioni le lasciassero alle agenzie che si occupano di servizi. Quindi un autore, soprattutto se esordiente, che vuole ottenere una valutazione o un parere professionale su un proprio testo, dovrebbe rivolgersi a un'agenzia di servizi e solo dopo aver ricevuto un eventuale parere positivo (o al contrario una serie di consigli per modificare il manoscritto, non necessariamente finalizzati a un editing che debba poi acquistare, potrebbe farlo facoltativamente o apportare le modifiche da sé) rivolgersi a un'agenzia di rappresentanza o direttamente a un editore.
Secondo me sarebbe più corretto agire in questo modo. Certo, oggi, considerando che tutti scrivono e che, come dicevi, sono più gli autori che i lettori, si pone la necessità di un filtro. A mio parere, però, sarebbe molto meglio se non fossero le agenzie di rappresentanza a occuparsi anche della valutazione (o che fossero, almeno più oneste nel dichiarare le loro finalità) e si occupassero solo ed esclusivamente dell'eventuale rappresentanza.

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@ElleryQ 

Quello che proponi, giusto in teoria, sarebbe però in pratica un percorso un po' complesso:

manoscritto --> agenzia di servizi --> agenzia letteraria --> editore (forse).

Il fatto di eliminare un passaggio potrebbe non essere una cattiva cosa. Ma c'è soprattutto un'altra considerazione da fare. Le agenzie di rappresentanza pure (o ibride che siano) qualificate lavorano abitualmente con i medi e grossi editori e spesso offrono rappresentanza (o servizi) agli editori stessi. Rivolgersi a loro, quale che sia il motivo, significa rivolgersi a un intermediario qualificato e riconosciuto come tale. Ovvero, quando ci si rivolge a una nota agenzia letteraria, si sa che il/la titolare ha fatto l'editor per Minimum fax, Neri Pozza o Baldini & Castoldi, oppure ha portato in Italia quell'autore straniero, oppure ha lanciato quell'autore italiano, che oggi vende migliaia di copie. Le agenzie di soli servizi invece, in troppi casi, sono piccole agenzie improvvisate, che hanno come unici clienti gli autori esordienti, e non hanno una rete di contatti nel mondo dell'editoria. Spesso, non hanno vere qualifiche, non hanno agganci con gli editori che contano, non hanno credibilità, non hanno titoli. Mentre un editing effettuato da un professionista (per quanto dispendioso) può essere un valore aggiunto per l'opera, a prescindere dalla sua eventuale rappresentanza, un editing effettuato da qualcuno non competente può risultare uno spreco di denaro. Io nella categoria 3) ho inserito Beretta Mazzotta, che è un'agenzia di servizi credibile, in virtù della credibilità della titolare, così come mi sembra credibile Crudo Studio Editoriale (che non ho inserito perché non si auto-definisce agenzia). Tuttavia, non sono riuscito a trovare altre agenzie di servizi sullo stesso livello, che abbiano una rete di contatti con l'editoria medio-grossa. Questo, direi, è un medio-grosso problema. L'editing va effettuato tenendo conto dell'ideale destinazione dell'opera. Se qualcuno ambisce a un medio-grosso editore che pubblica letteratura non di genere, non ha senso che si faccia editare l'opera da una piccola agenzia di servizi, che magari edita romanzi fantasy destinati alla micro editoria o al Self publishing. Meglio nessun editing. Oppure meglio spendere qualcosa in più, e farsi editare l'opera da qualcuno che ha fatto l'editor per i marchi a cui si ambisce. 
Ultima modifica di Wanderer il ven mar 10, 2023 4:52 pm, modificato 5 volte in totale.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Beretta Mazzotta, per il prezzo richiesto, offre un servizio degno di questo nome. L’ha contattata la mia compagna, che è stata selezionata, perché hanno un numero di richieste infinito, ed ha sia parlato con una delle editor (autrice Mondadori), sia la stessa ha inviato una scheda di una trentina di pagine.
366 euro è una cifra grossa, ma pure il lavoro che hanno fatto. Lei (noi) speravamo potessero poi rappresentarla, ma hanno chiesto troppi cambiamenti, non dando alcuna certezza (comprensibile).
Utile per migliorare il testo senz’altro, del resto è un’agenzia editoriale e molto seria. Ma siccome ognuno ha il diritto di scrivere un romanzo come gli pare e i pareri, pure autorevoli, sono personali, non posso che confermare quanto già ho detto sopra.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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@Wanderer prendono 300 + iva per un colloquio in videochat con l’editor che ha letto il romanzo (più di un’ora), preceduto da una piccola analisi del testo. Poi, dopo il colloquio, ha inviato un’analisi molto lunga e approfondita, di 30 pagine, anche sulla base di quanto discusso. Volendo proseguire, ovvero cambiando come richiesto, poi bisognava ripagare ma, appunto, nessuna garanzia di una rappresentanza.
Considerando la mole di lavoro che offrono mi pare un costo adeguato al servizio. Che serva ognuno può farsi l’idea che preferisce.
Detto questo è molto difficile anche essere selezionati, quindi più probabile che non si paghi proprio nulla.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Wanderer ha scritto: Le agenzie di soli servizi invece, in troppi casi, sono piccole agenzie improvvisate, che hanno come unici clienti gli autori esordienti, e non hanno una rete di contatti nel mondo dell'editoria. Spesso, non hanno vere qualifiche, non hanno agganci con gli editori che contano, non hanno credibilità, non hanno titoli.
Su questo non sono del tutto d'accordo. Io credo che le agenzie di servizi siano poco qualificate e improvvisate in alcuni casi, non nella maggioranza. In molti casi, invece, al loro interno ci sono altri scrittori (che pubblicano) che si prestano a fare da editor, o persone laureate in comunicazione e editoria, grafici professionisti, gente qualificata che offre servizi editoriali realmente professionali, per chi vuole presentarsi al meglio. Sia come self, ma anche a concorsi, oppure a editori medi, o piccoli di qualità, per i quali non è affatto necessaria un'agenzia di rappresentanza, ma di certo è importante, invece, arrivare con un testo già ben editato e impaginato, per il quale l'editore avrà giusto da applicare un editing lieve per uniformare il manoscritto ai propri parametri redazionali.
Secondo me con una separazione più netta verrebbero meno proprio tutte quelle agenzie che svolgono un lavoro poco chiaro, facendo solo sprecare tempo e denaro agli esordienti.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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ElleryQ ha scritto: Su questo non sono del tutto d'accordo. Io credo che le agenzie di servizi siano poco qualificate e improvvisate in alcuni casi, non nella maggioranza. In molti casi, invece, al loro interno ci sono altri scrittori (che pubblicano) che si prestano a fare da editor, o persone laureate in comunicazione e editoria, grafici professionisti, gente qualificata che offre servizi editoriali realmente professionali, per chi vuole presentarsi al meglio. Sia come self, ma anche a concorsi, oppure a editori medi, o piccoli di qualità, per i quali non è affatto necessaria un'agenzia di rappresentanza, ma di certo è importante, invece, arrivare con un testo già ben editato e impaginato, per il quale l'editore avrà giusto da applicare un editing lieve per uniformare il manoscritto ai propri parametri redazionali.
Forse non conosco abbastanza bene il mondo delle agenzie di servizi editoriali, proprio perché non ho mai avvertito l'esigenza di un approccio del genere. Per fare l'editor di narrativa, però, secondo me non basta essere un autore, né aver frequentato un corso. Tu usi l'espressione "si prestano", ma un editor professionista, obiettivamente, non è qualcuno che "si presta": è qualcuno che ha fatto questo mestiere per anni, che ha lavorato per alcuni editori, anche se da freelance. L'altro aspetto che mi desta perplessità è il fatto che le agenzie di servizi "pure", per l'appunto, offrono solo quello. Lo offrono a chiunque lo richieda, e ovviamente non selezionano i clienti. Quindi, si trovano a lavorare anche su testi improponibili, che non fanno crescere loro stessi. Magari nella maggior parte dei casi fanno un lavoro onesto, ma lavorano su molte opere che non li coinvolgono, in cui non credono, e quindi non hanno una gran "motivazione". In generale, questa tipologia di agenzie mi sembrano molto più utili per interventi sul testo più asettici (la correzione di bozze, che alcune agenzie letterarie non offrono), o per sviluppare progetti ex novo, magari destinati al Self publishing, in cui non c'è una specifica linea editoriale.  

Il punto è che la stessa opera potrebbe essere editata in modo molto diverso da freelance diversi e, ovviamente, da editori diversi. Questo vale persino quando si traduce un libro: la traduzione può essere editata in modo differente a seconda dell'editore e del pubblico a cui si rivolge in Italia (non è detto che sia lo stesso dell'opera originale). Parlando di inediti, e al netto di opere scritte male, che richiedono interventi strutturali, l'opera non deve essere editata a tutti i costi, per essere proposta. A mio avviso, si dovrebbe editarla solo quando si sa come editarla. Ovvero, quando ha già trovato la collocazione giusta oppure, pur non avendola ancora trovata, l'autore ha le idee ben chiare su quale sia la collocazione ideale. In teoria, un autore dovrebbe sapere in partenza a chi si rivolge, a quale tipologia di editore e lettore, e possibilmente cercare un editor che sia in sintonia con quel tipo di scritture.
Ad esempio, se io ho scritto un'opera che ritengo in sintonia con il catalogo di NNEditore, cercherò di interfacciarmi con un editor che abbia già editato qualcosa pubblicata da quell'editore, e non qualcuno che abbia editato opere pubblicate da Fanucci. Né tantomeno cercherò un editing asettico, che rischia di rendere l'opera insipida, facendo venire meno la sua unità stilistica. Sembra un discorso ovvio, ma per molti autori non lo è: molti scrivono senza avere la minima idea di chi potrebbe pubblicarli e, soprattutto, di chi potrebbe leggerli. Quindi, per loro un editing vale l'altro. 

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Wanderer ha scritto: non è qualcuno che "si presta": è qualcuno che ha fatto questo mestiere per anni, che ha lavorato per alcuni editori, anche se da freelance.
Non è detto, anche nello staff redazionale di molte CE ci sono stati in passato e ci sono ancora oggi editor che sono stati e sono anche  autori e non necessariamente di quella medesima CE. "Si prestano" era solo un modo per dire che non si occupano solo di editing, ma sono anche loro stessi scrittori. Poi, come spiegavo, negli staff delle agenzie di servizi spesso ci sono anche professionisti che hanno frequentato corsi specifici per editor, o hanno conseguito delle lauree specialistiche. Di contro, anche nelle CE spesso vengono inseriti come editor stagisti neolaureati, che non hanno quindi anni e anni di esperienza.
Wanderer ha scritto: . Lo offrono a chiunque lo richieda, e ovviamente non selezionano i clienti. Quindi, si trovano a lavorare anche su testi improponibili, che non fanno crescere loro stessi. Magari nella maggior parte dei casi fanno un lavoro onesto, ma lavorano su molte opere che non li coinvolgono,
Anche su questo non sono concorde, le agenzie di servizi più serie rifiutano quei lavori che non ritengono adeguati alla pubblicazione. Possono rilasciare schede valutative, questo sì, ma se realmente professionali sanno anche trovare le parole adatte per consigliare all'autore di cambiare strada, senza sottrargli altro denaro in editing che si trasformerebbero in veri e propri ghost writing (servizio di gran lunga più costoso). Per questo, come spiegavo, sarebbe auspicabile che le tipologie di agenzie fossero solo due e nette, senza le varie possibili sfumature che confondono gli autori e li rendono vittime di un sistema perverso che spilla loro denaro. Le agenzie ibride non dovrebbero esserci.
Wanderer ha scritto: Il punto è che la stessa opera potrebbe essere editata in modo molto diverso da freelance diversi e, ovviamente, da editori diversi.
Questo è sacrosanto, ma un bravo editor, o uno scrittore con larga esperienza, riescono a comprendere subito i problemi strutturali di un romanzo e ciò indipendentemente dalla linea redazionale interna a un editore specifico. Le problematiche strutturali sono standard, l'editing stilistico, invece, differisce certamente da editore a editore.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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ElleryQ ha scritto: Non è detto, anche nello staff redazionale di molte CE ci sono stati in passato e ci sono ancora oggi editor che sono stati e sono anche  autori e non necessariamente di quella medesima CE. "Si prestano" era solo un modo per dire che non si occupano solo di editing, ma sono anche loro stessi scrittori. Poi, come spiegavo, negli staff delle agenzie di servizi spesso ci sono anche professionisti che hanno frequentato corsi specifici per editor, o hanno conseguito delle lauree specialistiche. Di contro, anche nelle CE spesso vengono inseriti come editor stagisti neolaureati, che non hanno quindi anni e anni di esperienza.
Ma io per "editor" intendo qualcuno che ha già maturato anni di esperienza in una o più CE rinomate, e che ora si è messo in proprio, non qualcuno che ha appena cominciato a farlo, e che fino al giorno prima era un autore, o uno studente. Poi naturalmente da qualche parte bisogna cominciare... ma se io mi rivolgessi a un editor, vorrei qualcuno con un'esperienza solida alle spalle. Qualche giorno fa ho segnalato una nuova agenzia di servizi editoriali che mi sembra credibile, perché è credibile il curriculum delle fondatrici. Lo stesso non si può dire della Pincopallino Servizi Editoriali. 
ElleryQ ha scritto: Anche su questo non sono concorde, le agenzie di servizi più serie rifiutano quei lavori che non ritengono adeguati alla pubblicazione. Possono rilasciare schede valutative, questo sì, ma se realmente professionali sanno anche trovare le parole adatte per consigliare all'autore di cambiare strada, senza sottrargli altro denaro in editing che si trasformerebbero in veri e propri ghost writing (servizio di gran lunga più costoso
A me questo sembra un po' utopico. Cosa intendiamo per "lavori non adeguati alla pubblicazione"? In fondo, esistendo in Italia circa 4.000 case editrici che pubblicano libri, qualunque cosa è potenzialmente adeguata alla pubblicazione, e qualunque cosa può essere pubblicata su Amazon, senza editore. Il ruolo dell'agenzia di servizi dovrebbe essere di rendere più adeguati anche i lavori inadeguati... e il ghostwriting rientra quasi sempre in uno dei servizi offerti, se necessario, e non vedo dove stia lo scandalo. Insomma, non si può pretendere da un'agenzia di servizi lo stesso grado di selettività di un editore o di un'agenzia letteraria che fa rappresentanza. Non avrebbe senso, e spesso sono anche due mercati diversi. 

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Wanderer ha scritto: Qualche giorno fa ho segnalato una nuova agenzia di servizi editoriali che mi sembra credibile, perché è credibile il curriculum delle fondatrici. Lo stesso non si può dire della Pincopallino Servizi Editoriali. 
Certo, ma questo lo davo per scontato. È ciò che intendevo quando dicevo che ci sono agenzie di servizi editoriali serie e professionali. Ed è questa tipologia di agenzie che dovrebbe essere parallela a quelle di rappresentanza, a mio parere (certamente utopistico), non le "ibride", che in apparenza offrono la rappresentanza, ma di fatto questa è solo uno specchietto per le allodole, finalizzato a vendere altri servizi. 
Wanderer ha scritto: A me questo sembra un po' utopico. Cosa intendiamo per "lavori non adeguati alla pubblicazione"? In fondo, esistendo in Italia circa 4.000 case editrici che pubblicano libri, qualunque cosa è potenzialmente adeguata alla pubblicazione, e qualunque cosa può essere pubblicata su Amazon, senza editore
Mi riferisco a lavori davvero illeggibili, di persone che si ritengono geni della scrittura. E purtroppo ne esistono e non sono pochi. 😅
In questi casi, un'agenzia di servizi seria valuta obiettivamente, ma poi scoraggia l'autore ad andare oltre, né gli offre ulteriori servizi. Purtroppo, molte delle agenzie "ibride", o quelle comunque poco professionali, incoraggiano il sedicente autore e gli propongono ulteriori servizi con il solo obiettivo di "pelarlo".
Wanderer ha scritto:  Il ruolo dell'agenzia di servizi dovrebbe essere di rendere più adeguati anche i lavori inadeguati... e il ghostwriting rientra quasi sempre in uno dei servizi offerti, se necessario, e non vedo dove stia lo scandalo. Insomma, non si può pretendere da un'agenzia di
Secondo me (parere strettamente personale, ovvio) il ruolo dell'agenzia di servizi dovrebbe essere quello di agire con obiettività e fare da filtro, distinguendo tra autori realmente con stoffa, benché da sgrezzare, e coloro che tali si sentono ma sono irrimediabilmente inadeguati. Non credo che un editor con coscienza debba necessariamente rendere adeguato un lavoro che non lo è. Così si finisce solo per dopare il mercato editoriale. C'è differenza tra il migliorare un'opera grezza con ottime potenzialità, o una già discreta in partenza ma perfettibile, dall'incoraggiare persone che quella stoffa non l'hanno ma hanno una vanità tale da spingerle a sperperare danaro. Chi è il vero autore, a quel punto? Chi ci mette il nome, o l'editor/ghost writer?
E ovviamente non mi riferisco ai grandi nomi dello spettacolo o della politica, che hanno i loro ghost, ma, come dicevo, a persone che con la scrittura c'entrano come il cavolo a merenda, ma si sentono... dei croissant alla crema. 😅

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Wanderer ha scritto: Cosa intendiamo per "lavori non adeguati alla pubblicazione"?
Porcate illeggibili da chiunque abbia dimestichezza con la lingua italiana. Ho fatto una breve esperienza come editor e selezionatore con una piccola CE con cui avevo pubblicato, e ho toccato con mano come sia possibile che tanta gente povera di linguaggio e di idee presuma di diventare scrittore/scrittrice. Una seria agenzia di servizi dovrebbe limitarsi, in questi casi, a redigere una scarna scheda di valutazione con cui sconsigliare all'aspirante autore di continuare ad aspirare. Succede, invece, che vengano individuate aree di improbabile miglioramento traducibili per l'agenzia in ulteriori ricavi per corsi di scrittura e/o editing. Non sempre, ma spesso, troppo spesso.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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ElleryQ ha scritto:  Secondo me (parere strettamente personale, ovvio) il ruolo dell'agenzia di servizi dovrebbe essere quello di agire con obiettività e fare da filtro, distinguendo tra autori realmente con stoffa, benché da sgrezzare, e coloro che tali si sentono ma sono irrimediabilmente inadeguati. Non credo che un editor con coscienza debba necessariamente rendere adeguato un lavoro che non lo è. Così si finisce solo per dopare il mercato editoriale. C'è differenza tra il migliorare un'opera grezza con ottime potenzialità, o una già discreta in partenza ma perfettibile, dall'incoraggiare persone che quella stoffa non l'hanno ma hanno una vanità tale da spingerle a sperperare danaro. Chi è il vero autore, a quel punto? Chi ci mette il nome, o l'editor/ghost writer?
Concordo che qualcuno debba pur fare da filtro, ma secondo me quello è più il compito di un'agenzia letteraria "pura", che non vende servizi, o che li vende solo quando intravede qualcosa di buono (in teoria). Nel caso delle agenzie letterarie facenti parte di ADALI, almeno, c'è un codice deontologico che proibisce la collaborazione con editori a pagamento. In molti casi, comunque, né l'agenzia letteraria né quella di servizi svolgono questo servizio di filtro. Anche se alcune magari lo fanno, il mercato finisce per essere dopato sempre e comunque, perché molte altre non lo fanno. Il criterio della "pubblicabilità" ha in ogni caso ampi margini di discrezionalità, e quello che può essere pubblicabile per me può non esserlo per te e viceversa. Gli autori delle porcate illeggibili (ma che si credono geni) spesso non si rivolgono nemmeno a un'agenzia di servizi, perché credono di non averne nemmeno bisogno. 

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Wanderer ha scritto: Gli autori delle porcate illeggibili (ma che si credono geni) spesso non si rivolgono nemmeno a un'agenzia di servizi, perché credono di non averne nemmeno bisogno. 
Lo fanno, lo fanno, purtroppo. Credimi. Avere (o credere di poter avere) un agente li fa sentire ancora più importanti.
Conosco persone che avevano il coraggio di dire "il mio agente", solo per aver inviato manoscritti in valutazione, o perché avevano incaricato un pincopallino qualsiasi di organizzare qualche presentazione in loco. Purtroppo non c'è limite alla megalomania, spesso è inversamente proporzionale al talento.  :facepalm:

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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ElleryQ ha scritto:
Lo fanno, lo fanno, purtroppo. Credimi. Avere (o credere di poter avere) un agente li fa sentire ancora più importanti.
Conosco persone che avevano il coraggio di dire "il mio agente", solo per aver inviato manoscritti in valutazione, o perché avevano incaricato un pincopallino qualsiasi di organizzare qualche presentazione in loco. Purtroppo non c'è limite alla megalomania, spesso è inversamente proporzionale al talento.  :facepalm:
Vero, ma questo in genere non succede con le agenzie di servizi editoriali "pure" (che non consentono di vantarsi di avere un agente) e nemmeno con le agenzie ibride ma qualificate (che al 99% non rappresentano l'esordiente che acquista i loro servizi), ma accade soprattutto con le agenzie più squalificate che offrono "rappresentanza", o meglio presunta tale, ovvero quelle che ho individuato come categoria 5). In realtà, si tratta soltanto di agenzie di servizi editoriali costosi e scadenti, che fanno approdare ad editori altrettanto scadenti, finanche editori a pagamento, e parlano di "rappresentanza" solo per appagare l'ego dell'autore. Definirei il fenomeno come "vanity agency", dato che è strettamente connesso alla vanity press. Temo che ne sia un fulgido esempio un'agenzia di cui si parla di frequente da queste parti.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Wanderer ha scritto: Vero, ma questo in genere non succede con le agenzie di servizi editoriali "pure" (che non consentono di vantarsi di avere un agente) e nemmeno con le agenzie ibride ma qualificate (che al 99% non rappresentano l'esordiente che acquista i loro servizi), ma accade soprattutto con le agenzie più squalificate che offrono "rappresentanza", o meglio presunta tale, ovvero quelle che ho individuato come categoria 5)
Esatto, la categoria delle agenzie big è solo big, inarrivabile come certi editori. Si occupa essenzialmente di rappresentare autori già noti o editori all'estero. È rarissimo che prenda in rappresentanza esordienti, a meno che non abbiano degli agganci. La categoria 5 non dovrebbe neanche esistere. Quello che sto cercando di dire è che in un mondo ideale e ipotetico troverei corretto che esistessero solo due tipi di agenzie: quelle di rappresentanza effettive da un lato, che valutino anche esordienti leggendo gratuitamente e chiedendo solo la regolare percentuale sulle royalties; dall'altro, agenzie di servizi serie che facciano anche da filtro a editori e agenzie di rappresentanza, senza alimentare la vanità dei numerosi sedicenti scrittori. Se sono persino più dei lettori, un motivo ci sarà. Ma ovviamente è un mio modello ideale di mondo editoriale, l'ho detto sin dall'inizio che "fosse per me" dovrebbe funzionare così. Non ho mai detto che è la realtà o che possa diventarlo, purtroppo. Non allo stato attuale... Salvo uno scatto di orgoglio che porti tutti gli scrittori o aspiranti a boicottare il sistema malato.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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@ElleryQ Verissimo, le agenzie big sono inarrivabili come gli editori big. D'altro canto, però, per arrivare ai big l'agenzia è comunque indispensabile. Quindi, inevitabilmente, ciò che accade è che l'autore finisce per rivolgersi all'agenzia big nella speranza di arrivare all'editore big. Il risultato è che le agenzie big sono subissate di proposte, non meno dei big. In questa situazione, anche con le migliori intenzioni, gli agenti non sono in grado di leggere tutto, e meno che mai di rispondere a tutti (non a caso, le poche agenzie che leggono gratis non rispondono). L'introduzione della valutazione a pagamento, dunque, fa da filtro e consente all'agenzia di motivare i rifiuti (99,5% dei casi). È un sistema virtuoso? No, perché alimenta illusioni. Ma è conseguenza di una realtà di fatto. Secondo me, bisogna in parte sfatare il mito che le agenzie rinomate si siano trasformate in dei venditori di servizi agli aspiranti. Che ci sia chi se ne approfitta, non c'è dubbio. Ma nella maggior parte dei casi, i proventi delle agenzie serie (come dovrebbero essere quelle dell'ADALI) restano le percentuali sui diritti d'autore, in relazione agli autori (e/o gli editori) che hanno scelto di rappresentare in Italia e all'estero. Il fatto che le valutazioni a pagamento degli esordienti nel 99,5% dei casi non giungono a rappresentanza non dipende dal fatto che queste agenzie non facciano rappresentanza, e si siano trasformate solo in venditori di servizi; bensì dal fatto che rappresentano un esordiente solo quando la sua proposta, oltre ad essere ottima, è compatibile con ciò che cercano i big, il che accade solo nello 0,5% dei casi, per forza di cose. Se ci si rivolge a un'agenzia che ha in vetrina soltanto opere pubblicate con marchi come Bompiani, Einaudi, Piemme e Garzanti, non ci si può stupire se le possibilità sono bassissime. Se tuttavia dovesse accadere che l'agenzia riceve una proposta davvero interessante, e in sintonia con le richieste di mercato, perché non dovrebbe rappresentare l'autore, pur se esordiente? Lo farà di certo. Nel resto dei casi, se l'agenzia è seria, svolge comunque un servizio utile, seppur a pagamento: spiega perché l'opera non può aspirare ad essere presa in considerazione, aiuta gli autori a imparare dai propri errori, e li fa rendere conto dello scollamento delle loro opere con il mercato, perlomeno quello degli editori medio-grossi, a cui aspirano rivolgendosi a quell'agenzia più o meno "big". 

Se poi in generale parliamo di come dovrebbe essere... fosse per me dovrebbero chiudere bottega centinaia di micro editori inutili, che pubblicano solo prodotti scadenti, sia dal punto di vista letterario e sia dal punto di vista dell'oggetto-libro, realizzato in modo dozzinale. Invece, non soltanto questi editori prosperano sempre più, a spese degli autori, ma ci sono molte agenzie che contribuiscono ad alimentare e rilanciare il fenomeno. Un tempo il problema era soprattutto la EAP, oggi il problema è soprattutto la micro pseudo-editoria "free" e le pseudo-agenzie che ci girano intorno. 

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Wanderer ha scritto: Se poi in generale parliamo di come dovrebbe essere... fosse per me dovrebbero chiudere bottega centinaia di micro editori inutili, che pubblicano solo prodotti scadenti, sia dal punto di vista letterario e sia dal punto di vista dell'oggetto-libro, realizzato in modo dozzinale. Invece, non soltanto questi editori prosperano sempre più, a spese degli autori, ma ci sono molte agenzie che contribuiscono ad alimentare e rilanciare il fenomeno. Un tempo il problema era soprattutto la EAP, oggi il problema è soprattutto la micro pseudo-editoria "free" e le pseudo-agenzie che ci girano intorno. 
Assolutamente concorde.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Grande verità.
Bastava andare questo ultimo weekend al Book Pride di Milano (fiera dell'editoria "indipendente"). La quantità di micro editori è spaventosa, e purtroppo molti vendono cose mal fatte di cui nessuno avverte la necessità.
Per un editore che segue un progetto editoriale di qualità, l'impressione è che ce ne siano otto o nove che stampano giusto per stampare.
Ne sono uscito con una pessima impressione: migliaia di autori, centinaia di agenti, centinaia di editori, tutti concentrati a cercare la fantomatica "storia vincente" che permetta di cambiare le proprie sorti (di autore, agente o editore). E' naturalmente più che legittimo, ma trasmette l'impressione di un mercato culturale agonizzante in cui aspiranti protagonisti se la cantano e se la suonano tra loro.
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