Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Secondo me, il discorso si è molto ingarbugliato cercando poi di seguire quella intricata selva che è l'editoria. Bisogna un po' sfrondare. Le agenzie letterarie non dovrebbero interessarsi in nessun modo di "curare" i romanzi, in quanto questo compito spetta agli editori. Gli agenti possono solo rappresentare gli autori. I servizi editoriali sono a cura degli editori, i quali sono gli unici e soli che decidono poi la pubblicazione di un determinato libro. Sì, anche l'agenzia letteraria deve sottostare a un responso da parte degli editori. Questo mi sembra comprensibile per tutti, allora, perché si cede a inutili servizi a pagamento? Non è certo per migliorarsi, inutile migliorare un testo da conservare in un cassetto, lo scopo ultimo è sempre la pubblicazione.
Wanderer ha scritto: per arrivare ai big l'agenzia è comunque indispensabile. Quindi, inevitabilmente, ciò che accade è che l'autore finisce per rivolgersi all'agenzia big nella speranza di arrivare all'editore big. Il risultato è che le agenzie big sono subissate di proposte, non meno dei big. In questa situazione, anche con le migliori intenzioni, gli agenti non sono in grado di leggere tutto, e meno che mai di rispondere a tutti (non a caso, le poche agenzie che leggono gratis non rispondono). L'introduzione della valutazione a pagamento, dunque, fa da filtro e consente all'agenzia di motivare i rifiuti (99,5% dei casi). È un sistema virtuoso? No, perché alimenta illusioni. Ma è conseguenza di una realtà di fatto. 
 

Su questo tema mi ci arrovello di più... Le agenzie letterarie non hanno alcun potere decisionale, non sono loro i titolari di una casa editrice, possono però decidere se proporre o meno un'opera presso un editore e operano da filtro. Si tratta, quindi, di avere fiuto per gli affari. Un agente può anche non avere nessuna conoscenza in fatto di editing, impaginazione e ecc., ma deve essere un forte lettore, capace di intravedere i risvolti commerciali delle opere. Inutile ricevere una scheda di valutazione o un editing da chi poi non è il diretto responsabile della pubblicazione. Credo che bisogna conoscere bene la catena editoriale per non inciampare in simili errori.
Voi lo paghereste un editore per essere letti? Il servizio di lettura spesso si tramuta in una scheda di valutazione, questo per garantire che quel testo sia stato effettivamente analizzato. L'editore, così come l'agente letterario, sono "costretti" a dover leggere i testi che gli vengono proposti, questo per produrre in guadagni la loro vera attività, cioè pubblicare libri e curare gli interessi degli autori. 
Come si fa a gestire tutti i manoscritti che arrivano? Su questo tema, oltre alle soluzioni a pagamento (inutili, tranne per chi ci guadagna), sono state proposte delle lotterie per pochi fortunati che inviavano uno stralcio dei propri romanzi.
Questo dovrebbe far ridere se non fosse dannatamente vero.
Ora vi propongono degli articoli che forse possono chiarire ancora meglio quanto già esposto:
https://www.ilpost.it/2016/10/03/contratto-libro-diritto/
Qui comprendiamo che l'autore è il "proprietario" del romanzo e l'editore se ne occupa della stampa, pubblicazione e vendita.
https://www.ilpost.it/2015/11/17/agente-letterario-cosa-fa/
Erich Linder, il più importante agente italiano e uno dei più importanti del mondo, a chi gli chiedeva in che cosa consistesse esattamente il suo lavoro, Linder rispondeva: «Faccio contratti».
l’agente – se fa il suo lavoro, per cui prende dal 10 al 20 per cento della quota dei diritti spettanti all’autore – fa tutto il resto: consiglia l’autore sui manoscritti, concorda cambiamenti, discute il titolo, invia (e presenta, possibilmente al meglio) il manoscritto all’editore, cercando di capire quale sia quello giusto, tratta gli anticipi, gestisce i contratti, dice la sua sulla copertina, concorda i piani pubblicitari e di marketing, se ci sono, reclama i pagamenti, se non ci sono, e cerca di vendere all’estero i diritti degli autori italiani e di vendere in Italia quelli degli scrittori stranieri. ha scritto: l’agente – se fa il suo lavoro, per cui prende dal 10 al 20 per cento della quota dei diritti spettanti all’autore – fa tutto il resto: consiglia l’autore sui manoscritti, concorda cambiamenti, discute il titolo, invia (e presenta, possibilmente al meglio) il manoscritto all’editore, cercando di capire quale sia quello giusto, tratta gli anticipi, gestisce i contratti, dice la sua sulla copertina, concorda i piani pubblicitari e di marketing, se ci sono, reclama i pagamenti, se non ci sono, e cerca di vendere all’estero i diritti degli autori italiani e di vendere in Italia quelli degli scrittori stranieri.
Altra novità, l'agente guadagna solo una certa quota dai diritti spettanti all'autore sull'opera pubblicata.
Interessante che i grandi autori internazionali abbiamo bypassato gli agenti per creare dei propri uffici, in modo tale da gestire e vendere i propri diritti sui romanzi in proprio.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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 l’agente – se fa il suo lavoro, per cui prende dal 10 al 20 per cento della quota dei diritti spettanti all’autore – fa tutto il resto: consiglia l’autore sui manoscritti, concorda cambiamenti, discute il titolo, invia (e presenta, possibilmente al meglio) il manoscritto all’editore, cercando di capire quale sia quello giusto, tratta gli anticipi, gestisce i contratti, dice la sua sulla copertina, concorda i piani pubblicitari e di marketing, se ci sono, reclama i pagamenti, se non ci sono, e cerca di vendere all’estero i diritti degli autori italiani e di vendere in Italia quelli degli scrittori stranieri.
@Uanema Questo contraddice quello che hai scritto, cioè che "le agenzie letterarie non dovrebbero interessarsi in nessun modo di "curare" i romanzi, in quanto questo compito spetta agli editori". In realtà, le agenzie di un certo livello li curano eccome, perché gli editori (quelli di un certo livello) vogliono ricevere manoscritti il più possibile accattivanti e privi di imperfezioni. Ed è tutto interesse dell'agente presentare un manoscritto che abbia buone chance di pubblicazione, dato che guadagna su quello. Le agenzie conoscono bene ciò che cercano gli editori con cui collaborano - e i trend del momento. Spesso, inoltre, le agenzie funzionano a progetto: creano libri ex novo, quindi ne curano ogni aspetto, e poi vendono quel progetto a un editore. 

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Sì, la parola "curare", usata all'inizio del post e volutamente allusiva, voleva rimandare l'attenzione sulle diverse tipologie di agenzie elencate precedentemente, ma in seguito risulterà chiaro cosa "curi" davvero un agente letterario. In pratica, si occupano di "contratti" e quando fanno il loro lavoro guadagno una percentuale sugli introiti dei loro assistiti. È palese, quindi, che se l'autore non guadagna, di conseguenza l'agente non vede un quattrino. Restando nell'ambito del lavoro dell'agente, quel "tutto il resto", non è che viene finanziato dall'autore (questo non è scritto da nessuna parte, perché non è così. L'autore e l'agente non vedono un soldo se il libro non viene pubblicato), ma rientra in un lavoro di gestione utile a portare in porto un risultato. Sì, l'agente può consigliare all'autore come presentarsi, ma non può fare il lavoro di un editore. 

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Uanema ha scritto: È palese, quindi, che se l'autore non guadagna, di conseguenza l'agente non vede un quattrino. 
Sì, dovrebbe essere così. Ma siccome i lettori sono sempre meno, gli autori che guadagnano dai lettori sono sempre meno, e gli agenti che guadagnano dagli autori sono sempre meno. Invece, ci sono tantissimi aspiranti autori da cui guadagnare - senza passare dai lettori - e quindi molti agenti si sono reinventati come dispensatori di servizi editoriali: non più per le opere selezionate, da presentare agli editori, ma per quasi chiunque ne faccia richiesta. 

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Ma questi pseudo agenti vendono servizi editoriali a persone che non conoscono il mondo editoriale e come vorrebbero poi pretendere di farci parte?
Io credo che chiunque dovrebbe almeno consultare un sito come quello di Feltrinelli e proprio qui c'è un articolo:
https://www.feltrinellieducation.it/magazine/agente-letterario-cosa-fa-formazione-quanto-guadagna
Questo tipo di contratto fa si che sia l’autore che il suo agente abbiano interesse a svolgere in maniera efficace il loro lavoro: maggiore è il guadagno dell’autore, maggiore quello dell’agente. ha scritto:
Indubbiamente, qui qualcuno vuole approfittare della propria posizione per spremere solo e unicamente degli esordienti. Le comunità di scrittori dovrebbero aiutare, per evitare nella maniera più assoluta simili comportamenti. Ci vorrebbe "l'agenzia protezione scrittori"... 

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Segnalo questo interessante articolo, pubblicato su Minima&Moralia a firma Giulio Milani, e di cui riporto un estratto:

Gli spazi di pubblicazione sono amplissimi, al contrario di quanto si dice, rispetto al passato, e se è vero che il livello d’istruzione complessivo ha prodotto una forte concorrenza, il problema, oggi come ieri, non è pubblicare, ma trovare un pubblico. E l’agente letterario [...] inizierà a rappresentare un autore solo quando l’autore abbia già trovato un pubblico, altrimenti domanderà un compenso anche solo per leggere il manoscritto – a Milano, intorno ai 490 euro per fare la lettura delle criticità di un libro di duecento pagine, a cui segue un cortesissimo rifiuto. Dunque la “scelta” dell’agente letterario non è mai tale: il più delle volte è possibile solo quando il numero di pubblicazioni, il valore del nome, il venduto dei libri o la vendibilità di una determinata storia o di un determinato genere fanno crescere le quotazioni di un certo autore [...] In questo senso, trovare un agente letterario quotato – ossia in possesso di un portafoglio clienti di rispetto, che ne strutturi la forza contrattuale – ha lo stesso grado di difficoltà, per un autore esordiente o emergente, che trovare la via della pubblicazione per un editore di rilievo. 

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Io credo che per avere un qualche interesse per un agente, l'autore debba arrivare a vendere almeno diecimila copie. Il 20% delle royalties sarebbe così quasi duemila euro, probabilmente un po' meno in realtà. Altrimenti per sopravvivere l'agenzia non può che vendere servizi.
C'è da dire che gli autori usano le agenzie anche, soprattutto si potrebbe dire, per la promozione.
Anche perché bisogna guardare la realtà e capire quanto sia difficile arrivare alle diecimila copie vendute, anche perché in molti scrivono un solo testo, sperando basti. Difficile che un editore cerchi un manoscritto, ma uno scrittore sì. Chi ha successo al 99% scrive un romanzo all'anno, anche di più.
Arrivare a farsi rappresentare con un solo libro è veramente un'utopia, ma conosco vari autori con diverse pubblicazioni alle spalle con un agente. Questo perché le agenzie non sono stupide, chi pubblica tanti testi in vari anni può offrire una percentuale di royalties interessante sommando le vendite delle uscite future.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Fabioloneilboia ha scritto: Io credo che per avere un qualche interesse per un agente, l'autore debba arrivare a vendere almeno diecimila copie. Il 20% delle royalties sarebbe così quasi duemila euro, probabilmente un po' meno in realtà. Altrimenti per sopravvivere l'agenzia non può che vendere servizi.
Purtroppo è così, ma dimentichi anche i diritti esteri. Le agenzie più quotate guadagnano soprattutto con la compravendita di diritti dall'estero, e quindi accettano di rappresentare un autore soprattutto se intravedono nella sua opera la possibilità di vendere i diritti fuori dall'Italia (e secondo me, nel 2023, l'autore dovrebbe tenerne conto, scrivendo opere quanto più possibili rivolte a un pubblico non solo italico). Ci sono delle agenzie italiane (come Ampi Margini) che puntano direttamente all'estero. Infatti, mentre le diecimila copie in Italia sono sempre più un'utopia anche per autori affermati, se l'opera viene tradotta in inglese l'obiettivo è molto più facile ed è alla portata anche di autori non conosciuti. 

Per il resto, l'unica possibilità per un esordiente è quella di trovare un'agenzia giovane e intraprendente, che ha interesse a farsi un portafoglio di autori, per farli crescere insieme all'agenzia stessa. In questo caso, l'agenzia investe le proprie risorse anche quando non c'è un immediato riscontro. Tuttavia, si tratta di una tipologia di agenzia sempre più rara, perché quelle nuove sulla piazza puntano al facile guadagno con i servizi editoriali. 
  ha scritto: Chi ha successo al 99% scrive un romanzo all'anno, anche di più.
Beh, questo è normale, ed è la differenza tra uno scrittore e un hobbista. Le agenzie più quotate non hanno interesse a investire su un hobbista, ma su qualcuno che garantisce una continuità, oltre che una coerenza di percorso. L'autore che si rivolge all'agenzia ha molte più possibilità quando presenta opere che consistono in trilogie, saghe letterarie, mentre è davvero difficile essere rappresentati sulla base di una singola opera, per quanto possa essere valida. E' anche per questo che la valutazione a pagamento è quasi sempre inutile. L'agenzia non valuta un autore in base alla singola opera, semmai valuta la singola opera alla luce dell'autore, della sua produzione passata e di quella potenzialmente futura. 
Ultima modifica di Wanderer il mar mar 21, 2023 6:56 pm, modificato 2 volte in totale.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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@Wanderer i diritti esteri sono veramente per pochi.
Sì, le diecimila copie sono difficilmente raggiungibili con un libro, però le agenzie gli autori li hanno, pure se non vendono tutte quelle copie con un libro, perché ne pubblicano diversi. Torniamo ai famosi 3/5 mila euro di anticipo, corrispondenti a una tiratura almeno simile. Chi ha più libri all'attivo con queste tirature è allettante per un'agenzia, proprio perché si sommano le royalties. L'importante è continuare a scrivere.
Se si riescono a vendere pure 500 copie con un piccolo editore con 2/3 libri le agenzie l'affare lo fiutano, perché con una casa più grande, pure non troppo, le vendite aumentano e negli anni i soldi gli arrivano.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Fabioloneilboia ha scritto: @Wanderer i diritti esteri sono veramente per pochi.
Ma no dai, non è così.
Ci sono romanzi di piccoli editori italiani che riescono ad essere pubblicati all'estero, magari da piccoli editori. 
Chiaramente si parla di editori di qualità, e non per forza con grossi numeri di vendite. 
  ha scritto: Chi ha più libri all'attivo con queste tirature è allettante per un'agenzia, proprio perché si sommano le royalties.
Alla fine, per determinare chi è allettante per chi, tutto dipende dal "peso" dell'autore e dell'agenzia. Nel "peso" dell'autore rientrano tanti elementi: opere pubblicate, titoli di studio, concorsi vinti, altre attività di scrittura (ad es. collaborazioni con riviste letterarie), nonché numeri social. Nel peso dell'agenzia rientra la sua storia, il suo catalogo, il suo portafoglio autori, la sua influenza sugli editori. Si tratta quindi di commisurare sulla bilancia i due pesi e fare il confronto. Se il confronto è in partenza troppo sbilanciato sull'agenzia, è impossibile che si giunga a una rappresentanza. Nel peso dell'autore, non conta solo quante copie vendi, ma come e con chi. Pesano di più 300 copie con Sellerio (per dire) che non 3000 con Youcanprint (per dire). Un'agenzia quotata non accetta di rappresentare un autore poco quotato, anche se questo riesce a vendere ad amici e conoscenti (e amici degli amici) duemila copie del suo libro di poesia pubblicato con la Pincopallino Edizioni, spammando tutte le bacheche possibili e immaginabili. Viceversa, un autore quotato non accetta la proposta di rappresentanza da parte di un'agenzia poco quotata, anche se questa millanta grandi pubblicazioni e grandi autori. Se entrambi sono mediamente quotati, senza che la bilancia sia troppo sbilanciata da un lato o dall'altro, allora la cosa si può fare, e conviene ad entrambi. 
Purtroppo, quello editoriale è un mondo molto snob e classista. 

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Ho letto tutta la discussione e ho una domanda (premessa, sono numeri ipotetici quelli che citerò): cosa succede se l'autore ha dimostrato di aver raggiunto un campione di pubblico potenziale (parlo di una persona come me che si pubblica su Amazon) di, che so, 7 mila lettori, considerando che se scendono in campo gli uffici stampa delle CE grosse, si potrebbe arrivare a raggiugerne almeno 300 mila? Parlo di lettori che appena ne sentono parlare vanno ad acquistare il libro perché amano proprio il genere. Se uno scrittore che fa tutto da solo arriva a tre milioni di pagine lette, sul mercato italiano di Amazon, non dovrebbe essere considerato un cavallo vincente da un'agenzia letteraria seria? O lì subentra per forza di cose il genere di cui scrive? Però non ha senso, perché se poi quelle stesse agenzie rappresentano in Italia autori esteri che scrivono dello stesso genere, qual è la differenza? Spero riusciate a capire le mie domande, forse ho scritto in modo confuso.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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@Mia Harper sono numeri difficili quelli che ipotizzi. 3 milioni di pagine lette equivalgono a più di 10 mila euro di guadagno con Kindle Unlimited. Da aggiungere le entrate delle copie vendute. Parliamo di diverse decine di migliaia di euro per un libro, un risultato per pochi.
Se la domanda è se uno scrittore del genere interesserebbe a un’agenzia, la risposta è senz’altro sì. Ma quello scrittore che se ne farebbe dell’agenzia?
Ovviamente capita che succeda quello che tu ipotizzi ma, a dire il vero, è molto più spesso accaduto che sia direttamente l’editore a contattare l’autore. I casi sono tanti, anche per Erin Doom è successo.
Le agenzie spesso non servono, le case editrici di rado si fanno sfuggire occasioni del genere. Anche perché basta monitorare le classifiche di vendita su Amazon, cosa che fanno tutte.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Da quando Amazon Italia ha aggiungo anche per gli autori italiani che stanno in top 25 il bonus come per Amazon US (per Amazon US i primi 10 autori mi pare in classifica, chiunque siano, beccano 25 mila dollari di bonus, ma per arrivare in top 100 su Amazon US devi vendere parecchio, oppure ti ci deve mettere Amazon stessa), la classifica è diventata un miraggio. Nel 2018, all'esordio, il mio romanzo è entrato direttamente in 93esima posizione. L'anno scorso ho pubblicato il seguito tanto atteso dal mio pubblico che nel frattempo ha iniziato a seguirmi, e massimo che ho raggiunto è stata la posizione 800 della classifica. Parlo dello stesso numero di vendite e pagine lette. Questo per dire che guardare le classifiche ora su Amazon è poco utile, perché gli algoritmi sono ancora più ingiusti. Non voglio aprire parentesi su come si possono sballare gli algoritmi, perché non mai avuto tanti agganci di blogger compiacenti per poterlo fare. Il punto è che anche con i numeri alla mano, le agenzie, almeno quelle che ho contattato, non si sono degnate neppure di rispondermi "Grazie per averci mandato i tuoi report privati ma non vogliamo costruirti una carriera". Silenzio totale. Io sono sempre più convinta che i fenomeni letterari siano creati, non generati dai numeri che l'autore riesce a fare da solo. Quindi che tu abbia dimostrato di essere un cavallo vincente oppure no cambia poco, se non sei nel giro in qualche modo, ti lasciano dove stai. Ed è veramente molto deludente come cosa.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Mia Harper ha scritto: Se uno scrittore che fa tutto da solo arriva a tre milioni di pagine lette, sul mercato italiano di Amazon, non dovrebbe essere considerato un cavallo vincente da un'agenzia letteraria seria? O lì subentra per forza di cose il genere di cui scrive? Però non ha senso, perché se poi quelle stesse agenzie rappresentano in Italia autori esteri che scrivono dello stesso genere, qual è la differenza? Spero riusciate a capire le mie domande, forse ho scritto in modo confuso.
In linea di massima, le agenzie letterarie più altolocate trattano letteratura non di genere e opere di non-fiction. Gli autori esteri di genere li trattano soltanto quando fanno numeri molto grossi, e in genere li trattano per via indiretta, in quanto  rappresentano l'editore (poniamo Simon & Schuster) non l'autore. Il singolo autore di solito viene rappresentato in Italia da un'agenzia estera, non da un'agenzia italiana.

Insomma, io non la vedo così facile per un autore di genere in Self, pur con numeri interessanti. Quello della letteratura di genere in Self viene considerato un mercato parallelo, con dinamiche diverse, e una volta che un autore intraprende quella strada è difficile rientrare nel mercato principale. 

Mi sembra di capire che sei stata tu a proporti ad alcune agenzie. Il fatto stesso di proporsi a un'agenzia determina quasi sempre un rifiuto, perché quando le agenzie sono veramente interessate sono loro a cercarti. In ogni caso, come ti è stato scritto sopra, è più facile che sia l'editore ad essere interessato a un autore in Self, e non l'agenzia. Anche perché si presume che un autore in Self - essendo già imprenditore di sé stesso - non abbia alcun bisogno di un intermediario, le agenzie nutrono già in partenza dei pregiudizi verso questa tipologia di autore (e spesso di opere).

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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@Mia Harper assolutamente no, sono tantissimi gli autori passati dal self ad essere best seller in libreria. A parte Erin Doom, che comunque è l’autrice italiana che vende di più in assoluto, c’è Sophie Kinsella, ad esempio, altro top player, tanto per citarne una.
Fermo restando che ci sono tanti scrittori italiani che non cambiano e restano su Amazon, semplicemente perché guadagnano di più. Penso a Riccardo Bruni, per dirne uno della scuderia Amazon. Oppure autori self a cui non può fregare di meno arrivare sugli scaffali, visto i numeri che fanno da soli, come Nicola Rocca.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Mia Harper ha scritto: Quindi anche se si fanno ottimi numeri (considerando che si è da soli, senza alcun supporto - per i professionisti del settore forse sono numeri medi) si è condannati a restare su Amazon per sempre? 
In teoria, non è per forza una condanna. Anzi, potresti aspirare a pubblicare con Amazon Publishing, vale a dire il marchio editoriale di Amazon (negli USA Amazon ha almeno dieci "editori", mentre in Italia credo abbia solo quel marchio). Un'agenzia che rappresenta titoli o autori di Amazon Publishing è Laura Ceccacci. Potresti provare a rivolgerti a loro. Se ti rivolgi solo ad agenzie che rappresentano editori istituzionali la strada è in salita per chi proviene da un altro settore... a meno che tu non sia davvero un'autrice con numeri prodigiosi.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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E' che qui non posso parlare del mio rapporto con il self. Diciamo solo che se potessi passare ad una CE media sarei molto più contenta, anche se sicuramente farei meno a livello economico. Però per arrivare alla CE media, da quello che ho visto in Italia, si passa comunque per un'agenzia seria. Mi sono rivolta in passato alla Ceccacci, non è andata bene, ero più giovane, meno paziente e non avevo grandi numeri quindi mi hanno scartata. Forse avrei speranza con la Newton, ma anche lì si passa da un agente. Quindi tutto gira intorno all'attirare la benevolenza di un'agenzia seria. Di sicuro non smetterò di scrivere e pubblicare, anche perché mi sono fatta il mazzo tanto (scusate l'espressione) per costruirmi il pubblico, e non ho intenzione di rinunciare a qualcosa che amo. Però mi demotiva sapere che forse veramente sono costretta ad accontentarmi della pubblicazione in self. Io sono pure disposta a intraprendere la strada in salita, è quello che ho fatto quando ho deciso di pubblicare il mio primo romanzo da sola, ma almeno il riconoscimento di venir letta e valutata dalle agenzie pensavo di essermelo guadagnato. Se i lettori mi hanno dato questa possibilità (tenete presente che non vengo da siti come Wattpad), perché i professionisti del settore no?

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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@Mia Harper guarda io pubblico in self con un discreto riscontro, ho trovato una buona casa editrice, ma piccola, senza passare per nessuna agenzia e credo proprio che andrò avanti su entrambi i fronti. All’editore (Golem) sono arrivato senza neanche citare il self.
Poi arrivare a Newton e similari vuol dire riuscire a vendere migliaia di copie l’anno, se ci riesci basta che li contatti, non vedo a cosa serva un’agenzia. Se vendi centinaia di copie l’anno, come me, non credo proprio che siano sufficienti.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Mia Harper ha scritto: E' che qui non posso parlare del mio rapporto con il self. Diciamo solo che se potessi passare ad una CE media sarei molto più contenta, anche se sicuramente farei meno a livello economico. Però per arrivare alla CE media, da quello che ho visto in Italia, si passa comunque per un'agenzia seria. Mi sono rivolta in passato alla Ceccacci, non è andata bene, ero più giovane, meno paziente e non avevo grandi numeri quindi mi hanno scartata. Forse avrei speranza con la Newton, ma anche lì si passa da un agente. Quindi tutto gira intorno all'attirare la benevolenza di un'agenzia seria.
Probabilmente, ma la ricerca deve essere mirata. Se speri di poter pubblicare con N&C (che comunque non è una CE media) devi proporti a un'agenzia che ha già in scuderia autori N&C. 

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Io continuo a pensare che a un autore top nel self un’agenzia non serva a nulla. Basta un solo giorno nella top10 di Amazon per essere contattati. Del resto Francesco Grandis, che scriveva pure su Writer’s Dream, venne contattato da due big proprio in questo modo e scelse Rizzoli. Ma non è tutto oro quello che luccica. Ricordo una sua intervista in cui disse di aver venduto 10 mila copie da solo e poi pensava di vendere molto di più con Rizzoli, ma era arrivato a 10 mila anche con loro. E, giusto per far capire cosa è l’editoria oggi, neanche così è riuscito a restare in Rizzoli, tant’è che il suo secondo libro lo ha pubblicato con La corte, passando per Beretta Mazzotta. Giusto per concludere il giro, sperando illumini gli autori che leggono, oggi ha fondato una casa editrice, Altrevoci edizioni, peraltro un’ottima casa.
Questo per dire che arrivare pure a una big vuol dire poco e nulla. E questo sfugge a tanti.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Wanderer ha scritto:
5. Agenzie poco qualificate che vendono servizi editoriali e pseudo-rappresentanze con editori poco prestigiosi (meglio non fare nomi...). 
In questo caso, l'autore viene sapientemente sedotto, e spesso viene indotto ad acquistare qualche servizio in più, magari l'editing o la correzione di bozze, con il miraggio della pubblicazione. A differenza della categoria 4), alcune di queste agenzie effettivamente fanno giungere a una pubblicazione tramite una qualche rappresentanza. Tale "rappresentanza" serve in realtà solo a gratificare l'autore, a ripagarlo (non certo economicamente) delle spese, dandogli la vanità di avere un agente e un editore. Ma quale agente e, soprattutto, quale editore? A volte, si tratta di editori piccolo-medi tutto sommato decenti, a cui l'autore sarebbe potuto arrivare anche da solo, se sua proposta era decente. A volte si tratta invece di editori indecenti, o addirittura EAP, da cui l'autore farebbe meglio a fuggire a gambe levate.
Io qui farei un'ulteriore distinzione, perché di agenzie del genere ne esistono due tipi secondo me: quelle in ogni caso trasparenti, cioè quelle che ti dicono di lavorare esclusivamente con editori piccoli. A quel punto sta al singolo valutare l'utilità, secondo me inesistente, di queste agenzie. Esiste però una tipologia molto più subdola: quella delle agenzie che dicono di lavorare con ce medie e big, alle quali sono arrivate magari giusto un paio di volte perché hanno rappresentato qualche personaggio dello spettacolo o simili, ma con le quali, in realtà, un esordiente può aspirare solo a ce piccole, il più delle volte micro, alcune anche indecenti come dici tu. A queste c'è da fare molta attenzione, perché è facile rimanere ammaliati dalle promesse, mentre la realtà è molto diversa.  

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Fabioloneilboia ha scritto: Io continuo a pensare che a un autore top nel self un’agenzia non serva a nulla. Basta un solo giorno nella top10 di Amazon per essere contattati. Del resto Francesco Grandis, che scriveva pure su Writer’s Dream, venne contattato da due big proprio in questo modo e scelse Rizzoli. 
La sua non era un'opera "di genere", o comunque era di un genere particolare. Venne scelta l'opera in particolare, non l'autore e la sua produzione in generale. Comunque, ogni caso è un caso a sé.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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Fabioloneilboia ha scritto: Io continuo a pensare che a un autore top nel self un’agenzia non serva a nulla. Basta un solo giorno nella top10 di Amazon per essere contattati. Del resto Francesco Grandis, che scriveva pure su Writer’s Dream, venne contattato da due big proprio in questo modo e scelse Rizzoli. 
La sua non era un'opera "di genere", o comunque era di un genere particolare. Venne scelta l'opera in particolare, non l'autore e la sua produzione in generale. Poi ogni caso è un caso a sé.

Re: Tipologie di agenzie letterarie

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@Wanderer io penso che a Rizzoli e chi per loro non fregava nulla dell’opera, era semplicemente un libro che vendeva. Alla fine ci hanno guadagnato più del 99% degli esordienti, quindi saranno stati contenti.
Perciò dicevo che basta vendere su Amazon e si arriva in una big in 30 secondi. La stessa Erin Doom ha detto che Salani l’ha contattata dopo 24 ore che aveva pubblicato il libro, tanti che ne aveva venduti.
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