Ilaris ha scritto:
Io non capisco: se il tuo "buon editore" assume editor e correttori di bozze per correggere, rivedere, raddrizzare, perfezionare, togliere refusi dai testi non solo di Pinco Pallo esordiente, ma anche di autori affermati (vado di ovvietà: King e Umberto Eco) mi spieghi per quale motivo il self publisher deve essere invece un mostro da strapaura di bravura (più dei premi Nobel) non solo per potersi pubblicare da solo, ma anche per dover FARE tutto da solo? Dove sta scritto, e soprattutto, chi lo pretende oltre te? Di sicuro non i lettori.
Lo dico simpaticamente, giuro, senza ombra di polemica
Quindi, secondo te, può essere un Self-publisher soltanto chi ha soldi da investire, per noleggiare un intero staff editoriale? E chi non ne ha come fa?... il figlio di King, per riprendere il tuo esempio, si potrebbe permettere di fare il Self-publisher di grido, ma non tutti quelli che bazzicano questo forum.
Secondo me, il Self-publisher ideale dovrebbe essere qualcuno che ha inventiva, talento (e tempo) da investire, prima che soldi da investire.
Inoltre, dovrebbe essere qualcuno che è in grado di fare da solo il più possibile (altrimenti farebbe meglio a cercarsi un editore, appunto).
Non credo che per fare un'accurata correzione di bozze un autore debba essere un mostro di bravura, solo avere un po' di tempo, di pazienza e di buona volontà (e tra parantesi: abbiamo idea di quanto sia facile, oggi, correggere le bozze rispetto al passato? La metà degli errori vengono agevolmente rilevati dal correttore automatico di Word, che sempre più si sta trasformando anche in un editor automatico, giungendo anche a dare suggerimenti su come migliorare il testo. E ci sono altri programmi, specie in lingua inglese, che sono ancora più evoluti).
Per come la vedo, i vantaggi del Self - sia rispetto agli editori a rischio d'impresa e sia rispetto agli EAP - sono essenzialmente due:
1. Tutti lo possono fare, se hanno qualcosa da dire, senza previa approvazione dell'opera (a differenza che con gli editori "free").
2. Tutti lo possono fare senza esborsi economici o quasi (a differenza che con gli EAP, che speculano sui vizi di autori benestanti).
In realtà, l'autopubblicazione c'è sempre stata anche in passato, bastava andare dal tipografo (non dall'EAP) e farsi stampare le copie del manoscritto più o meno grezzo, a prezzi più o meno proibitivi. La novità della nostra epoca consiste nel fatto che, grazie alla stampa digitale e agli strumenti informatici, le piattaforme di Self offrono all'autore gli strumenti per fare TUTTO (o quasi) da solo a prezzi molto modici, almeno in potenza. Da qui a fare TUTTO grazie a contributi esterni, pagati profumatamente, c'è una gran bella differenza.
Per me, non ha senso "investire" migliaia di euro per pubblicare un'opera in Self-publishing, tanto più che è un investimento incerto.
Se avessi qualche migliaia di euro da spendere nel mio libro, li spenderei per rendere l'opera più appetibile ad editori prestigiosi.
Opinione puramente soggettiva, per carità.