Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Fabioloneilboia ha scritto: Il mio libro l’ho anche portato in libreria ed ho pure constatato la gentilezza ad accettarlo in conto vendita di un paio di librerie. Se avrò tempo ne cercherò altre, chiaramente indipendenti. Dubito le catene prendano libri pubblicati in self, ma non ho esperienza a riguardo.
In teoria, dal 2019 Amazon ha attivato un suo servizio di distribuzione in Italia, quindi i libri in Self possono essere ordinati da qualunque libreria, anche di catena, evitando il conto vendita, secondo modalità simili ai distributori nostrani (inizialmente, la notizia fece scalpore e suscitò un certo timore ai piani alti di Messaggerie). Non so però quanto il servizio sia conosciuto e utilizzato dai librai. Ovviamente, la parte più difficile è convincere il libraio a ordinarne un po' di copie, ma nel caso di una presentazione in libreria il servizio può essere utile.

https://www.amazonlibrerie.it/#!/

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Wanderer ha scritto: Io non vedo tutta questa differenza tra l'acquisto di servizi editoriali tramite un editore e l'acquisto di servizi editoriali senza un editore. Si tratta pur sempre di rivolgersi a una figura esterna o una società esterna, e di pagarla per il servizio. Sarà l'autore a valutare se la richiesta dell'EAP o del collaboratore esterno sia ragionevole o meno.  Anche nel caso del Self un autore può imbattersi in presunti professionisti, che svolgono male il lavoro (un editor esterno, in molti casi, non sarà motivato come un editor interno a una CE free). 
Eh, no: concordo con molte cose che hai detto in questa discussione, ma su questo proprio no.
Mettere sullo stesso piano un editor freelance e una casa editrice EAP non è ammissibile: l'editor potrà essere più o meno bravo, ma svolge il suo lavoro cercando di farlo al meglio delle proprie possibilità, ed è di certo in gran parte più motivato di quelli interni alle case editrici. Lui non è un dipendente stipendiato, ma un libero professionista che per avere altri incarichi ha solo la possibilità di svolgere il proprio lavoro con coscienza, perché basta che un paio di autori si lamentino pubblicamente delle sue prestazioni ed ecco che vedrà sparire pian piano le richieste di preventivi per nuovi lavori. 
E non mi sembra proprio il caso di metterlo sul piano di un editore che una settimana dopo aver ricevuto un manoscritto di cinquecento cartelle telefona all'autore per dirgli: "Oh, che opera originale ha scritto, signor Pincopallino, una prosa di qualità sopraffina e dei personaggi indimenticabili, qui in redazione ci siamo passati il suo manoscritto e ne siamo entusiasti. Peccato che il costo della carta sia raddoppiato nell'ultimo anno e l'addetto stampa abbia deciso di fare le ferie alle Seychelles quest'anno... ma con un piccolo contributo di tremila euro...".
Quanto agli editori di saggistica, che sul forum potranno interessare allo 0,1% degli iscritti, è un altro mercato: c'è chi pubblica tesi di laurea, manuali di studio destinato all'università, codici legislativi... I campi d'interesse sono infiniti e i bacini d'utenza quanto mai svariati, non possiamo paragonarli al fantasy, al romanzo rosa o al giallo.
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
https://www.instagram.com/marcellonucciarelli/
https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/

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@Wanderer sì conosco il servizio ma, come giustamente dici, poche librerie lo conoscono ed è difficile pensare che vadano ad utilizzarlo. 
In generale è ovvio che un autore non possa fare tutto ciò che fa un editore serio che distribuisce seriamente, però se l’alternativa è trovarsi una casa editrice che stampa 100 copie sperando che l’autore le venda ai parenti, forse è meglio fare tutto da soli.

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La domanda da porsi sul self è: se ho 3000 euro da investire sul mio libro (ma pure fossero 1000), conviene di più investire l'80% sulla realizzazione (editor, correttore di bozze, copertinista) e il 20% sulla promozione (fossero anche solo ads su FB, IG e altrove), oppure il contrario?

Certamente nel primo caso avrai un prodotto di maggiore qualità editoriale, ma nel secondo più probabilità di rientrare dell'investimento iniziale. Poi le percentuali possono essere anche 50 e 50, però dubito che investendo 1500 solo realizzazione e solo "pochi spiccioli" sulle ads riuscirai a rientrare di quei 1500...

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Marcello ha scritto: Eh, no: concordo con molte cose che hai detto in questa discussione, ma su questo proprio no. 
Io parto dal presupposto che non necessariamente l'editore a pagamento è un ciarlatano truffaldino, e non necessariamente l'editor o il grafico freelance è un professionista onesto e qualificato. Magari nell'80% dei casi si rientra in quei casi che dici, ma non in tutti. Ci sono anche freelance che accettano di editare opere improponibili, in cui non credono minimamente.  Basta che vengano pagati. Questo modo di fare non è molto diverso rispetto alla peggiore EAP, o sbaglio? Ci sono poi anche vie di mezzo, come le agenzie di servizi editoriali, che a volte offrono servizi decenti, a volte scadenti, e che spesso offrono anche il servizio di ghostwriting dell'opera (e qui si potrebbe aprire un dibattito sull'eticità o meno della cosa).

Comunque, resto dell'idea che ci siano analogie tra chi ricorre alla EAP, alle agenzie a pagamento o a servizi editoriali esterni (o interni, nel caso di piattaforme tipo Booksprint o Ilmiolibro) per pubblicare in Self. In comune c'è il fatto che l'autore è indotto a spendere somme non indifferenti per pubblicare un libro. La modalità più conveniente può essere soggettiva e dipendere da più fattori, ma non è detto che il Self sia sempre e comunque la scelta migliore. Dipende. 

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Fabioloneilboia ha scritto: però se l’alternativa è trovarsi una casa editrice che stampa 100 copie sperando che l’autore le venda ai parenti, forse è meglio fare tutto da soli.
Esattamente. E non dimentichiamo che con il Self rimani titolare dei diritti e che le piccole CE non pagano neanche le royalty... per me la questione è semplice: è come scegliere tra una martellata su un piede e un lecca lecca. 
Già.

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Wanderer ha scritto: Io non vedo tutta questa differenza tra l'acquisto di servizi editoriali tramite un editore e l'acquisto di servizi editoriali senza un editore. Si tratta pur sempre di rivolgersi a una figura esterna o una società esterna, e di pagarla per il servizio. Sarà l'autore a valutare se la richiesta dell'EAP o del collaboratore esterno sia ragionevole o meno.  Anche nel caso del Self un autore può imbattersi in presunti professionisti, che svolgono male il lavoro (un editor esterno, in molti casi, non sarà motivato come un editor interno a una CE free). 
Il punto è nella possibilità di scelta. Qualcuno come me o te, che conosce qualcosa della realtà editoriale, può scegliere in libertà. Ma ci sono tanti che avendo poche conoscenze in merito finiscono per affidarsi alle EAP solo perché non conoscono le alternative.
Molte volte qui e sul forum precedente ho letto di novelli autori che avevano ricevuto proposte da CE a pagamento. Ora, le proposte non si ricevono se prima non si è mandato qualcosa, quindi molti inviano a chiunque, e solo dopo si fanno le domande. Ciò mi dice che è molto difficile per autori senza esperienza distinguere tra le varie CE o anche solo capire che pubblicare non è il punto di arrivo: ha grande importanza con chi si pubblica.
Sono d'accordo che possono esserci EAP che lavorano in modo più serio di altre (di una ho visto un romanzo in bella vista qui in un grande magazzino), ma per me comunque speculano sul gran numero di persone che scrivono e che non trovano un editore, quindi, detta fuori dai denti, mi stanno sulle scatole per principio. Anche se, per puro caso, dovessero pubblicare dei libri buoni.
Anche nel caso del self non c'è garanzia che i professionisti che l'autore trova siano seri e competenti. Ma nessuno glieli ha imposti, se ha sbagliato ha sbagliato da solo, e non perché è stato convinto da altri, che ci guadagnano, che il suo libro aveva possibilità.
Non so se sono riuscita a spiegarmi, ma per me la linea di divisione è chiara (anche se magari il risultato finale in fatto di vendite/guadagni fosse identico)
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
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Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Silverwillow ha scritto: Il punto è nella possibilità di scelta. Qualcuno come me o te, che conosce qualcosa della realtà editoriale, può scegliere in libertà. Ma ci sono tanti che avendo poche conoscenze in merito finiscono per affidarsi alle EAP solo perché non conoscono le alternative.
Molte volte qui e sul forum precedente ho letto di novelli autori che avevano ricevuto proposte da CE a pagamento. Ora, le proposte non si ricevono se prima non si è mandato qualcosa, quindi molti inviano a chiunque, e solo dopo si fanno le domande. Ciò mi dice che è molto difficile per autori senza esperienza distinguere tra le varie CE o anche solo capire che pubblicare non è il punto di arrivo: ha grande importanza con chi si pubblica.
Su questo sono abbastanza d'accordo. Ma per fortuna ormai anche i novelli autori sono sempre più consapevoli, almeno tra le nuove generazioni. Il target ideale della EAP tradizionale sono rimaste le vecchie generazioni e le persone con un basso grado di istruzione e  una bassa padronanza degli strumenti informatici. Quale giovane spenderebbe 1500-3000 euro sapendo che su Amazon può pubblicare gratis? Per questo motivo, è ormai nato un tipo di editoria "EAP 2.0" che ha ha proprio come slogan "pubblica il tuo libro gratis", e che ha queste caratteristiche: 1) La pubblicazione è "free", e comprende editing (magari rudimentale), correzione bozze, copertina, e quant'altro sia necessario per rendere vagamente presentabile un'opera; 2) L'opera viene pubblicata solo se si supera un certo numero di prevendite. 3) Ovviamente, l'autore può scegliere se acquistare copie per far sì che il libro sia pubblicato (cosa che possibilmente avviene spesso, ma non è obbligatoria). Esistono decine di editori che funzionano in questo modo e pubblicano centinaia di autori. Magari i prodotti che ne escono fuori saranno di bassa qualità, ma non è detto che siano più pessimi (né più onerosi) di tanti libri pubblicati in Self publishing su Amazon o altrove. 
Silverwillow ha scritto:Anche nel caso del self non c'è garanzia che i professionisti che l'autore trova siano seri e competenti. Ma nessuno glieli ha imposti, se ha sbagliato ha sbagliato da solo, e non perché è stato convinto da altri, che ci guadagnano, che il suo libro aveva possibilità.
Qui non ti seguo molto: se l'autore viene raggirato, o comunque ottiene un risultato non soddisfacente, trovo che la modalità non faccia differenza. In entrambi i casi, l'autore sbaglia e la responsabilità è in parte sua. In entrambi i casi, sceglie e nessuno gli impone alcunché (mica è costretto a firmare per un EAP). In entrambi i casi, c'è qualcuno che guadagna sull'inesperienza dell'aspirante e specula sulla sua vanità di diventare autore. 
Silverwillow ha scritto:Sono d'accordo che possono esserci EAP che lavorano in modo più serio di altre (di una ho visto un romanzo in bella vista qui in un grande magazzino), ma per me comunque speculano sul gran numero di persone che scrivono e che non trovano un editore, quindi, detta fuori dai denti, mi stanno sulle scatole per principio. 
Questo, però, non vale soltanto per gli EAP. Vale anche per le agenzie che vendono servizi editoriali. Vale per le piattaforme di Self publishing come YouCanPrint e affini. In fondo, sono concorrenti che speculano tutti sulla stessa cosa, in modalità diverse. 

Vorrei comunque tornare un momento al quesito iniziale. Quanto occorre investire per un libro in Self Publishing?

Su Ilmiolibro i conti sono presto fatti: per 295 euro offrono correzione bozze (e abbozzo di editing), copertina, impaginazione, ISBN e altro. A questo prezzo va aggiunta la stampa, perché non usano il POD. In fondo, per un Self publisher alle prime armi, potrebbe essere un buon compromesso tra spesa modica e qualità - credo - dignitosa, con il vantaggio di poter contare su un minimo di servizi di distribuzione e promozione inclusa nel prezzo. Non sarà il migliore dei mondi possibili, e si tratta di un approccio "entry level", ma almeno in questo caso l'autore sa che c'è dietro un gruppo serio come GEDI, e non un EAP truffaldino o una piattaforma di Self Publishing che promette tanto e mantiene poco.

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Wanderer ha scritto: Interessante, ma bisognerebbe anche capire quanto sia necessario investire (come minimo) in ads Amazon o Fb per riuscire a coprire in tempi relativamente brevi quei costi con le vendite del libro... questo mi sembra uno degli aspetti più incerti e problematici, difficili da calcolare sin dall'inizio.
Sì, è difficile soprattutto perché c'è da sperimentare che cosa funziona e che cosa no, cosa piace al pubblico e quindi porta all'acquisto, e cosa invece non frutta nulla. Dipende anche dall'appeal generale del libro – è molto più difficile promuovere un mainstream di un libro di genere o un manuale – e dalla promozione a latere effettuata dall'autore sui canali social (quindi tutte le attività non a pagamento). Un'autrice che conosco con €2,00 al giorno riesce a vendere minimo 3 copie giornaliere.
Wanderer ha scritto: Anche perché, da quel punto di vista, essendo spese relativamente modeste, ci si può aspettare molta più concorrenza a basso costo
Sì e no. Nel senso che c'è sì tanta gente che ci prova, con cifre irrisorie, ma ce n'è poca che è in grado di fare una sponsorizzata come si deve, per cui c'è da stare attenti a non rientrare nella seconda categoria, per cui va a finire che si butta via denaro e basta.
Wanderer ha scritto: Non so fino a che punto convenga investire 1500 euro in un prodotto editoriale curato, se poi ci si trova a competere con scarti del genere, realizzati in modo dozzinale con pochissima spesa
Se il prodotto è ben curato non si va a competere con i prodotti amatoriali o dozzinali. Un prodotto scadente anche se sponsorizzato non viene comprato, perché le persone non sono stupide e riconoscono benissimo quando un prodotto è potenzialmente valido e quando no. Superato lo step dell'aspetto grafico, che è il primo fattore a scremare il pubblico, c'è la descrizione prodotto, ci sono le recensioni e poi c'è l'inserto in anteprima. Se il libro supera tutti gli step, allora c'è l'acquisto, altrimenti nulla da fare.
Per il passaparola, invece, usciamo dal campo sponsorizzate ed entriamo in quello dei bookstagrammer e booktoker, strumenti potentissimi cui per arrivarci c'è da passare comunque gli step sopra descritti (che devono convincere lettori forti), più lo step dell'indice di gradimento della lettura, che determina il volume di materiale creato spontaneamente dai lettori selezionati. In questi casi, il pubblico comprerà se c'è un buon passaparola sul libro, altrimenti, anche qui, nulla da fare.
Wanderer ha scritto: come si concilia questo investimento con l'utilizzo del POD e di materiali - presumo - di bassa qualità e senza troppe pretese né troppe opzioni
Il professionista qualificato, con esperienza, conosce i limiti e i problemi delle stampe POD. Conoscendoli, userà gli svantaggi per mettere dei paletti sul che cosa si può fare e che cosa è meglio non fare, realizzando un prodotto comunque molto buono.
C'è poi chi si fa stampare alcune copie in tipografia per edizioni speciali o inventa strumenti di marketing per dare valore in più al libro, anche se è l'edizione Amazon... e questi funzionano tantissimo nel trainare le vendite, poiché si ingaggia il pubblico in attività extra che piacciono parecchio, per cui vengono condivise spontaneamente :)
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Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Silverwillow ha scritto: Mi pareva che per il cartaceo servisse comunque l'ISBN, ma di sicuro ricordo male. In ogni caso, questo vale se si pubblica unicamente su amazon, e non si è interessati a diffonderlo su più piattaforme o a provare anche con le librerie della propria città.
Attenzione che per la diffusione in libreria serve la partita iva da editore (neanche da scrittore, proprio da editore), a meno che non sia il libraio a ordinare le copie ai service POD – cosa che al 99% si rifiutano di fare ;(
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Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Darksy ha scritto: La domanda da porsi sul self è: se ho 3000 euro da investire sul mio libro (ma pure fossero 1000), conviene di più investire l'80% sulla realizzazione (editor, correttore di bozze, copertinista) e il 20% sulla promozione (fossero anche solo ads su FB, IG e altrove), oppure il contrario?

Certamente nel primo caso avrai un prodotto di maggiore qualità editoriale, ma nel secondo più probabilità di rientrare dell'investimento iniziale. Poi le percentuali possono essere anche 50 e 50, però dubito che investendo 1500 solo realizzazione e solo "pochi spiccioli" sulle ads riuscirai a rientrare di quei 1500...
La promozione da sola non basta. Se il prodotto sembra amatoriale, non vende, né viene preso in considerazione da chi può farti pubblicità a latere...
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Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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MissRibston ha scritto: Sì e no. Nel senso che c'è sì tanta gente che ci prova, con cifre irrisorie, ma ce n'è poca che è in grado di fare una sponsorizzata come si deve, per cui c'è da stare attenti a non rientrare nella seconda categoria, per cui va a finire che si butta via denaro e basta.
Così però va a finire che l'autore deve assumere anche un esperto di sponsorizzazioni... e un social media manager? E perché non un intero ufficio stampa?

Mi hai abbastanza convinto su alcuni aspetti, ma resta una questione di fondo su cui non sono convinto.
Se nel Self publishing per definizione l'autore diventa "editore di sé stesso", non è una contraddizione poi pagare cifre non indifferenti e ricorrere a così tanti servizi esterni? (i quali, tra parentesi, sono proprio quelli di cui si occupa un buon editore... quindi, in realtà, il Self è quasi sempre un ripiego legato al fatto che non si è trovato un buon editore che offre quei servizi). Posso capire il richiedere un servizio editoriale sugli aspetti grafici e di impaginazione, i quali presuppongono competenze tecniche specifiche che l'autore non è tenuto ad avere, ma lo capisco molto meno su quelli strettamente testuali. Se un Self publisher non è in grado di fare un'accurata correzione di bozze sul proprio testo, e deve spendere centinaia di euro per farsi correggere refusi ed errori di ortografia, forse di base non dovrebbe fare il Self publisher, dovrebbe cambiare mestiere. Oppure, trovare un buon editore. ;-)

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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@Wanderer diciamo che alcuni sanno scrivere ma non hanno nulla da scrivere, preferisco chi ha idee ma non abbastanza capacità. A quel punto basta trovare qualcuno che dia una mano per far uscire un buon prodotto. Leggo spesso libri scritti bene, ma vuoti di qualsivoglia altro aspetto. Io credo che studiare non basti se non si ha talento o, quantomeno, qualcosa di interessante da raccontare.
Relativamente al successo del self, come dappertutto nella nostra società, la qualità c’entra ben poco, se il metro di misura sono le vendite. Ribadisco che se si fa una questione economica allora conviene scrivere un certo tipo di romanzi rosa o, al massimo, un certo tipo di giallo. Lo spazio per il resto è piccolo e l’ardua impresa è ancora più ardua.
Dal mio punto di vista ho sia approcciato una strada più indirizzata alla critica sia ad un pubblico più “commerciale” e mi sono divertito a scrivere in entrambi i modi, con libri diversi. A me fa piacere sia avere un buon responso da esperti sia dai lettori. È giusto che ognuno prenda la propria strada, l’importante è aver ben chiaro il volume di vendita che può generare un certo tipo di libro.
A tal proposito chiedo a @Miss Ribston, che è esperta in materia, quante copie bisogna vendere al mese in self per poter parlare di successo secondo te? O, meglio ancora visto che i numeri di Kindle Unlimited sono fondamentali, quanti lettori? Magari tu hai una stima per genere.

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Fabioloneilboia ha scritto: Relativamente al successo del self, come dappertutto nella nostra società, la qualità c’entra ben poco, se il metro di misura sono le vendite. Ribadisco che se si fa una questione economica allora conviene scrivere un certo tipo di romanzi rosa o, al massimo, un certo tipo di giallo. 
Concordo. Il successo commerciale dovrebbe essere il meritato premio, non l'obiettivo di un testo letterario. Nel Self, fin troppo spesso, si punta soltanto al guadagno. E qui secondo me c'è un altro aspetto problematico del Self. In teoria, la legge sul diritto d'autore disciplina certi rapporti tra autore ed editore perché vuole tutelare l'integrità artistica dell'autore, che non deve essere un venditore di prodotti librari, ma un artista, un autore di "opere a carattere creativo". L'autore dovrebbe pensare soltanto a fare l'autore (scrivere libri e percepire royalties su di essi), mentre delle vendite dei libri si dovrebbe occupare l'editore (che poi fa il rendiconto all'autore). Se invece l'autore si deve occupare di vendere i propri prodotti, dove trova il tempo (e la libertà mentale) per partorire le sue migliori altre fatiche letterarie? 

Poi, c'è un aspetto che mi sembra stiamo trascurando: se per pubblicare un libro in Self in modo "serio" occorrono 1500-3000 euro dove sta la meritocrazia, quella che (in teoria) dovrebbe invece garantire l'editoria a rischio d'impresa? E dove sta il democraticismo del Self publishing? In sostanza, secondo questa impostazione, la qualità del libro e il suo successo dipendono soltanto dalle risorse finanziarie dell'autore. Ma non tutti possono permettersi di investire quei soldi.  E anche qui vedo un'analogia con la EAP, che in fondo è appannaggio soltanto di chi ha soldi da investire (o buttare che sia), non certo di tutti. 

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Wanderer ha scritto: Se un Self publisher non è in grado di fare un'accurata correzione di bozze sul proprio testo, e deve spendere centinaia di euro per farsi correggere refusi ed errori di ortografia, forse di base non dovrebbe fare il Self publisher, dovrebbe cambiare mestiere. Oppure, trovare un buon editore. ;-)
Io non capisco: se il tuo "buon editore" assume editor e correttori di bozze per correggere, rivedere, raddrizzare, perfezionare, togliere refusi dai testi non solo di Pinco Pallo esordiente, ma anche di autori affermati (vado di ovvietà: King e Umberto Eco) mi spieghi per quale motivo il self publisher deve essere invece un mostro da strapaura di bravura (più dei premi Nobel) non solo per potersi pubblicare da solo, ma anche per dover FARE tutto da solo? Dove sta scritto, e soprattutto, chi lo pretende oltre te? Di sicuro non i lettori.
Lo dico simpaticamente, giuro, senza ombra di polemica   :D
Già.

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Ilaris ha scritto: Io non capisco: se il tuo "buon editore" assume editor e correttori di bozze per correggere, rivedere, raddrizzare, perfezionare, togliere refusi dai testi non solo di Pinco Pallo esordiente, ma anche di autori affermati (vado di ovvietà: King e Umberto Eco) mi spieghi per quale motivo il self publisher deve essere invece un mostro da strapaura di bravura (più dei premi Nobel) non solo per potersi pubblicare da solo, ma anche per dover FARE tutto da solo? Dove sta scritto, e soprattutto, chi lo pretende oltre te? Di sicuro non i lettori.
Lo dico simpaticamente, giuro, senza ombra di polemica   :D
Quindi, secondo te, può essere un Self-publisher soltanto chi ha soldi da investire, per noleggiare un intero staff editoriale? E chi non ne ha come fa?... il figlio di King, per riprendere il tuo esempio, si potrebbe permettere di fare il Self-publisher di grido, ma non tutti quelli che bazzicano questo forum. 

Secondo me, il Self-publisher ideale dovrebbe essere qualcuno che ha inventiva, talento (e tempo) da investire, prima che soldi da investire. 
Inoltre, dovrebbe essere qualcuno che è in grado di fare da solo il più possibile (altrimenti farebbe meglio a cercarsi un editore, appunto). 

Non credo che per fare un'accurata correzione di bozze un autore debba essere un mostro di bravura, solo avere un po' di tempo, di pazienza e di buona volontà (e tra parantesi: abbiamo idea di quanto sia facile, oggi, correggere le bozze rispetto al passato? La metà degli errori vengono agevolmente rilevati dal correttore automatico di Word, che sempre più si sta trasformando anche in un editor automatico, giungendo anche a dare suggerimenti su come migliorare il testo. E ci sono altri programmi, specie in lingua inglese, che sono ancora più evoluti). 

Per come la vedo, i vantaggi del Self - sia rispetto agli editori a rischio d'impresa e sia rispetto agli EAP - sono essenzialmente due:
1. Tutti lo possono fare, se hanno qualcosa da dire, senza previa approvazione dell'opera (a differenza che con gli editori "free").
2. Tutti lo possono fare senza esborsi economici o quasi (a differenza che con gli EAP, che speculano sui vizi di autori benestanti).

In realtà, l'autopubblicazione c'è sempre stata anche in passato, bastava andare dal tipografo (non dall'EAP) e farsi stampare le copie del manoscritto più o meno grezzo, a prezzi più o meno proibitivi. La novità della nostra epoca consiste nel fatto che, grazie alla stampa digitale e agli strumenti informatici, le piattaforme di Self offrono all'autore gli strumenti per fare TUTTO (o quasi) da solo a prezzi molto modici, almeno in potenza. Da qui a fare TUTTO grazie a contributi esterni, pagati profumatamente, c'è una gran bella differenza. 

Per me, non ha senso "investire" migliaia di euro per pubblicare un'opera in Self-publishing, tanto più che è un investimento incerto. 
Se avessi qualche migliaia di euro da spendere nel mio libro, li spenderei per rendere l'opera più appetibile ad editori prestigiosi. 
Opinione puramente soggettiva, per carità.

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Wanderer ha scritto: Qui non ti seguo molto: se l'autore viene raggirato, o comunque ottiene un risultato non soddisfacente, trovo che la modalità non faccia differenza.
Qui però non ti seguo io. "Essere raggirato" sottintende da qualcun altro. Sbagliarsi nell'affidarsi a qualcuno (non per pubblicare, ma solo per migliorare il proprio manoscritto) sottintende una scelta (sbagliata, magari, ma una scelta). Il risultato non soddisfacente succede anche pubblicando con CE all'apparenza serie. L'unica cosa che cambia, nel self, è che l'autore fa tutto da solo, quindi sono tutti suoi sia i problemi che i meriti.

Con ogni evidenza non mi sono spiegata bene. Non ho messo in chiaro che sì, anche in self si spende qualcosa (in base alle proprie possibilità) ma che è diverso da una CE che ti manda una lettera di complimenti chiedendoti un contributo per le spese di pubblicazione (senza una vera garanzia di editing, distribuzione o altro). L'EAP può pubblicare il libro così com'è (e non spendere un centesimo), sostenendo che è perfetto, perché non ha bisogno di venderlo: ciò che ha speso l'ha già recuperato dall'autore. Se poi vendesse davvero qualche copia, meglio ancora, sennò chissene. L'autore invece ha ogni interesse a venderlo. Se vogliamo restare in termini economici, questo è già un grosso discrimine.
Wanderer ha scritto: Questo, però, non vale soltanto per gli EAP. Vale anche per le agenzie che vendono servizi editoriali. Vale per le piattaforme di Self publishing come YouCanPrint e affini. In fondo, sono concorrenti che speculano tutti sulla stessa cosa, in modalità diverse. 


Certo, ci mancherebbe. Vale soprattutto per tutti quelli che vendono servizi editoriali non per quel che sono (un potenziale aiuto allo scrittore) ma per quel che troppe volte fingono di essere (un potenziale trampolino di lancio). Lo fanno sempre in modalità diverse, ed è ciò che può confondere. Ma la questione in realtà è semplice: pubblicare con qualcuno che ti garantisce di fare più di ciò che puoi fare da solo, pubblicare in self (e vada come vada) o non pubblicare (e non scrivere) affatto.
Wanderer ha scritto: Non sarà il migliore dei mondi possibili, e si tratta di un approccio "entry level", ma almeno in questo caso l'autore sa che c'è dietro un gruppo serio come GEDI, e non un EAP truffaldino o una piattaforma di Self Publishing che promette tanto e mantiene poco.
No, non è certo il migliore dei mondi possibili (ma è quello che ci tocca al momento, purtroppo).
Wanderer ha scritto: E dove sta il democraticismo del Self publishing? In sostanza, secondo questa impostazione, la qualità del libro e il suo successo dipendono soltanto dalle risorse finanziarie dell'autore.

Qui, per me,  sta una delle discriminanti principali del self: se uno scrittore è bravo a rivedere da solo i suoi scritti, si intende un po' di grafica e di impaginazione e ha voglia di promuoversi (o conosce molte persone) può farlo. Se qualcuno è bravo e capace in tutti questi campi, può pubblicare e promuovere il suo libro a costo zero. Questa è la vera rivoluzione del self publishing: ognuno può pubblicare quel che vuole, anche senza mezzi, e se ha le capacità potrebbe anche avere successo.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Secondo me l'autopubblicazione può essere affrontata in due modi, che vanno benissimo entrambi:

- un hobby
- un'attività imprenditoriale

Nel primo caso è ok fare tutto da te (editing, copertina, correzione bozze, preparazione del file, autopromozione...) senza investire soldi ma solo il tuo tempo (che, anche se sarà moltissimo, comunque se è un hobby sarà per te un'attività appassionante). In questo caso neanche i risultati di vendita dovrebbero interessarti, anzi se l'obiettivo è solo raggiungere più lettori possibili, meglio mettere il proprio ebook su Amazon e gli altri store gratis. In rarissimi casi potrebbe attirarne così tanti da pensare poi, eventualmente, a una pubblicazione più professionale.

Nel secondo caso invece, indipendentemente da ciò che scrivi - romanzi letterari, di genere, manuali o altro - vuoi ricavare un guadagno dalla tua attività di self publishing. Quindi devi pianificare bene la tua pubblicazione e investire un capitale iniziale non indifferente per affidarti a professionisti che possano aiutarti (esattamente come se aprissi un'azienda: devi affidarti o assumere collaboratori all'altezza).

Quello che non può funzionare, secondo me, è la via di mezzo tra questo due approcci. Tipo investi un po' di soldi ma non abbastanza e senza un piano preciso, e in quel caso il rischio di non recuperarli è altissimo. Insomma bisogna avere le idee chiare su ciò che si vuole fare, se la scrittura deve essere un hobby oppure un'attività professionale (che, anche se non può mantenerti al 100%, cosa rara anche per i grandi scrittori in Italia, almeno può ripagare tutte gli investimenti e darti anche un margine di guadagno).

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Wanderer ha scritto: Quindi, secondo te, può essere un Self-publisher soltanto chi ha soldi da investire, per noleggiare un intero staff editoriale?
A parte il fatto che non è necessario pagare un intero staff editoriale (a me personalmente serve solo un bravo editor che non mi spenni, perché la copertina e l'impaginazione le farò da me, per risparmiare) mi pare che tu stia perdendo di vista il focus: il prodotto. 
Il testo deve essere curato, altrimenti i potenziali lettori fanno come faccio io quando leggo gli estratti di libri che non lo sono: storcono il naso e non lo comprano.  Detto per inciso, mi capita soprattutto con i libri pubblicati dalle CE che campano sugli autori, EAP o non EAP. In questi casi, vogliamo parlare anche dello sbatti e delle spese a carico dell'autore per autopromuoversi a totale vantaggio di queste CE che non pagano nemmeno le royalty?
Sul serio, ma di cosa stiamo parlando?
Chi pubblica in modo serio in self, al giorno d'oggi, approfitta intelligentemente di un sistema che asfalta la fuffa; lo comprovano le testimonianze di
chi ce l'ha fatta a farsi conoscere a dispetto delle "buone CE" che snobbano gli invii spontanei di manoscritti e pubblicano le cagate di chi ha un bacino
di follower a cui attingere.
Perciò ti rispondo che sì, qualcosina lo devi investire se vuoi vendere in self agli sconosciuti oltre che agli amici e agli zii, a costo di mangiare
pane e cipolle per mettere da parte la cifra che serve: recupererai presto, se ti va bene, con le percentuali decisamente maggiori di royalty pagate con puntualità. 
Qualche centinaio di euro valgono bene una messa, anche se dovesse andare storta.  
Già.

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Io non so la gente cosa faccia in generale, ma vi assicuro che pur con un investimento di zero euro ho molti più lettori di quanti avrei potuto immaginare. Oggi il mio libro compie un mese e più si va avanti più posso constatare che viene letto. Poi da domani venderà zero ma, ad oggi, direi che è stata un’esperienza estremamente positiva e so che almeno non terrò la roba che scrivo nel cassetto.
Evidenzio che, però, si tratta di un giallo, quindi va tenuto conto di quanto già ho spiegato sopra.

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Ilaris ha scritto: Qualche centinaio di euro valgono bene una messa, anche se dovesse andare storta.  
Ok, posso essere d'accordo. Infatti, se hai letto il mio primo messaggio, avevo scritto che investirei al massimo qualche centinaia di euro per un romanzo breve o una silloge poetica. Mi sembra un buon compromesso tra realizzare un prodotto un po' curato e non spendere cifre folli.
Darksy ha scritto: Quello che non può funzionare, secondo me, è la via di mezzo tra questo due approcci. 
Secondo me, invece, è proprio nel sapiente equilibrio tra questi due approcci che il Self-publishing può essere una carta vincente... in fondo, un autore è tale non per hobby, e nemmeno per professione, ma perché ha l'ambizione di esprimere qualcosa e divulgare un'idea, traendo anche un vantaggio economico dalla sua opera d'ingegno. Perché dovrebbe scegliere tra l'uno o l'altro approccio? In media stat virtus.
  ha scritto:Silverwillow
Qui, per me,  sta una delle discriminanti principali del self: se uno scrittore è bravo a rivedere da solo i suoi scritti, si intende un po' di grafica e di impaginazione e ha voglia di promuoversi (o conosce molte persone) può farlo. Se qualcuno è bravo e capace in tutti questi campi, può pubblicare e promuovere il suo libro a costo zero. Questa è la vera rivoluzione del self publishing: ognuno può pubblicare quel che vuole, anche senza mezzi, e se ha le capacità potrebbe anche avere successo.
Infatti, è quello che volevo dire. In potenza, un Self-publisher dispone di tutti gli strumenti che gli permettono di realizzare un libro. 
Spendere così tanti soldi in servizi editoriali, significa, in parte, andare contro la logica stessa che ha portato alla rivoluzione del Self. 
Silverwillow ha scritto:Ma la questione in realtà è semplice: pubblicare con qualcuno che ti garantisce di fare più di ciò che puoi fare da solo, pubblicare in self (e vada come vada) o non pubblicare (e non scrivere) affatto.
Una cosa è sicura, e vale sia per le CE che per il Self: non pubblicare affatto è sicuramente meglio che pubblicare male.
Ultima modifica di Wanderer il mar gen 10, 2023 3:20 pm, modificato 2 volte in totale.

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Wanderer ha scritto: Secondo me, invece, è proprio nell'equilibrio tra questi due approcci che il Self publishing può essere una carta vincente... in fondo, un autore è tale non per hobby, e nemmeno per professione, ma perché ha l'ambizione di esprimere qualcosa. 
Anche secondo me può esserci una via di mezzo, e non mi riferisco solo al self.
Io scrivo per hobby,  ho un lavoro con cui mi guadagno il pane (e che mi piace abbastanza). La scrittura è una passione che pratico nel mio tempo libero e solo se ne ho voglia e mi fa piacere, esattamente come la lettura. Ci sono periodi in cui non scrivo (e a volte, anche se molto meno, che non leggo). Quindi di base è così, anche se essendo una passione mi piace farlo bene. Ritengo inoltre che per chi scrive è fondamentale il punto di vista di chi legge. Da lì deriva la voglia di farsi leggere. Però non è detto che si voglia per forza avere un ritorno economico tale da volerne fare un lavoro. Per quanto mi riguarda vorrei presentare un libro ben fatto ai lettori più che altro per la soddisfazione personale. 
In questo senso alcuni aspetti del mio hobby assomigliano un po' a un lavoro. Attualmente sto facendo l'editing del mio testo e ho delle scadenze da rispettare e quindi "lavoro" indipendentemente dalla voglia o dal piacere. 
Di base però cerco sì di fare del mio meglio ma senza procurarmi ansie per me inutili. Ho scritto un libro ed è stato scelto da una ce tramite concorso e sono contenta del risultato. Ci lavoro per presentarlo al meglio e poi si vedrà. Piacerà ai lettori? Venderò tante o poche copie? Chi può dirlo? Però mettermi a fare marketing su me stessa sui social... boh! Intanto non ne sono capace e poi mi chiedo: ne ho davvero voglia? È probabile che anche qui adotterò un approccio da via di mezzo tra hobby e professione. Cioè pubblicherò qualche post su Facebook o Instagram (tik tok no, non me la sento!) ma senza stressarmi (e stressare gli altri) troppo.
Di self non me ne intendo ma credo che anche in quel caso si possa adottare una via di mezzo. Creare un buon libro (non mi piace molto il termine "prodotto") e poi non abbandonarlo a se stesso nel mare magnum del web ma accompagnarlo in una promozione soft senza eccessivo stress. Non so se ho scritto delle sciocchezze! 😅

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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@ivalibri 

Sono d'accordo con te.
Di base, ritengo che la promozione editoriale - in particolare quella legata alla distribuzione - sia un mestiere che non si può improvvisare. Inoltre, 
un autore di opere letterarie dovrebbe essere discreto, e una promozione compulsiva può essere persino un boomerang. Se nemmeno i grossi e medi editori fanno chissà che promozione martellante (quanto basta, nulla più), perché dovrebbe farlo l'autore? Conosco un autore che passa giornate ad autopromuoversi nei social, ma i risultati lasciano sempre più a desiderare: non lo si prende più sul serio, ottiene sempre meno likes e non è riuscito a pubblicare con alcun editore prestigioso, ma solo con EAP o semi-EAP. Trovo che auto-promuovere il proprio libro o la propria immagine tramite Facebook sia una cosa veramente triste, almeno quanto imbattersi nelle sponsorizzazioni di quegli editori che ti invitano a "pubblicare con noi" (e, non a caso, il target privilegiato di quegli editori sono proprio gli autori che sono disposti a passare intere giornate ad auto-promuoversi...). 
Una cosa diversa è se l'autore si attiva per contattare bloggers, recensori o giornalisti (cosa che dovrebbe fare l'editore, ma l'autore può contribuire). In quel caso, a costo zero, si può ottenere qualche vetrina interessante e l'autore può avere un ritorno d'immagine. Poi magari l'autore condividerà sui propri canali social l'articolo, e ci metterà qualche euro di promozione, ma almeno in questo caso non si avrà l'impressione che se la canta e suona da solo in modo autoreferenziale all'interno della bolla social, bensì che qualcuno nel mondo esterno si è accorto dell'esistenza del libro, premiandone la qualità. 

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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@Wanderer guarda io pure sarei d'accordo, infatti come dicevo i miei conoscenti hanno comprato un numero di copie risibile dei miei libri, però la promozione sui social la fanno tutti. Su Facebook trovo continuamente pubblicità di grandi editori, ma anche di grandi autori. In questi giorni mi esce di continuo, per dirne una, la pubblicità del prossimo libro di Piergiorgio Pulixi, che di certo non è uno sconosciuto. Ed è proprio lui a farla, non la Feltrinelli.
Io credo che bisogna rendersi conto che il mondo è cambiato molto e troppi editori e scrittori non lo hanno compreso. Come una volta si andava in negozio a cercare il disco, il film o il videogioco, adesso si cerca tutto su internet.
Dal mio punto di vista di autore molto meglio così, prima bisognava avere conoscenze a destra e a manca, o pagare, per arrivare sul primo scaffale della libreria o addirittura nella torre all'ingresso. Adesso si può fare tutto da soli se si hanno le competenze.
Perciò proverò pure io a fare promozione sui social, quando avrò chiaro tutto, e vi dirò che ne viene fuori. Ovviamente con garbo, non sono un tipo che urla. Ma ai miei amici segnalo l'uscita e poco più, vendere dieci copie in più non mi cambia nulla.
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