Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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La domanda è semplice: in tutto, fra editing, copertina, distribuzione e promozione, secondo voi un autore self quanti soldi SUOI dovrebbe investire per mettere in piedi un progetto serio?

Un esempio estremo potrebbe essere l'autore che decide di arrangiarsi da sé per tutto e non spendere nulla, che so mettiamo solo 10 euro di spese varie: se intascherà 4 euro netti per copia venduta, per "rientrare dell'investimento" gli basterà vendere solo tre copie (e probabilmente a quelle si fermerà). Ma questa non è la definizione di progetto serio.

All'estremo opposto possiamo metterci un medico o un avvocato che, anziché comprarsi l'auto nuova, decide di investire nell'autopubblicazione del proprio libro 50mila euro. In quel caso deve mirare a vendere migliaia di copie, per rientrare nell'investimento. Cosa non semplice, ma dalla sua avrà che potrà permettersi un buon editor, copertinista, servizio di distribuzione, esperto di promozione editoriale, comprare molti spazi pubblicitari online e offline, organizzare molte presentazioni eccetera. Che poi abbia successo o meno, questo certamente sarebbe un progetto serio.

Credo che la maggior parte dei progetti self ricadano fra questi due estremi, ma appunto vorrei conoscere qualche esperienza diretta. Sempre che ci sia qualcuno che abbia il coraggio di dichiarare, con onestà, quanto ha investito.

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@Darksy io sono un avvocato ma non ho una macchina da 50 mila euro e non ho messo i 50 mila euro (che non ho) per pubblicare il mio libro. Il mio investimento è stato ben pari a zero euro, perché? Perché oltre scrivere so anche disegnare ed ho imparato a impaginare, fare la copertina e tutte le attività indispensabili per l’uscita. L’editing? Ho studiato abbastanza per non averne bisogno ed ho la fortuna di avere una compagna che ha una laurea in materie similari.
Per quanto riguarda la promozione ho studiato come farla su Amazon e sto investendo folli cifre pari a vari centesimi al giorno che recupero restando tranquillamente in attivo. Per i social ho creato account al momento giusto e ho regalato qualche copia a dei blogger a cui faceva piacere leggere senza chiedermi soldi.
Serve professionalità? Assolutamente sì. Servono per forza soldi? Assolutamente no.

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Ho capito, ma il mio discorso è che dubito che un libro autopubblicato con un investimento di zero euro possa farne guadagnare migliaia. O almeno, queste saranno eccezioni rarissime. La regola è che il numero di copie vendute, nella maggior parte dei casi, sarà proporzionale all'investimento produttivo e promozionale. Anche l'editoria tradizionale funziona così, del resto. Mondadori vende molto più della piccola casa editrice semplicemente perché investe molti più soldi nella promozione dei propri libri, a prescindere dalla qualità letteraria. Quindi, se ragiona in un'ottica imprenditoriale, per un autore self dovrebbe essere un vanto avere il coraggio di investire molti soldi nel proprio libro, non il contrario.

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@Darksy guadagnare migliaia di euro con un libro è, allo stato attuale, un’utopia, anche per chi pubblica con la Mondadori. Quest’ultima pubblica circa mille libri l’anno, basta questo per capire quanto possano vendere i suoi libri in media, e parliamo della più grande casa editrice italiana.
Scrittori che vendono migliaia di copie (ricordo che un autore nella migliore delle ipotesi guadagna un euro a copia) sono pochi, esordienti o simili una manciata.
Col self publishing fatto bene si può guadagnare abbastanza, perché le royalties sono molto più alte, quanto serve investire per avere un prodotto di qualità dipende dalla capacità di ognuno. La maggior parte investe tanto ma il libro fa schifo uguale, questo è il problema.
Detto questo per guadagnare bisogna scrivere nei generi che vendono, ovvero preferibilmente romance, in seconda battuta gialli. Se ne si fa una questione strettamente economica e si scrive solo con questo fine bisogna farsi bene i conti, per ciò che vedo conviene largamente rivolgersi verso altri mestieri.
Se si vuole per forza guadagnare con la scrittura allora è bene prepararsi a scrivere parecchi romanzi rosa e pure parecchio lunghi. Con un romanzo solo le possibilità sono risibili, a prescindere dall’investimento iniziale.
Col giallo il discorso è simile, con una serie con lo stesso protagonista è possibile avere buoni guadagni, ma se non si è in grado di fare le cose da soli diventa difficilmente sostenibile economicamente. Per un libro di 200/300 pagine tra editing, copertina, impaginazione, social media manager, promozione se ne vanno migliaia di euro, ovvero bisogna sempre vendere migliaia di copie. Basta vedere i dati di vendita per capire quanti libri superano le mille copie vendute in Italia per capire che è una bella impresa.

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Darksy ha scritto: La domanda è semplice: in tutto, fra editing, copertina, distribuzione e promozione, secondo voi un autore self quanti soldi SUOI dovrebbe investire per mettere in piedi un progetto serio?
Io non ho mai autopubblicato, anche se ci sto pensando da un po'. Non avendo, purtroppo, cifre da investire sono obbligata a imparare a fare tutto per conto mio. Il libro non ha bisogno di un editing, perché l'ho rivisto io infinite volte, e avendo esperienza di vari editing so già quali sono i difetti da correggere. Per la copertina ci sono strumenti gratuiti come Canvas. L'impaginazione basta imparare (ho scaricato il tutorial di Kindle Create, anche se devo ancora provarlo). La promozione è la nota più dolente, ma avendo già pubblicato romanzi conosco diversi blog disposti a recensirlo. Più di questo non hanno fatto nemmeno gli editori, quindi la differenza sarebbe minima, e riguarda soprattutto la distribuzione e la presenza in libreria (comunque limitata per editori medio-piccoli).
Il costo zero comunque non esiste, anche solo per pubblicare un libro cartaceo (quindi non un ebook su amazon, per il quale non serve) ci vuole l'ISBN, che già costa un centinaio di euro.
Per un editing fatto bene almeno 1000 o 2000 euro, per una copertina professionale qualche altro centinaio. Per la promozione non so, perché non mi sono mai informata. Volendo fare tutto bene e seriamente, secondo me servirebbero minimo 3000 euro. Ma non c'è alcuna garanzia di recuperarli.
La media di vendite di libri di sconosciuti è di poche centinaia di copie, specie se è il primo romanzo e non si ha già un seguito di lettori. Alcune autrici self di romanzi rosa che conosco ne vendono anche parecchie centinaia, ma hanno impiegato anni a crearsi un pubblico affezionato.
Per guadagnarci qualcosa l'unico modo è limitare l'investimento iniziale. 50000 euro (che dubito qualcuno investirebbe) andrebbero in gran parte persi, perché è impossibile per uno sconosciuto vendere migliaia e migliaia di copie. Anche con tutta la buona volontà, il mercato è quel che è
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

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A mio avviso, il Self publishing è tanto più vantaggioso rispetto all'editoria quanto più l'autore è in grado di fare tutto o quasi in "Self", e in POD, con spese molto contenute (per rispondere alla domanda: io non ho mai utilizzato il Self ma, se dovessi farlo, per un breve romanzo o una silloge poetica da pubblicare in POD tramite Amazon non spenderei più di 500 euro. Questo non significa per forza che realizzerei un prodotto "poco serio"; ma piuttosto che utilizzerei un approccio low-cost). Da questo punto di vista, sposo l'approccio di @Fabioloneilboia

Se la "serietà" del progetto in Self si misura dal fatto di acquistare servizi editoriali esterni per migliaia di euro, mi dite dove sta il vantaggio del Self rispetto alla EAP? Si dirà che la EAP realizza prodotti scadenti e dozzinali, ma non è affatto sempre così. Ci sono degli EAP (specie nel campo della non-fiction, tipo la Bruno Editore) che realizzano libri professionali, a patto di spendere (o "investire" che dir si voglia) delle cifre considerevoli. Ma con il vantaggio non indifferente di poter contare su un distributore, quello che l'autore in Self non può comunque avere.

Insomma, se l'autore spende 5000 di tasca propria, il fatto che lo faccia in Self non mi sembra poi tanto più "onorevole" che farlo con un EAP, anzi forse è ancora più ingiustificato e ingiustificabile, in quanto l'EAP perlomeno utilizza parte del denaro per stampare delle tirature, mentre il SP spesso utilizza il POD, quindi viene meno la principale voce di spesa.

Inoltre, il discorso dell' "investimento" mi sembra  relativo, perché un autore medio - a meno che non abbia già maturato esperienza diretta del mercato con opere precedenti - non può avere una precisa cognizione di cosa sia un investimento e di cosa sia, invece, uno spreco economico. 

Infine, c'è un aspetto non trascurabile: quanto più l'autore in Self si trasforma in un imprenditore, cioè in un venditore di prodotti editoriali, quanto meno potrà rientrare nel regime fiscale dell'autore di opere di ingegno a carattere creativo; dovrà per forza aprire una partita iva, con tutte le spese supplementari del caso. Quindi, se vuole veramente fare le cose sul "serio", dovrà sostanzialmente assumersi tutti gli oneri dell'editore.
Ultima modifica di Wanderer il ven gen 06, 2023 11:06 pm, modificato 6 volte in totale.

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Darksy ha scritto: La domanda è semplice: in tutto, fra editing, copertina, distribuzione e promozione, secondo voi un autore self quanti soldi SUOI dovrebbe investire per mettere in piedi un progetto serio?
La domanda sarà anche semplice, ma la risposta non lo è affatto.
Rispondo soltanto per il primo parametro, l'unico sul quale posso vantare qualche competenza: la tariffa di un editor è calcolata sulla base della cartella editoriale, quindi un elemento non di poco conto per stabilirne un costo approssimativo è la lunghezza dell'opera. 
In secondo luogo le tariffe degli editor sono molto diverse: si va da un minimo di due o tre euro a un massimo di otto o dieci a cartella editoriale; ecco quindi che un l'editing di un romanzo breve affidato a un editor molto economico può costarti due o trecento euro; quello di un romanzo corposo affidato a un editor "di grido" potrebbe costartene quattro o cinquemila... 
Sugli altri aspetti le mie informazioni sono alquanto lacunose, perché non mi sono mai auto pubblicato e mai lo farò; però credo siano anch'essi molto variabili, il che mi fa presumere che se stai cercando una risposta piuttosto precisa, difficilmente la potrai ottenere.
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
https://www.instagram.com/marcellonucciarelli/
https://www.linkedin.com/in/marcello-nu ... -bbb4805b/

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Wanderer ha scritto: Se la "serietà" del progetto in Self si misura dal fatto di acquistare servizi editoriali esterni per migliaia di euro, mi dite dove sta il vantaggio del Self rispetto alla EAP?
Il discorso è che la serietà di una grande case editrice come Mondadori o Einaudi, rispetto alla piccola casa editrice (free), si misura appunto nell'investimento che farà sulle proprie pubblicazioni: migliaia di euro contro poche centinaia (o neanche quelle).

A me sembra un discorso assurdo quello che, nell'ottica self, devi puntare a non investire neanche un soldo. Scusate, ma allora non fate prima a pubblicare le vostre cose su Wattpad? Che cosa cambia? Senza nessun investimento promozionale serio (non la richiesta di recensione al blog che non legge nessuno, ma quelli che fanno online e offline le grandi case editrici), che speranza hai di trovare più lettori su Amazon che su, appunto, Wattpad o piattaforme simili dove carichi i tuoi testi gratis in un minuto e amen?

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Darksy ha scritto: Mondadori vende molto più della piccola casa editrice semplicemente perché investe molti più soldi nella promozione dei propri libri, a prescindere dalla qualità letteraria. Quindi, se ragiona in un'ottica imprenditoriale, per un autore self dovrebbe essere un vanto avere il coraggio di investire molti soldi nel proprio libro, non il contrario.
Non è esattamente così, secondo me il paragone non regge per almeno quattro motivi (e non reggerebbe nemmeno per un medio editore). 

1. Mondadori vende più, innanzitutto, per via del suo storico brand e della sua collocazione sul mercato, che ne fa il marchio più popolare. Qualunque cosa pubblica, vende a prescindere. Se lo stesso libro (con lo stesso investimento) fosse pubblicato dall'editore Pincopallino, sarebbe un flop, e non sarebbe un investimento proporzionato alla collocazione sul mercato dell'editore.

2. Il gruppo Mondadori (in particolare) è anche distributore di sé stesso, quindi può contare su una rete di distribuzione di primissima qualità, cosa che non hanno né i piccoli editori né gli autori Self, a prescindere da quanto investono nel singolo titolo e a prescindere da quale distributore hanno scelto (persino i medi editori distribuiti da Messaggerie arrancano, figuriamoci gli autori in proprio, che non possono mica sottoscrivere un contratto con Messaggerie). 

3. Mondadori è un gruppo che vanta un capitale di più milioni di euro, quindi ciò che investe nel singolo titolo sono spiccioli, e il rischio d'impresa è pari a zero. Anche se perde 10.000 euro su un titolo, ne guadagna centinaia su su altri. Non rischia assolutamente nulla: guadagna sempre e comunque a prescindere.

4. Mondadori ha centinaia di dirigenti e migliaia di dipendenti e, anche anche nel caso di un piccolo-medio editore, i rischi d'impresa sono ripartiti tra più persone, le cui quote formano il capitale sociale dell'editore (che, per un medio editore, va in genere dalle 100.000 euro in su). Non si tratta quindi dell'investimento di un singolo, ma di più persone, che investono solo una parte del capitale comune. 

Al contrario, l'autore in Self che investe grosse cifre (a meno che non sia un milionario) affronta un grosso rischio d'impresa, e lo affronta tutto da solo, senza alcuna rete di protezione. Non può contare su una rete di distribuzione paragonabile a quella del grosso editore. Non ha un ufficio stampa, non può procurarsi da solo contatti privilegiati con televisioni o quotidiani nazionali. Inoltre, a meno che non abbia già un suo brand e/o una sua comunità avviata di decine di migliaia di utenti nei social, un autore che è un perfetto sconosciuto rimane tale, a prescindere da quanti soldi investe, e quindi non ha la benché minima garanzia di rientrare nelle spese. Più che investimento, io questo lo definirei un azzardo, quanto quello di spendere 5000 in gratta e vinci, sperando di diventare milionario.
Darsky ha scritto: Il discorso è che la serietà di una grande case editrice come Mondadori o Einaudi, rispetto alla piccola casa editrice (free), si misura appunto nell'investimento che farà sulle proprie pubblicazioni: migliaia di euro contro poche centinaia (o neanche quelle).
Su questo potrei in parte essere d'accordo, ma il discorso dell'investimento ha senso nell'ottica di un'impresa, qual è un editore, non nell'ottica di un autore. Un investimento, per essere tale, deve essere ragionato, non azzardato. Deve essere proporzionale alla collocazione sul mercato del brand, al suo capitale sociale, ai suoi obiettivi a breve e lungo termine. Ci sono medio-piccole CE come Minimum fax o  Marcos y Marcos o Nottetempo che sono serissime, ma hanno meno soldi da investire rispetto a Mondadori o GeMS, e devono fare scelte più oculate (e per questo motivo, spesso, pubblicano cose di qualità superiore). Se facessero investimenti smisurati, rischierebbero il fallimento. Figuriamoci un autore in Self, che non ha nemmeno un brand alle spalle, che non ha un ufficio stampa e tutta una rete di collegamenti che ha un editore... 
Darsky ha scritto:A me sembra un discorso assurdo quello che, nell'ottica self, devi puntare a non investire neanche un soldo. Scusate, ma allora non fate prima a pubblicare le vostre cose su Wattpad? Che cosa cambia? Senza nessun investimento promozionale serio (non la richiesta di recensione al blog che non legge nessuno, ma quelli che fanno online e offline le grandi case editrici), che speranza hai di trovare più lettori su Amazon che su, appunto, Wattpad o piattaforme simili dove carichi i tuoi testi gratis in un minuto e amen?
A costo di risultare ripetitivo, torno a mettere l'accento sulla questione del brand, che è il vero coefficiente di "serietà" dell'editore. Le grandi case editrici hanno un valore di mercato che è dato dal valore sul mercato del loro stesso marchio (e infatti i grossi editori sono Società per Azioni). Attraverso quel marchio, puoi accedere ad altri marchi. Ad esempio, un noto editore può ottenere una recensione sulla pagina culturale del Corriere della Sera, che invece un piccolo editore non può ottenere, e meno che mai un autore sconosciuto, anche pagasse migliaia di euro. Non è quindi una questione di investimento, perché il Corriere della Sera non funziona "a pagamento", esattamente come Mondadori non pubblica a pagamento. In realtà, quello che spendono i grossi editori in promozione è relativamente trascurabile rispetto agli spazi promozionali "gratuiti" a cui possono accedere in virtù della loro rete di collegamenti.  Non in virtù di un "investimento serio" (condizione necessaria, ma non sufficiente) ma innanzitutto in virtù della serietà del loro stesso marchio. 

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Questo discorso è sensato, però la questione sul self rimane aperta. È impossibile sapere quanti soldi abbia investito ogni autore, ma se prendiamo i casi di grande successo - tipo gli autori americani self che vendono centinaia di migliaia di copie - dubito che abbiano fatto tutto da sé e non abbiano speso cifre importanti in spazi promozionali. La recensione sul Corriere non puoi averla a pagamento (anche se l'advertorial sì), ma ads, banner, spot, inserzioni, affissioni, presentazioni, sponsorizzazioni sì, basta pagare. E più paghi, più gente verrà a conoscenza dell'esistenza del tuo libro. E una percentuale di questa gente lo comprerà online, anche se in libreria non si trova. Se non fosse così il self sarebbe solo amatoriale, invece ci sono molto scrittori che ci campano professionalmente. 

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Qui si dà per scontato che chi pubblica con Mondadori venda parecchio, non si ha bene idea di quanti vendano poche centinaia di copie. La Mondadori fa promozione? Basta vedere i loro social per capire la promozione che fanno ai meno conosciuti, ribadisco che pubblicano circa 3 libri al giorno. Se poi si pensa che faranno la pubblicità che fanno ai libri di De Giovanni per il proprio libro si è molto fuori strada. Ciò che fanno è distribuire al meglio i propri titoli e stamparli in qualche migliaio di copie, ma non vuol dire che non li riprenderanno dalle librerie dopo pochi mesi e finiranno al macero.
@Darksy Io avrò investito pure zero euro, ma ti assicuro che il mio ultimo libro se lo sta leggendo parecchia gente. E sottolineo che ai parenti/conoscenti ho venduto meno di 10 copie, perché non mi piace rompere le scatole a nessuno. Amazon premia chi ha recensioni con una buona media e, soprattutto, chi mette il libro su Kindle Unlimited ed ha parecchie pagine lette al giorno. Ovvero chi propone un prodotto che i lettori amano leggere fino alla fine.
Ribadisco, servono soldi o qualità? 

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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@Fabioloneilboia La qualità senza soldi può andar bene per chi ha la capacità e la dedizione necessarie a far tutto da solo. I soldi dell'autore che non ha qualità sono soldi buttati. I soldi dell'autore che ha qualità hanno probabilità di essere recuperati solo se sono pochi. I soldi delle grandi CE servono a pubblicizzare opere di autori già noti, non quelle dell'esordiente di turno. In sintesi, è questa l'idea che mi sono fatta, giusta o sbagliata che sia. In definitiva, va bene scrivere se lo sappiamo fare e se lo facciamo per rispondere a un'esigenza interiore: il guadagno è un'altra cosa.
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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@Cheguevara concordo su tutta la linea. Questo è un settore in cui agli autori chiedono soldi per fare qualunque cosa, vendendo illusioni. Io non ho nulla contro gli editori, anzi non ho ancora pubblicato il mio primo romanzo perché l’ho mandato al Tedeschi e spero di arrivare pure io alla Mondadori. Però non ho neanche voglia di alimentare questo circo che campa sulle spalle degli scrittori.
Se il self mi ha insegnato qualcosa è che si può arrivare ai lettori pure con le proprie forze. Ma se si vuole arrivare a loro con l’intento di spillargli i soldi allora, forse, più che per scrivere si pubblica per guadagnare. Non c’è nulla di male, è giusto che ognuno abbia i propri obiettivi, basta essere onesti con se stessi.

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Fabioloneilboia ha scritto: Qui si dà per scontato che chi pubblica con Mondadori venda parecchio, non si ha bene idea di quanti vendano poche centinaia di copie. La Mondadori fa promozione? Basta vedere i loro social per capire la promozione che fanno ai meno conosciuti...
Ciò che fanno è distribuire al meglio i propri titoli e stamparli in qualche migliaio di copie, ma non vuol dire che non li riprenderanno dalle librerie dopo pochi mesi e finiranno al macero.
(y)
Cheguevara ha scritto: I soldi delle grandi CE servono a pubblicizzare opere di autori già noti, non quelle dell'esordiente di turno.
Ed è così infatti, a meno che su quell'esordiente non ci siano considerevoli aspettative per i motivi più disparati (personaggio conosciuto, storia vera di particolare impatto, trama del tutto originale, sponsor influente alle spalle...), sarà lanciato allo sbaraglio come gli altri.
https://www.facebook.com/nucciarelli.ma ... scrittore/
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Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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@Fabioloneilboia Anch'io concordo con quanto dici. Aggiungo: se uno scrittore che ha talento - qualità indispensabile assieme a tutto il resto - pur di guadagnare qualcosa si mette a scrivere polpettoni rosa, ad esempio, perché c'è più possibilità di piazzarli secondo la moda del momento, sta vendendo la primogenitura per un piatto di lenticchie e poco altro che gli sarà consentito acquistare con i guadagni, comunque magri. Se hai talento, accoppiato al saper scrivere correttamente, scrivi quello che piace a te: oltretutto, potresti anche raggiungere il vero successo, perché esistono tanti lettori in grado di capire la differenza tra ciò che è scritto con passione e ciò che invece non lo è affatto.
Mario Izzi
Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni (trilogia)
Dea
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Darksy ha scritto: Questo discorso è sensato, però la questione sul self rimane aperta. È impossibile sapere quanti soldi abbia investito ogni autore, ma se prendiamo i casi di grande successo - tipo gli autori americani self che vendono centinaia di migliaia di copie - dubito che abbiano fatto tutto da sé e non abbiano speso cifre importanti in spazi promozionali. La recensione sul Corriere non puoi averla a pagamento (anche se l'advertorial sì), ma ads, banner, spot, inserzioni, affissioni, presentazioni, sponsorizzazioni sì, basta pagare. E più paghi, più gente verrà a conoscenza dell'esistenza del tuo libro. E una percentuale di questa gente lo comprerà online, anche se in libreria non si trova. Se non fosse così il self sarebbe solo amatoriale, invece ci sono molto scrittori che ci campano professionalmente. 
Possibilmente il mercato statunitense funziona in modo un po' diverso rispetto a quello nostrano, dove la parte del leone la fa la distribuzione, quella a cui un autore in SP non può accedere, se non per vie molto indirette.

Poi sicuramente in parte è come dici, ma secondo me dipende dal fatto se l'autore fa un piano di investimento su sé stesso, ancora prima che sul prodotto. Ovvero, utilizza gli ads per fare crescere la sua comunità social e acquistare una credibilità, e solo in un secondo momento propone il libro, quando esiste già una potenziale domanda di mercato e si trova la strada spianata.

La stragrande maggioranza dei lettori non acquista mai un libro a scatola chiusa, ma solo se "si fida": o perché conosce l'editore (quindi si fida della notorietà del marchio, anche se l'autore è uno sconosciuto) o perché conosce l'autore (o, se non lo conosce, una veloce ricerca sul web gli mostra che è conosciuto, e quindi ci si può fidare).

Insomma, secondo me l'autore perfetto sconosciuto non può affermarsi facilmente, nemmeno spendendo. O deve avere dietro un editore conosciuto (quindi non un EAP), o deve investire per farsi conoscere, prima di proporre il suo prodotto. 

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Ciao, @Darksy. Non c’è una cifra giusta da spendere, come per ogni attività imprenditoriale l’investimento iniziale è bene calcolarlo rispetto il piano di business specifico previsto, che è possibile impostare in base a ricerche di mercato del settore. La spesa iniziale dovrebbe essere calcolata per consentirti di andare quantomeno in pareggio con il ritorno dalle vendite.
Detto questo, per un lavoro professionale sul libro ci sono delle cifre indicative dei costi. Ne ho scritto in questo mio articolo: https://www.bs-designer.it/quanto-costa-pubblicare-in-self-publishing

Parlando con autori miei clienti o anche autori self al di fuori della mia clientela (con numeri di vendita superiori alle 500 copie), posso dirti che le stime dell’articolo sono accurate e definite nella norma. La variabile più grossa e non definibile è il marketing, dove c’è chi spende anche circa €30 a settimana per le ads di Meta e/o Amazon.

N.B.
Per il calcolo degli introiti tieni anche conto delle tasse, qualora dovessi dichiarare i proventi come reddito da diritto d’autore o nel momento in cui diventerebbe necessaria, o comunque più conveniente, la partita iva. https://www.bs-designer.it/self-publishing-e-royalties-serve-la-partita-iva

Spero di esserti stata utile 😊
Beatrice Spada, Graphic & Visual Designer
AIAP | Socia Professionista Junior
https://www.bs-designer.it
https://bspada.myportfolio.com/
https://www.copertinelibri.it

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Topic molto interessante, visto che ho intenzione di pubblicare in self. 
Personalmente ho raggiunto le seguenti certezze:  
1) Dovrò necessariamente rivolgermi a un bravo editor, perché ci saranno sempre delle parti del testo scritte male o che a dispetto di duecento revisioni capirò solo io, e inoltre ho un rapporto conflittuale con le virgole
2) con un po' di ingegno e volontà per arrivare a un risultato dignitoso anche se non professionale, la copertina e l'impaginazione non saranno un grosso problema e le farò da sola (magico Gimp e Kindle Create)
Quindi dovrò investire del denaro non perché voglia diventare imprenditrice di me stessa, ma perché un testo, per essere pubblicato, deve il più possibile tendere, se non altro, alla perfezione formale (la sua bruttezza intrinseca la decideranno i lettori, è quello il rischio vero).
Già.

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Miss Ribston ha scritto: Detto questo, per un lavoro professionale sul libro ci sono delle cifre indicative dei costi. Ne ho scritto in questo mio articolo...
Interessante, ma bisognerebbe anche capire quanto sia necessario investire (come minimo) in ads Amazon o Fb per riuscire a coprire in tempi relativamente brevi quei costi con le vendite del libro... questo mi sembra uno degli aspetti più incerti e problematici, difficili da calcolare sin dall'inizio. 
Anche perché, da quel punto di vista, essendo spese relativamente modeste, ci si può aspettare molta più concorrenza a basso costo (magari c'è chi ha come strategia di investire molto meno nel libro, e molto più negli ads, riuscendo a vendere centinaia o migliaia di quei libri su "cose da fare mentre fai la c**ca" che spopolano su Amazon, alcuni dei quali realizzati anche in Self publishing, possibilmente a costi irrisori... questo anche a dimostrazione di quali siano le tendenze in voga oggi. Non so fino a che punto convenga investire 1500 euro in un prodotto editoriale curato, se poi ci si trova a competere con scarti del genere, realizzati in modo dozzinale con pochissima spesa).

C'è poi un secondo aspetto da considerare: una volta che l'autore spende 1500 euro (o più) per realizzare un testo e un progetto grafico dal taglio professionale, che possa competere con quelli di un buon editore, come si concilia questo investimento con l'utilizzo del POD e di materiali - presumo - di bassa qualità e senza troppe pretese né troppe opzioni (di grammatura o altro), che non danno un aspetto di prodotto ricercato e realizzato in modo artigianale, mettendolo così sullo stesso piano di altre migliaia di prodotti affini, realizzati con gli stessi materiali low-cost dalla stessa tipografia Amazon?

Infine, c'è poi da considerare un altro aspetto: oltre al proprio denaro, l'autore in Self investe gran parte del proprio tempo (che è denaro), e che potrebbe essere impiegato in attività più remunerative. 
Ultima modifica di Wanderer il sab gen 07, 2023 6:44 pm, modificato 7 volte in totale.

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Wanderer ha scritto:

In generale, c'è poi da considerare un altro aspetto: oltre al proprio denaro, l'autore in Self investe gran parte del proprio tempo (che è denaro), e che potrebbe essere impiegato in attività più remunerative.
Che è proprio ciò che cercavo di sottolineare. Economicamente è uno dei peggiori settori in assoluto, si parla molto di salario minimo orario... mi farei proprio quattro risate a dividere i ricavi di un libro con le ore spese per far tutto. A un centesimo ad ora di lavoro ci arriviamo?  :asd:

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Fabioloneilboia ha scritto: @Silverwillow con Amazon puoi pubblicare in cartaceo e ti danno anche loro l’Isbn gratuitamente (per la versione cartacea appunto).
Comunque se ti servisse una mano chiedi pure, ne ho pubblicati due da solo e ti aiuto tranquillamente 
Mi pareva che per il cartaceo servisse comunque l'ISBN, ma di sicuro ricordo male. In ogni caso, questo vale se si pubblica unicamente su amazon, e non si è interessati a diffonderlo su più piattaforme o a provare anche con le librerie della propria città. È questione di scelte. Amazon è la piattaforma che vende di più, ma qualcuno magari preferisce raggiungere più lettori possibile, dando loro modo di acquistare il libro dove vogliono. Intanto grazie per la disponibilità, se mai mi deciderò a pubblicare qualcosa in self e avrò dei dubbi, saprò a chi chiedere  (y) 
Wanderer ha scritto: Insomma, se l'autore spende 5000 di tasca propria, il fatto che lo faccia in Self non mi sembra poi tanto più "onorevole" che farlo con un EAP, anzi forse è ancora più ingiustificato e ingiustificabile, in quanto l'EAP perlomeno utilizza parte del denaro per stampare delle tirature, mentre il SP spesso utilizza il POD, quindi viene meno la principale voce di spesa.
Su questo non sono d'accordo. Decidere di spendere qualcosa per autopubblicare un libro mi pare meglio che affidarsi a un'EAP. Nel primo caso l'autore diventa imprenditore di se stesso (con tutti i rischi e gli oneri del caso) nel secondo paga qualcuno che fa qualcosa di legale ma (per me) immorale cioè guadagnare non solo dal cliente finale (il lettore) ma anche dal collaboratore (l'autore). La differenza può essere sottile se entriamo nel campo di vantaggi puramente economici, ma è lampante su ogni altro piano. E non è nemmeno detto che l'editore a pagamento faccia poi editing, promozione eccetera. Senza contare che conosco casi di autori self di successo  (ma non di autori che hanno pubblicato a pagamento) contattati poi da case editrici.
Fabioloneilboia ha scritto: Qui si dà per scontato che chi pubblica con Mondadori venda parecchio, non si ha bene idea di quanti vendano poche centinaia di copie. La Mondadori fa promozione? Basta vedere i loro social per capire la promozione che fanno ai meno conosciuti, ribadisco che pubblicano circa 3 libri al giorno. Se poi si pensa che faranno la pubblicità che fanno ai libri di De Giovanni per il proprio libro si è molto fuori strada. Ciò che fanno è distribuire al meglio i propri titoli e stamparli in qualche migliaio di copie, ma non vuol dire che non li riprenderanno dalle librerie dopo pochi mesi e finiranno al macero.
Esatto. Io ho pubblicato con HarperCollins (un editore non piccolo) ma credo che l'investimento sul mio libro sia stato minimo. L'editor era una stagista, come pubblicità hanno contattato una decina di blog (a cui hanno spedito la copia digitale, senza alcuna spesa). L'immagine di copertina è in vendita sui siti di immagini per la dispendiosa cifra di 9 euro (ci hanno solo aggiunto titolo e nome). Sono state stampate 5000 copie, di cui la metà, invendute nelle edicole, è finita al macero (mentre nelle edicole della mia città alcuni le cercavano senza trovarle). Il libro vende ancora in ebook, ma solo ed esclusivamente perché molti lettori seguono il marchio, non per la  promozione, durata una decina di giorni.
Wanderer ha scritto: A mio avviso, il Self publishing è tanto più vantaggioso rispetto all'editoria quanto più l'autore è in grado di fare tutto o quasi in "Self", e in POD, con spese molto contenute (per rispondere alla domanda: io non ho mai utilizzato il Self ma, se dovessi farlo, per un breve romanzo o una silloge poetica da pubblicare in POD tramite Amazon non spenderei più di 500 euro. Questo non significa per forza che realizzerei un prodotto "poco serio"; ma piuttosto che utilizzerei un approccio low-cost). Da questo punto di vista, sposo l'approccio di @Fabioloneilboia
Su questo sarei abbastanza d'accordo. Però molti libri pubblicati in self che ho letto erano disastrosi in tutto (dalla scrittura alle copertine). Per alcuni non bastava nemmeno un editing, serviva un viaggio a Lourdes.
L'editing è uno dei costi che incidono di più (specie per romanzi lunghi) ma a meno che non si sia davvero in grado di valutare le proprie debolezze nella scrittura o non si abbia qualche esperienza, mi pare necessario. Il problema è che molti non hanno alcuna autocritica, quindi i libri self sono diventati, nell'immaginario collettivo, schifezze che nessuno ha voluto pubblicare. Questo ovviamente danneggia anche quei pochi che lo fanno per scelta e con serietà.
Poi se uno ha migliaia di euro da buttare, meglio per lui, può pagare editor, grafici, promoter. L'importante è essere consapevoli che lo si fa per soddisfazione personale, perché i guadagni probabilmente non copriranno mai i costi.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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@Silverwillow assolutamente d’accordo su tutta la linea.
Riguardo il cartaceo pubblicato con Amazon ti confermo che ha un ISBN “regalato” da Amazon stessa e che serve anche per pagare l’iva al 4%. L’ebook (in pochi lo sanno) non ha l’Isbn e, infatti, paga l’iva al 22% a meno che l’autore non ne compri uno proprio. Il mio libro l’ho anche portato in libreria ed ho pure constatato la gentilezza ad accettarlo in conto vendita di un paio di librerie. Se avrò tempo ne cercherò altre, chiaramente indipendenti. Dubito le catene prendano libri pubblicati in self, ma non ho esperienza a riguardo.
Il paradosso è che sembra più facile arrivare in libreria facendo da soli che ad aspettare l’editore che lo faccia seriamente e non a chiacchiere. Ovviamente serve tempo e pagare le copie autore, che però hanno un costo molto basso.

Re: Quanti soldi investire in un libro autopubblicato?

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Silverwillow ha scritto: Su questo non sono d'accordo. Decidere di spendere qualcosa per autopubblicare un libro mi pare meglio che affidarsi a un'EAP. Nel primo caso l'autore diventa imprenditore di se stesso (con tutti i rischi e gli oneri del caso) nel secondo paga qualcuno che fa qualcosa di legale ma (per me) immorale cioè guadagnare non solo dal cliente finale (il lettore) ma anche dal collaboratore (l'autore). La differenza può essere sottile se entriamo nel campo di vantaggi puramente economici, ma è lampante su ogni altro piano. E non è nemmeno detto che l'editore a pagamento faccia poi editing, promozione eccetera. Senza contare che conosco casi di autori self di successo  (ma non di autori che hanno pubblicato a pagamento) contattati poi da case editrici.
Io non vedo tutta questa differenza tra l'acquisto di servizi editoriali tramite un editore e l'acquisto di servizi editoriali senza un editore. Si tratta pur sempre di rivolgersi a una figura esterna o una società esterna, e di pagarla per il servizio. Sarà l'autore a valutare se la richiesta dell'EAP o del collaboratore esterno sia ragionevole o meno.  Anche nel caso del Self un autore può imbattersi in presunti professionisti, che svolgono male il lavoro (un editor esterno, in molti casi, non sarà motivato come un editor interno a una CE free). 

L'importante è che, nel caso dell'EAP, l'autore sia consapevole di cosa sta acquistando, che la richiesta sia congrua, che il contratto sia chiaro, che non si vendano illusioni, che tutti i servizi pattuiti vengano erogati.
A dimostrazione del fatto che non c'è poi grande differenza tra l'acquisto di servizi editoriali in un modo o nell'altro, esistono delle vie di mezzo tra EAP e Self, come Booksprint e in parte Youcanprint (il primo ad esempio offre un servizio di correzione di bozze). Ci sono poi le agenzie di servizi editoriali, che funzionano in parte come EAP sotto mentite spoglie anche se, per qualche strano motivo, vengono viste come qualcosa di più "figo" rispetto al classico EAP.

Va ricordato comunque che esiste anche un tipo di editoria a pagamento che non pubblica ciarpame, che seleziona le opere, e che fa un buon lavoro con richieste ragionevoli. Specie nel campo della saggistica, ci sono editori (ad es. Mimesis) che chiedono a volte contributi, ma che lavorano bene e che possono offrire all'autore molti più vantaggi - a cominciare della distribuzione con Messaggerie - e anche più prestigio rispetto al pubblicare in proprio.
Silverwillow ha scritto:Esatto. Io ho pubblicato con HarperCollins (un editore non piccolo) ma credo che l'investimento sul mio libro sia stato minimo. L'editor era una stagista, come pubblicità hanno contattato una decina di blog (a cui hanno spedito la copia digitale, senza alcuna spesa). L'immagine di copertina è in vendita sui siti di immagini per la dispendiosa cifra di 9 euro (ci hanno solo aggiunto titolo e nome). Sono state stampate 5000 copie, di cui la metà, invendute nelle edicole, è finita al macero (mentre nelle edicole della mia città alcuni le cercavano senza trovarle). Il libro vende ancora in ebook, ma solo ed esclusivamente perché molti lettori seguono il marchio, non per la promozione, durata una decina di giorni.
Questo mi stupisce ma non troppo. Nel vecchio WD sono state riportate esperienze simili anche con Rizzoli e altri marchi big. 
Il punto è che, per gli esordienti, con le big il processo promozionale è piuttosto minimale e standardizzato e non c'è una campagna promozionale ottimizzata sul singolo titolo. In questo caso, l'editore pubblica così tanti titoli che, anche se va in perdita su alcuni, poco importa, guadagna lo stesso su tanti altri. Inoltre, in questo caso è soprattutto la tiratura e la distribuzione a essere determinante, e spesso la promozione è un surplus (come mi ha spiegato una volta un agente PDE, è il "mucchietto" di copie in libreria a fare la differenza).
Al contrario, nella media editoria c'è molta più attenzione sul singolo titolo, e si mettono in campo più risorse umane per la promozione, perché si pubblicano molti meno libri e con tirature più basse, si fanno investimenti oculati, e non si può rischiare di andare in perdita nemmeno su una singola pubblicazione.
Va detto, comunque, che nella media e grossa editoria parte della promozione viene affidata ai promotori, quindi è solo in parte un compito dell'editore. La parte esterna della promozione è la più invisibile, ma è spesso la più determinante, perché è quella grazie alla quale il libro arriva fisicamente in libreria o in edicola.
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