Re: Boom dei libri nel 2021?

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Articolo interessante, @Wanderer, e da leggere tra le righe, per cui hai ragione, parliamone. 
La giornalista che lo ha redatto sembra aver puntato più sull'aspetto incoraggiante, trascurando un po' la preoccupazione del presidente AIE presente tra le righe.
D'altra parte ho ricevuto da un amico piccolo editore un articolo più complesso e completo, che mostra la "spazzatura sotto al tappeto", o la realtà dopata da numeri mostrati come valore assoluto, senza un raffronto con altri elementi e fattori che influenzano il mercato librario.
Provo a sintetizzarlo qui, lasciando al termine il link per chi volesse leggerlo per intero.

L'editoria è scollata dalla realtà

... Nei primi mesi di lockdown e coprifuoco, le librerie hanno riscoperto la loro vocazione territoriale, riuscendo a creare delle reti di solidarietà e di mutuo appoggio che hanno funzionato egregiamente. In particolare, le librerie indipendenti hanno dimostrato di avere ancora un peso importante all’ interno dell’ecosistema editoriale, nonostante i grandi numeri prodotti dalle vendite online e l’avanzata sempre più decisa degli ebook: lo scenario è uno dei migliori possibili, nell’aria c’è voglia di leggere, incontrarsi e parlare di libri con annesse ripartenze. Eppure, se si guarda più attentamente ai dati, le cose sembrano stare diversamente.

il comparto editoriale sopravvive all’interno di uno scollamento profondo dal tessuto sociale del quale fa parte.
A evidenziare questo dato sono i numeri: oggi la percentuale di italiani che leggono (e per leggono si intende persone dai 15 ai 75 anni che leggono almeno un libro l’anno) è del 56%, in calo costante rispetto agli ultimi anni (65% nel 2019); in Italia si pubblicano una media di 70.000 libri l’anno, ad un ritmo di 190 libri al giorno, 8 libri ogni ora. Ogni titolo vende una media di 160 copie, mentre il 97% dei titoli non supera le 500 copie.

Inoltre, dagli ultimi dati emerge come l’atto di leggere (per piacere personale) sia sempre più connotato a livello di classe: il divario fra Nord e Sud del Paese è del 22%: al nord leggono il 56% delle persone, al Sud solamente il 35%; è stato dimostrato come le fasce più deboli della popolazione siano quelle più interessate da questo fenomeno. Le persone con basso titolo di studio, basso livello di alfabetismo tecnologico e provenienti da determinate aree geografiche leggono sempre meno, meno 14% in due anni, soprattutto nella fascia d’età che va dai 15 ai 17 anni. Allo stesso tempo, i fantomatici “lettori forti” (almeno 12 libri letti ogni anno) leggono più di prima, totalizzando una media di 17 titoli all’anno; da qui l’illusione della crescita di cui si sente spesso parlare. Oggi più che mai, a leggere è chi ha più soldi e più tempo libero a disposizione.

Mentre vengono stampate su carta (una carta sempre più costosa) miliardi di parole destinate a non essere lette, le condizioni di lavoro del settore arrivano a rasentare lo schiavismo: i fatti di cronaca relativi alla vicenda Grafica Veneta, la più grande azienda del settore per quanto riguarda la stampa dei libri, con clienti del calibro del Gruppo Mondadori, Gems e Feltrinelli, in cui gli operai venivano costretti a turni di dodici ore, sette su sette, senza ferie, riposo né malattia, spesso torturati e sequestrati, ne è l’esempio più eclatante.

Tuttavia, il problema è endemico e in ogni punto della filiera si riscontrano problemi analoghi: dal lavoro redazionale, ormai quasi totalmente esternalizzato e soggetto a condizioni di lavoro estremamente precarie e mal pagate, arrivando alla logistica, i cui lavoratori e lavoratrici sono costretti ciclicamente a ricorrere allo sciopero per porre l’attenzione su una dinamica lavorativa degradante e incentrata sullo sfruttamento.

Il paradosso di pubblicare sempre più libri in un paese dove sempre meno persone leggono è presto spiegato: il vero business che ruota intorno ai libri non ha nulla a che fare con le vendite.
È infatti la distribuzione il motore immobile intorno al quale ruota tutto il resto: il vero guadagno economico proviene dalla movimentazione e dallo stoccaggio dei libri.

 Senza scendere nel labirinto degli orrori della distribuzione, che comprende logiche perverse come quelle del reso fisiologico o del ricircolo a pagamento dei resi, basti pensare ad una piramide di Ponzi: il gioco va avanti finché ai piani bassi della piramide c’è qualcuno disposto a giocare, a investire il proprio tempo e denaro, che in questo caso vuol dire lavorare in perdita con la perenne speranza di un miglioramento futuro in realtà impossibile proprio a causa dei presupposti sui cui si regge l’intera filiera.

Tuttavia, sarebbe sbagliato trovare nella distribuzione l’unico responsabile di un mercato drogato, poiché anch’essa si adegua a delle tendenze globali che a loro volta si modificano in base al modo in cui le persone consumano determinati prodotti, in questo caso in base al modo in cui leggono. Il complesso apparato di distribuzione rispecchia le esigenze di un pubblico che ormai non è più disposto a dilatare i tempi d’attesa fra la formulazione e la soddisfazione del proprio desiderio: il libro, come ogni altra merce, deve essere disponibile nel più breve tempo possibile, eliminando qualsiasi scarto.

Piattaforme come Qidian, pubblicano “romanzi-web” firmati da autori costretti dal mercato a ritmi di scrittura forsennati. Ogni romanzo di Qidian è composto da capitoli che escono a distanza di pochi giorni, dal costo di meno di un euro ciascuno. Le conseguenze sono, ancora una volta, stilistiche, perché il sistema spinge alla pubblicazione di capitoli veloci, pensati per soddisfare gli appetiti del pubblico con una semplice notifica.

Questo tipo di fruizione è pensata, al pari di un like o di una reaction, per fornire brevi apporti di dopamina: al suo interno viene meno qualsiasi questione legata allo stile, alla ricercatezza o alla cura del testo, ovvero tutte quelle caratteristiche apprezzate e ricercate dai cosiddetti lettori forti, i quali appaiono sempre più una specie in via d’estinzione, abituata a vivere all’interno di una riserva naturale distaccata dal mondo reale. Questo scenario complesso si regge a sua volta su un elemento che sta modificando pesantemente sia il presente che il futuro del comparto editoriale: ovvero la tendenza ormai diffusa a ricorrere all’autopubblicazione.

L’assenza di mediazione fra autori e case editrici va a modificare profondamente la struttura stessa dei testi: essendo pagati in base alle pagine lette, gli autori tendono a prediligere una narrazione seriale, che procede per picchi narrativi e cliffhanger e che sappiano catturare l’attenzione di chi legge già dalle primissime pagine. 

A venire progressivamente meno sono proprio i capisaldi che reggono l’idea di editoria tradizionale: autorialità, peso dell’editore, intermediazione delle librerie e funzionamento del sistema logistico. Mentre il mondo accelera verso scenari a complessità esponenziale, l’editoria sembra bloccata, incapace di tenere il passo.
A ciò si aggiunge una certa miopia del settore che raggiunge spesso anche i contenuti: nonostante gli eventi epocali degli ultimi anni, nel mainstream libresco entrano spesso sempre le stesse tematiche intimiste e piccolo borghesi, che ruotano intorno all’ego di chi scrive e che falliscono nel trovare un terreno fertile sul quale sviluppare nuove narrazioni che sappiano raccontare il mondo presente preservandone le complesse e numerose sfumature.
Se è pur vero che ciò che vende non è deciso a tavolino dalle case editrici è vero anche che la scelta di indirizzare il mercato verso determinati temi rispetto ad altri è una precisa strategia di mercato focalizzata sul profitto immediato e sulla reiterazione dell’identico. Molti testi negli anni hanno affrontato questa strana forma di dissociazione che sembra colpire con particolare forza il settore culturale...

... Eppure, la tendenza rimane quella di continuare a stampare noncuranti di tutto, anche se a venire meno è la stessa materia prima necessaria.

https://www.siamomine.com/leditoria-e-s ... la-realta/

Re: Boom dei libri nel 2021?

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@ElleryQ Grazie per l'informazione, tecnicamente impeccabile, sullo stato generale del mercato editoriale. Io, che pensavo di essere informato a sufficienza, mi rendo conto di quanto fossi, e sia, sprovveduto in materia. Sono un lettore seriale che scrive e pubblica (poco e con CE inadeguate) quello che sente di dover scrivere, storie che narrano fatti, veri o fantastici, rispetto ai quali ritiene di essere informato per esperienza diretta. Praticamente, un dinosauro in via di accelerata estinzione e senza speranza.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
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[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Boom dei libri nel 2021?

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@ElleryQ 
Volevo parlarne proprio perché la realtà mi sembra ben diversa rispetto all'ottimismo che traspare da quell'articolo di Repubblica.
Però non avevo riflettuto su alcune cose dell'articolo che hai linkato, e che delineano un quadro davvero sconfortante.

Aggiungo altre tre considerazioni:

- Le vendite dei libri sono sempre più concentrate nelle mani di tre gruppi (Mondadori-Gems/Messaggerie-Feltrinelli), quindi a un complessivo aumento delle vendite non corrisponde affatto un rilancio di tutto il settore ma, al contrario, una minore diversificazione dell'offerta e una minore presenza dell'editoria indipendente, che è sempre meno indipendente, perché i grandi gruppi stanno acquisendo sempre più marchi (come è successo ad esempio con Crocetti, che è stato acquisito da Feltrinelli). 

- I libri che vendono sono sempre meno opere letterarie e sempre più altro (fumetti, inchieste giornalistiche, manuali), quindi bisogna intendersi su cosa si intende per "libri". Personalmente, senza voler disputare sui gusti, trovo sconfortante che in cima alle classifiche di vendite ci sia un fumettista, e non un poeta o un romanziere. La "responsabilità" di ciò però non è di nessuno, ma è un fenomeno antropologico. Fino a venticinque anni fa, i libri costituivano una delle principali forme di intrattenimento a livello planetario. Oggi, sappiamo tutti che non è così, e lo sperimentiamo nelle nostre vite. Fino a una quidicina di anni fa, nonostante ci fosse già una profonda crisi, i libri ancora fornivano linfa vitale al cinema. Oggi non è più nemmeno così, perché anche il cinema "tradizionale" se la passa malissimo. Oggigiorno, gli unici libri che vendono sono quelli che vanno al passo dei social e delle serie tv.

- Come riflettevo in un altro thread, il mercato del libro è sempre più contaminato con la dimensione sociopolitica, in quanto i grossi marchi editoriali sono strettamente legati a gruppi di potere mediatico e socio-economico: la pubblicazione dei libri è sempre meno funzionale alla promozione della letteratura e della cultura in genere, e sempre più funzionale a promuovere interessi politico-economici avulsi da qualunque vocazione letteraria. Questo spiega perché nascono marchi editoriali come Solferino, e perché i maggiori bestseller siano libri di giornalismo politico o contaminati con la politica (tra parentesi, non ne faccio una questione di destra o sinistra, in quanto i libri della Meloni e di Sallusti-Palamara hanno avuto vendite record come quelli dei vari Scanzi, Gruber e Saviano). Anche nel campo della fiction, le tendenze letterarie che oggi vanno di moda sono fortemente condizionate da logiche sociopolitiche, quelle su cui si fondano interi cataloghi e strategie commerciali di grossi e medi editori. Gli editori cercano soprattutto opere letterarie fondate su tematiche di diritti civili e/o disagi sociali, o su certe forme di provocazioni estetiche pseudo-intellettuali, tali per cui i cosiddetti "lettori forti" sono soprattutto stomaci forti. 

Re: Boom dei libri nel 2021?

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Grazie per le riflessioni, @Wanderer, mi permetto di dissentire solo su una cosa, ma perché sono di parte. :P 
Wanderer ha scritto: I libri che vendono sono sempre meno opere letterarie e sempre più altro (fumetti, inchieste giornalistiche, manuali), quindi bisogna intendersi su cosa si intende per "libri". Personalmente, senza voler disputare sui gusti, trovo sconfortante che in cima alle classifiche di vendite ci sia un fumettista, e non un poeta o un romanziere. La "responsabilità" di ciò però non è di nessuno, ma è un fenomeno antropologico.
Un fumetto che non sia un seriale da edicola è un prodotto librario a tutti gli effetti, è un romanzo e come tale è letteratura, sebbene "disegnata" come lo stesso Eco sosteneva.
Da anni, in Francia, questa distinzione non esiste e in Italia sta da qualche tempo a questa parte venendo meno, tant'è che libri di narrativa sono presenti nelle fiere che fino a poco tempo fa erano specifiche del settore fumetto e viceversa.
Sono concorde con te, però, sul tuo rimanere perplesso circa il fatto che al primo posto nelle vendite ci sia un fumettista. E non per il fatto in sé, molti altri autori di fumetto lo meriterebbero, anche più di colui che al momento sventola sulle vette delle classifiche, ciò che mi sconcerta, invece, è la motivazione.
Di quegli acquirenti che costituiscono il grande numero, dubito che la maggior parte sia costituita da lettori reali, sia di fumetto sia di narrativa in genere. È un pubblico del web, dei social, spettatori di Netflix e dei programmi TV in cui l'autore compare da oltre un anno, spinto anche da testate giornalistiche che ricadono sotto lo stesso network. Del resto, senza nulla togliere alle capacità narrative che indubbiamente ha (ma se si fosse basato solo su quello starebbe nel limbo con molti altri), la sua "origine" è proprio il web (e i social) ed è da quel tipo di fan base che parte e che negli anni si è accresciuta.
E qui torniamo al discorso che anche tu facevi, ovvero che oggi è il personaggio a vendere, più che le storie.
E gli stessi editori che prima pubblicavano autori di graphic novel veri e propri, adesso puntano sempre più alle star del web e dei social e lasciano sempre minore spazio e promozione agli altri autori, esattamente come fanno gli altri editori di narrativa.
Il libro è sempre meno uno strumento di cultura, ma un prodotto alla stregua di un gadget, un feticcio che rappresenta il personaggio. E se questo fosse il pretesto per fare cultura benvenga, il problema è che l'unico fine è il profitto, dubito che molti acquirenti che acquistano il libro legato a una determinata serie lo leggano realmente. Temo che non sia altro che un oggetto da tenere in casa, evocativo della star di turno.

Re: Boom dei libri nel 2021?

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@ElleryQ 
Premetto che il "senza voler disputare sui gusti" l'avevo scritto già pensando a te  :P

Seriamente, non voglio assolutamente sminuire l'estetica del fumetto d'autore, dato che anche io sono stato un gran lettore di fumetti. Ma non credo che si possa far rientrare nella letteratura. La ritengo una forma d'arte a sé stante, seppur indubbiamente contaminata con la letteratura. Un libro illustrato è qualcosa di ibrido, a metà tra arti visive ed arti letterarie. Anche un libro di fotografia è un libro illustrato, ma questo non significa che la fotografia sia un'arte "minore". Nel mio discorso, quindi, non era contenuto alcun giudizio di valore sulla forma artistica in sé. Quello che intendevo, banalmente, è che la gente preferisce sempre più acquistare libri illustrati, perché c'è meno da leggere rispetto a un romanzo, e quindi sono prodotti librari più adatti a un'epoca in cui i lettori sono sempre meno. 

Sul discorso del personaggio social e del "ferticcio", ovviamente, sono totalmente d'accordo con te. 

Re: Boom dei libri nel 2021?

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Wanderer ha scritto: Quello che intendevo, banalmente, è che la gente preferisce sempre più acquistare libri illustrati, perché c'è meno da leggere rispetto a un romanzo, e quindi sono prodotti librari più adatti a un'epoca in cui i lettori sono sempre meno. 
Dal mio punto di vista, sì e no.
Nel senso che anche un libro illustrato o un fumetto sono "difficili" da leggere, per un "lettore" odierno medio. Considera che l'immagine narra già, al di là del testo che va a illustrare. Nel caso del fumetto, poi, diventa una sorta di "meta testo", fatto di codici e metafore. Nel fumetto, anche lo spazio bianco tra le vignette racconta, così come racconta la sequenza o la dimensione della vignetta. È un media più sofisticato di quanto si pensi, la cui lettura coinvolge e integra i due emisferi.
Di contro, il lettore medio odierno è abituato a una sintesi maggiore, che rientra più nel campo della vignettistica che non del fumetto. Basti pensare al grande uso dei "meme" per comunicare sui social, o delle "storie". Si va sempre più verso una forma di comunicazione "usa e getta", concentrata in uno spazio breve, che possa impegnare il meno possibile i neuroni del lettore. Anche nella narrativa in senso stretto, l'esempio presente nell'articolo (ovvero la piattaforma contenente romanzi brevissimi, con capitoli interi condensati in poche righe) è abbastanza emblematico della deriva che sta ormai prendendo il mondo editoriale. Il lettore, quindi, preferisce leggere testi succinti e in prevalenza sui social, piuttosto che acquistare un libro (con o senza immagini che sia).
Il libro della sua web star preferita lo compra al limite in seguito, giusto per avere in casa il feticcio di cui sopra, meglio se con tanto di dedica.

Re: Boom dei libri nel 2021?

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Buon sabato, cari @ElleryQ e @Wanderer.

Ho letto la discussione, molto interessante. Al di là delle problematica fumetto, m'intristisce parecchio venire a conoscenze dei dettagli di questo articolo. Onestamente, sentita la notizia, non sono stata molto ottimista perché è da anni che seguo le ondate di consigli, contenuti ecc. La qualità dei prodotti si è abbassata per lasciar posto alla quantità. Affermano che la gente legge di più, ma cosa? I trend hanno inglobato tutta l'attenzione e la produzione si sofferma solo su alcuni capisaldi. La situazione rimarrà così fino a quando i grandi mangeranno il grosso della carcassa e chi vuole ancora andare controcorrente si acconenterà delle ossa. Spero in un estremo risveglio di coscienza da parte dei consumatori. Urge una rieducazione, da questo punto di vista. O questo, o una rivoluzione del sistema editoriale (sogno impossibile, al momento).
a b c d f... u

Re: Boom dei libri nel 2021?

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@ElleryQ 

Secondo me il fumetto – o graphic novel che sia - è un tipo di fruizione più "facile" rispetto a un romanzo (e tanto più rispetto a un saggio filosofico), ma con ciò intendo dal punto di vista dell’immediatezza della fruizione, non della complessità del linguaggio artistico. Senza scomodare la semiotica, un’immagine è una tipologia di segno più immediata rispetto a una frase, ma ciò vale in generale per qualunque tipo di immagine, che si tratti di una fotografia o un quadro (lasciamo da parte l’arte contemporanea, il cui scopo è proprio di sovvertire l’immediatezza iconica dell’esperienza visiva). Anche a livello di tempo di fruizione, un graphic novel si può leggere in un paio d'ore, il tempo medio di un film, mentre un romanzo può richiedere settimane. Il fatto che la fruizione sia più immediata, tuttavia, non significa né che sia un’esperienza estetica inferiore, né che sia un tipo di linguaggio più semplice, né che sia più semplice la realizzazione dell’opera (anzi, può essere il contrario: “ars est celare artem”, come diceva un detto latino).

Quello che intendevo è che, dato che il consumatore medio non legge più, e non legge nemmeno gli stessi libri che compra, si sente più "rassicurato" nell'aquisto di un prodotto librario che richiede un minore tempo di fruizione, e che generalmente comporta una fruizione più immediata. Questo può valere per un libro di Zerocalcare come per un manuale illustrato di cucina, quindi non è un discorso relativo a un genere in particolare. Peraltro, non credo che i graphic novel di maggiore qualità siano in cima alle classifiche di vendita - perché restano prodotti di nicchia - quindi vale soprattutto il discorso che facevi tu, sulla moda legata a un personaggio in particolare, e al suo rapporto con il mondo dei social e delle serie tv. 

D'altro canto, oggi i romanzieri non sono più "cool", e persino gli autori più noti da decenni al pubblico (che so, un Baricco) oggi sono percepiti come poco social, poco al passo con i tempi, e non credo che abbiano più un gran seguito. 
TheLondoner ha scritto: Spero in un estremo risveglio di coscienza da parte dei consumatori. Urge una rieducazione, da questo punto di vista. 
La prima cosa purtroppo è del tutto illusoria, le cose non potranno che peggiorare sempre più. 
La seconda cosa, invece, sarebbe realistica soltanto in una dittatura (in Cina, ad esempio, si stanno seriamente ponendo il problema). 

Re: Boom dei libri nel 2021?

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Wanderer ha scritto: Quello che intendevo è che, dato che il consumatore medio non legge più, e non legge nemmeno gli stessi libri che compra, si sente più "rassicurato" nell'aquisto di un prodotto librario che richiede un minore tempo di fruizione, e che generalmente comporta una fruizione più immediata. Questo può valere per un libro di Zerocalcare come per un manuale illustrato di cucina, quindi non è un discorso relativo a un genere in particolare.
Comprendo benissimo e concordo.
Quello che in qualche modo intendevo dire è che, mezzo narrativo a parte, il gusto del pubblico medio si è orientato su testi ancora più brevi, su serie web o Netflix (o Amazon) fruibili in episodi di 20-40 minuti e su brevi vignette. Anche i graphic novel stanno subendo lo stesso calo e la stessa sorte della narrativa e la dimostrazione sta nel fatto che riportavi anche tu. Il fumettista che è ai vertici delle classifiche è prima di tutto una web star, da un anno a questa parte un personaggio televisivo, da qualche settimana anche star di Netflix e solo per alcuni anche un bravo autore di storie a fumetti.
Il mercato in genere si sta sempre più orientando, ahinoi, su una "cultura" usa e getta, appiattita su tematiche dal facile riscontro, o veicolate da autori che sono prima di tutto personaggi, oppure ancora che hanno in qualche modo la capacità di diventare tali.
I pratica stiamo dicendo la stessa cosa.  :)

Re: Boom dei libri nel 2021?

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Certo, @ElleryQ, in pratica, anche se in modo apparentemente diverso, stiamo dicendo tutti la stessa cosa: che non c'è speranza che le cose cambino. Se ne uscirebbe solo con un blackout di lunga durata, diciamo qualche mese. Ma non possiamo augurarcelo, perché provocherebbe la morte di milioni, forse miliardi di esseri umani: a sopravvivere agevolmente sarebbero le popolazioni oggi emarginate, abituate a fare a meno di ciò che a noi, popoli ricchi e privilegiati, appare indispensabile. 
Mario Izzi
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Re: Boom dei libri nel 2021?

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ElleryQ ha scritto: Quello che in qualche modo intendevo dire è che, mezzo narrativo a parte, il gusto del pubblico medio si è orientato su testi ancora più brevi, su serie web o Netflix (o Amazon) fruibili in episodi di 20-40 minuti e su brevi vignette. 
Concordo su tutto, però ho qualche dubbio sul fatto che il fattore determiante sia davvero la "brevità" del testo letterario in quanto tale (lo so, mi sto in parte contraddicendo). Se fosse quello, allora dovrebbero essere avvantaggiate sul mercato le forme brevi, i racconti, le poesie e gli haiku, invece non è affatto così... I fantasy o romanzi storici da 2.000 pagine continuano a vendere bene. Anzi, uno dei fattori che determinanti che portano ad acquistare l'oggetto-libro è proprio la mole materica, che invece viene a mancare nei supporti smaterializzati (non a caso, l'esempio che facevi prima tu non era relativo a prodotti cartacei, bensì a romanzi-web). Che poi il polpettone cartaceo da 2.000 pagine sia davvero letto per intero o meno è un altro discorso, ma generalmente vendono molto meglio romanzi voluminosi che opere letterarie da cento pagine. 

Re: Boom dei libri nel 2021?

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@ElleryQ 

Secondo me i "lettori forti" sono soprattutto persone con un buon grado di istruzione, che sono fidelizzati ad alcuni marchi editoriali (che si tratti di Adelphi o Minimum Fax), e leggono soprattutto letteratura "non di genere": acquistano anche i libri dei medi editori, seguono gli autori dello Strega, e così via. Per questa tipologia di lettore, che rappresenta il target ideale della maggior parte di medi editori o di alcuni marchi storici acquisiti dai big (tipo Einaudi o Guanda), libro è uno "status symbol" del loro livello culturale o presunto tale, e non rappresenta un prodotto di intrattenimento (anzi, è qualcosa che si contrappone al puro entertainment delle serie tv). 

Ho la percezione che invece il fantasy o il romanzo storico siano orientati a un settore di mercato diverso, in cui ci rientrano molti lettori episodici, o con un grado di istruzione più basso, o senza particolari velleità culturali. Oppure molti lettori a cui il libro è stato regalato. Questa tipologia di opere letterarie si trova spesso anche nei supermercati, che non sono certo luoghi da "lettori forti". In questo caso, secondo me, la funzione principale del libro è l'intrattenimento, e il prodotto librario continua a vendere perché rappresenta una forma di (valida o meno) alternativa ad altre forme di intrattenimento. 

In alti termini, credo che ci siano tendenze di mercato diverse e persino contrapposte.
Anche se, attraverso le diverse declinazioni dei loro marchi, i grossi gruppi le inglobano tutte e le riducono ad unico denominatore. 

Re: Boom dei libri nel 2021?

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@Wanderer Permettimi di dissentire, almeno in parte. Per esempio io, che non penso di essere una mosca bianca, e leggo in media da due a quattro libri al mese, penso di far parte della categoria dei lettori forti e ho negli scaffali un migliaio di libri, ma ti assicuro che non li considero uno status symbol. Da sempre leggo tutto quello che  mi capita, ho una cultura che so essere di tipo raffazzonato e, sicuramente, dei vari premi - Strega e simili - me ne fotto, nel senso che mi capita di leggere i libri premiati né più, né meno degli altri. Non credo di essere un'eccezione: ai lettori forti piace, o almeno dovrebbe piacere, leggere, a prescindere. E ogni tanto mi capita di non arrivare alla fine di libri (non saggi, magari romanzi di autori famosi) che mi danno l'idea di essere scritti, e pubblicati, solo con il fine di fare cassa. Si vede da lontano un miglio.  
Mario Izzi
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Re: Boom dei libri nel 2021?

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@Cheguevara Ma sei proprio sicuro di non essere una mosca bianca, o comunque un caso isolato a sé stante? 

Secondo me con "lettori forti" si intende un target definito non soltanto dal fatto di leggere un certo numero di libri al mese, ma anche dal fatto di "farsi forti" del prodotto librario come simbolo di divulgazione (o, in altri casi, ostentazione) culturale, anche tra le nuove generazioni. Tra i "lettori forti" ci sono ad esempio i vari blogger, e non è assolutamente da sottovalutare l'influenza dei blog letterari sugli altri "lettori forti", molti dei quali tendono a fare comunità. 

Re: Boom dei libri nel 2021?

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Purtroppo, tra le tante statistiche sul mercato librario mancano proprio quelle relative a cosa si legge, oltre al quanto.
L'unica che ho trovato, risalente ad agosto 2021, si rifà alla classifiche di Amazon.
Considerando che tali classifiche si basano proprio sui lettori forti, cito:
  ha scritto:... al primo posto i libri per bambini e ragazzi. Secondo posto per gli intramontabili classici della letteratura. Gradino più basso del podio per i fumetti, in quella che potremmo definire una Golden Age 2.0 dettata dalla spinta cinematografica. Immancabili i thriller e le storie d’amore, ma anche storie per conoscere ed approfondire il mondo contemporaneo, manuali di scienze sociali e sociologia economica, finanzia, sviluppo personale, arte, viaggi e cinema.
Sono comunque concorde con @Cheguevara che il lettore forte sia colui che ama leggere in senso lato. Magari avrà anche le proprie preferenze, ma cerca di non porsi limiti.

Re: Boom dei libri nel 2021?

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@ElleryQ 

Se parliamo di classifiche, bisogna però considerare che i maggiori bestseller non sono affatto opere letterarie rivolte ai "lettori forti" (ovvero al nocciolo duro di coloro che leggono sempre e comunque tutto l'anno) bensì dei prodotti commerciali che convincono dell'acquisto anche e soprattutto coloro che abitualmente non leggono e non acquistano libri. Questo vale in particolare nel periodo natalizio, in cui si vendono la stragrande maggioranza dei titoli, e su cui gli editori puntano più di ogni altro periodo dell'anno. 

Dai uno sguardo a quella che è la classifica di Amazon in questo momento.
Troviamo Ibrahimović, Zerocalcare, un libro di cucina, gli immancabili Ken Follett e J. K. Rowling, Vespa e Volo, e così via. 

Questo significa che nei prossimi giorni migliaia di madri, zie, nonne, acquisteranno quei libri per donarli ai loro figli e nipoti.
Ciò non rende "lettori forti" né gli acquirenti né i destinatari di questi prodotti editoriali, che tuttavia sono quelli che vendono di più. 

Re: Boom dei libri nel 2021?

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Sì sì, ma infatti in questi casi, e in periodi particolari (vedi Natale e altre circostanze), spiccano gli acquisti dei lettori non forti (meno di 12 libri letti all'anno), che sono comunque in decremento e legati ad altro tipo di cultura più "di massa".
Zerocalcare, per esempio, è balzato ai vertici da fine novembre, periodo in cui è uscita la serie "Strappare lungo i bordi" su Netflix. Sono tutti eventi, però, specifici, che vanno a incidere sulla fascia dei lettori occasionali, secondo me.
Wanderer ha scritto: Questo significa che nei prossimi giorni migliaia di madri, zie, nonne, acquisteranno quei libri per donarli ai loro figli e nipoti. Ciò non rende "lettori forti" né gli acquirenti né i destinatari di questi prodotti editoriali, che tuttavia sono quelli che vendono di più. 
Concordo.   (y) 
La classifica di Amazon cui facevo riferimento prima riguardava un articolo che parlava proprio dei lettori "abituali", sebbene, limitata solo ad Amazon, credo che possa considerarsi parziale.
Sarebbe interessante accedere ai dati che indicano non solo le varie percentuali dei lettori (generali e abituali), ma anche le rispettive preferenze. Solo così si riuscirebbe ad avere un quadro completo e a capire come identificare realmente questa fantomatica entità che va sotto il nome di "lettore forte".
Io già mi immagino un tizio nerboruto che al posto dei pesi solleva dei grossi libri.  :D

Re: Boom dei libri nel 2021?

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ElleryQ ha scritto: La classifica di Amazon cui facevo riferimento prima riguardava un articolo che parlava proprio dei lettori "abituali", sebbene, limitata solo ad Amazon, credo che possa considerarsi parziale.
Sicuramente molto indicativa, ma pur sempre parziale, perché anche Amazon ha un suo target, seppur molto generalizzato.
Volendoci limitare alle vendite online, ad esempio, la classifica di IBS corrisponde solo in parte a quella di Amazon...
ElleryQ ha scritto:Io già mi immagino un tizio nerboruto che al posto dei pesi solleva dei grossi libri.   :D
O più probabilmente potrebbe essere la fidanzata intellettual-chic del tipo nerboruto  :D

Re: Boom dei libri nel 2021?

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Personalmente, non sono d'accordo rispetto al fumetto: il motivo principale per cui credo che prodotti ibridi come fumetti manga abbiano molto più successo è perché sono mediamente di qualità molto superiore rispetto ai libri.
 
Quando ero più piccola ero una lettrice accanita, divoravo un sacco di libri e ho visto trasformarsi le librerie davanti ai miei occhi: non si può entrare in libreria senza essere sommersi di robaccia commerciale, che viene ampiamente pubblicizzata e messa in bella mostra. I best seller non sono più una garanzia di qualità, anzi, spesso denotano esattamente il contrario.

In una fumetteria, invece, il discorso è esattamente l'opposto: in una fumetteria, per quanto in primo piano ci siano sempre le solite uscite (che sono comunque buone), la qualità media è decisamente più alta e gli appassionati sono attentissimi alla cura per le edizioni (che ricomprano anche più volte solo per averne in edizioni diverse).

Inoltre, i fumetti hanno un vantaggio importante: essendo spesso seriali e a prezzo contenuto, se non si apprezza l'opera, la si può lasciare perdere subito, mentre un libro, per il costo maggiore, se viene comprato e risulta deludente, non può essere reso e costa in proporzione molto di più.
Il mondo dei fumetti è un mondo estremamente competitivo e se un'opera non vende rischia la cancellazione, perciò le case produttrici stanno molto attente a non pubblicare flop.

Questo non si può dire dell'editoria: la qualità di editing e revisione della maggior parte dei libri in libreria fa piangere, manca lo stile, la ricercatezza e l'impegno, cosa che in un fumetto non manca. Il discorso social è vero solo in parte: il pubblico di fumetti è decisamente più affezionato agli autori di quanto non lo sia quello dell'editoria, ma è anche diverso il rapporto. Un fumettista può cambiare nome, ma difficilmente stile, perciò non ha scappatoie: se fa un flop, le persone se lo ricorderanno e non gli basterà cambiare nome, come potrebbe fare uno scrittore. Il mercato dei fumetti è competitivo per la qualità, sia della storia che del disegno, anche perché è di respiro internazionale, non solo italiano, mentre nell'editoria questo non avviene. 

Da una parte c'è minore consapevolezza da parte di chi legge (e in questo caso, è secondo me la cultura dell'internet che segna la differenza in positivo per i fumetti, oltre alla maggiore trasparenza dell'intero mercato) rispetto agli autori, al funzionamento della filiera e anche al riconoscimento della qualità dell'opera, per cui un libro risulta spesso un acquisto a scatola chiusa, e lo stesso per gli autori: l'editoria italiana è un mercato pieno di insidie per un autore; per il mondo dei fumetti la cosa cambia: difficilmente si pubblicherà un autore scadente, perché il mercato è esigente e non comprerà più l'opera, mentre per un libro, si può anche operare il discorso del "magari ci cascano", oppure direttamente far pagare l'autore stesso, cosa che non esiste nel mondo dei fumetti.

In questo senso, il motivo per cui l'editoria italiana sta morendo è l'assenza di un modo per riconoscere la qualità. Un buon fumetto viene riconosciuto da tutti, pubblico, casa editrice ed enti esterni. Un buon libro può essere bruciato dall'editoria a pagamento, una brutta copertina, l'assenza di segnalazione ed il fatto che, ad essere esposto in vetrina ci sarà il titolo che deve vendere, e non il resto.
Francamente, ho smesso di leggere per questi motivi: non ha senso comprare un libro che rischia di essere una bomba a mano e di averci buttato i soldi, perché questo succede tanto per i grandi gruppi e quanto per la microeditoria o il self-publishing.
Quello che sta ammazzando veramente il settore è l'assenza di qualità: le persone non leggono più, non perché non hanno tempo, ma perché non trovano qualcosa di buono. Un lettore di fumetti aspetta mesi, se non anni, per il capitolo successivo del suo manga preferito, e lo pretende di una certa qualità. E le ore che ci passa a leggere non sono da meno di quelle di un libro, anzi, per alcuni fumetti, ce ne passa molto di più di quello che passerebbe per leggere un  libro.
In altre parole, no: il pubblico dei fumetti è più esigente, più paziente e più informato di quello dei libri e solo una parte del successo del fumetto è dovuto alla bolla social.

Quello che si vede da fuori sono soltanto i maggiori che spiccano al di fuori della bolla, ma all'interno il mercato è molto variegato, ricco, vivo, seguito e competitivo, anche se lascia spazio a tutti, e soprattutto, che premia la qualità. Certo, gli standard per determinarla sono diversi da quelli dell'editoria, ma, obiettivamente, il fumetto ha un livello di cura molto maggiore rispetto ad un libro, anche solo perché il lavoro di team dietro è obbligatorio: chi scrive la storia, chi la disegna, chi la colora, chi la impagina, chi la stampa. 

In editoria, invece, il lavoro di equipe è sempre meno presente, gli autori non sono seguiti dagli editori, non c'è modo per i lettori di capire quali siano i libri di qualità da quelli che non lo sono, e le varie etichette, di solito, sono una garanzia del contrario, mentre la qualità si trova solo nei romanzi di microeditori e self-publishing, mediamente molto difficili per un lettore da trovare, proprio perché non si trovano nei punti di riferimento abituali dei lettori, ossia le librerie.

In conclusione: le persone leggono più fumetti perché sentono di non aver buttato i loro soldi comprandoli, mentre non è quello che succede mediamente con un libro. Se le persone non leggono è perché le persone vogliono leggere qualcosa di qualità, cosa che non succede, se non per alcune nicchie difficili da trovare o per dei target, come il settore per ragazzi, e quindi, ci si sposta su altro, banalmente i fumetti.

Re: Boom dei libri nel 2021?

23
Aurora Mancinelli ha scritto: il motivo per cui l'editoria italiana sta morendo è l'assenza di un modo per riconoscere la qualità.
Sono d'accordo su questo.
Aurora Mancinelli ha scritto: non c'è modo per i lettori di capire quali siano i libri di qualità da quelli che non lo sono, e le varie etichette, di solito, sono una garanzia del contrario, mentre la qualità si trova solo nei romanzi di microeditori e self-publishing, mediamente molto difficili per un lettore da trovare, proprio perché non si trovano nei punti di riferimento abituali dei lettori, ossia le librerie.
Non sono d'accordo invece su questo. Mi sembra un ragionamento eccessivamente drastico. Secondo te il lettore non ha i mezzi per distinguere la qualità. Io credo che li possa avere, l'editoria è infatti legata alla cultura, allo studio e mi pare poco realistico immaginare i lettori come degli sprovveduti che entrano in libreria e si lasciano sedurre dai primi libri che trovano. La realtà è ben più complessa.
Altro aspetto che non mi convince del tuo ragionamento è che i grandi marchi editoriali pubblichino solo prodotti di scarsa qualità e questa si trovi solo nella microeditoria e nel selfpublishing. Mondadori, tanto per fare un nome tra i più blasonati, pubblica roba di qualità infima accanto a ottimi libri. Attualmente ad esempio sto leggendo i romanzi di Alba de Céspedes rieditati proprio da Mondadori. E potremmo fare tanti altri esempi (Neri Pozza, Adelphi, Einaudi tra i grandi ma anche tanti altri editori medi).
I grandi marchi pubblicano un po' di tutto, sarà il lettore che, grazie alle sue conoscenze, capirà come non buttare via i propri soldi.
Ciao, @Aurora Mancinelli (non riesco a mettere il saluto all'inizio del post!)

Re: Boom dei libri nel 2021?

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@ivalibri Sono d'accordo con te, e sai che non sempre lo sono stato. Non credo proprio che la piccola e micro editoria sia piena di libri di qualità, vista l'abitudine, che alcune CE di questa categoria hanno, di prendere quello che capita, spesso senza curare editing, correzione di bozze e impaginazione, confidando nelle copie che l'autore piazzerà direttamente a parenti, amici e conoscenti e magari senza corrispondere le relative royalties. E' anche vero che non sempre le opere pubblicate dalla grande e media editoria meritano di essere lette ma, come tu dici, capita anche che sia maggiore la probabilità di imbattersi in cose pregevoli, a parte i libro-panettoni alla Vespa. Riguardo ai fumetti, ne ho letti tanti, assieme ai libri tradizionali, fino a una trentina di anni fa, quando i Manga non esistevano o, se esistevano, erano presenti nelle edicole in minima quantità e varietà: oggi non me ne interesso e non sono, quindi, in grado di esprimere giudizi. Comunque, da ciò che leggo praticando qualche social, se la qualità media dei messaggi è pari a capacità e gusto letterario di chi scrive, mi sembra che siamo allo sprofondo.
Mario Izzi
2025 - Sopravvissuti
(in)giustizia & dintorni
Dea
[/De gustibus non est sputazzellam (Antonio de Curtis, in arte Totò)]

Re: Boom dei libri nel 2021?

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@ivalibri
La qualità è un problema generalizzato a tutti i segmenti dell'editoria e, entrando nelle librerie, anche molto grandi, il trend è che i buoni libri siano sempre in minoranza. E, se nemmeno la casa editrice è una garanzia di qualità, allora come bisogna fare per trovare dei buoni libri?

È perché i lettori non sono stupidi che si accorgono del fatto che la maggior parte dei libri non sono adeguati a loro che lasciano perdere. Ma francamente passa decisamente la voglia di leggere se, entrando in una libreria, bisogna andare a cercare minuziosamente negli anfratti i libri migliori, standoci delle ore senza trovare nulla di adatto. 

Inoltre, rispetto ai fumetti, un lettore più occasionale non ha modo di testare la qualità in maniera altrettanto evidente rispetto ad un fumetto. La ricerca di un buon libro è un'impresa: nella mia zona ci sono due librerie (più un'altra riconvertita come attività ibrida, quindi non la conto come tale), sono entrambe di proprietà e non indipendenti (non so se posso fare nomi, quindi lascio stare) e ho visto la prima, in cui entravo con un certo piacere per fare acquisti, ridurre sempre di più la varietà dei libri, eliminare la sezione classici e differenziare con i titoloni del momento; l'altra, che non frequentavo abitualmente perché ha aperto successivamente, l'unica volta che ci sono entrata aveva in bella mostra il best seller del periodo, libro riconosciuto, da chi se ne intende come robaccia, che ne occupava un intero ripiano, seguito da altri titoli decisamente sulla stessa linea. Le uniche cose vagamente di interesse erano appunto i fumetti, messi in secondo piano e nemmeno visibili appena entrati, che sono stati l'unico acquisto della giornata. 

Leggermente fuori mano ce ne sarebbe anche una terza, che ha subito lo stesso destino delle altre: non so se nel frattempo ha cambiato gestione, perché letteralmente ci andavo da quando ero piccola, passando da essere indipendente a di proprietà di un gruppo, ma anche lì la situazione si è aggravata: da piccola era il luogo dei sogni e me ne uscivo sempre con un libro nuovo, ora è un guazzabuglio in confronto, e con sempre meno libri di narrativa, anche per ragazzi.

Stessa situazione con una libreria che mi capita di visitare durante il soggiorno al mare: anche questa di proprietà, è su tre piani: il piano terra è ricco dei libri del momento, sempre meno di narrativa, principalmente la sezione per ragazzi (per cui sono decisamente fuori target), il primo piano presenta differenti sezioni con anche narrativa straniera, ma anche molta saggistica, divisa principalmente per genere; l'ultimo piano, interrato, presenta principalmente dei libri in sconto e mal riassortiti, dà l'impressione di uno scantinato. 

Ho visto trasformarsi nel tempo e negli anni queste librerie sempre in peggio e francamente mi sono scoraggiata a tornarci. Ogni volta cercare un buon libro è un'impresa sempre peggiore, e c'è molto meno scelta rispetto al passato, anche nei generi. Per esempio, i classici, a meno che non abbiano una sezione apposita, sono scomparsi, gli storici sono sempre meno e meno variegati, i gialli, anche se non seguo il genere, non li ho visti, mentre è esploso il settore dei libri romance, è comparso quello dei fumetti, che non ho mai visto da piccola, e si sono moltiplicati i libri scritti da, pensati per vendere. 

Per esperienza personale, trovare qualcosa di interessante da leggere è diventato difficile, proprio per il tipo di offerta, un po' ovunque. Inoltre, considerando il resto della roba che viene venduta, ho personalmente timore a comprare un libro, perché, a meno di non mettersi a leggerlo lì per lì, c'è sempre una maggiore omologazione delle copertine e delle quarte in cui si vede sempre di meno la personalità di un libro, per cui, dall'esterno, si assomigliano tutti e, purtroppo, non basta la trama o l'idea accattivante, perché spesso l'esecuzione può riservare brutte sorprese. 

Le librerie sono un luogo sempre meno accogliente nella mia esperienza, fanno passare la voglia di entrare, in primo luogo per quello che vi si trova. 
Se cercare un libro deve essere una caccia al tesoro ogni volta nella speranza di indovinarci, personalmente non mi stupisco che le persone lascino perdere. Se la stessa operazione di ricerca di un buon titolo deve essere un rovistare in mezzo ad un mare di mediocrità (per essere cortesi), non ne vale la pena. 

In questo senso, è vero che nei fumetti la qualità media è più alta e si può più facilmente trovare un prodotto che, magari non è di nostro gusto, ma che almeno possiamo riconoscere essere ben fatto. 

Nelle librerie c'è stata una tale omologazione di titoli, copertine e rincorsa al successo che bisogna impegnarsi per trovare qualcosa che si sia certi sia nella media, e per farlo bisogna passare spesso attraverso un'esperienza poco piacevole. 

In questo senso, il lettore non ha modo di essere certo che il prodotto che ha fra le mani sia ben fatto se non una volta comprato, a meno che non segua gli autori, i premi, le collane, le case editrici ed altro. 

Purtroppo, nell'editoria italiana, manca un'assicurazione in questo senso che si stia comprando un prodotto di qualità e avere dei buoni prodotti nascosti negli anfratti delle librerie mentre sono esposti in vetrina solo la mediocrità, fa pensare, paradossalmente, che quel libro probabilmente sarà ancora meno degno di nota, se non si è già stati scoraggiati ad entrare dalla vetrina stessa. Se nemmeno la fascetta del best seller è più una garanzia di una qualità minima, cosa mi può garantire sulla qualità di qualcosa di sconosciuto? 

Purtroppo, i lettori non sono tutti i famosi "lettori forti", che conoscono il mercato, seguono gli autori, si informano sui generi e le case editrici. La maggior parte delle persone va in libreria per rilassarsi e trovare qualcosa di bello da leggere, e si può stare certi che alla prima fregatura, che prima o poi si finirà per prendere, si avrà di lasciar perdere. 

Inoltre, se per trovare qualcosa di buono bisogna scavare ed essere sempre informati, francamente, chi si può pretendere che lo faccia se non chi sia più che motivato. 

Bisogna leggere un sacco per avere una visione del panorama editoriale ad ampio spettro, la maggior parte delle persone non conosce nemmeno la microeditoria o tutte le dinamiche che ci sono dietro, figurarsj riuscire a trovare proprio quelle piccole realtà che pubblicano libri di qualità o ritrovarli in mezzo ad un catalogo deludente, specie quando in libreria non si vedono nemmeno, perché non ci arrivano o sono nascosti da altro. 
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