[CN24] Il cristallo di Yuno e l’ombra del Gargol
Posted: Sat Jan 04, 2025 3:51 pm
Pacco n.6 : Incipit
La luna sembrava enorme e illuminava il sentiero che si snodava tortuoso tra gli abeti inghirlandati da minuscoli reticoli di ghiaccio. In quello scenario da favola l’uomo avanzava a fatica, piegato in avanti sotto il peso del fardello che recava in spalla. Quando superò la cima della collina, la casupola illuminata apparve in fondo alla valle; tirò un sospiro di sollievo e rallentò il passo per godere di quella vista confortante.
Poi il boato squarciò la boscaglia e l’orizzonte si tinse di rosso.
L’uomo guardò indietro, oltre la collina, verso la macchia di foresta da cui era appena uscito. L’oscurità, punteggiata dai cristalli di ghiaccio che riflettevano la luce della Luna, sembrava sul punto di inghiottire tutto.
«Non può essere…».
Strinse con più forza la cinghia di cuoio che reggeva il suo carico e affrettò il cammino.
Poco dopo, un altro boato riecheggiò, seguito da un urlo disumano che fece tremare la neve sui rami degli abeti. Si girò di scatto verso la casupola: la luce gialla del fuoco danzava placida nei vetri, ignara dell’orrore che si stava risvegliando.
L’uomo si rimise in cammino, accelerando il passo nonostante gli stivali affondassero sempre più in profondità nella neve. Ansimava e tossiva, l’alito caldo a contatto con l’aria fredda produceva delle piccole nuvole che si congelavano all’istante come cristalli di zucchero filato. Si riposò un attimo soltanto quando raggiunse la casupola. Lì, davanti alla porta, lo aspettava una figura avvolta in un mantello bianco. La riconobbe subito: era Lyra.
«Erian, sei in ritardo» disse la donna con una voce calma ma intrisa di preoccupazione.
«Che ci fai qui fuori? Non hai sentito il boato? Il Gargol deve essersi svegliato…»
Entrarono a testa bassa, chiusero gli scuretti, sprangarono la porta e spensero le candele e gettarono acqua sulla brace. Il fuoco sfrigolò un poco e iniziò a sputare fumo acre; poi si spense lasciando posto al buio.
Erian posò il sacco sul tavolo di legno al centro della stanza e ne aprì piano piano un lembo. Subito un bagliore caldo come il sole al tramonto illuminò l’ambiente e lo riscaldò.
«Il cristallo di Yuno è ancora più bello di come lo ricordavo» disse Lyra con un filo di voce.
Erian sospirò, poi infilò la mano dentro al sacco, tastò la consistenza ruvida della coperta in cui era avvolto il prezioso oggetto.
«Trentanove anni, Lyra, sono già trascorsi trentanove anni da quando mi fu affidata questa meraviglia. Mai un disguido! Solo qualche ostacolo ogni tanto, ma ero certo di poter terminare il mio servizio l’anno prossimo come previsto. E invece…»
«Su, su, non fare il piagnone ché grande e grosso come sei non ti si addice. Vedrai che troveremo il modo di proteggerlo dal Gargol. Ora chiudi il sacco, beviamo qualcosa di caldo e pensiamo al da farsi...»
Lyra si muoveva nella stanza come un gatto nel buio. Aprì la credenza, tirò fuori un paio di tazze e le riempì con una tisana calda e odorosa alle gemme di pino.
Un altro boato fece tremare i vetri e le pareti della casetta.
Erian cercò la mano di Lyra e la strinse forte.
«Non possiamo permettere al caos di sconvolgere i cicli della natura…»
Lyra iniziò a frugare dappertutto. Al buio tastava ogni mobile e ogni anfratto borbottando come una pentola di fagioli sul fuoco. «Qui non c’è, lì nemmeno… Eppure ero certa di averlo messo proprio in quel cassetto.»
«Ma si può sapere che diamine stai cercando?»
Erian non poté vedere il rossore che le colorò il volto all’istante. «Beh, insomma… ecco… il tuo predecessore, il custode Olafingen, raccontò di aver affrontato il Gargol. Si era risvegliato solo dopo dieci anni dal suo mandato. Lui chiese aiuto a uno di quegli elfi che aiutano Babbo Natale un certo Fre.. fre… insomma… Fre qualcosa e lui gli disse come fare per combatterlo e richiuderlo nelle profondità della Terra, ma gli fece promettere di non rivelarlo mai a nessuno altrimenti il Gargol avrebbe potuto svegliarsi e liberarsi di nuovo.»
«Maledetto Olafingen e la sua lingua lunga… Perché te lo ha rivelato se doveva mantenere il segreto? È colpa sua se ora ci troviamo in questo guaio!»
«Veramente l’aveva scritto nel suo diario…»
«E tu lo hai letto di nascosto. Allora è colpa tua Lyra. Ho sempre pensato che la tua curiosità mi avrebbe portato solo guai!»
«Vecchio sciocco! Per chi mi hai presa? Ho il quadruplo dei tuoi anni e so come va il mondo, che ti credi? Olafingen si dimenticò il diario qui e io ci ho solo dato una sbirciatina…»
«Va bene, va bene! È impossibile discutere con te.»
La casa tremò di nuovo come scossa da un terremoto.
Erian abbracciò forte Lyra che si divincolò come un’anguilla.
«Invece di stare qui a tremare come una gelatina, dammi una mano a trovare quel diario.»
I due continuarono a cercare muovendosi a tentoni. A un certo punto Erian inciampò su una tavola sconnessa del pavimento facendo un gran fracasso. Lyra si chinò verso di lui gli scoccò un bacio sonoro sulla fronte, lo aiutò a rialzarsi e cominciò a saltellare qua e là: «Lo sapevo! Lo sapevo Eccolo qua… disse picchiettando sulla copertina del libriccino. L’avevo nascosto proprio lì sotto» disse sventolando il diario come una bandiera.
Accesero una candela e sedettero sotto al tavolo. Sfogliarono pagina per pagina e lessero tutto fino al giorno in cui Olafingen raccontava di essersi rivolto all’elfo Fregolus dopo che il Gargol si era svegliato. Scorrevano ogni parola tenendo il segno con l’indice.
Lyra leggeva sottovoce, ma, arrivati alla pagina che conteneva le istruzioni per addormentare il mostro, questa risultò illeggibile: orribili macchie di muffa si allargavano ora sulle dosi, ora sugli ingredienti della pozione.
«Perché lo hai messo lì? Se lo avessi messo in un cassetto ora sapremmo come fare!» piagnucolò Erian.
«Smetti di lamentarti e comportati come da bravo custode del Cristallo. O davvero vuoi permettere al sole di bruciare i campi d’inverno? Niente più fiocchi di neve… solo terre aride e deserte, poca acqua… e, quel che è peggio, niente più Babbo Natale!»
«Che dovrei fare?»
Lyra sbuffò. «Mi sembra semplice. Cerca quel Fre… fre… Insomma quell’elfo lì e fatti dare la ricetta.»
«Ti rendi conto che è il ventiquattro dicembre?»
«E allora?»
«Avrà un sacco da fare e poi…dove lo trovo?»
«Sei proprio un testone senza cervello. La vigilia di Natale gli elfi riposano. È Babbo Natale che lavora! Ma non ti hanno insegnato niente?»
«No. Io con quel mostro che si aggira da queste parti non mi muovo da qui.»
Lyra s’infilò il cappello e indossò il mantello. Uscì di casa sbattendo la porta.
«Vecchio caprone!»
Il vento soffiava forte tra i rami lasciando cadere cristalli di ghiaccio acuminati come coltelli. La casa di Babbo Natale era al di là della collina e ci sarebbero volute almeno tre giorni di cammino per raggiungerla. Lyra si avvolse stretta nel mantello. La foresta inghiottì i suoi passi mentre un’ombra gigantesca e informe avanzava tra gli alberi come un’onda di fumo nero. Gli abeti si piegavano e si spezzavano al suo passaggio, e il suolo si ricopriva di un sottile strato di brina rossa. Ma Lyra non si fermò un instante.
Raggiunto un canalone inciampò su un masso e iniziò a scivolare così velocemente che il cappello le volò via e il mantello si aprì come un’ala! In un attimo, Lyra si ritrovò così in alto che quasi poteva raccogliere le stelle a manciate.
Vide una lucina lampeggiante venirle incontro. Era il naso di Rudolf, la renna di Babbo Natale.
Fece appena in tempo a spostarsi per non essere travolta dalla sua slitta.
Babbo Natale si accorse di lei e ordinò alla renna di fermarsi.
«Che ci fai quassù, Lyra? Vuoi rubarmi il mestiere?»
«Macché… Non ci penso proprio! Piuttosto, visto che ti ho incontrato, ho un regalo da chiederti…»
Babbo Natale la squadrò. «Non ti sembra di essere un po’ grandicella per queste cose?»
«Beh, si tratta solo di salvare il mondo dal caos, se ne hai voglia. Gargol si è svegliato e fra breve le stagioni non saranno più le stesse. Potrai buttare quel vestito pesante e andare in pensione.»
Rudolf si mise a scalciare così forte una nuvola che iniziò a piangere. La neve sul terreno sottostante si sciolse in un attimo.
«La cosa è grave… ma io non ho la ricetta.»
«Ordina al tuo elfo Fregolus di darmela.»
«Non posso… gli ho dato un giorno di ferie e chissà quello dov’è andato!»
«Ogni anno, alla vigilia del solstizio d’inverno, il custode del Cristallo di Yuno deve portarlo al Bosco Luminoso per ricaricare il suo potere. Erian ha viaggiato a lungo, ma ha dovuto fermarsi a casa mia. Il Gargol si è risvegliato e vuole impossessarsi a tutti i costi della pietra.»
Babbo Natale si lisciò a lungo la barba. «Potrei accompagnarvi io con la slitta…»
Non c’era tempo da perdere, si avvicinò all’orecchio di Rudolf sussurrandogli parole che Lyra non riuscì a capire. Poi tirò fuori dal sacco una fetta di torta di lichene e la porse all’animale che la divorò con avidità.
«Lyra, dai, salta su, svelta!»
Lei non se lo fece ripetere due volte. In un attimo raggiunsero la casupola e prelevarono Erian e il prezioso cristallo.
Viaggiavano a tutta velocità verso il Bosco Luminoso quando l’entità oscura si levò dalla foresta e li raggiunse.
Lyra si alzò in piedi sulla slitta:
«Rudolf, non fermarti!» gridò. Poi si mise a recitare un incantesimo di protezione. Un cerchio di luce si formò attorno a loro, respingendo temporaneamente la creatura.
Ma il Gargol era astuto. Con un ruggito, lanciò una raffica di vento gelido che spense le luci del cerchio e li sbalzò a terra. Erian cadde pesantemente, ma il suo primo pensiero fu per il Cristallo. Lo afferrò appena in tempo, prima che scivolasse sul ghiaccio.
Babbo Natale guardò l’orologio da taschino. Era molto tardi e rischiava di non riuscire a portare i doni in tempo.
«Saltate su di nuovo! Attiverò l’incantesimo dell’invisibilità così il mostro non potrà vederci» disse agitando la mano guantata verso le stelle.
Raggiunsero il Bosco Luminoso poco prima dell’alba. Il luogo era un’antica radura circondata da alberi secolari, al cui centro sorgeva un altare di pietra coperto di rune. Lyra si avvicinò all’altare, ma il Gargol li aveva seguiti. Ora era lì, un’ombra imponente che sembrava coprire il cielo stesso.
«Non possiamo batterlo» disse Erian con la testa fra le mani. «Non senza un sacrificio.»
Lyra lo guardò, gli occhi pieni di dolore. «No… ci deve essere un altro modo!»
Erian scosse la testa. «Il Cristallo deve essere attivato con il sangue di un custode. È l’unico modo per sconfiggere il Gargol.»
Non aspettò che lei rispondesse. Prima che il mostro potesse attaccare, Erian si avvicinò all’altare e ci posò il Cristallo. Poi, con una lama affilata che portava sempre con sé, tracciò una linea profonda sul palmo della mano e lasciò che il proprio sangue scorresse sul prezioso oggetto.
Il Gargol emise un urlo terrificante mentre la luce del Cristallo esplodeva in un’ondata di calore ed energia. L’ombra si contorse cercando riparo da quella luce accecante. Erian e Lyra fuggirono per nascondersi dietro a un grande abete e restarono a bocca aperta quando videro spuntare dal nulla l’elfo Fregolus che si pose davanti a loro puntando il dito verso Lyra.
«Hai visto cos’hai combinato a curiosare nei diari degli altri? Me lo aspettavo che prima o poi sarebbe successo un guaio per questo appena ho avuto un po’ di ferie sono venuto qui.»
Poi si rivolse al Gargol che, nel frattempo pareva essersi calmato e scodinzolava felice come un cane che ha ritrovato il padrone. «Vieni qui da me che ora ti faccio bere una bella tisana calda al gusto di mare pulito e cielo terso. Vedrai, ti piacerà…»
Il mostro bevve avidamente la pozione e in un attimo si trasformò in una pietra innocua.
Erian e Lyra si stropicciarono più volte gli occhi senza riuscire a emettere un suono.
«Gargol non è cattivo. È nato in questi boschi tantissimi anni fa e viveva felice finché non è arrivato l’inquinamento. Ha cominciato a cibarsene e con quello ha acquisito il suo potere malefico. Voleva vendicarsi degli umani e rubare loro le stagioni, per questo voleva il Cristallo. Adesso è di nuovo carico e sta a voi mantenerlo sempre attivo. Il mostro dormirà per qualche anno, ma state bene attenti a ciò che vi dico… la prossima volta non potrò esservi più d’aiuto. Fate in modo di mantenere pulita la Terra, è l’unico pianeta che avete.» Pronunciate queste parole, Fregolus sparì in lampo di luce.
Mentre l’alba tingeva il cielo di rosa e oro, il bosco sembrava tornare a respirare. Gli abeti erano di nuovo verdi, la neve candida. E nel cuore della foresta, Il Bosco Luminoso brillava come una promessa di pace.
Lyra prese la mano sanguinante di Erian: «Non mi aspettavo che tu avessi tanto coraggio… Torna a casa mia, ti farò una bella fasciatura, vedrai che guarirai presto. Trascorreremo insieme un bel Natale.»
Erian scosse la testa. «No, amica mia, devo proseguire il mio compito. La cicatrice mi ricorderà per sempre che dobbiamo cambiare i nostri comportamenti se vogliamo vivere ancora per tanti anni sulla Terra. Devo consegnare il Cristallo al prossimo custode e riferirgli tutto quanto.
Lyra lo abbracciò forte e rimase a guardarlo finché lo vide superare la montagna seguito da una scia luminosa: era la slitta di Babbo Natale che rientrava dopo una lunga, lunghissima notte di lavoro.
La luna sembrava enorme e illuminava il sentiero che si snodava tortuoso tra gli abeti inghirlandati da minuscoli reticoli di ghiaccio. In quello scenario da favola l’uomo avanzava a fatica, piegato in avanti sotto il peso del fardello che recava in spalla. Quando superò la cima della collina, la casupola illuminata apparve in fondo alla valle; tirò un sospiro di sollievo e rallentò il passo per godere di quella vista confortante.
Poi il boato squarciò la boscaglia e l’orizzonte si tinse di rosso.
L’uomo guardò indietro, oltre la collina, verso la macchia di foresta da cui era appena uscito. L’oscurità, punteggiata dai cristalli di ghiaccio che riflettevano la luce della Luna, sembrava sul punto di inghiottire tutto.
«Non può essere…».
Strinse con più forza la cinghia di cuoio che reggeva il suo carico e affrettò il cammino.
Poco dopo, un altro boato riecheggiò, seguito da un urlo disumano che fece tremare la neve sui rami degli abeti. Si girò di scatto verso la casupola: la luce gialla del fuoco danzava placida nei vetri, ignara dell’orrore che si stava risvegliando.
L’uomo si rimise in cammino, accelerando il passo nonostante gli stivali affondassero sempre più in profondità nella neve. Ansimava e tossiva, l’alito caldo a contatto con l’aria fredda produceva delle piccole nuvole che si congelavano all’istante come cristalli di zucchero filato. Si riposò un attimo soltanto quando raggiunse la casupola. Lì, davanti alla porta, lo aspettava una figura avvolta in un mantello bianco. La riconobbe subito: era Lyra.
«Erian, sei in ritardo» disse la donna con una voce calma ma intrisa di preoccupazione.
«Che ci fai qui fuori? Non hai sentito il boato? Il Gargol deve essersi svegliato…»
Entrarono a testa bassa, chiusero gli scuretti, sprangarono la porta e spensero le candele e gettarono acqua sulla brace. Il fuoco sfrigolò un poco e iniziò a sputare fumo acre; poi si spense lasciando posto al buio.
Erian posò il sacco sul tavolo di legno al centro della stanza e ne aprì piano piano un lembo. Subito un bagliore caldo come il sole al tramonto illuminò l’ambiente e lo riscaldò.
«Il cristallo di Yuno è ancora più bello di come lo ricordavo» disse Lyra con un filo di voce.
Erian sospirò, poi infilò la mano dentro al sacco, tastò la consistenza ruvida della coperta in cui era avvolto il prezioso oggetto.
«Trentanove anni, Lyra, sono già trascorsi trentanove anni da quando mi fu affidata questa meraviglia. Mai un disguido! Solo qualche ostacolo ogni tanto, ma ero certo di poter terminare il mio servizio l’anno prossimo come previsto. E invece…»
«Su, su, non fare il piagnone ché grande e grosso come sei non ti si addice. Vedrai che troveremo il modo di proteggerlo dal Gargol. Ora chiudi il sacco, beviamo qualcosa di caldo e pensiamo al da farsi...»
Lyra si muoveva nella stanza come un gatto nel buio. Aprì la credenza, tirò fuori un paio di tazze e le riempì con una tisana calda e odorosa alle gemme di pino.
Un altro boato fece tremare i vetri e le pareti della casetta.
Erian cercò la mano di Lyra e la strinse forte.
«Non possiamo permettere al caos di sconvolgere i cicli della natura…»
Lyra iniziò a frugare dappertutto. Al buio tastava ogni mobile e ogni anfratto borbottando come una pentola di fagioli sul fuoco. «Qui non c’è, lì nemmeno… Eppure ero certa di averlo messo proprio in quel cassetto.»
«Ma si può sapere che diamine stai cercando?»
Erian non poté vedere il rossore che le colorò il volto all’istante. «Beh, insomma… ecco… il tuo predecessore, il custode Olafingen, raccontò di aver affrontato il Gargol. Si era risvegliato solo dopo dieci anni dal suo mandato. Lui chiese aiuto a uno di quegli elfi che aiutano Babbo Natale un certo Fre.. fre… insomma… Fre qualcosa e lui gli disse come fare per combatterlo e richiuderlo nelle profondità della Terra, ma gli fece promettere di non rivelarlo mai a nessuno altrimenti il Gargol avrebbe potuto svegliarsi e liberarsi di nuovo.»
«Maledetto Olafingen e la sua lingua lunga… Perché te lo ha rivelato se doveva mantenere il segreto? È colpa sua se ora ci troviamo in questo guaio!»
«Veramente l’aveva scritto nel suo diario…»
«E tu lo hai letto di nascosto. Allora è colpa tua Lyra. Ho sempre pensato che la tua curiosità mi avrebbe portato solo guai!»
«Vecchio sciocco! Per chi mi hai presa? Ho il quadruplo dei tuoi anni e so come va il mondo, che ti credi? Olafingen si dimenticò il diario qui e io ci ho solo dato una sbirciatina…»
«Va bene, va bene! È impossibile discutere con te.»
La casa tremò di nuovo come scossa da un terremoto.
Erian abbracciò forte Lyra che si divincolò come un’anguilla.
«Invece di stare qui a tremare come una gelatina, dammi una mano a trovare quel diario.»
I due continuarono a cercare muovendosi a tentoni. A un certo punto Erian inciampò su una tavola sconnessa del pavimento facendo un gran fracasso. Lyra si chinò verso di lui gli scoccò un bacio sonoro sulla fronte, lo aiutò a rialzarsi e cominciò a saltellare qua e là: «Lo sapevo! Lo sapevo Eccolo qua… disse picchiettando sulla copertina del libriccino. L’avevo nascosto proprio lì sotto» disse sventolando il diario come una bandiera.
Accesero una candela e sedettero sotto al tavolo. Sfogliarono pagina per pagina e lessero tutto fino al giorno in cui Olafingen raccontava di essersi rivolto all’elfo Fregolus dopo che il Gargol si era svegliato. Scorrevano ogni parola tenendo il segno con l’indice.
Lyra leggeva sottovoce, ma, arrivati alla pagina che conteneva le istruzioni per addormentare il mostro, questa risultò illeggibile: orribili macchie di muffa si allargavano ora sulle dosi, ora sugli ingredienti della pozione.
«Perché lo hai messo lì? Se lo avessi messo in un cassetto ora sapremmo come fare!» piagnucolò Erian.
«Smetti di lamentarti e comportati come da bravo custode del Cristallo. O davvero vuoi permettere al sole di bruciare i campi d’inverno? Niente più fiocchi di neve… solo terre aride e deserte, poca acqua… e, quel che è peggio, niente più Babbo Natale!»
«Che dovrei fare?»
Lyra sbuffò. «Mi sembra semplice. Cerca quel Fre… fre… Insomma quell’elfo lì e fatti dare la ricetta.»
«Ti rendi conto che è il ventiquattro dicembre?»
«E allora?»
«Avrà un sacco da fare e poi…dove lo trovo?»
«Sei proprio un testone senza cervello. La vigilia di Natale gli elfi riposano. È Babbo Natale che lavora! Ma non ti hanno insegnato niente?»
«No. Io con quel mostro che si aggira da queste parti non mi muovo da qui.»
Lyra s’infilò il cappello e indossò il mantello. Uscì di casa sbattendo la porta.
«Vecchio caprone!»
Il vento soffiava forte tra i rami lasciando cadere cristalli di ghiaccio acuminati come coltelli. La casa di Babbo Natale era al di là della collina e ci sarebbero volute almeno tre giorni di cammino per raggiungerla. Lyra si avvolse stretta nel mantello. La foresta inghiottì i suoi passi mentre un’ombra gigantesca e informe avanzava tra gli alberi come un’onda di fumo nero. Gli abeti si piegavano e si spezzavano al suo passaggio, e il suolo si ricopriva di un sottile strato di brina rossa. Ma Lyra non si fermò un instante.
Raggiunto un canalone inciampò su un masso e iniziò a scivolare così velocemente che il cappello le volò via e il mantello si aprì come un’ala! In un attimo, Lyra si ritrovò così in alto che quasi poteva raccogliere le stelle a manciate.
Vide una lucina lampeggiante venirle incontro. Era il naso di Rudolf, la renna di Babbo Natale.
Fece appena in tempo a spostarsi per non essere travolta dalla sua slitta.
Babbo Natale si accorse di lei e ordinò alla renna di fermarsi.
«Che ci fai quassù, Lyra? Vuoi rubarmi il mestiere?»
«Macché… Non ci penso proprio! Piuttosto, visto che ti ho incontrato, ho un regalo da chiederti…»
Babbo Natale la squadrò. «Non ti sembra di essere un po’ grandicella per queste cose?»
«Beh, si tratta solo di salvare il mondo dal caos, se ne hai voglia. Gargol si è svegliato e fra breve le stagioni non saranno più le stesse. Potrai buttare quel vestito pesante e andare in pensione.»
Rudolf si mise a scalciare così forte una nuvola che iniziò a piangere. La neve sul terreno sottostante si sciolse in un attimo.
«La cosa è grave… ma io non ho la ricetta.»
«Ordina al tuo elfo Fregolus di darmela.»
«Non posso… gli ho dato un giorno di ferie e chissà quello dov’è andato!»
«Ogni anno, alla vigilia del solstizio d’inverno, il custode del Cristallo di Yuno deve portarlo al Bosco Luminoso per ricaricare il suo potere. Erian ha viaggiato a lungo, ma ha dovuto fermarsi a casa mia. Il Gargol si è risvegliato e vuole impossessarsi a tutti i costi della pietra.»
Babbo Natale si lisciò a lungo la barba. «Potrei accompagnarvi io con la slitta…»
Non c’era tempo da perdere, si avvicinò all’orecchio di Rudolf sussurrandogli parole che Lyra non riuscì a capire. Poi tirò fuori dal sacco una fetta di torta di lichene e la porse all’animale che la divorò con avidità.
«Lyra, dai, salta su, svelta!»
Lei non se lo fece ripetere due volte. In un attimo raggiunsero la casupola e prelevarono Erian e il prezioso cristallo.
Viaggiavano a tutta velocità verso il Bosco Luminoso quando l’entità oscura si levò dalla foresta e li raggiunse.
Lyra si alzò in piedi sulla slitta:
«Rudolf, non fermarti!» gridò. Poi si mise a recitare un incantesimo di protezione. Un cerchio di luce si formò attorno a loro, respingendo temporaneamente la creatura.
Ma il Gargol era astuto. Con un ruggito, lanciò una raffica di vento gelido che spense le luci del cerchio e li sbalzò a terra. Erian cadde pesantemente, ma il suo primo pensiero fu per il Cristallo. Lo afferrò appena in tempo, prima che scivolasse sul ghiaccio.
Babbo Natale guardò l’orologio da taschino. Era molto tardi e rischiava di non riuscire a portare i doni in tempo.
«Saltate su di nuovo! Attiverò l’incantesimo dell’invisibilità così il mostro non potrà vederci» disse agitando la mano guantata verso le stelle.
Raggiunsero il Bosco Luminoso poco prima dell’alba. Il luogo era un’antica radura circondata da alberi secolari, al cui centro sorgeva un altare di pietra coperto di rune. Lyra si avvicinò all’altare, ma il Gargol li aveva seguiti. Ora era lì, un’ombra imponente che sembrava coprire il cielo stesso.
«Non possiamo batterlo» disse Erian con la testa fra le mani. «Non senza un sacrificio.»
Lyra lo guardò, gli occhi pieni di dolore. «No… ci deve essere un altro modo!»
Erian scosse la testa. «Il Cristallo deve essere attivato con il sangue di un custode. È l’unico modo per sconfiggere il Gargol.»
Non aspettò che lei rispondesse. Prima che il mostro potesse attaccare, Erian si avvicinò all’altare e ci posò il Cristallo. Poi, con una lama affilata che portava sempre con sé, tracciò una linea profonda sul palmo della mano e lasciò che il proprio sangue scorresse sul prezioso oggetto.
Il Gargol emise un urlo terrificante mentre la luce del Cristallo esplodeva in un’ondata di calore ed energia. L’ombra si contorse cercando riparo da quella luce accecante. Erian e Lyra fuggirono per nascondersi dietro a un grande abete e restarono a bocca aperta quando videro spuntare dal nulla l’elfo Fregolus che si pose davanti a loro puntando il dito verso Lyra.
«Hai visto cos’hai combinato a curiosare nei diari degli altri? Me lo aspettavo che prima o poi sarebbe successo un guaio per questo appena ho avuto un po’ di ferie sono venuto qui.»
Poi si rivolse al Gargol che, nel frattempo pareva essersi calmato e scodinzolava felice come un cane che ha ritrovato il padrone. «Vieni qui da me che ora ti faccio bere una bella tisana calda al gusto di mare pulito e cielo terso. Vedrai, ti piacerà…»
Il mostro bevve avidamente la pozione e in un attimo si trasformò in una pietra innocua.
Erian e Lyra si stropicciarono più volte gli occhi senza riuscire a emettere un suono.
«Gargol non è cattivo. È nato in questi boschi tantissimi anni fa e viveva felice finché non è arrivato l’inquinamento. Ha cominciato a cibarsene e con quello ha acquisito il suo potere malefico. Voleva vendicarsi degli umani e rubare loro le stagioni, per questo voleva il Cristallo. Adesso è di nuovo carico e sta a voi mantenerlo sempre attivo. Il mostro dormirà per qualche anno, ma state bene attenti a ciò che vi dico… la prossima volta non potrò esservi più d’aiuto. Fate in modo di mantenere pulita la Terra, è l’unico pianeta che avete.» Pronunciate queste parole, Fregolus sparì in lampo di luce.
Mentre l’alba tingeva il cielo di rosa e oro, il bosco sembrava tornare a respirare. Gli abeti erano di nuovo verdi, la neve candida. E nel cuore della foresta, Il Bosco Luminoso brillava come una promessa di pace.
Lyra prese la mano sanguinante di Erian: «Non mi aspettavo che tu avessi tanto coraggio… Torna a casa mia, ti farò una bella fasciatura, vedrai che guarirai presto. Trascorreremo insieme un bel Natale.»
Erian scosse la testa. «No, amica mia, devo proseguire il mio compito. La cicatrice mi ricorderà per sempre che dobbiamo cambiare i nostri comportamenti se vogliamo vivere ancora per tanti anni sulla Terra. Devo consegnare il Cristallo al prossimo custode e riferirgli tutto quanto.
Lyra lo abbracciò forte e rimase a guardarlo finché lo vide superare la montagna seguito da una scia luminosa: era la slitta di Babbo Natale che rientrava dopo una lunga, lunghissima notte di lavoro.