Pacco 3: colpo di scena.
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Gli stava venendo il mal di testa. Era una regola. Stava ore davanti a quei monitor, il culo gli diventava quadrato in barba ai sedili ergonomici, la testa cominciava a pulsare e aveva la tendenza a divagare; allora lui si sforzava di concentrarsi, ché mica poteva commettere errori. Guardò di sottecchi il Capitano, che aveva un’espressione che lui non aveva mai imparato veramente a comprendere. Adesso, per esempio, cosa faceva? Sonnecchiava? Oppure anche lui si sforzava di mantenere desta l’attenzione?
- Far-Tek! Ehi, Far-Tek!
- Eeh?
- Dormivi?
- Mai, in servizio.
- See…
- Allora, che volevi?
- Niente… Stavo pensando al Natale.
- Il che?
- Il Natale!
- E cosa sarebbe?
- Ma per il culo del buco nero, che non ce l’avete il Natale su Kaimos?
- Su Kaimos abbiamo tutto, avremo anche il kratz di Natale; forse lo chiamiamo in un altro modo. Cosa sarebbe?
- Devo avere una grande pazienza con te, Far-Tek. Lo sai questo, vero? Il Natale è la commemorazione del Salvatore, il figlio di Dio che si è fatto uomo per venire a soffrire nella sua umanità e mondarci dei nostri peccati. Hai capito?
- Metà delle parole e solo un quarto del senso. Ma sarebbe una cosa di dei, religioni e roba simile?
- Non ‘dei’, mannaggia al quasar che ti piglia! C’è un solo Dio, capisci? Uno! Che ha creato tutto, l’universo, noi… perfino te! E poiché gli uomini erano peccatori ha mandato il suo figliolo.
- Ah, beh, ma se riguarda gli umani io che c’entro? Io sono kaimosiano, altra specie, altra biologia.
- Ha creato anche te, stai tranquillo!
- Bah. Comunque, scusa, cosa c’entra ora questa storia?
- Questa commemorazione avverrà fra tre giorni terrestri.
- Che sarebbero?
- Mmh… circa quattro fasi standard e mezza.
- Ah. E quindi?
- E quindi, su Terra, questa festa è molto sentita, partecipata, capisci? Si sta in famiglia, si mangia, si beve, ci si scambiano regali…
- Si fa baldoria! Mi piace!
- Ma no, non è una baldoria; è un modo per raccogliersi coi propri cari, pensare agli amici…
- Mi piace questo Grantzz… Quasi quasi sfax deterrei glof!
- Ti è andato in palla il traduttore.
- Qwast?
- Il traduttore istantaneo. Ti si è guastato un’altra volta. Mi sa che lo devi rifare nuovo.
- Crash brack…
Far-Tek si sfilò il collare della traduzione con i due arti superiori, mentre quelli mediani continuavano a tenere le cloche di navigazione nella giusta posizione. Armeggiò un po’ e lo rimise.
- Adesso? Mi capisci?
- Sì, ora va bene. Quanto a capirti non ne sono sicuro.
- Fanculo. Comunque, anche se onestamente non me ne frega un kratz, perché hai tirato fuori questa storia, adesso, nel bel mezzo di una manovra un po’ complicata in questo mare di asteroidi?
- Te l’ho detto. È quasi Natale e vorrei stare a casa mia. Sono sempre stato a casa per Natale.
- A voi terrestri non vi capirò mai. Siamo in mezzo a una guerra galattica della Stragozz, ogni giorno ringraziamo il Grande Buxart di essere ancora vivi, e tu pensi a questo kratz di Natale?
- Già…
I due restano in silenzio per un po’. Far-Tek era un ottimo pilota, ma l’avvicinamento a Fusha IV era sempre un’impresa avventurosa, circondato com’era dai frammenti di un’antica luna. Far-Tek pilotava sapientemente e il Secondo che era con lui, che si chiamava Giuseppe, un esemplare umano che aveva la famiglia a Frascati, Italia, Terra, controllava gli scudi e all’occorrenza frantumava qualche roccia di traverso col cannone a impulsi elettromagnetici.
Trasportavano macchinari agricoli, che gli operosi artropoidi di Genus Xa III costruivano a prezzi stracciati per mezza galassia. O quel che ne era rimasta perché, con la guerra fra la Confederazione e l’Assemblea, la maggior parte delle specie era entrata in guerra, e i pianeti neutrali non è che fossero poi tantissimi. È inutile: la guerra è un affare solo per chi la fa, e i neutrali cercavano di sopravvivere schivando le flotte nemiche che pattugliavano le distese spaziali (e qualche volta non ci riuscivano e venivano vaporizzati, ovviamente per sbaglio, ovviamente con successive scuse diplomatiche per lo spiacevole errore).
La Lega dei Mercanti era in crisi nera: poco commercio; pochi equipaggi disponibili a correre il rischio; prospettive poco incoraggianti.
Far-Tek e Giuseppe formavano uno di questi team abbastanza incoscienti per sfidare la sorte, assieme a Ffass, che era un ameboide di Ffalassax che stava permanente in sala macchine, che non poteva ovviamente portare un collare per la traduzione e, sostanzialmente, faceva vita a parte nella sua bolla stagna di metano.
Atterrarono, quindi si avviarono all’ufficio doganale per le pratiche di scarico, farsi pagare e ricevere un nuovo ingaggio.
- Dopo ci andiamo a prendere una glussa? C’è quel localino dietro la dogana dove mi hanno detto che ci sono certe umanoidi niente male.
- Mah… devo pensarci.
- Ma che ti prende? Non hai mai rifiutato una glussa, specie se la pago io!
- Te lo dico: io voglio tornare a casa. Per il Natale. Tu va’ a farti la tua glussa e cerca di non beccarti qualche spraxx con le umanoidi di quel bordello…
- Non è un bordello!
- … io vado dal Supervisore e vedo se riesco a tornare su Terra.
- Secondo me sei matto. Devi attraversare tre settori in guerra, ti serviranno almeno cinque balzi. Consecutivi! Rischi un collasso.
- Senti Far-Tek, sono kratz miei; voi materialisti non riuscite a capire il senso delle usanze terrestri, e la magia del Natale, la famiglia, i cosberitt ripieni…
- Cosa sono?
- Un cibo di Natale: è una sfoglia sottile, una specie di hok, con dentro carne e formaggio.
- Sono buoni?
- Scherzi?
I due si guardarono.
- Senti Giuseppe, io andrò a cercare un altro incarico; lo sai, vero?
- Certo.
- Potremmo non rivederci per un bel po’.
- Troverai un altro Secondo, anche più bravo di me.
- Mi mancherai… Comunque ricorda: per ogni cosa grash kutyard se’ fikk.
Giuseppe sorrise: - Ti si è inceppato un’altra volta il traduttore. Guardati le spalle, Far-Tek. Ci si vede.
***
Per ragioni che Giuseppe non riusciva a comprendere, una gran parte dei funzionari delle dogane erano rettiliani, ovvero le peggiori teste di kratz della galassia. Quello che aveva di fronte lo guardava coi suoi occhietti vitrei, piccoli e malvagi.
- E quindi non accetta un nuovo incarico.
- Esatto.
- E vuole tornare su Terra.
- Come ho già detto.
- Sa che c’è una penale?
- Per cosa?
- Lei ha un contratto che l’impegna per sei periodi standard; ne sono passati poco più di quattro. A noi serve che lei porti a termine il periodo stabilito.
- A quanto ammonterebbe la penale?
- A occhio direi… sui quattromila juk.
- Quattro… Ma sta scherzando?
- Non sono un terrestre, non ho senso dell’umorismo.
Giuseppe ci pensò un po’.
- I mei premi di ingaggio a quanto ammontano?
Il rettiliano socchiuse gli occhi, connettendosi alla rete neurale planetaria.
- Ottomilaquattrocento juk e qualche spiccio.
- Quindi me ne rubate la metà!
- Io modererei i termini.
Giuseppe ribolliva dentro di sé, ma di fronte a quel rettile malevolo non voleva cedere.
- Va bene. Procediamo.
- Mmh… E poi andrà sulla Terra?
- Come ho detto.
- Lo sa che dovrà attraversare dei settori in guerra, vero?
- Non si deve preoccupare di questo.
- E con che mezzo intende arrivarci?
- Noleggerò un vascello monoposto.
- Io non glie lo affitterei, un vascello, per andare fino a Terra.
- Non è lei che deve decidere in merito.
Il rettiliano lo fissò qualche istante col suo sguardo vuoto. Dio, quanto odiava i rettiliani! Ma cosa voleva da lui?
Certo, sarebbe stato un azzardo mettersi in viaggio in pieno stato di guerra, ma era Natale e non avrebbe mai permesso che sua moglie e i suoi due bambini lo trascorressero da soli. Sarebbe partito a qualunque costo, ormai era deciso.
Alla fine il funzionario aprì l’ologramma del suo incarico e digitò qualcosa a mezz’aria, poi scorse fino all’applicativo finanziario, fece un po’ di conti e infine sentenziò: - Al netto della penale il suo pagamento è stato accreditato sul suo conto. Alzi tre dita per conferma. - Giuseppe alzò pollice, indice e mignolo della mano destra e lo mostrò alla schermata che galleggiava davanti ai suoi occhi.
- Bene, ora lei non ha vincoli verso la Lega, né la Lega obblighi nei suoi riguardi. Buona fortuna.
- Vaffanculo.
Sbrigate le pratiche andò subito all’astronoleggio dello spazioporto e affittò una piccola monoposto di vecchia fattura ma, come assicurò l’impiegata, “tenuta benissimo, come nuova”. Naturalmente mentì sulla sua destinazione finale, se no col cavolo che glie la noleggiavano.
Controllò lo stato del fusore, le provviste, il riciclatore d’ossigeno, si fece fare uno sconto dopo avere verificato il cattivo stato dell’impianto idroponico, poi mandò un messaggio di saluto via globalnet a Far-Tek e partì.
Se tutto andava bene, ma proprio bene, sarebbe stato a casa per la vigilia. Se non incontrava flotte che gli volevano sparare addosso. Se i balzi procedevano regolarmente senza che lui implodesse. Se non si guastava l’impianto di ricondizionamento. Mentre si preparava al primo balzo Giuseppe pensò che effettivamente, forse, avrebbe potuto pensarci meglio.
***
La Terra, finalmente! Forse riusciva a raggiungere casa.
Al terzo balzo un incrociatore dell’Assemblea l’aveva fatto oggetto di una salva di proiettili.
- Brutta testa di kratz, sono terrestre! Sono neutrale! Cosa spari, brutto muso di un cefalopode di merda!
- Haass bhass kala kala fess! Gra!
- Inserisci il traduttore, deficiente, non capisco una mazza!
Ma quello aveva già sparato, la navetta di Giuseppe era un colabrodo e il sistema di navigazione compromesso. Di conseguenza, al quarto balzo, si era trovato in mezzo a una marea di detriti, una di quelle discariche non segnalate dalle mappe, navi spappolate, missili inesplosi, lasciate qua e là dalle parti in conflitto. Senza il navigatore, Giuseppe doveva procedere solo col sonar, manualmente, e rimpianse di non avere Far-Tek ad occuparsene. Quasi ce l’aveva fatta quando un ultimo pezzo di nave alla deriva, con ancora il camuffamento stealth e quindi sostanzialmente invisibile, gli grattò via mezza fiancata lacerando gli scudi termici della navicella.
- Merda, sarà contenta l’impiegata del noleggio!
Alla fine sì, ecco la Terra, ma con quella nave malandata il rientro sarebbe stato assai problematico.
Contattò lo spazioporto di Latina, quello più vicino a casa sua, e comunicò la situazione. Sul monitor comparve il viso severo di un rettiliano. Ma per il culo del buco nero, pure qui hanno piazzato questi stronzi?
- Qui vascello XG Fata di Fusha 337-322; chiedo permesso di atterraggio di emergenza.
- Qual è il problema, XG Fata di Fusha 337-322?
- Sistema di navigazione fuori uso; scudi di babordo persi; scafo danneggiato in più punti.
- Prepariamo squadra di emergenza. Pista libera al numero 27 entro cinque minuti. Buona fortuna.
Giuseppe si preparò. Infilò il casco, azionò le protezioni anti-urto della tuta, si legò stretto al sedile; poi impostò la rotta e iniziò la discesa.
L’impatto con l’atmosfera fu fragoroso. In pochi istanti la navicella fu avvolta da una bolla infuocata, solo in parte sopportata dagli scudi termici, là dove c’erano. Il fusore si andava surriscaldando. L’impianto di riciclo scoppiò e una sirena si mise a ululare. Giuseppe armeggiò coi comandi; la rotta era impostata e ora andava in automatico, ma cercava di spegnere la sirena, bloccare la porta stagna, espellere i fustelli di carburante in eccesso per ridurre la massa (e sperabilmente la velocità) e il pericolo di esplosione. Troppo veloce. Andava davvero troppo veloce.
***
La gente andava alla messa di Natale col cuore lieto. Chi per l’annuncio della Buona Novella, chi pensando all’intimità familiare o, prosaicamente, alla festa gioiosa dell’indomani. Famigliole al completo, coi piccoli tenuti per mano. A un certo punto un bimbo alzò gli occhi al cielo e la vide.
- Mamma, mamma, guarda! La stella cometa!
[CN24] Ritorno a casa
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Last edited by bezzicante on Thu Jan 02, 2025 10:46 am, edited 1 time in total.