[CDP2 - Fuori concorso] Un caso di cuore

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Contest di Pasqua 2024
Traccia uno, uovo: la sorpresa

Titolo: Un Caso di Cuore 

Commento

Il cadavere era al centro della locanda. Un mezzelfo dagli zigomi sottili, con una lunga coda di capelli neri ancora intatta.
Era morto con una strana espressione sul volto, un misto di stupore e serenità.
Sul collo, il grosso squarcio che gli aveva provocato una singola lama.
«Che ne dici?» chiese Thodrek, sbadigliando mentre controllava il pavimento.
Emaros non rispose, limitandosi a leccarsi le labbra.
«Direi che è morto» borbottò, guardandosi intorno. Vide l'agente Zakita volteggiare tra i testimoni ed i sospettati, scribacchiando frenetica sul suo taccuino.
Sbuffò; già sapeva come sarebbe finita.
Tre quarti delle deposizioni sarebbero state inutili, solo gente interessata a parlare più a lungo possibile con la meravigliosa elfa bionda.
Lui non ci provava più da un pezzo, ormai non ricordava nemmeno che domande avrebbe dovuto fare. Uno degli avventori sollevò lo sguardo, incrociando i suoi occhi rossi.
L'uomo arretrò di un passo. Emaros si trattenne a stento dallo sbuffare.
Anche avesse voluto uno spuntino, il vampiro non avrebbe scelto qualcuno così pelle e ossa.
«Gola a parte, che mi dici?» chiese Emaros a Thodrek.
«Ti direi che questo l'hanno fatto dopo avergli aperto la gola» disse il cerusico legale, indicando il grosso squarcio nel petto del mezzelfo.
Emaros annuì, esaminando a distanza di sicurezza la ferita.
A nessuno piaceva un vampiro pallido che ronzava troppo vicino a un cadavere, nemmeno se indossava l'uniforme azzurra della milizia.
C'era troppo poco sangue per essere la causa della morte, e l'espressione stessa del morto non pareva quella di uno a cui avevano strappato il cuore dal petto. Guardando bene, Emaros notò un colore strano in alcune delle vene, aguzzando la vista, sembrava in effetti uno strano riflesso tra l'azzurrino e il biancastro. Una scintilla gli si accese in mente, anche se non sapeva ancora come collegarla.
Restava il fatto che l'organo fosse stato asportato. E la cosa strana era che nessuno, tra gli avventori, avesse sentito qualcosa.
«Tracce magiche?» chiese Emaros, quando Zakita tornò verso di loro.
«Nessuna sergente» fece la giovane elfa, scattando sull'attenti. Il movimento fece drizzare le teste alla platea; peccato che un'occhiataccia di Emaros li rimandò tutti verso il muro più lontano.
«Nessuna traccia del tutto?» Emaros sollevò un sopracciglio, grattandosi i capelli cremisi dietro l'orecchio affilato.
«Nessuna» Zakita impallidì «posso... posso fare un secondo tentativo! Vedrò di usare un incantesimo più potente!»
«Tranquilla, non serve» Emaros sbuffò, sorridendo. La povera novellina non aveva ancora superato il timore reverenziale.
«Hanno di sicuro usato un incantesimo» il vampiro si stiracchiò, si avvicinava l'alba, e lui era in piedi da tre notti di fila «non si può estrarre un cuore senza far rumore»
«Ne è sicuro, sergente?» l'elfa si zittì da sola, mentre Emaros apriva la bocca.
Thodrek fu più veloce. 
«Fermo là! Qua c'è gente che vuole fare colazione, non vomitare la cena con le tue storie!»
«Guastafeste... lei apprezza, vero?» chiese il vampiro, guardando l'elfa. Zakita era color latte, e dalla sua espressione avrebbe preferito i ferri roventi ai suoi ricordi, ma annuì lo stesso.
Emaros valutò se smettere di ingigantire i fatti.
Mettendo da parte la questione, iniziò a valutare che tipo di incantesimi potessero permettere una cosa del genere.
Il mezzelfo morto non era un mago, poco ma sicuro. Nessuna bacchetta, nessun amuleto, nessuna borsa di componenti, nessun libro di magia; in più, la cotta di maglia e la spada lunga nella sua stanza lo qualificavano come un tipo da confronto diretto.
«Era registrato?» domandò il vampiro, grattandosi ancora l'orecchio. Un ricordo gli stava affiorando nella mente.
«Alla Gilda? Pare di no, signore» Zakita tirò fuori un foglio di pergamena «non ha il timbro cittadino, non si era ancora accreditato»
Emaros annuì. Secondo quanto detto all'elfa, la vittima era arrivata da una settimana.
In sette giorni, l'avventuriero morto non si era recato alla Gilda. O era pieno di soldi, che però nessuno aveva intravisto, o aveva dei contatti informali con qualcuno.
Sarebbe dovuto andare a parlare con qualche amico.
«Zakita, trascrivi le testimonianze più importanti, e controlla se la Gilda ha avuto degli incarichi annullati nell'ultima settimana»
«Qualcosa in particolare?» chiese l'elfa, con un broncio sconsolato in volto.
La platea di avventori fremette allo spettacolo, e più di un insulto venne sussurrato da una persona all'altra. Emaros odiava il suo udito, in quei momenti.
«Nulla di particolare, esamina tutto» disse, avviandosi fuori dalla taverna, assieme a Thodrek.
«Ci saranno una marea di incarichi annullati» borbottò il nano «sicuro di non volerle dare un indizio? Anche uno piccolo?»
«Tu dai indizi ai tuoi apprendisti?» chiese Emaros con un sorriso.
«Io sono un simpatico nano cerusico» sorrise Thodrek «tu... un crudele sergente»
«E vampiro, perché tutti si scordano del sadico vampiro?»
«Forse perché sei abbastanza sadico come sergente» rise il nano, allontanandosi assieme al resto della squadra. Emaros scosse la testa, divenne un filo di fumo e si mosse verso la sua destinazione.

Le piazze delle vasche era il posto migliore per chiedere informazioni, un po' per la quantità di lavandaie, fonte imprescindibile di pettegolezzi, e un po' perché tra le piazze si trovava la Gilda dei Dadi, un nome ampolloso per indicare una congrega di ladri e strozzini.
Emaros non si fece annunciare, ci sarebbe voluto troppo tempo, e forse una o due teste rotte. Come fumo, entrò dalla quarta finestra al terzo piano, riprendendo le sue solite sembianze.
Una donna strillò, coprendosi il petto con le mani e scappando fuori dalla porta. Il vampiro sbuffò.
«Alzati maledetta nottambula» disse il sergente, tirando un calcio al grosso letto decorato al centro della stanza. Un dito medio color ebano fu l'unica risposta.
Emaros infilò la mano tra le coperte, scoprendo la testa della drow.
«Mmm... mezza candela ancora, mamma...» bofonchiò M'rka.
«Fossi tua madre ti avrei svegliata a frustate» disse Emaros, cercando di non soffermarsi troppo sulle forme dell'elfa scura.
«Peccato...» M'rka si tirò a sedere sul letto, ignorando la sua nudità «cosa vuoi?»
«Un mezzelfo è arrivato qui una settimana fa, alloggiava al Tavolo Scarlatto; voglio sapere se giocava nella bisca»
M'rka gli rivolse un broncio infastidito, ma si alzò e andò a controllare i registri. Il vampiro attese in silenzio, mentre la drow scorreva col dito i grossi tomi rilegati sul muro, fino a quello richiesto.
Sulla carta era una delle tante contabili della Gilda, all'atto pratico ne era la vera padrona. Pochi guizzi di inchiostro su uno dei suoi libri mastri, e i capi della Gilda sarebbero finiti in carcere per anni.
«Nessuno» fece M'rka dopo qualche minuto «niente di strano, nessuna puntata incredibile e nessuna vincita sensazionale»
Emaros annuì, riflettendo. La vittima non era morta per debiti di gioco, quindi doveva solo togliersi un altro dubbio.
«Qualcuno ha acquistato cristalli sottobanco? Cristalli d'ombra, per la precisione, lavorati a luce» 
M'rka sollevò un sopracciglio.
«Questa informazione ti costerà» la drow si leccò le labbra «una notte con quella tua nuova recluta? Zakita, giusto?»
«La quota del quartiere di smeraldo scende a due decimi»
La drow fischiò, andando a controllare un'altra serie di libri mastri. Ci volle molto più tempo, stavolta.
«Nessuno, non negli ultimi tre anni; a essere precisi, c'è un acquisto fatto sette anni fa, un ordine molto preciso: cristallo d'ombra, lavorato a luce, mezzo piede di altezza, un quarto di larghezza e un quinto di spessore»
«Ottimo, contatta il sergente Liud, digli del nuovo accordo» Emaros sorrise, la scintilla nei suoi pensieri accese un primo stoppino.
«Non vuoi dirmi cosa hai capito?»
«Questa informazione si paga» fece Emaros, ghignando. M'rka sorrise lasciva, saltellando verso il letto.
Lui fu fuori dalla stanza, come fumo, prima che la drow si buttasse tra le coperte. La sentì imprecare mentre usciva.
Le dimensioni combaciavano con la sua idea, adesso l'unica cosa era riuscire a trovare il posto dove si era rintanato l'assassino.
Non che fosse così difficile, in realtà. C'erano solo due luoghi dove poteva andare.

La porta cedette al primo colpo, schiantata di netto dall'ascia del gendarme. Zakita entrò, la bacchetta spianata davanti a lei, urlando.
«Milizia cittadina, ginocchia a terra e mani in alto!» 
Dietro di lei vennero altri due miliziani, entrambi armati di mazze leggere e scudi.
L'ometto nella stanza per poco non svenne, ruzzolando giù dalla sedia e alzando le mani. Tremava così tanto che sembrava lo stessero scuotendo.
Zakita si avvicinò al tavolo al centro della stanza, trattenendo un conato di vomito. Il corpo era stato legato con grosse cinghie, e puzzava di molte misture soporifere; per loro fortuna, l'unica ferita pareva un taglietto al centro del petto.
«Io... vi prego io...» balbettò l'uomo, spostando il volto rugoso tra l'elfa e i due mezzorchi che l'accompagnavano.
Puntandogli contro la bacchetta, Zakita gli intimò il silenzio.
Il sergente Emaros comparve alle spalle del cerusico, sussurrandogli qualcosa all'orecchio. Zakita riuscì a stento a trattenere un sussulto, quando vide il luccichio delle zanne.
Il vecchio non fu così fortunato, e una chiazza giallastra su allargò sulle sue braghe; riuscì a malapena a sollevare una mano, indicando un bauletto nella stanza.
Sempre tenendo sotto tiro l'umano, Zakita si diresse ad aprirlo.
«Ferma, ferma, lascialo lì ancora un po'» disse il sergente, sbadigliando «non può andare da nessuna parte»
L'elfa sussultò, guardando stranita il suo superiore. Trak e Drak, i due mezzorchi, fecero lo stesso, mettendosi accanto al vecchio tanto per essere sicuri.
«Lasciate perdere anche lui, scordatelo fuori e segnalate che lo abbiamo liberato» il sergente stava dicendo cose senza senso, ma i due gendarmi obbedirono lo stesso «e quando vedete il capitano Frenla, fategli sapere che gli abbiamo risolto un caso, può passare a ringraziare quando vuole. Vecchio umano rapito e liberato»
«Rapito, signore?» Zakita abbassò la bacchetta, confusa. Il sergente annuì.
Rimasero in silenzio per qualche momento, mentre il vampiro sogghignava soddisfatto. In quei momenti, l'elfa lo avrebbe volentieri preso a calci, se non fosse stato un suo superiore.
«Non era il cerusico l'assassino, vero?» disse Zakita, provando a far mente locale. Doveva esserci qualcosa che le era sfuggito.
«No, era solo un poveretto rapito da qualcuno di molto cattivo» rispose il vampiro, sorridendo. Zakita avvampò d'imbarazzo
«Immagino non sia nemmeno lui» disse, indicando il corpo sul tavolo.
«No, lui sarebbe stata la seconda vittima» il sergente Emaros la guardò dritta negli occhi «hai notato il volto beato della prima?»
«Sì, signore» rispose lei, richiamando alla mente lo strano sorriso rilassato del mezzelfo, decisamente fuori posto rispetto alle sue ferite.
«Il poveretto ha accolto la morte come una liberazione, o forse l'ha addirittura cercata» 
«Intende che si è suicidato?» domandò Zakita «ma allora chi gli ha asportato il cuore?» l'elfa trattenne a stento un conato.
Il sergente Emaros si diresse al baule. Lo aprì, tirandone fuori una squisita scultura in cristallo candido, con quella che pareva una leggera nebbiolina nera all'interno.
Avvertiva una leggera aura magica venire dal cristallo, e mentre lo esaminava notò che aveva la forma di un cuore umano, a grandezza naturale; non riusciva a capire a cosa servisse l'oggetto, ma solo il materiale doveva valere molti mesi di lavoro come miliziana, senza contare anche l'abilità di realizzarne la forma
«È per questo che hanno ucciso?» domandò Zakita. Il sergente rise.
«No, certo che no. Questi è l'assassino» 
Sotto lo sguardo esterrefatto dell'elfa, il vampiro pose il cuore di cristallo sul tavolo, mormorando una formula veloce.
Il cristallo divenne nero di colpo, e una voce incorporea riecheggiò per la stanza.
«Non avete diritto di farmi questo! Radash aveva siglato un regolare contratto! Non è colpa mia se ne ho trovato uno migliore così presto!»
Zakita ci mise qualche momento a capire che la voce provenisse dal cuore, mentre alle narici arrivava il lezzo della necromanzia.
«Tu... tu sei un lich!» disse, alzando la bacchetta.
«Calma agente, confesserà tutto in caserma» il sergente le abbassò dolcemente l'arma.
«Ma quindi...» iniziò lei, troppo confusa per andare oltre nella frase.
«Semplice: il lich ha creato un cuore di cristallo come filatterio, e lo impiantava nei corpi di altre persone, prendendone il controllo; Radash, il mezzelfo, doveva aver venduto il suo corpo per qualche ragione, ma il lich ne aveva trovato uno migliore; ha quindi deciso di uccidere Radash per poter essere impiantato nell'altro corpo»
«Ma... se il lich ha "usato" il corpo di Radash per uccidere Radash stesso, chi lo ha estratto? E chi lo ha portato qui?»
Zakita sentiva la testa girare, e non solo per il puzzo della magia nera, anche per l'orrore per quella strana magia contribuiva a farle tremare le ginocchia. 
«Beh, procuriamoci uno scalpello, sono sicuro il nostro amico ci dirà tutti i nomi»
«Cosa?!» urlò il lich dal tavolo «non potete! La tortura è proibita! Ho i miei diritti!»
«Tecnicamente» fece Zakita «al momento sei una scultura di cristallo, niente ci impedisce di scalfirti un po'»
Il sergente annuì soddisfatto, richiudendo il lich strepitante nel baule e avviandosi verso l'uscita.
Zakita gli andò dietro. Forse le avrebbe permesso di dare una martellata o due.

Re: [CDP2] Un caso di cuore

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Ciao @Bardo96

prima di tutto complimenti per la scrittura! Pulita, moderna, molto “show” . Anche la gestione dei dialoghi la trovo ottima insomma siamo di fronte a un testo ben assodato e forte. Dalle prime righe non mi sarei aspettata i vampiri, credevo più a una storia tipo “Trono di spade”  vista l’atmosfera creata.
Detto ciò, a livello di racconto breve, mi sembra di aver letto un capitolo di un romanzo o di una storia molto più articolata e complessa. La numerosità dei personaggi e le situazioni menzionate sono elementi appena accennati che sottendono più di quanto rivelano. Resta appunto la sensazione (piacevole) di aver letto solo una piccola parte di un lavoro più ampio che mi auguro tu abbia già in testa e che tu porti a compimento con la tua bravura innegabile.
Lettura piacevole e istruttiva. Mi piacerebbe saper scrivere così! Complimenti
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