[CC24] Sei mesi, massimo sette

1
Traccia numero 3 - "A Carnevale ogni scherzo vale"
Bonus commento: CH2023


Tardo pomeriggio. A febbraio fa buio presto. Sembra che la giornata sia finita, ma non è vero. Fa solo finta.
Seduto al bancone del JazzBar, Tobia Malaspina ripensa a quello che gli ha detto Marcello, l’amico di sempre, compagno di bevute e cazzate finché ha detto basta e ha messo la testa a posto. Probabilmente l’avrebbe evitato, ma doveva diventare il professor Bellè, primario della clinica Mater Dei, arrivare a quel pomeriggio di febbraio e chiamarlo: «Devo parlarti. Vieni appena puoi.»
Non c’ha girato intorno, del resto non c’è un modo carino per dirlo: «Sei mesi, massimo sette.»
Non può essere vero. Eppure le analisi questo dicono.
Quindi, a quanto pare, è finita.
 
«Tranquillo, Tobia, non soffrirai. Non troppo almeno. Faremo in modo che non accada.»
«E come, cazzo, come?»
«Morfina.»
«Ma quella alla fine non serve più! Credi che non lo sappia? »
«Non c’è solo quella.»
«E che altro? Una martellata in testa?»
«Se vuoi chiamarla così… Noi la chiamiamo sedazione profonda. In pratica ti addormenti.»
«E posso dormire fino alla fine?»
«Ma soltanto se vuoi.»
«Puoi scommetterci le chiappe che voglio!»
«Quando sarà il momento. Adesso invece devi fare due cose: abituarti all’idea e goderti il tempo che ti resta.»
«Godermelo? Senti, non venirmi a raccontare la favoletta delle piccole cose, di quanto sono belli i fiori e stronzate del genere.»
«Invece sì. Pensaci, Tobia»
«Ma vaffanculo.»
«Pensaci…»
 
Ci pensa. Non ha smesso un momento di farlo, ma la cosa continua a fargli schifo, rabbia. E paura. Una dannata, fottutissima paura che non l’ha più mollato.
Sei mesi, massimo sette. Voce del verbo chiudi baracca e burattini e datti pace. È finita, Tobia. Come la grappa nel tuo bicchiere.
«Aldo…» Niente, troppo concentrato a lavare tazzine. È così cretino che riesce a fare una cosa per volta, due se contiamo respirare «Aldo!»
«Che è?»
«Portamene un’altra.»
«È la quarta.»
«Fatti i cazzi tuoi, che non è giornata.» Vedi te se adesso bisogna chiedere il permesso al barista.
Vuota il bicchiere e se ne va senza pagare, così impara. Sempre ingrugnato, lo guarda storto quando entra e quando esce. Dev’essere per quella volta che ha messo la pellicola trasparente sotto la tavoletta del cesso. Piscio a rimbalzo. Non gliel’ha perdonata.
Ridacchia tra sé, quattro grappe sono una gran medicina. Magari funziona pure col cancro.
Barcolla, la vista un filo annebbiata, ma l’edicola la vede benissimo.
«Giacomo, me le hai messe da parte…» Niente, oggi tutti sordi. «Giacomo!»
Quello grugnisce qualcosa e continua a parlare con la vecchia. Tobia strizza gli occhi, mette a fuoco: Esterina Merighi, interno sette, stesso pianerottolo, secca e spocchiosa lei, secco e spocchioso il cagnetto, sicuro che cagano entrambi palline di polistirolo.
Ce l’hanno con lui, è evidente. Di sicuro non hanno gradito quei tre, no veramente erano quattro, topi morti tra le riviste. Eppure erano finti, certo molto verosimili, roba di pregio, puzzavano anche di fogna, al punto che la Merighi aveva cacciato un urlo e se n’era andata senza comprare niente. Dev’essere per quello che gli tengono il muso.
Scherzi pesanti, Tobia. Dovresti piantarla. E rinunciare al divertimento? Che vita sarebbe?
Comunque, quella è robetta, giusto per tenersi in allenamento.
Ci sono livelli superiori, ma qui si entra nel campo dell’arte pura.
Una testa umana nel frigo, per esempio. Claudia per poco non svenne. Eppure la foto di sua madre nel barattolo dei cetrioli faceva la sua figura.
La fattura per l’acquisto di incursore anale, scivolata per caso sulla scrivania della segretaria di Bernardo. Di certo in ufficio ancora se ne parla, anche se non lo ammetterà mai.
Iscrivere monsignor Quartoni, pedantissimo cugino di Marcello, a un sito porno… No quello non funzionò perché già c’era. Insomma, si può agire a vari livelli, ma tutti richiedono impegno e competenza.
E adesso? Che ne sarà di tutto questo patrimonio? Sei mesi, massimo sette. Meno di un sospiro.
Scherzi del Destino. Lui sì che gioca pesante. O forse è pedagogia: «Abbassa le penne. Di fronte a me sei un coglione come tutti gli altri.»
Non l’avrebbe mai pensato, invece stavolta tocca a lui. Non è la morte, è morire che lo terrorizza. Perdere ogni controllo, ridursi una larva straziata, sbatacchiata, maneggiata, cristo quanto le odia le infermiere! Come andiamo oggi? Non gliene frega niente o forse sì, che è quasi peggio.
Casa. Claudia. Come glielo dice adesso?
«La sai l’ultima? Ho il cancro.»
«Piantala, scemo. Non si scherza su certe cose.» Vallo a spiegare al Destino.
Dalla guardiola una cascata di schioppetti e campanelle.
«Buonasera, Pietro. C’è posta?» Occhi sul pc, non alza manco la testa. Evidentemente lo pagano per giocare a CandyCrash.
Sì, c’è posta. Una busta dell’Asl sporge dalla cassetta delle lettere: Screening per la diagnosi precoce dei tumori. Tempismo eccezionale, ci sarebbe da ridere. Ridere alle lacrime.
Ascensore rotto. Muovi le chiappe, Tobia, che saranno mai tre piani di scale? Fa bene alla salute.
Ansima. I polmoni premono, il cuore martella. Forza, ragazzi, un piccolo sforzo. Non ve lo chiederò ancora per molto.
La chiave nella toppa non gira. Deve aver preso quelle della casa al mare.
Suona il campanello, rumore di passi, la porta si apre.
«Desidera?» dice l’uomo.
È Bernardo, che ci fa qui? Per di più col suo accappatoio addosso.
«Posso esserle utile?»
«Non fare il cretino» dice Tobia, fa per entrare, ma l’altro rimane piantato sulla soglia.
Un ticchettio di zoccoli. Claudia, struccata, i capelli color grano raccolti con una matita, non è mai stata così bella. «Chi è, caro?» Caro?
«Nessuno, il solito testimone di Geova» dice Bernardo e Sbam.
Gli ha chiuso la porta in faccia!
Tobia si attacca al campanello e non molla, non molla no! Dovranno pure aprirgli quei due imbecilli.
E infatti: «Allora? Forse non sono stato chiaro: se ne deve andare. Capisce quello che dico?»
«Dai, piantala.» Tobia fa un passo, quello gli mette una mano sul petto e lo spinge indietro.
«Se ne vada, ho detto. Non mi costringa a chiamare la polizia.»
«La polizia? Ma sei scemo?»
L’altro lo afferra per le braccia.
«Lasciami. Le scale, mi fai cadere dalle scale!»
Bernardo allenta la presa, lo lascia in mezzo al pianerottolo e, per la seconda volta, Sbam.
Che sta succedendo?
Tobia guarda le chiavi. No, non sono quelle del mare. Guarda la porta, si avvicina a scrutare la piastrina d’ottone col nome, segue col dito le lettere: Ceccarelli. Un brivido gli corre lungo la schiena. Non è possibile. Malaspina, lui è Tobia Malaspina, dovrebbe esserci Malaspina!
È un incubo. Oppure un’allucinazione. E certo: quando il cancro prende il cervello fa così. Come al povero Robin Williams, che poi s’è suicidato proprio per quello. Mioddio! Sei mesi, massimo sette. Se deve passarli così…
Camminare. Pensare. Trecento metri e il verde del parco. Si pensa meglio nel verde.
Lo sciacquio della fontana, i vialetti, la gente che fa jogging. Gente sana di corpo e di mente. L’avesse fatto pure lui, magari non si sarebbe ammalato. L’odore di erba, le panchine. Pensa, Tobia, pensa.
Ma sì, è così chiaro: altro che cancro e allucinazioni, è solo uno scherzo. Quelli ne avevano abbastanza delle sue cazzate e si sono messi d’accordo per vendicarsi.
Però adesso stanno esagerando. Proprio tu lo dici? Va bene, magari qualche volta ha esagerato anche lui. Ma adesso basta. Il gioco è bello quando dura poco.
Scricchiolio di passi sulla ghiaia. Tobia si gira e vede un uomo in completo scuro.
«Avrebbe la cortesia di seguirmi, per favore?»
«Seguirla dove?»
L’uomo indica una Bentley davanti all’uscita del parco, attende un momento e si avvia. Tobia esita, ma alla fine lo segue. Una giornata così è difficile che possa peggiorare.
Lo sportello si apre, l’altro lo aiuta a salire, va al posto di guida, mette in moto e parte.
Odore lieve di cuoio e lavanda. Seduto accanto a lui, un uomo elegante, pallido, un tempo atletico.
«Le va un goccio?» dice e gli porge una fiaschetta d’argento.
Whisky scozzese, rincuora e consola.
«Lei è molto malato» dice l’uomo con voce calda.
«Guardi che ho capito, sa? L’hanno ingaggiata per la messa in scena.»
«Dovrebbe pensare alle cose importanti. Come il fatto che non le resta molto da vivere.»
«Ancora con questa storia. L’ha mandata Bernardo, vero? Quello che fa finta di essere il marito di mia moglie. E mi dica, come l’ha convinta a fare questa pagliacciata?»
«Due milioni di euro. Le interessano?
«È una bella sommetta. Cos’è, le avanzano?»
«È quello che otterrebbe se accettasse di fare una cosa per me.»
«Sarebbe?»
L’uomo mette una mano in tasca e tira fuori una pistola. «Uccidere un uomo.»
«Basta, non mi diverto. Grazie per il cordiale, dica di accostare e mi faccia scendere.»
«Cos’ha, paura?»
«E certo! Lei è pazzo e ha in mano una pistola. Mi faccia scendere.»
«Due milioni di euro. Potrebbe godersi davvero il tempo che le resta»
«Ma come le viene in mente che possa fare una cosa del genere?»
«Ci rifletta. Uno nelle sue condizioni cos’ha da perdere? E in ogni caso non correrebbe alcun rischio. Non ci conosciamo, dunque nessuno potrebbe risalire a lei.»
«Ah, il delitto perfetto. Non dica idiozie, lo sanno tutti che non esiste.»
«Perfetto no, irrisolto si. E sono molti, più di quanto possa immaginare.»
L’auto rallenta e accosta.
«Comunque, se non le interessa è libero di andarsene.»
Tobia guarda fuori. Minaccia di piovere e l’idea di farsi la strada a piedi non lo attira nemmeno un po’. Per andare dove, poi? A farsi sbattere di nuovo la porta in faccia?
Quindi, perché no? Del resto questa messa in scena ha un suo fascino. È così ben congegnata che sente una gran voglia di sapere come va a finire. E poi, come si dice? A Carnevale ogni scherzo vale, sarebbe davvero scorretto se proprio lui si opponesse.
«Va bene. Accetto.»
«Non avevo dubbi» dice l’uomo. E poi all’autista: «Giacomo, porta il signore dove sai e digli quello che deve sapere.»
Scende dall’auto e si allontana.
 
Il posto è fuori città. L’auto si ferma davanti al cancello di un grande giardino. Tobia prende la pistola dal sedile e si avvia mentre l’auto riparte silenziosa.
Il cancello è aperto.
Entra nel parco, si ferma. Dentro una roba così ci saranno minimo tre Rottweiler incazzati. Tende le orecchie. Niente, solo il fruscio delle foglie tra i rami. Percorre il vialetto, arriva alla casa. Da un’ampia vetrata vede il soggiorno, il camino acceso e qualcuno seduto in poltrona, solo la testa, che sporge un poco dalla spalliera.
Sul lato corto dell’edificio, una porta. Giacomo è stato chiaro: dovrebbe essere quella della cucina e sarà aperta. Dovrà entrare, percorrere il corridoio fino al soggiorno e poi...
Un pensiero gli ghiaccia le gambe.
E se invece fosse tutto vero?  Se fosse davvero malato? Se avesse accettato di sparare a un disgraziato che manco conosce? Per danaro, poi! Il motivo più schifoso al mondo.
No. Se così fosse, figuriamoci! Sarà pure stronzo, ma non fino a questo punto. Tranquillo, Tobia, è tutta una messa in scena. Continua ripeterselo. È Carnevale, devi stare al gioco. Lo pensa, forse lo dice. Con tutte le cazzate che hai fatto, in fondo te la sei meritata.
E così entra in soggiorno, fa qualche passo, prende la mira, spara e la testa scompare dalla spalliera. Preso in pieno. Gli vengono in mente i birilli del Bowling.
Si avvicina alla poltrona, guarda.
La pistola cade per terra e Tobia smette di respirare.
È l’uomo della Bentley. Con gli occhi sgranati e un rivolo di sangue che gli cola dalla bocca.
In quel momento un fruscio. Le tende ondeggiano, si aprono ed eccoli lì.
Ci sono tutti: Marcello, Bernardo e Claudia. Immobili, lo fissano senza espressione.
«Accidenti, sembra sangue vero!» dice Tobia cercando di sorridere «Bravi, davvero bravi. Ci sono cascato come un cretino.»
Nessuno si muove. Nessuno ride.
«Perché è uno scherzo, no?» dice a voce sempre più alta «Ditemi che è uno scherzo!» grida stridulo.
Corre verso il corpo, gli prende un braccio «Dai alzati. Puoi alzarti adesso.» Lo scuote, cerca di tirarlo su «Alzati, t’ho detto!»
«È morto» dice Marcello.
«Non è vero! Non può essere morto!»
«Gli hai sparato. In genere funziona così.»
«Quindi adesso sarei un assassino? Ma piantala!»
«Beh… tecnicamente sì» dice Bernardo.
«Tecnicamente, che cazzo significa tecnicamente?» urla Tobia «Siete voi che avete armato tutto questo casino e mi ci avete tirato dentro!»
«Perché non capisci? È semplice: ti sono stati offerti dei soldi per uccidere un uomo» dice Marcello «Tu hai accettato e l’hai fatto.»
«Ma credevo fosse uno scherzo!»
«Però non ne eri certo» dice Claudia «Eppure hai accettato.»
«Perché credevo di essere…»
«Malato?» fa Marcello «Sì, lo sei.»
«Quindi almeno questo è vero! Ho il cancro e devo morire, è così?»
Bernardo si avvicina e gli mette una mano sulla spalla «Però con due milioni di euro in tasca. Non capita a tutti.»
«Che culo.»
«E, se ti può sollevare, lo era pure lui» dice Marcello indicando il corpo «Voleva finire con dignità, ma non aveva coraggio di farlo.»
«E allora avete pensato a me. Ma che pensiero gentile!»
«Nessuno ti ha obbligato» fa Bernardo.
«Sì, invece! Volevate che credessi di non avere più niente, di non essere più niente!»
«Ma che dici? Ti abbiamo offerto un’opportunità, invece.»
«Ah sì? Dopo avermi sbattuto fuori di casa, dopo aver cambiato persino il nome sulla porta e tu, tu Claudia, come hai potuto? Mi avete fatto credere di essere pazzo, di avere le allucinazioni.»
«No aspetta, di che stai parlando?» fa Bernardo.
«Ma dai, basta. Siete una manica di stronzi.»
«Guarda che non è successo niente del genere. Io a casa tua ci sono venuto solo quando tu e Claudia mi avete invitato.»
«E il nome sulla porta? C’era scritto Ceccarelli. Tu ti chiami Ceccarelli!»
Bernardo scuote la testa «No, Tobia, c’è il tuo nome, c’è sempre stato, credimi.»
«È vero» fa Claudia
«Ma allora… Allora erano davvero allucinazioni.» 
Marcello annuisce: «Mi spiace.»
Claudia si avvicina, gli accarezza la faccia «Tesoro, sei sconvolto.» Lo bacia dolcemente «Andiamo a casa, devi riposare.»
Tobia dà un’occhiata al corpo «E lui? Lo lasciamo così?»
«Non ti preoccupare. È tutto sotto controllo.»
«Ma come?»
«Tranquillo, vieni.»
All’improvviso Tobia si accorge di essere stanco. Troppo stanco. Claudia lo prende per mano e lui si lascia portare fuori.
Hanno parcheggiato sul retro, ecco perché non li aveva visti.
Ma sì, hanno fatto bene, dopotutto. Quel poveraccio si è risparmiato una fine umiliante. E lui… beh, lui non avrà molto tempo per i sensi di colpa.
«Tesoro, vieni?» fa Claudia già col motore acceso.
«Sì, arrivo» e mentre lo dice si accorge della cosa più stupida di tutte: deve andare in bagno. Ora, subito.
«Tobia, dove vai?» gli grida Claudia.
«La pipì!» risponde e intanto corre verso la casa. Verso la vetrata del soggiorno, verso le luci ancora accese, verso quello che non avrebbe mai creduto di poter vedere.
Marcello, Bernardo e lui: l’uomo della Bentley, vivo e vegeto. Armeggia con una bottiglia di Dom Pérignon, la stappa, riempie i calici e brindano. Brindano e ridono. Ridono a crepapelle, ridono di lui. Lui che ha abboccato in pieno. Che hanno armato con una pistola caricata a salve. Che hanno trattato come un coglione. Perché lo è stato, dall’inizio alla fine. Dall’inizio alla fine!
Fiato corto, il cuore martella. Sta correndo verso la porta della cucina, quella da dove è entrato, quella piena di pentole, padelle. E coltelli.
Sono lì, piantati nel ceppo di quercia. Scintillano.
 
Non c’è voluto molto. L’effetto sorpresa è la base di ogni scherzo ben fatto.
L’hanno guardato con gli occhi sgranati, non hanno nemmeno fatto in tempo a difendersi. Lame affilate. Urla, rantoli, sangue. Claudia non aveva il coraggio di entrare, ha dovuto correrle dietro per tutto il parco, trascinarla a forza e sbatterla contro il muro, una volta, due, alla fine non c’è stato nemmeno bisogno di sgozzarla.
E finalmente la pace. Pace e silenzio.
Cammina tra i corpi, si pulisce le mani con una tenda.
Deve ammetterlo: dopotutto è stato divertente.
Dovrebbe rifarlo.
 
 
 
https://ilmiolibro.kataweb.it/libro/gia ... /mens-rea/
https://www.facebook.com/profile.php?id=100063556664392
https://emanuelasommi.wixsite.com/manu

Re: [CC24] Sei mesi, massimo sette

2
@aladicorvo 
Il tuo racconto è di una mirabolante crudeltà, proprio come piace a me.
Iniziamo da Tobia, personaggio esecrabile, ma divertente.  Il "piscio a rimbalzo" mi ha fatto morire dal ridere. 
Come tutti alla pessima notizia mostra incredulità, preoccupazione, paura e tornando a casa deve fare i conti con i supposti primi sintomi della fine prossima.
Il disorientamento indotto dagli amici e dalla moglie complice lo mettono direttamente nelle mani del suo carnefice.
Fino a qui ero convinta fosse uno scherzo anche se qualche dubbio, grazie al cambio di serratura mi era venuto.
All'arrivo alla villa con omicidio del committente, per un momento mi sono sentita proiettata su un palco dove tutti i partecipanti recitavano una commedia grottesca. Ma l'afflizione degli amici, il fatto che anche il morto sembrava fosse ammalato di cancro, il modo consolatorio della moglie mi hanno in qualche modo convinto che fosse proprio così: un uomo incapace di uccidersi commissiona il proprio omicidio.
Ed ecco il plot twist per una misera debolezza di vescica, per la buona educazione di un uomo che non poteva accontentarsi di un cespuglio.
È tutto uno scherzo davvero e scatta la follia più pura, la totale perdita di controllo, il superamento di ogni tabù e ha inizio una consapevole carneficina.
Accompagni il lettore per mano attraverso questo labirinto emotivo, in maniera elegante, con immagini evocative e Tobia lo capiamo tutti.
Capiamo la disperazione della malattia, la rassegnazione dell'omicida e l'ira funesta di un uomo che era stato portato oltre ogni limite, forse anche a causa di qualche bicchierino di troppo bevuto al bar. Un uomo spinto ad autodistruggersi nel momento in cui capisce che nulla è perso: una vera sanguinosa beffa.
Ho letto questo racconto con il fiato sospeso, divertendomi e non potendomi mai accomodare in alcuna certezza, con un finale che farebbe sbiadire qualsiasi fuoco d'artificio: sangue e orrore puro, con la grazia di pochi dettagli. Ma ti garantisco che ho visto gli schizzi su tutte le pareti, la fuga inutile della moglie e la casa straziata da questo tornado di rabbia compressa.
È proprio un doppio "chi la fa, l'aspetti".
Credo che sia quasi superfluo aggiungere che lo stile frizzante e la scrittura fluida hanno reso questo racconto ancora più bello.
Forse mi sono dimenticata di dire che mi è piaciuto moltissimo.
Grazie di questa gradevole e sorprendente lettura!

Re: [CC24] Sei mesi, massimo sette

5
ciao @aladicorvo  Rieccoti con un racconto intrigante e pieno d'azione. Il registro che hai usato si addice molto agli scherzi finiti male. Il giro vorticoso di scherzi, finti scherzi, ribaltoni e scherzi, secondo me, meritava un finale con un doppio scherzo con triplo ribaltone... Avrebbe fatto più effetto di una strage!  :asd:  Pensaci bene, secondo me l'avresti trovata. Brava.. ciao..
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [CC24] Sei mesi, massimo sette

6
@aladicorvo  :aka:

eppure me lo dovevo aspettare, non sei nuova a questi capovolgimenti di fronte!
Dalla traccia (comica) allo sviluppo (comico, perché che il male non ci fosse si poteva intuire) cosa si poteva aspettare il lettore medio come me?  :occhiali:

Un finale in llinea  :D

E invece no! Mattanza su tutta la linea. Brava sei brava, non si discute. Però, che effetto...
aladicorvo ha scritto: dom feb 18, 2024 12:53 pmNon c’è voluto molto. L’effetto sorpresa è la base di ogni scherzo ben fatto.
L’hanno guardato con gli occhi sgranati, non hanno nemmeno fatto in tempo a difendersi. Lame affilate. Urla, rantoli, sangue. Claudia non aveva il coraggio di entrare, ha dovuto correrle dietro per tutto il parco, trascinarla a forza e sbatterla contro il muro, una volta, due, alla fine non c’è stato nemmeno bisogno di sgozzarla.
E finalmente la pace. Pace e silenzio.
Cammina tra i corpi, si pulisce le mani con una tenda.
Deve ammetterlo: dopotutto è stato divertente.
Dovrebbe rifarlo.
:wtf:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [CC24] Sei mesi, massimo sette

7
Ciao @aladicorvo, quanto è tosto questo racconto!
In questo periodo non sono molto "in vena", forse per questo lo splatter non mi aggrada, ma la tua bravura non si discute.
Ti scrivo qualche mio pensiero:
aladicorvo ha scritto: dom feb 18, 2024 12:53 pmProbabilmente l’avrebbe evitato, ma doveva diventare il professor Bellè, primario della clinica Mater Dei, arrivare a quel pomeriggio di febbraio e chiamarlo
Non mi convince la costruzione di questa frase. Forse dopo Mater Dei, "non poteva esimersi dal chiamarlo, quel pomeriggio."
aladicorvo ha scritto: dom feb 18, 2024 12:53 pmaladicorvoDalla guardiola una cascata di schioppetti e campanelle
Non l'ho capita 
aladicorvo ha scritto: dom feb 18, 2024 12:53 pmaladicorvoLa chiave nella toppa non gira. Deve aver preso quelle della casa al mare.
Suona il campanello, rumore di passi, la porta si apre.
«Desidera?» dice l’uomo.
È Bernardo, che ci fa qui? Per di più col suo accappatoio addosso.
(...)
Che sta succedendo?
Tobia guarda le chiavi. No, non sono quelle del mare. Guarda la porta, si avvicina a scrutare la piastrina d’ottone col nome, segue col dito le lettere: Ceccarelli. Un brivido gli corre lungo la schiena. Non è possibile. Malaspina, lui è Tobia Malaspina, dovrebbe esserci Malaspina!
Tanta, tanta roba per uno scherzo. Non mi dispiace, guida al finale, ma non sono certa della plausibilità. 
aladicorvo ha scritto: dom feb 18, 2024 12:53 pmRidono a crepapelle, ridono di lui. Lui che ha abboccato in pieno. Che hanno armato con una pistola caricata a salve
Questa parte unita a tutti gli indizi sulla devianza dell' uomo, raccontata negli scherzi feroci, che scherzi non erano, ma allenamento per l'esplosione finale, a mio parere giustifica il massacro che sembra frutto di un raptus del momento, con i presenti, in quel luogo.
aladicorvo ha scritto: dom feb 18, 2024 12:53 pmClaudia non aveva il coraggio di entrare, ha dovuto correrle dietro per tutto il parco
Per questo, avrei preferito l'inserimento di un'auto assolvimento che spiega quanto l'assassino si senta ferito dalla moglie, attribuirle tutte le colpe della sua "liberazione", passando dal raptus alla volontarietà 

I miei, sono suggerimenti puramente personali, vedi tu se possono esserti utili.
Scrivi davvero bene e costruisci trame complesse e intriganti.
Mi spiace che non colleghi mai gli "scherzi" al carnevale. Rendono meglio la personalità del pazzoide, ma ti allontanano un po' dalla traccia.

A rileggerti 
<3

Re: [CC24] Sei mesi, massimo sette

8
Ciao @aladicorvo

Ecco perché io, fin dall’età della ragione, sono sempre stato contrario agli scherzi: bisogna aver paura della vendetta delle vittime, anche di quelle all’apparenza più innocue e disarmate.
Qui Tobia ne ha fatte di cotte e di crude, ma la vendetta delle sue vittime è stata a mio parere davvero spropositata, troppo costruita, macchiavellica, tanto più che, a quanto mi pare di aver capito, gli autori degli scherzi sapevano della sua malattia e che gli restava poco da vivere. Perché infierire su un uomo del genere?
Forse avrebbero potuto comunque agire diversamente, non saprei come, è molto complicato comunicare normalmente con personaggi nella situazione di Tobia, figuriamoci con la sua diagnosi.
La vendetta di Tobia appare giustificata, secondo me, oltre che per gli scherzi stessi anche per il solo fatto di vederne gli autori riuniti a festeggiare allegramente.
La goccia che fa traboccare il vaso sono quelle risate chiassose, traboccanti. Non si ride dei propri simili.
La vendetta è stata eccessiva? Troppo sangue, troppa crudeltà? E chi può dirlo.
Tobia alla fine della mattanza dice che è stato divertente, probabile che si senta più leggero, anche perché non ha niente da perdere nella sua situazione.
Un ritmo di scrittura il tuo molto coinvolgente nella descrizione del personaggio e dei suoi modi di fare e pensare, delle varie fasi del piano da parte delle sue vittime e nella sua attuazione.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [CC24] Sei mesi, massimo sette

10
aladicorvo ha scritto: mer feb 21, 2024 7:42 pm@Alberto Tosciri sei proprio sicuro che Tobia sia davvero malato?  :diavolo2:
Ho pensato che la diagnosi possa essere sbagliata. Magari Tobia se ne accorgerà in galera. Ottimo motivo per evadere e fare un'altra mattanza nel giardino di chi gli ha diagnosticato la malattia. 
Perché nel giardino? Perché con i  giusti esorbitanti guadagni di chi gli ha fatto la diagnosi, il diagnosticante avrà il suo giusto villino  con giardino, piscina e  relativa famigliola con moglie, amante,  figli, nipoti, amici, parenti e quant'altro. 
Tobia dovrà procurarsi un fucile mitragliatore e almeno quattro caricatori da venti colpi ciascuno. Saranno sufficienti.  :diavolo2:  
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
Rispondi

Torna a “Racconti lunghi”