[Lab11] Al parco

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Prime letture 7-8


Il parco, adiacente alla scuola elementare, di pomeriggio era sempre gremito di gente. Al suono della campanella d'uscita, i bambini con i genitori completavano la giornata: gli uni a giocare in piccoli gruppi sparpagliati, gli altri a chiacchierare fra di loro. Ma c'era anche chi si annoiava e non vedeva l'ora di andarsene, soprattutto quei papà o mamme solitarie che facevano il palo per ore digitando sul cellulare. Alcuni di questi abbandonavano il campo, lasciando che i figli più grandi tornassero a casa da soli.

“Facciamo le squadre: Io, Giovanni, Leonardo, Marco e Nilay; contro Luigi, Andrea, Pietro, Carlo e Tommy” sentenziò Giuseppe senza chiedere a nessuno.
“Non vale: Giovanni e Marco sono molto più forti, e anche Nilay in porta non lo batte nessuno” rispose Pietro.
“Va bene, vi diamo Marco e ci prendiamo... Carlo.”
“No, Carlo no. Prendete Andrea.”
“Andrea? No! È come non avere nessuno.”
“E perché ce lo dobbiamo tenere noi?”
“Allora tiriamo a sorte.”
Andrea si allontanò senza dire nulla.
“Abbiamo risolto il problema” disse Giuseppe.
“No. Ora siamo cinque contro quattro” rispose un altro.
“Posso giocare io?” chiese Martina.
“Una femmina? Forse è meglio che vai a giocare con le bamboline” ridacchiò Pietro, seguito da altre risatine provenienti dal gruppo.
“Lascia perdere quegli stupidi, andiamo” le si rivolse Anna, la sua amica.
“Sì, è meglio.”

Andrea aveva notato un bambino vicino a un albero, intento a fissare il tronco: “Cosa fai?” gli chiese.
"Guardo le formiche.”
“Dove?”
“Qui, vedi? Quelle che salgono portano il cibo, quelle che scendono non hanno niente.”
“Perché?”
“Lassù ci deve essere il loro formicaio” indicò con la mano “poi vanno giù per trovare altre cose da mangiare.”
“E da dove le prendono?”
“Non lo so, ma è una fila lunghissima. Proviamo a seguirle.”

“Goal!” esultò Giuseppe con le braccia al cielo.
“Non vale, hai fatto fallo!” gli rispose Pietro steso a terra.
“Ma se sei caduto da solo, non fare scenate!”
“Non gioco più, me ne vado.”

“Come ti chiami?”
“Leo.”
“Piacere, io sono Andrea. Guarda, vanno per di qua.”
I due bambini seguirono il percorso dei piccoli insetti che in un'unica colonna si allungava per metri e metri: prima sul prato, poi attraverso uno stradello di ghiaia, per proseguire sul bordo di un marciapiede.
“Saranno almeno dieci metri” le seguì con lo sguardo Andrea.
“Eccole da dove partono!” rispose Leo entusiasta, come se avesse scoperto un tesoro.
Ai piedi di un cestino che strabordava di rifiuti, erano caduti avanzi di cibo. Una piccola macchia scura vibrante ricopriva un pezzo di tramezzino, mentre un altro assembramento, una coppetta vuota di gelato, con dei residui di panna e cioccolato.

“Passa la palla! Passa! Che cavolo! fai sempre tutto da solo” si lamentò un compagno di Giuseppe.
Il pallone arrivò nella mani del portiere che rinviò. La palla prese una traiettoria verso l'alto e ricadde a terra con alti rimbalzi. Giuseppe non si fece mancare all'appuntamento e calciò forte il pallone colpendolo a mezz'aria con un tiro sbilenco che andò oltre la recinzione del campetto, superò i binari di una ferrovia abbandonata vicina, per finire al di là di una siepe con una la rete arrugginita che delimitava il giardino di una decadente casa dai muri scrostati.
“Bravo!” Tutti a lamentarsi verso il bambino che non risultava simpatico neanche ai suoi compagni di squadra. “Ora vai tu a prenderlo dalla vecchia strega.” dissero in coro.
“Mangia anche i bambini” intervenne un piccolo spettatore che aveva assistito alla scena al bordo del campo.
La casa era abitata da un'anziana signora che non godeva di buona fama. Sempre rinchiusa tra le mura o nel giardino, protetto dalla vista esterna da un'alta e fitta siepe che lo delimitava. Chi era riuscito a vederla era rimasto colpito dal suo aspetto raccapricciante, tanto che in molti la chiamavano strega. Ogni tanto si sentiva solo la sua voce dalle finestre aperte. Urlava, delirando sempre contro qualcuno: “Con quei fucili sparatevi nelle chiappe!” oppure: “Morirete tutti di peste bubbonica!”
Giuseppe con la sua spavalderia non esitò: “Che fifoni, ci penso io a recuperare la palla.”

“Rifacciamo il percorso verso l'albero?” chiese Andrea.
“Sì, andiamo a vedere dove si trova il formicaio.”
Tornati alla base dell'albero Leo incitò l'amico: “Dai, arrampichiamoci.”
“Ok, anche se non sono molto bravo” rispose Andrea. Poi, mentre aveva puntato un piede e fatto presa con la mano su un ramo, mostrò una smorfia come di ribrezzo: “E questo cos'è!” esclamò.
“Niente, è solo lo scheletro di una cicala.”
“Ehhh!” rispose esterrefatto. Poi il suo sguardo si fece pensieroso, riflessivo, come sospeso.
“Cos'è quella faccia?” chiese Leo.
“Allora è proprio vero.”
“Che cosa?”
“Come nella favola: la cicala muore di fame e freddo e le formiche si salvano perché fanno le provviste per l'inverno.”

Giuseppe superò la ferrovia, si arrampicò sulla rete metallica e saltò giù sull'erba della casa della strega. Tutti gli altri, rimasti al campetto, videro la scena e presi dalla paura se la diedero a gambe. Entrato nel giardino non fu più così temerario. Rimase colpito da una serie di piante grasse che si sviluppavano verso l'alto e si contorcevano le une con le altre. Sembravano dei serpenti spinosi aggrovigliati, come se le spine dei cactus spuntassero dalla pelle dei rettili. Intorno, strane sculture di legno che sembravano dei totem, decorate con pezzi di vetro e altro materiale di riciclo, culminavano con delle teste di animali fantastici; poi piante che non aveva mai visto, con delle foglie enormi e altre con fiori penduli arancioni. Mosse qualche passo e vide la palla incastrata in un cespuglio. Si avvicinò per prenderla ma fu sorpreso da qualcosa che si muoveva: “Ahhh!” cacciò un urlo. Un grosso ratto bianco sbucò da una finestra aperta, seguito da un altro esemplare identico. Giuseppe rimase paralizzato dalla paura. I due toponi lo ignorarono e si diressero verso una ruota giocattolo, che assomigliava a una giostra panoramica. Entrarono all'interno e iniziarono a muovere le zampette facendola girare, compiendo piroette e giri della morte.
Giuseppe, incuriosito, osservò con stupore. Poi una voce proveniente dalla casa: “Jimmy! Dora! Dove siete finiti!” Una stravagante signora con una lunga vestaglia colorata mise piede fuori. “Eccovi qua! Eravate a far palestra? Ma vedo qualcun altro... mm... carne tenera fresca di bambino” disse sfregandosi le mani. Neanche il tempo di vedere la faccia sconvolta di Giuseppe che riprese subito: “Stavo scherzando, sono vegetariana da più di cinquant'anni.”

“Ho sbagliato, non è proprio uno scheletro e la cicala non muore anzi, rinasce” disse Leo.
“Come?” rispose Andrea.
“Quello che vedi è come una specie di rivestimento. Quando nascono, le cicale sono delle larve che vivono sotto terra. Poi risalgono arrampicandosi sul tronco dell'albero e quando sono pronte si liberano della pelle che le rivestivano e diventano cicale con le ali.”
“Con le ali? Perché, volano?"
“Sì, ce n'è una proprio davanti a te.”
“Non vedo niente.”
“Prova a muovere il braccio.”
Andrea fece scivolare il braccio sul tronco e una cicala ben mimetizzata volò via per posarsi in una parte più alta del tronco.
“Ma pensa! È la prima volta che le vedo. Ma come fai a sapere tutte queste cose?" 
"Un libro sulle curiosità della natura che mi ha regalato mio papà."

I due ratti, appena videro la loro amata signora, si fiondarono sulle sue spalle, uno a destra e l'altro a sinistra della testa.
"Che carini" si lasciò sfuggire una tenerezza Giuseppe.
"Sono molto affettuosi. Vuoi provare a prenderli?"
"Nooo... mi fanno impressione."
"Dai, prova" prese i due topi e li posò sulle spalle di Giuseppe, paralizzato.
"Ah, ah... mi fanno il solletico" farfugliò mentre Dora e Jimmy gli annusavano il collo. "Da dove arrivano?" continuò.
"Da una gabbia. Cavie di laboratorio per testare i profumi."
"Cosa vuol dire testare?"
"Vuol dire che sperimentano i profumi sui topolini, per vedere se possono provocare delle reazioni alla pelle. Infatti quando li abbiamo liberati ce l'avevano tutta arrossata con perdite del pelo a macchie. Ora mi sembra che facciano una vita migliore. Tutti ne abbiamo il diritto.

“Perché non giochiamo a prenderle?” disse Leo.
“Ho paura. Ma non mordono?”
“No, non mordono, le ho prese tante volte. Vediamo chi ne prende di più, le teniamo nel pugno e poi le liberiamo.”
“Va bene, ci provo.” Andrea ne aveva individuate due o tre, sventolò delle manate: “Ma è impossibile!”
“No, guarda.” Leo aprì il pugno e una cicala volò subito via. “Uno a zero.”

“Ora devo andare, i miei genitori mi sgridano se faccio tardi” disse Giuseppe.
“Puoi uscire anche dal cancello senza che ti arrampichi. Prendi, questa dev'essere tua” gli porse la palla.
“Grazie.”
“Se sei interessato nasceranno dei cuccioli fra un po'.”
“Figuriamoci, i miei genitori non vogliono neanche un gatto, che glielo chiedo da tanto tempo, dicono che fa la pipì e la cacca che puzza.”
“Beh, hanno ragione, la mia cacca profuma di rosa, la vostra magari di violetta.”
Il bambino si mise a ridere poi continuò: “Invece i topi li ammazzano con il veleno.”
“Già, dimenticavo questa abitudine. Comunque io sono la strega Mary. Per gli amici, solo Mary. E tu?”
“Giuseppe.”
“Bene Giuseppe, quando vuoi puoi venire a giocare qui con i topolini, si divertono anche loro.”
“Grazie.”
Il bambino riattraversò il parco. Passando vicino a un grande albero, vide altri due arrampicati che giocavano. Ne riconobbe uno.
“Ciao Andrea. Che fate lassù?” chiese Giuseppe.
Andrea rimase di stucco, non lo aveva mai salutato fino a ora. Poi intervenne Leo:
“Giochiamo a prendere le cicale.”
“Bello! Ci siete anche domani? Ora devo andare se no si arrabbiano i miei genitori.”
“Certo.” rispose Leo.”
“Andreaaa!” si senti urlare. “Andiamo che è tardi!”
“Con la ricerca di queste cicale ci siamo dimenticati di vedere dove si trova il formicaio.” disse Leo.
“Così sappiamo come continuare il gioco e avremo un nuovo compagno. A domani.” chiuse Andrea.
“Arrivo mamma!”

Re: [Lab11] Al parco

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Kasimiro ha scritto:  Ma c'era anche chi si annoiava e non vedeva l'ora di andarsene, soprattutto quei papà o mamme solitarie solitari che facevano il palo per ore digitando sul cellulare. 
Kasimiro ha scritto: Giuseppe non si fece mancare non mancò all'appuntamento e calciò forte il pallone colpendolo a mezz'aria con un tiro sbilenco che andò oltre la recinzione del campetto, 
Kasimiro ha scritto: per finire al di là di una siepe con una la rete arrugginita che delimitava il giardino di una decadente casa dai muri scrostati.
“Bravo!” Tutti a canzonare e lamentarsi verso il bambino che non risultava simpatico neanche ai suoi compagni di squa
Kasimiro ha scritto: Niente, è solo lo scheletro di una cicala.”
“Ehhh!” rispose esterrefatto. Poi il suo sguardo si fece pensieroso, riflessivo, come sospeso.
“Cos'è quella faccia?” chiese Leo.
“Allora è proprio vero.”
“Che cosa?”
“Come nella favola: la cicala muore di fame e freddo e le formiche si salvano perché fanno le provviste per l'inverno.”
Carinissima questa scena.
Kasimiro ha scritto: videro la scena e virgola presi dalla paura virgola se la diedero a gambe. Entrato nel giardino non fu più così temerario.
Kasimiro ha scritto: Ho sbagliato, non è proprio uno scheletro e la cicala non muore anzi, rinasce” disse Leo.
“Come?” rispose Andrea.
“Quello che vedi è come una specie di rivestimento. Quando nascono, le cicale sono delle larve che vivono sotto terra. Poi risalgono arrampicandosi sul tronco dell'albero e quando sono pronte si liberano della pelle che le rivestivano e diventano cicale con le ali.”
Bella questa spiegazione a distanza di qualche riga, così si fa riflettere il piccolo lettore con efficacia maggiore.
Kasimiro ha scritto: sab nov 25, 2023 12:58 pmAndrea fece scivolare il braccio sul tronco e una cicala ben mimetizzata volò via per posarsi in una parte più alta del tronco.
“Ma pensa! [font="Times New Roman", serif]È[/font] la prima volta che le vedo. Ma come fai a sapere tutte queste cose?" 
"Un libro sulle curiosità della natura che mi ha regalato mio papà."
Questa del libro è anch'essa una bella bella pensata!

Kasimiro ha scritto: “Con la ricerca di queste cicale ci siamo dimenticati di vedere dove si trova il formicaio.” disse Leo.
“Così sappiamo come continuare il gioco e avremo un nuovo compagno. A domani.” chiuse Andrea.
Bravo @Kasimiro    (y)

D'altronde, dal tuo stile e dal tuo genere di racconti, non mi aspettavo niente di meno.

Mi piace che Giuseppe riesca a riflettere sulla portata delle nuove esperienze di quel pomeriggio e che si trattenga incuriosito da quello che fanno Leo e Andrea con le formiche e le cicale, cosa che prima avrebbe snobbato.
Mi piace come hai descritto le interazioni tra i bambini e come porti a far capire i piccoli lettori su come tutti si possa migliorare.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab11] Al parco

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ciao @Kasimiro 
Kasimiro ha scritto: “Facciamo le squadre: Io, Giovanni, Leonardo, Marco e Nilay; contro Luigi, Andrea, Pietro, Carlo e Tommy” sentenziò Giuseppe senza chiedere a nessuno.
“Non vale: Giovanni e Marco sono molto più forti, e anche Nilay in porta non lo batte nessuno” rispose Pietro.
“Va bene, vi diamo Marco e ci prendiamo... Carlo.”
“No, Carlo no. Prendete Andrea.”
“Andrea? No! [font="Times New Roman", serif]È[/font][font="Times New Roman", serif] c[/font]ome non avere nessuno.”
“E perché ce lo dobbiamo tenere noi?”
“Allora tiriamo a sorte.”
Questa parte è la più viva rappresentazione di quella realtà che ben ricordo di quando ero bambino, e oltre,  e si facevano le squadre per giocare a calcio. La divisione per fazioni era d'obbligo, e questo costituiva la premessa, le basi d'insegnamento, su come ci si doveva comportare nel scegliersi il gruppo di appartenenza. Si cominciava così a capire l'importanza di scegliere bene, secondo le proprie necessità e aspettative. E oggi, non ci è rimasto che scegliere a livello politico, colui che dovrebbe rappresentarci, aimè! 
Kasimiro ha scritto: Come ti chiami?”
“Leo.”
“Piacere, io sono Andrea. Guarda, vanno per di qua.”
Mi dovresti spiegare il perché di queste due storie binarie! Sinceramente, la prima mi appariva bella e ricca e sviluppata in primis, mi sarebbe piaciuta.
Kasimiro ha scritto: Il bambino riattraversò il parco. Passando vicino a un grande albero, vide altri due arrampicati che giocavano. Ne riconobbe uno.
“Ciao Andrea. Che fate lassù?” chiese Giuseppe.
Andrea rimase di stucco, non lo aveva mai salutato fino a ora. Poi intervenne Leo:
“Giochiamo a prendere le cicale.”
“Bello! Ci siete anche domani? Ora devo andare se no si arrabbiano i miei genitori.”
“Certo.” rispose Leo.”
Dopo aver sviluppato le due storie, era ovvio che le avresti condotte verso un finale condiviso e coerente. Questa è stata una tua scelta. Ma a mio avviso, mi è parso dispersivo. Certo, le varie storie sono tutte valide, ma mi domando se un piccolo lettore riuscirebbe a tenere attenzione su entrambe. L'uso della voce narrante, matura e decisa, si presta a coinvolgere il piccolo lettore. Nel complesso, un buon lavoro. D'altronde, hai la stoffa per certi racconti. Ciao a presto :D
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab11] Al parco

4
Bellissimo racconto @Kasimiro.
Una gran prova di scrittura, la tua.

La cosa che più mi è piaciuta è che sei riuscito a mantenerti "fuori" da qualsiasi giudizio/morale, come autore, pur facendo passare il tuo messaggio.
In praticamente tutti i racconti del contest che ho letto (incluso il mio), il tema viene mostrato in maniera esplicita: magari non proprio sbattuto sul naso come nelle vecchie favole di Esopo, ma comunque emerge in maniera inequivocabile durante la lettura.
Nel tuo racconto, invece, no. I messaggi (perché ne ho trovati più d'uno) arrivano comunque, ma non si sentono guidati dalla mano dell'autore. Specialmente quello che ho letto tra le righe del finale, che secondo me è riuscito davvero bene.
Questo modo di lavorare col sottotesto è qualcosa che apprezzo tantissimo, e che sto cercando di imparare. E qui credo ci sia un ottimo esempio, particolarmente ben realizzato.

Nel tuo lavoro c'è solo una cosa che, secondo me, merita attenzione, ed è l'intreccio.
La doppia linea narrativa va bene, è interessante, e aggiunge un po' di tensione che si risolve nel finale. Ma intrecciarla in quella maniera, con frequenti cambi di scena, mi sembra una tecnica molto "adulta".
È sicuramente efficace, mi chiedo solo se sia adatta al target: non essendo un esperto in materia, posso solo sollevare la questione.

A parte questo, direi che il racconto funziona alla perfezione. Cattura l'attenzione di un adulto pur essendo tranquillamente adatto anche a un bambino... e non è facile.

Ancora una volta, ottima prova.  (y)

A rileggerti!

Re: [Lab11] Al parco

5
Ciao @Kasimiro

Una bella fiaba che si divide in due episodi.
Nel primo abbiamo Andrea fra gli altri bambini, che nessuno vuole nella sua squadra di calcio, come accadeva a me alla sua età (praticamente in molti episodi tristi delle favole di questo contest mi ci sono riconosciuto. Commovente).
Però mi piace come Andrea sublima la sua esclusione dal gruppo, facendo immediata amicizia con Leo e dedicandosi a osservare con lui, che ne sa molto, della vita della formiche che camminano sul dorso di un albero. Sempre più istruttivo che tirare calci a un pallone in fondo (mi si perdoni l’irriverenza per la vera religione e ragione di vita di questa Nazione, che infatti eccelle per questo interesse e non per altri).

Nel secondo episodio abbiamo Giuseppe, più coraggioso e sveglio degli altri che non ci pensa molto e si offre di andare a recuperare la palla caduta nel cortile di una vecchia solitaria chiamata la strega, che a quanto pare mangia i bambini.
Questi due episodi fondanti si alternano con piccoli dialoghi ed episodi che costituiscono l’asse della favola, una sorta di scuola di vita per i due bambini.
Andrea, per merito di Leo, si appassiona al mondo e alla vita delle formiche che forse prima non aveva mai considerato, mentre Giuseppe si rende conto che la vecchia strega è in realtà solo innocuamente burbera e ama i criceti che salva dagli esperimenti di laboratorio.
Andrea imparerà a dedicarsi ad altri interessi che non saranno necessariamente il calcio, mentre Giuseppe cambierà le sue opinioni nel giudicare gli altri, gli adulti, per sentito dire.
Mi pare di aver capito così. Forse perché è questa la morale che mi è più congeniale.
Ottimamente scritta.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab11] Al parco

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@Poeta Zaza@bestseller2020@Mid. Grazie infinite per l'apprezzamento. Vi rispondo sulla scelta dell'intreccio. Ho voluto prendermi qualche rischio, se no che gusto c'é.
All'inizio potrebbe risultare spiazzante ma poi ho pensato che, una volta capito il meccanismo, poteva risultare stimolante e magari anche divertente la ricerca dei pezzetti e come attaccarli. Bisogna anche tener presente che un bambino, se gli piace (e qui mi piacerebbe essere ottimista), può leggere o farsi leggere una storia infinite volte. Confido nel fatto che se a una prima lettura qualcosa non torna, magari nelle successive possa avere più chiara la struttura.
Grazie ancora.

Re: [Lab11] Al parco

8
Ciao @Kasimiro.
Un racconto che ho letto con piacere, scelte lessicali e sintattiche molto adeguate per il target scelto.
Ho apprezzato le due storie parallele, non so quanto agevoli da seguire per un "lettore esordiente" , ma potrebbe essere un buon modo per introdurre questo tipo di alternanza e allenarsi a sottotrame più complesse da seguire.
Qualche pulce e osservazioni sparse:
Kasimiro ha scritto: i bambini con i genitori completavano la giornata
A me questo termine non è piaciuto per niente. La giornata si completa da sola; mi sembra un modo di dire troppo astratto, finto.

Kasimiro ha scritto: quei papà o mamme solitarie
Ho visto che sopra te lo hanno corretto, invece secondo me ci può stare la concordanza con l'ultimo elemento. Anzi direi che è una scelta più inclusiva ed equilibrata, bravo!
Kasimiro ha scritto: “Facciamo le squadre: Io, Giovanni, Leonardo, Marco e Nilay; contro Luigi, Andrea, Pietro, Carlo e Tommy” sentenziò Giuseppe senza chiedere a nessuno.
“Non vale: Giovanni e Marco sono molto più forti, e anche Nilay in porta non lo batte nessuno” rispose Pietro.
“Va bene, vi diamo Marco e ci prendiamo... Carlo.”
“No, Carlo no. Prendete Andrea.”
“Andrea? No! [font="Times New Roman", serif]È[/font][font="Times New Roman", serif] c[/font]ome non avere nessuno.”
“E perché ce lo dobbiamo tenere noi?”
“Allora tiriamo a sorte.”
Andrea si allontanò senza dire nulla.
“Abbiamo risolto il problema” disse Giuseppe.
“No. Ora siamo cinque contro quattro” rispose un altro.
“Posso giocare io?” chiese Martina.
“Una femmina? Forse è meglio che vai a giocare con le bamboline” ridacchiò Pietro, seguito da altre risatine provenienti dal gruppo.
“Lascia perdere quegli stupidi, andiamo” le si rivolse Anna, la sua amica.
“Sì, è meglio.”
Secondo me questa è la parte migliore del racconto, l'ho trovata molto genuina e realistica. Chissà se cambierà mai.
Kasimiro ha scritto: di una ferrovia abbandonata vicina,
il vicina non serve a nulla, è ovvio che è a portata di pallonata
Kasimiro ha scritto: che non godeva di buona fama
precisazione non necessaria, s'era già capito
Kasimiro ha scritto: Tutti ne abbiamo il diritto.
Qui entriamo proprio nel gusto mio personale. Secondo me la vecchia sarebbe stata più efficace se burbera. Si capisce che è buona per quel che dice (i topolini salvati) ma avrei mantenuto un po' più di ruvidità nei modi, giusto per caratterizzarla con maggiore efficacia. Qui è talmente carina che stona un po' l'appellativo "strega"
Kasimiro ha scritto: Per gli amici, solo Mary.
idem come sopra

A parte queste osservazioni, m'è sembrato un buon racconto, ci vedrei bene un cartone animato.


A rileggerti!

Re: [Lab11] Al parco

9
Kasimiro ha scritto: KasimiroTornati alla base dell'albero Leo incitò l'amico: “Dai, arrampichiamoci.”
magari è un po' presto per definirlo amico, dato che si sono appena conosciuti.
Kasimiro ha scritto: "Vuol dire che sperimentano i profumi sui topolini, per vedere se possono provocare delle reazioni alla pelle. Infatti quando li abbiamo liberati ce l'avevano tutta arrossata con perdite del pelo a macchie. Ora mi sembra che facciano una vita migliore. Tutti ne abbiamo il diritto.
Piccolo refuso: manca la " di chiusura del discorso.
Kasimiro ha scritto: “Andreaaa!” si senti urlare. “Andiamo che è tardi!”
sentì

La descrizione riguardantela la preparazione della partitella di calcio è fatta molto bene, così come la descrizione dell'incontro: hai saputo mostrare esattamente quello che accadeva (il voler avere in squadra i giocatori più forti, nessuno che vuole il più "tristo", il prepotente che vuole fare tutto lui e che non è sopportato da nessuno).
Kasimiro ha scritto: Urlava, delirando sempre contro qualcuno: “Con quei fucili sparatevi nelle chiappe!” oppure: “Morirete tutti di peste bubbonica!”
Questa parte non è d'immediata comprensione, almeno per un bimbo. Con la scena dei topolini si capisce che è un animalista e fa capire la sua avversione per i cacciatori (“Con quei fucili sparatevi nelle chiappe!” è stupenda :P ) , la battuta “Morirete tutti di peste bubbonica!” è un po' più macchinosa da comprendere: tale malattia è trasmessa dalle pulci dei topi e quindi la battuta fatta la si può ricollegare facilmente a chi fa esperimenti sui topi, anche se, in quei laboratori, penso che ci siano norme sanitarie che evitino lo svilupparsi delle condizioni per lo scoppio di tale malattia.
Non so se un bambino ci arriverebbe. O forse non ci baderebbe neppure: le prenderebbe per battute e basta. Probabilmente siamo noi adutli che ci facciamo troppe domande e alle volte dovreme prendere certe cose così come sono.
Il cambiamento di Giuseppe mi sembra un po' repentino, ma tolto questo, il tuo brano è un ottimo racconto.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/

Re: [Lab11] Al parco

10
Ciao @Kasimiro,  
sempre avvincenti i tuoi racconti.
Arrivo per ultima a commentarti e non vorrei ripetere le stesse cose che ti hanno detto, quindi cerco qualcosa che, spero, nessuno ha ancora  messo in evidenza.
Mi sono piaciute le descrizioni del giardino della strega, le cose che vede Giuseppe appena atterra sull'erba. Mi è piaciuta la differenza tra i giochi dei bambini, non siamo fatti con lo stampino per fortuna, Leo quelli che giocano a calcio non se li fila proprio.
Mi è piaciuta meno la strega, che in realtà appare solo una un po' stramba, ma nella mia testa la giudico una normale donna con un po' più di coscienza.
Kasimiro ha scritto: “Posso giocare io?” chiese Martina.
“Una femmina? Forse è meglio che vai a giocare con le bamboline” ridacchiò Pietro, seguito da altre risatine provenienti dal gruppo.
“Lascia perdere quegli stupidi, andiamo” le si rivolse Anna, la sua amica.
“Sì, è meglio.”
Questo brano secondo me, messo così senza uno sviluppo non serve alla storia. Mentre andavo avanti speravo in un risvolto per Martina...
Invece è solo una pillola amara.
Ho trovata azzeccata la scelta della narrazione doppia, magari potresti farla tripla inserendo il percorso di Martina e Anna.
Con questa ultima ti faccio i complimenti e  alla prossima. 

Re: [Lab11] Al parco

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Ciao @Kasimiro  :)
Hai scritto un racconto gentile, ma complicato per la fascia d'età che hai dichiarato. Tra l'altro, secondo me potrebbe essere un middle grade senza paura e così, alzando l'età, sei libero di sperimentare e intrecciare come ti pare.
Oltre a essere fuori target, trovo che manchi la tensione. Hai diviso il testo in due linee narrative che funzionano abbasstanza bene in maniera autona, ma si risolvono con un niente di fatto sul finale. Forse erano finiti i caratteri, non so, non ho contato, ma la tua conclusione aveva bisogno di più respiro e di una qualche resistenza da parte di Andrea.
Il carattere dei tuoi personaggi, soprattutto di Andrea, è appena accennato e questo penalizza la tensione che dovrebbe risaltare tra Andrea e Leo. Gli darei più contrasto, renderei Andrea più prepotente quando si trova nel suo elemento e gli toglierei di dosso tutta la prepotenza nel momento in cui attraversa la rete del giardino della strega.
Leo non cambia, trova un amico e va bene, ma non ha cambiamenti, il che è un peccato anche dal punto di vista della trama.
Non riesco a trovare la ragione per cui Andrea dovrebbe voler andare a giocare con Leo il giorno seguente, questo suo cambiamento non è giustificato né dall'evoluzione del suo carattere, né dalla trama. Potrebbe passare accanto all'albero, vederlii e salutarli e già sarebbe cosa grossa considerando che non rivolge mai la parola a Leo. In qeusto caso, secondo me, sarebbe una soluzione più realistica. ovviamente, vedi tu  (y)
https://www.edizioniel.com/prodotto/lan ... 866568070/
https://www.edizionipiuma.com/it/i-disobbedienti/
Linda e la montagna di fuoco

Re: [Lab11] Al parco

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Grazie  @Kikki per la tua riflessioni. In effetti manca un po' di tensione e i caratteri dei personaggi potevano essere più marcati. Terrò presente anche per il futuro. 
Sulla fascia d'età ero molto indeciso, tanto che all'inizio avevo pensato proprio a un middle grade, poi ho cambiato. Ho valutato che, visto che i protagonisti potevano essere di quarta, quinta elementare, anche il lettore della stessa età poteva immedesimarsi nella storia.
Grazie ancora.
Rispondi

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