[Lab11] Il vento fa il suo giro

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Middle grade 9-12





«Eddaiiiii! Su, schiva! Più veloce, più veloce!»
Tac, tac, tac.
«Noooooo, non così...»
Tac, tac, tac, tactactactac.
«Colpisci! Colpisciiiii!»
Tactactactactactactactactac. Aritactactactactactactactac.
«Avanti, rincoglionito d’uno Steiner! Dagli il colpo finale! Massacra il mostraccio, bastardo d’un cavaliere! Fagliela vedere a questo cazzone di boss! Massacralo! Massacralooooo!»
Tactactactactac.. tactactac… tac...tac…
Matteo abbassò il gamepad, osservando con espressione sconvolta le immagini sullo schermo della televisione che non si muovevano più.
«Macchecca… nooooo… non adesso che sono al boss finale… nooooo, non ti bloccare porca puttana, non ti blocc...»
«Non ci siamo bloccati, ci siamo stufati!» sbottò il cavaliere sullo schermo voltandosi verso di lui. «E per dovere di cronaca, non sono Steiner: lui è di Final Fantasy IX, un altro gioco! Io sono l’ultimo dei cavalieri Valoriani!»
«Come?» domandò allibito Matteo.
«Final Fantasy IX, il gioco che ti ha prestato tuo padre quando gli hai chiesto com’erano i videogiochi ai suoi tempi» gli spiegò seccato il cavaliere sullo schermo.
«Ah, quello. Mamma quant’era noioso… e poi con quella grafica… troppo vecchio» sbuffò Matteo.
«Un po’ di rispetto!» tuonò il cavaliere. «Se noi siamo qui, è proprio grazie a giochi come Final Fantasy IX! Non scordarlo mai!»
«Oh no, un altro che fa il pippone...» bofonchiò Matteo.
«Non borbottare! E usa un po’ d’educazione!» Il cavaliere piantò la spada nel terreno. «Il problema con voi bambini e ragazzi di oggi è che non sapete più apprezzare le storie! Volete spaccare tutto, far esplodere ogni cosa! Colpisci di qua, spara di là, fai saltare in aria questo, massacra quell’altro! E insomma!»
«Ma...» fece sbigottito Matteo. «Ma è quello che fai tu!»
«Il copione. Sono esigenze di copione: è quello che debbo fare quando tu ti metti alla console e giochi all’avventura dove sono stato messo.» Spiegò con calma il cavaliere. «Pensi che mi diverta a colpire a destra e a manca? A fare sempre le solite mosse? A dovermi sempre scontrare con lui?» Indicò il suo avversario. «A sentirti infamarlo tutte le volte?»
Matteo sgranò gli occhi. «Ma lo faccio perché sono dalla tua parte!»
«Beh, questo non mi piace. Non ti sei mai messo nei suoi panni? Ti farebbe piacere essere insultato? Trattato come tu tratti lui?»
«Lui è il cattivo!» protestò Matteo.
«Per forza: era l’unico ruolo rimasto» intervenne il boss finale. «Nessuno ci tiene a essere il cattivo del gioco: infamato, odiato… nessuno sta mai dalla tua parte. E poi ti tocca fare sempre le cose sbagliate, portare rovina, distruzione… Morti di qua, morti di là... il tutto perché voi ragazzini vi divertite a vedere queste cose. Pace e tranquillità davvero non vi devono piacere. Non le sapete apprezzare. E tutto perché vi annoiate e cercate un modo per passare il tempo.»
«Scusami, ma che cosa dovremmo fare per divertirci?»
«Vediamo… ci sono tante cose da fare. Io per esempio quando non devo essere il cattivo mi piace coltivare il mio orticello: ti rimette in pace col mondo.»
«A me invece piace starmene seduto sotto gli alberi a dipingere nuvole» disse il cavaliere Valoriano.
«Eccheppallle...» Matteo si bloccò quando il cavaliere lo guardò in cagnesco. Si schiarì la voce prima di riprendere a parlare. «Quindi… a voi non piace quello che fate nel videogioco?»
Il boss finale fece spallucce. «Si tratta di un ruolo come un altro di una recita. Quindi, va bene così. Quello che non ci sta bene è come veniamo trattati. Sai quanti cinni come te dobbiamo sopportare? Migliaia e migliaia! Scenate, urla, sedie prese a calci, anche bestemmie ci tocca sentire! E tutto perché avete perso una partita a un videogioco! Una partita che potete rigiocare in qualsiasi momento, tutte le volte che volete, perché avete i salvataggi.»
«Sai com’è, la foga del momento...» provò a spiegare Matteo.
«Tutto quello che vogliamo è più di rispetto ed educazione» continuò il boss finale. «Più apprezzamento per la professionalità che ci mettiamo nell’interpretare il ruolo che ci è stato dato, anche se non ci piace.»
«Visto che tutto ciò viene a mancare, e non sembra esserci un qualche cambiamento nell’immediato, noi pg ci siamo stufati e abbiamo deciso di scioperare.»
«Voi volete fare cosa?» scattò esterrefatto Matteo.
«Scioperare. Sissignore. E non uno scioperino di qualche ora, come a qualcuno potrebbe passare per la testa: uno sciopero a oltranza, fino a quando voi cinni non avrete imparato educazione e rispetto. Non era nelle nostre intenzioni, né nei nostri compiti, ma visto che né la scuola né la famiglia ve le insegnano, è ora che qualcuno lo faccia. Per dovere d’informazione, tutti i personaggi di tutti videogiochi sono d’accordo e aderiscono allo sciopero.»
«Ma...»
«Puoi accettare o non accettare la nostra decisione, ma le cose così stanno.»
Matteo fece per protestare, ma il boss finale e il cavaliere Valoriano gli diedero le spalle, si misero le armi in spalla e s’incamminarono insieme, andando sempre più lontano fino a scomparire.
Matteo rimase a bocca aperta a fissare il paesaggio vuoto dello schermo. Per un attimo pensò a uno scherzo, ma i minuti passavano e i due non ricomparivano. Dopo mezz’ora spense la console e cambiò cd, ma la situazione era la stessa: partiva il gioco ma c’era soltanto il paesaggio. Nessuna traccia dei personaggi. Così per tutti i videogiochi che aveva. Ed era la stessa cosa per quelli online, che non necessitavano di una console.




Le cose non migliorarono nei giorni successivi e gli scenari continuarono a essere vuoti: i personaggi dei videogiochi erano stati di parola e avevano davvero deciso di scioperare. Dopo la sorpresa iniziale, Matteo si era dapprima innervosito, poi aveva preso a sclerare: proprio sul più bello doveva capitare! Come avrebbe fatto a sapere come finiva il gioco?
Aveva preso a calci le sedie, aveva girato per la stanza come se avesse del peperoncino nel sedere, ma poi, piano piano, aveva cominciato a cercare di trovare una soluzione. Aveva acceso la console e si era messo a fare promesse di ogni genere: che non avrebbe più insultato, che si sarebbe comportato bene. Si era messo anche in ginocchio supplicandoli di tornare.
Ma dopo un paio di giorni di questa storia si era sentito un po’ pirla a fare così e si era rassegnato al fatto che per non si sa quanto i personaggi dei videogiochi non si sarebbero fatti vedere.
A scuola le cose non andavano meglio, visto che anche gli altri erano nella stessa condizione e se ne stavano tutti imbronciati a fissare gli smartphone. Gli intervalli e i cambi d’ora erano un supplizio perché non poteva più fare le sue partitine veloci in rete. Certo, c’erano i social, ma non potendo raccontare delle sue videogiocate, non sapeva di cosa parlare. Rimanevano i video su TikTok, ma poter mettere solamente dei “Mi piace” alla lunga stancava.
«Uffa, che palle questi giochi che non funzionano più» gli scappò un giorno durante l’intervallo.
«Bro, possiamo provare a fare una partita a carte» gli suggerì Riccardo, il suo vicino di banco, tirandole fuori. «Mio nonno mi ha insegnato alcuni giochi.»
«Non saprei, non ci ho mai giocato...» disse poco convinto Matteo.
«Non sono male. E poi, è sempre meglio di stare qui a non fare niente.»
Matteo dovette ammettere che giocare a carte non era davvero poi così male, anzi, era divertente. Soprattutto quando a lui e Riccardo si erano uniti Andrea e Alessandro e avevano fatto una partita a briscola in quattro. Però la cosa non si era fermata lì: Andrea aveva suggerito nel pomeriggio di andare al parco a giocare a calcio, anche se non lo avevano mai fatto prima. Non doveva essere una cosa così difficile, date tutte le partite che avevano fatto sulla Play. Matteo non poté che convenire: il principio era sempre quello che vedevano fare con la console, che ci voleva a calciare un pallone e rifare le stesse azioni?
La realtà però fu un pochino differente. Anzi, più che un pochino fu totalmente differente. I tiri, le azioni che facevano con la Play non erano assolutamente paragonabili e quelle che facevano loro; la palla non andava mai dove volevano, gli stop e i dribbling erano una cosa da Gialappa’s. Ma alla fine della loro partitella (un parolone definire così un due contro due) si erano divertiti come dei matti (era stato più il tempo che passavano a ridere e a sghignazzare per gli sbagli che facevano che a giocare).
Il giorno dopo si misero d’accordo per andare a fare due tiri a canestro nel campetto vicino alla scuola e per quello dopo ancora sarebbero andati a provare il tavolo da ping pong che il padre di Alessandro aveva tirato fuori dalla cantina mentre la svuotava.




Dopo due mesi, come ogni giorno, seduti sotto l’albero sopra la collina il cavaliere Valoriano e il boss finale si godevano il tramonto.
«Abbiamo agito bene» disse il cavaliere.
«Già» rispose il boss.
«Ora i ragazzi hanno ripreso a interagire e a socializzare tra loro.»
«Vero.»
«Si guardano di più in faccia e passano meno tempo con gli occhi attaccati ai vari schermi.»
«Infatti.»
«Tutto è bene quel che finisce bene.»
«Quasi.»
«Perché?»
«Ora siamo senza lavoro.»
«È vero. Sinceramente, a questo non avevo pensato.»
«Adesso cosa facciamo?»
«Potremmo entrare nel settore degli antivirus: lì il lavoro non manca mai.»
«Non è che come impiego mi prenda molto.»
Il cavaliere scrollò le spalle. «A essere franchi, non mi darei pena più di tanto.»
«Perché?»
«Il vento fa il suo giro e cose che adesso non vanno più, un tempo torneranno a essere in auge. I vecchi giochi prima non li fumava quasi più nessuno, ma ora sono tornati di moda. Presto o tardi, saremo noi videogiochi a tornare sulla cresta dell’onda. In attesa di ciò, godiamoci questo bel paesaggio.»
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
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Re: [Lab11] Il vento fa il suo giro

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M.T. ha scritto: sab nov 25, 2023 11:46 amMatteo abbassò il gamepad, osservando con espressione sconvolta le immagini sullo schermo della televisione che non si muovevano più.
A una prima lettura, ci stava "espressione sconvolta", anche se si tratta solo di un fermo immagine, in fin dei conti. Ma in seguito, allora...

qui:
M.T. ha scritto: sab nov 25, 2023 11:46 am «Il problema con voi bambini e ragazzi di oggi è che non sapete più apprezzare le storie! Volete spaccare tutto, far esplodere ogni cosa! Colpisci di qua, spara di là, fai saltare in aria questo, massacra quell’altro! E insomma!»
«Ma...» fece sbigottito Matteo. «Ma è quello che fai tu!»
Soltanto "sbigottito" mentre si accorge di interloquire con un'immagine digitale?
Ci sono tornata sopra perché colpita dalla sproporzione tra l'"espressione sconvolta" di prima (e si trattava di un fermo immagine o comunque poteva essere un problema tecnico) e il semplice "sbigottito" davanti a delle immagini digitali che dialogano con lui. 
M.T. ha scritto: sab nov 25, 2023 11:46 am Matteo sgranò gli occhi. «Ma lo faccio perché sono dalla tua parte!»
«Beh, questo non mi piace. Non ti sei mai messo nei suoi panni? Ti farebbe piacere essere insultato? Trattato come tu tratti lui?»
«Lui è il cattivo!» protestò Matteo.
Sgranare gli occhi? Tutto lì? Ormai i nostri bambini non si meravigliano più di nulla. Davvero!
M.T. ha scritto: sab nov 25, 2023 11:46 am Dopo la sorpresa iniziale, Matteo si era dapprima innervosito, poi aveva preso a sclerare: proprio sul più bello doveva capitare! Come avrebbe fatto a sapere come finiva il gioco?
Aveva preso a calci le sedie, aveva girato per la stanza come se avesse del peperoncino nel sedere, ma poi, piano piano, aveva cominciato a cercare di trovare una soluzione. Aveva acceso la console e si era messo a fare promesse di ogni genere: che non avrebbe più insultato, che si sarebbe comportato bene.
Perché Matteo non sente subito i suoi amici per sapere se è successo anche a loro la stessa cosa?
Anche se è un fantasy, è pur sempre un racconto innestato nella realtà.
M.T. ha scritto: sab nov 25, 2023 11:46 amA scuola le cose non andavano meglio, visto che anche gli altri erano nella stessa condizione e se ne stavano tutti imbronciati a fissare gli smartphone. Gli intervalli e i cambi d’ora erano un supplizio perché non poteva più fare le sue partitine veloci in rete. Certo, c’erano i social, ma non potendo raccontare delle sue videogiocate, non sapeva di cosa parlare. Rimanevano i video su TikTok, ma poter mettere solamente dei “Mi piace” alla lunga stancava.

Fai capire che, solo al ritorno a scuola (che sia l'indomani o più tardi, non importa, il problema è non farsi un confronto immediato coi coetanei)
Matteo scopre la condivisione del problema. E anche qui, mi stonano le reazioni di tutti: "imbronciati"? Mi sembra davvero troppo poco.
M.T. ha scritto: sab nov 25, 2023 11:46 am Dopo due mesi, come ogni giorno, seduti sotto l’albero sopra la collina il cavaliere Valoriano e il boss finale si godevano il tramonto.
«Abbiamo agito bene» disse il cavaliere.
«Già» rispose il boss.
Ora i ragazzi hanno ripreso a interagire e a socializzare tra loro.»
«Vero.»
Si guardano di più in faccia 
Molto bella l'idea di fondo: bravo @M.T.  (y)
M.T. ha scritto: sab nov 25, 2023 11:46 am Il vento fa il suo giro e cose che adesso non vanno più, un tempo torneranno a essere in auge. I vecchi giochi prima non li fumava quasi più nessuno, ma ora sono tornati di moda. Presto o tardi, saremo noi videogiochi a tornare sulla cresta dell’onda. In attesa di ciò, godiamoci questo bel paesaggio.
Bel finale!  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab11] Il vento fa il suo giro

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Per esperienza personale ho visto ragazzi sconvolgersi per cose che non avrei immaginato e avere invece reazioni tiepidine o nulle di fronte a fatti che erano gravi (esempio: andare in panico per la mancanza di rete e non poter navigare, dare una semplice occhiata a un ferito in un incidente e due secondi dopo parlare come se niente fosse successo). Quindi per Matteo il gioco che si blocca sul più bello è sconvolgente, molto meno se viene ripreso dal personaggio del videogioco (e non è sconvolto perché il personaggia parla con lui, ma perché lo sta sgridando per come si comporta giocando :P, ritenendo che sia normale sclerare quando si gioca.)
Poeta Zaza ha scritto: Perché Matteo non sente subito i suoi amici per sapere se è successo anche a loro la stessa cosa?
Perché spesso un adolescente non fa la cosa più logica da fare: reagisce e non riflette. Magari a qualcuno può sembrare uno stereotipo, ma la riflessione a quell'età è qualcosa che pochi attuano (far pensare un adolescente è una delle imprese più ardue).
Poeta Zaza ha scritto: Fai capire che, solo al ritorno a scuola (che sia l'indomani o più tardi, non importa, il problema è non farsi un confronto immediato coi coetanei) Matteo scopre la condivisione del problema.
Non c'è confronto o condivisione perché accade che a quell'età ognuno pensa di essere il più sfortunato del mondo e di essere l'unico ad avere problemi: ognuno sta nel suo guscio, rimuginando sulle sue miserie.
Poeta Zaza ha scritto: E anche qui, mi stonano le reazioni di tutti: "imbronciati"? Mi sembra davvero troppo poco.
Oddio, mica potevano avere attacchi epilettici o dare fuoco alla scuola :D
Poeta Zaza ha scritto: Bel finale! 
Col finale ho voluto rendere omaggio a un film di Giorgio Diritti, Il vento fa il suo giro (Il titolo riprende un proverbio occitano, col significato di "tutto ritorna"): l'ho trovato davvero un bel film, che ha parecchio da insegnare.
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Re: [Lab11] Il vento fa il suo giro

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ciao @M.T. sei l'ultimo che leggo, anche se è la prima volta che ti leggo ( cacchio che giro di parole) :D

Un racconto della serie "The neverending story", riadattata ai giorni nostri. Al posto del salvataggio della fantasia umana, per mezzo di  un bambino dalla fantasia fervida, questa volta, un mondo magico si attiva per salvare il mondo dei giochi umani, quelli sani. Un finale invece ironico, questo, quello che viene salvato, verrà nuovamente messo in discussione, come il ritorno alle mode passate. Non è male, come messaggio. Ciao a presto. (y)
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab11] Il vento fa il suo giro

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@M.T., anche per me credo sia la prima volta che leggo un tuo scritto.
E devo dire che non è affatto male, come prima impressione. :D 

Bel ritmo, personaggi ben delineati (il boss finale che "interpreta la parte del cattivo" mi ha ricordato Ralph Spaccatutto).

Dal punto di vista puramente linguistico, niente da eccepire. Refusi non ne ho trovati.
Solo una nota di pura pignoleria dal correttore di bozze che vive in affitto nel mio cervello. :asd: 
M.T. ha scritto: «Ah, quello. Mamma quant’era noioso… e poi con quella grafica… troppo vecchio»[,] sbuffò Matteo.
In casi come questo, tra discorso diretto e tag di enunciazione ci vorrebbe la virgola, o un altro segno di punteggiatura adeguato.
In altre situazioni no (per esempio, se il discorso diretto si chiude con un punto interrogativo o esclamativo), ma in questa è necessario.
Piccolezza giusto per fare la figura del rompiscatole. :asd: 

Dal punto di vista puramente strutturale, anche qui, niente da dire: introduzione da manuale con le sue premesse che si sviluppano in maniera naturale, fino alla conclusione che ci dà un punto di vista diverso su tutto il racconto e carica di significato il titolo (molto poetico, tra l'altro).

Due sole considerazioni. Non sono "difetti", solo qualcosa su cui vale la pena riflettere.

La prima è l'uso del turpiloquio.
Sì, lo so, i ragazzi di oggi non sono come i bambini di mezzo secolo fa. A dodici anni fanno cose che io a diciotto nemmeno mi sognavo.
Rimangono però comunque dei bambini, o al massimo dei preadolescenti. A meno che il turpiloquio non sia strettamente necessario per caratterizzare i personaggi, lo eviterei. In questo caso, si può mostrare la frustrazione del protagonista senza ricorrere a esso, a mio avviso.
Giusto per chiarire: non sono un bacchettone, faccio uso di "insulti creativi" a mia volta, e spesso. :D 
Ma in questo racconto sembra esserci un messaggio educativo che contrasta parecchio con l'uso libero delle parolacce.

La seconda considerazione riguarda alcuni riferimenti, che forse sono un po' troppo adulti.
Per esempio, menzioni la Gialappa's.
Ora, l'ultima volta che ho visto la TV italiana è stato 12 anni fa o giù di lì, quindi magari sono ancora sulla cresta dell'onda. :asd: Ma erano personaggi della mia generazione, quindi... di parecchio tempo fa. Non sono sicuro che un ragazzino di oggi li conosca, a meno che non siano ancora in auge.
Stesso discorso per FF IX.

Infine, piccola nota personale:
M.T. ha scritto: sab nov 25, 2023 11:46 amNessuno ci tiene a essere il cattivo del gioco: infamato, odiato… nessuno sta mai dalla tua parte.
 A meno che tu non sia Sephirot di FF VII.  :si: :asd: 

Bel racconto, mi è piaciuto. Spero di poter vedere qualcos'altro di tuo qui in CdM in futuro.

A rileggerti.

Re: [Lab11] Il vento fa il suo giro

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Mid ha scritto:  A meno che tu non sia Sephirot di FF VII. 
Ecco, Sephirot è stato uno di quei villain che non vedevo l'ora di mazzolare (e infatti ci ero arrivato al massimo: lo scontro fu roba da poco visto che avevo elimato tutte le Weapon). Inizialmente ho anche simpatizzato per lui e l'ho ritenuto un personaggio ben caratterizzato ma dopo che
Spoiler
ha ucciso Aerith
non vedevo l'ora di eliminarlo.
Come storia, uno dei Final Fantasy migliori (anche se io ho preferito l'VIII, ma si sa, il prima FF non si scorda mai); bello il X e il IX il FF più rivalutato (giocato subito dopo l'VIII non mi colpì favorevolmente, ma passato un po' lo seppi apprezzare).

Chiusa la parentesi videoludica (salto nel tempo di una ventina d'anni o giù di lì :P ), ma partendo proprio da essa, sì, sia la Gialappa's sia FF IX sono del passato ma sono tornati in auge. La Gialappa's è tornata in tv su TV8 (siamo alla seconda stagione), così come suoi personaggi famosi come Jeanclaude e Madre :D



Anche i vecchi FF sono tornati in auge, con FF VIII remastered e il remake di FF VII; si parla di un possibile remake del IX e del X. Quindi nell'ambiente videoludico e nei giovani non sono cose poi così sconosciute.

Sull'uso di alcune parole volgari, sono stato dibattuto se usarle o meno, perché possono stonare con tutto il resto. Alle fine ho optato per metterle, ma non ho la certezza che sia stata una scelta corretta; come dici tu, era possibile evitare.
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Re: [Lab11] Il vento fa il suo giro

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  ha scritto:M.T.«Per forza: era l’unico ruolo rimasto» intervenne il boss finale. «Nessuno ci tiene a essere il cattivo del gioco: infamato, odiato… nessuno sta mai dalla tua parte. E poi ti tocca fare sempre le cose sbagliate, portare rovina, distruzione… Morti di qua, morti di là... il tutto perché voi ragazzini vi divertite a vedere queste cose. P
Non ho potuto fare a meno di pensare al povero Ralph Spaccatutto. A come i personaggi entravano e uscivano dai videogiochi, un pochino mi ha fatto pensare anche a Emoji, due film che fanno riflettere, come pure la tua storia.
E chiaro che, dopo Toy story, se in una storia fai parlare dei giochi, non è la più originale delle storie, però, nella tua, scritta benissimo, ci ho trovato qualcosa di diverso: L'alternativa, il messaggio:
Per i ragazzi senza play non rimangono che palle e palline da far rotolare, per i protagonisti non rimane che oziare e guardarsi il panorama. 
Quindi alla fine il messaggio qual è? Che quando i videogiochi torneranno a spopolare i ragazzi ricominceranno a spaccare tutto. 
  ha scritto:M.T.Presto o tardi, saremo noi videogiochi a tornare sulla cresta dell’onda. In attesa di ciò, godiamoci questo bel paesaggio.»
  Quando il vento cambierà direzione, sarà tutto come prima? Nessuna lotta e nessuna soluzione? Io avrei trovato un accordo fra le parti.  per spiazzare tutti, ma tu sei stato più creativo. Nei  i film che ho citato sopra, il finale porta sempre a un significato facile da comprendere. I cattivi vengono sconfitti, i piccoli crescono più consapevoli, empatizzano con i personaggi. 
Nella tua storia, invece, i personaggi dei videogiochi scioperano per farsi una vacanza, i ragazzi non si appassionano ai nuovi giochi come facevano prima e alla fine si tornerà al punto di partenza; questo sì che è un finale originale e fa riflettere parecchio.
  ha scritto:M.T.«Come?» domandò allibito Matteo.
E basta? Solo allibito? 
  ha scritto:M.T.«Eddaiiiii! Su, schiva! Più veloce, più veloce!»
Tac, tac, tac.
«Noooooo, non così...»
Tac, tac, tac, tactactactac.
«Colpisci! Colpisciiiii!»
Tactactactactactactactactac. Aritactactactactactactactac.
Come incipit potrebbe sembrare strano, ma da come lo hai scritto io ho capito subito che un ragazzino sta picchiando dei tasti. Bell'inizio!
  ha scritto:M.T.«Mio nonno mi ha insegnato alcuni giochi.»
Ci sono sempre i nonni che insegnano vecchi giochi, compresa io, la cosa sta cominciando a infastidirmi.
  ha scritto:M.T.La realtà però fu un pochino differente. Anzi, più che un pochino fu totalmente differente. I tiri, le azioni che facevano con la Play non erano assolutamente paragonabili e quelle che facevano loro; la palla non andava mai dove volevano, gli stop e i dribbling erano una cosa da Gialappa’s. Ma alla fine della loro partitella (un parolone definire così un due contro due) si erano divertiti come dei matti (era stato più il tempo che passavano a ridere e a sghignazzare per gli sbagli che facevano che a giocare).
Io non sarei così drastico, i figli di oggi sono pieni di risorse, sanno fare prodezze con la tastiera in mano e la stessa cose col pallone al piede. Ma capisco l'esigenza narrativa di mostrare il giro del vento.
Un bel lavoro, complimenti!

Re: [Lab11] Il vento fa il suo giro

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@bestseller2020 La storia infinita è tanta roba e non credo che il racconto che ho scritto sia lontanamente avvicinabile a essa.
Albascura ha scritto: Non ho potuto fare a meno di pensare al povero Ralph Spaccatutto. A come i personaggi entravano e uscivano dai videogiochi, un pochino mi ha fatto pensare anche a Emoji, due film che fanno riflettere, come pure la tua storia.
E chiaro che, dopo Toy story,
Tre film per bambini e ragazzi che hanno da dire diverse cose, specie Ralph Spaccatutto e Toy story (Emoji non lo metto al loro livello, anche se è passabile, se non si hanno pretese). Parlando di pellicole d'animazione ci sarebbe molto da dire, ma inerenti ai giochi non me ne vengono molti in mente, se non magari andare a pescare quelli giapponesi (al momento mi viene in mente Sword Art Online)
Albascura ha scritto: Che quando i videogiochi torneranno a spopolare i ragazzi ricominceranno a spaccare tutto. 
Si spererebbe che abbiano imparato qualcosa (voglio essere ottimista; però se penso che col covid non si è imparato nulla...)
Albascura ha scritto: Ci sono sempre i nonni che insegnano vecchi giochi, compresa io, la cosa sta cominciando a infastidirmi.
Io direi che per fortuna ci sono ancora certi nonni :)
Albascura ha scritto: Io non sarei così drastico, i figli di oggi sono pieni di risorse, sanno fare prodezze con la tastiera in mano e la stessa cose col pallone al piede.
Mi sono un po' ispirato a Big Bang Theory, dove i protagonisiti maschili con gli sport sono decisamente negati :P
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Re: [Lab11] Il vento fa il suo giro

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Ciao @M.T. ,

mi è piaciuta molto l'idea del racconto, far parlare i personaggi dei videogames è una trovata geniale.
Fantastico l'inizio.
Purtroppo non mi è piaciuto granché il discorsetto del guerriero, un po' troppo moralistico e pesantuccio. In generale secondo me il punto debole del racconto è la morale troppo esplicita, quasi urlata e anche ribadita. Avrei lasciato tutto un po' più sottotraccia, si avverte molto il giudizio negativo sul mondo dei videogames. E' un po' come se tu ti fossi "inginocchiata" a fianco dei bambini per spiegargli quanto è più bello giocare a carte/ping pong/calcio piuttosto che usare i giochi elettronici. Rischia di essere controproducente.

Invece a livello di scrittura l'ho trovato molto ben scritto, e soprattutto nella parte iniziale particolarmente coinvolgente.
Mi è piaciuta tanto anche la scelta del titolo e l'immagine che evoca rispetto al finale.

A rileggerti!

Re: [Lab11] Il vento fa il suo giro

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Sineddoche ha scritto: si avverte molto il giudizio negativo sul mondo dei videogames.
più che sul mondo dei videogames, è sul modo in cui sono vissuti da alcuni, che mostrano il peggio di sè (cosa che ho visto di persona). Vissuti nella giusta maniera, i videogiochi sono un modo per passare il tempo.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
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Re: [Lab11] Il vento fa il suo giro

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Ciao @M.T. non sono per nulla appassionato di videogiochi per cui alcune sfumature potrei averle perse. Nonostante questo riesci a far immergere il lettore in questo mondo.
Ho letto almeno due volte il racconto e ha percepito che in alcuni passaggi c'è una morale troppo esplicita (poi ho visto che anche i commenti sopra avevano notato questo). Per esempio qui.
M.T. ha scritto: «Scioperare. Sissignore. E non uno scioperino di qualche ora, come a qualcuno potrebbe passare per la testa: uno sciopero a oltranza, fino a quando voi cinni non avrete imparato educazione e rispetto. Non era nelle nostre intenzioni, né nei nostri compiti, ma visto che né la scuola né la famiglia ve le insegnano, è ora che qualcuno lo faccia. Per dovere d’informazione, tutti i personaggi di tutti videogiochi sono d’accordo e aderiscono allo sciopero.»
Non che sia un male estremo, anche a me è capitato tante volte, per cercare di essere chiari il più possibile nel dare il messaggio. Per i bambini piccoli è più comprensibile, con i ragazzi e in generale potrebbe appesantire il testo.
M.T. ha scritto: Matteo dovette ammettere che giocare a carte non era davvero poi così male, anzi, era divertente. Soprattutto quando a lui e Riccardo si erano uniti Andrea e Alessandro e avevano fatto una partita a briscola in quattro. Però la cosa non si era fermata lì: Andrea aveva suggerito nel pomeriggio di andare al parco a giocare a calcio, anche se non lo avevano mai fatto prima. Non doveva essere una cosa così difficile, date tutte le partite che avevano fatto sulla Play. Matteo non poté che convenire: il principio era sempre quello che vedevano fare con la console, che ci voleva a calciare un pallone e rifare le stesse azioni?
Sono rimasto sorpreso. È possibile non aver mai giocato a calcio per un ragazzino? Pensavo anche che chi fosse appassionato del calcio in Play lo fosse anche nel gioco reale. Sicuramente sarai più aggiornato di me e se lo scrivi non ho motivo di dubitarne.
Il finale mi è piaciuto come la scrittura. Il messaggio che trasmetti è bellissimo e arriva appieno anche senza eccessive spiegazioni.
A rileggerti

Re: [Lab11] Il vento fa il suo giro

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Kasimiro ha scritto: Sono rimasto sorpreso. È possibile non aver mai giocato a calcio per un ragazzino? Pensavo anche che chi fosse appassionato del calcio in Play lo fosse anche nel gioco reale.
Per me che sono cresciuto col pallone, risultava difficile credere che ci fossero bambini e ragazzi che non avessero giocato a calcio. Quando ero giovane, ai campetti (calcio o basket) c'era sempre qualcuno che giocava; ora li vedo sempre più deserti, usati dalle mamme per portarci i bimbi piccoli in bicicletta o per far fare i bisogni ai cani (ma la colpa non è degli animali, ma dei proprietari che non hanno decenza).
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/

Re: [Lab11] Il vento fa il suo giro

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A contest concluso, posso commentare questo commento.
Kasimiro ha scritto: Ho letto almeno due volte il racconto e ha percepito che in alcuni passaggi c'è una morale troppo esplicita (poi ho visto che anche i commenti sopra avevano notato questo). Per esempio qui.
Sono concorde, se l'intenzione fosse la morale. Ma qui non si tratta di morale, ma di aver voluto mettere per iscritto una denuncia rivolta a chi in queste settimane ha voluto criticare e si è adoperato per agire contro il diritto allo sciopero: ogni riferimento a cose e persone non è puramente casuale.
Vero, si tratta di brani per un pubblico giovane, ma come ha scritto @Mid in un commento per il suo racconto, con il giusto modo si può parlare di realtà dure. E in un mondo che vede sempre più paesi avere derive di estrema destra e fasciste, è necessario rendere consapevoli il più presto possibile quello cui si sta andando incontro. E dire che si deve lottare, ci si deve opporre, per operare un cambiamento. Sempre.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
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Re: [Lab11] Il vento fa il suo giro

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Ciao @M.T., quanto tempo è passato dall'ultima volta che ti ho letto!
Ritrovo la tua scrittura molto in forma, si vede che ti sei tenuto in forma. 
Con questo racconto, sei voluto andare sul sicuro, cioè sulla diatriba tra video e giochi all'aperto; la discussione è grossa nel campo della letteratura per ragazzi e ovviamente ognuno ha la sua opinione. Tu hai scelto una forma molto interessante e originale per affrontare un tema che è ormai usurato.
Ho da farti degli appunti su diversi termini che utilizzi che richiamo i tempi che furono =) come anche non userei cinni e pirla che trovo troppo connotati a livello regionale. Toglierei i riferimenti alla Gialappa's e, nell'incipit, sostituirei schiva con qualcosa di più diretto.
Hai usato un sacco di parolacce che, se dovessi proporre il testo a un editore del settore, te li farebbe eliminare tutti, magari te ne farebbe lasciare un paio, ma sarebbero anche troppi per un testo tanto corto. La cosa che puoi fare è fargli inventare degli insulti che si accordino con il tema della tua storia, con il videogioco, con tratti caratteriali del tuo protagonista. In questo modo lo connoteresti molto di più.
Spingerei di più sullo stupore del protagonista quando i personaggi del gioco gli annunciano lo sciopero e gli farei affrontare l'argomento con i compagni subito il giorno dopo a scuola. Oppure potrebbe cercare di mettersi in contatto con qualcuno, di solito i giochi mettono i ragazzi in comunicazione e si parlano tutto il tempo nonostante non siano nella stessa stanza. Quindi, farei affrontare l'argomento con gli altri subito. Potrebbero cercare di convncere i personaggi a tornare, ma non saprebbero come e cederebbero di nuovo alla frustrazione e rabbia di non saperlo fare.
Per me il tuo racconto ha un pontenziale molto forte e se fossi in te lo svilupperei. Eliminerei la parte finale, nel caso decidessi di continuare a scrivere, perché dà al racconto un tono troppo moralista e didattico, punterei sui ragazzi che devono svegliarsi dal mondo online e imparare a vivere in quello vero.
https://www.edizioniel.com/prodotto/lan ... 866568070/
https://www.edizionipiuma.com/it/i-disobbedienti/
Linda e la montagna di fuoco

Re: [Lab11] Il vento fa il suo giro

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@Kikki visto che qui non c'è l'icona per ingraziare, ti ringrazio direttamente col commento :) .
Quello che hai scritto conferma i punti deboli del testo che vedevo (ma che non avevo il tempo per eliminarli e al momento neppure le idee per sviluppare diversamente il brano: la prima parte mi era venuta subito ben chiara, è stato il dopo che ho avuto difficoltà a sviluppare. E infatti non mi ha soddisfatto appieno).
Kikki ha scritto: quanto tempo è passato dall'ultima volta che ti ho letto!
vero :P
Kikki ha scritto: Ritrovo la tua scrittura molto in forma, si vede che ti sei tenuto in forma. 
In verità ho scritto molto meno di quello che avrei voluto :(
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
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