[Lab11] La banda della mano nera ( la leggenda)

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Prime letture 7.8 anni ma  anche Middle grade 9-12 

[Lab11] Tema: Giochi

La banda della mano nera 
(La leggenda)



Bruno, l’informatore, si avvicinò a passi misurati, aveva un sorriso stretto tra le labbra, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni e ostentava un’aria soddisfatta. 
Claudio lo vide ma restò concentrato, schiccherò la biglia e quella andò in buca sorvolando la stradina che Matteo aveva scavato con cura; ci buttavamo i tacchi delle scarpe in quella operazione, Matteo di più, lui era il più bravo a costruire i percorsi per le biglie con il tallone.
L’informatore si accucciò sul campo di gioco e tutti ci accostammo a lui a formare un cerchio.
— Arriva domani! Disse.
—Yheeeeaah, un coro di approvazione si disperse nell’aria calma di un pomeriggio estivo.
Le mamme, sedute all’ombra, davanti al portone di casa, alzarono lo sguardo dai lavori che tenevano tra le mani, ci osservarono a occhi stretti. Trascorsero cinque lunghi secondi di terrore, poi tornarono alle chiacchiere, rasserenate dal nostro far finta di niente.
 — Come hai fatto a saperlo? Disse Matteo, che era sempre a caccia di notizie: voleva diventare lui l’informatore, sapeva che c’era da aspettare per salire di grado, ma voleva tenersi pronto.
— Sono entrato in ufficio di nascosto, ho sentito l’assistente che parlava al telefono: domani mattina alle cinque arriva alla stazione, manderanno tre autotreni.
— Caspita! Lo scaricheranno dalla rampa, è l’unico modo per un carico così grosso; Maurizio era piccolo ma molto intelligente, l’aritmetica e la geometria erano il suo forte; 
—Tre autotreni!, sarà una montagna altissima, sarà una scalata molto pericolosa; Silvestro invece si preoccupava sempre di ogni cosa, non era un fifone ma spesso aveva delle uscite materne.
— Lo scaricheranno nella spianata sotto la cava, — confermò Bruno. — A mezzogiorno la cima si vedrà anche da qui. Noi agiremo nel pomeriggio. Domani è sabato, per fortuna, non ci sarà nessuno in giro. 
— A proposito, — disse poi  rivolto a Giada e Silvestro, — avete procurato la stoffa che ci serve? Pianteremo la nostra bandiera in cima alla montagna domani?
— Ho rubato una federa, Mia madre m’ammazza, lo so.
Gli occhi di Giada cercarono l’approvazione di Bruno, ma avrebbe voluto tanto che fossero presenti Mauro e Pietro: i capi in carica di quella e altre estati passate.
Mauro e Pietro avevano terminato le medie ormai, e di pomeriggio spesso non potevano giocare. Comunque erano loro che distribuivano i gradi e le medaglie al valore; Giada sperava di diventare maggiore capo delle femmine, anche se desiderava comandare il gruppo dei maschi.
— Una federa! Rispose l’informatore sinceramente colpito dall’audacia di Giada. — Accidenti! Sei stata grande. Silvestro, tu ti occuperai di costruire la bandiera e sarai il suo portatore, Maurizio, tu devi procurare della corda, potrebbe servirci e tu, Gino, penserai alle armi, tua madre ha sempre da fare, sei l’unico che può uscire dopo cena senza essere visto, devi nascondere le armi dietro alla casetta del compressore, domani alle tre ci vediamo tutti là, ci saranno anche Pietro e Mauro, decideranno loro quali armi portare, non possiamo sapere cosa o chi troveremo lassù.
— Pensi che qualcuno ci abbia rubato l’idea? Chi altro c'è, siamo solo noi. 
Gino cadeva sempre dalle nuvole, bisognava ripetergli sempre quello che doveva fare, sua madre era vedova con cinque figli e lui era sempre distratto da mille cose da fare per aiutarla. 
— Ci sono i paesani, Gino, ci tengono d’occhio, ti ricordi l’anno scorso? La guerra del sale… credo che non abbiano ancora digerito la sconfitta. Comunque non si sa mai, noi le armi le portiamo.
Patrizia alzò la mano per intervenire.
— Io devo portare Lisetta, mamma domani fa le punture alla signora Aspasia, quando va in paese sta via tutto il pomeriggio… 
— Va bene, portiamo pure Lisetta! Però ci pensi tu, è tua sorella.
— Certo! Ci penso io. Patrizia era una ragazzina educata e responsabile, il pensiero di portare anche la sua sorellina sicuramente le creava un po’ d’ansia ma lei la ricacciò subito indietro, non avrebbe mancato l’appuntamento per nulla al mondo.


Ombre scure strisciarono lungo il muro bianco della tramoggia. Sulla polvere calcarea, fina come borotalco, c’erano le impronte profonde lasciate da Mauro, Pietro e Silvestro. Ci ritrovammo sotto il susino, dietro la casetta del compressore; Il sacco con le armi era nascosto dietro il tronco dell’albero, Gino aveva fatto il suo dovere.  
—  Fammi vedere la bandiera, Silvestro.
— È perfetta, Pietro, guarda che bel lavoro che ho fatto! Pietro controllò le legature, l’asta era dritta e senza sbavature, la sventolò in aria, era davvero bellissima.
— Si! Bel lavoro, Silvestro, non vedo l’ora di vederla piantata lassù. Tutti e quattro ci parammo gli occhi con il palmo; i raggi del sole riflessi sulla cava ci offuscavano la vista.
La montagna scura, alta almeno sei metri, brillava all’orizzonte, era simile a una gigantesca bestia nera addormentata sulla spianata; ci separava da lei un territorio pieno di insidie e pericoli che dovevamo superare prima di arrivare ai suoi piedi. C’erano mezzi di trasporto ovunque, ruspe, camion e pale meccaniche oltre a nastri trasportatori, grossi mucchi di roccia caduta dalle ultime esplosioni, tronchi sparsi dappertutto e alberi interi strappati alla collina.
Arrivò Bruno correndo. 
— stanno arrivando, — gridò, —  Lisetta cammina troppo piano, era meglio non portarla. 
— O tutti o nessuno, lo sai! Gli rispose Pietro. — Hai visto la bandiera? — La federa sventolò contro il cielo, bianca come la neve.
Mauro fece segno con la mano di sbrigarsi al drappello che arrivava. 
Giada aveva le trecce lunghe legate assieme sulla nuca e si era messa i pantaloni di suo fratello, ogni tanto sua madre l’accontentava. Patrizia era scalza, portava in mano i sandali nuovi per non rovinarli, aveva il vestitino corto; le ginocchia scoperte erano così magre che sembravano dover cedere da un momento all’altro, Lisetta le dava la mano; aveva  i codini legati con un bel nastro rosa e un abitino bianco con piccoli fiori ricamati. Per ultimo le seguiva Maurizio che portava un rotolo di corda intorno al collo, zampettava come una papera, le sue scarpe erano troppo grosse e faceva una gran fatica per raggiungere gli altri.
 — L’arco con le frecce, meglio di no, — disse Mauro, — prendiamo soltanto le fionde, la scalata sarà dura, guardate come è alta, non portiamoci dietro armi pesanti, ci serviranno tutte e due le mani per salire lassù.
Prendemmo tutti le fionde, chi l'aveva la mise in tasca, gli altri se la misero al collo, le munizioni erano ovunque sul terreno. 
Pietro fece un fischio lungo in due tonalità, era il segnale convenuto, il gioco aveva inizio.
— Svelti! Tutti dietro a me, in fila indiana, seguitemi al passo. E, Il nostro capo davanti a tutti, cominciammo a trotterellare tra polvere, solchi lasciati da grossi pneumatici e detriti di ogni grandezza. Dietro ogni macchinario potevano nascondersi i paesani in agguato. Procedemmo a tappe: di corsa fino alla ruspa, tutti accucciati, al segnale di Mauro di nuovo di corsa fino al camion, poi fino al cumulo di rocce, aggirato quello...ci trovammo di fronte a un enorme lago acido che ci  impediva il passaggio, la patina bianca che galleggiava sul pelo dell’acqua faceva terrore puro, un solo schizzo e potevamo lasciarci la pelle. Bruno salì sulla roccia e si schermò gli occhi.
— C’è un guado laggiù! — Gridò, — ma dobbiamo tornare indietro, fino alla ruspa, e poi dobbiamo andare verso nord.
Mauro fischiò ancora, due brevi fischi, bruno saltò a terra e cominciammo di nuovo a correre. Arrivati alla ruspa, Giada si fermò di colpo, — ci sono i paesani, guardate! Impronte piccole, non come quelle degli scarponi degli operai!
— Secondo me sono in tre, —  disse Claudio con gli occhi bassi per scrutare il terreno, — si, sono tre scarpe diverse.—
— presto! — Gridò Pietro, — alla montagna! O faranno prima di noi, dobbiamo superarli!  
Tutti scattammo di corsa allo sbaraglio, avevamo davanti a noi almeno centocinquanta metri allo scoperto da superare, prima di arrivare alla base e cominciare la scalata; rischiammo di essere visti ma non potevamo fare altro che correre. 
Lisetta restava indietro, Patrizia la prese in braccio, non si perse d’animo, sapeva il motto della banda: O tutti o nessuno!
Mauro correndo cercò di intercettare i paesani, ora non c’erano più ostacoli dove nascondersi, la montagna svettava davanti a noi ed era sempre più vicina… 
Arrivati ai piedi dell'enorme cumulo di carbone ci guardammo intorno; sembrava che fossimo soli, dei nostri rivali nemmeno l’ombra. 
 — Forse sono andati via, hanno rinunciato per adesso, quando torneranno  troveranno la nostra bandiera sulla cima. Pietro ne era convinto e noi, finalmente riprendemmo fiato.
I nostri capi cominciarono a valutare la strategia di scalata. 
— Il versante sud è troppo ripido, meglio salire da est, guardate come scende, il dislivello all’inizio è minimo, dovremmo farcela…
La frase morì sulla bocca di Mauro: tre ragazzi apparvero dal nulla. Erano Ernesto, Mario e Ciccio. Forse si erano sdraiati a terra per non farsi vedere e ora stavano in piedi sotto al versante est, a una ventina di metri da noi. Ci bloccavano la strada, ridevano come se avessero già la vittoria in pugno. Cominciarono a lanciare pezzi di carbone, a dire parolacce e a darci dei fifoni; la sfida era lanciata e la gara ebbe inizio.  
Al segnale di Mauro, tutti cominciammo a salire e quelli fecero la stessa cosa.
A ogni passo bisognava infilare bene la punta del piede: il carbone appena scaricato era instabile, dovevamo fare attenzione a non fare troppo velocemente per non provocare piccole slavine. 
— Fate piano! Continuavano a raccomandarsi i ragazzi più grandi.
Silvestro, con la bandiera, restava troppo indietro, Claudio, a ogni metro guadagnato si fermava a prenderla per far avanzare il suo compagno; in questo modo si davano il cambio e la bandiera saliva con loro. Patrizia, ancora non sapeva come fare con la sorellina, si mise a spingerla davanti a sé e poi reggendola, quasi trascinandola, faceva qualche metro. Gino Maurizio e Giada erano dietro a Bruno, Pietro e Mauro, loro erano molto veloci e ogni tanto gettavano occhiate ai nostri rivali che si arrampicavano sul muro nero a est.


I tre paesani avanzavano sulla parte meno ripida ma più distante dalla cima.
— Ce la possiamo fare, forza non fermatevi, li incitava Ernesto, il loro capo, un tipo grosso che sembrava un uomo fatto, con una bandana legata sulla testa.  ed era già a metà percorso. Mario lo seguiva a poca distanza. 
— Ciccio, sbrigati, Maledizione!
Il ragazzotto un po’ in carne ce la stava mettendo tutta ma a ogni passo perdeva centimetri: Il carbone franava inesorabile sotto il suo peso.
Sull’altro versante, Mauro era quasi in cima, Claudio gli passò la bandiera e con due salti conquistarono insieme  la vetta, li seguì Pietro che incominciò a incitare gli altri.
— Dai patrizia, passa Lisetta a Silvestro, gridò.  Ma l’operazione era difficile, Lisetta aveva cominciato a piangere e non voleva lasciare la sorella, le righe chiare lasciate dalle lacrime sul piccolo volto ormai nero, le davano un aspetto terribile, sembrava una piccola orfana abbandonata.
Il carbone franò sotto i piedi di Silvestro che si ritrovò fianco a fianco a Lisetta, tutto da rifare! I due compagni cominciarono, a turno, a tenere Lisetta in modo che non scivolasse indietro ma avanzavano troppo lentamente mentre gli altri erano tutti quasi in cima, e intanto i paesani avevano guadagnato parecchio terreno.
Ernesto e Mario erano in pari, tutti e due stavano per raggiungere la cima. Ciccio stava lottando con tutte le sue forze almeno tre metri più in basso, alzò la mano, cercò di tranquillizzare i suoi compagni ma il suo gesto gli fece perdere l’equilibrio; le sue gambe affondarono nel carbone in movimento e fu  trascinato di nuovo verso il punto di partenza.  — Ciccione maledetto, alzati! Ci stai facendo perdere, te la farò pagare cara se non ti alzi immediatamente.
A quelle parole il povero ragazzo si rimise in piedi e a quattro zampe ricominciò a salire, la posizione semi sdraiata sembrò funzionare, cominciò a guadagnare velocità.


Mauro calcolò che in pochi minuti sarebbero stati tutti e tre sulla cima: stavamo perdendo.
Avremmo riportato a casa la nostra bandiera con tutta la nostra delusione.
Ciccio scivolò ancora ma non perse terreno, Lisetta, invece, aveva smesso di piangere e si arrampicava con le manine quando sua sorella la spingeva verso l’alto, Silvestro aveva recuperato i metri che aveva perso,  Bruno e Gino erano in cima e incitavano Giada e Patrizia. Maurizio, inaspettatamente, ce la fece con facilità; le sue scarpe erano andate perse nel carbone. 
Quando il capo dei loro avversari conquistò la vetta, Pietro capì che Lisetta non ce l’avrebbe mai fatta a superare Ciccio.
Fu la decisione di un attimo,  — Dammi la corda, —  disse a Maurizio, —  tu tieni questo capo e si mise l’altro capo fra i denti. Il nostro comandante si buttò a volo d’angelo, atterrò a pochi centimetri da Lisetta, le legò la corda  intorno al torace e la fissò bene sotto le ascelle della bambina; Claudio, Bruno, Gino e Maurizio  cominciarono subito a tirare. Lisetta volò letteralmente sulla vetta, seguita in pochi minuti da Patrizia Giada e Silvestro
Ciccio rotolò di nuovo a pochi centimetri dalla meta e continuò a farlo ancora e ancora…
Ma ormai nessuno badava più a quei tre, eravamo cosi felici sotto la nostra bandiera, sporchi, sudati e con le facce impiastrate, perfino Lisetta rideva felice col suo abitino nero come il carbone, La federa, ormai grigia, sventolava contro il bagliore della cava, con al centro l’impronta nera di una mano. 


Si racconta che, da quelle parti, nessuno sia mai riuscito a battere la banda della mano nera, né a quella né a nessuna altra sfida. Non si sa per quanto tempo la banda abbia infierito per quelle campagne, si sa soltanto che generazioni di bambini e adolescenti, abitanti della casa del guardiano, si avvicendarono nell'impegno di dar filo da torcere agli adulti e ai ragazzi paesani, nelle cui orecchie rimane ancora l’eco del nostro motto: O tutti o nessuno. 


 

Re: [Lab11] La banda della mano nera ( la leggenda)

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Albascura ha scritto: lun nov 20, 2023 11:42 amBruno, l’informatore, si avvicinò a passi misurati, aveva un sorriso stretto tra le labbra, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni e ostentava un’aria soddisfatta. 
Troppe virgole. Dopo "misurati" preferirei il punto e virgola.
Albascura ha scritto: lun nov 20, 2023 11:42 am— Arriva domani! Disse.
Devi chiudere col trattino dopo il discorso diretto. Poi si scrive in minuscolo "disse"
Albascura ha scritto: lun nov 20, 2023 11:42 am—Yheeeeaah, un coro di approvazione si disperse nell’aria calma di un pomeriggio estivo.
Dopo l'esclamazione, si chiude col trattino senza quella virgola
Albascura ha scritto: lun nov 20, 2023 11:42 amLe mamme, sedute all’ombra, davanti al portone di casa, alzarono lo sguardo dai lavori che tenevano tra le mani, e ci osservarono a occhi stretti.
Albascura ha scritto: lun nov 20, 2023 11:42 am — Come hai fatto a saperlo? Disse Matteo, che era sempre a caccia di notizie: voleva diventare lui l’informatore, sapeva che c’era da aspettare per salire di grado, ma voleva tenersi pronto.
Prima di "Disse disse Matteo" devi chiudere il trattino.
Albascura ha scritto: lun nov 20, 2023 11:42 amSilvestro, tu ti occuperai di costruire la bandiera e sarai il suo portatore, Maurizio, tu devi procurare della corda, potrebbe servirci e tu, Gino, penserai alle armi, tua madre ha sempre da fare, sei l’unico che può uscire dopo cena senza essere visto, devi nascondere le armi dietro alla casetta del compressore, domani alle tre ci vediamo tutti là, ci saranno anche Pietro e Mauro, decideranno loro quali armi portare, non possiamo sapere cosa o chi troveremo lassù.
Troppe v irgole in un flusso di parole che toglie il fiato al lettore. Un punto nel mezzo del discorso, o almento un punto e virgola aiuterebbero...
Albascura ha scritto: lun nov 20, 2023 11:42 amArrivò Bruno correndo. 
stanno Stanno arrivando, — gridò, —  Lisetta cammina troppo piano, era meglio non portarla. 
— O tutti o nessuno, lo sai! Gli rispose Pietro. —  gli rispose Pietro. 
Albascura ha scritto: lun nov 20, 2023 11:42 amDai patrizia, passa Lisetta
Patrizia
Albascura ha scritto: lun nov 20, 2023 11:42 amA quelle parole il povero ragazzo si rimise in piedi e a quattro zampe ricominciò a salire, la posizione semi sdraiata sembrò funzionare, cominciò a guadagnare velocità.
Ti suggerisco:
A quelle parole, il povero ragazzo si rimise in piedi e a quattro zampe ricominciò a salire;
la posizione semi sdraiata sembrò funzionare e lui guadagnò velocità.

Albascura ha scritto: lun nov 20, 2023 11:42 amAlbascuraA ogni passo bisognava infilare bene la punta del piede: il carbone appena scaricato era instabile, dovevamo fare attenzione a non fare troppo velocemente per non provocare piccole slavine. 
Pensa che è da quando hai parlato di tre tir carichi che stavano arrivando che il lettore si chiedi: ma carichi di che?  :grat:

Cara @Albascura , a parte queste note, il racconto mi ha convinto: è trascinante e all'altezza delle aspettative e dei gusti della fascia di lettori cui è rivolto:
è appassionante, movimentato, c'è il senso dell'avventura, del pericolo e delle contromisure.
Se anche tu facevi parte di una banda così, che invidia! No, sono contenta per te.
Brava!  (y)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab11] La banda della mano nera ( la leggenda)

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Ciao @Albascura   :)

Comincio dal tuo racconto, perché mi ha ricordato tantissimo alcune delle storie per ragazzi a cui sono più affezionato: da "I ragazzi della via Pal" allo stesso "Il mio amico Jan" che avevo citato nel topic del concorso. Per non parlare poi di alcuni film come "The War" o "Stand by me", che sono sempre stati tra i miei preferiti.

Quello delle "bande rivali" è un tropo pericoloso, perché si trasforma troppo spesso in cliché.
Ma tu sei riuscita a evitarlo, e a rendere la tua storia piacevole da leggere, grazie anche a una scrittura molto scorrevole.

Passo ai refusi (ne ho trovati solo un paio, occhi più allenati magari ne troveranno di più).
Albascura ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]Ed era già a metà percorso. [maiuscola necessaria][/font]
Albascura ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]— Presto! — [maiuscola necessaria][/font]
Poi una questione sul discorso diretto e l'uso dei trattini.
Ho notato che molte volte (anche in altri racconti che ho letto) tu usi i trattini solo per l'apertura del discorso diretto, ma non per la chiusura. Per esempio:
Albascura ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]— Arriva domani! Disse.[/font]
Sebbene sia un modo piuttosto raro e inconsueto di utilizzarli, in passato non l'ho sollevato perché pareva quasi una tua cifra stilistica (o almeno non mi pare di aver mai sollevato la questione con te).
Tuttavia negli altri tuoi racconti che ho letto c'è sempre stata una certa consistenza nell'uso che ne facevi.
In questo racconto, invece, no. Per esempio:
Albascura ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]— C’è un guado laggiù! — Gridò[/font]
O si usano sempre, o non si usano.
E personalmente io preferisco vederle usate quando si passa dal discorso diretto a un tag di enunciazione o a un'azione sulla stessa riga, perché risulta più chiaro.
Per esempio:
Albascura ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]— Fate piano! Continuavano a raccomandarsi i ragazzi più grandi.[/font]
Quando ho letto questa frase, all'inizio pensavo che "Continuavano" facesse ancora parte del discorso diretto. Stessa cosa per moltissimi altri discorsi diretti nel testo.
Peraltro, credo che in un caso l'uso sia proprio sbagliato:
Albascura ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]— Dammi la corda, —  disse a Maurizio, —  tu tieni questo capo e si mise l’altro capo fra i denti.[/font]
Non si può unire discorso diretto (testo normale) e tag d'azione (testo evidenziato) in quel modo. Ci vuole come minimo punto + maiuscola. Ma, come detto sopra, sarebbe meglio chiudere il discorso diretto col trattino:
Albascura ha scritto: [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]— Dammi la corda, —  disse a Maurizio, —  tu tieni questo capo, [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]—[/font] e si mise l’altro capo fra i denti.[/font]
Chiusa la sezione "pulci e dintorni". :) 
Passiamo alla struttura.

Solo due appunti.

Il primo, piccolissimo: il paragrafo finale.
A mio avviso è superfluo. Credo tu abbia voluto inserirlo per dare un tono di "leggenda" (come da titolo) all'impresa dei ragazzi. Ma secondo me non è necessario. Se proprio avessi voluto ribadire il concetto ("o tutti o nessuno"), avresti tranquillamente potuto far gridare il motto ai ragazzi una volta arrivati in cima, come frase finale e chiusura.
In ogni caso, è una piccolezza.

Il secondo è più importante: la caratterizzazione.
Mi rendo conto che sia difficile caratterizzare così tanti personaggi in così pochi caratteri, ma nessuno nel gruppo è riuscito a emergere. Il gruppo appare come una massa di nomi e "ragazzate".
Al punto che a un certo punto mi sono chiesto: ma chi è che sta raccontando questa storia? Perfino la voce narrante è persa nel gruppo, e più che il protagonista della storia pare quasi uno spettatore.
Forse varrebbe la pena eliminare un po' di personaggi in modo da dare agli altri più spazio per far risaltare la loro personalità. Un gruppo di 3-4 sarebbe più che sufficiente per raccontare la stessa storia.

Questo è quanto. :) 
Piacevole da leggere, tutto sommato ben realizzato. E la tua scrittura è sempre un piacere.

A rileggerti! :D 

Re: [Lab11] La banda della mano nera ( la leggenda)

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Mid ha scritto: Mi rendo conto che sia difficile caratterizzare così tanti personaggi in così pochi caratteri, ma nessuno nel gruppo è riuscito a emergere. Il gruppo appare come una massa di nomi e "ragazzate".
Hai ragione, il mio intento, però, era fare emergere il gruppo. La nostra banda era molto unita, mi sono volutamente resa quasi invisibile, Tranne qui, che appena mi si vede, è il narratore che vede le impronte di Mauro, Pietro e Silvestro.
Albascura ha scritto: Sulla polvere calcarea, fina come borotalco, c’erano le impronte profonde lasciate da Mauro, Pietro e Silvestro. Ci ritrovammo sotto il susino, dietro la casetta del compressore; Il sacco con le armi era nascosto dietro il tronco dell’albero, Gino aveva fatto il suo dovere.  
 L'ho fatto solo per ragioni narrative,  altrimenti chi legge avrebbe pensato che il narratore abbia poteri soprannaturali, ma non ero io.  Io in realtà sono Lisetta, nome di fantasia, questa storia me l'hanno raccontata mille volte i ragazzi del gruppo, io ne ho un ricordo vago. 

Per quanto riguarda i trattini li metterò a posto appena finirà il contest, non mi piace lasciarlo così. So che il trattino di chiusura va messo quando chi parla chiude il discorso, io lo metto, di solito, quando vado a capo, ma qui ho fatto un casino, è vero.
Ero consapevole che questa storia avrebbe ricordato le storie che hai menzionato sopra, ma il tema era i giochi e noi da piccoli giocavamo in una realtà parallela a quella degli adulti. Come sicuramente sarà accaduto a molti negli anni sessanta e settanta, a parte un pallone una bici e una corda per saltare, non ho mai avuto una bambola che io ricordi.
 Grazie @Mid 

Re: [Lab11] La banda della mano nera ( la leggenda)

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Poeta Zaza ha scritto: Se anche tu facevi parte di una banda così, che invidia! No, sono contenta per te.
Si, io c'ero. Ho abitato in quella casa cavallo tra gli anni sessanta e settanta. Nella storia mi sono data il nome di Lisetta.
Sono stati anni meravigliosi!
Sono contenta che il racconto ti sia piaciuto, lo correggerò grazie alle tue note, quelle di @Mid e degli altri che verranno <3

Re: [Lab11] La banda della mano nera ( la leggenda)

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Ciao @Albascura


Mi è piaciuta la storia di questa banda, si respira aria di altri tempi, oggi i ragazzini non potrebbero arrampicarsi su una montagna di carbone per vivere mille avventure, perché non riuscirebbero a vederle, a immaginarle, con il rischio di perdere il cellulare.

Hai messo un bel po’ di personaggi (ne ho contati quattordici, compresi i paesani), non c’era troppo spazio per approfondire ma a mio parere sono abbastanza delineati, quel tanto che basta per il racconto e per alcuni anche con qualche particolare che lo caratterizza e lo fa spiccare, come il vestito di Lisetta, l’apprensione di Gino, l’affanno del paesano Ciccio mentre sale la montagna di carbone.
Spicca Pietro per me, già alle superiori ma per quei tempi si era ancora dei bambini; spicca per la sua propensione al comando, all’organizzazione e per il suo spirito di iniziativa quando lega la piccola Lisetta (Quindi eri tu? Descrizione molto tenera) per trascinarla in cima alla montagna di carbone. Una decisione da capo.
Molto belle anche le immagini delle madri che mentre lavorano controllano i movimenti dei loro figli, cosa che oggi si fa raramente e non con attenzione.
Si sente la cura e l'amore che hai messo in questo testo, sul filo dei ricordi, ed è una bella cosa avere bei ricordi della propria infanzia, che traspare, dei primi contatti e relazioni con i propri simili.
Ho assaporato il ricordo di un’infanzia felice, spensierata. Mi sarebbe piaciuto a quell’età avere degli amici così, far parte di una banda di ragazzini avventurosi, sarei stato più felice.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [Lab11] La banda della mano nera ( la leggenda)

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Grazie di essere passato a leggere @Alberto Tosciri .
  ha scritto:Alberto TosciriHo assaporato il ricordo di un’infanzia felice, spensierata. Mi sarebbe piaciuto a quell’età avere degli amici così, far parte di una banda di ragazzini avventurosi, sarei stato più felice
Abitavamo in posto meraviglioso, le avventure nascevano evocate da luoghi che i bambini di oggi non possono nemmeno immaginare, in verità nemmeno i paesani.


  ha scritto:Alberto Toscirill’organizzazione e per il suo spirito di iniziativa quando lega la piccola Lisetta (Quindi eri tu? Descrizione molto tenera) per trascinarla in cima alla montagna di carbone

Eravamo quasi tutti parenti, Pietro e Mauro sono miei cugini. I più grandi dovevano sorvegliare i più piccoli, di conseguenza, se volevi divertirti ti
dovevi portare appresso pure i neonati, cosa che non capitava di rado, magari non su una montagna di carbone ma...

  ha scritto:Alberto Tosciri come il vestito di Lisetta,
Ho una foto con quel vestitino addosso, Dopo quel giorno mia madre ha dovuto buttarlo via,  :D
  ha scritto:Alberto Tosciri Molto belle anche le immagini delle madri che mentre lavorano controllano i movimenti dei loro figli, cosa che oggi si fa raramente e non con attenzione.
Oh, accidenti poverine! Rischiavamo incidenti ogni giorno, il posto era bello per noi, ma immagina; allevare un figlio in una casa situata all'interno di un'azienda che produceva calce idrata, con relativa cava di estrazione e con nessuna norma di sicurezza.
Sul WD avevo scritto un altro episodio intitolato, La mano Nera, dove i bambini erano vittime di un grave incidente, in quello, ho immaginato una di quelle possibili disgrazie che le nostre mamme paventavano tutti i giorni, per fortuna non è mai successo nulla.

Adesso, con i miei nipoti provo a stimolarli a usare la fantasia. Devo dire che con le mie figlie è stato facile, anche loro hanno evitato l'epoca della Play e del cellulare, ma con questi figli di oggi è una sfida persa; Invento per loro giochi tipo quelli che facevo io da piccola, e mi seguono, facciamo i Pirati, gli astronauti, andiamo nei campi a fare gli archeologi... Ma quando non ci sono io cadono nell'apatia tipica dei bambini di oggi, si annoiano nonostante che la cameretta sia piena di giochi. 
Il mercato offre una gamma infinita di giochi e ogni giocattolo prevede un utilizzo che, a mio avviso, frena la fantasia dei bambini. Un dinosauro con una bocca enorme e uno sportellino sotto la pancia. Il dinosauro mangia gli animaletti, poi li recuperi dallo sportellino: gioco finito!
Cento euro di plastica rimangono li a impolverarsi, giorno dopo giorno.
Sarebbe bello vedere i bambini con le ginocchia sbucciate, accaldati, impolverati, con la maglietta strappata ma felici per aver vissuto due giorni in uno.
Ma oggi è così, anche i genitori sono spiazzati, corrono dalla mattina alla sera, non c'è tempo per la fantasia.

Re: [Lab11] La banda della mano nera ( la leggenda)

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Ciao @Albascura molto particolare questo tuo racconto, mi ha colto di sorpresa, come spesso mi succede leggendo i tuoi scritti. E' un complimento, se non era chiaro.
Albascura ha scritto: Bruno, l’informatore, si avvicinò a passi misurati, aveva un sorriso stretto tra le labbra, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni e ostentava un’aria soddisfatta. 
Claudio lo vide ma restò concentrato, schiccherò la biglia e quella andò in buca sorvolando la stradina che Matteo aveva scavato con cura; ci buttavamo i tacchi delle scarpe in quella operazione, Matteo di più, lui era il più bravo a costruire i percorsi per le biglie con il tallone.
L’informatore si accucciò sul campo di gioco e tutti ci accostammo a lui a formare un cerchio.
— Arriva domani! Disse.
—Yheeeeaah, un coro di approvazione si disperse nell’aria calma di un pomeriggio estivo.
Le mamme, sedute all’ombra, davanti al portone di casa, alzarono lo sguardo dai lavori che tenevano tra le mani, ci osservarono a occhi stretti. Trascorsero cinque lunghi secondi di terrore, poi tornarono alle chiacchiere, rasserenate dal nostro far finta di niente.
Da questo inizio si capisce che l'ambientazione è d'altri tempi: il gioco delle biglie, la pista fatta coi talloni delle scarpe, le mamme sedute davanti al portone di casa. Ho il timore però che il bambino possa fare fatica a comprendere, soprattutto se dovesse leggerlo da solo. Forse occorrerebbe una premessa, riguardo al luogo e al periodo in cui si svolge la storia. Un bambino di sette, otto anni lo vedrei faticare nella lettura. Se non gli fornisci presto qualcosa di accattivante, si annoia e lascia perdere. Lo vedrei più dai dieci, undici anni. Un adulto sarebbe di aiuto per inquadrare il contesto. Sotto i dieci anni mi è parso di intendere che il bambino faccia fatica a capire il contesto storico degli anni del secolo scorso. Per esempio, tra gli anni settanta e ottanta c'è una differenza abissale nell'uso e costumi, ma per un bambino non significano nulla. Ho avuto modo di sentire che per loro tutto ciò che è prima del duemila lo considerano come la preistoria.
Albascura ha scritto: Caspita! Lo scaricheranno dalla rampa, è l’unico modo per un carico così grosso; Maurizio era piccolo ma molto intelligente, l’aritmetica e la geometria erano il suo forte; 
—Tre autotreni!, sarà una montagna altissima, sarà una scalata molto pericolosa; Silvestro invece si preoccupava sempre di ogni cosa, non era un fifone ma spesso aveva delle uscite materne.
Qui entrano in scena altri due personaggi che potrebbero creare confusione. Ci sono già Bruno, Claudio e Matteo che interagiscono.
Albascura ha scritto: — Una federa! Rispose l’informatore sinceramente colpito dall’audacia di Giada.
Forse potrebbe starci meglio il punto interrogativo dopo federa.
Albascura ha scritto: Accidenti! Sei stata grande. Silvestro, tu ti occuperai di costruire la bandiera e sarai il suo portatore, Maurizio, tu devi procurare della corda, potrebbe servirci e tu, Gino, penserai alle armi, tua madre ha sempre da fare, sei l’unico che può uscire dopo cena senza essere visto, devi nascondere le armi dietro alla casetta del compressore, domani alle tre ci vediamo tutti là, ci saranno anche Pietro e Mauro, decideranno loro quali armi portare, non possiamo sapere cosa o chi troveremo lassù.
Immagino che sia voluto , ma io mi sto perdendo con i nomi, non so un bambino. Non mi sembra molto chiara come espressione, per un bambino ancor meno. Troverei il modo di spiegarla.
Albascura ha scritto: Ci sono i paesani, Gino, ci tengono d’occhio, ti ricordi l’anno scorso? La guerra del sale… credo che non abbiano ancora digerito la sconfitta.
Anche qui, bisogna spiegare a un bambino.
Albascura ha scritto: Io devo portare Lisetta, mamma domani fa le punture alla signora Aspasia, quando va in paese sta via tutto il pomeriggio… 
Bella. Una semplice frase che rappresenta il segno di un'epoca passata.
Albascura ha scritto: Ombre scure strisciarono lungo il muro bianco della tramoggia.
Ho dovuto guardare anch'io il significato.
Albascura ha scritto: Giada aveva le trecce lunghe legate assieme sulla nuca e si era messa i pantaloni di suo fratello, ogni tanto sua madre l’accontentava. Patrizia era scalza, portava in mano i sandali nuovi per non rovinarli, aveva il vestitino corto; le ginocchia scoperte erano così magre che sembravano dover cedere da un momento all’altro, Lisetta le dava la mano; aveva  i codini legati con un bel nastro rosa e un abitino bianco con piccoli fiori ricamati. Per ultimo le seguiva Maurizio che portava un rotolo di corda intorno al collo, zampettava come una papera, le sue scarpe erano troppo grosse e faceva una gran fatica per raggiungere gli altri.
Molto grazioso questo passaggio.
Albascura ha scritto: L’arco con le frecce, meglio di no, — disse Mauro, — prendiamo soltanto le fionde, la scalata sarà dura, guardate come è alta, non portiamoci dietro armi pesanti, ci serviranno tutte e due le mani per salire lassù.
Prendemmo tutti le fionde, chi l'aveva la mise in tasca, gli altri se la misero al collo, le munizioni erano ovunque sul terreno. 
La fionda è molto pericolosa, se ti colpisce fa tanto, tanto male, per non dire in testa dove puoi anche rimanere steso. E' vero che si usavano, ma più come tiro al bersaglio. Qui sembra che si alluda a una battaglia, o forse ho capito male.

Da quando entrano in scena i paesani c'è un crescendo che funziona molto bene. Descrivi bene la concitazione della scalata e non si fa più caso ai personaggi perché è un susseguirsi dietro l'altro. In questo modo mi sembra che funzioni. Non si sa da quanti sia formata la banda della mano nera, rispetto ai paesani che erano tre e ben definiti. Ma alla fine non sembra importante. Un racconto nel quale devi entrare dentro con calma per coglierne i particolari. Mi sembra più adatto ai ragazzi.
Una piacevole lettura di giochi di altri tempi, che chi ha vissuto può apprezzarne maggiormente le sfumature e i particolari. Forse qualche contaminazione più fantasiosa potrebbe attrarre maggiormente il giovane pubblico.
Ho apprezzato.
A rileggerti

Re: [Lab11] La banda della mano nera ( la leggenda)

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ciao @Albascura 

Mi pare di capire che sia uno spaccato dei tuoi ricordi d'infanzia a cavallo di una epoca in cui i giochi erano veramente momento di unità, di condivisione.
Dato che siamo della stessa generazione, sono nato nei giorni in cui si divideva in due Berlino, anch'io ho giocato ore intere con le biglie, ero un campione! E poi le battaglie tra le squadre, le fazioni nemiche immaginarie, a colpi di spugne di mare e ogni sorta di bombe a mano. Già a tale età avevamo inculcata l'idea della vittoria, e quindi, combattere con un presunto avversario, era il modo per rappresentare la vittoria del bene sul male. Questa è la morale della tua storia che vi è celata, all'interno del gioco tra paesani contro la banda della mano nera. Credo che la parte migliore del tuo racconto sia questa. D'altronde, oggi che siamo diventati "vecchi" e abbiamo vissuto anni che ci hanno sviato dall'idea di combattere per una causa giusta, il ricordare delle battaglie giocate, lo spirito con cui le facevamo, ci danno l'idea di come abbiamo fallito nel costruire un mondo di pace e giustizia. Nel merito del racconto, hai scelto di raccontare in prima persona, con una voce quasi matura, ma che in effetti, si plasma bene al contesto.
Il percorso narrativo mi pare ottimo e l'unica cosa che ho trovato un po' noiosa, o meglio, portata avanti in modo ostentato, e l'assalto alla collina di carbone. Comunque hai fatto un buon lavoro. Ciao.
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [Lab11] La banda della mano nera ( la leggenda)

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Albascura ha scritto: — Arriva domani! Disse.
— Arriva domani! — disse.
Albascura ha scritto: —Yheeeeaah, un coro di approvazione si disperse nell’aria calma di un pomeriggio estivo.
—Yheeeeaah! — Un coro di approvazione si disperse nell’aria calma di un pomeriggio estivo.
Albascura ha scritto: — Come hai fatto a saperlo? Disse Matteo, che era sempre a caccia di notizie: voleva diventare lui l’informatore, sapeva che c’era da aspettare per salire di grado, ma voleva tenersi pronto.
— Come hai fatto a saperlo?— chiese Matteo, che era sempre a caccia di notizie. Voleva diventare lui l’informatore ma sapeva che c’era da aspettare per salire di grado; tuttavia, si teneva sempre pronto.
Albascura ha scritto: — Caspita! Lo scaricheranno dalla rampa, è l’unico modo per un carico così grosso; Maurizio era piccolo ma molto intelligente, l’aritmetica e la geometria erano il suo forte; 
— Caspita! Lo scaricheranno dalla rampa, è l’unico modo per un carico così grosso. — Maurizio era piccolo ma molto intelligente; l’aritmetica e la geometria erano il suo forte.
Albascura ha scritto: —Tre autotreni!, sarà una montagna altissima, sarà una scalata molto pericolosa; Silvestro invece si preoccupava sempre di ogni cosa, non era un fifone ma spesso aveva delle uscite materne.
—Tre autotreni! Sarà una montagna altissima, sarà una scalata molto pericolosa. — Silvestro invece si preoccupava sempre di ogni cosa; non era un fifone ma spesso aveva delle uscite materne.
Albascura ha scritto: — Una federa! Rispose l’informatore sinceramente colpito dall’audacia di Giada. — Accidenti! Sei stata grande.
— Una federa! — rispose l’informatore sinceramente colpito dall’audacia di Giada. — Accidenti! Sei stata grande.
Albascura ha scritto: — Certo! Ci penso io. Patrizia era una ragazzina educata e responsabile, il pensiero di portare anche la sua sorellina sicuramente le creava un po’ d’ansia ma lei la ricacciò subito indietro, non avrebbe mancato l’appuntamento per nulla al mondo.
— Certo! Ci penso io.— Patrizia era una ragazzina educata e responsabile; il pensiero di portare anche la sua sorellina sicuramente le creava un po’ d’ansia ma lei la ricacciò subito indietro: non avrebbe mancato l’appuntamento per nulla al mondo.
Albascura ha scritto: — È perfetta, Pietro, guarda che bel lavoro che ho fatto! Pietro controllò le legature, l’asta era dritta e senza sbavature, la sventolò in aria, era davvero bellissima.
— È perfetta, Pietro, guarda che bel lavoro che ho fatto! —
Pietro controllò le legature. l’asta era dritta e senza sbavature. La sventolò in aria: era davvero bellissima.
Albascura ha scritto: — Si! Bel lavoro, Silvestro, non vedo l’ora di vederla piantata lassù. Tutti e quattro ci parammo gli occhi con il palmo; i raggi del sole riflessi sulla cava ci offuscavano la vista.
— Si! Bel lavoro, Silvestro, non vedo l’ora di vederla piantata lassù. 
Tutti e quattro ci parammo gli occhi con il palmo; i raggi del sole riflessi sulla cava ci offuscavano la vista.
Albascura ha scritto: — stanno arrivando, — gridò, —  Lisetta cammina troppo piano, era meglio non portarla. 
— O tutti o nessuno, lo sai! Gli rispose Pietro. — Hai visto la bandiera? — La federa sventolò contro il cielo, bianca come la neve.
— Stanno arrivando! — gridò —  Lisetta cammina troppo piano, è meglio non portarla.
— O tutti o nessuno, lo sai! — gli rispose Pietro. — Hai visto la bandiera? — La federa sventolò contro il cielo, bianca come la neve.

Credo ormai che tu abbia capito, dagli esempi sopra riportati, come sistemare il discorso diretto.
Altro aspetto del testo su cui lavorare è la punteggiatura: usi troppo la ",", creando così periodi lunghi, che invece avrebbero bisogno di pause di altro tipo usando il ";" e i ":".
Sistemati questi punti, il racconto guadagnerà in leggibilità.
Per il resto è un buon brano che parla di un modo di vivere di altri tempi che ormai è andato perduto.
Albascura ha scritto: Ma quando non ci sono io cadono nell'apatia tipica dei bambini di oggi, si annoiano nonostante che la cameretta sia piena di giochi. 
 Provato con i giochi di ruolo da tavolo? Un manuale per conoscere le regole e poi tutto dipenda dalla fantasia e dalla capacità di creare storie e mondi.
Esistono molti mondi: reali, immaginari. Non importa la loro natura: da ognuno di essi si può apprendere qualcosa.
https://www.lestradedeimondi.com/

Re: [Lab11] La banda della mano nera ( la leggenda)

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Ciao @Albascura  :)

Gran bel titolo! 

Mi confonde un po' l'indicazione che include sia prime letture che middle grade. Partiamo dal presupposto che le fasce d'età sono un'indicazione prettamente commerciale, nata per disporre i volumi sugli scaffali in modo da rendere la vendita più semplice, quindi trovano davvero il tempo che trovano, però abbiamo dato indicazioni, quindi vado a farti le pulci  :P

L'inizio fa pensare a dei bambini delle elementari, mentre poi parli di due che hanno finito le medie; è questa la ragione per cui dici che è sia prime letture che middle grade? Non ci vedo niente di adatto alle prime letture a dirti la verità, però mi sembra essere una buona avventura 11+.
Peccato che tu, come altri, abbia deciso di ambientare la storia nel passato. Le tue non sono le prime biglie che incontro. Quando si scrive per ragazzi, bisogna ricordarsi che i nostri lettori vivono adesso, non al tempo della nostra infanzia. Questo, ovviamente, non preclude racconti storici più o meno distanti dal presente, ma dovremmo davvero fare attenzione a raccontare una storia a un lettore esistente, tenendo in considerazione le sue preoccupazioni e speranze e la maniera in cui vive oggi.

Comincerei il tuo incipit direttamente con il discorso diretto, solo dopo aggiungerei il resto, se proprio servisse. 
Albascura ha scritto: ettavano occhiate ai nostri rivali che si arrampicavano sul muro nero a est.
nostri? Immagino sia un refuso
Albascura ha scritto: — Ciccione maledetto, alzati! C
una cosa del genere non verrebbe mai pubblicata nell'editoria per ragazzi di oggi, in Italia, intendo. Oltre a venire considerato offensivo, tutto deve semre essere super corretto e monotono a parere mio, ma te lo faccio notare perché è reale.
Mi piace la chiusura con O tutti o nessuno, ma cercherei di riprenderla anche nell'incipit in modo da avere una struttura circolare che poi torna a chiudersi.
https://www.edizioniel.com/prodotto/lan ... 866568070/
https://www.edizionipiuma.com/it/i-disobbedienti/
Linda e la montagna di fuoco
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