[H23] Festa su invito

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Traccia: Percorso del mistero
commento a Il male minore


Festa su invito


Un maniero abbandonato: diamoci dentro coi cliché.
Carla sbuffa mentre tende l’invito al tizio all’ingresso. Odia le feste di Halloween. Odia tutte le feste, ancor più quelle tra colleghi, ma la ditta americana per cui lavora è fanatica dei “momenti di coesione”. Non può esimersi.
Quando ha festeggiato Halloween per l’ultima volta? Probabilmente aveva l’apparecchio ai denti e non si depilava ancora. Ma vuole mostrarsi un’impiegata modello, “un membro importante della famiglia lavorativa” (decisamente, gli slogan dei comunicati HR le sono rimasti in testa) e non ha lesinato nella spesa per il costume: una vaporosa mise da sposa-cadavere, con make-up professionale. L’involucro di pizzo insanguinato in cui è inguainata le gratta la pelle. Con quel che mi è costato, spero almeno che non mi abbiano rifilato le cimici dei letti!
Attraversa la hall d’ingresso a passo spedito: vuole sapere. Alla vista dell’angolo bar, sorride per la prima volta da quando è uscita di casa. Temeva che le manie salutiste dei capi le infliggessero una festa analcolica, ma almeno da quel lato la serata è salva. Con un cenno attira l’attenzione del barman-pirata e ordina un Moscow Mule «e non essere avaro con la vodka!». Sa che per reggere la serata dovrà bere parecchio e con la vodka ha buone speranze di svegliarsi domani senza mal di testa né alito infetto. Vuota il bicchiere in tre lunghi sorsi e ne ordina un altro. Solo quando stringe il secondo tra le mani volta le spalle al bancone e si guarda intorno.
Per i costumi i colleghi sembrano aver fatto a gara di manie di grandezza. Si chiede se non ci sia una promozione in gioco di cui non è al corrente. Un’occasione speciale per farsi notare dai boss?
Farsi notare è una parola grossa: sotto trucco e maschere non riconosce praticamente nessuno. A parte Biagi, che con i suoi due metri svetta in mezzo al salone gremito. Inconfondibile nonostante il cappuccio da boia. Un costume perfetto per uno stronzo che non si fa mai scrupolo quando può assassinare un collega. Carla alza il bicchiere nella sua direzione, poi risponde al saluto di una vedova dal volto velato. Nadia o la Rossi, a giudicare dalle tette in puro silicone foderate dall’abito insanguinato.
Forse non la occuperà tutta la serata, ma per ora tentare di riconoscere chi si cela sotto quei macabri travestimenti, lussuosi quanto poco originali, è il solo passatempo che ha trovato.
Non ha indizi sull’identità di Voldemort, ma il Vampiro che beve Bloody-mary, là in mezzo, è di sicuro Betti. Stantio come le sue battute. Carla si stacca dal bar e gira per il salone e le sale adiacenti, evitando con cura quelle in cui si balla. È disposta a molti sacrifici per la carriera, ma ritrovarsi incastrata in un madison o una macarena sarebbe al di là delle sue forze.

E quelli? In mezzo al pullulare di costumi e maschere griffati, due anticonformisti se ne vanno in giro ricoperti da lenzuoli sdruciti con i forellini per gli occhi. Carla ride, le stanno già simpatici, ma non riesce a immaginare chi possano essere. Due ragazzi giovani, ne è certa, anche se non sa perché. E decisamente innamorati: si muovono appiccicati, quasi fossero una cosa sola. Si sfiorano, comunicano anche senza parlare, le braccia in perenne contatto. Li invidia un po’. È sempre più sicura che non facciano parte dei colleghi che conosce. O forse il collega è uno, l’altro il suo partner? Non sa nemmeno dire se siano uomo e donna o due uomini. O entrambe donne. Ma è sicura che siano bellissimi, sotto quei lenzuoli. E le piacerebbe molto infilarcisi tra loro. Un brivido le attraversa il basso ventre mentre formula il pensiero. Sente il viso bruciare sotto lo spesso strato di trucco cereo. Che mi viene in mente? Non aveva mai fantasticato in vita sua su una cosa a tre. Eppure, per quanto se ne vergogni, quei due la attirano terribilmente, senza nemmeno conoscerne il genere. Che mi viene in mente? Non ha nemmeno bevuto troppo, ancora. Forse, non abbastanza. Decide di tornare al bar, ma rimane un istante a fissare i due fantasmi, fino a che il più grande dei due si volta verso di lei: è certa che le stia sorridendo, pur senza vederne la bocca.
Che figura! Per fortuna non può leggerle nel pensiero, almeno.
Carla gli gira le spalle e quasi corre verso il bancone. «Un doppio scotch con poco ghiaccio, per favore.» Al diavolo i buoni propositi di limitarsi alla vodka. 
È convinta che i due fantasmi la stiano ancora fissando, ma non ha il coraggio di voltarsi a verificare. Ne sente gli sguardi sulla sua nuca, staranno parlando di lei? Forse fantasticano anche loro su un incontro più intimo… Decisamente non si riconosce più. Non può essere l’alcol, forse è l’atmosfera di Halloween che la riporta all’adolescenza con le sue tempeste ormonali. O forse è che è astinente da quando ha rotto con Dario. E anche gli ultimi mesi con lui... Vuota il bicchiere e ne chiede un altro, semplice, con cola e ghiaccio abbondante questa volta. Deve darsi un contegno.

«Carla, sei sempre bellissima ma là…wow!»
Betti. Di tutti i colleghi fastidiosi, doveva imbattersi nel campione dei pesi massimi. Un vampiro che invece del sangue ti succhia la pazienza.

«Ciao Bet… Sergio, bel costume anche il tuo.»
Vorrebbe scomparire, o che scomparisse lui, ma rimane immobile a guardarlo accomodarsi sullo sgabello accanto al suo e ordina un margarita alla fragola «Per il costume, capisci, Dracula oblige al cocktail rosso.» Sorride fiero di sé.
Un cretino completo. Ma che può far molto male se ti prende di mira.

Fa cenno al barman di lasciarle la bottiglia di scotch, mentre finge di ascoltare le chiacchiere ritrite di Betti. Vecchi pettegolezzi da macchinetta del caffè, squallide lusinghe ai boss… Carla si distrae cercando i due fantasmi con la coda dell’occhio. Si sono spostati, sono più vicini, ora, sempre uniti come due gemelli siamesi. Si chiede se la stiano seguendo, cercando un modo per avvicinarla. Ma per quanto possa bere, non è sicura di essere pronta a un… flirt (Oddio me ne vergogno talmente che uso degli eufemismi anche con me stessa!) con qualcuno del lavoro. Troppe complicazioni.
«C’eri mai stata?»
La mano di Betti le sfiora la spalla per richiamare la sua attenzione.
«Come, scusa?»
«Dico, c’eri mai stata prima, al Maniero della contessa Medea?»
«No, nemmeno sapevo che si chiamasse così. C’ero già passata davanti, ma non avevo idea che avesse un nome.»
«Allora non conosci neppure la storia: lusingato d’essere il primo a raccontartela. C’era una volta una ricca vedova, forse una contessa, ma nessuno ne ha la certezza. Come non si sa da dove venisse, chi fosse stato il defunto sposo… Viveva praticamente rinchiusa tra queste mura, con i due figli, due bellissimi bambini, fratello e sorella, così uniti e somiglianti da sembrare gemelli. Inseparabili. D’altra parte, essendo reclusi, non avevano che l’un l’altro come amico. Insomma, il tempo passava e i due ragazzi crescevano e passavano ogni attimo di tempo insieme. Fino alla terribile notte in cui, spinta da chissà quale presentimento, la madre irruppe nella stanza della figlia e li trovò avvinghiati nel letto, in un focoso amplesso. Folle di disgusto, vergogna o chi può dirlo, la donna li uccise quella notte stessa. Con unico colpo di fucile che li trapassò, abbracciati, si narra. Ma nessuno può confermarlo perché, prima di suicidarsi, la donna fece sparire i corpi dei figli. Che non furono mai ritrovati.» Tace in una pausa d'atmosfera.
«Medea perché ha ammazzato i figli? Ma…»
«Avranno pensato che suonasse meglio di Romeo e Giulietta dell’incesto.»
«E lo affittano per farci delle feste?»
Betti scuote la testa. «Ti parlo di quasi un secolo fa, da allora la dimora è stata venduta e acquistata diverse volte, ma ai nuovi proprietari capitavano sempre strane disgrazie… Insomma si è sparsa la voce che il maniero portava jella e il comune se l’è trovato sul groppone senza poterlo far fruttare né radere al suolo, perché monumento storico.»
«E com’è diventato la location di questa serata?»
Il vampiro alza le spalle con un sorriso ammiccante: «Howards ha il braccio lungo, oltre ai milioni. E sua moglie è cugina del sindaco.»
Abbassa la voce per continuare, come se fosse una confidenza pericolosa: «E non sai che storie si raccontano sulla vicinanza – con le dita mima delle virgolette in aria – tra i due cugini da ragazzi…»

Carla smette di ascoltare: vada per la leggenda della casa stregata, ma i pettegolezzi squallidi e Betti che si eccita a raccontarli rifiuta di sorbirli. Aggiunge un dito di scotch al bicchiere ancora mezzo pieno e cerca una scusa per filarsela. Nota allora che i due fantasmi sono ormai vicinissimi alle spalle di Betti. Il più basso piega la testa nella sua direzione, come se le chiedesse qualcosa. Sì, fallo sparire e sarò tua per sempre, formula a mente e porta il bicchiere alle labbra per nascondere la risatina che vi sta spuntando.
Un colpo alla schiena seguita da una fitta di dolore la distrae.

«Ahi!»
Massaggia il punto dolente e si volta a ricevere le scuse del Frankenstein che perdendo l’equilibrio le ha sferrato una gomitata. Gli «scusami, sono un mostro – figurati, non è nulla, più la sorpresa che il male» durano pochi attimi, ma quando torna a girarsi Betti non c’è più. Lo cerca con gli occhi, ma sembra scomparso: razza di cafone, avrà adocchiato una collega più sbronza e disponibile di lei. Non starà lì a lamentarsene, rabbocca il bicchiere e lascia il bar in fretta, prima che il noioso vampiro ci ripensi.

Tanto vale visitare le sale in cui non è ancora stata. L’edificio è davvero notevole: i soffitti in legno intarsiato, le balaustre della scalinata sono opere d’arte. Le piacerebbe visitare anche il piano superiore, con “la stanza del peccato in cui i due fratelli-amanti si sono amati e sono morti”, se dà credito alla storia raccontata da Betti. Ma gli accessi al piano sono transennati. Dovrà accontentarsi delle sale dedicate alla festa. La biblioteca ne fa parte, adibita a salottino soft: delle coppie, stabili o improvvisate, siedono ai tavolini tondi e sui divanetti di velluto nelle alcove. Carla si dirige agli scaffali di libri ma ne resta delusa: sono solo facsimile decorativi, come nelle foto dei cataloghi di arredamenti o negli studi di certi ministri. Il camino di marmo invece è autentico, e sontuoso. Sulla parete soprastante, la sola sgombra, è appeso un quadro dalla spessa cornice dorata: un ritratto di famiglia, dipinto a olio. Un’elegante  signora dai capelli rossi tirati in uno chignon austero è seduta su una poltrona Luigi XVI, dietro di lei, vicini al punto da sembrare siamesi, due ragazzi di una bellezza straordinaria. Il maschio è leggermente più alto, i boccoli pettinati all’indietro, la sorella è acconciata d’un morbido chignon, ma gli occhi, la forma del viso, il colore di ciglia e capelli sono identici. Sono così splendidi che Carla non capisca come sia possibile che tutti gli sguardi nella stanza non siano diretti a loro.
Sorride. È così che immagina le fattezze dei due ragazzi nascosti sotto ai lenzuoli bianchi. Aveva smesso di pensare a loro, assorta nella visita, ma ora si chiede dove siano finiti. Distoglie a fatica gli occhi dal quadro ed esce dalla biblioteca. Era l’ultima stanza che le mancava, a parte i bagni, ha visto tutto. Nel salone principale, tre streghe e un Jason le fanno cenno di raggiungerli al divanetto su cui conversano. Davanti alla sua perplessità, Jason sfila la maschera: Tom. E le altre sono sicuramente le sue colleghe dell’ufficio comunicazione. Ci ha già passato la giornata, non ha voglia di sentire altre chiacchiere e lamentele. Sorride e mima “tra un po’”, come se avesse qualcosa da fare. Ma cosa? Non può restare lì immobile o la scusa non reggerà. Decide di partire alla ricerca dei due fantasmi. Le mancano, e la loro scomparsa la incuriosisce.
Ripercorre tutte le stanze, con gli occhi setaccia la folla, talvolta con spiacevoli quiproquò. È costretta ad accettare un paio di cocktail da colleghi troppo espansivi e scansare dei contatti fisici non richiesti, ma per quanto cerchi, dei due tizi-col-lenzuolo non c’è traccia. Non me li sarò mica sognati? Dato che anche Betti sembra sparito e che di sicuro lui e la sua logorrea erano reali, pensa che probabilmente hanno tutti già lasciato la festa. Insieme? L’idea le sembra grottesca. In ogni caso, questo significa che non sarà la prima, se decide di andarsene. È libera di partire. E magari nei prossimi giorni in ufficio riuscirà a scoprire chi si celasse sotto i lenzuoli.

Non può esimersi e fa tappa da Jason e le streghe, un quarto d’ora di convenevoli e chiacchiere di cui farebbe volentieri a meno, ma ci lavora tutti i giorni e deve mantenere buoni rapporti. Ne approfitta per scherzare sui costumi cheap e chiedere loro se sanno chi fossero i due fantasmi sdruciti, ma nessuno dei quattro li ha notati. Niente: inutili qui come al lavoro, pensa Carla mentre offre loro il più genuino dei sorrisi ipocriti.

«Sono sfinita e domani ho promesso a mia madre di accompagnarla per cimiteri. Vuole andare prestissimo “per evitare la ressa”, manco fosse la Conad!»
Un’ottima scusa, nessuno di loro sa che sua madre è in vacanza alle Azzorre per due settimane e aborre i cimiteri. Si salutano come se fossero amici e non gente che si ritrova a condividere le stesse stampante e macchinetta del caffè cinque giorni a settimana. Carla detesta queste sceneggiate, ma quello che occupa è il posto migliore che ha avuto in vita sua e ha buona speranza di migliorare ancora a breve. I convenevoli sono un pegno da pagare.
Esce dalla sala e attraversa la hall quasi a passo di corsa per evitare d’imbattersi in altre conoscenze che le ritardino la fuga. Sceglie di rientrare in taxi: in metro, la sera di Halloween, i pazzi sono più frequenti del solito. La piazzola dei taxi è a duecento metri, e non è ancora mezzanotte, è sicura di trovarne di liberi. Attraversando il cortile nota la Jeep di Betti: inconfondibile con il suo adesivo “Il vero uomo ama la pompa non la colonnina”.
Quindi è ancora nei paraggi. La cosa la incuriosisce, ma non più di tanto, deve aver bevuto come uno scarico industriale ed essersi addormentato in un angolo, forse in bagno.
Aveva ragione: tre taxi aspettano in fila lungo il marciapiede della piazzola. Si accomoda nel primo e dà l’indirizzo di casa. L’autista cerca di attaccare bottone ma il silenzio della passeggera lo scoraggia rapidamente. Il tragitto è breve: le auto in giro sono poche, devono essere ancora tutti a qualche festa. Carla sale le scale, nonostante la stanchezza: evitare l’ascensore è uno dei suoi principi inderogabili. Trova ridicolo sfiancarsi in palestra e poi evitare il minimo sforzo nella vita quotidiana. E le scale rassodano i glutei. Anche se sono mesi che nessuno approfitta della solidità dei suoi.

Solo entrando in casa si rende conto di quanto sia davvero stanca. Appena chiusa la porta, sfila i tacchi e butta il cappotto sul divano. Si sente troppo fiacca anche per struccarsi. Le toccherà cambiare le lenzuola e farsi una maschera depurativa dopo la doccia, domani. Pazienza. Si toglie il vestito con attenzione: se lo conserva in buono stato può provare a rivenderlo a un prezzo accettabile e ripagarsi un po’ della spesa inutile. Non sa perché, ma l’idea di vederlo nell’armadio la disturba. Lo appende al porta abiti nell’angolo e si blocca: per un istante ha avuto l’impressione di vedere un’ombra bianca nello specchio. Scuote la testa e si tuffa nel letto disfatto. Con le faccende di casa è meno rigorosa che sull’ascensore.

La schiena si posa sul lenzuolo e una morsa di freddo l’attanaglia. Deve esserci una finestra chiusa male, in casa. Non ha voglia di rialzarsi, si tira addosso il piumino fino al mento. Un tocco gelido le sfiora la spalla destra, come una mano. Scivola lenta fino al gomito.
Una bocca gelida e sensuale, sembra marmo, le bacia la spalla sinistra e poi lungo il collo. Due corpi invisibili le si stringono ai lati.
«Ti aspettavamo» sussurrano insieme.
Carla lascia scappare un gemito, impossibile dire se di paura o desiderio.
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [H23] Festa su invito

2
@Bef ciao!
Ottimo racconto, scritto con asciutta precisione, scorrevole e coinvolgente, davvero un piacere leggerlo. Non mi sono balzati all’occhio costruzioni o lessico così eclatanti da segnalarli. Resta in sospeso il perchè del rapporto tra protagonista e fantasmi (perché si mostrano proprio a lei?) ma è nell’ottica della brevità del racconto.
Il contenuto più orrorifico è ovviamente il party aziendale con la sua fauna iper-realistica, il che, oltre che tristemente vero, mette in luce la sola micro osservazione (o sensazione) che mi ha lasciato il racconto: molta costruzione e poco horror.
Intendiamoci: funziona tutto e il finale è azzeccato, ma mi sono trovato con un po’ d’asciutto in bocca alla fine, come se mi mancasse la visione di un Betti appeso a testa in giù, per intenderci.

Inezie in un ottimo racconto.

A rileggerti!


.

Re: [H23] Festa su invito

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ciao @Bef che piacere rivederti :D

Il personaggio di lei mi piace, come l'atmosfera di questa festa tra colleghi odiosi e disposti a venderti per nulla. La carta che ti è capitata non era male, lasciava tante porte aperte. Hai optato per un racconto scorrevole dal mistero celato. Il finale? Ma sì! Ci poteva stare, e a me è piaciuto, come tutti i finali che non chiudono definitivamente la storia, rimanendo a metà tra realtà e surreale.. ciao 
Tratti di pioggia sopra Auschwitz. Tra oblio e orgoglio

Re: [H23] Festa su invito

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Bel racconto @Bef
scritto in modo scorrevole, mi hai fatto più volte sorridere nelle descrizioni delle relazioni aziendali, coinvolgimento assicurato, brava.
La storia tiene, ma non mi ha dato l'idea di essere horror, anche se i co-protagonisti sono fantasmi. Concordo con @L'illusoillusore, un Betti magari squartato avrebbe reso il racconto più inerente al contest e non ci lascerebbe il dubbio sul dove sia finito.
In ogni caso, racconto letto molto volentieri, suggerirei un'impostazione che riveli solo alla fine il passato del maniero, perché così il finale è decisamente prevedibile, anche Carla aveva preannunciato che le sarebbe piaciuto un gioco a tre

A rileggerti 
<3

Re: [H23] Festa su invito

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@Almissima  hai assolutamente ragione e mi chiedo come diavolo abbia fatto, nella mezza dozzina di volte in cui ho riletto, a non aver visto quella A invece di E.
@L'illusoillusore  @Modea72  sono d'accordo con voi, ne ero già cosciente scrivendo e al momento di postare il racconto (tanto che mi sono chiesta se non fossi completamente fuori tema, poi nel regolamento ho visto "horror, thriller o mistery" e mi sono detta che, con un po' di generosità, potevo rientrare nell'ultima categoria, anche se non so cosa sia esattamente un racconto mistery)
In realtà, avevo pensato di inserire degli indizi sul destino di Betti, e anche di inserire qualche altra morte misteriosa, ma mi sono detta che poi avrebbe fatto crollare la serena ingenuità di Carla, nonché il rischio di un intervento della polizia e farle saltare il rientro a casa e l'incontro coi 2). Allora ho rinunciato a gore e/o terrore per provare a giocare sul filo della parodia dei film horror, dove lo spettatore che capisce tutto non si capacita della dabbenaggine e ingenuità del protagonista che non coglie gli indizi e si butta nelle braccia del pericolo.
E poi, suvvia, il vero orrore nel racconto è dato dalla festa aziendale, credevo di aver toccato l'apice dell'insostenibile con il rischio di dover fare un ballo di gruppo... Dite che non basta? :lol:
@L'illusoillusore  le domande senza risposta, invece, erano volute, è un racconto di fantasmi, mi piaceva l'idea di non detto (per esempio, io penso che Carla sia la sola a notarli perché questi esercitano il loro fascino intorno ma solo lei, cinica, terra terra e annoiata dalla festa, nonché in astinenza sessuale, si rivela sensibile. Ma è la mia spiegazione e possono essercene altre).
@bestseller2020  esatto: i colleghi sono il vero ingrediente horror del racconto :D

Grazie a tutti, era da parecchio che non scrivevo un testo ex novo destinato a un pubblico adulto, sono già soddisfatta di essere arrivata fino in fondo. Per l'atmosfera e la suspense, sarà per la prossima volta, forse.
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [H23] Festa su invito

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Mia indesiderabile Blef (ti affibbio questo nomignolo a causa della blefarite acuta che mi ha procurato questa lettura),
ti è stato reso noto che questo è un contest per racconti dell’orrore, sì?
Allora perché te ne esci con una roba che ha lo stesso potenziale terrifico di un romance che sbrodola miele da tutte le parti? (soprassediamo un attimo sul fatto che allo Stregone leggere romance procura crisi d'asma e di panico, e riferiamoci ai gusti della triste maggioranza degli stramaledettissimi lettori).

E io, adesso, cosa potrei consigliarti, visto che sei andata a cadere così clamorosamente distante dai miei gusti, o indesiderata?
Ecco: ad esempio un sottotitolo: “Cronaca di un triangolo annunciato”.
Notte di Ognissanti, festa in un maniero infestato. Due veri fantasmi incestuosi puntano una tipa sentimentalmente libera, in astinenza da mesi, che finge di non aver mai desiderato un ménage à trois…  Uhm, aspetta, come potrà mai andare a finire?
E c’è pure il collega inopportuno, che “no, questo me lo togliete subito dai piedi” detto-fatto.
Ma per tutte le ossa dei miei avi, Nostra Signora del Colpo di scena ti schifa proprio, eh?

Dato che, per il poco che resta, questo barile di peccaminoso miele non è buttato giù in modo malvagio, ho sperato fino all’ultimo in una trovata, in un’invenzione in grado di dare un senso al tempo che ho gettato nella lettura e all’irritazione oculare che ne ho ricavato.

E invece, santi numi, l’indesiderabile Blef mi ha proprio buggerato. Che sia maledetta!

Re: [H23] Festa su invito

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Ciao Bef!

Iniziamo da qui
Bef ha scritto: sab nov 04, 2023 3:50 pmUn maniero abbandonato: diamoci dentro coi cliché.
Zack!
Mi hai penalizzato la lettura, che ho trovato molto fantasiosa. Perché influenzarla preannunciando cliché? Mani avanti? Insicurezza?
Decisamente da togliere.

Per il resto, sei riuscita a scrivere un racconto meno horror del mio. Forse è per questo che mi è piaciuto proprio!
Molto simpatica tutta la pantomima dei colleghi, tra i quali si nascondono sconosciuti che suscitano il desiderio di Carla. Molto bene il tono lievemente ironico che tieni dall'inizio alla fine.
Mi sarebbe piaciuto che poi davvero degenerasse in racconto erotico, essendo io un cane un po' porco, ma va bene così, con un amplesso un po' meno etereo. Vabbé, l'importante è sapere che erano lì ad aspettarla nel suo letto!
Pure i fantasmi scoperecci, che ci tocca leggere  :no:  
Scrittore maledetto due volte

Re: [H23] Festa su invito

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Cavoli, @Edu  e io che la trovavo una trovata fichissima presentare Carla da subito con il suo sguardo schifato arrivando alla festa e scoprendo la location pacchiana (per fortuna, per necessario taglio caratteri avevo tolto il resto del pensiero :facepalm: )
Mi dispiace per il mancato capitolo erotico, da un lato volevo lasciare un minimo di dubbio su cosa la aspetti: ἔρως o Θάνατος, dall'altro già così ho dovuto tagliare quasi 3000 caratteri per poter postare, il trittico copulante ho dovuto lasciarlo all'immaginazione del lettore.
contro-spoiler
Perché sempre solo i vampiri devono essere in fregola e goderecci, perché i fantasmi no? Il fatto di essere di solo spirito dovrebbe privarli del diritto al piacere della carne :P
Sul fatto che non ci sia horror non ci piove, non ci ho mai creduto nemmeno io.
Grazie del commento.

@Lizz  mannaggia! Di una cosa ero soddisfatta: mi sembrava d'essere riuscita a pubblicare un testo pulito per una volta, e tra te e Almissima siamo già al secondo refuso sgamato. Non hanno ancora commentato tutti, aspettiamo il resto :facepalm: 
Grazie per averci trovato un pizzico di mistero :love:

@Stregone  ma questi erano i miei piani: spaventarti con qualcosa di opposto ai tuoi lugubri gusti, farti venire addirittura le pustole agli occhi va al di là delle mie aspettative. Il colpo di scena era il fatto che Carla, totalmente rimbambammaliata dai fantasmi, continuasse a non capire nulla nonostante tutte le sirene d'allarme spiegate... No, dici che non regge?
Vabbuo', per quanto mi dolga, devo darti ragione, (anche se va bene tutto ma «romance» lo dici a tua sorella-stregona  :angry: ) ma posso invocare almeno un'attenuante: quando ho visto la carta che m'avevi appioppato ho avuto un crollo morale, "e mo' che me devo inventà con 'sti straccetti? la leggenda di Casper e i suoi fratelli?"
(I tuoi gusti stantii in fatto di immagini terrificanti sono innegabili, ma l'opzione mistero l'avevo scelta io, quindi l'attenuante vale solo a metà. Mea culpa per tutto.)
Ossequi, vecchio puzzone.
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: [H23] Festa su invito

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Ciao @Bef  mi dispiace non aver potuto commentare il tuo racconto prima della fine del contest, comunque eccomi qui!
Che piacere rileggerti dopo tanto tempo.

Niente horror? In effetti non mi hai spaventato, però la tua trama è molto carina. Con un po' più di caratteri sicuramente veniva fuori pure la parte paurosa, nel senso che a fare sesso con due fantasmi qualche conseguenza drammatica ci sarebbe stata.
L' ho trovato divertente, la tua scrittura è soddisfacente.
Non sparire èh, al prossimo contest.

Re: [H23] Festa su invito

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@Bef, una delle scritture più fluide di tutto il contest. Sono rimasto impressionato.

Non ti conosco e credo che questa sia la prima volta che commento un tuo racconto, ma l'impressione che mi ha dato è stata quella di un testo scritto da una professionista della scrittura. Qualcuno che ha a che fare con le parole tutti i giorni, che le sa maneggiare con cura e usare con criterio.
A livello di prosa, questo è il racconto che più mi è piaciuto in assoluto.

Tuttavia, c'è qualcosa che non mi ha convinto a livello di costruzione. Nonostante l'interesse suscitato dai "due lenzuolati", si avverte poca tensione nel testo. E il piccolo "boost" del finale, a mio modo di vedere, non è sufficiente per fargli spiccare il volo.
Lo spiegone di Betti, per quanto magistralmente inserito a mo' di caratterizzazione del personaggio, ammazza tutto il mistero: si sa già chi sono i due fantasmi, si può intuire cosa faranno e a chi (dal momento che la protagonista è l'unico fulcro d'interesse nonché POV).

Mi è spiaciuto molto non essere riuscito ad apprezzare di più questo racconto, e lo dico sinceramente. Forse è un limite mio. La tua prosa è magistrale, la costruzione delle frasi impeccabile, la scelta delle parole precisa. Dialoghi e introspezioni sono realizzati con cura e ben bilanciati. Io tendo a curare la mia prosa, ma qui vedo un livello ben superiore, quindi sappi che da ora in avanti ti terrò d'occhio per carpire i tuoi segreti. :asd:

Spero di vedere presto altri tuoi scritti qui nel forum.

A rileggerti. :)

Re: [H23] Festa su invito

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Albascura ha scritto: gio nov 09, 2023 11:20 amCon un po' più di caratteri sicuramente veniva fuori pure la parte paurosa,
Grazie Albetta, in effetti anch'io, quando l'idea del racconto mi si è formata in mente (non ti dico com'ero rossa quando l'ho accennata, al ristorante a marito e figli che mi chiedevano che trama mi fossi inventata :lol: ) ho pensato che il lato supsense più dettagli inquietanti li avrei aggiunti scrivendo; salvo poi scoprire scrivendo che lo spazio era già interamente (e anche più) occupato dai tasselli che avevo in mente e non me ne restava per altro. Persino il finale si è ridotto a poche righe. Pazienza, almeno ho disgustato lo stregone, è già qualcosa!
Un abbraccio, @Albascura  e anche al tuo alterego359!
Mid ha scritto: gio nov 09, 2023 11:52 amLa tua prosa è magistrale
Posso citarti la prossima volta che cerco di proporre la mia collaborazione a una CE?
A parte gli scherzi, grazie mille! Hai ragione su tutto: il problema fondamentale è che la storia che mi è venuta in mente era quella e non mi ero resa conto prima di scriverla che per entrare nelle dimensioni imposte bisognava ridurla all'osso. Le intenzioni di inserirci più mistero e "paura" c'erano ma lo spazio mi è mancato, quindi ho sperato che il buttarla sul topos della protagonista che rifiuta di vedere il sovrannaturale che la circonda e ci si butta a occhi chiusi potesse fare un buon bluff.
hai ragione anche sul fatto che latito sul forum, ma da quando ho deciso di scrivere e tradurre per lavoro, per piacere lo faccio sempre meno. E quelle poche volte finisce che spedisco a concorsi o riviste e qui vengo a fare i giochini dell'agorà o seguire le discussioni della sessione editoria.
Ma una volta ogni tanto, al contest non si comanda :love3:
magari ci incroceremo di nuovo a quello di Natale!
Ciao @Mid  e ancora grazie.
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)
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