[MI178] Con il sangue sulle mani

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[MI178] CON IL SANGUE SULLE MANI
Traccia L'ultima risorsa


Prese un respiro profondo, e guardando le sue mani sporche di sangue capì che sarebbe andato tutto bene.
Ingranò la marcia senza nemmeno ripulirsi alla bell’e meglio. Non poteva sperare in altri colpi di fortuna. Sorrideva con gli occhi umidi.

Non avrebbe mai immaginato di trovarsi in quella situazione, anzi, non credeva affatto ne sarebbe mai stato capace. Scuote il capo incredulo, ringrazia Dio, Buddha, Visnù, Allah e perfino la dea fortuna. 
“Farò prima possibile, non temere, andrà tutto bene.” dice a se stesso.
Non si era mai posto domande che andassero al di là delle cose più ovvie, concrete e reali, ma ciò che ha fatto ha avuto dello… “straordinario?” "miracoloso?" "stupefacente"?
Ha l’impressione di sentirsi un ciclope, di potere rivoltare il mondo come un calzino, se mai ce ne fosse bisogno.
Non è più lui, bensì quello che avrebbe dovuto essere già mesi e mesi prima, quando – messo davanti al fatto compiuto – non si è tirato indietro per codardia.
Si è allineato al volere degli altri, solo che adesso è completamente diverso. Diverso da tutto quello che gli hanno raccontato attorno a quell’evento. Un “avvento” aveva detto lui, almeno fino al mattino di quel giorno preciso. Riteneva, infatti, fosse un atto di aggressione alla sua vita ciò che lo aveva portato lì.

Con le mani insanguinate tra le gambe di lei, tutto è andato per il verso giusto, ha visto scivolare la vita, lui ne era l’artefice. Avrebbe ricordato per sempre questo giorno, che ormai lo diversificava dagli altri uomini, coloro che gli erano girati intorno e che avrebbero cominciato a dirgli, sbeffeggiandolo: “benvenuto tra noi”. No, non si era affatto aggregato al clan! Con ciò che aveva fatto era salito sul gradino più alto rispetto a tutti gli altri. I due corpi distesi alle sue spalle ne erano la dimostrazione. Ha superato il limite dove altri si sarebbero arrestati, magari incrociando le braccia per la paura.
In quei momenti concitati ha percepito il riscatto di se stesso, non gli importa del giudizio degli altri, adesso non più. Ora può guardare alla sua vita in tutt’altra maniera. Stranamente si sente più libero, e il moto di orgoglio non accenna a sgonfiarsi come gli era accaduto altre volte con le sue bricconate infantili. Non può fare a meno di alternare lo sguardo tra la strada e il volante imbrattato, che stringe con forza. Inspira profondamente e dilata le narici per incamerare più aria possibile come fosse benzina, potenza per l’auto. E la sua potenza non è prepotenza, è qualcosa che non aveva mai provato prima: è ricchezza, completamento di un percorso che aveva cercato di scansare neanche fosse stato un quindicenne.
Tutto ciò che gli hanno detto a riguardo adesso lo percepisce solo come uno sbiadito paragone; il suo petto va, s’è possibile, più veloce dell’auto in corsa, spinta al massimo.
Scuote il capo a tratti, ancora incredulo, e cerca di scrutare quei due sul sedile posteriore con il cordone in bella vista; li osserva dallo specchietto retrovisore per tenerli d’occhio; ogni minimo movimento scomposto lo allarmerebbe, ma tutto procede come lui spera.
Fila via sull’autostrada appena imboccata, conta i chilometri che mancano per mettere se stesso e tutto ciò che ha al sicuro.
Dieci giorni non sono uno scherzo, chiunque avrebbe capito che la situazione stava per precipitare e fosse andato prima dove stava andando adesso, era certo gli avrebbero allargato le braccia per prepararlo al peggio.
Il cesto con il pranzo del pic-nic è mezzo rovesciato sul sedile davanti.
“Concediamoci l’ultimo svago” le aveva detto con tale scontentezza che lei era stata sul punto di rifiutarsi.
«Sergio sono stanca di vederti così – le aveva risposto Anna –.  Nessuno ti obbliga. Al punto in cui siamo mi è tutto chiaro, quindi lì c’è la porta. Sei libero di andartene.»
“Sembri sincera, invece, so benissimo che non è così, se davvero me ne andassi le accuse di tutti mi stritolerebbero. Mi marchierebbero a vita. – Pensa stizzito – E no bella mia, non andrà così. Quel che fatto è fatto. Sono un coglione, me lo dicono tutti e il primo a cominciare è stato mio padre perciò, adesso niente coglionerie e andiamo avanti con questa bella storia” – e risponde: «Per favore Anna così non mi sei d’aiuto. Ti ho detto che andrà tutto bene e così sarà, devi solo darmi tempo.»
Anna non ha molta fiducia in lui, e ogni giorno che passa le sembra vada un po’ peggio. Lo sa che dovrà cavarsela da sola, non sa come, però non vede altra alternativa. La presenza di Sergio sarà soltanto un ornamento addosso, presente e valido al pari di un paio di orecchini, un foulard al collo, un maglioncino a dolcevita, niente di più. Li vedranno insieme e soltanto lei saprà quanto saranno distanti.
Lui da tempo ha perso quell’aria scanzonata della quale si era innamorata.
«È un bambino, lascialo perdere» le avevano detto le amiche già ai primi sguardi languidi; eppure, lei si era innamorata proprio di quel modo di prendere la vita alla leggera, da bambino, appunto. La faceva ridere ed era sempre pronto a farle preparare un borsone “Dai, concediamoci due giorni al mare” e se la portava in moto. Due spiriti liberi, con il vento in faccia per chilometri e chilometri, poi un alberghetto qualsiasi perché non era importante il dove ma il come stavano a letto. Tutto lì era magia, intesa… amore.

Adesso è tutto diverso, Sergio ha lo stesso sorriso di sempre, ciò che è cambiato è lo sguardo. Anna si rende conto in quegli attimi cosa significhi davvero scoprire l’animo di un uomo guardandolo negli occhi.
Lui è l’uomo che ha sempre voluto accanto, e del quale ha dubitato in questi mesi pesanti e tormentati, che presagivano un futuro quantomeno incerto, difficile sotto tutti i punti di vista.
Non sa cosa dire, ha il cuore spaccato in due, meta è per quel frutto prematuro e pure perfetto in ogni cosa, che Sergio gli ha tirato fuori dalle viscere mentre lei piangeva per le doglie e la paura; l’altra metà è per Sergio.
Lì in mezzo alla campagna a fare il pic-nic. Da incoscienti, mezz’ora buona fuori città, sperduti nel nulla, tra gli uccellini e il profumo di erba umida, a soli dieci giorni dal parto.

«Coprilo bene, non fargli prendere freddo. Pensi che il mio maglione a dolcevita si possa ripulire? – Poi, ancora: Vedrai, amore, andrà tutto bene. Lo senti come strilla?»
«Sì, lo sento, mi sa che non ci farà dormire per molte notti.» E, ancora incredula, Anna stringe il loro bambino al petto mentre sorride al nuovo Sergio che li porta in salvo.

Re: [MI178] Con il sangue sulle mani

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Ciao @Adel J. Pellitteri, bentrovata.
Sono qui per un commento pulcioso, essendo stata tu la prima a postare l'hai vinto. Visto che c...?!  :flower:
Adel J. Pellitteri ha scritto: Prese un respiro profondo, e guardando le sue mani sporche di sangue capì che sarebbe andato tutto bene.
Pessimo incipit!
scherzo
Adel J. Pellitteri ha scritto: ngranò la marcia senza nemmeno ripulirsi alla bell’e meglio
Leggendo mi è suonato strano. Ci ho messo un po' a capire perché. Se si fosse pulito, avremmo potuto dire che l'ha fatto alla bell'e meglio oppure accuratamente. Ma dal momento che non si è pulito, è strano dare una qualificazione al suo gesto. Non si è pulito alla bell'e meglio come non si è pulito accuratamente. Insomma, io direi che non si è pulito punto e basta. Spero di essermi spiegato.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Scuote il capo
Siamo passati al presente? Come è successo?  :grat:
Adel J. Pellitteri ha scritto: Ha l’impressione di sentirsi un ciclope
Anche questo è ridondante. Ha la sensazione di sentirsi, in pratica. DIrei più direttamente "si sente un ciclope".
Adel J. Pellitteri ha scritto: Non è più lui, bensì quello che avrebbe dovuto essere già mesi e mesi prima
Scusa, sto facendo il cavapupazzo, ma pure questa è arzigogolata: è quello che prima non era ma avrebbe dovuto essere... è un indovinello?  :fu:
Adel J. Pellitteri ha scritto: incrociando le braccia per la paura
mmm... la paura non fa incrociare le braccia
Adel J. Pellitteri ha scritto: “Sembri sincera, invece, so benissimo che non è così, se davvero me ne andassi le accuse di tutti mi stritolerebbero. Mi marchierebbero a vita. – Pensa stizzito – E no bella mia, non andrà così. Quel che fatto è fatto. Sono un coglione, me lo dicono tutti e il primo a cominciare è stato mio padre perciò, adesso niente coglionerie e andiamo avanti con questa bella storia” – e risponde: «Per favore Anna così non mi sei d’aiuto. Ti ho detto che andrà tutto bene e così sarà, devi solo darmi tempo.»
Qualcosa non torna nel susseguirsi di discorso diretto pensato e parlato. A un certo punto spuntano trattini che non tornano. Non metterei il punto dopo "vita". Dopo la chiusura delle seconde virgolette continui con trattino e minuscola laddove prima avevi messo punto e maiuscola. Nel complesso, il susseguirsi di pensieri e parole non mi convince, disorienta.
Adel J. Pellitteri ha scritto: “Dai, concediamoci due giorni al mare”
Perché virgolette alte? Prima le hai usate per i pensieri, ma questo non è un pensiero... forse volecvi rendere l'effetto della voce di lui che riecheggia nella mente di lei...

Mmm, Adelaide, sono perplesso. Credo che il racconto abbia più di un punto debole. Per la prima metà e la preparazione a un colpo di scena che vuoi tenere celato, e per farlo calchi un po' troppo la mano con frasi del tipo
Adel J. Pellitteri ha scritto: fosse andato prima dove stava andando adesso
della serie lo so ma non te lo dico. E poi succede ben poco, a parte il monologo interiore di Sergio spesso e volentieri dai toni abbastanza esagerati, tipo questo
Adel J. Pellitteri ha scritto: No, non si era affatto aggregato al clan! Con ciò che aveva fatto era salito sul gradino più alto rispetto a tutti gli altri.
Ma poi, dico io, il primo pensiero di un padre è primeggiare con il resto del mondo? La considerazione sociale viene prima del fatto di aver fatto nascere salvo il proprio figlio?

Il problema di  tutto questo gioco di suspance e di non detto è che in realtà che il sangue provenga dal parto noi lo abbiamo già capito quando dici
Adel J. Pellitteri ha scritto: Con le mani insanguinate tra le gambe di lei,
per cui tutto il gioco dei successivi non detti crolla. Sorry.

E poi, a metà racconto, c'è un rovesciamento clamoroso del punto di vista. Di colpo la narrazione lascia Sergio e diventa di Anna. Non capiremo mai cosa c'è dietro alla fuga dalle responsabilità di Sergio in passato, cui accenni ma che lasci lì. Veniamo invece a sapere che Anna lo reputa un buono a nulla, che non lo ama ma lo segue a un picnic fuori mano nonostante sia in procinto di partorire. E non capiremo mai se Anna recupera la stima in lui per le sue capacità ginecologiche o gli sta bestemmiando ancora dietro. 
Scrittore maledetto due volte

Re: [MI178] Con il sangue sulle mani

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@Edu bentrovato anche a te. Che super disastro ho combinato? Si vede che non riesco a scrivere un racconto da un anno buono? Ma davvero non si capisce una mazza di ciò che ho scritto? :bash: Ti ringrazio per il tempo che mi hai dedicato. Pensavo si capisse che lei alla fine lo ama, come lo ha sempre amato, anche se ultimamente era entrata in crisi. Il punto di vista è onnisciente, ma vedo che non si capisce, come non si capisce neanche questo: 
Edu ha scritto: Perché virgolette alte? Prima le hai usate per i pensieri, ma questo non è un pensiero... forse volecvi rendere l'effetto della voce di lui che riecheggia nella mente di lei...
Ho messo le virgolette alte perchè è un dialogo avvenuto prima, si riferisce alle gite che facevano nei tempi felici. 
Sono sempre contenta di poter partecipare perchè il confronto con voi è ogni volta illuminante. 

Stavolta ho toppato alla grande? Spero di fare meglio in futuro  :sss: 

Re: [MI178] Con il sangue sulle mani

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Adel J. Pellitteri ha scritto: “Farò prima possibile, non temere, andrà tutto bene.” dice a se stesso.
Niente punteggiatura interna ai dialoghi, quando c'è la battuta di appoggio.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mer set 20, 2023 9:18 amNon avrebbe mai immaginato di trovarsi in quella situazione, anzi, non credeva affatto ne sarebbe mai stato capace.
Questa frase mi lascia perplesso: "trovarsi in una situazione" è qualcosa di non voluto, ma che capita; poi segue "anzi" con il significato apparente di "al contrario", poi "non credeva affatto di esserne capace". Dunque non credeva capace di trovarsi in quella situazione? La grammatica direbbe così, e però la frase non avrebbe senso. Forse "capace di uscirne (da quella situazione che ancora non sappiamo quale sia) o di affrontarla". Insomma, dopo "capace" sento la necessità di una spiegazione; a quel punto anche "anzi" ha poco a che vedere con il contesto. Credo che la frase andrebbe riformulata così: Non avrebbe mai immaginato di trovarsi in quella situazione e non credeva affatto sarebbe mai stato capace di uscirne (o di affrontarla).
Adel J. Pellitteri ha scritto: mer set 20, 2023 9:18 amCon le mani insanguinate tra le gambe di lei, tutto è andato per il verso giusto, ha visto scivolare la vita, lui ne era l’artefice. 
Un parto, dunque.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mer set 20, 2023 9:18 amScuote il capo a tratti, ancora incredulo, e cerca di scrutare quei due sul sedile posteriore con il cordone in bella vista; li osserva dallo specchietto retrovisore per tenerli d’occhio; ogni minimo movimento scomposto lo allarmerebbe, ma tutto procede come lui spera.
Fila via sull’autostrada appena imboccata, conta i chilometri che mancano per mettere se stesso e tutto ciò che ha al sicuro.
Dieci giorni non sono uno scherzo, chiunque avrebbe capito che la situazione stava per precipitare e fosse andato prima dove stava andando adesso, era certo gli avrebbero allargato le braccia per prepararlo al peggio.
Se non ho clamorosamente stravolto il senso della frase precedente, lui ha aiutato la moglie a partorire e sta portando lei e il neonato all'ospedale. Se è così, qual è lo scopo di frasi come "fosse andato prima dove sta andando adesso"? Oppure mi hai completamente ingannato e non si tratta di un parto, ma di un qualche evento criminale; se è così "chapeau" anticipato perché ci sono caduto in pieno.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mer set 20, 2023 9:18 amSergio sono stanca di vederti così – le aveva risposto Anna –.  Nessuno ti obbliga. 
 Presumo sia un refuso per "gli", perché se sono due donne davvero non ho capito nulla.
Il punto prima del trattino, mai dopo: il trattino riapre il dialogo, non può essere seguito da un punto.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mer set 20, 2023 9:18 am“Sembri sincera, invece, so benissimo che non è così, se davvero me ne andassi le accuse di tutti mi stritolerebbero. Mi marchierebbero a vita. – Pensa stizzito – E no bella mia, non andrà così. Quel che fatto è fatto. Sono un coglione, me lo dicono tutti e il primo a cominciare è stato mio padre perciò, adesso niente coglionerie e andiamo avanti con questa bella storia” – e risponde: «Per favore Anna così non mi sei d’aiuto. Ti ho detto che andrà tutto bene e così sarà, devi solo darmi tempo.»
Scusa se insisto, ma la formattazione dei dialoghi così è faticosissima da leggere: abbiamo virgolette alte, trattino e caporali tutti di seguito e si rischia di fare confusione. Perché non usare il corsivo per i pensieri, molto più chiaro?
Guarda:
Sembri sincera, invece, so benissimo che non è così, se davvero me ne andassi le accuse di tutti mi stritolerebbero. Mi marchierebbero a vita, pensa stizzito. E no bella mia, non andrà così. Quel che fatto è fatto. Sono un coglione, me lo dicono tutti e il primo a cominciare è stato mio padre perciò, adesso niente coglionerie e andiamo avanti con questa bella storia, e risponde: «Per favore Anna così non mi sei d’aiuto. Ti ho detto che andrà tutto bene e così sarà, devi solo darmi tempo.»
Adel J. Pellitteri ha scritto: mer set 20, 2023 9:18 amAnna non ha molta fiducia in lui, e ogni giorno che passa le sembra vada un po’ peggio
Qui abbiamo un problema di coerenza interna non di poco conto: eravamo nel PoV di Sergio e vedevamo la scena con gli occhi di lui, che sta filando all'ospedale con la puerpera e il neonato. Improvvisamente ci ritroviamo nel PoV di Anna che racconta, al presente, fatti avvenuti giorni prima della scena descritta sopra.
Il lettore non può evitare di fare un balzo sulla sedia: lo stacco è troppo brusco e gestito male. Un cambio tanto repentino di PoV in un racconto così breve andava come minimo evidenziato lasciando un capoverso vuoto; inoltre avrei usato il passato per aiutare il lettore a capire che questa sfiducia di Anna nei confronti di Sergio era precedente alla scena di loro che corrono in auto verso l'ospedale.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mer set 20, 2023 9:18 amAdesso è tutto diverso, Sergio ha lo stesso sorriso di sempre, ciò che è cambiato è lo sguardo. Anna si rende conto in quegli attimi cosa significhi davvero scoprire l’animo di un uomo guardandolo negli occhi.
Ecco, qui il presente va benissimo; si è chiusa la parentesi della sfiducia, che dunque andava al passato, e si è tornati alla scena originaria: loro tre che corrono verso l'ospedale.

Hai interpretato la traccia con grande originalità, ma a parer mio il racconto avrebbe avuto necessità di una maggior cura dei dettagli: hai rivelato forse troppo presto la causa del sangue sulle mani e la gestione del PoV, troppo ballerina, ne ha in qualche modo pregiudicato la resa.
Perdona la schiettezza, un caro saluto.
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Re: [MI178] Con il sangue sulle mani

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Marcello ha scritto: Perdona la schiettezza, un caro saluto.
Perdonarti? Non se ne parla proprio! Da me avrai solo eterna riconoscenza.  :love:
Ecco perchè mi piaceva tanto (e mi piace ancora) essere presente, partecipare. 
Sto già apportando le modifiche suggerite fino ad ora.
Quindi, come possiamo definire questo racconto? Direi: sciagura narrativa con abbattimento della lingua italiana (il refuso), la logica umana e definitivo disconoscimento delle nozioni basilari della buona scrittura.
Non ho scusanti (a parte quella di non scrivere niente da più di un anno), mi sembra di avere azzerato anni di impegno e sudore. Ma tornerò a scrivere come prima, lo devo soprattutto a me stessa. 

Grazie infinite
Adesso passo a leggere e commentare i vostri

N.B. faccio ancora fatica a quotare gli stralci, il più delle volte devo selezionare gran parte del brano per poi cancellare tutto lasciando solo la parte che voglio commentare; qui tutto è ancora un po' macchinoso, non si può fare il copia e incolla, si perde facilmente un commento scritto e così via.

Re: [MI178] Con il sangue sulle mani

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Adel J. Pellitteri ha scritto: Non ho scusanti (a parte quella di non scrivere niente da più di un anno), mi sembra di avere azzerato anni di impegno e sudore.
Ma per favore! Il racconto ha solo bisogno di qualche ristrutturazione per renderlo più accattivante; l'idea è ottima, a mio avviso: io non avrei mai pensato a un'interpretazione simile della traccia.
Adel J. Pellitteri ha scritto: faccio ancora fatica a quotare gli stralci, il più delle volte devo selezionare gran parte del brano per poi cancellare tutto lasciando solo la parte che voglio commentare; qui tutto è ancora un po' macchinoso, non si può fare il copia e incolla, si perde facilmente un commento scritto e così via.
Sì, è molto più faticoso rispetto a un tempo. Il consiglio (che nasce dalla perdita di numerosi commenti in passato :facepalm:  ) è quello di entrare subito in "editor completo e anteprima" e schiacciare "salva bozza automatica", così ti garantisci dalla perdita di porzioni di testo già scritto. Il copia-incolla puoi farlo: subito dopo evidenzi la parte copiata e schiacci il terzo bottone da sinistra, "rimuovi formattazione", in modo da cancellare i vari codici. È macchinoso, ma si può fare  :angelo:  
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Re: [MI178] Con il sangue sulle mani

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Marcello ha scritto: molto più faticoso rispetto a un tempo. Il consiglio (che nasce dalla perdita di numerosi commenti in passato :facepalm:  ) è quello di entrare subito in "editor completo e anteprima" e schiacciare "salva bozza automatica", così ti garantisci dalla perdita di porzioni di testo già scritto. Il copia-incolla puoi farlo: subito dopo evidenzi la parte copiata e schiacci il terzo bottone da sinistra, "rimuovi formattazione", in modo da cancellare i vari codici.
grazie, stampo anche queste indicazioni e vedrò di metterle in pratica. 

Re: [MI178] Con il sangue sulle mani

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Ciao @Adel J. Pellitteri
complimenti per l'interpretazione della traccia, io sono stata davvero in difficoltà, tu hai dato un'interpretazione che mi è davvero piaciuta.
Il racconto mi piace, concordo che c'è abbastanza confusione nei tempi verbali e nel passaggio di punto di vista, ma ho apprezzato la messa a nudo dei pensieri biechi che si affacciano quando mai vorresti.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Sergio sono stanca di vederti così – le aveva risposto Anna –.  Nessuno ti obbliga. Al punto in cui siamo mi è tutto chiaro, quindi lì c’è la porta. Sei libero di andartene.»
“Sembri sincera, invece, so benissimo che non è così, se davvero me ne andassi le accuse di tutti mi stritolerebbero. Mi marchierebbero a vita. – Pensa stizzito – E no bella mia, non andrà così. Quel che fatto è fatto. Sono un coglione, me lo dicono tutti e il primo a cominciare è stato mio padre perciò, adesso niente coglionerie e andiamo avanti con questa bella storia” – e risponde: «Per favore Anna così non mi sei d’aiuto. Ti ho detto che andrà tutto bene e così sarà, devi solo darmi tempo.»
Questo dialogo l'ho trovato molto realistico.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Con le mani insanguinate tra le gambe di lei, tutto è andato per il verso giusto, ha visto scivolare la vita, lui ne era l’artefice
Qui sveli il mistero. Tutti i successivi tentativi di depistaggio nuociono al racconto.
Adel J. Pellitteri ha scritto: almeno fino al mattino di quel giorno preciso
In particolare questa frase non capisco a cosa si riferisca. Alterni continuamente il prima del concepimento, il presente e dal concepimento al presente, rendendo difficile la comprensione.
Adel J. Pellitteri ha scritto: Dieci giorni non sono uno scherzo, chiunque avrebbe capito che la situazione stava per precipitare e fosse andato prima dove stava andando adesso, era certo gli avrebbero allargato le braccia per prepararlo al peggio
Questa è da correggere. Dieci giorni di anticipo non sono nulla, è quasi fisiologico, quindi porta fiori strada, infatti presumo anche "un peggio" che non si avvera nemmeno con un parto avvenuto in un prato per mano di una persona senza competenze 

In generale, con una sistemazione del testo, è una lettura piacevole. Niente male 

Alla prossima
<3

Re: [MI178] Con il sangue sulle mani

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Modea72 ha scritto: Questa è da correggere. Dieci giorni di anticipo non sono nulla, è quasi fisiologico, quindi porta fiori strada, infatti presumo anche "un peggio" che non si avvera nemmeno con un parto avvenuto in un prato per mano di una persona senza competenze 

In generale, con una sistemazione del testo, è una lettura piacevole. Niente male 

Alla prossima
Grazie @Modea72  ti confesso che inizialmente lo avevo scritto tutto al passato usando l'imperfetto, poi - fissata come sono con "la presa diretta" ho sostituito i verbi al presente incasinando tutto. Pur scrivendo racconti brevi (molto spesso brevissimi) impiego giorni e giorni, a volte anche settimane, proprio perchè conosco le mie magagne (distrazioni). Circa i 10 giorni di anticipo sul parto, ti dico che avevo scritto 15 (non sono esperta, non ho nemmeno figli, figurati), ma temendo fossero troppi ho optato per 10, quindi sistemerò anche questo particolare.

Ti ringrazio, infine, per avere apprezzato il mio racconto nonostante il pastrocchio. :rosa:

Re: [MI178] Con il sangue sulle mani

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Adel J. Pellitteri ha scritto: Non avrebbe mai immaginato di trovarsi in quella situazione, anzi, non credeva affatto ne sarebbe mai stato capace. Scuote il capo incredulo, ringrazia Dio, Buddha, Visnù, Allah e perfino la dea fortuna. 
Perché passi al presente di colpo?
Adel J. Pellitteri ha scritto: Con le mani insanguinate tra le gambe di lei, tutto è andato per il verso giusto, ha visto scivolare la vita, lui che ne era l’artefice.
Invece di tre virgole, vedrei meglio un punto dopo "giusto".
Adel J. Pellitteri ha scritto: mer set 20, 2023 9:18 amDieci giorni non sono uno scherzo, chiunque avrebbe capito che la situazione stava per precipitare e fosse andato prima dove stava andando adesso, era certo gli avrebbero allargato le braccia per prepararlo al peggio.
Qui ci sono tornata dopo averlo letto tutto e non capisco il fatto di prepararlo al peggio se fosse arrivato prima...
Si tratta di essere andati, lui e e la compagna, incinta quasi a termine, a fare un picnic fuori porta. Nel mentre, lei ha avuto le doglie e lui è riuscito, pur del tutto inesperto, a farle nascere il figlio. Voglio dire: sono stati imprudenti sì, ma meno male che lui si è fermato per il parto... Ah, vuoi dire che, se non si fosse fermato sarebbe arrivato prima all'ospedale ma a bimbo morto?
Diciamo che non sei stata molto chiara!  ;)

Adel J. Pellitteri ha scritto: mer set 20, 2023 9:18 amAdesso è tutto diverso, Sergio ha lo stesso sorriso di sempre, ciò che è cambiato è lo sguardo. Anna si rende conto in quegli attimi cosa significhi davvero scoprire l’animo di un uomo guardandolo negli occhi.
Aggiungerei:

... guardandolo negli occhi e dopo avere fatto insieme la meravigliosa esperienza di far nascere il frutto della loro unione.
Adel J. Pellitteri ha scritto: mer set 20, 2023 9:18 amNon sa cosa dire, ha il cuore spaccato in due, due punti  meta metà è per quel frutto prematuro e pure perfetto in ogni cosa, che Sergio gli le ha tirato fuori dalle viscere mentre lei piangeva per le doglie e la paura; l’altra metà è per Sergio.
togli quella virgola dopo "due" e sostituiscila coi due punti, che aprono a una spiegazione, sono esplicativi.


- Sono felice di trovarti qui e reputo la tua idea sulla declinazione della traccia carinissima e calzante al massimo grado.  (y)
Grazie per avere partecipato, @Adel J. Pellitteri  :rosa:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [MI178] Con il sangue sulle mani

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@Adel J. Pellitteri ciao,
il finale mi è piaciuto molto: all' inizio mi aspettavo un qualcosa di più cupo (un procurato aborto?), poi, il lieto fine :P
Un bel modo di interpretare l' incipit.
Non ho molti comenti da fare, una cosa sola è che forse avrei tagliato alcune considerazioni, o le avrei sfoltite, tipo questa qua sotto:
Adel J. Pellitteri ha scritto: In quei momenti concitati ha percepito il riscatto di se stesso, non gli importa del giudizio degli altri, adesso non più. Ora può guardare alla sua vita in tutt’altra maniera. Stranamente si sente più libero, e il moto di orgoglio non accenna a sgonfiarsi come gli era accaduto altre volte con le sue bricconate infantili. Non può fare a meno di alternare lo sguardo tra la strada e il volante imbrattato, che stringe con forza. Inspira profondamente e dilata le narici per incamerare più aria possibile come fosse benzina, potenza per l’auto. E la sua potenza non è prepotenza, è qualcosa che non aveva mai provato prima: è ricchezza, completamento di un percorso che aveva cercato di scansare neanche fosse stato un quindicenne.
Mi sarei fermata a "bricconate infantili".

Comunque, bel racconto, grazie mille e buona domenica :) 

Re: [MI178] Con il sangue sulle mani

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Ciao @Adel J. Pellitteri devo dire che se avessi scelto questa traccia avremmo avuto qualcosa in comune sulle motivazioni delle mani sporche di sangue. Avevo pensato anche a un'adolescente alle prese con il primo ciclo. Ma vabbè.
La scrittura mi piace molto, riesci a addentrarti nei particolari trasmettendo ben nitide le sensazioni che vuoi trasmettere, senza troppi artifici e in modo diretto. Mi riferisco ai tratti dei due personaggi. Forse viene lasciato in disparte il momento immediatamente successivo al parto. Un momento così straordinario penso che ruberebbe la scena. La madre con la sua creatura ancora con il cordone attaccato rimangono in secondo piano.  Avrei forse dato qualche accenno alla sofferenza del parto, al pianto della madre e del bambino (inevitabile). E poi era un maschio o una femmina?
Letto con piacere.

Re: [MI178] Con il sangue sulle mani

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Kiarka ha scritto: Mi sarei fermata a "bricconate infantili".

Comunque, bel racconto, grazie mille e buona domenica :) 
Grazie per il passaggio, l'apprazzamento e il suggeriento. Sto valutando tutto  :rosa:

Kasimiro ha scritto: Letto con piacere.
Affermazione che mi rincuora, grazie infinite anche a te. Penso che qualche paragrafo in più, finito lo stress del contest, potrò anche aggiungerlo.  :rosa:

Re: [MI178] Con il sangue sulle mani

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Ciao @Adel J. Pellitteri 
Il tuo racconto da una parte mi ha entusiasmato, dall'altra perplesso.
Mi è piaciuta l'idea, ma ho trovato l'evolversi un po' confuso, in particolare nel passaggio che inizia con “Concediamoci l’ultimo svago” le aveva detto con tale scontentezza che lei era stata sul punto di rifiutarsi... dove non ho ben capito il quando e il dove per un po' di righe. Eppure, lo stile quasi sincopato che hai utilizzato mi piace molto: dal caos apparente nasce (nel senso letterale in questo racconto :-) ) un breve istante di vita molto potente.
Sempre sull'altalena di entusiasmo e confusione, forse hai voluto tenere un po' troppo a lungo il non detto sul parto, arrivando a questo passaggio che è quello che ho trovato più ostico: Dieci giorni non sono uno scherzo, chiunque avrebbe capito che la situazione stava per precipitare e fosse andato prima dove stava andando adesso, era certo gli avrebbero allargato le braccia per prepararlo al peggio.
Però grazie a ciò, la conferma finale che il bambino strilla, giunge con vero sollievo.

Complimenti davvero per lo scombussolamento che hai portato in me lettore!

Alla prossima! 
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