[CC23] Chiamala Luz - Zorro

Contest di Carnevale - Racconti in maschera

[CC23] Chiamala Luz - Zorro

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Traccia n. 4 - Luci/e
Boa: Deve apparire almeno una maschera
Titolo: Chiamala Luz
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Isola dei Fagiani sette anni dopo l’impatto
Un boato fa sussultare il pavimento, le pareti della cantina cedono un po’ d’intonaco; un ostile ronzio metallico si diffonde nell’aria carica di umidità. Etor sale sulle spalle di Léo per guardare dalla grata.
«Fra poco inizierà a diluviare. Fammi scendere.»
Léo si massaggia il collo poi alza lo sguardo verso lo scaffale. Le antiche bottiglie di vino tintinnano ancora. Ne prende una, soffia via la polvere: «Che ne dici se assaggiamo un po’ di questa merda?»
Il soffitto trema di nuovo.
«Lo sai, Léo, che con quella tua erre anche la merda ha un certo fascino?»
«Vaffanculo, Etor»
«Questa roba è un vero schifo. Preferisco il sapore della terra umida.»
Etor si accovaccia e inizia a scavare una buca con le mani poi, presa una manciata di terra la porge al compagno con un inchino: «All’eccellente Léo D’Aramitz una delizia dell’isola dei Fagiani, con i miei sentiti omaggi!»
Una pedata improvvisa lo fa volare mezzo metro più avanti. Léo prende quel pugno di terriccio e costringe Etor a inghiottirlo.
Il ronzio metallico irrompe nella stanza. I due restano immobili evitando perfino di respirare. Il minuscolo drone staziona a mezz’aria per qualche secondo prima di uscire a gran velocità dalla grata sul soffitto.
Léo si siede appoggiandosi alla parete, scuote la testa e abbassa lo sguardo: «Non dovremo sopportarci ancora a lungo.»
«Tu resta pure in questa fogna, io me ne vado.»
* * *
Elekta vede le nuvole addensarsi nel cielo plumbeo, la voce del boia le rimbomba nella testa:
«Tira il dado!»
La bambina racchiude tra i palmi il piccolo cubo di metallo: tre facce solcate da una linea e tre facce sulle quali è scolpito un punto. Lo stringe tra le mani senza decidersi a lanciarlo.
Sente lo sguardo tagliente dell’uomo fenderle la pelle, può vederne respiro caldo sfuggire in piccole nuvole di condensa.
Lascia il cubetto roteare dentro i palmi ancora un po’ prima del tiro.
Stringe forte le palpebre attendendo l’esito.
«Linea!»
L’aria umida le solletica la pelle, rabbrividisce. Garrota. Ricorda con orrore le grida strozzate dell’ultimo giustiziato in quel modo; a ripensarci sente ancora il rigurgito acido bruciarle la gola. Avrebbe preferito di gran lunga che invece della linea fosse uscito il punto: il boia calerebbe la lama della ghigliottina e la testa del condannato rotolerebbe via senza un lamento.
L’uomo annuisce e, senza dire altro, si allontana da lei.
Elekta tende l’orecchio fin quando sente il rumore dei passi dissolversi in un’eco indistinta.
Il ronzio di uno sciame di droni assembrati intorno a lei la riporta alla realtà. Deve rientrare. Raccoglie il dado da terra e lo ripone nella borsa di cuoio che pende dalla cintura legata in vita.
Cammina piano strisciando i piedi per raggiungere il buco in cui è costretta a vivere nella semi-oscurità da parecchi anni. L’unico momento in cui la lasciano uscire è per tirare il dado che decide la sorte dei condannati confinati nell’isola dei Fagiani. Ghigliottina o garrota?
In quel fazzoletto di terra senza confini anche la pena di morte è una questione irrisolta.
Si tasta il petto. Da qualche tempo lo sente diverso: non è più piatto come prima e spesso le fa molto male. Quando la scelsero per il compito le dissero che quando fosse diventata adulta non avrebbe più dovuto lanciare il dado. Cosa ne sarebbe stato di lei, dopo, non lo sapeva.
Un rumore la scuote dai pensieri, si appiattisce alla parete restando in silenzio.
Vorrebbe mettersi a strillare quando vede l’uomo, ma quello la raggiunge con un balzo e le chiude la bocca con la mano. Preme così forte da toglierle il respiro.
«Non fiatare» la sua voce è un rantolo.
Riesce a muovere la testa quel tanto che basta per annuire. Il cenno di assenso è sufficiente affinché lo sconosciuto allenti la presa.
Il ronzio di un insetto drone si avvicina, Elekta fa segno all’uomo di nascondersi dietro di lei. Può sentirne il battito accelerato e il respiro affannato.
«Devi andare via subito da qui, ormai ti hanno trovato.»
Il fuggitivo le cinge il collo con un braccio facendola tossire.
«Muoviti! Vieni con me.»
Elekta lo segue senza fiatare.
Procedono a carponi nell’oscurità del sotterraneo, le mani scivolano nella fanghiglia.
Le dolgono le ginocchia, una goccia gelida le fa accapponare la pelle. Solleva lo sguardo: sopra le loro teste c’è una specie di grande occhio da cui s’intravede una porzione cielo plumbeo.
L’uomo le porge la mano.
«Sali!»
Con le gambe tremanti monta sulle spalle dello sconosciuto che la solleva tenendola stretta per le caviglie. Elekta allunga il collo più che può.
«Si vede qualcosa?»
«Niente. Fammi scendere.»
«Merda! Ma tu non vuoi scappare da qui?»
Elekta non risponde. Prende un lungo respiro e con un balzo a piedi uniti sale di nuovo sopra le spalle del fuggitivo poi, aiutandosi con la spinta delle braccia, raggiunge il bordo dell’oculo e ci si aggrappa.
Il vento soffia forte facendola oscillare nel vuoto come un pendolo. Guidata dall’istinto, usa le gambe per eseguire una mezza capriola e uscire sul tetto dell’edificio. L’uomo si arrampica come un animale sulla parete sfruttando le sporgenze delle pietre come scalini e la raggiunge subito dopo.
La pioggia rende la superficie scivolosa. Elekta rotola giù fino al cornicione. Immobile, coi muscoli tesi, valuta l’altezza indecisa se spingersi ancora oltre; poi, con un agile volteggio, raggiunge il suolo seguita dal suo liberatore. L’uomo cerca la sua mano e la stringe: «Io mi chiamo Etor.»
«Io sono Elekta.»
«Lo so, tu sei la bambina che tira il dado.»
«Perché mi hai portata con te?»
«Senza di te, il boia non potrà scegliere come accopparmi e io vivrò qualche giorno in più.»
«Ci saranno altre Elekta dopo di me.»
«Qualche giorno è meglio di niente.»
«Etor, perché ti devono uccidere?»
«Perché ho disobbedito alle regole. Ho rubato dei semi. Sono molto preziosi, sai? Serviranno a far fiorire la terra quando la luce tornerà.»
Elekta lo guarda con gli occhi sbarrati.
«Non capisci, vero? Quanti anni hai?»
«Dieci, credo.»
«Lo hai mai visto il sole?»
«Quello? Ma dai… è una leggenda! Me la raccontavano quando ero piccola.»
Etor la guarda dritto negli occhi: «Non so cosa ti abbiano detto, ma io me lo ricordo bene, il sole. Il mondo era pieno di luce e di colori, prima dell’impatto.»
«Parli dell’asteroide, vero?»
«Sì, Apophis. Gli esperti dicevano di non preoccuparsi perché non avrebbe mai colpito la Terra… ma non è stato così.»
«Io non ricordo niente.»
«Come potresti? Ora però dovremmo proprio andare.»
Elekta non si sposta di un centimetro. «Parlami ancora del sole.»
Etor le accarezza i capelli. Sono grigi come quelli di una vecchia.
«Tutto era colorato, i tuoi capelli sarebbero stati biondi…»
«Cosa sono i colori?»
«Come faccio a spiegartelo? I colori rendono tutto meraviglioso, ma per avere i colori occorre che la luce del sole possa attraversare il cielo.»
«E come è fatto il sole?»
Etor osserva la borsa che pende dalla cintura di Elekta: «Puoi darmela?»
«A che ti serve?»
«Ora lo vedrai…»
Sfila i lacci che la tengono chiusa e strappa con forza la cucitura. Il dado rotola ai suoi piedi. Lo raccoglie, lo rigira tra le mani. Gli spigoli sono taglienti e se ne serve per incidere un cerchio sul cuoio. «Avvicinati a me» dice ponendole la maschera sul volto.
«Cosa fai? Così non vedo nulla!»
«Metti un dito qui» le dice indicando gli occhi.
La bambina ubbidisce.
Etor pratica dei tagli per permetterle di vedere, completa la maschera incidendo dei raggi infine usa il cordino che chiudeva la borsa per legargliela alla testa.
«Ecco qui! Elekta è diventata il sole! Se indossi questa nessuno ti riconoscerà!»
Soffocano una risata e si addormentano esausti sotto un cielo opaco, privo di stelle.
Un rumore fa svegliare Etor di soprassalto, una scossa lo scuote dalla punta dell’alluce fino allo stomaco.
«Léo?»
«Hai dimenticato di prendere questi» dice porgendogli una manciata di semi.
«Vaffanculo!»
Si abbracciano forte. «Ti hanno seguito?»
«No… Sì… Non ne sono sicuro. E questo chi è?»
«Il sole, non lo riconosci?»
Léo scuote la testa.
Il ronzìo dei droni guardiani si avvicina.
«Sbrigati, dobbiamo attraversare subito il fiume.»
«Che ne facciamo del “sole”? Non possiamo portarlo con noi.»
Etor sospira. «No, non possiamo.»
Si china verso la bambina e le sussurra: «Apri la mano. Questi sono dei semi di girasole. Nascondili, un giorno potrai vederli sbocciare.»
In quel momento un timido raggio di speranza filtra dalla coltre di nubi e di polveri.
Il sole è lì dietro, proprio dove Etor lo ricordava.
«La bambina viene con noi.»
«Come si chiama?»
«Luz, si chiama Luz.»

Re: [CC23] Chiamala Luz - Zorro

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Sira ha scritto: gio feb 23, 2023 3:30 pm«Cosa sono i colori?»
«Come faccio a spiegartelo? I colori rendono tutto meraviglioso, ma per avere i colori occorre che la luce del sole possa attraversare il cielo.»
«E come è fatto il sole?»
Etor osserva la borsa che pende dalla cintura di Elekta: «Puoi darmela?»
Qui ho fatto un po' fatica a mantenere la sospensione di incredulità (forse è un mio limite quello di aspettarmi una certa coerenza anche all'interno delle storie più fantasiose); i colori "vibrano" (vibrazione intesa come onda elettromagnetica) anche in assenza della luce solare diretta, perché quella che filtra delle nuvole deriva pur sempre dal sole. Se invece nel racconto la terra è immersa nel buio totale dal momento dell'impatto dell'asteroide, trovo inverosimile che non si creino degli effetti a catena molto più devastanti di quelli narrati.

A parte questo, il racconto mi è piaciuto molto. Si legge non piacere e contiene diversi elementi di originalità. 

Provo a indovinare chi sei? 

Mina o Canis 
Già.

Re: [CC23] Chiamala Luz - Zorro

3
Il racconto è scritto molto bene e riesce a coinvolgere il lettore in una realtà molto lontana e distopica, nonostante i pochi caratteri. Non si trova difficoltà a capire la storia o a empatizzare coi personaggi, nonostante sia appunto un mondo del tutto diverso, da inquadrare da zero. Questo è un merito dell'autore (o autrice, ma propendo per un autore).
Ho apprezzato soprattutto i dettagli, come la bambina che lancia i dadi per decidere il destino dei condannati. C'è molta fantasia e capacità di narrare in questo racconto, ma (è una sensazione mia personale) i racconti brevi fantastici o distopici richiedono sempre uno sforzo in più nel lettore. Non è un male in sé, specie se come in questo caso si riesce a tratteggiare un mondo diverso con pochi dettagli ben scelti, ma il focus sulla visione d'insieme finisce per togliere qualcosa al lato emotivo e partecipativo. Il finale è giusto e molto indovinato, ma prevedibile.
Ho apprezzato lo stile di scrittura, i dialoghi spontanei e la narrazione, ma non sono riuscita a farmi coinvolgere del tutto (forse perché troppo concentrata a decifrare l'ambientazione).
Non provo a indovinare, perché l'unico che mi verrebbe è Pulsar, e non ho idea se partecipi al contest.
Ci capita di non avere davvero la consapevolezza di quanto potere abbiamo, di quanto possiamo essere forti (A. Navalny)
Qualunque sia il tuo nome (HarperCollins)
La salvatrice di libri orfani (Alcheringa)
Il lato sbagliato del cielo (Arkadia)
Il tredicesimo segno (Words)

Re: [CC23] Chiamala Luz - Zorro

5
Ciao Zorro! 
Non ho idea di chi tu sia ma devo farti i complimenti: finalmente un racconto distopico in cui l' universo alternativo viene illustrato bene, con una sua logica interna, e in cui il lettore viene fatto entrare senza tenerlo all'oscuro di nulla.
Ci spieghi tutto, caro autore/autrice, ma lo fai con naturalezza, senza cadere in troppi spiegoni.

Racconto ben scritto, scorrevole finale aperto che lascia una speranza in un mondo migliore. E soprattutto, per una volta  non arriviamo alla fine molte più domande irrisolte di quante non ne avessimo all'inizio.
Tema della luce direi centratissimo, forse si poteva inserire un po' meglio la maschera, che non è proprio fondamentale ai fini del racconto...ma fa nulla.

Di solito non amo questo genere di racconti ma tu sei riuscito/a regalarmi una lettura piacevole. Grazie!

Re: [CC23] Chiamala Luz - Zorro

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Grazie @Alba359 @Silverwillow @Ilaris per i commenti e i suggerimenti.
Ero consapevole che un racconto distopico e totalmente di fantasia non era di sicuro nelle corde di molti di noi, ma a me piace sperimentare dunque mi sono esercitata e divertita. Nessuno mi ha “scovata” in queste vesti da vendicatore mascherato.  :facepalm:
Bella esperienza e bellissimi racconti in questo contest. Complimenti a tutti.

Re: [CC23] Chiamala Luz - Zorro

8
Ciao carissima  @@Monica


Quando ho letto questo racconto nel corso del contest non ho pensato assolutamente di attribuirlo a te come autore.
Sia perché erroneamente mi ha dato l’idea che vi fosse dietro una mano maschile, sia perché il tema mi pareva distante dalle cose che ho sempre letto di tuo.
Devo dire che son felice d’essermi bellamente sbagliato, questo dimostra che non bisogna mai farsi delle idee preconcette e soprattutto, dimostra che la tua maturità e capacità di scrittura è in grado di spaziare agevolmente tra generi molto diversi.

Il racconto è molto bello, affronti con ottimi risultati una storia distopica.
La narrazione risulta sempre dinamica, non vi solo cadute di tensione e la storia corre brillante e convincente dall’inizio al suo termine.
L’ambiente claustrofobico e ostile del luogo in cui si svolge la vicenda, è reso con pochi cenni ma di assoluta efficacia, nel leggere ci si sente immersi in questo posto, buio, freddo, umido e malsano.

Tutto il racconto è pervaso di questi toni grigi, di mancanza di luce e colori, i personaggi vi si muovono come insetti del sottosuolo che bramano di emergere alla superficie.

Il brano della bimba che decide, lanciando il dado, come il boia giustizierà il condannato, è un piccolo capolavoro d’invenzione truculenta, l’ho trovata assai originale, soprattutto perché non mi risulta d’aver mai incontrato un episodio simile nelle mie letture e né nelle pellicole di genere conosciute.

Le psicologie dei personaggi sono rese con mano sicura e tratti incisivi, senza fronzoli e appesantimenti, sanno vivere nella mente del lettore con identità definite e dotate di forza visiva.
Il finale è perfetto.

Insomma, devo dire che questo tuo debutto nel filone  post-apocalittico è avvenuto con un ottimo successo.
Complimenti amica mia.

Un saluto e un abbraccio <3
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