Acqua ghiacciata

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Eppure io sarei una buona madre.
Gigi prende in braccio la figlia appena nata, le sorride, gioca con il nasino, fa le smorfie mentre lei si deforma in un pianto sguaiato. Luciana lo ammira sorridente, innamorata, si rilassa sul lettino sotto l'ombrellone, ha indosso un cappello a falde larghe e occhialoni da diva, i residui di crema solare ancora visibili sulle braccia.
La signora dell'ombrellone accanto le si avvicina e indica la bambina.
«Come si chiama?» le mormora, a malapena la sua voce si sente, tra le urla dei bagnanti.
Luciana si allarga tutta in un sorriso.
«Diamond! Ha tre mesi.» 
Il sole picchia forte, gli amici di Gigi ci deliziano con i loro tuffi acrobatici a bordo piscina.
«A booomba!» urlano, in coro.
Uno tsunami di spruzzi ci travolge dopo la tripla capriola acquatica di Christian, quello con il piercing al labbro. Esce dalla piscina senza usare la scaletta, si sistema vigorosamente il costume, non si asciuga e si dirige verso il bar, ma prima mi guarda, sorride,  fa un occhiolino a cui rispondo con una smorfia di disgusto. Un altro loro amico, un po’ tarchiato, si tuffa con rincorsa, bagnando i turisti sdraiati in prima fila. I bambini gridano divertiti, Luciana scoppia in una risata sguaiata con tanto di grugnito. Io voglio solo andare a casa. 
Mio cugino Gigi ha invitato me e Paolo a passare il ferragosto in un agriturismo con piscina insieme a sua moglie e un altro paio di coppie. Io ho accettato perché non avevo altri piani. Ovviamente Paolo si è fatto pregare prima di confermare, il sole gli irrita la pelle e a ferragosto c’è sempre traffico sulla tangenziale del ritorno.
«Guardate come piange!» Gigi alza Diamond, mostrandola a tutti i presenti non curandosi delle sue urla disperate. Se la rimira e la stringe tra le braccia come fosse il suo bene piú prezioso. «Fai un altro “ue” per papà? Dai, come faccio io: uèèèè. Uuuuuuuuuèè. Mamma mia che bella sei! Bella di papà! bella, bella, bella, bella, bella...»
«Oh fraté! Gigi!»
Christian gli si avvicina, ancora gocciolante e lucido di olio solare, si sistema lo slip bianco e aderente che esibisce in quell’orrido gioco di vedo-non-vedo. Si volta verso di me, mi sorride di nuovo. Io mi giro dall’altra parte. 
«Senti Gigi, se vuoi, visto che stai disoccupato, mio zio ti può procurare qualche fatica. Vuoi fare l’idraulico?»
Gigi lo guarda con gli occhi serrati, sembra accecato dal riverbero del suo piercing al labbro, poi torna a rimirare sua figlia.
«Christian.» risponde, pensieroso, dondolando Diamond «Per come stanno le cose adesso, va bene pure andare a rubare!»
E pensare che da quando ha avuto una figlia, per mia madre è lui l’esempio da seguire.
«Ahhhhh si, ora sto bene.»
Christian si sdraia sul lettino accanto al mio a gambe aperte, le braccia incrociate dietro la nuca a mostrare la depilatura integrale. Cerco di evitare il suo sguardo, mentre sorride malizioso.
«Tutta sola oggi?» 
Mi metto a sedere composta, le braccia a cingere le ginocchia. 
«Stai bagnando il lettino del mio ragazzo.» 
«E quindi?» risponde, divertito: «Tanto mica gli serve, quello l´ho visto sempre al bar a parlare con mammina.» 
«Ma come ti permetti!» mi volto verso di lui, indispettita, ma lo trovo che ride, strafottente. Quello scemo di Paolo non c´é  mai quando devo dimostrare a qualcuno la mia relazione. 
«É andato a fare il bagno, semplicemente non si tuffa in modo plateale come te e non l ́hai notato.» 
Si alza, poggiando una mano sulla mia coscia per sollevarsi. 
«Io nelle cose mi butto di testa.» Mi fa un l'ennesimo occhiolino. Lo guardo allontanarsi e dare una pacca sulla spalla a un suo amico, prima di spingerlo scherzosamente in piscina.
Paolo si avvicina con l'asciugamano sotto braccio, gioviale, sembra sia contento.
«Io vado a farmi un bagno prima che iniziamo il pranzo.» dice, e mi schiocca un bacio sulla guancia.
«Ah, pensavo fossi andato prima.»
«No, ero a parlare con mamma. E poi scherzi, dopo la colazione dovrei farmi il bagno?»
Si dirige a bordo piscina, lo guardo, pelato e con i calzoncini del costume larghi e lunghi, cammina lentamente, si siede sugli scalini, saggiando la temperatura col piede, che ritrae svelto, perché l’acqua è gelida. Conviviamo insieme da cinque anni, in una casa in affitto vicino alla scuola dove insegnamo.
Storco il labbro.
«E voi, tesó?» ho un balzo, Luciana mi ha spaventata «Tu e Paolo quando vi sposate?» lo indica, sorridendomi.
Ogni volta che si parla di matrimonio Paolo mi rivolge uno sguardo apprensivo, lo stesso che riserva ai suoi studenti quando non capiscono i teoremi.
Ma Anna, non hai il contratto a tempo indeterminato. Bisogna prima pensare a comprare casa e avere dei risparmi, e dopo qualche anno si può pensare a una famiglia. Altrimenti si è incoscienti.”
«Paolo dice che è meglio aspettare di avere un contratto indeterminato.»
«Ma lui ce l’ha, o sbaglio?»
Incrocio ancora di più le braccia al petto.
«Sì, però poi dobbiamo avere una casa tutta nostra. E per averla dobbiamo accendere un mutuo, e per il mutuo servono due stipendi sicuri.»
La guardo: ha gli occhi persi nel vuoto e le labbra socchiuse, sembra proprio non capire le mie motivazioni.
«E la casa dei suoi nonni? Perché non andate a vivere lì?» 
Ah, la famosa casa dei nonni, al vertice di tante nostre discussioni. Quale era la scusa? Andava ristruttura, o una cosa del genere...
«Paolo dice che è pericolante e va ristrutturata, ci vuole un altro ingente prestito solo per sistemarla...»
«Ahhhhh, capisco. Sai, anche quando io e Gigi ci siamo sposati avevamo entrambi perso il lavoro. Poi ero incinta e, come sai, ci conoscevamo da poco, qualche mese. Figurati se pensavamo a comprare una casa! Poi per Gigi non è facile trovare un posto, non ha preso il diploma. Alla fine ci hanno aiutati i tuoi zii...Bravi, fate bene ad aspettare.»
Paolo continua a star seduto a bordo piscina, le spalle pelose, leggermente ricurvo e rachitico. Prende un po’ d’acqua e si bagna le braccia, rabbrividendo.
Digrigno i denti. Facciamo bene ad aspettare.
Paolo indica qualcosa da bordo piscina, fa un gesto plateale con la mano a indicarmi, anche Luciana lo nota.
«Che carino, vuole che lo raggiungi, tesó.»
Mi indico, protesa in avanti, cercando di scandire il labiale.
«Dici a me?»
Il suo “no!” deciso mi spinge all'indietro.
Sbuffa, e ritorna sotto l´ombrellone.
«L´acqua, Anna!»
«Pensavo volessi farti il bagno con me!»
Beve un sorso.
«Ma cosa dici, é una giornata tra amici, non un appuntamento. Lo sai che senza bere viene un colpo di calore.»
«Ah giusto…poi tua madre chi la sente…»
«Esatto!» e si allontana sorridente con la bottiglietta in mano.
«Perdi ancora tempo con quello?» Christian si accende una sigaretta.
Luciana lo riprende.
«Christian, quanto sei maleducato! E poi, a me Paolo sta simpatico.»
«Ehi, ehi, dico solo che puó avere di meglio.» getta l´accendino sul cumulo di borse e teli.
Mi volto verso di lui, fingendo un´espressione seria.
«Tipo chi? Tipo te?» 
Scoppia a ridere, scuotendo il capo. 
«Vedrai, vedrai.» inspira il fumo, e quasi termina la sigaretta con pochi tiri. Spegne il mozzicone e lo lascia cadere a terra, schiacciandolo con l´infradito.«Bene, signore, con questo sole io mi rituffo…Dovresti venire con me.»
Questa frase mi fa scorrere un brivido freddo sulla schiena. Lo guardo gettarsi in acqua.
Sento uno squillo al telefono, mi volto verso il tavolino. A Paolo è arrivato un sms. Allungo il collo senza farmi notare. A mandarglielo, come sempre, è sua madre, ed è una frase corta e semplice:
“Verso sera mettiti la giacchetta, che prendi freddo.”
«Tesoro, dove vai?» dice Luciana, preoccupata, vendendomi alzare di scatto.
La lascio alle spalle, ora al centro della mia attenzione c’è solo la schiena pelosa del mio fidanzato che se ne sta a bordo piscina. Cammino decisa, gli occhi iniettati di sangue, mi avvicino a Paolo che ancora si massaggia i gomiti per abituarli alla differenza di temperatura.
Decisa, veloce, non ha neanche il tempo di accorgersene.
«E buttati, cazzo!» é il mio urlo di battaglia prima di calciarlo in acqua.
Lo guardo mentre riemerge tra mille schizzi, traumatizzato.
«Anna, vuoi farmi venire un infarto?!»
Rido, mentre annaspa tra le urla divertite di mio cugino e dei suoi amici.
Christian è uscito dall'acqua e si accorge di Paolo, lo guarda immobile due secondi, poi la faccia si deforma e scoppia a ridere, piegandosi in due. Mi lancia un’occhiata con la solita malizia. Stavolta lo guardo anche io, mi avvicino e lo studio un secondo: abbronzato, gocciolante e lucido di olio solare.
«Vieni, andiamo a prenderci un caffé.» offre il braccio, che accetto lasciando alle spalle lo sguardo incredulo di Paolo.
«Comunque, bello il tuo costume da bagno.» gli dico, sfoderando uno dei miei migliori sorrisi: «Poi, si sa, il bianco d’estate è perfetto perché riflette la luce, mantiene il fresco.»
Visti sotto questa prospettiva, in effetti,  quegli slip non sembrano più una cattiva idea.

Re: Acqua ghiacciata

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Ciao Kiarka. 
Premetto che questo è il mio primo commento ad un raconto, per cui ti chiedo scusa in anticipo se ti sembrerò puntiglioso o sgradevole; non è assolutamente quello il mio scopo – devo ancora "tarare il tono"  :  )

Fatta questa premessa, let's go! 
Kiarka
Mi metto a sedere composta, le braccia a cingere le ginocchia. 
Qua mi sembra un po' innaturale; non sarebbe meglio qualcosa di semplice come "stringendo di ginocchia"? Poi, parere mio, stringere le ginocchia non è propriamente modo di sedere composti (credo). 
 Kiarka Quello scemo di Paolo non c´é  mai quando devo dimostrare a qualcuno la mia relazione. 
Anche qua mi sembra un po' innaturale, ma credo di avere cosa intendi dire (che la protagonista si lamenta del fatto che Paolo non c'è mai quando qualcuno viene a molestarla e ad attaccare bottone, corretto?).Quello che intendo io, invece, è che se i personaggi si conoscono già tra di loro perché la protagonista dovrebbe dimostrare a Christian che è in una relazione? 
 Kiarka dovrei farmi il bagno?
Qua è più una curiosità mia; non dovrebbe essere "dovrei fare il bagno"? La forma riflessiva "farmi" non solo per lavarsi? (dico "curiosità mia" perché dato il tono quasi "dialettale" dei dialoghi potrebbe essere una forma che non conosco :  )
 Kiarka “Ma Anna, non hai il contratto a tempo indeterminato. Bisogna prima pensare a comprare casa e avere dei risparmi, e dopo qualche anno si può pensare a una famiglia. Altrimenti si è incoscienti.”
(da docente precario empatizzo tantissimo < 3 )
 Kiarka Bene, signore, con questo sole io mi rituffo…Dovresti venire con me.»
Qua mi pare un po' confuso, per la sintassi della frase. Prima si riferisce alla protagonista e a Luciana, poi solo a Luciana, ma non è molto "immediato" come concetto. Io riformulerei, giocando sull'inciso dei tre puntini, giocando sul fatto che si rivolge ad entrambe: «Bene, signore, con questo sole mi rituffo.» Christian mi fa ancora una volta quel suo disgustoso occhiolino. «Dovreste venire con me.»

In conclusion 
Il racconto l'ho trovato scorrevole e mi è piaciuto tantissimo che i personaggi parlassero con espressioni "dialettali", ma non riesco ad empatizzare con la protagonista e la sua scelta finale, anche se ne posso comprendere le ragioni. 

Re: Acqua ghiacciata

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Ciao @Zouks grazie per essere passato.
In risposta al tuo commento:
Zouks ha scritto: Qua mi sembra un po' innaturale; non sarebbe meglio qualcosa di semplice come "stringendo di ginocchia"? Poi, parere mio, stringere le ginocchia non è propriamente modo di sedere composti (credo). 
Eheh, non ci avevo mica pensato, sai? ma ora che me lo fai notare, non è proprio un modo composto di sedersi...

Zouks ha scritto: la protagonista si lamenta del fatto che Paolo non c'è mai quando qualcuno viene a molestarla e ad attaccare bottone, corretto?).Quello che intendo io, invece, è che se i personaggi si conoscono già tra di loro perché la protagonista dovrebbe dimostrare a Christian che è in una relazione? 
intendevo dire che lei non percepisce solida la sua relazione, e quando qualcuno la punzecchia si chiede come mai debba sempre difenderla in solitudine (perché il ragazzo è un po' un bamboccione)

Zouks ha scritto: da docente precario empatizzo tantissimo < 3
Lo so, e sono contenta di aver sentito il tuo punto di vista. La stabilità è purtroppo una cosa che manca alla nostra generazione, i nostri genitori stentano a capire che non è per nostra scelta che ancora non compriamo casa o mettiamo su famiglia ;) Tuttavia, nelle battute successive si scopre che Paolo ha l'indeterminato, ha una casa a disposizione. Quello che cerco di spiegare è che Paolo trova mille scuse per non "buttarsi" perché ha paura, non vuole sistemarsi, insomma trova mille scuse per rimandare. 

Il senso del racconto voleva vertere su questo concetto: facciamo bene a rimandare, ad aspettare? Non sarebbe meglio buttarsi nelle situazioni di testa, come fanno Christian e Gigi nel racconto? Alla fine della storia infatti, Anna si stufa e lascia Paolo per Christian, perché non ce la faceva più ad aspettare.
Comunque, mi interessa molto sentire che non empatizzi col finale, posso chiederti il perché? :)

Re: Acqua ghiacciata

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Ciao @Kiarka, trovo questo racconto piacevole che ho letto, a cui lascio una breve impressione.
Hai scritto un racconto molto quotidiano, realistico, qualcosa che, al di là della situazione pratica, metaforizza molti passaggi mentali che si trovano a vivere degli individui riguardo ai propri partner. Il chiedersi se il proprio fidanzato è quello giusto o lo scoprire di come sia sbagliato in determinati momenti, situazioni o modi di agire, magari in tanti ci siamo passati almeno una volta. Quello che un po' mi spiace, ma io sono un sentimentalotto, è che alla fine è il piacione a fare colpo, per quanto Paolo possa essere davvero molto distante dalle idee o dalla maturità della protagonista.
Nello specifico, comunque, oltre alla narrazione gradevole e, direi, "alla mano", mi piace questo flusso di coscienza continuo, questo percorso interiore in cui hai mescolato pensieri di varia natura come, per es., punti dolenti economici
Kiarka ha scritto: Sì, però poi dobbiamo avere una casa tutta nostra. E per averla dobbiamo accendere un mutuo, e per il mutuo servono due stipendi sicuri.
e situazioni più spensierate, gradevoli o imbarazzanti
Kiarka ha scritto: lo slip bianco e aderente che esibisce in quell’orrido gioco di vedo-non-vedo
(non dirmi perché, ma immaginando la scena ho riso tanto all'aggettivo "orrido"). Il tutto orientato alla situazione di dilemma morale sul cosa fare della propria vita, come farlo e, soprattutto, con chi si crede sia giusto farlo. Tutto molto interessante, leggero da leggere, profondo da assaporare.

Alla prossima lettura. :libro: 
https://www.facebook.com/curiosamate

Re: Acqua ghiacciata

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bwv582 ha scritto: Ciao @Kiarka, trovo questo racconto piacevole che ho letto, a cui lascio una breve impressione.
Hai scritto un racconto molto quotidiano, realistico, qualcosa che, al di là della situazione pratica, metaforizza molti passaggi mentali che si trovano a vivere degli individui riguardo ai propri partner. Il chiedersi se il proprio fidanzato è quello giusto o lo scoprire di come sia sbagliato in determinati momenti, situazioni o modi di agire, magari in tanti ci siamo passati almeno una volta. Quello che un po' mi spiace, ma io sono un sentimentalotto, è che alla fine è il piacione a fare colpo, per quanto Paolo possa essere davvero molto distante dalle idee o dalla maturità della protagonista.
Nello specifico, comunque, oltre alla narrazione gradevole e, direi, "alla mano", mi piace questo flusso di coscienza continuo, questo percorso interiore in cui hai mescolato pensieri di varia natura come, per es., punti dolenti economici e situazioni più spensierate, gradevoli o imbarazzanti (non dirmi perché, ma immaginando la scena ho riso tanto all'aggettivo "orrido"). Il tutto orientato alla situazione di dilemma morale sul cosa fare della propria vita, come farlo e, soprattutto, con chi si crede sia giusto farlo. Tutto molto interessante, leggero da leggere, profondo da assaporare.

Alla prossima lettura. :libro: 
Mio caro, grazie mille per il tuo commento. Ps. Christian nella mia testa non é assolutamente un piacione: é uno zarro :D

Re: Acqua ghiacciata

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Ciao Kiarkia!

Molto leggero e scorrevole il tuo testo, ma allo stesso tempo anche molto attuale e profondo. Inizio con il farti i complimenti per questa descrizione:
Kiarka ha scritto:
Uno tsunami di spruzzi ci travolge dopo la tripla capriola acquatica di Christian, quello con il piercing al labbro. Esce dalla piscina senza usare la scaletta, si sistema vigorosamente il costume, non si asciuga e si dirige verso il bar, ma prima mi guarda, sorride,  fa un occhiolino a cui rispondo con una smorfia di disgusto. 
Molto efficace, davvero. Ottima l'idea di definire Christian in modo un po' superficiale "quello con il piercing al labbro". Inoltre sei riuscita a gestire molto bene la sequenza delle azioni, rendono molto bene lo svolgersi della scena che, personalmente, ho visto davanti ai miei come un vero e proprio fotogramma. Brava!
Kiarka ha scritto: ue
Comincio a farti un po' le pulci: qui hai scordato l'accento.

Qui sotto, invece, ti rinnovo i complimenti per come hai di nuovo descritto Christian: a mio parere il personaggio meglio riuscito. Mi ha fatto sorridere il dettaglio vedo-non-vedo. 
Kiarka ha scritto:
Christian gli si avvicina, ancora gocciolante e lucido di olio solare, si sistema lo slip bianco e aderente che esibisce in quell’orrido gioco di vedo-non-vedo. Si volta verso di me, mi sorride di nuovo. Io mi giro dall’altra parte. 
Kiarka ha scritto:
E pensare che da quando ha avuto una figlia, per mia madre è lui l’esempio da seguire.
Ah...l'annosa questione delle madri: i nostri risultati non contano mai nulla, per loro i figli degli altri saranno sempre migliori di noi. Anche se non hanno un lavoro. Anche se a loro volta fanno figli che non possono mantenere. Lasciamo perdere, qua ho empatizzato anche troppo con la protagonista e in questo momento vorrei tirare una botta in testa alla mia, di madre...
Kiarka ha scritto:
 Quello scemo di Paolo non c´é  mai quando devo dimostrare a qualcuno la mia relazione. 
Kiarka ha scritto:
«É andato a fare il bagno, semplicemente non si tuffa in modo plateale come te e non l ́hai notato.» 
Altre due sviste: accenti sbagliati sul verbo essere. 

Pure qua: hai messo l'accento acuto quando  mi sa che andava grave. (anzi, forse andava l'apostrofo perché è l'apocope di "tesoro?" boh...)
  ha scritto:tesó
qui invece, non c'è l'apostrofo. Non so che tipo di segno diacritico sia quello ma non è un apostrofo.
Kiarka ha scritto:
«L´acqua, Anna!»
Anche qua, accento sbagliato.
Kiarka ha scritto: caffé
Sono stata un po' pedante come vedi, ma è perché il tuo racconto è molto bello. Molto scorrevole, ha un buon ritmo narrativo e soprattutto tratta con ironia alcuni temi che ultimamente sto vivendo molto, anche in prima persona: La dicotomia tra chi procrastina all'infinito prima  sposarsi e mettere su famiglia (e l'impiego stabile, e il mutuo, e la casa... e poi voi donne vi ritrovate in menopausa che nemmeno ve ne siete accorte), e quelli che invece fanno figli in modo incosciente, senza un minimo di base economica ed affettiva, tanto ci pensano sempre i nonni...

E insomma, è un vero peccato che un racconto così ben progettato venga in parte rovinato da tutte queste sviste. Per questo sono stata così "inflessibile", non perché non mi sia piaciuto...anzi!

A rileggerci!
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