Monsieur Pedron

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Commento premio del Labocontest 5
 
Il paese di Sant’Eustachio da qualche centinaio di anni se ne sta abbarbicato sopra al lago.
Arrivando da valle, lungo la strada tortuosa, per prima cosa si incontra un arco massiccio, avanzo delle mura medievali. Attraversato quello, si apre una piazza deliziosa circondata su tre lati da negozi demodé e caffè all’ombra dei tigli. Uno strapiombo sul lago delimita il quarto lato.
Chi si sporge vede le vele piccine sullo specchio d’acqua e minuscole macchine che percorrono il lungolago.
La piazzetta è sempre piena di turisti che si lasciano cogliere dal vertiginoso panorama accompagnato dal profumo dei tigli in fiore. Fra questi ci sono anche visitatori abituali, che si siedono sempre agli stessi tavolini dello stesso caffè con lo sguardo puntato verso un negozio in particolare.
Dire negozio è una parola grossa, è la bottega di Monsieur Pedron, giusto una vetrina con una scritta dorata, una porta di vetro incorniciata di legno e nulla più.
Avvicinandosi si legge “Pedron - Perleria”. Sui ripiani rivestiti di velluto verde occhieggiano perle di ogni tipo e dimensione. Monsieur Pedron le trasforma in anelli, orecchini, bracciali e collane, non è nemmeno tanto caro come gioielliere. Le sue opere però acquistano valore appena lasciano la bottega, perché di perle come le sue non se ne erano mai viste.
 
Monsieur Pedron, che di nome faceva Otello, era nato a Sant’Eustachio. Dopo le elementari aveva frequentato le medie per finire a fare il garzone dal fabbro, su raccomandazione di una sorella minore di sua nonna. Otello, ancora sconosciuto ai più, lavorava di buona lena e imparava in fretta. Era un aiuto prezioso per il fabbro, non solo era veloce a sbrigare le commissioni, aveva anche imparato tutti i segreti di serrature e chiavi ed era in grado di produrre ringhiere, cancelli e inferriate di ogni genere. Con il tempo la sua specialità divennero le decorazioni: minimi dettagli lavorati in ferro che ricordavano trine, talmente erano fini.
Quando poteva, Otello scendeva al lago, raccoglieva conchiglie e sassi lisciati dalle onde, e nel tempo libero li trasformava in poveri gioielli di ferro.
In questo modo conquistò Nilde, che per farsi il doppione delle chiavi di casa, vide per sbaglio un vetro levigato dal lago incastonato in complesse volute di metallo.
Nilde non ebbe il coraggio di chiedere nulla, ma non ne staccava gli occhi, e Otello a sua volta non riusciva a volgere lo sguardo da quella ragazza dagli enormi occhi bovini. Era un bel problema: Otello non aveva mai fatto la corte a una ragazza e Nilde nemmeno sapeva cosa fosse uno spasimante.
Ciò nonostante, ogni giorno Nilde aspettava trepidante Otello nella bottega del padre vedovo, che era il panettiere. Lui, dinoccolato, attraversava la piazza e lei già iniziava a confezionare il panino alle uvette maledicendosi ogni volta perché, così facendo, riduceva il tempo in cui poteva godere della presenza di Otello. Era chiaro che non si poteva andare avanti così.
Allo scoccare dei ventitré anni Otello chiese in moglie Nilde, i rispettivi genitori approvarono e a nozze fatte Otello andò a vivere con sua moglie sopra alla bottega. Smise di fare il fabbro e iniziò la carriera di panettiere.
Continuava però a scendere al lago a raccogliere materiale per i suoi gioielli di ferro, che regolarmente regalava a sua moglie.
Il suocero faceva il pane e la giovane coppia dietro al bancone serviva tutto il paese e anche i pochi turisti.
Le signore di Sant’Eustachio notavano i gioielli particolari della Nilde e, domanda dopo domanda, scoprirono il passatempo di Otello. La moglie del sindaco addirittura a tutti i costi ne voleva uno per sé, ma, nonostante le sue insistenze, non lo ottenne.
Poco tempo dopo il suocero, sapendo sia la figlia che la bottega in buone mani, morì sereno nel sonno.
Nemmeno una settimana dopo Nilde sfoggiava degli straordinari orecchini di perle grigie e acciaio.
La moglie del sindaco ritornò all’attacco, voleva a tutti i costi anche lei un gioiello con una perla così bella e vellutata. Tanto fece che Otello a malincuore ne creò uno per lei e, siccome gli stava un tantino antipatica, glielo mise in conto assieme alla schiacciata.
Sant’Eustachio era un paese come tutti gli altri e non poteva essere che ciò che indossava la moglie del sindaco, non lo desiderasse anche la moglie del notaio, del farmacista, dell’avvocato. Arrivavano anche le signore dei paesi vicini offrendo somme esagerate pur di avere un gioiello creato da Otello con una delle sue meravigliose perle.
Nilde e Otello non riuscivano quasi più a fare il pane, tanto lavoro c’era a creare gioielli. I guadagni erano talmente buoni che Otello, incoraggiato da Nilde, iniziò a lavorare oro bianco, giallo e rosso, assieme al platino e all’argento. Così decisero, di trasformare la panetteria in una perleria.
A dire il vero nemmeno sapevano se esistesse un negozio di quel genere, ma poco importava loro, mentre, durante una settimana di chiusura, rivestivano di velluto verde i piani della vetrina, davano una ripulita al bancone del pane e trasformavano il laboratorio del pane in quello di un orefice. Tutti e due pensavano, però, di non potersi fregiare del titolo di “gioiellieri”, perché non lavoravano altro che perle.
Così a poco meno di venticinque anni Otello era il fiero padrone della “Pedron - Perleria” mentre Nilde scopriva di essere incinta.
Le malelingue del paese non si capacitavano del fatto che Otello, adesso così elegante, un vero fusto, potesse rimanere sposato e addirittura farci un figlio con quella Nilde dagli occhi slabbrati di un bue. Con la gravidanza Nilde si era oltremodo arrotondata, ma Otello continuava ad amarla con tutto sé stesso. Avevano preso l’abitudine di ascoltare l’opera, perché pareva facesse bene alla gravidanza e così durante le sere d’estate Rossini, Verdi e Donizetti leggermente attutiti dai tigli facevano compagnia agli avventori dei caffè in piazza.
In autunno nacque Dorabella e la vetrina della “Pedron – Perleria” si arricchì di perle di ogni colore e foggia.
La clientela abbondava e Otello con le sue creazioni non aveva mancato di attirare l’attenzione.
Personaggi famosi si servivano da lui: politici, attrici e ricconi di ogni tipo erano suoi clienti fissi. Addirittura, la casa reale aveva ordinato un diadema da tè.
Non aveva bisogno di pubblicità: la “Pedron – Perleria” era sulla bocca di tutti, oltre che al collo, alle orecchie e mani delle più belle e famose signore.
A Otello interessava poco, a lui piaceva creare e lasciare andare le sue opere per il mondo.
Nilde invece ritagliava le foto dai giornali e le incollava una per una sulle pagine di un album che ogni sera rimirava ascoltando le opere.
Si sa che al successo si accompagna l’invidia.
In mezzo alle diverse clienti si mescolavano anche gioiellieri che non si capacitavano della bellezza e perfezione di quelle perle.  Non era solo una questione di forma e misura, erano le colorazioni ad essere quasi impossibili. Alla Perleria si trovavano perle grigie, rosa, nere, candide, marroni e anche in qualsiasi tonalità di verde e giallo. Nell’ambiente degli orefici tutti si chiedevano chi fosse il fornitore del Pedron.
Non volendo chiederglielo direttamente, ce n’erano alcuni che si appostavano davanti al negozio per seguirlo quando scendeva al lago; poi nel punto dove lui si era fermato a raccogliere un sassetto lisciato dalle onde, sguinzagliavano orde di sommozzatori alla ricerca delle introvabili ostriche del Pedron. Otello non si lasciava distrarre da tutte queste manovre e continuava a seguire le sue faccende.
Assodato che dal lago non potevano venire, facevano turni di guardia davanti e dietro il negozio per non perdersi nemmeno un fornitore. I più esperti sostenevano che quelle perle potevano arrivare solo dal Giappone o dalla Nuova Guinea, mentre altri optavano per Tahiti e lo Sri Lanka.
La realtà dei fatti era che nessuno aveva idea di dove il Pedron si procurasse quelle meraviglie della natura e lui, da parte sua, continuava la sua vita creando gioielli e ignorando tutto questo movimento attorno a sé.
Certo, quando Otello Pedron, dopo la messa, portava la moglie e la figlia al Caffè Centrale, non mancavano i concittadini che gli facevano complimenti e lo ringraziavano. Del resto, era innegabile che proprio grazie alla sua arte Sant’Eustachio era rinata, diventando meta turistica con gran vantaggio per tutti i paesani.
Una domenica mentre Otello e Nilde prendevano il loro Gingerino e Dorabella sorbiva il suo succo di albicocca con la cannuccia, si avvicinò un signore in completo gessato e bombetta.
“Monsieur Pedron, posso conferire un momento con lei?”
Aveva pronunciato Pedron come se il nome fosse rimasto incastrato nel naso e al contempo lo aveva reso elegante e internazionale. I compaesani a sentirlo si misero a ridacchiare e lo ripeterono di tavolino in tavolino fino a farlo arrivare dentro alle case e da lì a diffonderlo dappertutto. Da quel momento, anche se nessuno ancora lo sapeva davvero, Otello era diventato Monsieur Pedron e tale sarebbe rimasto fino alla sua fine.
Otello alzò gli occhi e guardò quello straniero così anziano e fine:” Prego?”
“Monsieur Pedron, mi chiamo Jean Paul Sortany e sono il socio di maggioranza della Moribier.”
Calò il silenzio sulla piazza, tutti conoscevano la Moribier. Cosa potevano volere da Otello? Mica glielo volevano portare via per fargli fare gioielli a cottimo in Francia. Senza Otello andava a finire che non sarebbero nemmeno più venuti i turisti a Sant’Eustachio.
Sentendosi osservato lo straniero si raddrizzò e con una certa spocchia, aggravata dalla erre moscia, disse:” Mi dia il nome del suo fornitore di perle, mi voglio servire anch’io da lui.”
Ecco, questa era la domanda che si erano già posti in molti, in paese però nessuno voleva saperlo davvero, bastava che la Perleria continuasse a produrre per il bene della famiglia Pedron e del paese tutto.
Il no detto da Otello attraversò la piazza come un ‘onda sismica: era nato un segreto a Sant’Eustachio, un segreto che tutti i paesani si sentivano in dovere di proteggere.
“Sparisci, baguette, e non importunare monsieur Pedron!” disse il primo, a ruota tutti gli altri paesani insultarono e scacciarono sbeffeggiando il francese.
Monsieur Pedron e Sant’Eustachio erano salvi.
 
A distanza di anni, Monsieur Pedron è vedovo e si sente anziano nonostante non raggiunga i sessant’anni. Ha nostalgia della moglie venuta a mancare. Nemmeno creare gioielli gli dà più gioia, tanto che ha assunto un orafo che gli desse una mano. Si chiama Gregorio. Il suo stile è completamente diverso, ma le perle rimangono sempre le più speciali di sempre. Lo preoccupa anche Dorabella, che ha gli stessi occhi della madre e a trent’anni suonati non ha trovato ancora nessuno a cui accompagnarsi. Sono i soliti pensieri da vecchio che gli vengono mentre scende in negozio dove trova entrambe chinati sul bancone a studiare un paio di orecchini di perle gialle.
“Papà, ti dobbiamo parlare.”
Otello ha sempre temuto i grandi dialoghi, ma rassegnato fa segno di sì con la testa.
“Monsieur Pedron, Dorabella ed io ci amiamo da qualche tempo. E, non so come dirglielo, ma aspettiamo un figlio e vorremmo sposarci con la sua benedizione.”
Sorpresa, commozione, felicità, preoccupazione, non sa cosa provare Otello a quella notizia, si rende conto di essere stato cieco e sordo nel suo laboratorio.
Alla fine, vince la gioia. Emozionato e un po’ridicolo Otello dice: “Vi benedico!”
Dorabella si commuove e, come capitava a sua madre, le sue lacrime rimbalzano sotto forma di perla sul bancone. Sono tutte di un luminoso rosa color della gratitudine.
Gregorio abbraccia la sua futura moglie prima di raccogliere le perle e per Otello non è più un mistero da dove fossero spuntate tutte quelle perle gialle di felicità.
 
A distanza di anni Monsieur Pedron sorseggia il suo pastis con mosca osservando l’insegna del negozio. Si può permettere di stare in piazza al caffè da quando c’è scritto “Pedron e famiglia – Perleria” e se lo vuole permettere da quando è nonno. I suoi nipoti sono la sua gioia: due maschi e una femmina, ormai giovani adulti.
Il più vecchio, Alfredo, ha deciso di aprire una farmacia di fianco alla Perleria, il più piccolo, Rodolfo, segue le orme del padre e produce delle preziose meraviglie. Flora, la mediana, invece studia e scrive, e forse lo farà per tutta la vita. Può darsi che addirittura scriva la storia di sua nonna Nilde e delle sue lacrime prodigiose, tralasciando forse di aver ereditato lo stesso dono.
Sul tavolino di fianco al bicchiere c’è un piccolo pacchetto, è il regalo per il ventesimo compleanno di Flora. Quando lei attraversa la piazza per tornare a casa, Monsieur Pedron la chiama con un gesto delle mani macchiate e le porge il pacchettino.
“Grazie, nonno” e gli schiocca un bacio in fronte
“È il portalacrime di tua nonna. Buon compleanno, tesoro.”
 
E così Sant’Eustachio continua ad essere un piccolo paese turistico, i visitatori continuano a sporgersi sul dirupo per stupirsi dei barchini e delle macchine piccine, e all’ombra dei tigli la concorrenza è ancora alla ricerca degli sfuggenti fornitori di perle della “Pedron e famiglia – Perleria”.
 
 
 
 
 

Re: Monsieur Pedron

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La quieta semplicità del paesino di Sant'Eustachio e dei suoi abitanti è ben rappresentata, senza eroismi o piaggerie: "si sa che al successo si accompagna l'invidia". Senza mai essere stato sull'Himalaya Otello Pedron applica nel suo vivere quotidiano una sorta di filosofia zen: segue la via indicata dal suo destino prendendo saldamente le redini della sua vita compiendo scelte ponderate, ma innovative e creative nel loro intimo. Chi penserebbe ad aprire una "perleria" in un piccolo paesino tra i monti e il lago? Chi si innamorerebbe profondamente della ragazza meno carina del paese? Chi riuscirebbe a mantenere un segreto per tutta la vita anche a costo di rifiutare grandi somme e fama mondiale? Nilde è in effetti la compagna perfetta per il creativo Monsieur Pedron: timida, discreta, unica sia per il suo talento che per il suo aspetto esteriore che non le aveva fatto trovare un marito. I due hanno una figlia, Dorabella, invecchiano tranquilli, ma il destino ciò che ha dato lo rivuole, così Nilde muore ed Otello di colpo invecchia e nulla più lo diverte, neanche creare i suoi gioielli di perle. La vita però gli riserva la sorpresa dell'amore tra la figlia, simile in tutto ala madre, ed il suo giovane assistente alla perleria, che proprio per questo cambia il nome in "Pedron e famiglia-Perleria". Il finale apre altri scenari: nonno Otello lascia i nipoti liberi di scegliere, soprattutto la giovane Flora, che ha ereditato il dono delle donne di famiglia, ma possiede anche il talento della scrittura.
Il tuo stile è godibile ed adatto alla storia narrata: i dialoghi minimi ed essenziali lasciano spazio al racconto della vicenda. Lo scritto è esaminabile su due livelli, quello puramente narrativo e uno più "nascosto" che pone al centro la tematica dell'unicità di ognuno e del proprio porsi nel confronto della vita e del suo svolgersi misterioso. In una società che omologa e allinea Pedron è diverso, convinto nel mantenere il suo segreto  rinuncia a diventare un altro uomo, ricco e famoso, ma meno libero di ricevere in pace i raggi del sole.

Re: Monsieur Pedron

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Ciao Almi,
Mi sa che a Sant'Eustachio ci sono già stata ;)

Il racconto è molto grazioso, con le sue arie da fiaba. Sulla struttura complessiva, ho un unico dubbio: il grosso del racconto narra il passato di Pedron fino a che diventa benestante, poi ci sono due stacchi, entrambi introdotti da "a distanza di anni" e entrambi al presente. Credo che tu debba rivedere il tutto per costruire meglio i passaggi temporali, l'uso dei tempi verbali che li accompagnano, ecc.

Passo alle singole pulci, perché sul complesso dell'opera non ho altro da segnalare.
Almissima ha scritto:
Il paese di Sant’Eustachio da qualche centinaio di anni se ne sta abbarbicato sopra al lago.
Arrivando da valle, lungo la strada tortuosa, per prima cosa si incontra un arco massiccio, avanzo delle mura medievali. Attraversato quello, si apre una piazza deliziosa circondata su tre lati da negozi demodé e caffè all’ombra dei tigli. Uno strapiombo sul lago delimita il quarto lato.
Chi si sporge vede le vele piccine sullo specchio d’acqua e minuscole macchine che percorrono il lungolago.
Capisco che il lago sia fondamentale per il paese, ma forse puoi trovare il modo di non ripeterlo così tante volte nelle prime righe del racconto.
Almissima ha scritto: Dire negozio è una parola grossa,
Negozio è una parola grossa, si tratta della bottega di Monsieur Pedron: una vetrina dalla scritta dorata, una porta di vetro incorniciata di legno e nulla più.
Almissima ha scritto: Avvicinandosi si legge “Pedron - Perleria”.
I due punti tra "legge" e "Pedron..." ci starebbero bene.
Almissima ha scritto: non è nemmeno tanto caro come gioielliere
nemmeno troppo caro per un gioielliere
Almissima ha scritto: Le sue opere però acquistano valore appena lasciano la bottega, perché di perle come le sue non se ne erano mai viste.
Qui mi creano perplessità il doppio sue e il passaggio dal presente al passato.
Almissima ha scritto: Era un aiuto prezioso per il fabbro, non solo era veloce a sbrigare le commissioni, aveva anche imparato tutti i segreti di serrature
Era un aiuto prezioso per il fabbro: veloce a sbrigare le commissioni, aveva anche imparato...
Almissima ha scritto: Con il tempo la sua specialità divennero le decorazioni: minimi dettagli lavorati in ferro che ricordavano trine, talmente erano fini.
Con il tempo, le decorazioni divennero la sua specialità: dettagli minuscoli che ricordavano trine...
Inutile ripetere ferro, dato che sappiamo che lavoro fa, ed eviti la ripetizione con i gioielli di ferro della riga successiva.
Almissima ha scritto:
problema: Otello non aveva mai fatto la corte a una ragazza e Nilde nemmeno sapeva cosa fosse uno spasimante.
Ciò nonostante, ogni giorno Nilde aspettava trepidante Otello nella bottega del padre vedovo, che era il panettiere.
Otello non aveva mai fatto la corte a nessuna e Nilde nemmeno sapeva cosa fosse uno spasimante. Ciononostante, ogni giorno la ragazza l'aspettava trepidante nella bottega del padre vedovo, panettiere. (o nella bottega di panettiere del padre vedovo: in ogni caso sopprimerei l'ultima subordinata che appesantisce il tutto e non serve per dare l'informazione)
Così eviti la ripetizione ravvicinata dei nomi, che già sono onnipresenti.
Almissima ha scritto: Lui, dinoccolato, attraversava la piazza e lei già iniziava a confezionare il panino alle uvette maledicendosi ogni volta perché, così facendo, riduceva il tempo in cui poteva godere della presenza di Otello. Era chiaro che non si poteva andare avanti così.
Anche qui, troppi incisi, troppe frasi, secondo me. Che sia dinoccolato, qui, non apporta nulla, anche perché dinoccolato lo è sempre, mica perché cammina. Se vuoi dirci che lui è lungo e sottile e lei bassa e tonda, avrai modo più in là in modo più naturale.
Lui attraversava la piazza e lei iniziava a confezionare il panino alle uvette (perché al plurale?) maledicendolo per il tempo che le rubava e in cui avrebbe potuto godere della presenza di Otello. Non potevano andare avanti così.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amLa moglie del sindaco addirittura a tutti i costi ne voleva uno per sé, ma, nonostante le sue insistenze, non lo ottenne.
La moglie del sindaco ne voleva a tutti i costi uno per sé ma, nonostante le insistenze, non lo ottenne.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amPoco tempo dopo il suocero, sapendo sia la figlia che la bottega in buone mani, morì sereno nel sonno.
Poco tempo dopo, il suocero morì sereno nel sonno, sapendo figlia e bottega in buone mani.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amSant’Eustachio era un paese come tutti gli altri e non poteva essere che ciò che indossava la moglie del sindaco, non lo desiderasse anche la moglie del notaio, del farmacista, dell’avvocato.
Sant'Eustachio è un paese come tutti gli altri: ciò che indossa la moglie del sindaco lo vogliono subito anche la moglie del notaio...

userei il presente perché qui non siamo nella narrazione della vicenda, ma in una constatazione che vale sempre. Ho rigirato la frase al positivo, perché usi davvero molto le costruzioni negative, di cui sarebbe buona norma non abusare.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amNilde e Otello non riuscivano quasi più a fare il pane, tanto lavoro c’era a creare gioielli.
con tutti quei gioielli da creare.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amCosì decisero, di trasformare la panetteria in una perleria.
Dimentichi spesso le virgole, qui ce ne hai infilata una che non ci andava ;)
O al limite, prima di decisero, non dopo.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amA dire il vero nemmeno sapevano se esistesse un negozio di quel genere, ma poco importava loro, mentre, durante una settimana di chiusura, rivestivano di velluto verde i piani della vetrina, davano una ripulita al bancone del pane e trasformavano il laboratorio del pane in quello di un orefice. Tutti e due pensavano, però, di non potersi fregiare del titolo di “gioiellieri”, perché non lavoravano altro che perle.
Ancora un'esuberanza di incisi e precisazioni.
Nemmeno sapevano se già esistesse un negozio di quel genere, ma non volevano fregiarsi del titolo di gioiellieri, poiché lavoravano soltanto perle. Chiusero bottega una settimana, il tempo di rivestire di velluto verde i ripiani della vetrina, ripulire il bancone e trasformare il laboratorio del pane in quello d'un orefice.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amCosì a poco meno di venticinque anni Otello era il fiero padrone della “Pedron - Perleria” mentre Nilde scopriva di essere incinta.
A poco meno di venticinque anni, Otello divenne il fiero padrone della “Pedron - Perleria”, mentre Nilde scopriva di essere incinta.

usi davvero molto così, perciò, a dire il vero... per introdurre le frasi: dovresti cercare di ridurli un po'.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 ampotesse rimanere sposato e addirittura farci un figlio con quella Nilde dagli occhi slabbrati di un bue.
fare un figlio.
"Slabbrati" come aggettivo per gli occhi non riesco proprio a visualizzarlo. Sgranati? Acquosi? Dilatati? Globulosi?
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 ampareva facesse bene alla gravidanza e così durante le sere d’estate Rossini, Verdi e Donizetti leggermente attutiti dai tigli facevano compagnia agli avventori dei caffè in piazza.
facesse bene al bambino (è più grazioso, ed eviti la ripetizione di gravidanza dalla riga precedente) e così, durante le sere d’estate, Rossini, Verdi e Donizetti, leggermente attutiti dai tigli, facevano compagnia agli avventori dei caffè in piazza.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amLa clientela abbondava e Otello con le sue creazioni non aveva mancato di attirare l’attenzione.
Ancora una costruzione negativa senza che ce ne sia una ragione.
e le creazioni di Otello attiravano l'attenzione.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amPersonaggi famosi si servivano da lui: politici, attrici e ricconi di ogni tipo erano suoi clienti fissi.
Innanzitutto, invece di andare a capo, lascerei questa frase e la successiva con il periodo precedente (attirava l'attenzione), dato che sono legati nel concetto. Per quanto riguarda questo periodo, la frase prima dei due punti e quella dopo dicono la stessa cosa, non vedo perché metterle entrambe.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 am
A Otello interessava poco, a lui piaceva creare e lasciare andare le sue opere per il mondo.
Nilde invece ritagliava le foto dai giornali e le incollava una per una sulle pagine di un album che ogni sera rimirava ascoltando le opere.
Qua c'è una bella ripetizione, per giunta usando la stessa parola per due significati diversi. Cambiare la seconda in "lirica" o "arie melodiche"?
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amNon volendo chiederglielo direttamente, ce n’erano alcuni che si appostavano davanti al negozio per seguirlo quando scendeva al lago
C'è già chiedere nella riga precedente, e poi è inutile precisarlo, è chiaro perché lo spiino.
Alcuni si appostavano davanti al negozio per...
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amLa realtà dei fatti era che nessuno aveva idea di dove il Pedron si procurasse quelle meraviglie della natura e lui, da parte sua, continuava la sua vita creando gioielli e ignorando tutto questo movimento attorno a sé.
Questo concetto l'hai già ripetuto più e più volte prima, non so se sia davvero necessario ribadirlo ancora.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amSenza Otello andava a finire che non sarebbero nemmeno più venuti i turisti a Sant’Eustachio.
Senza di lui, Sant'Eustachio rischiava di perdere anche i turisti.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amIl no detto da Otello attraversò la piazza come un ‘onda sismica
Anche qui, l'uso di due frasi dove una bastava appesantisce la lettura e smorza l'effetto:
Il no di Otello attraversò la piazza come...
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amera nato un segreto a Sant’Eustachio, un segreto che tutti i paesani si sentivano in dovere di proteggere.
in realtà, il segreto non  nasce mica qui, c'era già. Al limite: il segreto di Otello era quello di tutta Sant'Eustachio e i paesani...
o una cosa del genere?
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amA distanza di anni, Monsieur Pedron è vedovo e si sente anziano nonostante non raggiunga i sessant’anni. Ha nostalgia della moglie venuta a mancare. Nemmeno creare gioielli gli dà più gioia, tanto che ha assunto un orafo che gli desse una mano.
Qui te l'ho detto all'inizio: devi rivedere la cosa del doppio "a distanza di anni" e il presente qui non che il presente nel passaggio successivo, temporalmente posteriore.
Monsieur Pedron, rimasto vedovo, si sentiva anziano sebbene non fosse ancora sessantenne. La moglie gli mancava, nemmeno creare gioielli riuscva a dargli gioia, tanto che assunse un orafo a dargli una mano.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amma le perle rimangono sempre le più speciali di sempre.
Spero di non dire una corbelleria, ma a sentimento, creo che speciale non ammetta il comparativo. in ogni caso, scusa la franchezza, la frase è proprio brutta, credo tu possa riformularla un po' più graziosa :)
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amma rassegnato fa segno di sì con la testa.
rassegnato fa segno è un po' cacofonico. Fa cenno? annuisce?

Mi fermo qui perché già il commento è chilometrico, e sai quanto io possa essere prolissa e puntigliosa.
Mi permetto però, ancora, di farti notare che, oltre alla questione delle costruzioni negative e dei così, allora, eccetera..., hai una tendenza ad aggiungere dettagli, precisazioni, sfumature. So che vuoi rendere il più visivo e presente possibile il mondo che dipingi, ma il rischio è di sommergere tutto in incisi, parentesi, precisazioni eccetera che fanno perdere di vista il filo della storia a chi legge. Soprattutto quando i dettagli non hanno una vera attinenza alla cosa di cui stai parlando o sono già stati inseriti più volte nel racconto.
insomma, troppa generosità narrativa rischia di nuocere alla narrazione: quando ti rileggi, fermati sui passaggi, analizza se gli incisi siano tutti necessari e non possano essere semplificati. Se le informazioni aggiuntive nelle frasi (le descrizioni, i commenti, i piccoli dettagli) arricchiscano la narrazione o non rischino piuttosto di sommergerla e diluirla in un mare di parole...

Insomma, il racconto è davvero piacevole, ma qualche colpo di forbice e lima qui e là potrebbe renderlo ancora più godibile.

Tschüs :love:
I intend to live forever, or die trying.
(Groucho Marx)

Re: Monsieur Pedron

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@Almissima 
Ho letto il tuo testo e avrei tagliato delle parti, dando la possibilità ad alcune frasi di emergere. Sei molto brava nelle descrizioni e sai maneggiare la penna. Da quanto letto, emerge la correttezza grammaticale e sintattica ma, qui, sembra ti manchi il coraggio di rinunciare a delle parti delle tue creature alle quali sei affezionata. La tua abilità di affrontare temi non si mette in dubbio. Hai saputo mettere in pratica la sensibilità di fronte ad un tema complicato: i concittadini che non capiscono, fino in fondo, i sentimenti nati nell'animo del Pedron. Ti hanno già fatto le pulci ed il tuo testo è già stato ampiamente commentato. Forse, secondo il mio modesto parere, in alcune parti - per es. riguardo all'invidia - questo è un po' superficiale. I personaggi mancano, secondo me, di spessore e il finale è un vissero tutti felici e contenti che mi lascia in bocca un retrogusto amaro. Chi ti conosce meglio di me, ti offre un giudizio positivo, ma non è detto che chi legge si basi sulla frequentazione di chi scrive. Va da sé che il mio è un parere del tutto personale! Sperando di essere stata utile, aspetto tue.

Re: Monsieur Pedron

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@Almissima 
Grazie a te della risposta. Il finale e tutto il  racconto mi lascia un retrogusto amaro per la tua bravura e per il fatto che, secondo me, non riesci a liberarti di parte delle tue opere. Non so quando è stato scritto questo testo e magari mi sbaglio. Attendo le tue spiegazioni e non ho intenzione di insegnare a vivere. Spero sia chiaro quel che ho scritto.

Re: Monsieur Pedron

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Almissima ha scritto: Dopo le elementari aveva frequentato le medie virgola per finire a fare il garzone dal fabbro, su raccomandazione di una sorella minore di sua nonna. Otello, ancora sconosciuto ai più, lavorava di buona lena e imparava in fretta. Era un aiuto prezioso per il fabbro,
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amEra un aiuto prezioso per il fabbro, (meglio due punti esplicativi) non solo era veloce a sbrigare le commissioni, aveva anche imparato tutti i segreti di serrature e chiavi ed era in grado di produrre ringhiere, cancelli e inferriate di
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amIn questo modo conquistò Nilde, che virgola per farsi il doppione delle chiavi di casa, vide per sbaglio un vetro levigato dal lago incastonato in complesse volute di metallo.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amOtello a sua volta non riusciva a volgere lo sguardo da quella ragazza dagli enormi occhi bovini.
puoi fare un inciso mettendo tra due virgole "a sua volta".
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amAllo scoccare dei ventitré anni virgola Otello chiese in moglie Nilde, i rispettivi genitori approvarono 
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amLa moglie del sindaco addirittura a tutti i costi ne voleva uno per sé, ma, nonostante le sue insistenze, non lo ottenne.
Trovo strano che Otello non fiuti l'affare sin dall'inizio. Che motivo ha per rifiutare?
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amPoco tempo dopo il suocero, sapendo sia la figlia che la bottega in buone mani, morì sereno nel sonno.
So che era un pensiero dei vecchi, nel passato: voglio vederti sistemato/a in modo che possa morire tranquillo.
Ma mi disturba pensare che un vecchio non abbia, risolte le questioni di famiglia, altri motivi per vivere ancora.  Ma va bene se hai messo così, certo!
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amNemmeno una settimana dopo virgola Nilde sfoggiava degli straordinari orecchini di perle grigie e acciaio.
Col senno di poi (a lettura conclusa) capisco che la donna ha pianto tanto per il padre morto. Ma solo a posteriori, come hai voluto (giustamente) tu.
@Almissima 
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amLa moglie del sindaco ritornò all’attacco, voleva a tutti i costi anche lei un gioiello con una perla così bella e vellutata. Tanto fece che Otello a malincuore ne creò uno per lei e, siccome gli stava un tantino antipatica, glielo mise in conto assieme alla schiacciata.
Di nuovo, non capisco questa ritrosia ad arricchirsi.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amCosì decisero, di trasformare la panetteria in una perleria.
Una virgola che non ha senso di esserci!
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amCosì a poco meno di venticinque anni Otello era il fiero padrone della “Pedron - Perleria” mentre Nilde scopriva di essere incinta.
Qui potevi mettere la virgola dopo "Così". E un'altra prima di "Otello" , per fare l'inciso.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amNon aveva bisogno di pubblicità: la “Pedron – Perleria” era sulla bocca di tutti, oltre che al collo, alle orecchie e mani delle più belle e famose signore.
Brava! Simpatiche le osservazioni qui sopra.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 am
A Otello interessava poco, a lui piaceva creare e lasciare andare le sue opere per il mondo.
Nilde invece ritagliava le foto dai giornali e le incollava una per una sulle pagine di un album che ogni sera rimirava ascoltando le opere.
Una domanda. Che foto erano? Foto delle creazioni di Otello? Allora dovresti specificarlo, secondo me.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amAssodato che le pietre dal lago non potevano venire, facevano tur
io specificherei
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 am
Una domenica virgola mentre Otello e Nilde prendevano il loro Gingerino ginger e Dorabella sorbiva il suo succo di albicocca con la cannuccia, si avvicinò un signore in completo gessato e bombetta.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 am
I compaesani virgola a sentirlo virgola si misero a ridacchiare e lo ripeterono di tavolino in tavolino fino a farlo arrivare dentro alle case e da lì a diffonderlo dappertutto. 
l'inciso serve

Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amNemmeno creare gioielli gli dà più gioia, tanto che ha assunto un orafo che gli desse dia una mano. 
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 am
Lo preoccupa anche Dorabella, che ha gli stessi occhi della madre e a trent’anni suonati non ha trovato ancora nessuno a cui accompagnarsi. Sono i soliti pensieri da vecchio che gli vengono mentre scende in negozio dove trova entrambe entrambi chinati sul bancone a studiare un paio di orecchini di perle gialle.
lei e lui - entrambi
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amSorpresa, commozione, felicità, preoccupazione, non sa cosa provare Otello a quella notizia, (meglio due punti) si rende conto di essere stato cieco e sordo nel suo laboratorio.
Almissima ha scritto: mar ott 18, 2022 9:57 amGregorio abbraccia la sua futura moglie prima di raccogliere le perle e per Otello non è più un mistero da dove fossero spuntate tutte quelle perle gialle di felicità.
Allora, questo punto che ti ho marcato non trovo che abbia un senso logico. Ma come? Otello è stato sposato per tanti anni con Nilde e le perle gialle di felicità per forza deve averle viste spuntare dagli occhi sporgenti della moglie: si amavano, no?  Perché non dovrebbe essere più un mistero solo quando le vede spuntare dagli occhi della figlia?

Poi, ho un altro dubbio grosso grosso. Qui, nella storia, gira tanta ricchezza, a beneficio di un ragazzo di ceto povero che si è arricchito col proprio lavoro e con una grande fortuna di origine sconosciuta.
Dici che gira dell'invidia intorno a lui. E ci credo, mi sembra il minimo! 

Quello che mi sembra inverosimile è che le cose gli vadano sempre bene tutta la vita e che nessun incidente di percorso, causa invidia, gli comprometta lo scorrere sereno e lucroso della sua esistenza.  :grat:
Inoltre, trasecolo perché tu mi hai abituata a ben altri contenuti, horror o o noir che dir si voglia. Mi hai spiazzata con questo finale positivo.  :si:
Mah! Ho le stesse perplessità di @confusa , ecco.

Comunque, ti ringrazio per la lettura: è sempre un piacere incrociare i tuoi scritti. @Almissima    :)

Spero di leggerti al Contest di Natale! 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: Monsieur Pedron

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@Poeta Zaza Sei meravigliosa come sempre e ti sono grata per le tue precise correzioni: chissà che un giorno non impari a mettere le virgole grazie a te?

Monsieur Pedron rimane un animo semplice, non ha bisogno di vantarsi e in paese finché uno é gentile e ben accolto. Lui rimane quello che è, umile e pronto a dare una mano quando ce n'è bisogno. Infatti in un altro racconto regala ad un ragazzo un anello di fidanzamento che mai si sarebbe potuto permettere, solo perché potesse fidanzarsi al momento giusto.

Re: Monsieur Pedron

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confusa ha scritto: @Almissima 
Grazie a te della risposta. Il finale e tutto il  racconto mi lascia un retrogusto amaro per la tua bravura e per il fatto che, secondo me, non riesci a liberarti di parte delle tue opere. Non so quando è stato scritto questo testo e magari mi sbaglio. Attendo le tue spiegazioni e non ho intenzione di insegnare a vivere. Spero sia chiaro quel che ho scritto.
@confusa tu dici che avrei dovuto tagliare parti? O parole?
Non capisco bene, perché forse tanto brava non sono.

Re: Monsieur Pedron

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@Almissima 

Una volta di più mi rendo conto, per esperienza personale, che la lettura è legata all'opinione di ognuno. Non intendo con questo affermare che tutto vada bene; ci sono delle linee da seguire: la grammatica è una di queste ma la scrittura deve essere su misura di chi si esprime. Se faccio leggere un testo a lettori differenti per gusti o trama, avrò riscontri diversi. La prova sono le pulci evidenziate o fatte notare da ciascuno di noi su un racconto vincitore di un Contest o gara e scritto correttamente. Voglio, così, sottolineare che tutto è relativo. Quel che è bello e convincente per me non lo è per un altro. Può darsi che non mi sia spiegata bene o non sia in grado di trasmettere quel che penso e forse sono un'idealista ma mi accorgo che alcune considerazioni sia meglio tenerle per sé. Hai letto qualcosa di mio? Hai detto quello che ti pare? Sono solo domande e lo scritto è uno specchio, impreciso, del carattere. Se non sei d'accordo, basta esplicarlo. Scusa la digressione e, tornando all'opera, avrei tagliato tutte le parti non necessarie a far stare in piedi la storia. Ma, in questo caso, avrei soddisfatto la mia voglia, curiosità, la mia testa. Non ti farei un favore e, soprattutto, non vedrei in te del potenziale. A presto.
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