[Lab 5] La principessa

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Bussarono. Alma era seduta con la poltrona girata verso l'uscio: contò fino a dieci poi andò a prendere il vassoio dietro la porta e la richiuse velocemente, come sempre.
La colazione la metteva di buon umore: scarto subito il cioccolatino con la stessa curiosità con cui si apre un regalo di Natale: crema di pistacchio, delizioso.
Sorrise e mangiò il resto guardando fuori dalla grande vetrata della torre.
Una nuvola bianchissima, che sembrava un coniglietto in piedi sulle zampe posteriori ne inseguiva un'altra a forma di mongolfiera.
Non fece in tempo a sognare in quanti luoghi avrebbe potuto viaggiare, se solo avesse posseduto una mongolfiera, che la nuvola si trasformò in un albero.
Non importava molto se non poteva volare, Alma aveva i suoi libri per vivere avventure mozzafiato, i suoi pennelli per disegnare paesaggi sconfinati e la sua musica per sognare ed emozionarsi.
Dopo colazione si preparò per la ginnastica, come le aveva raccomandato il medico:"Devi fare esercizio tutte le mattine. La tua schiena e le tue gambe ne hanno bisogno."
Mentre contava in modo automatico le ripetizioni e cercava di ignorare i dolori che il suo corpo deforme le procurava, pensava alla voce della mamma. Le mancava così tanto.
A volte di notte le sembrava di essere sfiorata sulla fronte da carezze, Alma era certa che fosse lei, anche se non era mai riuscita a svegliarsi quando aveva quelle sensazioni. Forse era il suo desiderio di rivederla che la faceva sognare, da troppo non le faceva visita quindi Alma era sicura che  ogni giorno sarebbe stato quello giusto .
Si pettino con cura il ciuffo, non voleva che la mamma la trovasse in disordine. Inclinò il collo verso la spalla in modo da farlo penzolare e ci diede dentro con la spazzola. Infine friziono l'altro lato con un unguento speciale che le rendeva morbido il cuoio capelluto. Le mani di mamma erano delicate quando le insegnavano il gesto corretto e le raccomandava di farlo tutti i giorni in modo che, dal lato glabro, la pelle non diventasse secca e formasse delle orribili scaglie.
Si guardò allo specchio: certo che mezzo cranio privo di capelli non le rendeva facile l'impresa di farsi carina, tuttavia il risultato la soddisfaceva e sorrise.
Infine si mise a fissare la porta speranzosa. Ma nulla accadde per un po'.
Un pensiero lieve come un sussurro le sovvenne: e se andassi io a cercarla?
No, lei era una ragazza dalla salute precaria, come le ripeteva il dottore e come le ricordava spesso mamma con occhi tristi "Non puoi incontrare altre persone".
Ed era per questo che usciva di notte quando la corte era chiusa nelle proprie stanze e passeggiava solo nei giardini del castello. La solitudine a volte le pesava parecchio, anche se non sapeva esattamente cosa volesse dire stare in mezzo alle persone, se lo immaginava grazie alle storie che leggeva sui libri. Purtroppo non aveva conosciuto dal vivo nessun altro essere umano.
Solo una volta dalla porta che si richiudeva aveva intravisto un bimbo che correva e una mano lo aveva afferrato per un braccio e fermato subito.
Era un bimbo piccolino che camminava a stento, con riccioli biondi e guance rosse e paffutelle. Lo aveva visto per un attimo ma la sua brama di scoprire il mondo glielo aveva fatto scolpire nella mente.
Su tutti però avrebbe tanto desiderato incontrare suo padre. Doveva pur averlo un padre, questo era certo, ma la mamma stentava sempre a parlarne. Di rado aveva spiegato che era meglio per Alma non incontrarlo. Era il re di un grande regno e un potente guerriero: tutto intorno a lui doveva essere perfetto. Alma era la principessina della mamma ma il padre non avrebbe accettato la sua malattia.
A queste parole Alma aveva provato una strana emozione, un misto di vuoto e paura, ma non era mai riuscita a dargli un nome, di fatto quando ci pensava più intensamente le girava la testa.
Sentì che stava per accadere ancora, come spesso nei giorni della luna: quello strano sfarfallio nelle orecchie ne era preludio. Si sedette vicino alla campana ma non fece in tempo a usarla. Il dolore, che iniziava dalla nuca e le avvolgeva tutto il cranio come una tenaglia di metallo, la fece scivolare nell'incoscienza.

Non riusciva a aprire gli occhi, le palpebre erano impastate con una sostanza raggrumata e sulla fronte toccò un bel bernoccolo. Con le dita puli le ciglia. Era sdraiata a terra e durante la crisi aveva sbattuto la testa contro la gamba della poltrona.
Puntò i gomiti per cercare di sollevarsi, ma era tutta dolorante e si sentiva sfinita. Riuscì solo a suonare la campana.
Il medico entrò senza bussare e si chinò su di lei.
Alma non era del tutto cosciente, ma percepiva la preoccupazione e l'agitazione dell'uomo, sentiva le mani che medicavano e la voce che chiamava:"Su, fatti un po' di forza che ti metto a letto."
"Ma la mamma dov'è?"
Silenzio.
Nel viso del dottore una strana espressione trapelo.
L'uomo le girò sibito le spalle per aggiustare i cuscini, che non erano messi comodi come faceva mamma. Era stata lei a insegnarle la giusta inclinazione per poter dormire a pancia in su, nonostante la gobba che altrimenti l'avrebbe costretta a stare solo sui fianchi per non soffocare.
Si lasciò andare alla stanchezza, ma prima di addormentarsi udi il dottore che le raccomandava:"Stasera non uscire, Alma, te lo proibisco. Ultimamente le tue crisi sono peggiorate, è meglio se ti riposi".

Che importava della volontà del dottore, Alma si sentiva molto meglio dopo la cena, il sole era ormai sotto l'orizzonte ma il cielo rosato con pochissime nubi prometteva una serata perfetta per una passeggiata. No, non se la sarebbe persa.
Scese le scale con energia e con tutta l'agilità che poteva esprimere il suo corpo asimmetrico, ma si sentiva uno schianto. Aveva indossato i suoi abiti migliori, sicura che la madre sarebbe stata nel giardino con la grande fontana ad aspettarla per farle compagnia.
Intanto scendeva il buio ma i sentieri erano illuminati da tantissime fiaccole che Alma sapeva essere state accese per lei. In fondo era una principessa, anche se non partecipava ai balli di corte, alle sfilate o non era mai stata presentata al popolo. La mamma le diceva che la principessa Alma era diversa e malata, non poteva fare quelle cose.
Eccola la bella fontana in pietra, la sua preferita. Si sedette e guardò la luna tonda tonda, stupenda nel silenzio della sua solitudine. Respirava un po' a fatica, sentiva un piccolo peso sullo sterno, ma diede colpa all'umidità dell'aria e non se ne preoccupò, anche perché improvvisamente un rumore invase la calma della notte.
Cosa si avvicinava insieme al frastuono tamberellato che aumentava ogni secondo? Alma si spaventò e portò la mano destra sul petto, quasi a voler fermare il cuore che batteva scomposto come lo scalpiccio che udiva. Infine sul sentiero apparve un imponente cavallo scuro che portava un ragazzo avvolto in un mantello.
Alma apriva e chiudeva la bocca come fosse un pesce, perché tra le milioni di parole che vorticavano in testa mescolate a altrettante emozioni vecchie e nuove, non sapeva proprio cosa scegliere.
Stava per incontrare una persona...
Il ragazzo scese con eleganza, si piantò davanti a lei, posò la mano sull'elsa della lunga spada che portava al fianco e aprì il petto.
Alma per un attimo credette che prendesse aria per poi mettersi a cantare, ma in realtà parlò e basta.
"Sono il principe del regno, mi chiamo Manfredi"
Ancora confusione e smarrimento. Principe...principe...se lui era il principe allora...Alma principessa...allora. In un attimo un pensiero, quel bimbo biondo e ricciolino di tanti anni fa...e se fosse...
"Sono qui per darti una triste notizia" proseguì il ragazzo che senza quasi prendere fiato continuò "la regina è morta."
"La re-regina?!"
"Sì. Nostra madre è venuta a mancare due settimane fa."
Alma urlò forte.
Manfredi attese che l'eco dello strillo finisse il suo giro, poi le parlò di nuovo. " Adesso che nostra madre è morta, tu hai due possibilità: rimanere per sempre chiusa nella tua torre oppure andartene perdendo i tuoi privilegi da principessa. Ma in ogni caso non potrai mai e poi mai rivendicare il trono, chiaro?"
Alma si sentiva ancora più un pesce muto, non capiva cosa quel ragazzo volesse da lei. "Ma..io e te...siamo fratello e sorella...la mamma non c'è più..."
"Ti ho detto che devi scegliere!" Il ragazzo dissimulava un tono imperioso e toccava continuamente la spada, ma Alma ne percepiva la paura. Manfredi, suo fratello, aveva paura.
"Sono sconfortata come te, mamma ci mancherà, ma ci siamo trovati, sangue dello stesso sangue, facciamoci coraggio a vicen.."
Il coltello nello stomaco le aveva bloccato le parole in gola. Di nuovo Alma muoveva la bocca senza emettere suoni. E guardava quell'uomo dalla barba bianca spuntato così all'improvviso. Lo guardava, soffriva, ma non lo temeva. Lo fissava nel viso e ci vide qualcosa di familiare.
"Padre, perché? Non ce n'era bisogno" balbettava Manfredi molto agitato.
"Non possiamo permettere che come primogenita rivendichi il trono, guardala, non ha l'aspetto di una regina!" L'uomo puntava il dito verso Alma, che sentiva le forze diminuire. Poi girò la testa verso di lei e i loro sguardi si incrociarono.
Alma rivide negli occhi del padre i suoi occhi, li vide addolcirsi in un attimo. Le lacrime cominciarono a offuscare la vista ma fece in tempo a scorgerlo allungarsi verso il pugnale e provare a estrarlo dal ventre. Aveva visto un lampo di pietà negli occhi di quell'uomo, ci aveva letto tanta impulsività ma ci aveva visto una goccia di buono e di pentimento. Forse anche un pizzico di amore. Troppo tardi arrivava quell'amore perché Alma stava morendo, ma moriva felice di aver trovato suo padre.

Re: [Lab 5] La principessa

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Talia ha scritto: scarto subito i
scartò
Talia ha scritto: contò fino a dieci virgola poi andò a
Talia ha scritto: Si pettino con cura il ciuffo
pettinò
Talia ha scritto: friziono l'altro lato 
frizionò (ti sono saltati tutti i passati remoti accentati...)
Talia ha scritto: Un pensiero lieve come un sussurro le sovvenne: e se andassi io a cercarla?
Il pensiero diretto in corsivo
Talia ha scritto: No, lei era una ragazza dalla salute precaria, come le ripeteva il dottore e come le ricordava spesso mamma con occhi tristi due punti "Non puoi incontrare altre persone".
Ed era per questo che usciva di notte virgola quando la corte era chiusa nelle proprie stanze e lei passeggiava solo da sola nei giardini del castello
Talia ha scritto: Solo una volta virgola dalla porta che si richiudeva aveva intravisto un bimbo che correva virgola ma  e una mano lo aveva afferrato per un braccio e fermato subito.
Talia ha scritto: Alma era la principessina della mamma ma il padre non avrebbe aveva mai accettato la sua malattia.
Di certo, ne era già informato, suppongo.
Talia ha scritto: trapelo
trapelò
Talia ha scritto: le girò sibito le spalle
piccolo refuso da fretta
Talia ha scritto: udi
udì
Talia ha scritto: perché virgola tra le i milioni di parole che
Talia ha scritto: Alma apriva e chiudeva la bocca come se fosse un pesce, perché virgola tra le i milioni di parole che vorticavano in testa virgola mescolate a altrettante emozioni vecchie e nuove, non sapeva proprio cosa scegliere.
Talia ha scritto: quel bimbo biondo e ricciolino di tanti anni fa prima...e se fosse...
Spero che le pulci che ti ho fatto sopra ti siano utili, e passo alla disamina del tuo racconto.

Tu ci mostri una fanciulla deforme ma dal cuore d'oro, che viene tenuta nascosta al mondo circostante dalla madre, per amore, e dal padre, per vergogna. Il fatto di essere una principessa è per lei, di fatto, una disgrazia che la condurrà alla morte, per mano del padre, che si ravvedrà troppo tardi. Lei lo perdonerà mentre muore, persino lieta di averlo ritrovato.

Una fiaba tristissima, per adulti. La focalizzazione interna mi pare rispettata. Brava!
Sono lieta di ritrovarti qui, cara @Talia  :)
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab 5] La principessa

3
Talia ha scritto: ma la mamma stentava sempre a parlarne. Di rado aveva spiegato che era meglio per Alma non incontrarlo.
La mamma stentava sempre a parlargliene. Talvolta le aveva spiegato che era meglio per lei non incontralo 
Talia ha scritto: TaliaLa solitudine a volte le pesava parecchio, anche se non sapeva esattamente cosa volesse dire stare in mezzo alle persone, se lo immaginava grazie alle storie che leggeva sui libri. Purtroppo non aveva conosciuto dal vivo nessun altro essere umano.
Come sarebbe stato vivere in mezzo alle persone? Forse come nei libri che leggeva? 


Talia ha scritto: TaliaAlma si sentiva ancora più un pesce muto, non capiva cosa quel ragazzo volesse da lei. "M
Sarebbe rimasta muta come un pesce, ma che voleva da lei quel ragazzo?


Talia ha scritto: TaliaDi nuovo Alma muoveva la bocca senza emettere suoni. E guardava quell'uomo dalla barba bianca spuntato così all'improvviso. Lo guardava, soffriva, ma non lo temeva. Lo fissava nel viso e ci vide qualcosa di familiare.
Non riusciva a sentire il suono della propria voce. Chi era quell’uomo spuntato così all’improvviso? Non ne aveva paura.  Forse era qualcuno della famiglia? A guardarlo meglio le sembrava un volto conosciuto.


Ciao @Talia.

Una storia toccante e triste. La tua Alma è un personaggio dolce e positivo nonostante la sua condizione. Vedo la leggerezza nell’affrontare una destino crudele e una malattia trenmenda. Il padre la libera dalle catene di un corpo martoriato e in qualche modo si riscatta agli occhi della ragazzina.
Certo che è molto triste, ma la storia è ben scritta e rispetta abbastanza l’esercizio su focalizzazione interna. Anche se in alcuni punti esci fuori e non stai dentro ad Alma. Ho cercato di farti degli esempi in base a quello che ho capito,  ma, come sempre, prendili con le molle… 
🌺

Re: [Lab 5] La principessa

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Ciao @Talia, 
grazie per la lettura.
È una storia triste, ma si fa leggere volentieri.
I refusi ti sono già stati segnalati.
Talia ha scritto: Purtroppo non aveva conosciuto dal vivo nessun altro essere umano.
questa parte non credo sia corretta, perché oltre alla madre, aveva conosciuto almeno il dottore e poi ai miei occhi di lettrice, senza questa precisazione, le sue uscite notturne le avrei immaginate con qualche guardia che controllasse la situazione.

Credo che la traccia della leggerezza sia stata ben rispettata, la protagonista vive una condizione di terribile sofferenza senza mai dare l'impressione di lamentarsi, è la sua condizione e cerca di "rubare" il meglio.
Sul punto di vista, vedo un escamotage che funziona, perché per la gran parte del testo c'è solo lei che racconta, quando incontra gli altri personaggi mi sembra comunque rispettato il laboratorio.
In generale il racconto l'ho trovato gradevole.
<3

Re: [Lab 5] La principessa

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Talia ha scritto: Forse era il suo desiderio di rivederla che la faceva sognare, da troppo non le faceva visita quindi Alma era sicura che  ogni giorno sarebbe stato quello giusto.
Qui esci un attimo dalla focalizzazione su Alma, questa è un'osservazione che lei non potrebbe fare coscientemente

Storia molto struggente. Se devo esprimermi in termine di aderenza alla traccia e al tema, mi sembra che la leggerezza qui sia solo un atteggiamento della protagonista, ma non il punto centrale della vicenda. Ma è una sottigliezza 
Verso il finale mi sarei aspettato qualche plot twist post-apocalittico, le storie in cui il protagonista è recluso dal resto del mondo si prestano sempre bene, ma mi è piaciuta la strada amara che hai seguito 
Bello  (y)

Re: [Lab 5] La principessa

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Trovo che ci siano troppe improprietà, considerando il tempo concesso per scrivere: quattro o cinque passati remoti senza l'accento sulla vocale finale e qualche refuso mi sembrano eccessivi.
Aggiungo poi i puntini di sospensione, che devono essere sempre tre, uniti alla parola che precede e staccati di uno spazio da quella che segue: 
 "Ma..io e te...siamo fratello e sorella...la mamma non c'è più..."
va scritto: 
"Ma... io e te... siamo fratello e sorella... la mamma non c'è più..."

e tra i due punti e l'inizio del discorso diretto occorre lasciare uno spazio, non come qui:
Talia ha scritto: e la voce che chiamava:"Su, fatti un po' di forza che ti metto a letto."
...
 udi il dottore che le raccomandava:"Stasera non uscire, Alma, te lo proibisco. Ultimamente le tue crisi sono peggiorate, è meglio se ti riposi".

come le aveva raccomandato il medico:"Devi fare esercizio tutte le mattine.
Talia ha scritto: dom ott 02, 2022 8:17 amPurtroppo non aveva conosciuto dal vivo nessun altro essere umano.
la madre e il medico non saranno alieni...

Talia ha scritto: dom ott 02, 2022 8:17 am"Ti ho detto che devi scegliere!" Il ragazzo dissimulava un tono imperioso e toccava continuamente la spada, ma Alma ne percepiva la paura. Manfredi, suo fratello, aveva paura.
Qui è esattamente il contrario: se dissimula un tono imperioso non lo fa vedere, lui invece lo mette in mostra per far credere di non avere paura, quindi simulava.
Talia ha scritto: dom ott 02, 2022 8:17 amcontò fino a dieci poi andò a prendere il vassoio dietro la porta e la richiuse velocemente, come sempre.
Qui ho avuto l'impressione che il vassoio galleggiasse a mezz'aria...
Era la prima riga per cui ho immaginato che ci fosse un servitore (oppure un carceriere) a porgerglielo; poi vengo ad apprendere che non può vedere nessuno e quindi capisco che il vassoio è stato deposto a terra. Perché non dirlo chiaramente allora?

Concludo, e scusa se sono stato noioso, con i possessivi: troppi. Molti sono del tutto superflui, togliamoli allora. Qui, per esempio:
Talia ha scritto: dom ott 02, 2022 8:17 amNon importava molto se non poteva volare, Alma aveva i suoi libri per vivere avventure mozzafiato, i suoi pennelli per disegnare paesaggi sconfinati e la sua musica per sognare ed emozionarsi.
Dopo colazione si preparò per la ginnastica, come le aveva raccomandato il medico: "Devi fare esercizio tutte le mattine. La tua schiena e le tue gambe ne hanno bisogno."
Quest'ultimo è anche il passaggio dove il concetto della "leggerezza" entra in gioco. Sta tutta qui la leggerezza: nell'accettare e sopportare la sua condizione disumana. Era il cuore del racconto: perché non dargli più spazio, allora? Facciamole sfogliare quei libri e accennare a quelle avventure; mostriamo cosa dipinge con quei pennelli e da dove trae ispirazione per i paesaggi sconfinati che non può osservare (magari illustra proprio i libri che legge, oppure sono già illustrati e lei ricopia le tavole...). Quanto alla musica sono perplesso: il racconto è ambientato in un passato imprecisato, ma comunque lontano nel tempo; la "sua musica" da cosa è prodotta? Non certo da una radio o un mangianastri, deduco quindi che sia lei a suonare: allora avrà uno o più strumenti, facciamola vedere che suona e mentre strimpella uno strumento si perde con la mente e si dimentica per qualche tempo della sua condizione.
Questa era la vera leggerezza per me.
Perché, se devo pensare che sia quella del finale... be' sono perplesso: il padre la pugnala a morte e un attimo dopo si pente e vorrebbe estrarre la lama dal ventre; sarebbe leggerezza quella? Non credo, e non credo nemmeno che lei sia poi così tanto felice.

La focalizzazione, infine: c'è, anche se la si sarebbe potuta mostrare in maniera più evidente, a mio parere.

Ecco, ho finito di torturarti... perdona.
Ciao e buon proseguimento.
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Re: [Lab 5] La principessa

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Talia ha scritto: Alma rivide negli occhi del padre i suoi occhi, li vide addolcirsi in un attimo. Le lacrime cominciarono a offuscare la vista ma fece in tempo a scorgerlo allungarsi verso il pugnale e provare a estrarlo dal ventre. Aveva visto un lampo di pietà negli occhi di quell'uomo, ci aveva letto tanta impulsività ma ci aveva visto una goccia di buono e di pentimento. Forse anche un pizzico di amore. Troppo tardi arrivava quell'amore perché Alma stava morendo, ma moriva felice di aver trovato suo padre.
Ciao @Talia. Bentornata, era un pò che non ti vedevo sul forum.
Il racconto ha un finale molto favolistico. Troppo secondo me, sembra una di quelle storie col finale violento ma che bisogna addolcire per poterlo digerire.
Il lupo si mangia nonna e nipote? ma si salvano e escono saltellando dalla pancia del lupo. Io avrei lasciato la figura del padre senza nessuna ombra di redenzione.

la storia tocca un tema sempre attuale: la diversità, la negazione della normalità a chi potrebbe comunque integrarsi  nella società.
Speravo che alla fine il fratello si commuovesse.
Bene, ti auguro buon proseguimento del contest. spero di leggerti ancora nei prossimi contest.

Re: [Lab 5] La principessa

8
Ciao @Talia 

La storia è ben scritta, scorrevole da leggere, è indubbio che tu sappia usare disinvoltamente la penna.
Quindi da un punto di vista tecnico il mio giudizio non può che essere positivo.

Da un punto di vista critico, come lettore per intenderci, non posso che sentirmi di tutt’altro avviso.
Hai creato una sorta di “favola nera”, a tal punto cinicamente depressiva che mi è sorto il serio dubbio che tu l’abbia voluta scientemente così, proprio per giocare a una ricerca d’antitesi col tema della “leggerezza”.

Il racconto si pone a cavallo tra una favola crudele dei fratelli Grinn e un racconto (tipo “Sangue romagnolo”) del Cuore di De Amicis.
Ti accanisci con ogni tipo di sfiga e disgrazia sulla tua protagonista, la quale appare come una ingenua, quanto sventurata fanciulla, piena di speranza verso il mondo (che la rifiuta) e la vita (che la martirizza).
Quando alla fine pare aver trovato un affetto e una ragione di vita, ecco che giunge la figura di un padre (da sempre assente) che premurosamente l’accoltella.
Però lei, guardando negli occhi il trucido genitore, vi scorge, anche se in punto di morte, una luce d’amore che la fa morire appagata e serena.

Ora mi pare che il tema della leggerezza si possa individuare solo nel sollievo d’essere uccisa da un genitore un po’ pentito, ma se ce ne sono altri che mi sono sfuggiti, ti prego di perdonarmi.
Insomma, un ottimo racconto, a tinte forti, per gli amanti del sadomasochismo.

Un saluto, e a presto rileggerci, mia cara.

Re: [Lab 5] La principessa

9
Storia tristissima che stringe il cuore.

La principessa nonotsante la segregazione è mite e buona. Penso a me che dopo il lock down sembravo una iena pur essendo stata circondata da tutti i comfort.
Il racconto in sé mi é piaciuto, un pochino meno il finale con la deriva buonista: il padre é un mostro, punto e basta. L'unico barlume di bontá se lo deve essere immaginato lei per non morire disperata.
Ho aprezzato anche le descrizioni che ho trovato leggiandre, un pochino ho pensato a Cenerentola con gli uccllini che la aiutano a fare le faccende d casa ( o era Biancaneve?).
Nel complesso un buon racconto la cui lettura mi ha soddisfatto.

Re: [Lab 5] La principessa

10
Ciao @Talia 
Talia ha scritto: Inclinò il collo verso la spalla
meglio "inclinò il capo"
Talia ha scritto: Un pensiero lieve come un sussurro le sovvenne: e se andassi io a cercarla?
No, lei era una ragazza dalla salute precaria, come le ripeteva il dottore e come le ricordava spesso mamma con occhi tristi "Non puoi incontrare altre persone".
Ed era per questo che usciva di notte quando la corte era chiusa nelle proprie stanze e passeggiava solo nei giardini del castello.
Il fatto che non venga chiusa a chiave e sia libera di andare in giro (c’è sempre il rischio che qualcuno la veda, e che poi si diffonda la voce sulla sua deformità) stona con la faccenda della segregazione.

Ti sono state già fatte notare delle incongruenze, tra le quali anche i punti in cui la focalizzazione interna non è centrata. 

Il racconto è scorrevole, ma mi ha lasciata perplessa; è come se l’eccessiva leggerezza vada a cozzare con l’impianto favolistico. In tutte le favole c’è sempre una presa di coscienza, da parte dei personaggi, del lato oscuro che, per quanto edulcorato, li rattrista e ha uno scopo educativo. Nel tuo racconto manca del tutto.
Parere personale, ovviamente: prendilo con le molle! :) 
Già.

Re: [Lab 5] La principessa

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Bello, @Talia mi è piaciuto molto.
Lo svelamento graduale della condizione di Alma
Talia ha scritto: cercava di ignorare i dolori che il suo corpo deforme le procurava,
la sua diversità vissuta senza astio 
Talia ha scritto: Si guardò allo specchio: certo che mezzo cranio privo di capelli non le rendeva facile l'impresa di farsi carina, tuttavia il risultato la soddisfaceva e sorrise.
Mi è piaciuto molto anche l'uso raffinato della focalizzazione, giocata sulla differenza tra il narrato e l'indotto: la leggerezza di Alma, che oscilla tra piccoli e grandi universi, tra prigionia ed evasione, tra sogno e realtà, e l'emozione opposta che il racconto induce nel lettore, a mano a mano che lo scenario prende corpo e definizione.

Meno convincente la seconda parte, quella dell''incontro con il fratello e il padre. L'agnizione è una brutta bestia.
Tiene bene finché il giovinotto non apre bocca, poi si impiglia, si congestiona e perde naturalezza.
Talia ha scritto: Ancora confusione e smarrimento. Principe...principe...se lui era il principe allora...Alma principessa...allora. In un attimo un pensiero, quel bimbo biondo e ricciolino di tanti anni fa...e se fosse...
Qui il meccanismo, prima così ben oliato, comincia a scricchiolare. Non so, forse sarebbe bastato inserire nella visione di anni prima una voce che lo chiamava Manfredi, in modo da chiudere il cerchio e supportare meglio quello che segue.

Talia ha scritto: "Sono sconfortata come te, mamma ci mancherà, ma ci siamo trovati, sangue dello stesso sangue, facciamoci coraggio a vicen.."
Il coltello nello stomaco le aveva bloccato le parole in gola. Di nuovo Alma muoveva la bocca senza emettere suoni. E guardava quell'uomo dalla barba bianca spuntato così all'improvviso. Lo guardava, soffriva, ma non lo temeva. Lo fissava nel viso e ci vide qualcosa di familiare.
"Padre, perché? Non ce n'era bisogno" balbettava Manfredi molto agitato.
Azioni, stati d'animo e dialoghi si schiacciano in modalità spiegone, specie la figura del padre (spuntato all'improvviso, decisivo col suo gesto eppure inconsistente)  scivolando su una china melò che non rende giustizia alle premesse.


Talia ha scritto: Alma rivide negli occhi del padre i suoi occhi, li vide addolcirsi in un attimo. Le lacrime cominciarono a offuscare la vista ma fece in tempo a scorgerlo allungarsi verso il pugnale e provare a estrarlo dal ventre. Aveva visto un lampo di pietà negli occhi di quell'uomo, ci aveva letto tanta impulsività ma ci aveva visto una goccia di buono e di pentimento. Forse anche un pizzico di amore. Troppo tardi arrivava quell'amore perché Alma stava morendo, ma moriva felice di aver trovato suo padre.
Resta tuttavia un gran bel racconto, se solo volessi rimetterci mano, diventerebbe un gioiellino.

A rileggerti (y)
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