[Lab5] Broccoli e balaustre

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A vederlo sul parapetto della terrazza, con una mano stretta al palo dell’antenna, sembrava fosse lì per vedere meglio il panorama.
Ma Guido Silvestri, su quel parapetto ci era salito per un altro motivo.
A tratti si sporgeva, sospirava e tornava a guardare il sole che scivolava dietro le colline.
La decisione l’aveva presa quando le chiavi dell’auto erano precipitate nel tombino.
Non che fosse una tragedia, i doppioni li aveva in casa, ma sentì quella voce dentro intimargli:«Basta, c’è un limite a tutto».
E dunque perché incaponirsi? Quando una cosa riesce male, meglio tirarci un frego sopra e… già, ricominciare da capo. Magari si potesse. Del resto, per quanto ne sapeva, poteva anche esserci un altrove, un mondo dove credere alle cose e alle persone non fosse necessariamente da coglioni. 
Come con Marilina, tanto per dirne una. Le aveva creduto. A tutto aveva creduto. Agli stage ogni fine settimana, a zia Teresa, così tanto in fin di vita da correre al suo capezzale ogni quindici giorni. Al fatto che fosse incinta sebbene non scopassero da quasi due anni.
Anche al commendator Pizzardi aveva creduto. Così paterno e disponibile tanto da invitarlo a pranzo per spiegargli cose fondamentali come il mito del posto fisso, ormai superato, ma soprattutto che l’universo si contrae e si dilata, che anche l’azienda era un piccolo universo, entrato nella prima fase, e che dunque quello era il momento ideale per sperimentare nuove strade “Cogliere al volo, Silvestri, sono occasioni che non si presentano tutti i giorni” gli disse. E lui gli aveva creduto perché non lo stava licenziando, certo che no, lo stava lasciando libero di testare le competenze acquisite.
E poi Diego, l’amico di sempre, broker per passione, così bravo che ci si era comprato la villa e la barca “Perché, caro Guido, giocare in borsa non è questione di fortuna, ma di fiuto e sensibilità” E dunque perché rinunciare? I soldi del mondo erano lì, a portata di mano. Lui avrebbe dovuto solo fidarsi, lasciarlo fare e poi ringraziarlo di tutto il ben di dio che gli avrebbe fatto piovere addosso.
Gli aveva creduto. Anche quando lo chiamò per dirgli che le cose non stavano andando benissimo, ma che era solo questione di tempo e doveva avere pazienza. E continuò a farlo finché, passando da casa sua, vide il cartello Vendesi e il numero di un’agenzia dove gli dissero che era partito e che "Desolati, ma non siamo autorizzati a dirle di più. Lei capisce, questione di privacy".
E alla fine quel tombino. E le chiavi. Scivolate dalle dita, rimaste un momento sulla grata come a guardarlo, e poi giù, senza misericordia. Avrebbe giurato che sorridessero, le stronze.
E allora basta. Se le cose stavano così, meglio darci un taglio. Se non altro per dignità.
All’improvviso un tramestio, un canto di donna.
«Quand il me prend dans ses bras qu'il me parle tout bas je vois la vie en rose…Ah, c’è lei. Ecco perché la porta era aperta».
Guido si voltò di scatto, barcollò, si avvinghiò al palo dell’antenna «Ma che cazz!»
«Oh, mio dio, l’ho interrotta. Mi scusi, non volevo».
«Se ne vada. Deve assolutamente andarsene. Subito!»
«Ma certo che me ne vado, non si agiti. Ritiro il bucato e me ne vado. Non crederà che voglia stare qui a perdere tempo con lei?»
«Guardi che non è giornata!»
«Ah, lo vedo» disse lei e si girò verso i fili dei panni.
«Ho detto che deve andarsene. Ha capito?»
La ragazza si voltò e lo fissò dritto negli occhi «Prima ritiro il bucato e dopo vado».
Guido sentì la mascella serrarsi, smontò come una furia e quasi le fu addosso «Lei non si rende conto!» inveì.
«Oh sì, invece. Mi rendo conto che con le sue scarpacce ha lordato la balaustra. L’abbiamo rifatta un mese fa e guardi come l’ha ridotta» disse lei riponendo nella cesta un paio di mutande «Comunque, non ne facciamo una questione. Torni là sopra e mi ignori. Come se non ci fossi».
«Ma no!»
«Perché no?»
«Perché no punto e basta».
«Era quello che dicevo: punto e basta. Non è qui per questo?»
Guido restò a fissarla con la fronte aggrottata mentre tirava giù calzoni, magliette e federe, lei sì, come se lui non esistesse, come se tutta l’angoscia, il suo oceano di dolore contasse meno di quella macchia sulla camicia.
«Non c’è verso» disse mostrandogliela «Non se ne va manco a cannonate».
«Ma non è così che funziona» bofonchiò.
«Lo so, ci vorrebbe la candeggina, ma non fido. È seta.»
«No, non la camicia!»
«Ah, dice l’altra faccenda. Beh, ha ragione, è un po’ come quando si sta sul water, ci vuole concentrazione. Ma se è per quello, glielo ripeto: tranquillo. Faccia pure quello che deve fare, io non la guardo» disse e continuò a occuparsi del bucato.
Guido Silvestri invece la guardò. Alta, sottile, una nuvola di riccioli corvini, lottava con un lenzuolo che sventolava come una vela in mare aperto.
Irritante, del tutto priva di discrezione. Ma anche incredibilmente carina.
D’un tratto una folata più forte. Il lenzuolo si gonfiò, scivolò dalla corda, di scatto lei alzò il braccio per afferrarlo, ma quello sgusciò fuori dalla manica e finì oltre il parapetto.
Lui restò impietrito. Non riusciva a crederci.
«La prego, mi aiuti» disse lei «è rimasto impigliato all’albero».
«Il… coso?»
«Non il coso, il braccio. È una protesi al titanio e mi costa un botto. Se cade per strada è la fine!» disse trascinandolo a guardare «Vede? È là, in mezzo ai rami. Forse riuscirebbe a recuperalo».
«No, scusi, lei vorrebbe che io…»
«E che le costa? Basta strisciare sul cornicione, aggrapparsi a quel ramo grosso, allungare un braccio ed è fatta».
«Ma è pericoloso!»
Lei sgranò gli occhi «Io non la capisco, sa? Male che vada si sfracella sul marciapiede, che fastidio le darebbe?»
Fu così che Guido Silvestri, più per coerenza che per onore, con il cuore a mille, compì l’impresa.
«Lei è il mio eroe» disse la ragazza tentando di rimettere la protesi al suo posto.
«Per così poco» si schermì lui. E mentre diceva questa scemenza si voltò a guardarla. Lei, che armeggiava e rideva. Rideva di lui, certo. E allora, chissà perché, anche lui cominciò a ridere, come non faceva da tanto, come non ricordava nemmeno si potesse fare.
«Niente. I ganci si sono allentati» disse lei alla fine « È per questo che è volata via. Dovevo portarla a fare la revisione, ma sa come vanno queste cose…»
Lui si strinse nelle spalle
«Eh no, non può saperlo. Insomma non ho trovato mai il tempo».
«Beh, adesso dovrà trovarlo. Non ci sarò sempre io a…»
«Vero. A proposito, non ci siamo presentati: io sono Chiara» disse lei tendendogli la protesi.
«Guido» fece lui stringendo la mano meccanica «E, giuro, non mi era mai capitato».
Risero. E poi restarono per un po’ così, affacciati alla balaustra a guardare la notte che chiacchierava con le luci della città.
«Senti, devo portare la cesta in casa e con un braccio solo…»
«Non c’è problema» disse lui tirandola su.
«Lo vedi che sei il mio eroe? Come ricompensa ti invito a cena. Poi… poi farai quello che vuoi. Che ne dici?»
«Dico che è una trappola. Mi inviti perché dovrò anche cucinare».
«Ma no, è già tutto pronto. Zuppa di broccoli e vino rosso».
«Broccoli?»
«Sì, lo so: tutti dicono che puzzano di scoreggia e li odiano, ma non è vero».
«È verissimo invece. E la cosa più turpe non è tanto il prima, ma il dopo».
«Allora non dovresti nemmeno mangiare fagioli, che invece fanno tanto bene. Dai, vieni».

Cenarono, parlarono e fecero molte altre cose che li resero immensamente felici.
Il mattino dopo Guido si ritrovò solo nel letto, solo in casa.
In cucina, un biglietto poggiato alla caffettiera: “Buongiorno, eroe”.
Fece colazione, una doccia e scese con l’intenzione di comprare il giornale e andare a leggerlo nel parco. Forse avrebbe dato un’occhiata agli annunci delle offerte di lavoro, più probabilmente si sarebbe goduto quella mattinata tiepida, le mamme con le carrozzine e i vecchi che giocavano a scopetta nel chiosco davanti al laghetto. Avrebbe fatto la spesa, cucinato e poi sarebbe salito da Chiara. Per ricambiare l’invito, si disse, ma non era vero. Aveva bisogno di rivedere quegli occhi che sapevano di primavera.
Si incamminò per il cortile e, per la prima volta, si accorse di quanto somigliasse a un giardino, di quanto fossero colorate le aiuole, accoglienti le panchine e allegra la fontana col puttino ciccione che brandiva un delfino come fosse una clava.
Sull’ultima panchina, subito prima del cancello, vide la sagoma tondeggiante della signora Lucia, intenta a sferruzzare, ma in realtà a controllare il viavai del condominio.
«Buongiorno. Tutto bene?» le disse sorridendo. Non l’aveva mai fatto prima, per l’urto che gli davano quelli che ritengono la vita degli altri un affare di cui occuparsi. Ma quel giorno era diverso. Diverso lui, diverso il suo sguardo sul mondo, che adesso gli appariva illuminato di pace e serenità. Tutto, comprese mosche, zanzare, tombini e la signora Lucia.
Fece per andarsene, ma un dubbio lo colse. Tornò indietro e si sedette accanto alla donna.
«Senta, lei che sa tutto» la sentì gorgogliare come un piccione compiaciuto «la signorina Chiara, quella dell’attico» la vide inarcare le sopracciglia e stringere le labbra «a che ora rientra di solito?»
«Ma come, non lo sa?»
«Evidentemente no».
«Un bruttissimo incidente. Ha lottato come una leonessa, ma non ce l’ha fatta».
E allora la sentì. Quella stretta al petto, che veniva da lontano, dalle sere d’estate davanti ai falò sulla spiaggia, quando era il momento delle Storie di paura. Il morso di un’ansia fatta di niente, di sogni e bugie.
Una fra tutte, la sua preferita: la dama bellissima che ospitava gli infelici e restituiva loro la voglia di vivere, lei, che viva non lo era più da due secoli almeno.
«E quando…?»
«Ieri, povera figlia» disse la signora Lucia e riprese a sferruzzare «Che peccato, una così bella ragazza».
Guido si alzò e si incamminò verso il cancello.
Avrebbe dovuto sentirsi disorientato, spaurito, almeno triste. Invece no.
Forse perché quella sera avrebbe preparato zuppa di broccoli e vino rosso e sarebbe andato a goderseli in terrazza. Poggiato a quella balaustra, a guardare la notte che chiacchierava con le luci della città.
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Re: [Lab5] Broccoli e balaustre

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aladicorvo ha scritto: Ma Guido Silvestri, su quel parapetto virgola ci era salito per un altro motivo.
aladicorvo ha scritto: “Cogliere al volo, Silvestri, sono occasioni che non si presentano tutti i giorni” gli disse
gli aveva detto
aladicorvo ha scritto: Anche quando lo chiamò per dirgli che le cose non stavano andando benissimo,
l'aveva chiamato



Cara @aladicorvo  :)

Che bel racconto hai scritto! (y) 
Con una grossa pecca, però, secondo me: il triste finale. :( Ma perché non hai rispettato la consegna della leggerezza?  :o

Era già stravinta con gli efficaci e calamitanti dialoghi con cui avvinci il lettore, dialoghi che trascendono la focalizzazione zero o interna alla stessa maniera, a mio avviso. Era così facile e a portata di mano la chiusura in bellezza! L'happy end era scritto!

Capisco che, comunque, l'incontro con Chiara ha dato una svolta positiva alla vita del protagonista, una visione diversa del mondo e delle persone intorno a lui. Una serenità e una leggerezza che non avrebbe perso mai: questo il dono prezioso di Chiara.
aladicorvo ha scritto: sab ott 01, 2022 4:46 pmForse perché quella sera avrebbe preparato zuppa di broccoli e vino rosso e sarebbe andato a goderseli in terrazza. Poggiato a quella balaustra, a guardare la notte che chiacchierava con le luci della città.
Ecco, per la focalizzazione interna, avresti forse meglio potuto concludere così:

- Sai, Chiara, stasera preparo zuppa di broccoli e vino rosso. Sarò in terrazza. Poggiato alla nostra balaustra, guarderò con te la notte chiacchierare con le luci della città.
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab5] Broccoli e balaustre

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Ciao, @ala!
È prima volta che faccio un Labocontest e, se non ho capito male, tu sei una mia avversaria. Dunque dovrei stroncarti con parole tipo "Quello che hai scritto fa schifo", "Invece di fare la scrittrice qui, corri a lavare i piatti" e altre amenità simili; ma come faccio davanti a un pezzo di bravura come questo? Impossibile! Ottimo stile, oltre tutto. Se non ci fosse il finale triste, riderei ancora :rotol: :rotol: L'unica parola che mi viene in mente è "genialata". C'è pure il falso finale. Lo adoro in certe canzoni che a un certo punto sembrano finire, ma poi continuano, e magari io avevo già preso il cappotto pronto a uscire dal teatro. Invece no. Resto e scopro che viene la parte più bella. Ora me lo trovo in letteratura: fantastico!
Praticamente hai creato una mini-storia d'amore tra due persone totalmente diverse. Lui è un ingenuo, tanto ingenuo che crederebbe persino a Babbo Natale, se glielo metti davanti :-) Lei invece è una furbacchiona, una che ha capito che i veri suicidi sono quelli che non lo dicono, non quelli che lo annunciano erga omnes e poi trovano sempre la scusa per non ammazzarsi. Mi hai ricordato il mio amico sessantenne che doveva ammazzarsi ogni giorno e intanto ha fatto ottanta anni ed è vivo e vegeto :-)
Una cosa non l'ho capita subito… Cioè, l'ho capita, ma ho dovuto rileggere per capire il contesto. Ciò non è una pecca del racconto, ma un'ulteriore prova che sono un asino patentato, però te le segnalo lo stesso qui di seguito…
aladicorvo ha scritto: Guido restò a fissarla con la fronte aggrottata mentre tirava giù calzoni, magliette e federe
Sembra che sia Guido (La Vespa :-) , alle elementari ci divertivamo con poco, scusa) a tirare giù calzoni, magliette e tutto il cucuzzaro. Invece dovrebbe essere lei, la ragazza dell'attico.


Brava, ala! Ottima scrittrice. Lascio ad altri di correggerti virgoline e virgolette, ma per me sei grande! :-)
Il Sommo Misantropo

Re: [Lab5] Broccoli e balaustre

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@Poeta Zaza hai colto nel segno, come sempre: 
Poeta Zaza ha scritto: Capisco che, comunque, l'incontro con Chiara ha dato una svolta positiva alla vita del protagonista, una visione diversa del mondo e delle persone intorno a lui. Una serenità e una leggerezza che non avrebbe perso mai: questo il dono prezioso di Chiara.
E del  resto, riguardo agli happy end, come dicono a Oxford, gna pozzo fà.
L'idea che i due finissero felici e contenti... Orripilio! 
Al massimo, ma proprio per venirti incontro, li vedrei convolare con cerimonia zuccherosa poi, getto di maschera del farabutto che le svalanga addosso tonnellate di panni da lavare, lei che che per un po' ci sta e poi... e poi lo butta di sotto  :diavolo2:
Vedi che, come la giri la giri, sempre in basso cade.
Un abbraccio. carissima  <3
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Re: [Lab5] Broccoli e balaustre

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aladicorvo ha scritto: @Poeta Zaza hai colto nel segno, come sempre: 

E del  resto, riguardo agli happy end, come dicono a Oxford, gna pozzo fà.
L'idea che i due finissero felici e contenti... Orripilio! 
Al massimo, ma proprio per venirti incontro, li vedrei convolare con cerimonia zuccherosa poi, getto di maschera del farabutto che le svalanga addosso tonnellate di panni da lavare, lei che che per un po' ci sta e poi... e poi lo butta di sotto  :diavolo2:
Vedi che, come la giri la giri, sempre in basso cade.
Un abbraccio. carissima  <3
Avrei dovuto ricordarmi le tue preferenze di scrittura, il tuo stile che rifugge l'acqua di rose...  E stavolta sarebbe stato proficuo per il laboratorio, era più facile e sposava il tema della leggerezza con successo.
Ma mai cambiare la natura della propria scrittura.  :D   @aladicorvo   <3
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [Lab5] Broccoli e balaustre

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@dyskolos grazie! Ne fossi capace, mi faresti arrossire.
Solo una cosa, riguardo allo spirito dei contest e di questo piccolo paradiso che è il CdM
dyskolos ha scritto: tu sei una mia avversaria. Dunque dovrei stroncarti con parole tipo "Quello che hai scritto fa schifo", "Invece di fare la scrittrice qui, corri a lavare i piatti" e altre amenità simili
Lo so, era una battuta  :sorrisoidiota: ma ti sarai accorto che tra noi c'è non solo rispetto e sincerità, ma anche una specie di affetto, come tra quelli hanno lo stesso vizio. Il nostro è scrivere.
Grazie ancora per le belle parole  :hug:  
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Re: [Lab5] Broccoli e balaustre

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aladicorvo ha scritto: fatto che fosse incinta sebbene non scopassero da quasi due anni
Questo lo avrei evitato, perché passa da ingenuo a stupido totale.
aladicorvo ha scritto: mentre tirava giù calzoni, magliette e federe, lei sì,
Credo che qui ci sia stato un impiccio di digitazione.

Sul finale ho qualcosa da ridire, sembra tu fossi indecisa tra due diverse chiusure, ma alla fine le hai lasciate entrambe, con alcune contraddizioni.
Se lei era uno spirito, fantasma, il suo inconscio? Insomma, se era già dipartita, credo avresti dovuto limitarti alla situazione in terrazza, con ammiccamenti e promesse che sarebbero poi state disertate grazie al finale a sorpresa.

Se invece:
aladicorvo ha scritto: Cenarono, parlarono e fecero molte altre cose che li resero immensamente felici.
Il mattino dopo Guido si ritrovò solo nel letto, solo in casa.
In cucina, un biglietto poggiato alla caffettiera: “Buongiorno, eroe”.
Allora diventa troppo reale, concreta, a quel punto ti tocca l'happy end  :asd:

Io preferisco i finali un po' amari, l'happy end rischia sempre di banalizzare la storia, in questo caso avrei preferito una scelta più univoca.
Nel complesso, come già anticipato, mi piace, letto molto volentieri.
Grazie.
<3

Re: [Lab5] Broccoli e balaustre

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Scusami @aladicorvo
Ora che sto copiando i link ai commenti vedo che si è cancellata la parte iniziale del commento sopra, che purtroppo non posso modificare.
Ti avevo scritto che avevo letto davvero volentieri il tuo racconto.
Mi piace sia la leggerezza del passato, ingenua e troppo fiduciosa, sia quella ritrovata alla fine, con una nuova consapevolezza e visione del mondo.
Mi spiace per il commento mozzato.
<3

Re: [Lab5] Broccoli e balaustre

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Ciao @aladicorvo
Mi sono divertita un sacco a leggere il tuo racconto, la scena del braccio che vola via è tremenda, in senso buono, davvero divertente. Il finale amaro ci sta benissimo, infatti il racconto è leggero e assume tratti comici in più parti, sarebbe stato troppo macchiettistico se la chiusa non avesse controbilanciato, oserei dire che me lo aspettavo e desideravo.

Il protagonista sembra incarnare tutte le sfighe quotidiane in cui ci possiamo imbattere nella vita, insomma problemi di cuore, datori di lavoro "manipolanti" e falsi amici: una carrellata che copre un po' tutte le possibilità. Certo è che lui tra l'essere un po' ingenuo e essersele fatte scivolare, all'inizio risulta forse eccessivamente caricaturale, una via di mezzo tra Fantozzi e una mascherare carnevalesca.  Sinceramente avrei spinto un pochino meno in questa direzione, forse semplicemente facendo capire che sì Guido crede a tutto e a tutti ma anche che cerca di perdonare e lasciar perdere, così che non sembri cretino e totalmente distaccato dalla realtà. 

Ben riuscito è anche il personaggio femminile, si amalgama benissimo al protagonista.
I dialoghi che scaturiscono tra i due sono meravigliosi, sono molto teatrali, direi un bel canovaccio per una piece comica. Battuta e controrisposta si susseguono in modo incalzante e divertente. Piaciutissimi.

Niente da commentare sull'esercizio di focalizzazione interna in terza persona, direi rispettato alla lettera, anche se non so se sono la persona giusta per dare questi giudizi 😅, diciamo che a me è sembrato svolto bene.

Il tema della leggerezza c'è, certo entra a metà racconto perché nella prima metà Guido non mi sembra affatto predisposto in tal senso😆, non potrei affermare con leggerezza appunto che un tizio in piedi su una balaustra stia affrontando le difficoltà della vita con leggerezza.

Infine, ultima cosa che mi viene da farti notare riguarda il finale. Come ti ho detto all'inizio il mood del finale mi piace e ci sta tutto, ma i tempi non mi hanno convinta, nel senso che (e magari sono io che non ho capito eh) quando è morta Chiara? Prima o dopo aver incontrato/salvato Guido? La signora che fa la calza parla del giorno prima, quindi si sarebbero incontrati dopo la sua dipartita, ma mi ci sono soffermata un attimo per capire i tempi. Se il tuo intento era farli incontrare lui vivo e lei spirito avrei fatto accadere l morte magari un mese prima in modo che il lettore non dovesse chiedersi se "era stata questione di ore".
Altro appunto è la morte per incidente in seguito al quale lei lotta come una leonessa per sopravvivere, ma allora meglio una malattia. 
Comunque boh, queste sono quisquilie che si innestano su un racconto davvero ben confezionato, pertanto adesso mi cheto e mi congratulo per l'ottimo pezzo!

Talia 

Re: [Lab5] Broccoli e balaustre

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aladicorvo ha scritto: La decisione l’aveva presa quando le chiavi dell’auto erano precipitate nel tombino.
:banana:
aladicorvo ha scritto: Gli aveva creduto. Anche quando lo chiamò per dirgli che le cose non stavano andando benissimo,
Anche quando lo aveva chiamato per ecc.
aladicorvo ha scritto: E continuò a farlo finché, passando da casa sua, vide il cartello Vendesi
E aveva continuato a farlo finché…. aveva visto il cartello ecc.

Ciao @aladicorvo
ho fondato l’ala fan club, sallo! 
A parte che il tuo racconto è quello che mi ha meglio fatto capire l’esercizio (la prima parte credo sia proprio perfetta per la “consegna” richiesta) è anche il godimento che dona nel leggerlo a renderlo speciale!  
La leggerezza per me c’è proprio tutta, incipit compreso. I personaggi sono ben caratterizzati al punto che pare di conoscerli da sempre. Il finale tragico? Ok la ragazza ci ha rimesso la pelle, ma quella zuppa di broccoli, di per sé indigesta, è un’eredità emotiva che consente all’aspirante suicida eroe per caso di assaporare il gusto di sentirsi ancora vivo. 
Grazie di essere tra noi!

Re: [Lab5] Broccoli e balaustre

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Ciao @aladicorvo 

stile accattivante e spunti molto originali: non ti smentisci mai! 

Rispettata la focalizzazione e anche il tema della leggerezza, a mio avviso, e dunque niente da dire al riguardo. Ti sono state già segnalate alcune imprecisioni; per quanto riguarda la struttura del racconto, cito il commento di @Modea72 che rispecchia anche la mia sensazione, non saprei dirlo meglio: 
Modea72 ha scritto: Sul finale ho qualcosa da ridire, sembra tu fossi indecisa tra due diverse chiusure, ma alla fine le hai lasciate entrambe, con alcune contraddizioni.
Se lei era uno spirito, fantasma, il suo inconscio? Insomma, se era già dipartita, credo avresti dovuto limitarti alla situazione in terrazza, con ammiccamenti e promesse che sarebbero poi state disertate grazie al finale a sorpresa.
Grazie della gradevolissima lettura :) 
Già.

Re: [Lab5] Broccoli e balaustre

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aladicorvo ha scritto: Cenarono, parlarono e fecero molte altre cose che li resero immensamente felici.
fino a qui mi sono divertita non poco a leggerti. Dialoghi interesanti, scene coi tempi comici perfetti, tutto a posto, Chiara gli ha salvato la vita.
Ma il mattino dopo...
aladicorvo ha scritto: «E quando…?»
«Ieri, povera figlia» disse la signora Lucia e riprese a sferruzzare «Che peccato, una così bella ragazza».
Se hanno cenato e sono rimasti a letto. Quando sarebbe morta Chiara?
Non credo che un fantasma, con tanto di protesi al titanio, avrebbe fatto tutto quel teatrino sulla terrazza
aladicorvo ha scritto: Avrebbe dovuto sentirsi disorientato, spaurito, almeno triste. Invece no.
Sì, almeno triste si, dai. Lo ha risollevato, gli ha salvato la vita, almeno un pensiero per quella serata, non ha nemmeno potuto salutarla. Capisco che il riferimento ai broccoli e il vino rosso è un modo per dire che lui gli darà il suo addio in quel modo ma, magari dopo, poteva venirgli quell'idea. La prima reazione alla notizia della morte di Chiara, l'avrei reccontate in modo diverso.
Per il resto, il racconto è veramente ottimo, veramente perfetto.

Re: [Lab5] Broccoli e balaustre

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Ciao  @aladicorvo 

Premetto che il meccanismo del racconto non è tra i più nuovi,
si trova traccia di situazioni analoghe (nel finale) già nei telefilm degli anni Sessanta che si titolavano: “Ai confini della realtà”.

Cosa di cui sei ben conscia e lo dichiari nella parte finale della storia:

“Una fra tutte, la sua preferita: la dama bellissima che ospitava gli infelici e restituiva loro la voglia di vivere, lei, che viva non lo era più da due secoli almeno.”

Ma è evidente che poco t’importa di usare questa formula molto collaudata, perché il focus della storia sta nella divertente modalità con cui, la bella e affascinante trapassata, distoglie il protagonista dalle sue intenzioni suicide.

Perché l’arte della commedia di genere “brillante” è profondamente nelle tue corde, infatti non manca quasi mai nei tuoi racconti di assistere a qualche gustosa pochade.
Qui è gustosissimo il quadro nel quale avviene il salvataggio del protagonista, attraverso uno scanzonato e pervicace atto di disturbo attuato a togliergli la dovuta privacy e concentrazione al proposito suicida.
Una zuppa di broccoli e vino rosso, con dopocena a finale erotico. è sicuramente la giusta ricetta per scongiurare pensieri depressivi e voglia d’amazzarsi. 

La leggerezza è presente nell’apparente disinteresse mostrato dalla defunta seduttrice verso il tentativo di farla finita del protagonista, ma anche nel turbamento di un inizio d’innamoramento, nel piacere del cibo e del vino, nel sesso che ci eleva dalle gravosità dell’esistenza.

Bella prova, complimenti, a rileggerci amica mia.
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