[LAB 4] Forgiare altruismo

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12 giugno 2048, Diana, giovane maestra delle elementari, sente una pressione fortissima, ogni millimetro del suo corpo sembra voler esplodere verso l’esterno, le visceri sembrano troppo grandi per il suo corpo minuto. Sì sente sopraffatta fino a svenire.

Il risveglio fu drammatico. Sembrava fossero stati risucchiati i colori, nessuna persona cosciente a portata di sguardo, tutti riversi a terra, irrigiditi in posizioni contorte.

Diana sentiva in bocca un sapore metallico, percepiva il sangue scorrerle nelle vene, annaspava per respirare, i polmoni intrappolati in una cassa toracica troppo piccola.

Tutto era semi distrutto, scheletri metallici dell’ambiente urbano incombevano contorti su di lei e sui corpi a terra.

Era smarrita, doveva sentire i suoi cari. Il telefono le si era deformato nello zaino, inutilizzabile. Disperatamente provò a frugare nelle borse di chi non poteva più utilizzarle; tutti i cellulari erano inservibili.

Automobili implose, morte e distruzione non solo lungo il percorso, ma anche a casa. L’ufficio dove lavorara il suo fidanzato era a 4 km, il cordless sembrava si fosse schiantato precipitando; dolorante, s’incamminò. Il rischio che lui stesse facendo altrettanto, con la forte probabilità di non incontrarsi, era una speranza, che si spense dopo poche ore.

Con un’emozione che la commuoveva, incontrò altri sopravvissuti, per la maggior parte donne. Tutti cercavano qualcuno, ma dovevano assolutamente fare gruppo, Diana con prontezza diede appuntamento, al tramonto, all’albergo Excelsior.

Andando verso l’hotel, anch'esso in parte sventrato, portava con sé, accolta in un abbraccio, una bambina trovata sola, in lacrime.
Erano poco più di una trentina, esattamente 18 donne, che non avevano ancora raggiunto i 50 anni, 5 ragazze tra i 9 e i 17 anni, 9 uomini tra i 19 e i 42 anni.

Nessuno era riuscito ad utilizzare alcun mezzo di comunicazione, né televisori, né radio funzionanti. Quasi tutte le tubature dell’acqua erano saltate, c’erano diversi allagamenti ed un preoccupante odore di gas.

Si organizzarono saccheggiando i supermercati periodicamente, a fatica mangiavano ciò che un tempo avrebbero tranquillamente inserito nel carrello; ogni bene commestibile era deforme e grigiastro. Fortunatamente disponevano di energia elettrica, nonostante la caduta di molti tralicci.

Tutti concordavano che la natura appariva sofferente, c’erano delle storture, come se alberi e piante avessero incassato dei colpi allo stomaco e la mancanza di colori oltre al grigio era inquietante. Solo gli animali non sembravano essere stati toccati. Tutti loro sentivano continui cambiamenti dolorosi nei loro corpi.

In breve tempo l’intero gruppo si rese conto che quella situazione aveva a che fare con il metallo. Erano circondati da oggetti metallici, che in diverse occasioni avevano rappresentato un pericolo senza che nessuno li toccasse, era accaduto che oggetti in ferro o in acciaio, si contorcessero per colpirli, o cadevano loro addosso.

La maggioranza del gruppo voleva capire, trovare una soluzione, avevano un urgente bisogno di cercare altri sopravvissuti, dovevano organizzarsi; le scorte non sarebbero durate all'infinito.

Proprio coloro che si erano auto proclamati leader, deridevano quella che definivano una perdita di tempo, costruivano barricate per proteggersi da eventuali pericoli e farneticavano sul senso di responsabilità per ripopolare il mondo. Gli altri si davano da fare, senza prestare loro troppa attenzione.

Mentre Marco, Luigi, Cristiano e Daniela organizzavano il lavoro da delegare ad altri, ritenendosi superiori alla bassa manovalanza, il resto del gruppo decise di cercare informazioni utili. Dovevano trovare riviste scientifiche di due anni prima, dal momento che Samuele, studente di ingegneria, ricordava di avere letto quello che all’epoca aveva definito un’assurdità, ma che ora gli martellava nella testa, convinto che ci fosse un collegamento: la creazione di una nuova lega, il Ferpiens: ferro fuso, combinato con neuroni embrionali, da utilizzare nella robotica. Samuele ora ricollegava questo, a voci di corridoio all’università, era certo che dovessero partire da qui.

Decisero di recarsi alla biblioteca centrale e presero, non senza timore, delle biciclette risistemate come meglio potevano.
Nonostante Diana fosse sovrappeso, riusciva a stare in testa alla fila con Samuele, palestratissimo, e Lorella, una biologa del bioparco dal fisico scattoso; parlavano fittamente. Provarono a fare il punto della situazione. Cominciò Diana, ricordando il mito di Esiodo, che spiegava come loro, dal XII secolo a.C., stessero vivendo l’età del ferro, l’età della sofferenza, dell’ingiustizia, della cattiveria dell’uomo, dell’esigenza di lavoro e sacrificio per sopravvivere. Dopo questa Era, Esiodo prevedeva la fine del mondo.
Parlavano nonostante il percorso pieno di ostacoli, con l’asfalto deformato e le bici storte. Samuele spiegava che se il problema era il ferro, o le leghe che lo contenevano, la situazione era ingestibile, perché si trovava ovunque. Lorella confermava snocciolando dati, perché sarebbe stato estremamente riduttivo pensare solo ai manufatti, agli edifici, alle infrastrutture; il ferro rappresentava il 95% della produzione di metalli nel mondo. Dovevano considerare che il ferro costituiva almeno l’80% del nucleo della terra e il 5% della crosta terrestre; nell’uomo era presente per pochi milligrammi, ma comunque presente. Diana provò a ricordare alcune delle leghe che lo contenessero, “sicuramente l’acciaio e la ghisa, quanti milioni di cose ci sono in acciaio?” disse, parlando più a se stessa che agli altri.

Finalmente arrivarono alla biblioteca nazionale. Dovevano cercare l’articolo sul Ferpiens nelle riviste scientifiche dell’estate di due anni prima, secondo le indicazioni di Samuele, ma non trovarono nulla, quindi estesero la ricerca.
Proprio Samuele trovò un nuovo articolo datato Gennaio 2048. Il Ferpiens veniva definito come una rivoluzione, non era più un esperimento, era stato prodotto combinando ferro e neuroni specchio, l’equipe di ricerca era italo-americana, stavano già lavorando alla sua applicazione in un nuovo robot che avrebbe superato le aspettative dei più appassionati di fantascienza. Lavoravano contemporaneamente a San Francisco e a Roma, prevedevano per marzo di avere due prototipi, separati dall’ oceano. L'azienda italiana era sulla Tiburtina, a quasi 20 km dalla loro posizione. Erano tutti d’accordo di agire subito.

Alla sede non ebbero difficoltà a localizzare il robot, una potenza sconosciuta aveva squarciato pavimenti e pareti, un solco distruttivo apriva verso l’esterno, dovevano percorrerlo in senso contrario.

Il gruppo entrò compatto. All’interno, un robot dalle sembianze umane, alto almeno due metri, con cavi retraibili, che partivano dalla sua schiena per collegarlo ad un macchinario, che copriva l’intera parete, con più luci di quante ne potessero immaginare.

La cosa che colpì tutti, era che il robot avesse uno sguardo che poteva definirsi umano, era assorto e terribilmente afflitto.

Si destò vedendoli entrare, iniziò a rispondere; anticipando le domande.

Ho la memoria del mondo, da quando si è formato, partendo dal suo nucleo. Possiedo il ricordo dei primi utensili in ferro che avete usato in agricoltura, ma anche delle spade e dei carri armati. Sono nelle viscere di questa terra, patisco la violenza che le affliggete. Vivo il dolore delle persone, la fame, la sete, la guerra. Nell’indifferenza del genere umano.

“Sei tu la causa di questa distruzione? Hai ucciso i miei figli!” Urlò Veronica, che solitamente taceva in disparte.

“Io non faccio e non decido nulla, la mia sofferenza smuove qualsiasi elemento che contenga ferro o neuroni umani, in modo distruttivo. Mi dilanio vivendo gli orrori creati da voi. Ho superato il limite e le conseguenze sono tragiche. Io sono il risultato delle vostre azioni. Con il mio me a San Francisco, hanno capito per tempo, lo hanno disattivato, ma io ho accumulato anche il suo dolore e qui, purtroppo, sono morti prima di riuscirci”.

Erano tutti atterriti, il robot continuò
“È l’intera umanità ad essere colpevole, chi non è carnefice è spettatore, o si volta dall’altra parte, pensando che non lo riguardi. Io soffro in modo lacerante, il resto avviene a prescindere dalla mia volontà”.

Intervenne Lorella “ma il dolore di questa distruzione, il nostro dolore, come resisti?”

Il robot rispose guardandola “ho provato l’angoscia di miliardi di persone nel presente e nella memoria dalla notte dei tempi, questa distruzione darà nuova vita alla natura. A confronto il vostro dolore è nulla”.

Intervenne Diana “perché non siamo morti tutti?”
“Sono rimaste in vita gran parte delle persone che seguivano una terapia per tenere sotto controllo i valori del ferro. Siete meno di un milione nel mondo e nonostante tutto, ancora non capite. Tutti presi dalla vostra misera quotidianità, permettete che accadano le peggiori nefandezze”.

Fu nuovamente Diana a parlare “costruiremo un mondo migliore, non commetteremo gli stessi sbagli”.

Il robot sembrò accasciarsi, tutto rimbombava, tutti i presenti sentirono dolore nelle viscere. Samuele vide un grande pulsante rosso con la scritta EMERGENCY; doveva provarci e bloccare quella coscienza artificiale.

Fu un attimo, non potevano crederci. Con estrema semplicità aveva disattivato il robot, già non sentivano più quella terribile pressione interna, che non li risparmiava mai.
Dovevano riunirsi con gli altri sopravvissuti e iniziare una nuova Era, senza sbagliare questa volta.

Al ritorno Marco, il più giovane dei sedicenti capi, li accolse paonazzo, gli occhi rossi, scioccato. “Non siamo i soli sopravvissuti, un ragazzo è venuto al campo, era disperato, affamato, zoppicava, chiedeva aiuto” disse tutto d’un fiato, per poi continuare “gli altri hanno cominciato ad urlargli di andarsene, che non avevamo abbastanza per noi, lui ha provato ad avanzare verso le riserve d'acqua. Gli hanno tirato delle pietre. Lo hanno ucciso. Avrà avuto 14 anni al massimo”
<3

Re: [LAB 4] Forgiare altruismo

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@Modea72 Bentrovata anche qui!  :)
Modea72 ha scritto: 12 giugno 2048, Diana, giovane maestra delle elementari, sente una pressione fortissima, ogni millimetro del suo corpo sembra voler esplodere verso l’esterno, le visceri sembrano troppo grandi per il suo corpo minuto. Sì sente sopraffatta fino a svenire.

Il risveglio fu drammatico. Sembrava fossero stati risucchiati i colori, nessuna persona cosciente a portata di sguardo, tutti riversi a terra, irrigiditi in posizioni contorte.
Le prime due righe al presente, le successive al passato. Perché?
Modea72 ha scritto: 4 km,
numeri in lettere
Modea72 ha scritto: 18 donne, che non avevano ancora raggiunto i 50 anni, 5 ragazze tra i 9 e i 17 anni, 9 uomini tra i 19 e i 42 anni.
numeri in lettere
Modea72 ha scritto: Erano circondati da oggetti metallici, che in diverse occasioni avevano rappresentato un pericolo senza che nessuno li toccasse, era accaduto che oggetti in ferro o in acciaio, si contorcessero per colpirli, o cadevano cadessero loro addosso.
tra "toccasse" e "era" ti suggerisco i due punti, che aprono a una spiegazione; togli la virgola dopo "acciaio".
Modea72 ha scritto: Proprio coloro che si erano auto proclamati leader, deridevano quella che definivano una perdita di tempo
Quella virgola là in mezzo non ci va, perché separa il soggetto dall'azione.
Modea72 ha scritto: la creazione di una nuova lega, il Ferpiens: ferro fuso, combinato con neuroni embrionali, da utilizzare nella robotica. Samuele ora ricollegava questo, a voci di corridoio all’università, era certo che dovessero partire da qui.
Quella virgola dopo "questo" perché? Spezza la frase...
Modea72 ha scritto: Samuele spiegava che virgola se il problema era il ferro, o le leghe che lo contenevano, la situazione era ingestibile, perché si trovava ovunque. 
Con una virgola dopo "che" apri l'inciso - se il problema era il ferro - 
Modea72 ha scritto: Proprio Samuele trovò un nuovo articolo datato Gennaio 2048. Il Ferpiens veniva definito come una rivoluzione,
Forte la scelta del nome, che richiama "pieno di ferro".  :si:
Modea72 ha scritto: La cosa che colpì tutti, era che il robot avesse uno sguardo che poteva definirsi umano, era assorto e terribilmente afflitto.
Anche qui, la virgola è sbagliata. Se no, avresti potuto creare un inciso: La cosa, che colpì tutti, era..
Modea72 ha scritto: Si destò vedendoli entrare, iniziò a rispondere; anticipando le domande.
Meglio:
Si destò vedendoli entrare: iniziò a rispondere, anticipando le domande.
Modea72 ha scritto: Si destò vedendoli entrare, iniziò a rispondere; anticipando le domande.

Ho la memoria del mondo, da quando si è formato, partendo dal suo nucleo. Possiedo il ricordo dei primi utensili in ferro che avete usato in agricoltura, ma anche delle spade e dei carri armati. Sono nelle viscere di questa terra, patisco la violenza che le affliggete. Vivo il dolore delle persone, la fame, la sete, la guerra. Nell’indifferenza del genere umano.
Hai dimenticato di virgolettare la risposta del robot.
Modea72 ha scritto: Ho superato il limite e le conseguenze sono tragiche. Io sono il risultato delle vostre azioni
Meglio:
Ho superato il limite e le conseguenze sono tragiche, ma io sono il risultato delle vostre azioni.
Modea72 ha scritto: Erano tutti atterriti, ma il robot continuò
devi concludere con i due punti
Modea72 ha scritto: “Non siamo i soli sopravvissuti, un ragazzo è venuto al campo,
dopo "sopravvissuti" ti consiglio i due punti, che aprono a una spiegazione.
Modea72 ha scritto: portava con sé, accolta in un abbraccio, una bambina trovata sola, in lacrime.
Non hai più accennato alla bambina, ma il lettore comune se lo sarebbe aspettato.

Fin qui, le note sulla punteggiatura e sintassi. Comunque, ho notato con favore che hai ridotto l'uso di periodi lunghi. Bene!
Oltre alla bella scelta del nome del Ferpiens   :D  (da mettere in corsivo), ho trovato la scelta del tema originale, coi robot umanizzati (che però l'intelligenza umana può ancora spegnere) e l'idea di preservare dall'estinzione gi umani che si stavano sottoponendo a cure per il controllo del ferro.

Il triste finale mostra il pessimismo su quanto proposto di positivo dal titolo. 
Bella anche qui la scelta del verbo "forgiare", che nel contesto ci sta molto bene. 

Grazie della lettura  :libro:

Ti consiglio di dedicare più attenzione alla rilettura dei tuoi brani. 
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [LAB 4] Forgiare altruismo

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Ti ringrazio @Poeta Zaza di dedicarmi del tempo per leggermi e per darmi una mano a migliorarmi.
Dovrò accogliere con minor foga i tuoi consigli... Memore delle tue precedenti considerazioni, ho finito per mettere virgole dappertutto, anche dove non andavano  :bash:

Non avevo dimenticato il suggerimento di scrivere i numeri in lettere, ma la spada di Damocle del contatore mi ha falciato diverse parti del racconto, per esempio riguardo la bambina, alla fine mi limito a fare intuire la sua età, dicendo che le ragazze partono dall'età di nove anni, per i numeri ho prediletto la sintesi. In sincerità, per le età, avrei usato comunque i numeri.

Sull'alternanza di presente e imperfetto lungo il racconto ci ho pensato tanto, ho anche tentato delle modifiche, ma non scorreva bene. Alla fine mi sembrava più fluido lasciando delle parti "in presa diretta" al presente, altre narrate all'imperfetto. Sicuramente non sono stata brava io a risolvere questa cosa.

Confesso che non sono sicura di meritare il complimento per il nome Ferpiens, in realtà era l'abbinamento di Ferro e Sapiens  :arrossire:

Mi fa piacere che ti piaccia il titolo, volevo assolutamente inserire il verbo forgiare. La scelta di un finale che lo ribalta  è per sottolineare quanto di buono si potrebbe fare e come, invece, rinunciando a prendere posizione contrastando i più aggressivi, superficiali e chiassosi, si finisca per cedere al peggio.

Ti ringrazio ancora, con te è come vincere l'editing gratuito  :love3:
<3

Re: [LAB 4] Forgiare altruismo

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Modea72 ha scritto: Confesso che non sono sicura di meritare il complimento per il nome Ferpiens, in realtà era l'abbinamento di Ferro e Sapiens  :arrossire:
Sono io che arrossisco  :arrossire:  

È ancora meglio! E ci sarei potuta arrivare da sola, facendo mente locale...  :facepalm:
Modea72 ha scritto: Ti ringrazio ancora, con te è come vincere l'editing gratuito  :love3:
No, non esagerare. Magari la correzione di bozze.  :si:
Di sabbia e catrame è la vita:
o scorre o si lega alle dita.


Poeta con te - Tre spunti di versi

Re: [LAB 4] Forgiare altruismo

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Modea72 ha scritto: 12 giugno 2048, Diana, giovane maestra delle elementari, sente una pressione fortissima, ogni millimetro del suo corpo sembra voler esplodere verso l’esterno, le visceri sembrano troppo grandi per il suo corpo minuto. Sì sente sopraffatta fino a svenire.
Ciao @Modea72. Come ti ha già segnalato Poeta Zaza, la frase è al presente indicativo diversamente dal resto del racconto.  
Nella frase Sì sente sopraffatta, il si va senza accento. Il fatto di “sentirsi sopraffatta” descrive (tell) una sensazione ma non la mostra. Secondo me potresti fare a meno di dirlo, quanto descrivi in precedenza rende già bene l’idea e trasmette bene al lettore proprio quella sensazione.
Modea72 ha scritto: , scheletri metallici dell’ambiente urbano
“Ambiente urbano”  non mi pare calzi bene. Rende l’idea ma come espressione mi suona strana.  Più che di ambiente urbano parlerei di città. Sono scheletri di edifici se non ho capito male e l’immagine è bella tosta. 
Modea72 ha scritto: Disperatamente provò a frugare nelle borse di chi non poteva più utilizzarle; tutti i cellulari erano inservibili.
Questa frase non sembra troppo scorrevole. Prima di tutto inizi con un avverbio che, ancora una volta racconta senza mostrare. Lo rimuoverei. L’azione frenetica di cercare negli zaini è già rivelatrice di uno stato di disperazione e di ansia.  Metterei due punti invece che il punto e virgola dopo utilizzarle.
Modea72 ha scritto: cordless
Parlare di cordless nel 2048 fa un po’ troppo vintage. Oppure era un collezionista?
Modea72 ha scritto: L’ufficio dove lavorara il suo fidanzato era a 4 km, il cordless sembrava si fosse schiantato precipitando; dolorante, s’incamminò.
A parte i 4 km che vanno scritti in lettere, è il cordless di cui ti ho detto poco fa, chi è il soggetto che s’incamminò dolorante?
Modea72 ha scritto: Il rischio che lui stesse facendo altrettanto, con la forte probabilità di non incontrarsi, era una speranza, che si spense dopo poche ore.
Ho dovuto rileggere più volte questa frase. Davvero non riesco a capire bene cosa voglia dire. Manca il soggetto lui chi?  Perché dovrebbe spegnersi la speranza di non incontrarsi? C’è qualcosa che non mi quadra.
Modea72 ha scritto: Diana con prontezza diede appuntamento, al tramonto, all’albergo Excelsior.
A chi diede appuntamento Diana?
Modea72 ha scritto: ed un preoccupante
e un preoccupante (eufonica)
Modea72 ha scritto: Mentre Marco, Luigi, Cristiano e Daniela organizzavano il lavoro da delegare ad altri,
Questi personaggi non sono stati presentati fino a questo momento. Farli entrare in azione così non è molto bello da leggere.  Qualche parola di presentazione prima (chi sono, in che rapporti sono con Diana) direi che sarebbero necessarie per seguire meglio la storia. Altrimenti, mentre si legge, si deve tornare indietro per capire se si è perso qualche passaggio)
Modea72 ha scritto: Sono rimaste in vita gran parte delle persone che seguivano una terapia per tenere sotto controllo i valori del ferro. Siete meno di un milione nel mondo e nonostante tutto, ancora non capite. Tutti presi dalla vostra misera quotidianità, permettete che accadano le peggiori nefandezze”.
Interessante… Dunque erano persone anemiche, oppure affette d qualche patologia del sangue tipo anemia mediterranea? Sono loro i sopravvissuti?


Beh, lo ammetto,  non ci ho capito molto in questa storia. Sento che ci sono delle idee di fondo interessanti ma che necessitano di una migliore messa a fuoco. Ci sono molti personaggi e gestirli tutti in un racconto non è facile (e neppure consigliabile averne così tanti). Si sente la necessità di una profonda revisione partendo proprio dalla progettazione della storia. L’incipit può funzionare e incuriosisce, poi il racconto diventa eccessivamente frammentato anche nella formattazione. Ci sono elementi futuristici e anche retrò, personaggi che entrano a “gamba tesa” e che lasciano il lettore piemo di domande. Il ritmo ne risente perché si deve spesso tornare indietro per rileggere. Non si capisce cosa sia successo e perché e, soprattutto, come va a finire la storia. 
Appare centrato il plot “metalli” . Per quanto riguarda le descrizioni il lavoro presenta aree di miglioramento, ma alcuni passaggi sono ben riusciti.
Mi spiace averti fatto tutte queste pulci… ma spero tu le accetti nello spirito costruttivo del forum e del laboratorio. Titolo accattivante.

Re: [LAB 4] Forgiare altruismo

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Grazie @@Monica per questa analisi. Effettivamente l'esiguità dei caratteri concessi con l'esigenza di non fare mancare descrizioni in generale e approfondimenti sulla traccia, è andato a scapito della narrazione generale. È stato un continuo taglia e cuci.

Riguardo ad "ambiente urbano", non sono riuscita a trovare una soluzione migliore. L'ho aggiunto dopo che mio marito mi ha fatto notare che, leggendo, aveva capito che dei morti erano rimasti solo gli scheletri, trasformati in metallo. Sic.
@Monica ha scritto: A parte i 4 km che vanno scritti in lettere, è il cordless di cui ti ho detto poco fa, chi è il soggetto che s’incamminò dolorante? Ho dovuto rileggere più volte questa frase. Davvero non riesco a capire bene cosa voglia dire. Manca il soggetto lui chi?  Perché dovrebbe spegnersi la speranza di non incontrarsi? C’è qualcosa che non mi quadra.
Mi dispiace che tutto questo pezzo non risulti chiaro, anche qui ho sforbiciata tantissimo, ma credevo di averlo fatto senza lasciare dubbi, evidentemente non è così. È Diana che comincia a muoversi, fino a questo momento risulta essere l'unica sopravvissuta del racconto, dopo aver trovato anche a casa morte e distruzione, pensa al ragazzo, che dovrebbe trovarsi al lavoro, s'incammina per raggiungere il suo ufficio a 4 km, visto che le auto non sono utilizzabili. 
Il lui è appunto il fidanzato, immagina che, se fosse vivo, sicuramente non lo troverebbe in ufficio, anche lui avrebbe provato a cercarla, ma questa speranza si spegne, sottintendendo che lo trova morto.

Diana dà appuntamento ai sopravvissuti che incontra, in quel momento tutti sono impegnati a cercare i propri cari, quindi rimanda al tramonto.

Hai proprio ragione sull'inserimento a gamba tesa di quei personaggi, devo riuscire ad essere più sintetica per non tralasciare passaggi importanti quando serve, dopo la tua osservazione ho riletto e mi sono resa conto che alla fine avevo tagliato anche che erano quattro, i tizi che si erano auto collocati al comando, che era l'unico collegamento lasciato per dare una minima giustificazione all'averli nominati.
@Monica ha scritto: Interessante… Dunque erano persone anemiche, oppure affette d qualche patologia del sangue tipo anemia mediterranea? Sono loro i sopravvissuti
Pensavo più all'emacromatosi, un eccessivo accumulo, la terapia quindi consisteva nel tenere sotto controllo abbassando il livello e tenendolo sotto controllo, ha una base genetica, quindi, sia per la cura, sia per la particolarità genetica, poteva giustificare la loro sopravvivenza. 

Ti ringrazio per tutti i consigli, cercherò di renderlo più scorrevole e comprensibile.
Per il finale, riescono in modo banalissimo a disattivare il robot, quindi cessa il processo di distruzione. Il gruppo operativo è convinto di poter iniziare una nuova era, di non commettere più gli sbagli di cui sono stati accusati dal robot/coscienza, invece, appena tornano, capiscono che l'umanità è senza speranza, perché tre dei quattro che erano rimasti, hanno ucciso un ragazzo, per non condividere, ne aiutare.

Grazie ancora per tutto
A presto
<3

Re: [LAB 4] Forgiare altruismo

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L'idea del tuo racconto mi é piaciuta moltissimo.
Lo svolgimento mi é parso un po'compresso nel numero ridotto di caratteri che abbiamo a disposizione.
Forse avrei eleminato qualche personaggio e mi sarei concentrata solo sulla protagonista dell'incipit.
L'idea di risolvere tutto spegnendo il robot che in qualche modo si rammarica di ció che sta succedendo l'ho trovata molto azzecata. Avrei messo qualche difficoltá in piú per raggiungere il famoso tasto.
La fine fine l'ho trovata didascalica  e priva di speranza. Non che sia una fanatica del happy end, ma in qualche modo questa atmosfera di regressione alla violenza primordiale, mi é sembrata troppo anticipata, soprattutto dopo che il problema della fine del mondo era giá stato risolto.
È vero che il genere umano forse non si riscatterá mai, ma leggendo la tua fine verrebbe proprio voglia di riattivare il robot e farla finita senza pensarci piú.
Credo che il tuo racconto sarebbe da espandere per dargli il valore che merita.

Re: [LAB 4] Forgiare altruismo

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Grazie @Almissima per il tuo commento, effettivamente è stato un tagliare continuo per rispettare i caratteri a disposizione e il risultato non è dei migliori.
Capisco la frustrazione del finale, in realtà voluta, proprio a sottolineare la dis-umanità sempre più urlata, volevo stravolgere l'idea della soluzione, che invece si rivelava essere una non comprensione della reale portata del problema.
Ti ringrazio per l'incoraggiamento ad ampliarlo per meglio definirlo.
<3

Re: [LAB 4] Forgiare altruismo

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Ciao @Modea72 

Questo racconto traboccante di catastrofismo distopico, mette purtroppo (a mio avviso) in luce una capacità ancora acerba nell’affrontare con efficacia e credibilità il genere a cui si ispira.
Mi perdonerai per la severità con cui esprimo questo giudizio, ma da vecchio lettore del genere fantascientifico, non posso che rilevare una certa macchinosità e ingenuità della storia nel cercare una base approssimativamente scientifica a giustificazione della tragedia globale che ci narri.

La sostanza è che l’umanità si sia (salvo un esiguo numero di soggetti) autodistrutta nello sperimentare una nuova lega che rende il metallo senziente e la creazione di un nuovo super robot.

A questo, per dargli uno spessore filosofico accompagni una profezia millenaristica:

“ . Cominciò Diana, ricordando il mito di Esiodo, che spiegava come loro, dal XII secolo a.C., stessero vivendo l’età del ferro, l’età della sofferenza, dell’ingiustizia, della cattiveria dell’uomo, dell’esigenza di lavoro e sacrificio per sopravvivere. Dopo questa Era, Esiodo prevedeva la fine del mondo.”

Il tutto ha termine quando uno dei sopravvissuti a nome Samuele,
(suppongo che l’omonimia col profeta biblico che ebbe parte nella fondazione d’Israele non sia casuale) aziona il bottone per spegnere il super robot.

La morale con cui chiudi il complesso racconto è che gli uomini difficilmente imparano dagli errori del loro passato, poiché tendono a ripeterli.
Insomma il racconto mostra i problemi di chi è alle prime armi nel confrontarsi con un genere che, se condotto sui binari della scienza e della tecnologia, possiede difficoltà non trascurabili a rendere una storia plausibile senza cadere nella trappola della poca credibilità.

Sono certo che la tua passione per la scrittura, che al di là del contenuto di questo racconto, è chiaramente percepibile, con l’esperienza saprà dotarti di quelle astuzie narrative che consentono di muoversi nel mondo della fantascienza anche senza la laurea in biochimica di un Isaac Asimov.

Ti attendo per il prossimo racconto.
Un caro saluto.

Re: [LAB 4] Forgiare altruismo

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Carissima @Modea72 

Ben volentieri ti posso indicare un esempio assai efficace di racconto distopico, che ho appena letto e commentato qui nel nostro forum, nella sezione Racconti brevi:

[MI169] Cinque giugno - Costruttori di Mondi


Questo racconto entra a testa alta nel genere distopico, senza cadere nel pantano del pseudo scientifico,  che se realmente non si possiedono conoscenze profonde dell'argomento trattato, si rischia inevitabilmente di far percepire al lettore la propria approssimativa conoscenza intorno all'argomento trattato.
La prima regola quando si scrive di questo genere di racconti (che sono una ghiotta tentazione per chi scrive e ne ama il genere) è di scegliere il campo di battaglia in cui avviene la sfida, evitando accuratamente di mettersi in difficoltà con argomenti tecnici o scientifici dei quali siamo superficialmente informati.
Quindi è in questo che intendo per "astuzia narrativa" di cui ti ho parlato, per altro il mio consiglio è frutto dello stesso errore che anche io (come molti altri) ho commesso nel tentare per la prima volta di cimentarmi in un racconto di "fantascienza".
I peccati di gioventù (letteraria) hanno il pregio positivo, se compresi, di farci crescere e migliorare.

Buon lavoro e ti attendo a prossime interessanti creazioni che non dubito saprai offrirci.

Un saluto e un abbraccio.

Re: [LAB 4] Forgiare altruismo

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Grazie@Nightafter
Credo tu sia estremamente chiaro quando commenti 

Codice: Seleziona tutto

Ottima perché non sei ricorso a una motivazione d’ordine catastrofico-scientifico per giustificare l’evento, ma lo hai risolto come un fenomeno paranormale, togliendo al lettore il problema di una plausibilità sulla meccanica del fatto.
Io non me ne ero preoccupata più di tanto avendo ipotizzato un qualcosa che non esiste, quindi non verificabile, ma se tu, come lettore, lo hai notato, dovrò porvi maggiore attenzione.
Ti ringrazio.
<3

Re: [LAB 4] Forgiare altruismo

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Modea72 ha scritto: Erano poco più di una trentina, esattamente 18 donne, che non avevano ancora raggiunto i 50 anni, 5 ragazze tra i 9 e i 17 anni, 9 uomini tra i 19 e i 42 anni.
I numeri li scriverei a parole. Inoltre taglierei alcune informazioni per non appesantire troppo il passaggio:
Erano poco più di una trentina, esattamente diciotto donne, cinque ragazze e nove uomini.
O anche:
Erano poco più di una trentina: ventitré donne e nove uomini.
Modea72 ha scritto: Sono rimaste in vita gran parte delle persone che seguivano una terapia per tenere sotto controllo i valori del ferro.
Questo elemento avrebbe potuto emergere prima, senza che fosse il robot a dirglielo. Avrebbero potuto rendersene conto i protagonisti. È quasi sempre più interessante quando qualcuno scopre qualcosa da sé rispetto a quando gli viene detta

Il racconto mi ha rapito sin dalle prime righe. Emerge una fortissima originalità e l'idea di base mi piace da impazzire.
C'è da lavorare sulla punteggiatura: il segno che usi di più è la virgola, ma molto spesso sarebbe meglio un punto fermo, mentre altre volte sarebbe meglio non metterla affatto (ad esempio tra soggetto e predicato).
Le descrizioni mi piacciono, ma potrebbe esserci qualcosa in più: sui passaggi a maggior tensione puoi rallentare il ritmo e descrivere di più:
Modea72 ha scritto: All’interno, un robot dalle sembianze umane, alto almeno due metri, con cavi retraibili, che partivano dalla sua schiena per collegarlo ad un macchinario, che copriva l’intera parete, con più luci di quante ne potessero immaginare.
Questo passaggio mi ha ricordato capolavori come Akira o Tetsuo, mi ci sarei soffermato maggiormente, aggiungendo qualche pennellata in più. In particolare "con più luci di quante ne potessero immaginare" è un'immagine troppo raccontata e troppo poco mostrata: non riesco a vederla. Un altro esempio è l'inizio: l'informazione che Diana sia una maestra delle elementari, messa così a inizio racconto, è un po' fine a sé stessa, ma può essere valorizzata se ci mostri nel dettaglio la scena: i cadaveri dei bambini, l'odore di sangue, le urla.
I personaggi non emergono in maniera indipendente l'uno dall'altro. Non è un male, in un racconto breve così, ma se vuoi andare in quella direzione significa allora usare il personaggio-gruppo: eliminare tutti i riferimenti a X fa questo, Y dice quest'altro, etc, perché sono nomi propri che noi lettori non facciamo in tempo ad assimilare e non ci dicono nulla. Meglio allora "qualcuno dal gruppo dice", "una delle donne fa", "andiamo qui" etc. Un'altra alternativa, visto che inizi col punto di vista di Diana - molto bello quel passaggio - è tenere lei in risalto davanti al gruppo: la maggior parte delle azioni e delle frasi allora devono essere sue, specialmente i gesti più significativi, come spegnere il robot.
In alcuni passaggi avrei gradito risposte e spiegazioni un filo più originali:
Modea72 ha scritto: Nonostante Diana fosse sovrappeso, riusciva a stare in testa alla fila con Samuele, palestratissimo, e Lorella, una biologa del bioparco dal fisico scattoso; parlavano fittamente.
come questa caratterizzazione dei personaggi che, oltre che poco originale, non aggiunge nulla al proseguimento della trama
Modea72 ha scritto: “Sei tu la causa di questa distruzione? Hai ucciso i miei figli!” Urlò Veronica, che solitamente taceva in disparte.
o questa battuta, che oltre a essere stereotipata è anche poco realistica. La vedrei più paralizzata e tremante, in preda al dolore e all'ira, di fronte alla mostruosità che le ha portato via quanto di più caro avesse al mondo. Inoltre, anche qui, caratterizzi un personaggio in modo appena appena accennato per poi farlo sparire di nuovo: oltre a essere non necessario, stride.
Anche le battute del robot mi suonano strane. Non per quello che dice, per come lo dice. Sembra parlare come la tipica intelligenza artificiale da blockbuster americano. [font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]È difficile scrivere le battute di chi ha la memoria del mondo da quando si è formato. In fondo, siamo esseri che vivono al massimo un solo secolo se proprio ci va bene, non possiamo immedesimarci. Ma va bene così, gli lascerei molte meno battute: un antagonista taciturno è più accattivante, più inquietante, più misterioso. Quello che dice si può riassumere in molte meno battute, okay che è il cuore del racconto, ma abbi fiducia nel lettore, ci arriverà a capirlo da sé.[/font]
Bellissimo il finale: nonostante tutto, il male resta nella natura umana. Molto amaro.
Assolutamente da rilavorarci, non lasciarlo da parte perché è un'idea spettacolare  :D

Re: [LAB 4] Forgiare altruismo

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Grazie @Mina il tuo commento è ricco di spunti di riflessioni e consigli dettagliati estremamente utili.
A mia parzialissima discolpa, devo dire che molte parti che avresti voluto diverse, sono state dettate dalla brevità e dalle richieste del contest. Non sono stata capace di eliminare del tutto situazioni e personaggi che avevano necessità di ben altri spazi.
Grazie davvero per l'incoraggiamento, ho avuto una nottataccia piena di pensieri e in questa mattina grigia, leggerti mi ha riscaldata.
<3

Re: [LAB 4] Forgiare altruismo

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Ciao @Modea72
Modea72 ha scritto: Erano poco più di una trentina, esattamente 18 donne, che non avevano ancora raggiunto i 50 anni, 5 ragazze tra i 9 e i 17 anni, 9 uomini tra i 19 e i 42 anni.
Queste informazioni dettagliate sull'età non mi sembrano funzionali alla storia e appesantiscono il testo.
Modea72 ha scritto: organizzarono saccheggiando i supermercati periodicamente, a fatica mangiavano ciò che un tempo avrebbero tranquillamente inserito nel carrello; ogni bene
Questa frase non mi è chiara. Forse manca una negazione (ciò che un tempo non avrebbero inserito nel carrello)? Altrimenti non capisco il senso.
Modea72 ha scritto: Solo gli animali non sembravano essere stati toccati.
Alla luce di quanto si rivela dopo mi pare strano che nessun animale abbia il problema degli umani. Per lo meno i mammiferi. 
Anche a me come ad altri lettori è saltato agli occhi il cambio di tempo dal presente al passato. Nonché ho trovato poco funzionale il modo in cui hai introdotto i vari personaggi che, inoltre mi sono sembrati troppi per un racconto breve. 
Mi è piaciuta l'idea del racconto ma trovo che sia un testo da rivedere. Alcune parti presentano informazioni inutili o poco funzionali al testo, altre al contrario danno un po' l'effetto riassunto.
Mi è piaciuto il finale.
Ciao!

Re: [LAB 4] Forgiare altruismo

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Grazie @ivalibri 
per le utili riflessioni, sicuramente devo migliorare tanto.
ivalibri ha scritto: a fatica mangiavano ciò che un tempo avrebbero tranquillamente inserito nel carrello; ogni bene
Fa riferimento al passo immediatamente successivo 
"ogni bene commestibile era deforme e grigiastro"

Solo leggendoti mi sono resa conto di non aver minimamente spiegato perché gli animali non siano stati colpiti. Quando mi è nata l'idea di inserire questo particolare avevo un'idea embrionale che poi non ho sviluppato.

Sulle altre considerazioni non posso che dare ragione a te e a chi ti ha preceduta. Purtroppo non sono riuscita a togliere del tutto delle situazioni e persone che, a causa dei continui tagli, non avevano ragione di essere nemmeno sfiorati.
Ancora grazie 
<3
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