[LMI171 Testo successivo all'editing] Ritrovarsi

1
Link al racconto originale
Terza traccia: La valigia

Testo successivo all'editing con @Roberta Vacca 


Il maresciallo Matteo Insinu scese dalla macchina togliendosi il berretto a fatica: la fascia interna di cuoio, madida di sudore, gli si era appiccicata intorno alla testa. Al bando le formalità, buttò il copricapo sul sedile, e l’appuntato Leandri lo imitò.
Gli era stato comunicato via radio che delle persone avevano ritrovato sulla riva del fiume, proprio alla periferia della sua caserma, una valigia con uno scheletro dentro. C’era già un discreto numero di persone su quella riva sabbiosa e arida che un tempo era tutto il Po, che per la siccità si era talmente ritirato da scoprire più avanti un piccolo isolotto macchiato di arbusti e canne. Subito oltre c’era la riva lombarda, a sinistra un ponte ferroviario e l’autostrada, e alle loro spalle un enorme macchinario abbandonato che un tempo imballava la paglia.
Riconobbe il dottor Tulla, con mascherina e guanti, che stava esaminando un osso, estratto da un cumulo informe che giaceva al suolo. Tutti gli altri guardavano in silenzio.
Il maresciallo apparve contrariato, non aveva in simpatia il dottore. In passato aveva avuto qualche piccolo screzio con lui a proposito di competenze e il Tulla gli aveva fatto pesare la sua autorità, sia come medico che come pubblico ufficiale. Insinu oggi non aveva voglia di riaccendere questioni; a ogni modo bisognava aspettare il magistrato Ludovici, che era di turno, per rimuovere lo scheletro. Tanto valeva collaborare, anche perché sapeva imminente l’arrivo del suo capitano,  amico del dottore nonché proprio del magistrato.
― È una donna ― sentenziò il dottore. ― Si devono fare ulteriori accertamenti, ma dalla larghezza dell’osso pelvico ne sono certo, anzi, una donna senza ombra di dubbio. E aveva partorito da non molto.
Qualcuno intorno ridacchiò, come a dire: e come fa a saperlo?
― Maresciallo, per piacere, allontani questa gente.
Insinu, aiutato dall’appuntato, fece cenno con la mano richiedendo cortesemente alle persone di scansarsi. Si chinò di fianco al dottore, davanti alla valigia, e avvertì un odore che lo fece impallidire, il cuore aumentò i battiti, quasi gli mancò il fiato.
Il dottore lo guardò e disse con voce grave ― Maresciallo, si sente bene? Non è abituato… Se vuole...
― Non ci faccia caso. Intanto che aspettiamo il magistrato mi dica come aveva partorito.
Il dottore gli lanciò uno sguardo sorpreso.
― Come fa ad asserirlo, voglio dire.
― Perché qui, vede, l’apertura vaginale è dilatata oltremodo: avrebbe dovuto essere più piccola.
― È morta subito dopo il parto?
― Non posso dirlo sui due piedi. Faremo analisi.
― E qui, scusi, cosa c’è? ― Insinu, con la mano guantata, indicò un groviglio scuro intorno al collo dello scheletro e prese con delicatezza qualcosa di filaccioso svolgendolo delicatamente con un dito, posandolo a terra su un ciuffo di erba secca. Avanzi di stoffa scura con dei legamenti.
Giunse un’altra macchina militare con autista, non si fermò sul ciglio della strada dove avevano parcheggiato gli altri ma avanzò fin quasi davanti a loro, con il rischio di insabbiarsi. Ne scese il capitano in alto spolvero con il pizzetto squadrato, l’aria severa, e si fece largo fino a chinarsi sulle ossa.
― Quindi? ― disse rivolto al maresciallo, come se la situazione fosse colpa sua.
― Quindi una donna morta dopo aver partorito.
Il capitano strabuzzò gli occhi. ― Riscontri?
Insinu gli indicò il dottore, che inarcando le sopracciglia sembrò dire: dobbiamo vedere.
― E c’è una cosa particolare ― continuò il maresciallo.
Il dottore e il capitano guardarono Insinu mentre sollevava il groviglio marcio che aveva ripulito.
― Sono due pezzi quadrati di stoffa uniti con un legaccio avanti e dietro. Si vedono ancora le giunture e i nodi. Ecco, vedete.
Il capitano guardò il dottore: ― Cos’è?
Il dottore sollevò le spalle dicendo ― Avanzi di stoffa...
― Penso sia uno scapolare ― disse il maresciallo.
Ci fu un attimo di silenzio. I presenti si guardarono in faccia, nessuno intervenne, il maresciallo continuò a pulire quella stoffa fradicia con le mani inguantate.
― Non si vede più bene, ma penso che con analisi dettagliate…
― Ma cos’è? ― disse spazientito il capitano.
― È una consacrazione, un voto. Si porta come lo scapolare dei frati; un’immagine della Madonna sul petto e un cuore, una croce o altro alle spalle.
― Una cosa religiosa? Quindi potrebbe essere una suora?
― Non è detto. Ma era molto religiosa. Chi porta lo scapolare con devozione per tutta la vita sa che alla morte non andrà all’inferno o al purgatorio, ma direttamente in paradiso.
― Tanto che ha fatto un figlio! ― disse qualcuno, coadiuvato da una risatina a bocca chiusa. Il maresciallo fissò per un attimo lo sguardo su chi aveva fatto quell’osservazione.
*****
Ci volle del tempo per tutte le analisi. Insinu ne fu informato come autorità investigativa di competenza e lesse con attenzione le carte nel suo ufficio. Al momento della morte la donna doveva avere un’età compresa fra i venti e i venticinque anni, aveva partorito recentemente e poteva essere deceduta in seguito a complicazioni naturali, ma viste le modalità del ritrovamento si era propensi a credere a un omicidio.
Insinu chiamava omicidi anche i delitti commessi contro le donne e talvolta era venuto a diverbio con alcuni superiori per questa sua ostinata particolarità. Non si poteva arguire molto di più per poter identificare la donna; la morte risaliva a una cinquantina d’anni prima, agli inizi degli anni Settanta. Bisognava ora fare una ricerca di tutte le giovani scomparse in zona in quell’epoca.
― Avevate ragione, maresciallo: quella donna portava uno scapolare ― disse l’appuntato Leandri leggendo le analisi che lo avevano confermato: tra i reperti c’era la riproduzione di un fac simile.
Insinu annuì senza rispondere. Era un tipo taciturno, sempre immerso nei suoi pensieri, non rideva mai, ma un bravo sottufficiale. I suoi uomini della stazione lo avevano in simpatia.
*****
Il maresciallo non stonava dentro il piccolo convento nei pressi della Madonna del Carmelo. Si era recato apposta in città per parlare con frate Nicola, che conosceva fin da bambino.
Il frate era quasi sui novanta, ma ancora molto sveglio e attivo.
― Certo, certo che mi ricordo di te, Matteo. Eri uno degli alunni più bravi, e hai scelto un bel mestiere. Bravo, bravo. Anche se io avrei preferito vederti frate.
― Ricordate, padre, la mia devozione per la Madonna fin da piccolo?
― Ricordo, ricordo. Quando ti portarono all’orfanotrofio avevi uno scapolare sotto le fasce ― e nel dire queste parole il frate poggiò commosso la sua vecchia mano sul petto di Matteo.
― Lo porto ancora.
― Lo so. Non lo toglierai mai.
Insinu poggiò a sua volta la mano sul suo petto, apparve esitante, come speranzoso che si avverasse un sogno impossibile
― Padre… i carmelitani possono avere un elenco delle persone che chiedono la consacrazione...
― Sì. Si dovrebbe fare dopo l’imposizione, non sempre si fa però, non è obbligatorio come il registro dei battesimi.
― Padre, devo vedere questi documenti in archivio. Sto facendo ricerche su una donna, su uno scheletro che hanno trovato nel Po, risale agli anni Settanta. Aveva uno scapolare.
― L’ho letto sul giornale. Vuoi risalire al nome?
― Sì. Ho qui le carte delle analisi dello scapolare, hanno esperti di tutto da noi. Hanno riprodotto una stampa di come pensano dovesse essere.
― Senza vedere la foto so già una cosa…
― Ditemi, padre.
Frate Nicola divenne serio e al contempo dolcissimo.
― A quei tempi c’era ancora devozione e molti fedeli chiedevano la consacrazione. Anche donne per i loro bambini. Io ho una buona memoria.
― Io devo saperlo.
*****
Il maresciallo fermò l’auto di servizio davanti alla villa con giardino e suonò il campanello.
― Sì, è la casa del generale Batrelli. ― disse, dall’altro lato del cancello, l’uomo in giacca, cravatta e pastore tedesco.
― Devo notificare un atto al signor generale.
― Di che si tratta?
― Devo conferire personalmente.
L’uomo sembrava avere dei dubbi. Guardò il maresciallo, la sua uniforme, l’auto regolamentare con autista ferma in strada.
― Ho telefonato al signor generale stamane dal comando di stazione. Chieda.
Il maresciallo entrò in casa e fu portato nell’ufficio del generale, che nonostante fosse ormai in pensione da molti anni aveva conservato in tutto e per tutto il suo atteggiamento e cipiglio militare.
Insinu batté i tacchi e portò la mano alla visiera per salutare.
― Bene, bene. Cosa deve comunicarmi di così urgente, maresciallo? Dal Ministero immagino.
― No, signor generale. Un semplice accertamento.
― Si accomodi.
― Resterò in piedi, se permette.
― Permetto. Cosa c’è da accertare?
― Le risulta di avere avuto al suo servizio come domestica, negli anni dal 1969 al 1971, una donna di nome Manuela Satrinelli?
― Ah! Quelli sì che erano begli anni!
― Le risulta?
Il generale si mise a pensare, giocherellando con una statuetta d’avorio sopra il suo scrittoio di pelle. Scosse la testa.
― Non mi pare. La mia famiglia ha avuto innumerevoli donne di servizio e poi io ero sempre fuori, ho avuto ben trenta trasferimenti durante la mia onorata carriera.
― Manuela Satrinelli rimase incinta. All’epoca aveva venticinque anni. Sparì dalla circolazione. Non se ne seppe più nulla.
― Cosa vuole che ne sappia io di cameriere incinte?
― Risultano contributi pagati da lei per due anni a favore della Satrinelli.
― Sicuramente sarà così. Faceva tutto l’amministratore. Sono sempre stato ligio alle leggi anche con i sottoposti.  Ma lei cosa vuole sapere?
― La donna in questione partorì un figlio che le fu sottratto e che fu accolto nell’orfanotrofio della città gestito dai carmelitani. Di lei non si seppe più nulla fino a qualche tempo fa. È stato ritrovato il suo scheletro in una valigia affiorata con la secca del Po.
― E con questo cosa sta insinuando? A che titolo di eventuali indagini mi sta facendo queste domande? Sarebbe dovuto venire un mio pari grado! Mi basta alzare il telefono per rovinarla per sempre, anzi: la rovino.
Il generale sollevò la cornetta di un elegante telefono.
Il cuore di Insinu accelerò i battiti. Poggiò la mano sulla fondina chiusa della pistola.
― Dica anche, a chi deve rovinarmi, che sullo scheletro è stato eseguito l’esame del DNA e che coincide con quello del figlio e che coinciderà con quello del padre.
― E chi sarebbe il figlio?
― Sono io, signor generale.
*****
― La sua procedura è stata molto insolita ― disse il capitano.
― Non dovrebbe essere insolito voler dare sepoltura ai morti ― rispose il maresciallo Insinu.
Il capitano esaminava le carte con attenzione, sollevando ogni tanto lo sguardo sul suo sottufficiale.
― Mi riferivo anche a come ha rovinato il generale. Avrebbe dovuto informarmi che il DNA della donna corrispondeva al suo e a quanto pare… corrisponde a quello del generale.
― In effetti avevo dei dubbi. Volevo solo certezze.
― Mi pare che le abbia avute.
― Non ero sicuro di riuscire. Appena ne sono stato certo, l’ho informata, signor capitano.
― Certo. Mi ha informato, per quanto la procedura… ma considerando il suo coinvolgimento, ecco mi dispiace... per tutto. Purtroppo queste cose succedono.
― È successo infatti. Posso andare per adesso, signor capitano?
― Certo. Volevo solo dirle…
Il capitano si alzò in piedi e gli tese la mano.
*****
Matteo si recò al cimitero della città di buon mattino. Si fermò davanti a un loculo con la lapide bianca e l’immagine della Madonna. Un semplice nome, Manuela Satrinelli, una data di nascita e una data di morte. La data della sua morte era la data di nascita di Matteo.
― Alla fine ti ho trovata, mamma ― disse Matteo a bassa voce, come parlando a una persona appena addormentata.
― Ti ho cercata per tutta la vita. Ho capito che eri tu sentendo il tuo odore in quel posto orribile dove ti avevano buttata. Quell’odore un figlio non lo dimentica, anche se lo ha sentito solo alla nascita e poi mai più. È sempre stato dentro di me, mamma. Volevo uccidere l’uomo che ti aveva uccisa. Ma mentre stavo prendendo la pistola ho sentito la stoffa dello scapolare sul mio petto che sembrava bruciare di dolore. Quello scapolare che mi avevi messo appena nato, uguale al tuo, mamma. Non potevo uccidere, non potevo fare peccato mortale, so che non avresti voluto dal paradiso dove sei. Ci penserà la giustizia degli uomini e poi quella di Dio. Ora so con certezza che tu e io abbiamo cominciato ad avvicinarci e che un giorno ti rivedrò. Ti voglio bene, mamma.
Matteo sollevò la testa al cielo, gli occhi pieni di lacrime.
In quel momento il sole sembrò illuminarlo più di ogni altra cosa intorno.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)

Re: [LMI171 Testo successivo all'editing] Ritrovarsi

2
Posto con molto piacere l'ultimo racconto che ho scritto per il LMI171 editato da @Roberta Vacca  con la quale ho avuto il piacere e l'onore di lavorare per qualche giorno, imparando a vedere  e capire le mie imperfezioni e anzi, riuscendo ad addentrarmi ancora di più nei particolari reconditi della storia che io stesso non ero riuscito a vedere o considerare e che invece lei puntualmente,  e se posso permettermi, con grazia, mi poneva davanti facendomi capire con illuminanti esempi e dettagliate spiegazioni tutte le possibili modifiche, aggiunte o limature necessarie.
Grazie alla sua contagiante passione per la buona scrittura, nonostante il breve periodo, ho acquisito qualche consapevolezza in più e anche una rinnovata voglia di scrivere, scrivere bene, che in questi ultimi tempi si era  alquanto affievolita in me. 
Di questo ci tenevo a ringraziarla.
Si salveranno solo coloro che resisteranno e disobbediranno a oltranza, il resto perirà.
(Apocalisse di S. Giovanni)
Rispondi

Torna a “Racconti lunghi”