[Lab 3] Come (non) cambia il clown

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Giorno 1
Siamo scesi all'aeroporto con il sudore che già ci inzuppava le camicie. Samuel non si è trattenuto, ed ha subito iniziato a far battute, chiedendo a gran voce un bicchiere da riempire strizzando la sua divisa.
“Se è così ogni giorno, non servono nemmeno le borracce!” ha urlato, in modo che lo sentissero per tutta la pista d'atterraggio.
Il resto del team ha bellamente finto di non conoscerlo, io solo ho riso. Ho pure provato a tradurre la sua richiesta in lingua locale, beccandomi un'occhiataccia dal Grande Capo, il professore Smithson.
Tutta l'equipe di ricerca è formata da gente esperta, anche se giovane, Grande Capo escluso.
E tutti hanno tollerato Samuel per i primi trenta minuti. Poi ovvio, sei ore di battute, frecciatine e doppi sensi a ciclo continuo, in un ambiente stretto come un aereo privato, mettono alla prova chiunque.
Come abbia fatto Rose a non picchiarlo non lo so, ma Samuel è fortunato ad essere vivo.
Per i posteri, annoto qui cosa i miei colleghi hanno dovuto sopportare, in modo che tutti possano comprendere quali inaudite sofferenze li hanno assillati fin dal primo giorno.
“Che vitaccia, ci vorrebbe un cacciavite più grosso!”; detto appena imbarcati, a onor del vero sia riportato che tre membri, su sette, me e Samuel esclusi, hanno sorriso.
“Due casseforti si incontrano per strada, che combinazione!”; non ho riscontrato sorrisi di sorta, stavolta.
“Come disse la mela al bruco? Bacami!”; la mancanza di telecamere sul velivolo, purtroppo, mi impedisce di provare in maniera scientifica e inconfutabile che il professor Smithson abbia sorriso.


Giorno 7
Per fortuna, mia soprattutto, Samuel pare essersi un poco calmato.
Almeno, ha smesso di far scherzi da terza elementare a Rose e Susan, cosa che ha alleggerito, e non poco, il clima dell'accampamento.
Dopo una giornata passata a scavare nel deserto, ed una nottata a classificare pezzi di papiro, svegliarsi con due ragazze che urlano a pieni polmoni non è salutare.
Visto che sono io ad averlo raccomandato come capo scavi, il Grande Capo mi ha imposto di tenerlo buono. In pratica mi ha chiesto di non far esplodere la dinamite a mani nude, ma ho provato a parlare con Samuel.
La cosa ha dato qualche frutto, visto che, almeno, non cospira più con i due tirocinanti per intrufolarsi nella tende delle professoresse.
Me ne ascriverei il merito, ma credo che il grosso sia dovuto alla minaccia di denuncia da parte di Susan. E di essere lasciato morto nel deserto da parte di Rose, ma sono solo ipotesi.
In ogni caso, ho fatto in modo che Samuel mi stesse il più vicino possibile, così da tenerlo sotto controllo.
Inutile dire che, alla noia mortale di fissarmi mentre ricompongo dei papiri, abbia risposto iniziando a far battute sui puzzle. Ancora non mi capacito di come ci riesca. Ventisette barzellette, una più squallida dell'altra, sui puzzle.
Mi rammarico di non averle annotate, sempre per i posteri.


Giorno 11
Sto iniziando a preoccuparmi un poco.
Non tanto perché lo scavo non vada bene, anzi. Tre casse di materiale già classificato, ed almeno altre cinque da analizzare. Il Grande Capo parla pure di una scoperta interessante.
A preoccuparmi è Samuel: poche battute.
Per scrupolo, e per noia, le ho contate. Undici due giorni fa, dodici ieri, ed oggi solo tre. E sto scrivendo alle nove di sera, un'ora prima che si vada tutti a dormire.
Da quando lo conosco, Samuel ha sempre tirato fuori idiozie a ruota libera. La serietà sul lavoro non sa nemmeno cosa sia.
Il suo concetto di “supervisione” agli scavi è ballare la macarena sul bordo della buca, ondeggiando parti del corpo che mi rifiuto di scrivere verso le colleghe.
Oggi, invece, si aggirava per i lavoratori con appena un accenno di sorriso. Camicia risvoltata sulle maniche, cappello in testa, braccia conserte.
L'ho visto parlare con tanti degli scavatori, e nessuno rideva. Nemmeno le altre volte, ma adesso erano tutti seri.
Sarà una mia impressione, ma Samuel ha iniziato a girare molto vicino ad un piccolo tempietto. Dovrebbe essere la tomba di qualcuno, una specie di basso cilindro di pietra alto mezzo metro, che i locali evitano come la peste.
Ne ho parlato con Samuel, e per tutta risposta ha tirato fuori una battuta sulle tombe. Squallida; più squallida del solito, s'intende.


Giorno 13
Samuel mi preoccupa. E tanto.
Barzellette negli ultimi due giorni: zero. Tentativi di rimorchiare le colleghe: zero. Esibizioni danzanti e/o canore: zero.
Visite alla tomba misteriosa: sette. E sempre accompagnato da almeno una mezza dozzina di scavatori.
I miei tentativi di chiarire a parole la situazione si sono rivelati un buco nell'acqua. Più o meno:
“Sam, mi spieghi che ti prende?”; domanda buttata lì durante il pranzo
“Niente, tutto regolare”; risposta data fissando la zuppa
“Come l'intestino?”; tentativo di battuta squallida per istigarlo a continuare
“Non fa ridere”; Samuel si alza, dicendo una frase che credevo impossibile uscisse dalle sue labbra, mi lascia lì e va a fumare una sigaretta fuori dalla tenda.
Era dai tempi dell'università che non lo vedevo in questo stato.
Era il periodo in cui i suoi si stavano separando, e che mi ricordi si è trattato degli unici due mesi in cui Samuel non abbia riso e scherzato ogni giorno.
Ho deciso, domani lo seguirò alla tomba, in modo da capire cosa diamine sta facendo.


Giorno 14
Sono un idiota.
Un dolorante, pesto idiota.
Ho seguito Samuel alla tomba misteriosa, non sapevo nemmeno io che aspettarmi.
Forse che stesse scavando, senza dircelo, quello che credeva un tesoro sepolto. Forse che stesse smerciando papiri con qualche ricettatore locale. Forse, ed era la mia idea principale, che qualche bella ragazza da un villaggio vicino gli desse appuntamento lì.
In parte ho indovinato, a metà precisa.
Un appuntamento c'era, ma niente di galante.
Se non si vuole considerare tale l'incontro clandestino con un attempato muezzin, basso, tarchiato e con un cespuglio di capelli bianchi.
Che sono anche l'ultima cosa che ho visto, prima che mezza dozzina di scavatori arrabbiati mi piombasse addosso, dandomele di santa ragione.
Per mia fortuna Samuel è intervenuto, bloccandoli. La verità è che temevano che, se noi professori avessimo scoperto che stavano convertendo uno dei nostri, ci saremmo infuriati.
Ho giurato solennemente, sulla tomba del tizio, il cui nome non ho capito nemmeno, che non ne avrei fatto parola con nessuno.
Non credo che a qualcuno al campo interessi, e il mio ultimo problema è quale divinità Samuel si metterà a bestemmiare da ora in poi.
Perché lo conosco, può pure aver imparato a memoria qualche preghiera, ma tempo due giorni e starà attribuendo al suo nuovo dio una nutrita serie di animali.
Può aver smesso di dire battute oscene, può aver smesso di fare gli occhi dolci alle ragazze, può pure aver iniziato a fare seriamente il suo lavoro.
Non durerà. Certe persone non le cambia nemmeno Dio.

Re: [Lab 3] Come (non) cambia il clown

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Bardo96 ha scritto: ed ha subito ini
eufonica
Bardo96 ha scritto: ed una nottata
eufonica
Bardo96 ha scritto: lasciato morto nel deserto
meglio abbandonato?
Bardo96 ha scritto: ed almeno
eufonica
Bardo96 ha scritto: Ne ho parlato con Samuel, e per tutta risposta ha tirato fuori una battuta sulle tombe. Squallida; più squallida del solito, s'intende.
Qui si perde un po’ La coerenza con quanto hai asserito fino a questo momento circa il cambiamento di Samuel
Bardo96 ha scritto: Sam, mi spieghi che ti prende?”; domanda buttata lì durante il pranzo
Manca il punto finale. Anche nella frase successiva che non cito.
Bardo96 ha scritto: alla tomba, in modo
qui la virgola non la metterei
Bardo96 ha scritto: due giorni e starà attribuendo al suo nuovo dio una nutrita serie di animali.
😂😂😂😂👍👍


Ciao @Bardo96

mi sono divertita moltissimo a leggere il tuo racconto. Prima di tutto per l’ambientazione. Mi hai portato nell’ affascinante mondo degli archeologi. L’Egitto, suppongo, e i suoi misteri mi appassionano da sempre e ho proprio gradito fare questo viaggio.
Interessante anche la scelta di utilizzare il “narratore allodiegietico” un po’ alla Conan Doyle . 
Il personaggio di Samuel è ben mostrato e sembra di conoscerlo da sempre (chi non ha avuto esperienza di un “amico” conoscente che fa il super simpatico senza averne le doti?).
La parte che mi è parsa un po’ più debole è la motivazione del cambiamento (che sono sicura durerà poco…) questa pseudo setta religiosa che in poco tempo cerca di indottrinare una sola persona del gruppo, mi sa troppo di fasullo e abbassa un po’ il tono del racconto proprio nel climax.
Azzecatissimo il titolo. In ogni caso una buona prova e una lettura che mi è piaciuta molto.

Re: [Lab 3] Come (non) cambia il clown

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Ciao @Bardo96,
sarò sincera e andrò subito al nocciolo della questione: dov'è lo "show, don't tell?" 
Ti rivolgo la domanda perché sarebbe interessante che individuassi tu i pezzi del brano nei quali hai applicato la tecnica, perché io fatico a trovarli. Ho capito la personalità di Sam perché l'hai saputa descrivere benissimo, hai sparpagliato per tutto il racconto tante informazioni utili al lettore, certo, ma mostrare è altra cosa, secondo il mio parere. Non a caso ho scritto di aver capito. Le spiegazioni si capiscono. La tecnica dello "show", invece, prevede che lo scrittore "metta in scena" tutta una serie di azioni compiute dai personaggi, in modo che il lettore possa percepire (non capire), quale stato d'animo, quale personalità o emozione caratterizzino gli stessi personaggi. Insomma, che deduca da solo, e senza la guida dello scrittore, chi é Sam. 
Provo a spiegare ( e qui lo spiegone è d'obbligo  :P ) 
Bardo96 ha scritto: Samuel non si è trattenuto, ed ha subito iniziato a far battute, chiedendo a gran voce un bicchiere da riempire strizzando la sua divisa.
“Se è così ogni giorno, non servono nemmeno le borracce!” ha urlato, in modo che lo sentissero per tutta la pista d'atterraggio.
Il resto del team ha bellamente finto di non conoscerlo, io solo ho riso. Ho pure provato a tradurre la sua richiesta in lingua locale, beccandomi un'occhiataccia dal Grande Capo, il professore Smithson.
Tutta l'equipe di ricerca è formata da gente esperta, anche se giovane, Grande Capo escluso.
E tutti hanno tollerato Samuel per i primi trenta minuti. Poi ovvio, sei ore di battute, frecciatine e doppi sensi a ciclo continuo, in un ambiente stretto come un aereo privato, mettono alla prova chiunque.
 Le frasi che ho cancellato mi restituiscono da subito tante informazioni, ma non vedo la pedanteria di Sam o l'imbarazzo degli altri, perché me lo hai detto, quindi io lettore non ho compiuto alcuno sforzo di immedesimazione, apprendo e basta. 
Trasformiamo questo stralcio:  «Se qui è così ogni giorno, non serviranno nemmeno le borracce![font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]»[/font] esclama senza riuscire a trattenersi. Si guarda intorno per assicurarsi che tutti lo attenzionino, e poi, eccolo là, si strizza dal divisa fradicia e urla a tutti di trovargli un bicchiere che raccolga il suo sudore. Sam se ne resta impalato nel bel mezzo di una pista di atterraggio infuocata dal sole, in attesa di ricevere la sua dose di applausi divertiti, e invece il resto dell'equipe scuote la testa, e nei loro volti si stampa un ghigno di insofferenza mista ad imbarazzo. Tranne me, che mi sembro l'unico coglione disposto a sopportarlo. Il Professor Smithson, il "Grande Capo", quando mi è scappato un ridolino, mi ha lanciato un'occhiataccia e ha tirato dritto aumentando il passo a dismisura. La verità é che Sam li ha sviliti per tutta la durata del volo. 
Bardo96 ha scritto: Per i posteri, annoto qui cosa i miei colleghi hanno dovuto sopportare, in modo che tutti possano comprendere quali inaudite sofferenze li hanno assillati fin dal primo giorno.
“Che vitaccia, ci vorrebbe un cacciavite più grosso!”; detto appena imbarcati, a onor del vero sia riportato che tre membri, su sette, me e Samuel esclusi, hanno sorriso.
“Due casseforti si incontrano per strada, che combinazione!”; non ho riscontrato sorrisi di sorta, stavolta.
“Come disse la mela al bruco? Bacami!”; la mancanza di telecamere sul velivolo, purtroppo, mi impedisce di provare in maniera scientifica e inconfutabile che il professor Smithson abbia sorriso.
Qui fai proprio una sorta di telecronaca. Non è "show", ma apprezzo la creatività nella formulazione delle battute, che già da sole, e inserite in un contesto mostrato, avrebbero avuto la loro funzionalità. 

Il brano scorre quasi interamente con la stessa struttura, quindi non mi dilungherò oltre. Un ultimo accenno sul mutamento: il tentativo, da parte di quella specie di setta religiosa, di indottrinare Samuel, l'ho trovato poco efficace, anche perché, e rischio di ripetermi ma tant'è, nemmeno in questo caso ho percepito il cambiamento attraverso i comportamenti dell'amico Sam, ma l'ho capito perché il protagonista me lo raccontato. 
Questo Labocontest è stato difficile per tutti, ma almeno ci ha consentito di metterci alla prova e di sperimentare, anche i nostri limiti. Il prossimo step sarà: superarli.  :)
Grazie per aver scritto!  <3

Re: [Lab 3] Come (non) cambia il clown

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@Bardo96  

Tutti i racconti che iniziano con giorno 1 mi mettono in agitazione ancora prima che inizino. Mi aspetto terribili vicende e ovviamene che anche l'autore del diario faccia una bruttissima fine.
Quindi man mano che leggevo mi sono rilassata, acnhe se pre un momento il nefasto tempietto aveva attirato la mia attenzione (peccato non abbia avuto un ruolo più importante nella trama).
Ho capito male io oppure semplicemente lo stavano convertndo all'Islam? Non ho visto traccia di sette particolari.
Avrei sparso qualche indizio in più nel racconto, alcuni dettagli che potevano svelare la causa della conversione.
Nel complesso l'ho trovata una storia fresca, di gradevole lettura anche se la fine mi sembra un poco affrettata.

Re: [Lab 3] Come (non) cambia il clown

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Bardo96 ha scritto: ed ha
Ciao Bardo! Innanzitutto ti seglnalo questa D eufonica: attenzione!
Bardo96 ha scritto: Il resto del team ha bellamente finto
In generale non amo gli avverbi che finiscono in mente, se ripetuti troppo spesso appesantiscono la lettura. Qui, poi, trovo questo avverbio superfluo. Se provi a toglierlo vedrai che la frase non perde nulla di significato ma acquista un po' di scorrevolezza in più. 
Bardo96 ha scritto: ad essere vivo.
Altra eufonica
Bardo96 ha scritto: ed una nottata a classificare pezzi
Eufonica 
Bardo96 ha scritto: , ed almeno altre cinque da analizzare
Un'alta d eufonica.
Bardo96 ha scritto: ed oggi solo tre.
Ultima eufonica che ti segnalo. Lo so, sono una piaga. Viene naturale utilizzarle, come una cattiva abitudin, e ci vuole tempo e costanza per riuscire a liberarsene. 
Bardo96 ha scritto: che mi rifiuto di scrivere verso le colleghe.
Aggiungerei "per rispetto verso le colleghe". Altrimenti non ha senso la frase.


Bardo96 ha scritto: La verità è che temevano che, se noi professori avessimo scoperto che stavano convertendo uno dei nostri, ci saremmo infuriati.
Qui non ho capito bene le motivazioni. Che paura potrà mai avere il Muezzin di un paese a maggioranza musulmana nel convertire una persona all'islam?

Che cosa doveva temere da quel piccolo gruppo di studiosi, tanto da organizzare incontri segreti manco si trattasse di una setta?
Per me la storia non regge tanto, scusa se te lo dico...
In generale trovo la trama del tuo racconto poco verosimile e poco consistente. 
Il che non sarebbe un  gran peccato, visto che questo Lab si concentra sul mostrare, più che sulla trama in sé.
Ma è proprio il mostrato che secondo me qui manca. Ci vedo tanto tell e pochissimo show.
E forse la colpa è della scelta di uno stile "cronachistico", da diario di viaggio, che andava molto di moda all'inizio del secolo scorso, ma ormai è un po' superato.

Mi spiace, spero di rileggerti presto.

Re: [Lab 3] Come (non) cambia il clown

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Ciao @Bardo96,
ho apprezzato il tuo stile, è gradevole, divertente da leggere, mi piace lo stile "diario". 
Bardo96 ha scritto: tempo due giorni e starà attribuendo al suo nuovo dio una nutrita serie di animali.
Mi piace il modo in cui scrivi, piacevole, colloquiale ma ci sta, trattandosi di un diario.

Concordo con i commenti precedenti sul fatto che non vedo lo SDT nel tuo racconto, anzi onestamente non avrei pensato fosse possibile scrivere un racconto/diario utilizzando questa metodologia. A meno forse di avere a che fare con un protagonista assolutamente ignaro di tutto, che racconta quello che gli capita attorno senza esprimere giudizi, ad esempio se fosse il diario di un esperimento scientifico. 

Rispetto al tema del mutamento invece c'è, è centrale, originale e attuale. Io l'ho interpretata come una conversione all'Islam, non so se la intendessi così.
Bardo96 ha scritto: Perché lo conosco, può pure aver imparato a memoria qualche preghiera, ma tempo due giorni e starà attribuendo al suo nuovo dio una nutrita serie di animali.
Può aver smesso di dire battute oscene, può aver smesso di fare gli occhi dolci alle ragazze, può pure aver iniziato a fare seriamente il suo lavoro.
Non durerà. Certe persone non le cambia nemmeno Dio.
Mi piace il fatto che il protagonista non creda al cambiamento di Samuel. In realtà, quello che percepisco io (sarei curiosa di sapere se sbaglio o intuisco bene), è che in realtà Samuel sia cambiato, ma il narratore non voglia accettarlo, perché in fondo Samuel gli piaceva così com'era.

Grazie per il racconto e a presto!

Re: [Lab 3] Come (non) cambia il clown

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Ciao @Bardo96 

Ho letto il tuo racconto e purtroppo devo dire che personalmente mi ha lasciato numerosi dubbi in tutto il suo complesso.

Per la verità mi pare un racconto scritto con poca convinzione, vestendo una storia in sé assai debole di molti accessori narrativi che invece di donarle ali di leggerezza, finiscono con l'appesantirla come sacchi di piombo.

Non odiarmi per questa severità critica, tieni conto che si tratta di un mio parere e un mio gusto, che valgono quel cha valgono.
Ma avendoti letto in cose assai migliori, non posso che rilevare che si tratti di un lavoro compiuto con poche idee e voglia di svilupparlo.

Anzitutto nulla è meno empatico e divertente del descrivere il senso dell'umorismo di un personaggio elencandone le micidiali battute.
Questo tema del simpaticone invadente e fuori luogo con le sue facezie diventa la spina dorsale del racconto, ma non appare neppure come macchietta simpatica: in realtà ci viene proposto come un perfetto imbecille molesto e inutile.
Cosa che di per sé già fa a pugni con la figura di un responsabile degli scavi che gli attribuisci nella storia.
Credo che a uno così difficilmente darebbero anche la sola responsabilità di fare lo sherpa di una spedizione.

Hai cercato nel finale di calarlo in una situazione che vorrebbe essere misteriosa, ma ne mancano i minimi presupposti per creare una sensazione si suspense, il personaggio non contiene uno spessore psicologico, del suo mutamento abbiamo una cronaca molto sommaria dalla voce narrante del tuo racconto.
Alla fine concludi parlandoci di una sua conversione a qualche indefinita divinità locale, che comunque ci assicuri non ne muterà la propensione di fondo a essere quello che amenamente a Roma si definisce un «Cazzaro».

Insomma puoi senz'altro fare di meglio.
Un saluto.

Re: [Lab 3] Come (non) cambia il clown

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Bardo96 ha scritto: ondeggiando parti del corpo che mi rifiuto di scrivere verso le colleghe
forse "per" più che "verso" suona meglio?

La forma di un diario di viaggio per lo show don't tell è un'ottima idea. Il racconto nel complesso risulta molto simpatico; fino alla fine ha forti rimandi a Lovecraft, e un po' stavo sperando in una qualche rivelazione straordinaria, ma il tutto finisce per ruotare attorno a questa figura bizzarra e infantile da cui il narratore sembra essere ossessionato.
Non sono sicurissimo sullo show don't tell, ti lascio alcuni esempi
Bardo96 ha scritto: Samuel non si è trattenuto, ed ha subito iniziato a far battute, chiedendo a gran voce un bicchiere da riempire strizzando la sua divisa.
“Se è così ogni giorno, non servono nemmeno le borracce!” ha urlato, in modo che lo sentissero per tutta la pista d'atterraggio.
Ci dici che inizia a fare battute, invece che mostrarcelo e basta:
[font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]“Portatemi un bicchiere da riempire![font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]” Samuel ha chiesto[/font][/font] a gran voce, strizzando la sua divisa. [/font][font="Open Sans", "Segoe UI", Tahoma, sans-serif]“Se è così ogni giorno, non servono nemmeno le borracce!” ha urlato, in modo che lo sentissero per tutta la pista d'atterraggio.[/font]
Bardo96 ha scritto: Il resto del team ha bellamente finto di non conoscerlo

Anche qui potresti mostrare: loro che alzano gli occhi al cielo, parlano tra loro, si voltano dall'altra parte

A presto!
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